L'artista mescola il sangue con la terra, per generare sempre nuova vita...

Sarà sicuramente potente, la vita. Piuttosto dolorosa, a mio avviso, a volte sorprendente, sicuramente intensa, vibrante, indubbiamente da vivere. Sempre e comunque.

Sara Tenaglia

Terra, Pioggia, Fuoco & Vento

Terra, Pioggia, Fuoco & Vento
Fire cup

giovedì 29 novembre 2007

Out 1 [Take two]

[segue dal precedente]

...E una volta lì dentro, divento felicemente preda di Valentina, come prima ero stato preda di Gailor per i costumi.
Adesso: se uno deve girare una scena con degli effetti speciali che macchiano i vestiti, come fai a dirmi di portare roba mia "il più possibile uguale"?
A meno che uno non si chiami Rotschild o Dylan Dog, è ben difficile che entri in un negozio e dica "mi da cinque di quelle?".
L'ultima camicia che ho comprato veniva 59 euro!!!
Così, io m'ero portato uno zaino pieno di vestiti, dei colori che aveva detto lui, ma sono rimasti tutti - ovviamente - inutilizzati: ne aveva scelti due (parlo di accoppiate camicia/pantaloni), che erano simili, ma non identiche. E di colore uno decisamente più chiaro dell'altro (uno dei due pantaloni era a dire il vero identico all'altro, ma aveva stinto! ^__-).
Così, sanamente, ha finito col correre a comprarmi cinque magliette identiche, e tra l'altro la quinta era di una taglia differente, per cui me l'ha dovuta allargare. Solo così il regista si è garantito di poter girare più di un unico ciak!
[altrimenti sai che risate: in una scena vesto nero, nell'altra grigio, nell'altra viola...] ^__^

Chiaramente, è stato bellissimo farsi fare la barba da Valentina, cui ho confessato la mia fantasia, ma omettendo il dettaglio del 'solo in lingerie e camicia'.
Eppure, non so perché, le donne hanno paura di far del male, di tagliarti. Di non saper dosare bene la pressione. E anche lei non ha fatto eccezione. [Devo iniziare a pensare che se mai una mi dicesse sì nel farmi la barba e premesse il dovuto, in realtà è perché non gliene frega niente di farmi male?]
Nonostante si trattasse di rasoio elettrico, poi! Anzi! Di tosabasette!
Vabbé, comunque vada ho finito io, ma si può dire che l'abbiam fatto assieme. E ogni volta che si sporgeva verso di me, guardavo il suo bel viso incorniciato da quel cappellino di lana verde, semplice semplice, con quel fiore grosso di lato... proprio come quei cappellini anni trenta che indossava Louise Brooks (che mito!!!). Incantevole.
Beh, è stata l'unica cui finora abbia chiesto l'email. Anche se mi tocca aspettare di rivederla, per prenderla, visto che lì per lì eravamo entrambi incasinati e senza penna.

Ad ogni modo, appena entrati nella videoteca - mentre tutta la troupe sta montando le cose - io cerco di trovare e definire meglio il mio personaggio.
Non so chi, forse Erica, a quel punto mi dice qualcosa tipo "Ecco, questa è la tua casa"...

...inutile dire che qualcuno, due minuti dopo, scovava a colpo d'occhio (!) alle mie spalle, sopra la cassa, la vhs de "La leggenda del dito in culo" (anche se la copertina non era questa), con esplicative immagini di copertina. In compagnia delle quali diverse persone si son fatte fotografare affinché fosse documentato nel backstage. ^__^

Mentre cerco di sentirmi a mio agio in quei nuovi panni da rivenditore affitta video, e cercando di visualizzare - finalmente! - come si svolgerà davvero quella colluttazione fino ad allora solo immaginata, ecco che spunta fuori il primo problema.
La scena che dobbiamo girare è divisa in due parti: Didier, in maschera da wrestling, entra e mi costringe alla cassa per rapinarmi; e io, mentre lui è in fuga, gli sparo, lo manco e ne patisco le conseguenze. Ovvero, vengo saraccato di botte da Didier, che mi si lancia addosso, mi afferra e mi mena.
Adesso, però, c'è un grosso problema: a) Didier è alto, io no, il bancone sì e b) il bancone è pure largo! Risultato, o Didier si lancia, mi afferra, mi solleva manco fosse Wonder Woman e mi mena tirandomi sul bancone, o in qualche modo io devo essere più alto.
Il rialzo.
Serve un rialzo. Come per Bogart con la Bergman. ^__-
In quattro e quattr'otto un pezzo di marciapiedi 20x20x40 circa viene divelto dall'esterno e posizionato sotto i miei piedi, come se dietro al bancone ci fosse una pedanina. Così mi evito di dare terribili botte di sterno sul bancone ogni volta che vengo tirato e mi procuro il simpatico passatempo di restare in quei dannati 40x20 centimetri o vado giù lungo, da cui la scelta del regista di non farmi mollare da Didier finché non lo tirano via.
Già, perché la scena termina quando lo tirano via... Nausicaa lo tira via.
E Nausicaa parte solo quando vede il gesto del regista che la autorizza a farlo.
E il regista lo fa quando si ricorda di farlo...

