L'artista mescola il sangue con la terra, per generare sempre nuova vita...

Sarà sicuramente potente, la vita. Piuttosto dolorosa, a mio avviso, a volte sorprendente, sicuramente intensa, vibrante, indubbiamente da vivere. Sempre e comunque.

Sara Tenaglia

Terra, Pioggia, Fuoco & Vento

Terra, Pioggia, Fuoco & Vento
Fire cup

mercoledì 30 maggio 2007

Un tranquillo weekend ad Arezzo e qualche novità

Niente, neanche un commento...
Non so, me li aspettavo. In fondo l'ultimo non è stato un post facile, come ogni volta in cui uno si toglie un sassolino dalla scarpa.
Beh, a questo punto c'è invece da dire un grazie.
Giustamente, senza l'invito, senza la cortesia, senza i passaggi in macchina, senza tutto quello che c'è stato - nel bene e nel male - non avrei passato questo bel weekend.

Oddio.
Se il Digia avesse miracolosamente trovato da qualche parte quell'invenzione di Eta Beta che trasforma il russare in musica classica, avrei sicuramente dormito meglio!
La prima notte soprattutto!
Infatti venerdì sera non eravamo ospiti della casa principale (e non s'è nemmeno pagato, per cui, di lusso!), bensì della piccola depandance ancora da sistemare.
Una piccola casettina più in disparte rispetto al villone, ma già accogliente per temperatura, aspetto rustico, fan-ta-bu-lo-sa scaletta ripida in legno che porta a ballatoio in legno con balaustra che affaccia su spazio cucina-salotto (se solo vi azzardate a modificare quello splendore nella ristrutturazione, vi elimino! ^__^) che fa un sacco far-west... e infine accogliente per la 'cambusa' piena, la quale ha fornito un egregiamente saporito salame che il Digia (ma non da solo!) ha ben pensato di spazzolare.
Tra l'altro, datosi che in villa il venerdì sera c'erano dei tedeschi ospiti paganti, avevamo tutti ricevuto la consegna al silenzio - di più, all'invisibilità!
Ergo, siamo arrivati quatti quatti...
Eeeh, proprio quatti quatti: la macchina di Erika s'è incastonata nel brecciolino in salita ed ha fatto un fracasso d'inferno!
Comunque, ci siamo relegati nella casupola, anzi, attorno al tavolino di plastica di fronte al suo ingresso. Lì, appiccicati agli alberi, si potevano vedere le lucciole vicinissime... almeno, finché non si è accesa la luce esterna, cacciando le lucciole e chiamando le zanzare.
Ad ogni modo, io e Digia dormivamo di sopra: salivi le scale e dalla balaustra avevi accesso alla porta, che dava in una mansarda. Al di là del problematico accesso al bagno (situato al piano di sotto nella stanza in cui dormivano Deso, Biomaria ed Erika - Sara ed Elena già avevano la stanza in villa, perché era libera e con accesso separato) era confortevole: la prima cosa che vedevi era uno specchio antico, molto lungo e basso, con una pesante cornice dorata e la superficie offuscata dal tempo. Una meraviglia. Era alto praticamente lo spazio esatto dal tetto al pavimento, sul lato basso. Vedersi riflesso lì richiamava un po' le storie di fantasmi e le epoche passate...
Vabbè, il pavimento era in travi di legno piuttosto elastiche, praticamente il soffitto della camera sottostante. Con due caratteristiche fondamentali che ne conseguivano.
La prima, era che si sentiva tutto dal piano sottostante.
No, niente rumori strani... la prima notte Deso e Biomaria hanno passato le armi, erano stanchi. E poi, con Erika in camera... Vabbè che lei in un'altra occasione non è che abbia avuto riguardi, e si dormiva in tre nello stesso letto, però...
Ma questa è un'altra storia. ^__^
La seconda caratteristica è che, proprio a causa dell'elasticità del legno, ogni vibrazione nella stanza - passi, rotolamenti nel letto... - si trasferiva attraverso le assi fino al mio letto di ferro, che amplificava il tutto con effetto terremoto. Considerate che persino il mio battito cardiaco lo faceva vibrare.
Morale della favola, sono andato a dormire per ultimo, dopo essermi goduto la notte ed il buio, ed aver spedito due sms a due fanciulle... vabbè, vabbè: Cristina e Corinna. Sms in cui decantavo la pace della notte, le lucciole, la figata del posto eccetera. Insomma, vado a dormire e - tac! - Digia russa.
Adesso, per chi non ha mai sentito russare Paolo, va chiarito che ha un'occlusione nasale, e già quando respira da sveglio sembra Darth Vader. Figuratevi che razza di concerto esce quando dorme! Immaginatevi, quindi, che razza di vibrazioni mi arrivassero al letto ogni volta che apriva e chiudeva bocca emettendo fiato!
In più, per via della stanchezza assoluta (dovevamo partire alle 18, poi di riffo o di raffo è alle 22 che abbiamo finito di mangiare all'autogrill e alle 24 che stavamo ad Antecchia), al piano di sotto han cominciato il controcanto al concerto anche Erika e il Deso!
Nonostante tutto, però, sono riuscito a dormire.

Quindi - al di là dei meriti intrinseci del luogo, quali panorama, piscina ed altro - va dato merito a chi un simile posto ce l'ha fatto scoprire ed apprezzare, e che si è prodigato per rendere piacevole il soggiorno.
Tra l'altro, regalandoci uno spettacolo gladiatorio degno di merito, quando in piscina si sono affrontati in una partita di pallamano completamente improvvisata la squadra formata da Sara, il Deso e Corrado (mi pare) contro quella formata da AndreaB, Fabrizio e Luciano... partita in cui valanghe d'acqua sono state sollevate in spruzzi riversati su di noi, ed in cui la prima squadra ha letteralmente umiliato la seconda sul piano del punteggio - nonostante, infatti, il miglior realizzatore sulla distanza (un vero cecchino) fosse Luciano. Oh, è riuscito a segnare tirando la palla dall'altro lato della piscina!

Per il resto, il tempo è trascorso in allegria, tra una partita di Lupus in Tabula in cui i due lupi (su ben 14 giocatori!) sono riusciti a fare i loro porci comodi arrivando entrambi indenni alla fine (si trattava di Luciano e AndreaG) e turlupinando gli altri in maniera incredibile, e una discesa a veder lo stagno, che non era poi niente di speciale.
Cibo da dover restare un paio di giorni a disintossicarsi dall'eccesso di carne e caffè con cremina special ad opera di Fabrizio.
E anche quando si è fatta la seconda notte da trascorrere con Paolo - stavolta nella stanza alla villa - nonostante egli mi abbia chiuso fuori casa è trascorsa tranquillamente.
Come?
Perché mi ha chiuso fuori?
Beh, eravamo andati a... vedere la stanza di Elena e Sara, ed io me ne sono andato prima, per starmene un po' seduto a godermi la notte per i fatti miei. Quando lui è rientrato ha supposto che, essendo andato via prima, fossi già dentro: siccome la nostra stanza era all'ultimo piano (la finestra centrale in alto guardando le fotografie della facciata della villa) lui ha chiuso tutto prima di salire e rendersi conto che non c'ero.
Me ne stavo bello bello a guardare la luna e le lucciole seduto su di un cippo (con la o!) di pietra - che col Deso si supponeva essere il resto di una panchina o un supporto per tagliare i tronchi - quando mi chiama allarmato e mi costringe in breve al rientro. Vabbè... un altro litro di sangue all'Avis-zanzare glielo potevo lasciare...

Ad ogni modo, le chiacchiere in camera alla villa - quando mi hanno preso per il culo... beh, a dire il vero non me, ma Corinna, che mi ha risposto all'sms dicendo che le sembravo immerso in una poesia di Pascoli... - e il pomeriggio passato nella 'biblioteca' ad ascoltare musica, sfogliare libri moderni ed antichi e chiacchierare... di cinema, ovviamente... anche per la naturalezza con cui è avvenuto, conoscendosi da sconosciuti, sono tra i ricordi migliori che mi porto appresso.
Assieme alla corsa sotto la pioggia battente, e alla tranquillità dei momenti che ho preso per me.
Anche quelli di psicomagia. ^__-


Saltando di palo in frasca, oggi ho consegnato un soggetto esteso per un cortometraggio di quindici minuti.
Si tratta di un adattamento, o quantomeno di una derivazione da un racconto di Philip K. Dick che non ho letto (o almeno, non recentemente) di cui ho discusso direttamente con il regista, Dario, che studia qua. Si tratta, in effetti, del mio primo lavoro su commissione, cioè su di un'idea che non è nata da me, ma da qualcun altro.
La figata pazzesca è che Dario prima ha chiesto agli studenti di sceneggiatura di qua. Poi, siccome non se lo filavano, oppure non lo hanno convinto le proposte che ha ricevuto, per puro caso, discutendone con Roberta - che è amica mia, nonché studentessa di recitazione che lui aveva già scelto come attrice protagonista - dietro di lei consiglio si è rivolto a me per avere un confronto proprio sull'idea, senza altre pretese. Solo che l'idea a me è piaciuta, ho cominciato a scrivere e in pochi giorni ho chiuso.
Credo, immodestamente, che sia venuto bene. Sicuramente da rivedere, adattare, correggere. C'è da discutere. Ma, come gli ho detto, "se non mi dai 8 su 10 mi offendo".
Speravo lo leggesse immediatamente, ma son pur sempre 10 pagine, vedremo domani che dice.
Inutile dire che mi titilla molto l'idea di riuscire dove gli studenti di sceneggiatura di qui hanno fallito.
Un vezzoso narcisismo, ma divertente.
^__^

Martedì ho accompagnato Camilla - sempre di recitazione - a vedere una casa da comprare nel mio quartiere, zona Monte del Gallo. Trecentonovantamila euro, lo scrivo lungo che fa effetto, ma è praticamente regalato: negozio da convertire uso abitazione, circa 120mq su due piani; pianterreno e primo piano. Un loft, praticamente.
Peccato per le finestre, un po' scarse: quella al primo piano è praticamente un buco, e sotto ci sono le due vetrine da riconvertire. Ne potrebbe uscire una bella casa, ma bisogna vedere se il gioco vale la candela - anche nella prospettiva di abitarci per anni.
A me, personalmente, una casa senza aria naturale (quel posto ha già la condizionata a pompa di calore un po' ovunque) non riuscirei a reggerla a lungo.
Comunque, lascio Camilla a casa e vado a mangiar fuori a Grottaferrata, che è la festa di mia zia Lilla, che fa sessant'anni (sorella di mamma). Mi siedo al posto libero di un tavolo di signori tutti over 60, simpatici, e di che stanno parlando?
Aste immobiliari.
Dico, non mi son mai cagato l'acquisto di una casa per tutti i miei anni e proprio il giorno in cui vado a vedere un locale in vendita cicciano fuori questi discorsi in maniera perfetta?
Chiaramente, abbiamo discusso anche di questo locale, della compravendita, della speculazione eccetera eccetera. Di dove poteva essere l'inghippo del venderla al valore catastale.
Poi, pace, si torna a casa.
Stavo distrutto dal sonno, ma bella serata.

Ieri sera, festa della mia "non-cugina" Reby.
Una botta di gente, gnocca a grappoli ma quasi tutta sotto i 25.
...beh, diciamo 23.
Una quarantina di persone, con Orsetta che impazziva a fare le foto e mio cugino acquisito (il link tra me e Reby) Leonardo che, a 17 anni, s'è vergognato di farsi la foto con una grandissima gnocca amica della cugina che lo aveva conosciuto da piccolo e voleva tenersi un ricordo... e che poi s'è tagliato come un animale quando a tarda notte il discorso ha preso la piega del sesso, del porno, delle prestazioni personali e del perché, dai racconti di Lele, le donne umbre sono decisamente disinibite. Tra l'altro pare che in Umbria c'è un canale tv per camionisti che trasmette porno 24h su 24.
...devo andare a vivere a Foligno...
Comunque, gran bella serata, durante la quale conosco tale Francesco che s'intriga al mio lavoro; ne parliamo un po' e poi gli chiedo il suo.
Eccola là.
Procuratore alle aste immobiliari. Un altro che vende e compra. Due volte in due giorni, non potevo e non posso crederci: persino Camilla, quando oggi gliel'ho detto, non ci credeva.
Ovviamente, s'è parlato anche lì del locale, dei 390mila, del perché, della difficoltà di ottenere un cambio di destinazione d'uso a San Pietro, della possibile fregatura di azioni legali quali il pignoramento, taciute al momento della vendita...
Tra l'altro m'è piaciuto un sacco, ora che ci penso, essere scambiato per il ragazzo di Camilla. era evidente che ci avrebbero preso per una coppia... gh!
Anyway, la festa a casa di Reby, fatta perché parte per 4 mesi a prepararsi l'esame di ammissione a odontoiatria, è stata una gran figata. Nonostante la presenza dei suoi (e anche di miei) parenti nell'altra stanza. Peccato perché non c'era anche il fratello Marco - in Ersmus a Malaga e poi in viaggio in Messico, il poverino - che mi sarei spaccato.
Insomma, ho tirato le tre prima di andar a dormire, salutando gli ultimi rimasti - Lele ovviamente che teneva banco, e poi Orsetta e un'altra ragazza che non ricordo come si chiama e Jonathan (credo) - sulla risposta alla domanda "qual'è il posto più strano in cui l'avete fatto?".
Beh, ha vinto la ragazza di cui non rammento il nome.
In strada in Spagna, a Siviglia, in pieno giorno in una via un po' trafficata, riversa di pancia sul cofano di una macchina e presa da dietro.
Da sobria.
Non è da Oscar, ma è certamente nel palmarés!
^__^
E con questa vi saluto, vostro


GrimFang

lunedì 28 maggio 2007

"Un impegnato nonché piacevolissimo weekend"

Ipse dixit Biomaria.

