L'artista mescola il sangue con la terra, per generare sempre nuova vita...

Sarà sicuramente potente, la vita. Piuttosto dolorosa, a mio avviso, a volte sorprendente, sicuramente intensa, vibrante, indubbiamente da vivere. Sempre e comunque.

Sara Tenaglia

Terra, Pioggia, Fuoco & Vento

Terra, Pioggia, Fuoco & Vento
Fire cup

lunedì 19 gennaio 2009

Del faccialibro e delle sue addizioni...

Ovvero, "On facebook and its addictions"! ^__-
[nb: questo post è stato iniziato a dicembre...]

Mi sono fatto l'account Facebook.
Mannaggia a me.
Una droga.
Tutto è cominciato con Telegio che insisteva perché, a suo dire (e in effetti è vero), avrei ribeccato un sacco di gente del Mamiani. E non solo.
Così mi sono affacciato, con un nome di comodo, non il mio, per dare un'occhiata.
Quanta gente, mi sono detto, e quante vecchie fotografie.
Quanti ricordi...
Ma la voglia di palesarmi in rete era comunque frenata da molte resistenze. Ad esempio, non mi piaceva affatto che uno dovesse per forza segnarsi alla community prima di vedere il profilo di qualcuno. Non solo: addirittura dovevi essere accettato come amico prima di accedere alle foto. Un po' come l'altolà chivalà, amici o nemici? dei soldati di guardia in tempo di guerra.
Poi la faccenda di Francesco ha un po' spinto il piede sull'acceleratore, spingendomi a reiscrivermi con un altro nome e un diverso indirizzo di posta dove destinare le valanghe di comunicazioni che quotidianamente ti arrivano per avvisarti della minima stronzata (che poi fa comunque chiacchiera e diventa pure rilevante).
Non il mio nome vero, però: non vedo perché ovunque in rete uso pseudonimi e proprio sul faccialibro debba usare il mio nome davvero. Tanto più che, nel caso, ci ho messo una vita - letteralmente - a liberarmi o a contenere un paio di scocciatori, ci manca pure che mi ritrovo subissato da piattole elettroniche anche in rete.
Ad ogni modo, credo che in fondo sia soprattutto per il fascino che ha, usare uno pseudonimo.
Ci sto pensando adesso che fa tanto scrittore, usare uno pseudonimo. Che in fondo ha sempre il medesimo valore di "non scassatemi i coglioni".
Però, lacrimuccia, l'altro lato della medaglia è che qualcuno non ti aggiunge fra gli amici perché non ha capito chi cazzo sei. E datosi che magari di richieste ne fai tremila, capita sempre che non noti chi ti abbia aggiunto e chi no.
O che non noti subito chi tra i tuoi amici/contatti se n'è andato abbandonando facebook e cancellando l'account (o forse modificando la privacy per cui non lo trovi più).
Resta il fatto che, a fronte di miei amici che appena sono andati su facebook hanno stretto una ventina d'amicizie e son rimasti con quelle, io, in circa due settimane, sono andato a quota 282* amici. E tutti conosciuti personalmente!
*dato risalente all'inizio del post. Ora sono a 380 puliti puliti.
Ho già sbattuto la porta in faccia a quasi dieci sconosciuti, che mi volevano aggiungere come amico solo perché sono amico di amici loro... o anche proprio senza conoscerci affatto.
E dico senza quella decina di amici che non mi hanno risposto.

Paradossalmente, gli amici del Mamiani o di quei tempi lì erano 58. Solo 58 su 282.
Ora sono 67.

Gli altri li ho divisi così (anche se una stessa persona può far parte di più di un gruppo):
83 che conosco grazie al posto dove lavoro;
65 che hanno a che fare con Elish o col mondo dei giochi di ruolo;
42 che conosco per via del teatro Ygramul;
29 che sono gli amici di Ovindoli;
26 che hanno frequentato il newsgroup ihgg (it.hobby.giochi.gdr) quando lo frequentavo anch'io;
16 che conosco per via dell'AnonimArmonisti;
16 etichettati come amici di amici perché me li hanno presentati (e 2 sono proprio amici veri), ma è che non so dove altro metterli;
12 che conosco dall'università (professori inclusi);
8 parenti;
6 sotto l'etichetta Legami che vuol dire la gente a cui sono più legato (ovviamente anche sotto tortura dirò che lì c'è ciascuno di voi ^__-);
6 compagni delle elementari;
10 compagni delle medie;
4 che ho messo sotto l'etichetta dei corti (in senso audiovisivo), ma che è un'etichetta un po' a cazzo, a dire il vero;
4 sotto sotto l'etichetta 'altri amici' perché dovrei fare categoria a sé per spiegare ciascuno come l'ho conosciuto;
3 per frequentazioni di pub, quando c'era l'Overtime; e infine
1 sola nel gruppo di quelli conosciuti a scuola di musica quando studiavo sax,
1 sola nel gruppo di quelli conosciuti durante il corso di montaggio,
1 sola conosciuta perché fa cinema,
1 perché fa lo stesso giochino su facebook che faccio io, e non la conosco di persona.

Quest'ultima si chiama Lydia, vive nel Regno Unito, ed è stata la prima persona - l'unica che poi abbia effettivamente autorizzato - a chiedermi l'amicizia solo per essere inserita nel mio party di Hammerfall.
Lei e Laura, di Bologna - che ho aggiunto tra gli amici dopo uno scambio di email riguardo a un test che ho sviluppato su facebook - sono credo le uniche due persone su 280 che non conosco personalmente.

