L'artista mescola il sangue con la terra, per generare sempre nuova vita...

Sarà sicuramente potente, la vita. Piuttosto dolorosa, a mio avviso, a volte sorprendente, sicuramente intensa, vibrante, indubbiamente da vivere. Sempre e comunque.

Sara Tenaglia

Terra, Pioggia, Fuoco & Vento

Terra, Pioggia, Fuoco & Vento
Fire cup

venerdì 10 dicembre 2010

Letterina a Babbo Natale

Caro Babbo Natale,
quest'anno non sono stato troppo buono, ma come sai ognuno si arrangia come può, e quindi vorrei comunque ricevere dei bei regali.

In particolare avrei bisogno di tante cose, quindi la scelta migliore sarebbe trovare sotto l'albero una valigetta piena di biglietti da 100 euro, sotto casa una macchina col motore acceso e sotto la torre di controllo un bell'aereo pronto a decollare, ma...

Ma ho un sacco di cose da fare qui e poca voglia di partire, quindi - visto che una bella e prosperosa ragazza in costume da piratessa te la terresti tu e non me la verresti certo a regalare a me - ti chiedo, in ordine sparso:

- lo scudetto per la A.S. Roma nel campionato di quest'anno o nel prossimo;
- le INTROVABILI magliette taglia media di Batistuta, Nakata e soprattutto del mio idolo Damiano Tommasi, quando giocavano nella Roma;
- uno schermo piatto per computer, perché il mio ormai ha svalvolato e cambia colore e luminosità quando gli pare; e anche il computer intero non è che sta messo tanto bene...
- una bustona piena di vestiti colorati, dai colori caldi, giallo, arancione, rosso, ma anche verde fosforescente, viola, blu elettrico... ma sai che amo le tinte unite quindi niente righine, patchwork troppo piccoli... va bene il bi/tricolore, ma... insomma sai che gusti ho (e che sono pieno di maglioni) e che non ho troppo tempo per girare a fare cambi;
- delle pantofole calde, sobrie, a mocassino per casa (niente cose puccettose);
- una macchina fotografica digitale non compatta, ma di quelle serie o semiserie, così comincio a imparare sul serio a fare fotografie;
- un cronometro da tasca, senza pretese, per calcolare il tempo quando scrivo le sceneggiature;
- il boxset dvd della serie a cartoni animati "Sherlock Holmes" di Miyazaki;
- la discografia completa di Ivano Fossati (a parte il cd live doppio che ho già), o degli Irfan;
- tutta la serie dei libri del ciclo delle "Cronache del ghiaccio e del fuoco" di George R. R. Martin;
- e un sacco di altre cose che non mi vengono in mente...

Tu sai che detesto l'idea di scriverti le letterine per chiederti i regali perché se ancora c'è qualcosa che salva il Natale è almeno la sorpresa di riceverli e scartarli.
Non c'è più magia, tutto è commerciale, tu non esisti più ed è orribile costringersi a fare finta di credere in te per fare in modo che i bambini invece ci credano. E' la summa dell'essere ipocriti, fa
sentire sporchi.
Arrivare a compilare una lista dei desiderata è proprio il gradino più in basso, l'ultima rinuncia.
Perché il regalo, di per sé, non conta.
La gioia di fare un regalo è quella di vedere la faccia felice di chi lo riceve, non quella di dargli una cosa costosa, o alla moda, o utile.