Mi piace.
Mi piace cominciare questo post con una frase non mia. Il titolo, infatti, è preso paro paro da una mail della ragazza del Deso, la quale in questi giorni di vacanza ad Arezzo si è spesa - acquistando cibarie e prodigandosi in particolar modo nella cucina di una spettacolare amatriciana à la viterboise, ed in svarie tonnellate d'insalata (che lei bruca e rumina festosamente in quantitativi da mucca) - molto per il benessere altrui.
Al contrario di me, che, a detta di molti, non ho fatto un cazzo dalla mattina alla sera.
Concetto che mi è stato ribadito un po' in tutte le salse e ben più che sovente, a tratti in maniera quasi indiscriminata. Voglio partire proprio da qui, che è, forse, l'unica nota stonata che mi porto dietro da questo weekend, per certi versi molto più 'spettacoloso' di quello che vi ho precedentemente raccontato.

Il fatto è che io, in tutta onestà, in questo weekend sulle colline sopra Arezzo, in quella stupenda proprietà che si chiama Antecchia, oggi agriturismo (una volta villa familiare della genìa del Deso), mi sono riposato. Uno che ci va a fare un weekend in agriturismo, a stressarsi?
Posso capire il Deso, che - essendo l'agriturismo di famiglia - avrebbe dovuto rispondere di ogni cosa al suo augusto (nel senso di grosso) genitore. Chiaro che ad ogni rumore improvviso, schianto o battito d'imposte, avesse uno scatto... un po' meno chiaro il vederlo tendersi se qualcuno si avvicinava troppo a un soprammobile particolarmente fragile... oddio, se era il Digia posso capire.
Ma gli altri?
Ok, ok: se tutti si riposano chi cucina? Chi apparecchia? E non è giusto che gli altri si facciano il mazzo mentre tu riposi. Ma in sedici-diciassette quanti eravamo, di sicuro non c'era proprio niente da stressarsi!
Invece...

Invece capita che qualcuno venga ad avvisare che c'è da preparare il pranzo proprio mentre io me ne sto, da solo, sul fondo della piscina a nuotare in apnea. Quando riemergo, gli altri se ne vanno, con battute sul mio prendermela comoda. Io nemmeno so che quelli che aspettavamo erano arrivati.
Mi stendo, deciso a raggiungere gli altri quando si asciuga il costume.
Questa comitiva che è risalita lasciandomi solo l'avrò conosciuta da una ventina di minuti. Nemmeno ci ho parlato troppo. Eppure non mi offendo minimamente per la loro presa in giro, che prendo anzi come una battuta anche carina per sottolineare che il ghiaccio ormai è rotto.
Ma sopra, suppongo, lontano da me, ignaro, diventa un'etichetta per inquadrarmi. Prende piede e si fa pressante. Immagino che qualcuno faccia battute tipo 'io me ne sto qui a sudare e quello si fa i bagni'. Immagino, perché io non ero là.
E quando mi si viene a chiamare per il pranzo, mi si avvisa che stanno già a tavola, si rimarca che non ho fatto un cazzo.
Un po' stupito, mi vado a cambiare perché il costume non è asciutto e arrivo ancora dopo.
E vengo bersagliato.

Chi è senza peccato scagli la prima pietra.
Essendo l'unico ad aver peccato, vengo lapidato sul posto.
E' troppo tardi, ho la mia etichetta; e non me l'hanno messa i miei amici, ma quegli sconosciuti - ma sono i miei amici ad averla prontamente sposata. E' da loro che arrivano i rimbrotti.
Il range concettuale dei termini da loro espressi va ad inquadrarmi dal blando 'fancazzista' al bieco 'imboscato' all'iscarioteo 'mangiapane a tradimento'. Goliardicamente (ovvero ridendo nel dirlo, ma con un pelo di cattiveria) mi vien fatto pesare di stare mangiando praticamente a sbafo, non avendo contribuito in alcun modo. Eppure, la mattina ero sceso con gli altri a far la spesa. Per carità, non che avessi corso a destra o sinistra per negozi, ma di certo non ero rimasto in villa a farmi il bagno!
Invece, arrivati i colleghi di lavoro del Deso, tutto si era resettato.
Io ero il fancazzista, loro i lavoratori.
Nemmeno ero in grado di prendere qualcun altro come esempio di fancazzismo similare.

E quindi, accuso.
Accuso di brutto, e mi dispiace. Per una sorta di senso di colpa esoindotto, mi sento in dovere di far qualcosa: penso che rimedierò mettendomi a lavare i piatti, come faccio spesso, ma l'occasione mi viene negata dalle due inservienti e dalla lavastoviglie.
D'altro canto, non condividendo l'accanimento che si manifesta su questo tasto, nemmeno mi va tanto di diventare formica operosa da ciciala canterina quale mi sentivo: il mio obiettivo era e rimaneva il riposo.
Così, il mio fancazzismo diventa leit-motiv in diverse occasioni nell'arco dei due giorni, e quando si alza mantiene un ritmo martellante: mi rollo una sigaretta e gli altri cominciano a sparecchiare; dò una mano per quel riguarda il mio tavolo, senza alzarmi, e finisco di rollare; arrivano a sparecchiare gli amici miei e sembra che si diano il cambio nel farmi battute.
Non hanno certo insistito gli altri, che mi conoscevano da poco: le staffilate sono arrivate tutte e sempre dagli amici di lunga data.
Che poi, nemmeno dev'essere stata così necessaria la mia presenza operativa: in diciassette, tolte le tre donne incinte (spero), non ci sarebbe stato poi molto da fare. Infatti non mi son venuti nemmeno a cercare.
Paradossalmente, invece, in altre occasioni al vedermi magari un po' assorto, tutti loro erano lì a dirmi frasi tipo "Che hai? Ti vedo un po' pensieroso...". Se mi dai del fancazzista come fai poi a stupirti se mi vedi che non sto facendo un cazzo?
Mah.

Il fatto è che mi era stato attribuito un ruolo.
E non solo a me.
Se io ero quello che scriveva questo blog - fra gli altri invitati a me allora sconosciuti c'erano due lettori saltuari del mio blog - AndreaB (non lo chiamo Barabba perché qualcun altro ha già l'onore di un simile soprannome, Marco) era il cazzone simpatico.
Eppure, per come si è presentato, non aveva poi molto di simpatico.
Per cominciare, è entrato subito in competizione con me: competizione che non ho accettato e che ho lasciato cadere. Poi, si è prodotto in una serie di gag a sfondo sessuale, anche quelle in fondo un po' fomentate dall'esterno. In altre parole, vittima di un'etichetta anche lui, obbligato a farvi fede dalle circostanze.
Invece, quando la sera abbiamo giocato a Lupus in Tabula, è uscito fuori davvero il suo lato migliore - forse anche figlio della maggiore confidenza con la parte di noi che non conosceva - quello istrionico, di buffone senza tristezza. Tristezza che magari aveva mostrato nel pomeriggio, quando - vittima di uno scherzo divertente (gli avevano messo un bocchettone per innaffiare il prato sotto l'ascella, mentre dormiva sdraiato sul prato dopo pranzo) - improvvisamente oggetto di spruzzi d'acqua fredda, invece di scattare ridendo all'inseguimento dei responsabili, o di mettere in atto successive vendette goliardiche, si era limitato a rimanere in piedi, sorridere, ingoiare la bile.
Entrambi dunque relegati da un'etichetta ad una parte da recitare, ciascuno dal suo proprio gruppo. E spero proprio che se c'era chi si aspettava, anche senza saperlo, fuochi d'artificio dall'incontro dei due buffoni di corte sia rimasto deluso.
Perché i momenti in cui io e AndreaB siamo davvero stati grandi, sono stati i momenti in cui abbiamo detto "non ci sto". Per me, il mio rifiuto a confrontarmi con lui. Per lui, il suo rifiuto ad incazzarsi o prendersela quando qualcuno gli ha fatto sparire il cellulare.
E a chi dovesse averlo giudicato male, o forse con troppa fretta, ricordo solo la sua dignità in quel momento ed il fatto che lui, e lui solo, sia stato quello messo in mezzo dagli altri del suo gruppo, sistematicamente. Provate sempre a mettervi nei panni dell'altro, prima di giudicare.

Insomma, morale della favola, sono stati i momenti in cui io e AndreaB eravamo liberi di essere come volevamo - quelli in cui non ci si aspettava forzatamente da noi qualcosa - quelli in cui ci siamo veramente divertiti, e abbiam fatto divertire. Spensierati. Liberi.
Non ci sto a fare per forza il brillante, l'allegro, a far parte di un cliché, a partecipare a sfide in arguzia, a stare per forza su di un palcoscenico: e lasciatemi pensare, se mi va.
QUESTO, mi è piaciuto del weekend, di Antecchia.
Pensare, in libertà.
Avere una cornice naturale stupenda, stupirmi nel vedere le lucciole, correre come un bambino sotto la pioggia che veniva giù a secchi. Essere collocato in una poesia di Pascoli, e in parte anche essere preso in giro per questo. Essere ispirato dal luogo, da certi dettagli; sentirmi vivo, chiacchierare con intelligenza e ricordare un po' di passato grazie ad Elena e Sara. Anche essere preso in giro sul blog, per quanto sarebbe bene non esagerare... ^__-
Ricordatevi sempre che questo qui sopra, scritto in caratteri elettronici, sono pur sempre io. O almeno, una parte di me. Che magari non conoscete, o non conoscete abbastanza.
E poi lo sapete che sono permaloso! ^__-
(A proposito, andate qui e cliccate su Circus Boulevard di Cristina Ferrian e Pierpaolo Rovero: guardatevi tutte e tre le parti, in particolare la seconda, e ditemi se 'Henry Morgan' non mi somiglia!)

Quello che ricordo volentieri, senza contare la bellezza naturale e quella architettonica del posto che son davvero le cose che mi han colpito di più, sono la chiacchierata venerdì notte attorno al tavolo, il momento tutti insieme nel salotto/biblioteca ad ascoltar musica (ah, il fado!) e legger libri (dico: avevo in mano un libro del 1772 e nessuno mi cagava di pezza, come se fosse normale!), il terrazzo, e poi la chiacchierata in stanza mia e di Paolo, quella con Paolo sabato sera prima di andare a dormire, la pioggia di sabato, le lucciole la notte e i miei due momenti notturni in solitaria (con Paolo che mi ha chiuso fuori casa sabato notte). E i messaggi con Corinna, ovviamente.
Ma adesso sono stanco, chissà, magari in un altro post.

So che questo non è il post che chiunque sia stato con me ad Arezzo si aspettava. So anche che forse non piacerà, e che magari qualcuno si sarà risentito. Ma grazie di aver ascoltato il mio sfogo e... forse a ben riguardare non ci sarà motivo di risentimento per nessuno.
Per me, l'importante è aver passato davvero un bel weekend, ed essere arrivato oggi a lavoro come se fossi nuovo. Riposato e ripreso da quello che, prima durante e dopo Granada, era stato un bel periodo stressante.
Adesso se ne prospetta un altro: non abbiamo testato Arkipélagon, e già questa settimana non ho più tempo. Nemmeno per andare al cinema a vedere I Pirati dei Caraibi 3... o La Città Proibita.
Ho avuto la pioggia, e la poesia. Ho avuto serenità ed allegria, calore, amicizia e qualche bello scambio umano, ad esempio con Paolo o Elena - che conosco dai tempi del liceo, ma non avevamo poi in fondo mai parlato. Ho fatto la mia prima nuotata dell'anno, dopo il primo ghiacciolo preso venerdì mattina, ed il mio primo paio di calzoncini corti della stagione, indossati lì. E la mia prima vera puntura di zanzara, adesso.
E quella cattiveria da bambini, scherzosa ma insistente nel rimbalzare di bocca in bocca, era quello che era: da bambini, innocente. E in quanto innocente, presto assolta.
Comunque (santo cielo, è la prima volta che riesco ad evitare il mio 'ad ogni modo'!) quello che resterà negli annali sarà sempre e soltanto il bel weekend ad Antecchia.


GrimFang

martedì 22 maggio 2007

Granada - El dia de El Apeadero

Alé, riprendiamo i racconti di Granada, sennò non affittiamo più! ^__^
La telecronaca, radiocronaca, videocronaca... uh, la blogcronaca (che orrore, sembra un verso onomatopeico di un rospo di tre chili) degli spettacoli che sto facendo in questi due giorni la post-icipo ad un post post-ato post-eriormente.
Unica nota a margine: ieri sera è venuta a vederci Lyra, che so che legge il blog. Di tutti gli altri, niente! Vabbè che sono giorni infrasettimanali, però... Nessuna traccia di Corinna, di mia cugina Nocciolina e di mia non-cugina Reby, che invece avevan detto sarebbero venute... vediamo stasera. [n.b.: ovviamente ho finito il post ben dopo la seconda messa in scena... Ma per sapere che fu vi tocca pazientare...]


Il giorno 28 aprile, in quel di Granada, Vania ci ha dato la mattinata libera.
Le avremmo avute tutte libere, e al tempo stesso quella sarebbe stata l'unica realmente tale.

Presi dalla spossatezza del viaggio, si può dire che ci siamo alzati tutti ben dopo le galline, e che - almeno io - non mi sia minimamente accorto degli aerei starnazzamenti che giungevano dalla tromba...uh, no, quella è delle scale... come si chiama un posto su cui si affacciano un sacco di finestre, verso l'interno di un palazzo? Deso? Non credo si possa definire un cortile interno, se è sotto il metro quadro... vabbè, magari era poco più grande, però era davvero un buco.
Insomma, come avremmo scoperto, chi al risveglio quel giorno stesso, chi dopo, la dolce e simpatica vecchina 'panna e fragola' oltre che di gatti era patita anche di volatili.

...ma che malpensanti!!! Santo cielo, ho solo detto patita di volatili, mica di uccelli!!!
Che gretti.