Hammerfall, è un gioco fantasy, dove cominci che sei una solenne pippa e finisci che ammazzi draghi con un colpo di spada solo. In teoria, è power-player dentro; in pratica non lo è, visto che segue l'insulso principio di D&D secondo il quale più sei potente te, più sono potenti i mostri. Anche se ogni tanto così, a buffo, ti mette un mostro della madonna come il Leviatano, che ti secca al primo scontro... se sei così imbecille da affrontarlo.
Come ho fatto io.
Detta così, sembrerebbe uno di quei giochi noiosi da giocare, perlomeno alla lunga. Ma...
Ma la grafica è stratosferica: le immaginine delle prove o dei mostri son fatte troppo bene.
Ma i luoghi dove ti trovi sono delle fotografie molto suggestive, prese chissà dove (e me le salvo pure, ogni tanto).
Ma la trama in fondo c'è, e sei sempre curioso di scoprirne la storia e di sapere cosa c'è più avanti.
Ma Federichino è del 70simo livello, io ancora del 44simo e la spinta competitiva è fortissima.
E in più fa piacere chiedere agli amici di darti una mano ed entrare a far parte del tuo gruppo, e vedere chi è che ti viene a dare una mano: scoprendo, magari, che tua cugina e suo marito hanno accettato subito senza esitazioni, ricordandoti che erano tutti e due un po' a ruota di gdr... e che sei solo tu a non averli mai fatti giocare!
E poi è troppo carino confrontare le tue statistiche con quelle degli amici, è "addictive" voler arrivare all'ultimo livello per sapere come finisce, vedere le immaginine dei tuoi amici nel tuo gruppo e vedere come li hai armati... e immaginarseli sul serio! Il mio gruppone di 57 guerrieri, che è poi il vero motivo della mia potenza.
Voglio dire, immaginarsi il Digia con una Celestial Sword, un Tempest Shield, che indossa gli Ice Gauntlets a cavallo di un Pegaso è anche facile... ma vuoi mettere con Momo ed Erika che hanno una Tempest Blade, uno Spiked Shield, un Talismano di Giada e un cavallo bianco, oppure la mia mitissima collega di università Laura con la Tempest Blade, la Champion Armor, il cavallo bianco e il Jet Pendant? ^__^

Il test, invece, è stato un'ispirazione del momento.
Una delle attività più simpatiche infatti - quando becchi quelli fatti bene - è di sottoporti a qualcuno di quel mare magnum di test che ci stanno. Si va da amenità tipo "Che colore di mutanda sei" alle bojate tipo "Chi eri nel passato" dove come risposte ci sono solo 4 profili. Poi ce ne sono alcuni davvero davvero belli, come "Quale elemento sei", fatto davvero bene, o "Che supereroe si cela dietro la maschera" dove alla fine a me è risultato che dietro la maschera si cela Peter Griffin. Nei test che ho fatto sono risultato due volte Batman e due volte Aria. Il che mi fa pensare che una certa verità di fondo ci sia...
In passato, sul giornalino del liceo come su quello dell'università, io mi divertivo a creare test.
Ci pigliavo estremamente spesso - sia per via della sensibilità empatica che mi aiuta a mettermi nei panni delle persone ed immaginre le loro risposte, sia per via di una certa capacità organizzativa ed analitica che mi consentiva di creare un certio numero di profili che fossero piuttosto esaustivi. Quindi, quando ho deciso di provare a vedere in cosa consisteva premere il tasto "Make your own quiz", non ero del tutto impreparato.
La prima cosa che mi si chiedeva era il titolo, ed io, sull'ispirazione del momento, ho messo la prima cosa che mi sembrasse plausibile: "Che personaggio di Frankenstein Jr. sei?".
Tanto per cominciare, conosco abbastanza bene il film da sapere di che parlavo; poi, il numero dei personaggi mi dava anche i profili possibili, stava solo a me coglierne le differenze per poter incanalare in maniera corretta le risposte sul giusto profilo. I personaggi di un film sono quelli, non è che possono essere di più.
E così, mi son fatto prendere la mano fino alle 5.31 a.m., quando il mio test ha preso vita.
A quel punto, dovevo solo pubblicizzarlo.
Per chi non lo dovesse sapere, su facebook ci sono anche i gruppi. Si tratta cioè di una community nella community dove si 'ritrovano' tutti quelli che pensano di avere in comune qualcosa in particolare. Faccio un esempio, "Quelli che gli piace svegliarsi tardi la mattina", ma anche "Scuola Media Statale XYZ, Roma". Ora, la maggior parte sono stronzate, come il geniale "E pure oggi se scopa domani", poi ci sono quelli che sono in realtà prese di posizione come "No allo stupro", ad esempio. Poi ci sono quelli serissimi, come quello per la scomparsa del Deso.
Ovviamente, esiste anche il gruppo di quelli che amano "Frankenstein Jr."
Sono andato lì, ho scritto un post sulla bacheca, l'hanno letto e ci hanno provato.
Fino ad ora, duemilacinquecentoventuno persone.
Di cui 1.011 l'hanno pubblicato sul proprio profilo! ^_^
Considerato ch'è duemila e passa è soltanto un terzo di quelli che hanno ricevuto l'invito a farle il test... non c'è male!
C'è di bello, devo dire, che quando crei un test hai un sacco di tabelle statistiche che puoi spulciare. E, insomma, m'è venuta voglia di crearne anche un altro, tipo "Quale maschera della commedia dell'Arte sei", o qualcosa che abbia a che fare con la scultura, perché amo il "Galata morente" e volevo fare un test per girarci attorno... Invece è andata a finire che m'hanno chiesto di fare il test "Che busta sei", e un pochino mi sono smontato.

Ci sono un sacco di cose che si possono fare su Facebook.
In qualche modo utili o fruttuose, solo il 10%. Il resto, ti fa passare il tempo.
Troppo, tempo.
Infatti il danno è tutto lì, nel tempo che si mangia.
Tanto per cominciare, se lo mangia qui, al mio blog.
Non riesco più a scrivervi così assiduamente come magari facevo una volta - ed è anche vero che non è che in ufficio riesca ad avere tutto questo tempo, in questo periodo. E in fondo un paio di cose su cui un paio di righe ve le avrei scritte pure giacciono incominciate e destinate all'oblio.
Ad esempio, non vedrete mai il post "Una bella serata", il racconto di quando, andando ad un appuntamento con Stefano, ho beccato per strada la fascinosissima Valeria, studentessa di montaggio qui da me, e mi sono intrattenuto in lunga e piacevole chiacchierata - prima con lei da sola e poi anche con la sua più che procace e carina amica con cui lei aveva appuntamento. Il racconto di come, quando se ne sono andate, io abbia levato gli occhi al cielo e mormorato "Allora esisti!". O di come, a fine serata, andando verso la macchina abbia incrociato Susan, bella brilla e sensuale, e subito dopo averla salutata di nuovo Valeria, per l'ebbra felicità dei miei ormoni.
O di come da secoli - prima di Facebook a onor del vero - abbia cercato di buttar giù un appuntino per consigliarvi di fare un giro su TheCide... assai fico, magari sprecato un po', ma il cinefumetto come esperimento è molto interessante.