Fare un regalo è un'arte.
E' empatia, è scambio, è altruismo.
E' scegliere, fra una tonnellata di possibilità quella che sembra perfetta. Perfetta per l'obbiettivo, che non è un generico 'dare qualcosa', ma vedere la luce sulla faccia di chi lo riceve. Sentire quell'onda che scalda il cuore, quando qualcuno quasi non ci crede che gli abbiano letto nel pensiero. O anche ricevere un messaggio, una telefonata, in seguito, di ringraziamento: "quel libro mi è proprio piaciuto", "non avevo visto quel film, molto bello"...
Quando si fa un regalo non lo si fa perché lo si deve, per un obbligo moral-istituzionale.
Togliersi il pensiero, levarsi un fastidio, non è certo lo spirito giusto per fare un regalo.
Per fare un regalo bisogna innanzitutto regalare il tempo. Il tempo di pensare, il tempo di scegliere. Sforzarsi di capire, di intuire.
Di mettersi nei panni di un altro.

Un magnifico azzardo.
A volte si vince, a volte si perde. E' nell'ordine delle cose.
Ma rinunciare di partenza a giocare... appiattisce tutto. Toglie l'unico senso.

Perché si dice a Natale siamo tutti più buoni?
Prova a confrontare l'immagine di un centro commerciale in cui tutti fanno a botte per prendere una cosa qualsiasi purché sia costosa e consenta loro di fare bella figura, perché hanno solo cinque minuti o quelli gli vogliono dedicare, e poi una volta a casa decidono a chi va cosa, con l'immagine di una folla di gente che passeggia per settimane davanti alle vetrine, o cerca su internet, o cerca di trovare il tempo di aprire gli occhi e sognare... alla ricerca del momento in cui guardando una cosa gli verrà subito in mente una persona, e potrà dire "è questo".
La capisci da solo la differenza.
Chi sbriga una pratica ha tutto il tempo che vuole per odiare, essere sordo, livoroso, recriminare.
I secondi non possono avere più spazio per tutto questo. Per loro l'altro non può più essere un estraneo, chiunque egli sia - anche un completo sconosciuto - perché hanno fatto pratica nel mettersi nei panni altrui. L'antidoto naturale contro l'egoismo.

E quindi non è nemmeno una questione di soldi.
Ho avuto più sorrisi e simpatia per le poesie personali regalate a Natale, gli acronimi, le essenze profumate tarate sulle persone... che per oggetti assai più costosi economicamente.
Tu sai quante volte m'hanno riempito di critiche per quanti soldi spendo nel fare regali. Ahimé, quest'anno anche il mio portafogli mi richiama all'austerity e tutti i mei regali saranno meno belli e azzeccati del solito.
Ma saranno comunque pensati.
Perché è questa la differenza.
Io gioco d'azzardo, ma con la sola felicità. Niente soldi di mezzo.
E senza alcun senso di fastidio. ^_^

Quindi, figurati come mi sento a scriverti questa lettera, così come mi hanno chiesto.
Come se un po' mi fossi tradito.
Ho quasi compilato la lista che sarà la mia condanna a morte: prova a immaginare la mia 'gioia' nello scartare un regalo e mormorare "...ah... hanno scelto questo...".
Da regno del mistero a calcolo combinatorio.
Che entusiasmo.
La lista della spesa. Per uscire, comprare, consumare, regalare e tornare a far parte del circuito di ogni anno, di cui nemmeno a Natale si rinuncia a far parte, nell'illusione che in questo mondo non ci sia mai tempo. Come macchine.
Sai che gioia.

Per questo ti chiedo, caro Babbo Natale, questa letterina bruciala.
Appena l'hai letta, bruciala. Dimenticala. Ignorala.
Fammi un regalo che sia tutt'altro.
Te solo sai quanto cavolo ho bisogno di un sacco di cose che ora non mi vengono in mente e non ti ho ancora chiesto; sai che non le chiederei comunque nonostante mi piacciano da morire o mi servano davvero. Perché non sarebbero regali, ma mere richieste esaudite.
Quindi, caro Babbo, dimentica. Chiudi gli occhi, invece, e prova a immaginarmi felice. Superfelice.
Sforzati di vedere che cos'è che ho scartato, quale cosa tengo in mano.
Eccola, è lì.
Voglio quella.

Vedrai che andrà bene così.
Tuo,


GrimFang