Insomma, all'ultimo piano doveva avere una specie di... sottotetto, voliera, che cazzo ne so, dove teneva questi misteriosi... uccelli. Oh, adesso mica potete sbottare a ridere ogni volta che dico uccelli!
...Ma che bel gruppo di ornitologi, eh?
Vabbè, continuiamo. Il fatto è che non si riusciva a capire cosa fossero. Indubitabilmente ogni tanto si sentiva qualcosa di simile a un gallo, ma, che mi risulti, nemmeno il gallo più rincoglionito fa chicchiricchì alle dieci e a mezzogiorno, poi alle due e infine alle sei (orari orientativi del tutto inventati, non sono mica stato lì col cronometro per vedere se erano intervalli regolari!).
Così, io mi sono fatto la personale teoria che si trattasse in realtà di pappagalli. Che coi galli semplici senza pappa non c'entrano niente, ma che da costoro potevano aver imparato il verso del chicco ricco, e quindi per la felicità degli inquilini di tutto lo stabile potevano imitarlo. Un verso gioiosamente trillante privato del suo senso e stupidamente ripetuto ogni mezz'ora (ma anche meno), ma non privato della sua intrinseca natura di verso eminentemente scassamarroni. Stefano - ma mica solo lui - se li sarebbe stufati volentieri, con o senza pappa che fossero.
Ad ogni modo, così sollecitato, mi tiravo in su sul letto verso le undici, credo, stupendomi di non essere rimasto in letargo fino al mattino successivo. Per prima cosa, la mia scelta di accettare la coperta aggiuntiva offerta dalla vecchina la sera prima si dimostrava pagante: Stefano si alzava con fare da zombie, e con aria minacciosa mugugnava "Stasera devo ricordarmi di chiedere una coperta alla vecchia".
Lo so, gioire delle disgrazie altrui non è cosa bella.
Ma umana, sì! Quindi mi alzai decisamente di buon umore.
Tanto più che la prima scelta della giornata l'ho imbroccata: memore dello strazio caldo/freddo del giorno precedente, optavo per cassare dal mio vestiario il vocabolo 'camicia', e d'indossare la felpa direttamente sulla maglietta. Perfetto.
Per tutta la mia successiva permanenza in Spagna, ho girato in t-shirt e felpa. Da paiùra. Superata l'impasse termica della Madrid-Granada! ^_^

La punta con tutti gli altri era per mezzogiorno, mezzogiorno e mezza alla piazzetta sotto 'casa nostra': plaza De La Trinidad. Il che era una bella botta di culo, perché mi consentiva di andarmene a zonzo per un pochino, con tutto il gusto di esplorare per la prima volta quella città.
Almeno, il quartiere.
A dire il vero, non ne ho girati che pochi isolati in tutto, ma per un motivo in particolare.
Questo.
Pontezuelas 32 BJ, local 1.
Girando per le calles di Granada (calle [pronuncia kàye] è strada in spagnolo, e non è plurale di calla, che in romanesco ha tutt'altro significato) mi sono imbattuto in quest'indirizzo.
E' un piccolo negozietto; avendo io la necessità di fare colazione, ed essendoci lì un cartello con scritto Illy, non ho atteso oltre altre indicazioni.

Il locale è rettangolare, lato corto sulla strada, portelloni aperti invece della serranda alzata e uno strabordare di merce a far da fermaporta.
La prima cosa che noto, oltre al cartello Illy, è un cartello scritto a mano col pennarello, che dice "Si fanno fotocopie". E un banco frigo da gelati.
Non è esattamente il tipo di negozio che m'ispira o che m'incuriosisce: ha l'aria un po'... barocca, nel sovrabbondare di merci decisamente superflue. Intendo, sovrabbondanti cascate di pacchetti di caramelle gommose attaccati a rachitiche grucce metalliche... un po' triste. Insomma, uno di quei negozi che tende ad innalzare il tuo tasso calorico alla sola vista ed il colesterolo nel tuo sangue se entri.
Non che io abbia problemi di linea, semmai sono una linea, e dovrei provvedere.
Però, insomma, quel negozio, visto così, da fuori, non era molto nelle mie corde.
Ma il cartello Illy lo era eccome.
Entro.

Ora, vi devo precisare, e confessare, che non ricordo tanto bene se questo sia accaduto proprio il 28, o invece il 29. Ma non credo sia poi così importante.
Al massimo, vi racconterò come accaduto il 29 quello che è realmente accaduto il 28 mattina...

Una volta dentro quel locale, ci si accorgeva che non era proprio corrispondente all'immagine che dava all'esterno.
Oddio, a pensarci ora, sia quel posto che l'edicola in Plaza De La Trinidad avevano un che dell'estetica dei paesi calabresi della mia infanzia. Di quei negozietti che trovi con un sacco di roba vecchia e nuova esposta, coi gadget per bambini piccoli dai nomi tipo, che so, 'La busta millesorprese'... Ecco, anche questo negozietto era un po' così.
Solo adesso riesco a dargli un nome, come attività.
Era un emporio.
Piccolo, senza troppe pretese, un emporio di paese.
Aperto, particolare non indifferente visto che anche in Spagna si festeggia il 1° maggio come festa nazionale del lavoro. Infatti, la quasi totalità di negozietti che avrei voluto vedere (un bel negozio di giocattoli - con Mazinga sull'insegna! - uno di modellismo, una libreria, due fumetterie...) erano chiusi per il fine settimana o per il ponte, e l'unica chance di trovarli aperti si riduceva a lunedì mattina. In più, visto che stavo girando di sabato quasi all'ora di pranzo (e lì la pausa pranzo è bella lunga) era praticamente matematico trovare tutto chiuso, ristorazione a parte.
Spendo due parole sulla questione della pausa pranzo.
In Spagna non c'è fuso orario.
Sono le sei da noi? Sono le sei anche lì.
Il fatto che poi ci siano Francia e Inghilterra di mezzo, di cui sicuramente quest'ultima viaggia con un'ora di ritardo rispetto a noi, è dato trascurabile. Loro hanno stabilito che il fuso orario che vogliono è lo stesso nostro.
Che vuol dire?
Beh, questo si traduce nel fatto che loro vanno a lavoro 'tardi' e quindi chiudono 'tardi': in pratica, alle otto di sera da loro c'è un sacco di luce naturale - quella che c'era da noi alle sette!
Ecco perché si possono tranquillamente 'coccolare' con una sostanziosa pausa pranzo, visto che chiudono molto più tardi e stanno in giro più a lungo. ^_^
Per stringere alla sugna del discorso, non ho mai trovato un negozio aperto quando volevo. Obvious.

Il piccolo emporio senza nome dentro era parquettato, e vendeva di tutto: dai giornali, riviste, prodotti editoriali con dvd allegati, allo shampoo ed i prodotti per la casa, dalle caramelle al pane, dal caffè fatto con le cialde Illy alle sigarette dal distributore automatico.
E proprio in quell'angolo lì, al fondo del locale, arredato moderno - tra parquet, porta a vetri sempre aperta (su cui troneggiava il cartello "qui si può fumare" ^__^), distributore di sigarette contro la parete di fondo, tre postazioni internet su mensola di legno chiaro sulla destra e bancone del pane con ripiano in vetro trasparente su cui consumare il proprio caffè (posacenere a portata di mano) a sinistra - mi sono andato a sistemare dopo aver chiesto alla commessa (o proprietaria?) un caffè.
C'è chi sostiene con forza il fatto che conoscere un paese è anche sacrificare qualcosa del proprio gusto nazionale in favore degli usi e costumi locali. Ovvero: paese che vai, caffè che ti bevi. Visto come fanno il caffè in Francia, so che non sono un sostenitore di questo punto di vista, magari teoricamente corretto. E a me, vedere la macchina Illy, seppure a cialde (anzi, meglio: fattore umano azzerato!), scaldava il cuore.
Come?
No, Paolo, la commessa non era carina.
L'avrei conosciuta meglio le volte in cui ci son tornato: si chiama Florencia (chiaro che appena sentito il nome mi sia rimasta un'emiparesi temporanea del sorriso pensando a Florence), ma vi racconterò di lei a tempo debito. Che poi, in effetti, non era commessa, ma gestiva lei il posto. Non so però se fosse anche la proprietaria...

Così, mi approprio del mio angolo, del mio sgabello, e del posacenere che gentilmente mi porge.
Mi dà la mia tazzina di plastica col caffè cortito, e se ne torna alla cassa.
Preziosa solitudine.
Senza fretta, senza meta.
Come piace a me.

Nessuno di noi, in quei giorni, è andato mai in giro senza il suo quadernino.
Il 'Diario dell'attore', che Vania ci aveva dato molto tempo prima, non solo per il viaggio.
Una sorta di taccuino su cui appuntare non tanto e non solo le lezioni, le informazioni su come è nata la tal maschera o quali esercizi siano migliori per sciogliere le muscolature legate allo Zanni o quant'altro, ma anche esperienze, emozioni, riflessioni che aiutano ad osservarsi e a migliorare il proprio percorso di attore.
Io, forse non ritenendomi un attore, o molto allergico al 'prendere appunti' di scolastica memoria, prima di Granada là sopra ci avevo scritto solo l'elenco dei miei 'Tori' da sconfiggere in scena (è una teoria teatrale di Vania) e le indicazioni sui personaggi di Bertoldo, Bertoldino e Cacasenno, che mi eran piaciuti troppo.
Come dire... alacre e zelante nella stesura di appunti! ^__^
Ad ogni modo, a Granada era diverso.
Non c'era da scegliere se 'perder tempo' a trascrivere appunti o direttamente rielaborare cose di giorni precedenti. Semplicemente, si stava lì, e se c'era qualcosa che ti colpiva, e ti andava di scrivere, scrivevi.
Quindi, lì, nella pace di quel locale, visto in un'ottica diversa (dal fondo verso la strada era invece molto gradevole come locale), sorseggiando il caffè, mi è venuto naturale tirar fuori il taccuino e scrivere.
Mi sentivo un po' come mi capitò ad Amsterdam: l'intellettuale nel bistrò che prende appunti, o lascia scorrere i pensieri sulla carta.
In pratica, mi sono preso un sacro momento per me, e mi son goduto il mio star bene.
Talmente tanto che al pensiero "ma così finisce che devo tornare alla piazza e non ho visto niente!" con un sorrisetto e una scrollata di spalle mi sia detto "e 'sti cazzi", continuando a scrivere e a gustarmi sigaretta e caffè.
Forse quello è stato un momento molto importante.
No, non scherzo: è stata la reale differenza tra il viaggio da turista e il viaggio da attore.
Da turista, mi sarebbe davvero dispiaciuto sacrificare la visita alla città in nome di uno sgabello su cui mi piaceva stare. Da turista non mi sarei mai fermato in un simile posto così a lungo. Ma io non ero lì da turista.
Di vedere Granada - paradossalmente - m'importava poco.
A me, che di andare in viaggio e in esplorazione e farmi le mappe mentali dei posti vado pazzo!
Ma io ero lì come attore.
E come attore tu un posto lo vivi, e non te ne frega molto di esplorarlo.
Ecco, lo fai tuo, anche se è straniero. Magari facendo finta di essere in un piccolo caffè d'Argentina, minuscolo emulo di Borges, e che quando uscirai a fare quattro passi verso la piazza ti troverai in mezzo a case basse e colorate pastello, tra camionette verdi militari che presidiano la strada e una musica di tango che suona da qualche parte in un bordello. (...bum! ^_^)
E così è del tutto naturale passare il tempo a guardar fuori, fumare e abbassare lo sguardo sul taccuino come sospeso sulle baguettes, per via della lastra di vetro. E scrivere.

Quello che ho scritto sul mio taccuino a proposito di questo locale, merita un apposito post (anche perché è lungo, e delirante).

Uscito da lì, di corsa alla piazza, o quasi.
Il fatto è che si doveva mangiare, ed io ancora accusavo un pelino il caldo.
Trattandosi di piazza piena di alberi dalle fronde scarse e di un orario col sole a picco, non mi trovavo propriamente in vena di nutrirmi (memore soprattutto dei maledetti calamaros). Del resto non mi andava di svenire per calo di zuccheri, specie nella prospettiva che, fatta riunione, si partisse immediatamente per lavorare.
A trarmi in assoluto d'impaccio è venuta Francesca di Saltymbanco: donnone siciliano verace, abbondante in tutto, assieme a Chiara s'era semplicemente comprata della frutta. Arance.
Banale, nutriente, soprattutto se - come avevan fatto loro - accompagnato col pane.
Ho praticamente sempre mangiato pane e arance a pranzo, al massimo togliendomi lo sfizio di una bella mela verde verso l'ultimo giorno. (in realtà l'ultimo giorno a pranzo mi sarei sfondato al quartiere arabo, ma suvvia, bisogna pur romanzare!) ^__-

La riunione è andata via veloce, un po' di preparazione spirituale di tutti all'improba prova che ci attendeva e un po' di organizzazione degli spostamenti della giornata. In pratica, tutta la nostra attività del giorno 28 si riduceva ad una parata da farsi il pomeriggio, da una delle piazze principali di Granada (che era lì vicino - e praticamente sotto l'ostello degli altri) fino a questo teatrino, che si trovava in Calle Ave Maria 2.
Nota a margine: il giorno dopo ci avrebbe raggiunto Federicone dall'Irlanda, ed avrebbe preso parte alla parata per pubblicizzare i nostri spettacoli proprio in quel teatro. Beh, nessuno di noi si potrà scordare l'indirizzo di quel posto, perché Federicone in quell'occasione ha coniato la seguente canzonetta, che ora campeggia nella firma delle sue email:
"A la calle Ave Mariaaaaaaa 'ndo se toma la sangriiiaaaaa"
...e avrebbo potuto tranquillamente continuare come tutte le Osterie numero qualcosa.