Già, perché il 'lato oscuro' di facebook in realtà sono le applicazioni per cui vai a ruota.
E non mi riferisco solo ai giochi (che tra l'altro subiscono periodi di fissa-gioco intenso fino a quando non sono soppiantati da altro: Word Challenge, Bowling Buddies, GeoChallenge, Biggest Brain - tutti in flash, della PlayFish - o TravelIQ, fichissimo, MyFarm, dove costruisci una fattoria regalando piante e animali agli amici, (lil) Blue Cove e (lil) Green Patch, acquario e giardino virtuale coi quali contribusci a salvare la foresta pluviale, eccetera), ma anche a delle applicazioni più 'sceme' come Send Kisses, I regali che non ti aspetti mai di ricevere (sviluppato da un mio amico, geniale, dove puoi regalare ai tuoi amici oggetti ameni come Lo Svincolo di Roncobilaccio, Bambi: Gli Anni Seguenti - e c'è l'immagine del pasticcio di cervo, o Una Quarta Misura Ragazza Non Inclusa), Send Bonsai & Lucky Bamboo... e svariate altre decine.
Già riducendo l'uso di queste si guadagna uno svario di tempo.
Tempo per scrivere, per ascoltare la musica che mi sono scaricato, tempo per vedere i dvd che ostinatamente continuo a portarmi a casa, tipo "Nowhere to hide" e "4-4-2" che sarà una bojata, ma lo volevo vedere...
...ma come si fa a rinunciare all'idea di mandare un pelouche Trudi virtuale, un bacio, un pensiero, un regalo, un presente, una qualsiasi forma di contatto virtuale a Anna, Giorgia, Georgia, Betta, Elena, Antonella, Sarah, Manuela, Enrica, Erica, per dire solo alcune in ordine casuale delle infinite belle ragazze che affollano la lista dei miei contatti? ^_____^
Poi c'è l'aspetto un po' gossip del non farsi i cazzi tuoi.
Nel senso che viene riportata, sulla mia home page, tutta una serie di notizie riferite agli amici: tanto per cominciare, lo status.
Io posso scrivere una frase che comparirà, visibile a tutti i miei amici, per descrivere come sto o cosa sto facendo, o un pensiero da condividere con tutti. Ad esempio, in questo momento ho: "continua a ridere e piangere come un bambino per l'aviere scelto della base di Loring, ogni volta che rivede Wargames", perché lo passavano in tv l'altro giorno, e ho notato che tutte le volte mi emoziono e mi commuovo quando il quartier generale statunitense - che crede sia in atto un attacco militare nucleare sovietico con impatto previsto in meno di un minuto - chiama le tre basi militari che dovrebbero essere colpite per prime e, in una di queste, Loring appunto, invece di rispondere il comandante risponde uno che fa
"Ehr... il comandante non c'è in questo momento..."
E il generale sorride, paterno e chiede
"Non importa. Con chi parlo?"
"Aviere scelto Dougherty, signore."
Ecco, mi sto commuovendo.
Perché l'aviere scelto è come se fosse un soldato semplice, l'ultima ruota del carro. Perché rispetto ai compassati comandanti, che hanno messo in conto di poter morire in un'eventualità del genere, lui certamente non l'ha fatto, e t'immagini il comandante a pranzo e lui lì, che si sente dire che tra venti secondi la sua vita è finita. Perché è lì a fare il suo dovere, mentre altri non ci sono... E perché venti secondi dopo è ancora lì, e mentre il comandante di un'altra base comunica che l'impatto non è avvenuto, lui invece ride e grida
"Sì! Sì! Siamo ancora qui!" - e te lo immagini che balla dalla gioia.
Perché è un pezzo straordinariamente vivo di un bel film.

Ma torniamo a noi.
Oltre allo status - che si può commentare, e a volte nascono papielli belli lunghi (e soggetti per corti ^_-) - ci sono i messaggi sulle bacheche, che ognuno lascia su quelle altrui per comunicargli qualcosa, e che vengono letti visitando i loro profili. E le possibilità di pubblicare link esterni, video, note (cioè testi scritti anche molto lunghi).
E buona parte di queste sono molto interessanti. Ad esempio, tra i video puoi scoprire cose assurde come questa e questa, tra le note ti può capitare di leggere Brecht come Rodari, e nei link c'è di tutto.
Poi ci sono le pagine per diventare "fan di", che sono totalmente inutili e - a parte qualche eccezione come l'AnonimArmonisti o i cantanti/teatranti/gente di spettacolo che le usano per comunicare le date di tour e concerti - generalmente servono solo a far sapere ai tuoi amici che per puro caso leggono la notizia che sei diventato fan di questo o quello e che quindi ti piace.
Il che è interessante quando diventi fan di "Bacio sul collo" o "Sesso con le coccole", un po' meno quando diventi fan della Nutella o di Roman Polanski. ^_-

La parte veramente utile, sono gli Eventi.
Qui si può pubblicizzare - ognuno può crearne uno - un raduno, un incontro, una festa, una qualsiasi attività e pubblic(izza)arla su Facebook, aumentandone così di molto la visibilità. In più, fa sempre comodo a uno come me tenerli come promemoria, prima di accettare, declinare, ignorare l'invito, e nel caso trasferirmi l'impegno sul telefonino.
Certo, chi a dicembre mi manda l'invito a un evento di maggio magari esagera...
Anche i gruppi possono avere una loro utilità, ma generalmente sono minchiate.
Persino le cause - si può aderire ad una causa tipo "Ripristiniamo la legalità in Italia" o "Salva le foreste amazzoniche" - mi sembrano sempre di più delle stronzate. Anche perché non esistono firme, solo adesioni virtuali (che legalmente sono prive di valore poiché non è verificata l'associazione univoca identità-nome di Facebook, e potrebbe darsi che la persona che aderisce ha cinque anni!), e poi possono non essere univoche: devo aderire a tutte le cause con tema salviamo la foresta solo perché ottocento persone diverse hanno scritto ottocento cause distinte?
No, l'unica in cui ho creduto, proprio perché estremamente giusta - a mio parere - e di nicchia, era quella per mettere il numero di matricola sui caschi dei poliziotti.
Lì, ne ho riconosciuto la validità. Ad esempio, per farsi un minimo di conti delle adesioni prima di mettere in piedi un costoso comitato promotore per una legge. In quel caso sì, contateci, io ci sto!

Non l'ho dimenticato, l'ho lasciato per ultimo.
Perché si chiama "Libro delle Facce", 'sto sito?
Perché la funzionalità principale è - o dovrebbe essere - quella di metterci delle foto. E sopra le foto indicare con un 'tag' chi sono le persone che stanno in quella foto. Il tag, è una sorta di spillo elettronico che metti su una zona della foto per indicare che lì c'è Nome Cognome. Ma in un tag puoi mettere anche testo libero, tipo, "la bonazza che passava per strada".
L'importante è che:
a) una volta messo il tag, chi ci scorre sopra col mouse vedrà apparire sulla foto il testo associato a quell'area; oppure, passando il mouse sul testo associato (sempre in calce alla foto) vedrà comparire evidenziata l'area in cui si trova. E
b) se qualcuno ti 'tagga' contro la tua volontà, in una foto brutta o che so io, tu sei sempre informato, puoi rapidamente andarla a vedere e rimuovere il tag se ti va (nel qual caso nessuno lo potrà mai rimettere a parte te).
Nei primi tempi del mio uso di Facebook, io ho tirato su una madonna di foto.
Ed è anche stato molto divertente!
Primo, perché tiri fuori gli scheletri dall'armadio e i sogni dal cassetto, ed è fantastico leggere i commenti, ricordarti di cose che avevi scordato, persino fare figuracce perché non ti ricordi bene i nomi o fai delle gaffes. Secondo, perché con l'occasione ritiri fuori tutte le tue fotografie. E fuori da internet, a casa tua, lasci scorrere le dita su quella superficie patinata, ripensi alle gioie, gli amori, i dolori, l'età andata e anche quella a venire, perché no. Rivedi parenti che non ci sono più, e magari non vedi l'ora di condividere quella singola foto che hai, ad esempio, del nonno dei tuoi cugini di Milano, proprio con loro.
Magari per invogliarli a fare altrettanto.
Io ho persino aggiustato lo scanner, finalmente, dopo minimo quattro anni che era rotto!!!

Comunque, qualsiasi cosa gli altri facciano che ti riguarda, o anche come promemoria scassamaroni di applicazioni che non frequenti da un po' di tempo, ti arrivano le notifiche.
E' tua cura impostarle bene, se vuoi evitare di fare come me che, per non perdermi una qualsiasi stronzata, lascio che mi s'intasi una casella di posta elettronica, con grave danno alla mia partecipazione ad una mailing list di minchiate che si appoggia proprio su quella.
Le notifiche le hai sia in posta elettronica ("Tizio Caio ha accettato la tua amicizia", "Pinco Panco ha scritto sulla tua bacheca", "Citrino Sbrella ha taggato una foto con te"...) che su Facebook, ma lì quelle vecchie via via le perdi e sono inframmezzate da quelle relative alle applicazioni che invece in posta non ti arrivano.

Insomma, dovendo fare un bilancio della mia esperienza con Facebook, devo ammettere che m'impegna troppo tempo.
Troppo più di quel che dovrebbe meritare.
Ma sono uno di quelli - tantissimi - che quando glielo chiedono, o commenta qualcuno che non lo usa, dice
"Non cominciare... è una droga."
Col sorriso navigato di chi sa che è assolutamente vero, ma anche che gli piace troppo per smettere.
^__-


GrimFang

Criptici trittici di troppi trichechi in treno

Trentaquattro.
Tre, quattro. Sette.
Sette vite come i gatti a nove code.
Sette, nove. Sedici.
Se dici donna dici danno, dodici stagioni ogni anno.
Tre, quattro, sette, sette, nove, sedici. Quarantasei.
Meno dodici che un anno è passato.
Trentaquattro.

Sabato è stato il mio compleanno.
Una volta tanto, non ho voluto provare ad organizzare un maxiraduno di tutti i miei amici e buoni conoscenti che poi vanno regolarmente a puttane. E infatti mi sono semplicemente divertito.
Coincidenza ha voluto che quella stessa sera gli amici di Ovindoli che a Roma non becco quasi mai - ma leviamoci anche il quasi - avessero organizzato un'uscita, per cui ho passato la giornata anche col piacevole sospetto di trovarmi una celebrazione a sorpresa.
Ma i miei amici sono tutti o quasi tonni come me, per cui meglio così, perché mi sono divertito troppo a farla io, la sorpresa!
Coincidenze che coincidono, come usa dire Loredana in radio...

Mi è persino presa bene la sveglia presto, la mattina, per andare a seguire una conferenza il cui pregio principale è stato il ritrovarci - del tutto a caso - Simone dell'AnonimArmonisti oltre al già preventivato Stefano con Elena. E anche l'aver conosciuto Giorgio, più piccolo di me, regista di "Replay" (non c'è in nessuna banca dati, maledetti razzisti verso il low budget indipendente...).
Film che potrei addirittura aver visto a lavoro in copia di legge, e che se è quello, beh, l'ho visto sì mandando avanti veloce per controllare la qualità, ma non era granché... ma al 90% non è quello perché mi pare che l'attrice nel ruolo femminile fosse quella con cui ho girato il corto di Lorenzo...
Vabbè.
Ah, ecco, ho trovato il trailer ed è tutta un'altra cosa, per fortuna...
Dicevamo, sono andato a questo convegno dietro casa, vicino alla stazione San Pietro, dal titolo "Saranno famosi?" a proposito del cinema italiano esordiente, indipendente, e sui panorami che si profilano all'orizzonte. A riguardo, notevole il tipo di Rai Cinema che più o meno a brutto muso ha fatto presente che gli effetti della crisi attuale si sentiranno sulla produzione 2010, e lì saranno cazzi.
Per la serie 'il porno è l'unica parte che tira'. ^__-
Per il resto, non si può dire che sia stato un gran convegno. L'aumento a dismisura di disegni spontanei nel susseguirsi dei miei fogli per gli appunti sta lì a testimoniarlo.