Bene, i momenti di libertà prima del nuovo raduno vengono per lo più spesi in chiacchiera inter nos, soprattutto sdraiati a quattro di bastoni sul letto.
Poi ci si cambia e via, fuori!
Alla punta ci si arriva alla spicciolata, la qual cosa si sarebbe sempre ripetuta, pur se in maniera io direi contenuta, pur facendo, però, anche saltare i nervi a qualcuno - a lungo andare.
Tutti già vestiti, ci si trucca e si ottengono le ultime istruzioni.
Tutti insieme ci si muove cantando il 'Tonga', agli stop ci si ferma e si dice in coro
"A vosotros que mirais tres talleres proponemos con nosotros disfruitais de lo que os contaremos!"
Che sarebbe più o meno 'a voi che guardate proponiamo tre laboratori, tramite noi mettete a frutto quello che vi racconteremo'. E poi
"Los comediantes de la Italia: revelamos los secretos"
che non ha bisogno di traduzione.
A questo punto ci si separava e prima Yogurt, poi noi, poi Saltymbanco avevamo delle frasi relative ai singoli spettacoli. La nostra era fica assai, ed era
"Si los ojos màs no cierras y pones los piés en tierra los bufones de la antiquidad llegaran à esta ciudad!"
Ovvero: 'se non chiudi più gli occhi e metti i piedi per terra, i giullari dell'antichità giungeranno in questa città'.
^__^
Così, in questo modo sollecitati, cominciavamo a percorrere il corrispettivo della Rambla di Barcellona o di via del Corso, se preferite, per poi inerpicarci verso 'sto benedetto teatro dove, come da programma stabilito, avremmo poi assistito alla messinscena del gruppo teatrale autoctono del quale il giorno dopo saremmo stati ospiti graditi.
Mannaggia quanto sarà lungo 'sto post.
E' che vi devo spiegare cos'è il parkour.
L'idea del parkour è esaltante: sfruttare il corpo al massimo nella sua elasticità e nella sua potenza per riuscire ad arrivare a fare (nei sogni più sfrenati e proibiti, di quelli in cui ti svegli godendo e urlando tutto sudato) quello che normalmente accade nei film di genere wu-xia. Cioè saltare da un muro all'altro per arrivare fino al tetto. Fare in piccolo quello che fa l'Uomo Ragno, ma senza superpoteri. (stai godendo all'idea, eh, Digia? ^__^)
In pratica si tratta di allenarsi a saltare sulle pareti aggrappandosi a qualsiasi tipo di appiglio stabile, per poi rilanciarsi verso - possibilmente - la parete opposta a un appiglio più in alto.
Noi, ovviamente, siamo alla fase saltare e attaccarsi a un appiglio, e difficilmente andremo più in là. ^__^
Però questa è una cosa che mi piace tantissimo, e che ho cercato di fare ogni volta che ho potuto durante il viaggio: ergo, non appena abbandonato il corso per i vicoli in salita, mi sono sbizzarrito.
A onor del vero, l'emissione continua di voce - tra 'Tonga' cantata e annunci corali al pubblico - fatta ininterrottamente per tutto il percorso mi aveva mozzato il fiato, ma devo dire che all'idea di fare parkour m'è passato il fiatone all'istante.
Così, mentre si procedeva nelle calli (stavolta sto usando il termine alla veneziana) davo sfogo alla mia anima esibizionista (che è grande, per chi lo sa), anche perché, nella nostra accezione, il parkour è anche uno strumento per la spettacolarità: un giullare che salta e si attacca a una grata è certamente una figura ricca di spettacolarità, che genera fanciullesco stupore. Non mi dilungo oltre sul concetto, ma riflettete su quanto la nostra idea di normalità sia anche legata allo stare coi piedi per terra, sul marciapiede.
Quanti di voi ad esempio non si concedono da tempo evoluzioni attaccati agli 'appositi sostegni' dei mezzi pubblici? ^__-
Ad ogni modo, in particolare ho apprezzato i salti in salita sui bordi in mattoni di una scalinata (anche se ho dimostrato di aver paura di compiere un salto usando come appoggio la gamba sinistra) e non ho molto apprezzato un salto - pur bello - da una balaustra alla grata di una finestra, perché si è concluso col fantozziano impatto del mio piede sinistro (proprio lì dove la suola del mio stivale medievale non protegge la parte morbida del piede, l'incavo interno) contro il bordo, proprio l'angolino, della suddetta grata. Un dolore bestiale, pazzesco, per dirla come il nostro ragionier Ugo.
Avrei proseguito zoppicando fino alla fine, portandomi appresso il dolore fino al letto sul quale sarei crollato in un sonno di piombo.
Lungo il percorso, verso il finale, avremmo apprezzato un murales, fatto da un tipo che ha riempito Granada. E' bravissimo. Si chiama El Niño De Las Pinturas, e vi posto la foto proprio del murale in questione.


Beh, a questo punto eravamo proprio arrivati.
Nemmeno cento metri dopo, sulla sinistra una strada priva di forma e di asfalto scendeva sulla sinistra e ancora a sinistra c'era l'ingresso di questo teatro, ricavato da un garage proprio come il teatro Ygramul. E dentro sembrava anche messo meglio.
Accoglienza cortese, senza eccessi (quelli sarebbero venuti dopo ^_-) e noi, branco di quarantacinque (lo scrivo a lettere che dà più idea della massa di gente) devastati in cerca di un bicchier d'acqua, che ci svaccavamo stralunati dovunque capitava.
Poi, poi sarebbe venuto lo spettacolo, ma quello meriterebbe un post a parte... e poi questo è già troppo lungo... è tardi...
Vi toccherà aspettare!
^_____^


GrimFang
(in partenza per un weekend con Erika, Digia, il Deso, Sara e Maria!)



lunedì 21 maggio 2007

Uno spettacoloso weekend - Bertani Dai

Ed era ora!
Cacchio, tre post per tre giorni, ma se continuo così non la finisco più!!!
^__^
So già che la maggior parte di voi avrà cannato la lettura a una certa... tanto più che nella foga di scrivere non mi son nemmeno reso conto se il tutto sia o meno interessante.
Beh, perdonate lo sfogo, ma mi ci voleva un pochino, per ripigliarmi.
Domenica avrei dovuto stare a via Bertani, traversa tra via Mameli e piazza san Cosimato, a Trastevere (ah, che bello il conforto di Google Maps!), verso le 11 di mattina.
Considerato che alle tre stavo tornando a casa, era chiaro che non mi sarei alzato nemmeno con le cannonate.
Quindi, l'importante era stare lì in tempo per lo spettacolo e per godersi un po' la festa della strada.

Per chi non lo sapesse, il Bertani Dai è una festa, più che una manifestazione culturale, organizzata in primis dallo spazio B5 - Bertanicinque, nato come scantinato in un sottoscala dove svolgere attività artistiche e culturali, feste, eccetera. Uno spazio laboratorio, dove diversi giovani potevano fare causa comune per pagare l'affitto ed avere in cambio un posto dove poter lavorare ciascuno ai propri, diversissimi progetti.
Nulla di quanto ho scritto è esattamente esatto: è come l'ho capito e percepito io.
Ma se c'è un posto dove c'è voglia di fare, è il B5, che si è tra l'altro integrato benissimo nel suo territorio. Nel giro di pochi anni si son messi su uno spazio espositivo per mostre, conferenze, piccole performances di teatro e proiezioni video. Poi un altro spazio dove fare corsi pomeridiani di disegno per bambini e simili attività. E può anche essere che c'entrino qualcosa con la nuova libreria (almeno credo lo fosse) che ho visto per la prima volta proprio domenica.
Quindi, se c'è una cosa che non si può dire, è che stanno con le mani in mano!
Il Bertani Dai è la festa di via Bertani; di tutta la via. Negozi, teatri, bancarelle, ma soprattutto la gente (tra cui capita di ribeccare gente del liceo come Flavia o Husky, o la mia prof. di Geografia Astronomica, come m'è capitato quest'anno). E' questo il bello del Bertani Dai, la gente.
E' pieno, e mai come quest'anno... sì, Digia, anche di gnocca, ovviamente... dicevo, mai come quest'anno, che è stata la quarta edizione... Digia, smettila di mangiarti le mani, io sul blog vi avevo avvisato che c'era il Bertani Dai... dicevo, la quarta edizione è stata davvero la più bella.
Coi soliti casini, perché ad esempio mentre eravamo in scena con lo spettacolo è partito il concerto con le casse a un milione di watt, e siccome la via è lunga uno sputo, anche se erano dall'altra parte delle nostre voci non si capiva un cazzo.
Vabbè, ormai...
Ad ogni modo, la via era tutta piena di bancarelle, attrazioni, quadri, scenografie, strutture... e tavolini del ristorante l'Archetto II, il cui proprietario è un taglio oltre che una sagoma d'uomo. Un vero pezzo di pane buontempone! ^__^
Sono arrivato credo verso le tre e mezza, riuscendo a parcheggiare subito dopo che Gabriele, incontrato per caso, mi aveva avvertito: "Non c'è un buco!".
Solo ore dopo mi avrebbe fatto notare che ero in divieto di sosta.

Il pomeriggio è stato assolato e dolce; faceva caldo, e già in testa mi ronzava l'idea che forse prendere la casacca medievale di viscosa non era stata poi questa grande idea.
In più, invece di cambiarci nei sotterranei, come tutti gli altri anni, quest'anno ci è toccato un gazebo coperto di un velo tipo 'sacco di iuta' verde. Al quinto passante che si fermava a guardarci in mutande, sono arrivati i soccorsi con un telo aggiuntivo.
Là sotto già si crepava dal caldo, col telo in più e la casacca di viscosa...
Appena ho potuto mi sono fiondato fuori, per rientrare solo per espletare la necessaria fase del trucco. Poi via di nuovo! E all'ombra!
^__^
Una volta fuori ci siamo approntati alla riunione, ma due ragazze del laboratorio che Vania fa a Chieti (ma quando cavolo lo trova il tempo di andare fino lì???) e che sarebbero andati poi in scena la sera sono venute a 'ricevere istruzioni' dal regista su come prepararsi: cosa del copione si manteneva e cosa sarebbe stato cassato, e così via. Io non riesco a scollare lo sguardo dalla scollatura di quella con la maglietta verde, che sta tutta piegata in avanti e non sembra portare reggiseni di sorta, ma siccome se mi becca pare brutto, faccio vagare ogni tanto lo sguardo.
Così, mi distraggo un attimo e...

...e vedo un'amica dell'università.
Non solo, mi ricordo pure come si chiama! Carmen...

Ovviamente, è decisamente carina, che domande.
Ovviamente, mi fiondo immediatamente a salutarla.
Et voilà, si ricorda di me - anche se forse non di come mi chiamo. Così ci mettiamo a parlottare, che cosa hai fatto, che ci fai qui, non ti riconoscevo pittato, eccetera eccetera.
Scopro che lei è tornata da poco dall'Africa, dove per quattro mesi ha lavorato a un progetto proposto da lei in prima persona, e per altri due mesi s'è girata il continente nero per diletto. Dal Mozambico, mi pare, s'è fatta un bel giro fino in Sudafrica e poi di nuovo su a Roma. Prima dell'Africa invece, subito dopo la laurea, ha fatto qualcos'altro, un lavoro che non le è piaciuto.
Io, io mi sto svegliando nel 2007 da un immenso letargo, non privo delle sue ragioni e dei suoi frutti, e non mi sono ancora laureato.
M'informa di aver appena beccato Marco Sconvolt, altro amico dell'università - che più tardi avrei beccato anch'io, se la memoria non m'inganna, più un altro ragazzo, sempre università, Lorenzo, ch'è un accanito giocatore di Gurps, il gioco di ruolo che vanta il minor numero di gente che io conosca che lo giochi regolarmente - e improvvisamente Martina, un po' bruscamente, mi richiama all'ordine per la riunione.
Solo che non è vero, Vania ancora parla con quelle due.
Non so, di solito le loro sono boutade del tipo 'e basta!' per sottolineare la mia propensione ad abbordare qualsiasi ragazza carina, ma questa volta sembrava quasi gelosia. Sarà perché Carmen era comunque un'amica dell'università, mica una sconosciuta su cui mi ero buttato a pesce...
Ma questa volta, per voi lettori, c'è una novità.
Già, perché stavolta, per un caso fortuito, anche voi potrete vedere di chi sto parlando.
Foto liberamente presa in rete dal sito della nostra facoltà, signori, ecco a voi Carmen, delizioso concentrato di pepe!