Dopo il convegno, salutata Elena che spariva all'orizzonte, e senza Jodi che non era venuta, siamo andati a pranzo. Con noi, alla fine è venuto anche il tentennante Giorgio, che aveva un appuntamento, per cui eravamo più o meno una decina, in un ristorante non male che sta sotto il ponte della ferrovia di San Pietro.
In realtà avevo voglia di cacio e pepe, ma non so perché m'è venuta in mente la gricia ed ho chiesto quella. Un istante dopo altri quattro chiedevano cacio e pepe, rendendomi conscio dell'errore, ma ormai m'ero intestardito e volevo la gricia, che sarebbe rimasta a lungo sul mio stomaco.
Devo dire che durante il pasto la conversazione è stata molto erudita, su autori celebri ma sconosciuti al sottoscritto, di quelli che hanno un selezionato pubblico di nicchia. Magari non è affatto così, in fondo "Gli amanti del Pont-Neuf" l'ho sentito nominare - in positivo - anch'io, ma è questa l'impressione che avevo, e che mi faceva sentire piuttosto fuori luogo.
Senza contare che sedevo a fianco ad Alessandra, che è una mia collega di lavoro, per cui m'innervosiva un cicinino 'perdere la faccia' sull'argomento. Ad ogni modo, ho fatto buon viso a cattivo gioco, ascoltando, cercando di avere la bocca piena e di buttare qualche battuta qui e lì. Tra l'altro, al tavolo c'era anche una che avevo già incontrato in ufficio, che lavora al Luce e che in passato ha fatto la buyer per non so quale società (o forse per il Luce stesso). Simone invece in questa discussione sembrava a casa sua in pantofole, e ammetto d'aver provato una certa invidia. Del resto, chi è causa del suo mal pianga se stesso, quindi...
Si è pranzato comunque in allegria, conversando piacevolmente, soprattutto col mio vicino di destra, che non ricordo più come si chiami o che faccia abbia, ma che mi stava simpatico. ^_^

Dopo pranzo, saluti, e via a recuperare la macchina. Per un caso ci dirigiamo di nuovo verso l'albergo dov'era ospitato il convegno proprio io e Giorgio, con cui avevo intavolato una conversazione - tra l'altro, recentemente è cicciato fuori che conosce Edoardo (che veniva alle elementari con me e l'abbiamo scoperto dopo, ma questa è un'altra storia, e che lui conosce per via dell'università) e Ivan (che veniva all'università con me ed era un mio giocatore di ruolo 'di punta', e che lui conosce per averci giocato una partita a calcetto assieme, vedi com'è piccolo il mondo...) - la tipa del Luce e, mi pare, un altro tipo alto impegnato a conversare con lei.
Arriviamo a destinazione e al momento dei saluti - quando ormai non rischio più niente - le rammento che ci siamo già conosciuti, e quando. Scopro così che quella tipa, signora piuttosto bòna, devo dire, che lei aveva accompagnato a vedere dei film da noi, era nientepopòdimenoche la braccio destro di Veltroni... guarda un po' la vita. Stavo per provarci...
=)PPP

Una volta a casa, combatto con la mia digestione e declino l'istinto sia a farmi una sana pennica, che l'intento a quel punto malsano di riandare in giro a fare shopping coi saldi. E invece...
Invece a casa per pranzo c'erano mia sorella e mio nipote, e visto che lei mi deve fare un paio di scarpe come regalo di compleanno mi propone di accompagnarla in giro per i negozi del quartiere per vedere se trovo quello che cerco. Avendo lei i tempi contingentati e visto che quest'alternativa mi toglieva anche dall'imbarazzo di pagarmele io per poi chiederle indietro i soldi, siamo usciti.
Abbiamo girato senza trovare niente, o almeno niente che avesse anche un prezzo competitivo: un paio l'avevo anche trovato, ma un saldo al 10% non è un saldo... Fatto sta che, una volta salutata lei, sono andato a farmi un giro dove sapevo che potevo trovare le stesse cose con diversi saldi.
Datosi che avevo in testa un paio di Timberland, e che Chiara la toscana - che ancora deve trovare questo benedetto blog, se mai lo sta cercando - quella della copertina della rivista, per capirci, aveva lavorato in uno dei negozi della catena, mi sono diretto lì. A via del Corso.
Checché se ne dica, visto l'afflusso di gente di tutte le estrazioni e i portafogli, lì i saldi sono seri, tipo il 30%, e le possibilità di trovare quello che cercavo, alte.
Purtroppo delle tre tipologie di scarpa che volevo non era rimasta la mia misura.
Visto che non c'era, il commesso è stato tanto gentile da indicarmi un negozio 'rivale' sempre della Timberland lì in zona. Non solo, mi ha anche segnato misura e modello su un pezzo di carta per non farmi perder tempo.
Mentre mi dirigevo lì, però, a piazza in Lucina mi sono ricordato un articolo letto tipo su Metro, che parlava di un mercatino antiquario e dell'usato.
Com'è, come non è, esco dal mercatino dopo aver visto un vinile dei Vianella di canzoni romanesche che non ho comprato e con una giacca di pelle alla Fonzie che non avrei mai pensato di comprare e che invece ho comprato.
Il coatto che è in me ha preteso il suo tributo.
^_-

Niente scarpe neanche al secondo negozio, si è fatto tardi, devo andare a casa a prepararmi.
Non mi sento proprio un fiore, sono stanco e accuso scrocchi al ginocchio sinistro (ce li ho ancora). Una volta nella mia magione, mi accorgo della mia totale inappetenza: l'unica cosa che mi va sono i mandarini. Subodorando che ci sia qualcosa che non va, mi misuro la febbre e mi scopro un bel 37 e mezzo. E sto.
Però, non ho la minima intenzione di restare a casa malato quando un sacco di gente aspetta me, non mi va di dare buca e non mi va di stare male una volta fuori. Se voglio uscire e c'è da prendere la tachipirina, se voglio che faccia effetto al momento giusto quello per prenderla è adesso: mi forzo a mangiare mezza banana e giù. Sperando che non mi devasti uno stomaco così vuoto.
Mia madre, sull'uscio di casa mi fa:
"Ma esci con la febbre?!?"
"Eccheccazzo, è il mio compleanno!!!" - le ho risposto.

All'Auditorium, la serata non è stata granché.
Punto primo, nonostante con un paradossale tempismo io abbia beccato Gab e Lalla - con cui non avevo appuntamento - che sono andati poi a prendere Michi e Federicone (con cui avevano appuntamento loro), mentre Gab e Egle (con cui avevo appuntamento io) parcheggiavano e Lele, Flavia e l'amica loro (con cui avevo appuntamento, ma che avevano parcheggiato dall'altra parte) mi raggiungevano, nonostante questo, dicevo, non siamo riusciti a passare la serata assieme. Troppe cose, troppi interessi diversi. Il che mi dispiace, perché l'amica di Lele e Flavia era davvero carina - e sono convinto che l'ho già conosciuta - e poi loro non li vedo quasi mai senza il quasi, e insomma è finita addirittura che quando poi noialtri ce ne siamo andati li ho dovuti salutare via telefono - ma come si chiama l'amica? Mannaggia... - perché erano in fila per vedere le stelle coi telescopi dalle terrazze sopra l'Auditorium, e c'era un tale muro di gente che per raggiungerli ci sarebbe voluto un caterpillar...
Dentro, le cose 'gratis' erano già mostruosamente occupate (tipo le postazioni coi simulatori, i videogame per pilotare l'astronave in mezzo agli asteroidi, le tv interattive che spiegavano varie cose di scienza sui pianeti e i voli spaziali) o poca cosa (la minuscola 'mostra' con tv che facevano vedere luoghi della terra fotografati dal satellite e un modellino di un satellite Galileo) o... imbarazzanti, come il grande gioco animato da un presentatore troppo ye-ye che era fatto mischiando diversi giochi (tipo Taboo) e sul quale si sono ovviamente buttati Lalla, Gab, Cone e Michi.
La pista di pattinaggio, per me che forse ero l'unico ad aver voglia di farci un giro, era off-limits. Sudare era l'ultima cosa che volevo.
Lo 'spettacolo' a tema Star-Trek che in fondo aveva richiamato il nerd che è in noi è cominciato poco prima che andassimo via noi. Ne ho filmato un po', e aspetto che siano le immagini a parlare.
^_-

Poi, siamo andati a San Lorenzo, al FataMorgana, ludopub dove c'era una punta orientativa con altri, e dove c'era Stefano a lavorare. Visto che il suo compleanno è il 18, e visto che è del mio stesso anno e quindi ci passiamo soltanto qualche decina di ore, mi fa sempre piacere festeggiarlo assieme.
L'elemento folkloristico è stato che, nonostante fossimo stati lì la sera prima io ed Erika, e nonostante la punta lì ce la fossimo data martedì a teatro con Stefano presente, nessuno aveva prenotato un tavolo.
Un po' per ingenuitàm un po' per pigrizia, un po' per distrazione, un po' perché non avevo la più pallida idea di quanti sarebbero venuti e a che ora, ci siamo ritrovati in dieci - e il numero era in crescita - con un tavolo da quattro (quattro stretti, intendo). ^_^
Tentennando tra l'idea di cambiare locale e il dispiacere di non festeggiare con Stefano (che poi era l'unico ad avere almeno una crostata per festeggiare), abbiamo cincischiato in loco per abbastanza tempo da far saltar fuori magicamente un tavolo da dieci - senza che nessuno avesse abbandonato il locale (anzi, c'era pure un festeggiamento di laurea) - quando però eravamo diventati dodici. Ci sediamo, stiamo stretti, scomodi, vicino alla porta e agli spifferi e...
E in maniera del tutto assurda al tavolo da dieci restiamo in quattro, mentre al tavolo da quattro - più quello a fianco liberato fa sei posti in tutto - ci vanno tutti. Perché in fondo è più riparato e sta vicino al bancone, dove c'è pur sempre Stefano. Non me la sento, specie dopo che Gab ed Egle salutano e vanno via, di lasciare da sola Valentina, Wanda ed i due poveri 'imbucati' che s'erano portate appresso, per cui passo la maggior parte del tempo lì.
Pisciati tutti i giochi che potevamo fare e dopo una mano un po' sbrigativa a Jenga, però, scatta il Tokio. E l'afono amico di Valentina, di scarsa socievolezza, si dimostra dotato del più grande culo con cui abbia dovuto confrontarmi da mesi a questa parte. Niente da fare, ci butta tutti fuori e vince.

A quel punto era abbastanza tardi. Soprattutto per me, che cominciavo a sentir svanire l'effetto della tachipirina. Così, crostata di compleanno per Stefano, saluti, baci, abbracci e via a casa, sotto le pezze.
In fondo, è stato un gran bel compleanno. Quasi il migliore da un po' d'anni a questa parte... ^_-
Badate bene, ho detto quasi.


GrimFang

venerdì 2 gennaio 2009

Rendiconto di Capodanno ...e inzio anno, direi!

Bene, il 31 è passato, siamo qui a dare ufficialmente il benvenuto al 2009.

Ad essere sinceri, io tutti gli anni ho il maledetto problema il 31 dicembre di decidere cosa cazzo fare.
Lo so, è un dilemma di molti, però io da un paio di anni a questa parte sperimento il metodo "menefotto", tanto qualcosa di sicuro capita. Sono finiti i tempi in cui mi sbattevo per organizzare, e magari ci restavo male se poi non funzionava come volevo io.
Non sperare, però, e poi agganciarsi a quello che si trova all'ultimo - beh, non proprio all'ultimo - è comunque a rischio: puoi trovarti a passarlo ridendo felice ad un incrocio, come l'anno scorso, o trovarti a passarlo a casa di Renato, come quest'anno. Sto implicitamente ammettendo che non mi attirava molto la prospettiva, anzi, ben poco.
Il problema fondamentale era l'eterogeneità. Passare l'ultimo dell'anno in pochi, neanche tutti con la stessa propensione ai giochi - d'azzardo o da tavola che siano - e ciascuno privo della più pallida idea di cosa si potesse fare nella serata, non è che fosse proprio questa gran partenza. Se ciascuno ha la propria personalissima idea di divertimento, sarà difficile trovare un'attività una che concili tutte le diverse esigenze. Mettici poi che il padrone di casa era sull'orlo del coccolone - naso rosso, cervello in pappa, sguardo vacuo - che puntualmente è arrivato su di lui come una mannaia, e il più è fatto. Se vuoi passare una serata divertente, non basta mettere assieme un gruppo di persone che si conoscono e si vogliono più o meno bene. Il Capodanno tranquillo a casa presuppone un affiatamento anche più grande di una qualsiasi altra serata alternativa: per andare in un locale l'ultimo dell'anno potresti, in via ipotetica, anche imbucarti in un gruppo di perfetti sconosciuti, e ti divertiresti di più che con gli amici!
In più, lì da Renato c'era tutta gente che - a parte qualche eccezione tipo Wanda - vedi comunque piuttosto spesso.
Dite: giusto così, no?
In parte.
Tanto per cominciare, così naufraga la velleitaria ipotesi - che si sa falsa, ma che viene comunque sperata ogni anno - di conoscere una che ti si porta a letto la sera stessa perché "farlo l'ultimo dell'anno porta bene".
E poi, non c'è nessuna novità. Voglio dire, un party come il compleanno di Valerio, la festa "Chic vs. Choc" in cui obbligatoriamente bisognava andar vestiti o mostruosamente in tiro (come alla fine ho fatto io) oppure completamente fuori di testa (Valerio era per metà in giacca cravatta e per metà in asciugamano e ciocie), sarebbe stata una perfetta idea di Capodanno.
Così, ci si è ritrovati sì assieme, ma con poco o nulla di cui parlare, senza molto entusiasmo, tanto per stare.
Forse sono io che mi faccio troppe pippe mentali, forse sono semplicemente arrivato spallato all'ultimo dell'anno, ma in effetti non ero proprio entusiasta all'idea del tipo di serata che credevo si prospettasse. Forse un pelo d'entusiasmo m'è preso quando mi sono staccato dal pc per andare a fare la spesa a scopo "procacciamento di superalcolici". Questo un pochino rimetteva in gioco le carte, rimescolava il mazzo.