^____^


Adesso, voi al posto mio non sareste tornati all'istante da lei, anche un po' scocciati dall'interruzione?
^__^
Bene, arriva il momento di andare in scena e, sì Deso, decisamente contento di averla tra il pubblico!
Alla riunione pre-spettacolo Vania ci dà dei tagli e mischia anche un pezzo del nostro primo spettacolo, quello di tre anni fa. Alessio, che non c'era, ha una decina di minuti di tempo per impararsi una canzone che facciamo tutti insieme proprio uscendo, pardon, entrando in scena.
Piccola prova tutti insieme, in cui la gente un pochino sclera - almeno un paio di persone - mentre il sottoscritto è tutto per godersela, e alle brutte buttarla in caciara. Che cavolo, mica è uno spettacolo vero e proprio! E' una vera e propria libera giullarata, per quanto fatta in sette (l'ottava, Wanda, mica s'è cambiata! E' rimasta a goderselo da fuori... s'è solo fatta lanciare per aria) in uno spazio che era quattro metri quadri scarsi, per di più affollati di ragazzini. ^_^'
Ma tant'è...
Si va in scena e voilà, panico diventa gioco, al limite ti senti triste perché pensi che la gente non si sta poi divertendo tanto... anche i bambini, non so, me li sarei aspettati più vivaci. Quando gli sorridevi, tutto pittato e mascherato, ti guardavano come se fossi l'Orco Sospetto, quello che poi viene la polizia e lo portano via in manette e poi lo ammazzano in carcere, dove può capitare...
Non so se mi sono spiegato.
Beh, quindi per me, forse qualcosa non ha funzionato.
Meglio di noi lo spettacolo di Saltymbanco, nemmeno quello fatto tutto, ma loro eminentemente per il volume a cannone delle casse del palco. Almeno lì, la storia di pirati se la sono un po' seguita tutta, fin dov'è arrivata.
Ok, fine spettacolo (era bello perché noi e Saltymbanco eravamo spettacoli fusi, il nostro chiudeva dando il 'la' al loro), riunione e poi a cambiarsi - con delle decisamente fuori luogo ragazze a metterci fretta, non era proprio il momento di venirci a stuzzicare - e poi, liberi.
Ancora col trucco in faccia - che mi sarei levato solo al momento di andar via, praticamente - becco la mia prof. del liceo, Elisa Di Rocco, con figlia e nipoti al seguito.
E' andata in pensione da un anno, e le cose al liceo Mamiani non sembrano che andar di male in peggio.
Io, il primo anno di liceo lì, l'ho fatto ancora col mitico preside Attilio Marinari.
poi ne ho visti cambiare un paio, di cui uno il famigerato Giangiuseppe Contessa. Un burocrate, in fondo. Ma nulla in confronto ai manager rampanti di ora.
Che non sanno un tubo su come si fa il preside, poi.
Sapete che mi ha raccontato? C'è stato un preside che, sottoposto a inchiesta dal ministero, si è sentito dire dall'ispettrice inviata a controllare "Lei non è in grado di fare il preside, non sa nemmeno da che parte si comincia". L'hanno mandato via. Cos'è finito a fare? Il preside, ovviamente, ma a Formia! Come dire, Roma il grano, Formia loglio...
Quello che c'è adesso dice che non vale niente.
Probabilmente, quando se n'è andata lei ha avuto una crisi di panico... lei era la vicepreside.
^__^
Il resto del pomeriggio lì è stato molto bello, con tutti gli amici che fanno parte o gravitano attorno al B5, come la Blond, il Guesio, Baciocchi, Constantin e Ioana, Sara (ah, vero, eravamo nove, e due non hanno fatto lo spettacolo!), Boccis, Alessio, Gianluca, e chi più ne ha più ne metta... e poi, con Carmen, nonostante la Blon l'avesse appena conosciuta, si è allargata di una tacca la cinta che lega in modo assurdo le nostre amicizie comuni!
Io e la Blond non si capisce come abbiamo un fracco di amici comuni. Uno, Michele - che c'era, domenica - è il figlio della migliore amica di mia madre, con cui condivido il giorno del mio compleanno (per chi c'era quest'anno al teatro Ygramul si ricorderà del pennellone lungo col pizzetto alla cui salute abbiamo brindato, era lui), e che lei ha conosciuto un Capodanno in Molise! ^__^
E poi Lucio, Baciocchi... la lista è davvero lunga.
E dire che a noi due ci ha presentato Sara.
Al Bertani Dai c'era anche il presidente del trofeo RiLL, con Valeria, la disegnatrice delle copertine di Sognando Mondi Incantati, che ho scoperto essere una delle ragazze cui l'anno scorso ho fatto un massaggio, mi pare... scatenando una reazione di Bruckino... a proposito, chissà lei che fine ha fatto...
Ad ogni modo, andarmene da lì 'anzitempo', mi è dispiaciuto un sacco.
Ma c'era una punta precisa al ristorante cinese su via Nomentana, molto buono, con gli altri del laboratorio. Sono stato davvero scisso, ma non mi andava di pisciarli a buffo, anche se poi m'è toccato aspettare quasi un'ora, prima che fossero tutti.
Ah, dimenticavo Stefano, che pure se con Saltymbanco ha fatto la sua parte con noi al momento giusto... quindi eravamo otto in scena e due fuori. Dovete proprio venire a vedere Stefano che fa la 'Sura del Terremoto'... vale la pena.
Beh, con questo è tutto.
La cena cinese è andata bene, a parte qualche 'scortesia' da parte loro che a una certa (le undici) stavano chiudendo.
Poi dritto a casa e ninna, come adesso, che domani - pardon, stasera - si va in scena!
Con tutto che è il compleanno di mia mamma, e mi salto la cena di famiglia...


GrimFang

PS: a proposito di coincidenze pazzesche. Mia mamma è nata il 22 maggio del 1939. Oggi ne parlavo col mio amico Stefano Landini, regista, di cui trovate il link al sito e al blog del suo film qui di fianco. Quel mio collega di lavoro che corre appresso a tutte le sottane e che mi ha ceduto il testimone visto che sta per sposarsi. Quello che sta sempre in giro insieme a me, tanto che ci hanno soprannominato Pulce&Poiana, Squalo&Barracuda, e ci tirano appresso frasi come "Chi va con lo zoppo impara a zoppicare, ma chi è lo zoppo dei due?!" e siamo più o meno identificati come il più grande pericolo di tutte le donne single e non dell'edificio...
Indovinate un po' in che giorno e in che anno è nata sua madre?
^______^

Uno spettacoloso weekend

(continua)

Così, venerdì sera riesco a ritornare a casa in uno stato piacevole, addormentandomi come un pupo, ma con una felpa per scacciare via qualsiasi ritorno di freddo - dentro e fuori.

Ah, una cosa che m'ero scordato: venerdì a pranzo, qui a mensa, c'era una delle ragazze davvero belle del Csc, Livia (tra l'altro nipote di un collega... no, non è proprio il caso di parlare di raccomandazioni... come se dicessero "è entrata perché l'ha raccomandata la donna delle pulizie"... noi si conta come il due di picche), ed era a tavola con altre due, diciamo un po' più mature.
E una delle due mi suonava nella memoria... come qualcuna cui si è voluto sinceramente del bene. E infatti era Paola Minaccioni, che ho adorato quando faceva il personaggio di Gioia, vittima del crudele e nazistoide centro dimagrante 'Il Macchinario', in un programma della Dandini...
Così, a fine pasto mi alzo, la guardo e le chiedo
"Scusa, ma sei tu che facevi quella de Il Macchinario, con la Dandini..."
E lei:
"Sì."
E io:
"Ti amo."

^__^
M'è uscito così, di un sincero disarmante, che sono sbottate a ridere tutte e tre. Ho sorriso garbato e son andato via.
Et voilà, oggi ci siamo fatti una chiacchierata, in cortile.
Starà qua a lungo, stanno preparando uno spettacolo per quest'estate...

Allora, da buon Dr. Divago, cerchiamo di tornare sui binari.
Non mi ricordo una ceppa di quello che ho fatto sabato mattina, perché dormivo. ^__-
Avrei dovuto andare in fila alle poste per una spedizione; e poi di nuovo in fila per stipulare la pensione BancoPosta integrativa; e poi cercare un elettrauto per mettere a posto la mia Bimba (la macchina), che è un po' che mi lascia a piedi. E altro ancora.
Invece mi sono sparato tutto il sonno che ho potuto, per annegare i rischi di fiacca da stanchezza = fragilità emotiva maggiore.
Poi, il pomeriggio, mi sono organizzato per andare la sera a cena a casa di Valerio, l'òmo di Erika.
Siccome che sta a Parco Leonardo, ch'è un po' in culo, o mi partiva la macchina, o stavo a casa.
In più, l'invito fatto da Sergio era sempre valido, e mi andava di recuperare la figura ameboide fatta la sera prima.
Mi chiama Erika, con la quale parlo un po' del mio spallamento, e mi precisa ch'è meglio stare da lei (vabbè, da Vale) per le sette e un quarto circa.
Un po' un'ammazzata, visto che ho appena iniziato a stirare, mi dico, ma si può fare. Nel frattempo, mi guardo il 4 a 1 di Luna Rossa alla Louis Vuitton Cup. Eh eh eh... adesso tifo come un addannato per Desafio, che i Kiwi sono duri da digerire...
Gabbiani.
Mi arriva un sms.
Emergenza spettatori a teatro, forse non c'è pubblico a vedere un laboratorio di Vania che arriva nientemeno che da Chieti.
Mannaggia, mi dico, ho già due impegni...
Gabbiani.
Altro sms.
E' Peppe, dell'università, che non vedo da secoli.
Stasera festa a casa mia in terrazza, porta chi vuoi basta che respira. Più o meno.
Cacchio. Peppe era quello delle sfide ai massaggi, che conosce un sacco di gnocca (è alla sua festa di laurea che ho ribeccato Florence, ma per fortuna ci sto pensando solo ora)... Vabbè, mica posso andare dappertutto!
Sms in risposta: Peppe, svegliarsi prima? Certo, da quale pulpito ti viene la predica...
Esco.
Penso: però, ma che gli è preso a tutti? Nessuno m'invita per seicento sere, si svegliano tutti questo sabato?!
Vado a giocare al superenalotto, 71 milioni di euro che si è vinto qualcun altro, poi a prendere i soldi, a fare benzina. Poi via verso Parco Leonardo.
Fortuna che ho un buon orientamento, e che provvidenzialmente Erika mi ha avvisato che sulla Roma-Fiumicino non c'è scritto "uscita Parco Leonardo", bensì "Portuense zona commerciale".
E ancora, fortuna che gli amici di Vale li conosco e li so prendere più o meno bene; di stare chiuso in una casa di sconosciuti in un momento in cui io per primo mi sento ostile, non mi andava proprio...
Arrivo.
Parcheggio.
Gabbiani.
Bestemmia.
Mi sono scordato del compleanno di mia cugina. LA cugina, quella del cuore. La prima volta che me lo scordo in un botto d'anni. Cavolo, cavolo, cavolo. E indovinate un po'?
M'invita alla sua festa.
Quella sera.
Perfetto, no?
La chiamo, mi scuso in ginocchio sui ceci, e mi sfogo un pochino anche con lei a proposito di mio fratello, che è anche suo cugino, ovviamente. Mi fa capire che ci tiene se passo, e che la festa andrà avanti a oltranza, quindi posso fare come cavolo mi pare.
Mollo la macchina, raggiungo a naso e ricordi casa di Vale, deduco dalla vicinanza con il cognome spagnolo (so che i suoi vicini di casa sono Andrea e Rossana la spagnola) e dalle iniziali P. e V. col medesimo cognome (Vale vive col fratello) quale sia il citofono, e chiedo il piano.
Questa cosa, che è applicare un minimo d'intuito, viene accolta in casa come l'ennesimo segno del mio mirabile ingegno: sono il cervellone.
Quello che a un tizio che attaccava pippa a Erika con un libro di Hubbard in mano (sempre a Parco Leonardo) l'ha liquidato con un "E' Scientology, no?".
(ed Erika: "andare in giro con te è un piacere, perché... ti viene da dire guardate questa persona con cui io vado in giro quanto è intelligente!" ^__^)

Ok.
Arrivo, faccio finalmente conoscenza con Andrea, ragazzo di Rossana, e della loro casa da fa-vo-la. Minchia. Una casa così puoi darci il sangue. Proprio bella.
Poi m'intrattengo un po' con gli altri e con Erika, si cena, sono seduto tra Cicalone (Tonino) e suo fratello mai visto prima, la conversazione è gradevole, scopro che a Mandrake piace da matti il gioco del vocabolario...
E soprattutto si mangia. Anzi, se magna, perché durante tutta la cena ho dato fondo al mio accento romanesco e slangato. ^__^
E ccuanto se magna!
Antipasto: prosciutto e melone, pomodori pachino, melanzane grigliate, peperoni arrostiti con olio e sale, bruschettone al forno, uova sode, insalata... e poi le penne all'arrabbiata, il pollo al forno con le patate, le fragole zucchero e limone, la torta di frutta senza gelatina (Tonino imperat) e il caffè.
Sontuosa.
Poi chiacchiera lunghissima con Erika sul nuovo spettacolo di Ludika che sto scrivendo, controllo delle schedine superenalotto e poi... poi due conti in tasca: erano le undici, forse ce la facevo ad agganciare Sergio.
Con la panza gonfia, e commettendo l'errore di non usufruire del cesso, mi metto in marcia verso la capitale.
Chiamo Sergio. Una, due, tre volte.
Non risponde.
Sono già a mezza strada quando mi ricordo che andavano in scena per ultimi: se inizi alle 21 e ci sono quattro corti da venti minuti prima di te, più dieci minuti di cambio scena tra uno e l'altro... vai in scena alle 23. Cioè allora. Stavo chiamando la gente durante la rappresentazione, e squillava pure!
Cazzo.
Vabbé, punto verso il teatro, allora, così li becco all'uscita.
Puntuale: a mezzanotte fermo la macchina davanti all'ingresso e loro sono appena usciti.
Il programma è bersi una birra là, al massimo spostandosi di venti metri.
Vado a parcheggiare.
Dove?
Ovvio, dove l'avevo messa la sera prima.
Li raggiungo a piedi e c'imbuchiamo in un pub di quelli che scendi una valanga di gradini per arrivare sottoterra, abbastanza ampio, chiuso da tutti i pizzi. La mia necessità di cesso che si era fatta impellente mi conduce alle toilets, dove curiosamente osservo che, di due cessi, uno è lindo e pinto, l'altro è coperto di scritte.
In quello lindo e pinto, quando chiudo la porta, sopra la maniglia c'è un adesivo rosso di quelli per gli avvisi importanti:
"Attenzione: dispositivo di emergenza. Per uscire, girare la maniglia e tirare."
...più o meno è geniale quanto la maglietta che ho visto venerdì mattina. Tutta nera, con la scritta a caratteri dorati
"Briatore me $piccia casa"
^__^

Vabbé.
Le note caratteristiche di quella serata sono state la televisione fissa sul canale FashionTv, ovvero maremoti di sorca 24h su 24, la chiacchierata col mio vicino, che aveva una benda sull'occhio - proprio quello dal mio lato - perché, come diceva lui, aveva "dato un'occhiata a un gancio di ferro". Dove? A lavoro. Che lavoro fa? Il compositore. No, l'altro lavoro: l'attrezzista per riprese cinematografiche. E infine, lo scazzo inesploso tra Simone e il cameriere, dovuto a una paradossale serie d'incomprensioni montati uno sull'altro a partire da un "ci puoi portare i pistacchi fintanto che non ci portate i panini" detto però con un pelino di acido che non ci doveva essere e terminato con un "...no, no, ti servo, basta che nun fai lo stronzo" o giù di lì.
=)P
Vabbé, telo anche da lì, lasciando un bicchiere di limoncello mezzo pieno, e vado a raggiungere mia cugina, che fortunatamente è anche da quelle parti.
Una volta sotto casa sua, però, non trovo parcheggio, e girando la mia Bimba si accascia tre volte. Spenta. In mezzo alla strada. Non regge il minimo, maledizione. Così, opto per fermarmi un attimo sotto casa e farla scendere, anche perché oramai, alle 2, stavo crollando dal sonno.
Scende, radiosa come l'aria al sole d'estate (tié! ^__^) e reca seco una busta aranciata (ari-tié! ^__^).
Cos'era?
Ma era il regalo per il MIO compleanno, a gennaio!!! Gh! ^__^
Me l'ha consegnato con tanti mesi di ritardo perché l'ha fatto lei, la mia Nocciolina, con le sue manine!!!
Trattasi di sciarpa morbida, dai bei colori e fichissima, che ho immediatamente indossato - senza peraltro accusare mai il caldo, datosi che freschettava non poco, e che mi sono tolto solo la mattina successiva, visto che ci sono andato a dormire!
E' una sciarpa bellissimaaaaa, grazie QG!!!
Siamo rimasti un po' sotto casa a parlare, mentre regolarmente il portone s'apriva e vomitava via transfughi dalla sua festa (una quarantina di persone in una casa piccolina - e due di loro le hanno persino improvvisato un concerto pianola e congas, se ricordo bene) per cui dopo poco ci siamo salutati.
Rosicando non poco di non esser potuto salire nemmeno un momento alla festa (al telefono con lei il pomeriggio:
Io: "E poi c'è un amico dell'università che m'ha invitato a una festa ch'è gonfia di donne..."
Lei: "Ah, anche la mia! Se questo argomento vale..."
^__^) mi sono diretto a casa, dove sono andato dritto a dormire come un pupo fanciullo...