Io non devo fare la spesa.
Perché quando faccio la spesa esagero.
51 euro tra superalcolici e succhi di frutta a quanto pare sono esagerati: vabbè che credevo fossimo una decina e invece eravamo sette; vabbè che devi un minimo differenziare la spesa se vuoi variare i cocktail e non farne soltanto due; vabbè che devi variare gli alcolici per venire incontro ai gusti di tutti. Però...
Eravamo Renato, io, Gab e Lalla, Vale, Wanda ed Erika.
Ho preso 4 litri di succo d'arancia e 2 di pera, 2 litri di rum (Pampero), 1 bottiglia di gin, 1 di limonata, 1 di sciroppo d'amarena e 1 bottiglia di Martini bianco.
Il tutto chiedendo consiglio a Gab ed anche a Momo che mi telefonava - finalmente - per farmi gli auguri e raccontarmi che un po' s'è ripresa. Il che, ovviamente, m'ha fatto proprio contento.

Mi piace l'idea che mi mettano a fare i cocktail.
Vado un po' a naso, e mi vengono discretamente bene; tanto che dovrei magari anche documentarmi in proposito, tanto per ampliare la conoscenza sulla gamma dei sapori possibili. E anche per saper fare un cocktail preciso quando me lo chiedono. Ad esempio, vorrei saper preparare un mojito come si deve. Così magari tengo d'occhio quando lo preparano al pub per qualcun altro ed evito di prendere solenni fregature. (storia di vita vissuta)
Il fatto è che, come in cucina, mi piace di più accostare i sapori che muovermi all'interno di codici prefabbricati. Sperimentare; e se poi a naso faccio qualcosa che si avvicina ad un cocktail già esistente, senza saperlo, tanto meglio così: vuol dire che mi muovo col piede giusto! ^_^
Insomma, mi diverto.
Così, quando anche a Capodanno (come prima alla festa di Federicone) mi hanno piazzato davanti al settore 'bar', e mi hanno chiesto di mixare a piacimento, m'è presa bene. Non ne ho fatti tanti, ma erano belli carichi, e comunque mi ha dato soddisfazione. Anche alla festa di Valerio gli amici m'hanno piazzato a miscelare per loro, ma quando ho messo Fanta Lemon e vodka in giusta proporzione nel mio bicchiere, ho smesso di filarmi gli altri ed ho continuato solo per me... ^_-

Dopo, tornando all'ultimo dell'anno, siamo usciti in giro per Roma.
Con due passi siamo arrivati a via dei Fori Imperiali, dove c'era il concerto e - ingenui a non averci pensato - ci siamo beccati il breve discorso del puzzoso sindaco che ci ritroviamo: quanto basterebbe a darti l'acidità di stomaco per 365 giorni, non fosse che siamo capitati in mezzo a un gruppo che appena ha riconosciuto la voce ha iniziato a lanciare una sequela d'insulti, coro al quale ci siamo volentieri uniti.
E dire che neanche dieci metri prima (cioè mezz'ora di calca per lo spostamento) c'era un presidio di simil-nazi con striscioni a ricordo di Gabriele, il tifoso della Lazio ammazzato con un colpo di pistola, che tirava bombe carta in mezzo alla strada, con botti assurdi e fumogeni accesi - chiaro che attorno a loro ci fosse il vuoto assoluto.
Da quella immensa calca, dove pigliava a bene fare gli auguri a chiunque solo perché ti stava attorno, e brindare con chiunque avesse in mano una bottiglia, abbiamo cercato di raggiungere piazza Venezia: in capo a una decina di minuti abbiamo capito che era il caso di un sonoro dietrofront per passare da un'altra parte.

Ve la faccio breve: un po' di botti sparati nei vicoli dietro via dei Fori, un messicano e uno spagnolo ubriaco con cui abbiamo attaccato discorso a piazza Venezia, e poi su a casa di Lalla, dove ci siamo intrattenuti in allegre chiacchiere coi di lei genitori (che sono un tajo). Poi di nuovo fuori, verso via del Corso e quindi a Fontana di Trevi. Lì, ci siamo separati perché Renato aveva raggiunto la frutta, e Gab e Lalla l'hanno accompagnato a casa.
Io, Wanda, Erika e Valentina invece siamo andati ancora in giro, sotto le prime gocce di pioggia.
A questo punto, la serata mi prendeva benissimo.
Contagiato dall'entusiasmo della massa, felice di essermi lasciato alle spalle il 2008, coi suoi trionfi e le sue brutture, lieto di prendermi qualche goccia di pioggia sulla crapa pelata, con tutto il senso di rinnovamento che dà.
Ci siamo fatti via Condotti per andare a Piazza di Spagna. E farsi via Condotti con tre femmine - e quelle tre femmine in particolare - è necessariamente un calvario.
Un metro. Stop. Vetrina di Fendi. Mezzo metro. Gucci. Dieci metri. Prada...
E i commenti, i deliri, davanti ad abiti da 1600 euro, borsette da 3mila, cinte da mezzo stipendio.
All'ultima vetrina non gliel'ho fatta e sono sbottato:
"E Santa Madonna!..." - o forse un pelo più volgare.
Solo che a fine frase mi son trovato che fissavo negli occhi un altro ragazzo, un tizio sconosciuto. Balbetto a vuoto, in cerca di qualcosa da dire, lui capisce che forse sono quasi in imbarazzo e risponde:
"No, no, sono d'accordo..."
^_^
Neanche tre metri dopo, girato l'angolo sulla piazza, un venditore ambulante cerca di vendermi un ombrello.
"Ombrello? Piove!"
E io
"No..." (=non voglio l'ombrello)
E lui
"Sì che piove!"
E io, girandomi a guardarlo
"E me lo dici a me che sono pelato?!"
Insomma, delirio, allegro delirio.
Tanto che sulla via del ritorno abbiamo cominciato a cantare.
E visto che c'era la macchinetta fotografica di Wanda abbiamo fatto anche dei video.
Con Valentina in particolare ci siamo messi a cantare "The lion sleeps tonight", con io che facevo Awim-Mawe, e lei che cantava sopra. La prima volta Wanda ed Erika per poco non si schiantavano a terra dalle risate perché una ragazzetta passando si è voltata verso gli amici ed ha detto:
"Sentito che bella voce che ha la signora?"
Per fortuna non l'abbiamo sentita, sennò Valentina la inchiodava al selciato...