E per il Bertani Dai, mannaggia, mi serve un altro post!
^__^


GrimFang

venerdì 18 maggio 2007

Uno spettacoloso weekend

Le cose succedono in fretta, e forse dovrei scrivere un post su mio fratello. Su come l'ho trovato giovedì sera. Su quanto e come ho capito che sta male, che vive in un mondo tutto suo, in parte.
Su come si sia impermeabilizzato alle critiche ed abbia un maledetto bisogno di un aiuto psicologico, super partes. Ovvero, come debba capire che deve andarci da solo, trovarselo lui: niente di rimediato dal sottoscritto, tantomeno dalla famiglia. Altrimenti è facile raccontarsi che è in combutta con noi.
Invece non l'ho fatto.

Sono tornato a casa straziato, tremante dal freddo (quello esterno e quello interno), e ho dovuto metter su una faccia normale, allegra, rilassata, per far finta che andasse tutto bene, per non sentirmi chiedere - angosciare di domande - come stesse mio fratello.
Perché sta male.
Subire il panico sterile dei miei genitori era l'ultima cosa che volevo fare.
Così ho finto, e ci son riuscito bene.
Ma per tre giorni ho avuto alti e bassi, svarioni psicologici e di energia.
Per fortuna non mi sono tenuto tutto dentro, ed ai mille amici che ho incontrato in questo spettacoloso week-end, se le circostanze lo permettevano, ho raccontato tutto.

Giovedì sera, invece di sedermi e scrivere un nuovo post qui sopra, come faccio spesso per 'pulirmi' l'anima (sì, siete catartici), mi sono seduto sì davanti al computer, ma ho scritto. Ho creato.
Ho aperto il file di Escondida, ma non era nemmeno quello ciò su cui mi potevo sfogare. Anzi, non sfogare... Non era di uno sfogo che avevo bisogno quanto di... un qualcosa che mi riportasse nella mia pelle. Nella sicurezza delle mie certezze.
Perché, per carità, in piccolo, mi sono sentito un po' come con Chiara.
Privato delle mie certezze. Fottuto ancora una volta dal mio radicato - pervicace, direi - buonismo da crocerossino. L'istinto da samaritano. Lo sposo delle cause perse. Altruismo suicida, quindi imbecille.
Certo, è mio fratello.
E so, da tempo, che non è più così equilibrato con la testa.
Però, un conto è, scusate il gioco di parole, metterlo in conto; un altro è vederselo spiattellato in faccia in una delle sue forme peggiori. La chiusura, la mancanza d'ascolto. Il ripetersi le cose per convincersene, il capire solo ciò che si vuole capire e il distorcere la realtà a proprio uso piacimento. Ricordi compresi. E, cosa più allucinante di tutte, accusare una persona non presente di distorcere la realtà a proprio uso e consumo senza minimamente accorgersi che è esattamente ciò che si sta facendo in quell'istante: come essere storpi, storpiarsi di più per poter dare dello storpio a un altro.
Sono scappato da là.
Prima di sentirmi male davvero sono scappato, troncando la discussione e lasciandolo con un sorriso agghiacciante sul volto ed un'espressione stralunata. E ringraziavo il cielo che domani avrei avuto la mia seduta bisettimanale con lo psicologo.

Dio, ne avrei fatto volentieri a meno.

No, dicevo, giovedì sera ho aperto un nuovo documento word, ed ho seguito l'istinto che mi aveva fatto chiedere a Vania se potevo...
E l'ho fatto.
Quando lo chiesi a Vania avevo solo una piccola idea, una voglia di raccontare qualcosa che mi era nata a Granada, una consapevolezza tra le tante; un personaggio. L'Untore.
E sapevo che non avrei voluto interpretarlo io, ma di certo non avevo la più pallida idea di come tirar fuori, da lì, uno spettacolo.
E invece l'ho fatto.
Giovedì notte ho creato l'ossatura, la trama, i movimenti dello spettacolo di Ludika 2008.
Ed è bellissimo.
Tanto bello che sabato non son riuscito a starmi zitto e l'ho raccontato ad Erika. Le è piaciuto moltissimo.
Adesso, però, visto che andiamo in scena tra due giorni e poi c'è Ludika a fine giugno, dovrò starmene un po' zitto, e coccolarmelo da solo, sennò rischio di portare tutti con la testa troppo avanti e far venire questo spettacolo una ca... ehm, vabbè, diciamo meno bene. ^__-
Scriverlo, mi è comunque servito a calmarmi.
Perché questa, da dove il 90% delle volte scrivo, è la mia camera, il mio regno.
E adoro nel silenzio della notte ascoltare il ticchettio dei tasti mentre le mie dita scorrono veloci sulla tastiera.
E come tutte le cose belle, in cui mi coccolo, ha avuto il potere di distrarmi, di calmarmi, di farmi sentire nuovamente vivo dopo essere stato toccato dalla 'morte'.
Sarà - pensavo - che forse sono le cose creative, anche folli se vogliamo, ma piene di positività, a rimettermi in carreggiata quando perdo la bussola. Quando il mondo mi sembra troppo brutto e strano.
Scrivere, è certamente un modo di esercitare una follia, per quanto larghevolmente riconosciuta come pratica 'sana'.
Ma anche girare deliberatamente nel traffico notturno, come ho fatto venerdì notte, ha avuto un forte effetto calmante. Eppure questa, invece, è vista (è stata vista) come una cosa scema.

Sono stati giorni strazianti, altalenanti tra una giusta euforia per delle 'conquiste' più o meno grandi ed un più o meno ampio sconforto, spaesamento, per delle tristezze derivate da questo incontro con mio fratello, ma che riguardano me, la mia vita e le mie sicurezze ed aspirazioni in essa. Dal non porsi affatto il problema esistenziale, senza preoccupazioni, all'intorcinarsi nel disagio, nella paura di un esistenza... 'negativa'.

Ad esempio, venerdì mattina Erica mi ha fatto un gran bel complimento, che mi ha reso felice.
Mi ha chiesto perché cavolo non mi cerco un agente.
Perché per lei so recitare, e, nella normalità del suo punto di vista su come funziona questo mondo del cinema, è naturale che se uno è bravo a recitare, e vuole recitare, debba trovarsi un agente.
Erica non mi ha mai visto recitare; ma mi ha visto diecimila volte provare gli spettacoli, ripassare, aiutare lei e gli altri con le loro parti, in pausa pranzo.
Credo che lei sappia quanto sono bravo, sulla scala da uno a dieci, a recitare. Credo che mi sappia valutare.
Per questo mi ha fatto un immenso piacere sentirmelo dire, e quasi arrossivo mentre andavo inn brodo di giuggiole. Anche se l'idea di un agente, no, non mi sconfinfera. Mi sembrano sempre dei parassiti che vivono dell'altrui bravura - anche se invece in altri campi sono cosciente del fatto che semplifichino la vita. Ad esempio, non esiterei a trovarmi un agente - uno bravo - nel campo dell'editoria.
Sarà perché l'avrei già trovato, visto che me l'ha consigliato Edoardo e ho visto che hanno aiutato a pubblicare anche Ivan Baio, mio amico ed ex giocatore di ruolo, nello stesso gruppo di Carolina che ha pibblicato PornoRomantica... che gruppo, eh? ^__^
Però, nel mondo del cinema, che io sappia, non sempre c'è simpatia e correttezza, anzi.
E poi, c'è anche un altro discorso.
Una piccola parte dell'orticaria che mi dà quest'idea dell'agente, viene dal fatto che fare così significa prendere la recitazione come un lavoro. E quando uno recita per lavoro lo fa per mangiare. E se lo fa per mangiare, non cresce, non bada alla qualità. Di quello che fa e di quello che accetta. Prima di farmi un agente dovrei arrivare alla lucida convinzione di essere diventato davvero bravo. Tanto da potermi permettere di farlo quando voglio, non quando ne ho necessità.
Fare l'attore come secondo lavoro, un po' saltuario.
Non dedicarsi alla carriera da attore è il miglior modo per crescere liberamente come attore. Ma è anche vero che in questo mondo del cinema senza un agente è difficile essere chiamato per delle parti al di fuori degli ambienti che conosco o delle amicizie personali.
Ma il tempo ha tempo, e non avere tra i miei obbiettivi quello di sfondare attorialmente mi consente di prendere e coccolare tutto quello che mi capita e mi va di fare.
Anche se vado in scena martedì e ancora non so la parte... ^__^
Tra l'altro, coso cresciuto di più come attore in questi mesi in cui di fare l'attore non me ne fregava poi tanto, concentrato com'ero sullo scrivere, scrivere, scrivere di tutto e di più, che in anni interi di esercitata professione (bum! ^__^). Vabbè. sono cresciuto molto; tanto che quasi quasi dovrei cominciare a pensare di far l'attore così magari riesco a finire le mie sceneggiature e compagnie varie. Riuscissi a vivere ogni cosa in questo modo, sarei di un prolifico entusiasmante.
Magari riuscirei a piantarla con l'andare a tempo di bradipo.

Ma veniamo allo spettacoloso weekend.
Ovvero, venerdì allo spettacolo di Sergio, sabato alla totale fusione e domenica al Bertani Dai.
Venerdì, programmavo la comoda serata in casa.
Però, col Deso ci si doveva accordare per il prossimo weekend ad Arezzo, quindi gli mandavo una mail e ricevevo risposta. Mi balenava in testa dunque l'idea che avevo avuto già in precedenza, prima di tutti i dubbi del vengo/non vengo. Così, chiamo Corinna (a dire il vero prima Sergio che non mi rispondeva) per sapere quando cavolo facevano lo spettacolo, che me l'ero scordato, anche per sapere se così ero libero fin da venerdì 25.
Vengo da lei richiamato più tardi e - tadah! - lo spettacolo era la sera! Il 18, altro che 25!
Così, mi armo - di buona volontà - e dopo 'frugale' cena (sto mangiando come un vitello imbufalito 'sti giorni!) parto per stare alle 21 a teatro, al Nuovo Teatro Colosseo. Solo che io pensavo fosse il Colosseo quello vecchio, vabbè, ma è un altro discorso.
Un pelo trafelato, con giacca e maglioncino leggero, arrivo alle 21 spaccate... al Colosseo, e alle 21 e quattro, o giù di lì, all'altro civico di via Capo d'Africa (siete avvisati: se andate lì è dal capo opposto della via). Spettacolo già iniziato, ma è una serie di corti teatrali da 20 min., quindi potrò entrare al secondo.

Tirava vento. Molto. E io non ero proprio a mio agio.
Un po' perché mi piace Corinna, un po' perché tornavano su rigurgiti di mio fratello. E avevo anche qualche accenno di caldane (caldo/freddo) e mi pesava sullo stomaco la cena. In breve, avrei avuto un simpatico bisogno di un cesso. Ma non pensavo che in fondo avrebbe migliorato la situazione.
Fatto sta che, nell'attesa, mi chiama Alessandro.
Non ci sentiamo da una vita, e mi faceva un sacco piacere sentirlo, tanto più che stavo andando a vedere lo spettacolo di Sergio, e se ci fosse stato anche un accenno di Gabriele sarebbero stati 'presenti' ancora una volta i Grottamistica. (eeeh, ve ne parlerò...) ^__^
Così cominciamo a parlare, e mi viene subito da sfogarmi perché, grazie al cielo, era proprio Alessandro, che riesce sempre ad infondermi calma, e serenità. Così gli parlo di mio fratello, e poi due battute su Gabriele, e poi parliamo anche di Erika, del suo compleanno e infine - flash del colpevole che si sente imbecille - di Fedemisi, che è un sacchissimo amico suo, ma dell'incidente lui non sapeva niente (perché ne abbiamo paralato su di una mailing list da cui lui si è tolto, e come tanti imbecilli a nessuno di noi gli è venuto in mente, di avvisarlo).
Vabbè, ci salutiamo che il pubblico comincia ad entrare.
Brutto affare. Il primo è che in sala fa un caldo che si schiatta e c'è aria viziata da far paura. Il secondo è che non c'è il cesso. Niente bagni al Nuovo Colosseo. Si vede che lo stanno ultimando e mancano dei locali...
Mi sento un po' oppresso, e sto un po' male, e anche se ci sono visi conosciuti, bella gente, è un po' una sofferenza. Almeno, per il primo spettacolo che vedo (il secondo in cartellone, cioè), mi fanno compagnia anche gli attori di Sergio, che sono in sala. Si sarebbero andati a preparare su quello dopo. E poi, quello spettacolo è in romanesco, e per quanto non molto ben recitato, a tratti mi fa anche ridere. Pure se indugia spesso sullo stesso tipo di gag e la svolta finale della trama è telefonata come se per un pubblico cieco l'avessero scritta in braille.
Ma dopo...
Dopo c'era un monologo.
L'attrice si presenta in scena vestita da donna delle pulizie, ma coperta di santini, crocefissi, madonne. E subito ti viene in mente il detto latino "Grattatio pallorum omnia mala fugat". Poi, comincia a parlare in dialetto. Napoletano. E subito ti viene in mente la sceneggiata, del fu compianto Mario Merola. E infine, comincia - ma proprio dall'inizio - a raccontare del suo suicidio.
Venti minuti di deliquio di una suicida/non suicida/poi suicida che proprio ti mette un'allegria dentro... guardate, così allegro che non parevano venti minuti, ma centoquaranta!
Le luci si sono accese su di una sala boccheggiante, ch'è esplosa dalla porta contenitiva per prendere una boccata d'aria. E non era solo per il caldo.
Ad ogni modo, io sono riuscito a evitare il peggio (che so, di sbrattare su quelli davanti, che mi stavano pure simpatici - con uno di loro quando si sono accese le luci ci siamo guardati con gli occhi sbarrati) solo aggrappandomi alla poltrona, esaminandone le proprietà del velluto (anche in paragone ai miei calzoni di jeans), levandomi giacca e maglione, e strattonandomi da solo nei momenti peggiori. Tutto pur di non pensare.
Meno male che le sedie di quel teatro sono messe in modo che quando si siede la prima fila nessuno vede più niente.
Comunque, alla fine di quel massacro, mi sentivo 39 di febbre, e vicino al deliquio. Ma, mi son detto, andar via proprio prima di quello di Sergio era da imbecilli, così mi son fermato.
Ho scoperto così che lo spettacolo lo avevo già visto, al teatro Ateneo (e quindi avevo già conosciuto Corinna), e non m'era dispiaciuto. Anche questa volta, che era decisamente molto più condensato, l'ho trovato molto gradevole, ma forse non mi aggiungeva nulla di nuovo. I movimenti in scena mi sembravano gli stessi, e anche le battute degli attori, sebbene sia sicuro che molto dev'esser cambiato (visto il quantitativo industriale di prove che han fatto) e che, a dirla tutta, la mia memoria non è che possa dirsi eccellente.
Fatto sta che dopo il loro spettacolo io e una valanga di altra gente (amici di Sergio e degli attori) ci siamo dati alla fuga all'esterno. E nonostante io abbia praticamente salutato tutti e stessi per andar via lasciando in delega i miei saluti per gli attori, alla fine son rimasto. Punto primo perché ho beccato l'operatore di camera dello spot della MetRo. E stavo talmente fuso che gli ho detto che dello spot c'ero solo io e Sergio, mentre c'era - ovviamente - Corinna, Susy, Gabriele... ^__^
E poi perché è uscito Dodo, ed anche con lui me la son sentita di parlare un po' di mio fratello. E poi son usciti tutti, e son rimasto ancora un attimo, ho regalato loro i buoni sconto all'Overtime anche se stavano andando tutti via. Poi ho accennato anche a Sergio del perché non stessi tanto bene, ho abbracciato un po' Corinna e sono andato via.
Sergio, comunque, mi ha invitato a raggiungerli anche sabato, perché avrebbero fatto qualcosa. Io avevo già la cena di Erika, ma avrei visto cosa potevo fare. Quindi sono andato alla macchina, e lì...
E lì sono rimasto a fumarmi una sigaretta (sto fumando davvero TROPPO), ed a godermi quell'angoletto in ombra tra Piazza della Navicella e la via che porta fino al Colosseo, la macchina contro il muro di cinta dell'ospedale militare del Celio. Il vento muoveva le fronde ed io avevo il silenzio, e la solitudine.
Solo allora ho capito che forse era un po' di quello che avevo bisogno.
Di starmene sulle mie, coccolarmi un po'.
Poi ho acceso la radio sul mio programma preferito di Radio Rock, dj Loredana dopo la mezzanotte, col suo 'gioco' dei pirati nel quale io sono l'ufficiale di rotta, e mi sono diretto a casa. Le ho mandato un sms, come faccio praticamente sempre, ma questa volta perché volevo condividere anche con loro il mio stato confusamente disorientato e triste. Quello di una serata no.
Ma come al solito la canzone che ho chiesto non l'ha passata. E poi...
Poi nel traffico del lungotevere, improvvisamente, come mi capita spesso, mi sono pian piano ritrovato in quella massa di macchine. In quella gente come me, coi suoi problemi, i suoi pensieri, uscita per dimenticarli un venerdì sera. Improvvisamente sono tornato a sentire Roma, a sentirmi parte della mia città, della mia gente, e i problemi sono pian piano scivolati via.
Arrivato a ponte Sant'Angelo ho invertito la rotta e mi son fatto un'altra passata di lungotevere, fino a ponte di ferro; per farmi, nella mia individuale area protetta di solitudine, un bagno di gente.
Dj Loredana non l'ha capita, per lei il traffico fa girare le balle, anche di notte.
Ma il traffico fa girare le scatole se hai fretta, una meta, qualcosa da raggiungere e non ti va di pensare, di rallentare. Di ascoltare musica, sì, perché ha lo stesso scopo del girare la notte in macchina come facevo io: ti fa compagnia.
In quel corpo esteso di metallo, io ho ritrovato la pace e l'armonia. L'ufficiale di rotta ha ritrovato la rotta.
E son tornato a casa a dormire.
Il resto del weekend a domani, che qui son le due e un quarto e devo andare a dormire!
^__^

(segue)


GrimFang


giovedì 17 maggio 2007

Sondaggio

Vi piace di più l'immagine sotto il titolo o com'era prima?
Per ora le ho lasciate tutte e due (chiaro che o torno come prima o una delle due deve cambiare!), ma sarei del parere di lasciare Uluru (Ayers Rock) sotto il titolo e cambiare invece, di tanto in tanto, l'immagine che appare qui sopra, in capo a tutti i post...
Fatemi sapere.

...mai visto un post così breve, quassù!
^__-


GrimFang

mercoledì 16 maggio 2007

Arkipélagon e le email ritrovate

Ragazzi, lo so che vi tengo sulle spine col prosieguo delle avventure di Granada, soprattutto perché il prossimo post è quello in cui parlerò dello spettacolo visto al teatro El Apeadero, dove ce n'è da raccontare...

Però sono successe un paio di cose che vi devo proprio dire.
La prima, è che ho ultimato Arkipélagon.
"Che cazz'è?", direte voi.
E avete ragione, perché il post in cui vi raccontavo tutto è andato a farsi benedire con un salto della corrente elettrica in casa, e siccome non avevo salvato una beneamata ceppa (il solito imbecille) non mi andava di ricominciare tutto da capo. Comunque la lezione pare sia servita, visto che adesso salvo spesso e sono pieno di bozze di post cominciati e mai finiti... (questo non vi esime dal ricordarmi di aver promesso di parlare di qualcosa, se volete che ne parli)
Allora, provo a riassumere.
Psy... ehm, F... no, un ami... ehr, un conoscente mi ha invitato una sera a casa sua per playtestare un gioco. Non è la prima volta che mi capitava, e dovrei anche ringraziare perché - a parte il playtesting che mi capitò di fare eoni fa a casa di semisconosciuti di un gioco che non è mai uscito e che, ironia della sorte, era quasi sputato a un'idea mia (con estremo giramento di bolas e rodimenti di fegato del sottoscritto) - con alcuni amici si parla, si parla, si parla di fare serate intere dedicate solo allo sviluppo di giochi da tavola e poi non se ne fa mai niente (vero, Spinaciò?). Dicevo, un'altra volta mi era capitato di fare playtesting con lui, e di trovarmi di fronte un moloch complicato e forse troppo simile ad un altro gioco esistente.
Un consiglio: se vi difettano materiali per sviluppare un gioco vostro e siete giocoforza costretti a usare materiali da altri giochi, mischiate pezzi di scatole diverse. Se per spiegare un gioco di guerra mondiale globale usate i pezzi e la plancia di Risiko dovrete ammazzarvi di fatica per convincere i giocatori che non si tratta di Risiko, e farli uscire da determinati schemi mentali.
La prima volta andò così; la seconda, grazie a dio, la lezione era stata recepita, e se anche la plancia ricordava molto Risiko i pezzi erano realizzati su cartoncino, incollandoci su immagini disparate (tra cui le Sturmtruppen) che rendevano l'idea del significato del pezzo.
Vabbè, quella sera abbiamo fatto una partita (incompleta, abbiamo finito due turni su tre) e ci siamo pure divertiti.
Il gioco, di per sé, non mi ha entusiasmato ma nemmeno deluso: si tratta di un'idea buona che va perfezionata. Molto dipende anche dai giocatori al tavolo: era gente simpatica e la serata è passata in allegria. Non solo, mi sono anche fermato alla fine per discutere delle modifiche e delle tattiche di gioco, e per diversi giorni ci siamo scambiati sms a riguardo. E questo, per un playtesting, credo sia ottimo.
Ma una cosa, in particolare, mi ha colpito della serata.
...no, non le due ragazze estremamente carine al tavolo.
No, il fatto che io abbia provato ad esordire in partita cercando di costruire una potenza navale, per avere il dominio dei mari, e sia stato brutalmente frustrato da un paio di banali attacchi aerei, trovandomi in una situazione fortemente compromessa. In un gioco di conquista di territori (in realtà è conquista di punti, ma all'inizio sembra niente territori = niente punti) investire su ciò che non produce territori e punti, specie all'inizio, è rischioso (se non suicida). Ok, lo so da me che il mio risentimento (...livore?) era generato dall'aver fatto io una mossa 'sbagliata' (in un playtesting non esistono mosse sbagliate, sono tutti tentativi per testare il gioco), ma parte delle mie critiche erano giustamente fondate.
Fatto sta che quella sera sono tornato a casa tardi, stanco, ma col cervello pieno di mare, seconda guerra mondiale, sottomarini tedeschi e Corto Maltese ne "Una ballata del mare salato". E la voglia pazzesca di riuscire a tirar fuori un gioco di plancia (gioco da tavola con plancia, ovvero tabellone, insomma quella tavola pieghevole di cartone su cui si poggiano le pedine) spettacolare, di cui avevo già trovato un gran titolo: "Escondida".
Però, mentre mi addormentavo, mi accorgevo di quanto cavolo era complesso, di quanto potesse essere squilibrato a seconda del numero di giocatori... orpo, m'è venuta un'idea in proposito! Grande! Aspettate che me la appunto...
Porca zozza, minaccia di essere un gran gioco... servono una madonna di pezzi... gh! ^__^

Comunque, dicevo, mi sono addormentato sognando questo gioco complesso, e non riuscendo a semplificarlo, a farlo diventare funzionale... è finito che me ne sono sognato un'altro più semplice!
^__^
Voilà, appena sveglio mi sono fiondato a buttar giù le idee che mi erano venute in notturna e... ecco Arkipélagon. Bello, scritto in meno di dodici ore, regolamento pulito e pronto per essere giocato.
Solo, ci ho messo una vita a fare i pezzi... e dire che sono quattro stronzate in croce.
L'entusiasmo per questo gioco ha avuto vita breve, per poi riprendersi con alti e bassi. L'ho mandato anche ad Andrea Angiolino (creatore di "Wings of War"), che conosco, per avere un parere... e ha detto che non gli sembra malaccio, bisogna playtestare!
Certo, è un po' simile a Cluedo o giochi di quel tipo... ma si sa differenziare!
Quindi ora: playtesting a manetta!!!
Per sfiziarvi vi posto l'immagine del tabellone...