Così se n'è andato il mio capodanno.
Il primo sera però è stato molto più entusiasmante.
Dovevo restare a casa a vedermi lo spettacolo di Paolini su La 7, ma fortunatamente me ne sono strafregato: la vita è fuori, ed è stata particolarmente gradevole.
Anastasia era a Roma per le feste di fine anno, a ribeccare un po' di amici, quindi ci siamo dati una punta e siamo usciti.
La distanza - lei vive a Bologna - e i pochi contatti in questi anni ci avevano un po' allontanato, ma alla fine, nell'arco della serata, eravamo di nuovo pappa e ciccia come prima. Per arrivare da lei, ero in ritardo come al solito, ho guidato col finestrino abbassato per reggere con la mano lo specchietto retrovisore che m'avevano scardinato la sera prima (parcheggiata dietro via dei serpenti...) e nell'attesa - perché ovviamente anche lei era in ritardo sul mio ritardo - sono riuscito persino a sistemarlo. Orgoglioso di me, dopo un sacco di fatica risolta col provvidenziale aiuto di un passante ("Dia un cazzotto qui, io ho le mani impegnate"), sollevo lo sguardo e lei arriva.
Ci siamo presi qualcosa al bar, poi siamo saliti in macchina e abbiamo fatto un giro, al Gianicolo. Tante chiacchiere, qualche foto al panorama spettrale di una Roma avvolta dalla nebbia come non mai - oh, al Gianicolo!!! - e poi accompagnata a casa degli amici, dopo un tre, quattro ore.
Cerchiamo di non far passare di nuovo così tanto tempo...

Il giorno dopo sono partito per andare due giorni a Roccastrada, su invito di Otto, studente in suono al Centro Sperimentale.
L'idea originale era quella di vedersi due giorni a fine dicembre per buttare lì un brainstorming creativo da cui far partorire dei progetti, grandi o piccoli che fossero, di attività legate al cinema. Dal cortometraggio a semplici esercizi.
Invece sono finito a casa di amici suoi, più o meno imbucato, con in mano una boccia di rhum e una di succo di pera (avanzi del Capodanno) che mi hanno garantito il soggiorno completamente gratuito. E per due giorni me ne sono stato in panciolle a godermi il sole ed il freddo becco dovuto al vento che - per la velocità a cui viaggiava - doveva essere stato il coach di Schumacher da piccolo...
Del progetto iniziale, giusto una chiacchiera la mattina del secondo giorno, quando siamo rimasti da soli perché lui aveva lo stomaco sottosopra, vista la sbronza del giorno prima. Capirete, quando mi hanno invitato la prima cosa che han detto è stata
"Abbiamo 54 litri di birra."
La nota pittoresca è stata che il ghiaccio con gli altri l'ho rotto davvero la prima sera, quando li ho beccati a giocare a Kinito, cioè la variante del Tokio Alcolico: si gioca a Tokio, ma chi perde beve. Ed erano tutti gran bevitori, porca puttana. 0__0

Infine, e questa è la nota su cui voglio chiudere, mentre mi godevo per la seconda volta il viaggio sull'Aurelia attraverso località marittime in pieno inverno - uno spettacolo! - mi chiama Stefano per confermare l'appuntamento della sera, il 4.
Si usciva (di nuovo) io, lui, Elena e Jodi, quest'ultima anche lei studentessa del Centro, ma di fotografia. Australiana, molto carina. Uno di voi, il Digia, l'ha anche conosciuta.
Però non mi andava di andare a cena con loro, per cui li ho raggiunti dopo, a Garbatella.
Gran bel quartiere.
L'osteria dove stavano l'ho annotata a mente perché m'è sembrato il tipico posto "dove se magna bene e se spende poco". I proprietari erano cordiali e, guarda caso, il più giovane lavorava nel cinema... e in un momento di distrazione delle fanciulle siamo finiti a parlare di film porno sullo stile del "chi conosce chi", visto che fra tutti e tre certa gente (pare parecchia) l'abbiamo conosciuta.
Adesso saprei anche dove andare a beccare Andy Casanova per farmi fare un provino o proporgli soggetti, se servisse... ^_-
Comunque, usciamo dal locale e andiamo a farci una passeggiata.
Una bellissima passeggiata, col freddo pungente e una Roma deserta.
Elena, che sulle prime avevo forse un po' mal giudicato, s'è rivelata una ragazza piena di gioia di vivere, ed è lei che devo ringraziare per il ricordo migliore d'inizio anno.
Avevo voglia di correre. Una matta, salutare, voglia di farmi una gran corsa, bruciando calorie, energia, liberandola dal mio spirito. Voglia di sprizzare felicità. E l'ho detto, proprio perché non riuscivo a tenermela dentro.
Sapevo già che Stefano me l'avrebbe bocciata, e poi Elena aveva le scarpe col tacco quasi a spillo, solo Jodi avrebbe potuto reggere la corsa. E invece Elena mi fa
"Beh, io le scarpe me le levo, ma solo se ce le leviamo tutti..."

E' stata la corsa più spettacolare di tutte (tranne forse quella sotto il diluvio col Deso), e Stefano ancora non capisce cosa si è perso.
Buona notte/giorno, e buona vita a tutti


l'ormai 34nne
GrimFang