^___^

L'altro argomento di questo post è relativo a una piccola 'riscoperta' che ho fatto l'altro giorno.
Stavo passando (dovevo farlo da due anni minimo ^__-) gli indirizzi email dal vecchio portatile, oramai infettato di virus che sembra un fuoco d'artificio, a questo qui, anche perché non uso più Eudora (per quanto sia un bel programma di posta elettronica) ma Gmail.
Così, non potendo fare un copia e incolla, né riuscendo a trasferire i files attraverso la lan (ci sarei riuscito più tardi) l'unica alternativa che avevo era quella di copiarli a mano: su un pc leggevo e sull'altro scrivevo.
Un lavoro lungo, noioso, che ogni tanto imponeva di scrivere immediatamente una mail per vedere se il contatto con un amico perso di vista da tempo fosse ancora valido. Beh, per Maura, Marianna, Marina (che ora vive negli Emirati Arabi e si occupa di moda), Franceschina (la SuperPerra!), è evidentemente così. Tra l'altro, ho scoperto che Marianna lavora a "Report" - una trasmissione che adoro - e, visto che abbiamo fatto insieme le medie e poi l'università, sono ben 23 anni che ci conosciamo (in realtà alle lementari stava in F mentre io stavo in D, ma non ci siamo mai frequentati).
Marianna, giusto per accennarvelo, era la migliore amica di Enrica (anche con lei medie e poi università), il mio amore di allora. E, cosa carinissima, quando ci siamo reincontrati all'università, lei ha esordito dicendo "Lo sapevo che eri Un CBCR!".
Cos'è un CBCR?
Un Cresci Bene Che Ripasso!!!
^___^
Ovviamente, i maligni vorranno subito sapere che è tornata single dopo una storia di sei anni... curioso, io sono sei anni che sono single...
Ad ogni modo, mi sono imbattuto com'era ovvio in un nome che non ero in grado di ricollegare alla persona. Dato che in Eudora ogni scheda indirizzi ha anche un foglio note, ho provato a vedere se, per caso, ci fosse qualche indicazione.
Quello che ho trovato mi ha fatto spaccare dalle risate, quindi ho deciso di postarveli tutti!
Buon divertimento!
(nome o pseudonimo): (quello che ho trovato nelle descrizioni) - in parentesi quadre i miei commenti di ora.
Direi che merita! ^__-

Verena: amica di Dora [quella di "Dora daccela ancora" dei Prophilax; sì, conoscevo anche lei] nonché splendida fanciulla.
Sara borsista: quella splendida ragazza simpatica che sedeva dietro allo sportello studenti in presidenza, che soffre il solletico su tutta la superficie del corpo, che si diverte come una matta a fare la diavoletta tentatrice.
Roberta Roby: uni corso Pitteri cugina dell'amica del Deso.
Marina: la bella Marina dell'universitas dal sorriso largo e materno e dal seno prosperoso (capelli scuri ricci lunghi) amica di Barabba e Zozzone nonché del dark Giovanni / da non confondersi con Marina uni smack di Marina&Marimma.
Margherita: carinissima di Vigna Clara, che andò a studiare a Perugia e poi è tornata e fa l'imprenditrice di magliette.
Gilberto: compare di Zaffaele.
Emanuela Emi: la canevacciana dalla pelle scura, i capelli neri, la furbizia come un profumo. Tesi di laurea con Massimo sull'hackerismo.
Carolina: CarriePop.
Barbara: amica di Marina e Giovanni dark, mooolto carina, laureanda (quella della punta impossibile alla manifestazione Ulivo 2 marzo 2002 a S. Giovanni).
Antonio Caronia: professore esimio conosciuto a Urbino, amico di Abruzzese ed Elisa.
Andrea: l'ex di Ceciotta, il laziale.
Alberto Abruzzese: un grande prof.
Valerio Silk Velvet: ragazzo di Pamela, amico di Mastersil.
Andrea Wyvern: la terribile Viverna degli ihggers! Campione quasi incontrastato di Tokio, padre fondatore della Sacra Scuola Celtica di Tokio.
Andrea Drauger: Zampa, ihgger detto il Gatto, Reindeer Corporation.
Tommaso Percivale: autore-fondatore degli Iperlibri, amico di Anna.
Angel Gray: bulgaro grigio! Una delle tre eminenze grigie di ihgg! [le altre eravamo io (Lupo Grigio) e Gandalf il Grigio - poi s'è aggiunto anche Mantogrigio]
Annalisa Liriel: la liriellona nazionale, ihggera ridens, milanese, dolcedolce. [s'è sposata il 5 maggio! Felicitazioniiiii]
Anna Stelling: Anna di Storytelling20, di Forlì ma che vive a Bologna, del gruppo di mattacchioni della Anderson&Mitsuhashi, Expocartoon 2000 novembre, ha la mia casacca nera di Heidelberg. [poi data in usucapione! ^__^ Si sposa con Mitsuhashi a inizio giugno!]
Andrea Kal Shadow: ihgger di prima leva, combattente dal vivo, compare di Daen Van Dark, milanese.
Alessandro Panta (Mantogrigio): il romagnolo, di St20, compatibilità 91%. [avete presente quei giochini metti nome, metti nome, scopri le affinità? La più alta, maledizione, più delle donne! ^__^]
Alessandro Il Classico: grande master, piccolo grande uomo.
Silvio Mastersil: master di Elish #3.
Sergio: Smilzo, Corto Maltese, Anakin Lo Gatto.
Serena Chani: ihgger Bellissima. [accapo] Ma un po' intrattabile ^_^ (nota post interrail).
Sara: della 3d6, Blues Brothers, etc. etc.
Sara Tenaglia [perché è quella della frase in incipit del mio blog]: Sara, 21 anni [allora], a Lucca e Romics con Davide e Federico amici suoi, molto bella, capelli neri lisci lunghi e tatuaggione sulla spalla... [^__^ così avete un'idea!]
Riccardo Ixion: ihgger romano traditore, perché transfuga alla Scuola Celtica del Tokio!!! =((((((
Paola Boh Chan: ihggera Savonese Sorella di Renetta, ragazza di Daddi [allora... e forse ancora brucia], amica di Oracolo e di ROSSANA.
Lucio: detto Puccione.
Massimo: il ragazzo di Elvira [ahi, ahi, ahi, finì piuttosto male] Ludika 2002, FLR [ahi, ahi, ahi, questa finì peggio!]
Marco Storm: ihgger aurelio, uno dei padri fondatori di Dragon-guarda caso-St0rm.
Giulia felina: Giulia la maga, trucco da tigre felina, massaggio in punta di unghie... ^______^
Federico Federichino: Federico l'amico di Omar e ragazzo di Francesca occhi verdi. [questa sì che finì male]
Francesca [appunto] sparaflashanti: Francesca occhi come fari verdi di VT, ragazza di Federico [vedi sopra], amica di Omar. [su questa ricordatemi di raccontare la storia del "No, no e no"]
Francesco Mucio Mucio: Omm'e'MMerp il nostro Mucio nazionale... salernitano! [ovviamente, Omm'e'MMerp non è minimamente offensivo, ma relativo al MMerp, che non è il Middle Earth Role Playing, ma il Mario MErola Role Playing!]
Gabriele: Il Comandante, De Zilla, Obi Wan De Giorgi, Rasputin. [Rasputin, Corto Maltese... indovinate un po' io chi ero?]
Davide Daddi: ihgger Savonese vincitore della Viverna, nonché ragazzo di Paola [ahi, vedi sopra], sorella di Renetta ragazza di Oracolo [ahi anche qui, mi pare], e tutti amici di ROSSANA. [indovinate un po' chi mi piaceva tra questi? ^__^]
Dodo: ma come chi??!! Dodo! [^__^]
Elvira [niente, eh? Le coppie mollate male ce le sto a mette tutte]: la ragazza bionda che fa Sociologia ed è la donna [cvd, cfr. sopra] di Massimo, presidente de La Roccaforte.
Filippo: amico di Valerio.
Francesca: la bella ragazza di Luca che organizza Sarzana e che ci ha ospitato nel 2004, [... oddio... che cosa ho scritto...] che ha una bella sorella minorenne [...oddio...] ed una splendida mamma, Giusy. ^___- [...non azzardatevi a dire che non ho scritto tutto! ^__^]
Tommy Tao: l'amico biondo di Taiyo e Mario.
Angelo ByoAzzard: ce n'è bisogno? ^__^ [è Telegio, ByoAzzard non è nemmeno mai stato un soprannome, ma tant'è... c'era]
Elisa: un bacio, una rosa e una lacrima inespressa. [NON è l'Elisa di cui ho parlato sinora]
Francesco: corso regione, amico di Daniele il Dark.
Livia Nocciolina: la megaminicuginetta!!! [^__^]
Miriam Pigula: sono più vecchio di 11 ore, na na na na na na! =P.
Roberto: corso regione montatori.
Stefania Stefy: cucciola ed ottima cuoca! [sì, è quella della tesi di laurea con Elisa dall'altra parte della cattedra]
Cesare: Cesare und Kariya.
Maria TenderForce: la cuginaccia! =P.
Daniele: amico di Emanuele, ex-amico di Francesco [come cambiano le cose in poche righe, eh? v. sopra], nonché di Simone, etc., etc. [i giri che ho in comune con la gente non finiscono mai di stupirmi]
Qin Kelly: ragazza diciottenne [allora] di Wuhan, conosciuta su Icq. [e qui ci sarebbe da raccontare...]
Stefano Sisto [e a qualcuno batterà il cuore... ^__^]: mamianino di classe di Oliviero e Lucrezia, faceva coppia con Massimo. Amico di SaraB e Stefano.
Silvia: amica di Titi e Veronica, toscanaccia sfegatata di Pazienza. ^___^ Barcellona Les Corse. [e pure qui, che storia... ^__^]
Loredana: danza africana, amica palermitana della Stefy, Barcellona 2001 viaggio pro-portatori di Erasmus. [e]
Eleonore: compagna d'appartamento Lele Barcellona 2001, bolognese ^___^ [e]
Filippo: stesso palazzo Lele Barcellona 2001, reggiocalabrino [e su quel viaggio ce n'è da raccontare...]
Barbara Vòjo: corso di Antonio Plug-In (Pluchino) di Videoambiente della Regione Lazio per montatori 1999-2000.
Massimo: c'è bisogno di chiarire? Max di Torino, ovviamente.
Manel: l'amico di Stefania, quel taglio d'uomo che mangiò con noi il pollo nel negozietto!!! Che gran persona! [e qui mi ricordo l'immagine, non la storia]
Nicoletta Nicla: darketta Ovindoli sorella Salvatore (Frascati).
Manlio: il simpatico inquilino dell'altra scala! ^___^ [ah, che nottate a parlare di politica! Lui è 'casinista']
Simona: Oviciccia! [in realtà il suo soprannome è Caretta Caretta, o tutt'al più Mogliettina, gh!]
Sara: c'è da chiederlo? Ovindoli è facoltà. [ma quante Sara conosco???]
Davide Brontolo: il proprietario di Brontolo a Ovindoli. [è un pub; il più bello, lì]
Danja: conosciuta su Icq, yugoslava, un po' dark e amante di Labyrinth, attivista social forum, nick Ra. [storie, storie...]
Laura Francesca Antuono [non potevo non scriverlo per esteso!]: la ragazza ammricana di Milwaukee, Winsconsin, USA, conosciuta il giorno 7 novembre 2002 alla fermata del 490 a P.zle Flaminio ed accompagnata a casa sua sul lungotevere dopo la Marina... studi completati in scienze politiche, stagista presso la CGIL per le dinamiche cooperative per i paesi in via di sviluppo, di padre fiorentino. [...credo si commenti da sola, no? ^__-]
Marco QG-relative: fratello di Rebecca e Fabio, cugini di Leonardo, figlio di Maresa. [avendo poi Maresa sposato mio zio...]
Laura: compagna di classe di SaraB, SaraS e Martina ribeccata al falò di Gabriele (quello del calcetto con gli ihggers) a Ostia. [se qualcuno mi dice che il mondo non è piccolo, lo meno]
Valerio: amico Alex, Ovindoli, rasato, simpaticissimo; l'uomo bruciato per Donata.
Viviana: liceo Mamiani, vecchia fiamma anguillarese (adesso abita all'Eur). [e ora in Inghilterra...]
Franco: incontrato all'isola Tiberina, Isola del Cinema 2004, dopo la proiezione di "Morire Dentro" di Mario. Fa il produttore in America, è ebreo, simpatico.
Claudia Gitana: 61sima Mostra del Cinema di Venezia [e poi 62sima, 63sima...], anno 2004, la bella ragazza delle informazioni. [e col tempo, una gran bella persona da andare a trovare tutti gli anni ^__^]
Vittorio: il papà di SaraS.
Valentina: uni corso Pluchino et amica di Alessandra. [Alessandra che con me ha fatto liceo ed università ed ora è dirigente nazionale di Legambiente. Certo che tra lei e Marianna io ci faccio una bella figura da cazzo...]
Ariane Jaros Denis: interrail 2000, la morettina esile del Quebec conosciuta a Berlino con l'amica Sarah. [e]
Sarah-Anais Crevier Goulet: interrail 2000, ragazza castana ben piantata del Quebec, conosciuta a Berlino assieme ad Ariane. [storie, storie e altre storie... non mi basterebbe una vita a riempire 'sto blog...]
Salvatore: interrail 2000 [che per la cronaca era quello con Chani, v. sopra] il ragazzo di vicino Empoli che somiglia a Gilberto, conosciuto al campeggio di Monaco [con altri quaranta... che nottata!]. L'amico di Marco.
Pietro: amico di Francy Cerbiatto conosciuto a casa sua, abbiamo parlato di Kubrick ed "Eyes Wide Shut". [per ore, ovviamente]
Marco: interrail 2000, il ragazzo di Empoli, conosciuto a Monaco al campeggio. L'amico di Salvatore.
Andrea: interrail 2000, ragazzo col pizzo, di Novara, incontrato a Copenhagen.
Beatrice Bea: interrail 2000, conosciuta sul treno per Innsbruck insieme alle sue due amiche Sara e Martina (mi pare). [ma quanto le ho battuto i pezzi, una volta tornato? L'ho riempita di email, telefonate, ma niente... sigh. E pensare che adesso nemmeno me la ricordo bene]
Cheko: danzatore Yaqui. [il suo nome significa 'Pioggia di fuoco']
Manuel: cubano d'anglaterra. [amico di mia sorella, e in parte mio]
Loic: compagno d'appartamento di Emanuele a Barcellona 2001, patito di congas e fumetto. [e, giuro, ho un po' goduto nel punire i francesi e la loro spocchia tramite lui, quando gli ho rivelato che Hugo Pratt NON è francese, ma ITALIANO... ^_______^]

Ecco, è tutto qua.
E' un post mostruoso, ma spero che vi siate pisciati sotto dal ridere e - visto che è notte fonda e lo leggerete domani - che il vostro capo in ufficio sia clemente, oppure si spacchi dalle risate con voi. Altrimenti, signori, rischiate il licenziamento! ^___-


GrimFang

PS: Mentre facevo questo lungo elenco, mi scappava da mettere dei commenti che riporto qui in coda, anche per non associarli al nome che me li suscitava!
1- Ohi, non vi offendete, eh?
2- Tenete sempre conto che li sto riportando pari pari come li ho scritti decenni fa!
3- Ragazzi, mi sa che qualcosa rischio veramente...
4- Se capisce chi è, mi ammazza.
5- Ma guarda te... C'è un botto di gente che non sento da una vita!
6- Questo spero proprio che non capiscano chi è.