...quanti cazzotti ho preso oggi, regà. Quanti ne ho presi...

Sì, perché prima di girare con gli effetti speciali, è giusto che la scena - trattandosi della prima volta in loco, cioè rendendosi conto delle difficoltà oggettive e delle necessità tecniche relative alla scena - vada provata e riprovata. Anche per trovare meglio le motivazioni necessarie agli attori: io e Didier ci si era visti una volta sola, prima!
Lui, doveva trovare un motivo per ammazzarmi [... chi ha detto 'facile'? ^__-], io ne dovevo trovare uno per ammazzare lui! E, considerato che - come appurato mentre giravamo - il valore complessivo del furto era di ottanta euro... Perché mai dovrei uccidere uno che mi ha fregato massimo massimo una cena al ristorante indiano?
Qui, ci siamo proprio trovati e venuti incontro: Didier mi ha dato una motivazione di ferro. Qualcosa per cui davvero ucciderei...
Entra, mi rapina, mi sbatte verso la cassa, mi prende una miseria, fa la voce grossa, a casa mia, e poi... mi dà tre schiaffetti sulla pelata, come se fossi un bambolino!!! ^___^
La trovata è stata di tutti e due, ma la seconda volta - purtroppo una volta sola - l'ha fatta così bene, ma talmente tanto bene, che m'è uscito spontaneo un labiale senza suono, scandito con gli occhi fissi su di lui che andava via, per poi lanciarmi verso il cassetto con la pistola.
"Lj mortaccj tua..."
Una cosa così forte e naturale, non pensata, che se solo l'hanno ripresa mi danno l'Oscar per la comparsa! =)PPPP
Purtroppo, leggerlo non è come vederlo.

Così, di prova in prova - e prova questo, e prova quello - è finita che Didier, che mi doveva colpire con foga simulata, impugnando una versione di spugna della pistola di scena, m'ha dato piccoli cazzotti in testa dalle 11.15 circa fino alle 18.00 circa, pausa pranzo esclusa. Per quanto finta fosse la pistola, però, poi c'era comunque la sua mano! E per quanto picchiasse 'piano', dovendo mimare credibilmente la velocità, la concitazione di uno che stava per essere ammazzato, una certa botta comunque arrivava! E sempre nello stesso punto!
In una prova non aveva manco la pistola in mano, e nella foga m'ha assestato un cazzotto pieno - sulle dita (per fortuna)...
Morale della favola per due giorni ho avuto problemi nella masticazione, e ancora adesso dev'essere un po' livido e gonfio... Melo male che mi colpiva alla tempia, che se mi prendeva alla mascella buttavo il lavoro di lunedì del dentista.

Perché mi son stato zitto?
Beh, in primo luogo lì per lì mica faceva poi tanto male... Ero bello concentrato sull'idea di fare buona impressione - ho sempre voluto fare una parte in quei corti da quando ci lavoro, lì - e non volevo togliere motivazione a Didier, che già mi sembrava avere un po' di remore a picchiare come se fosse veramente un assassino.
Anche perché, scusate, al posto mio quando, dopo ore di prove di recitazione la testa comincia un pochino a farvi male, dirgli qualcosa su come dovrebbe picchiare, beh... Ci manca solo che comincia a metterci meno impegno, meno cura, e si finisce dopo altre tre ore!!! Rischiavo che ci facevamo notte, toccava ripeterla chissà quante volte e chissà quante altre botte pigliavo: uscivo scemo, ma molto più scemo di quando ci sono entrato. ^_^
Quindi, la scena non doveva risentirne, ed era molto meglio che mi stessi zitto. Tranne, ovviamente, quando la saraccata me l'ha data a mano piena, senza pistola, come vi dicevo. Beh, lì ho fatto un po' scena: mezzo martire a gratis, magari sì, ma non completo idiota!
^__^

E dopo, dopo abbiamo girato la prima parte della scena.
Pochi ciak, rapidi, a dire la verità. Questo è il ricordo che mi rimane.
Io vengo preso, sbattuto alla cassa, rapinato, schiaffetti, eccetera eccetera fino a quando punto la pistola per esplodere il colpo.
Poi viene rigirata anche per piccoli dettagli (la mia mano che apre il cassetto e prende la pistola, il braccio che punta, la sua pistola che batte impaziente sulla cassa, cose così) e anche seguendo le azioni delle altre due rapinatrici mascherate: Erica e Nausicaa. La prima che attende impaziente sulla porta e fa da palo, la seconda che si sceglie qualche film da portarsi a casa (che, come fa notare un pignolo aiuto regista, solo una cerebrolesa si prende le custodie vuote in esposizione da un affittavideo).
E poi, tocca alla parte con gli effetti speciali.

Chiariamo subito una cosa: se la prima parte vi ho descritto è stata girata facendo dettagli eccetera, questa no.
No, perché il regista, per chi ne capisce qualcosa, voleva che tutto fosse un cazzo di piano sequenza!!!

^___^

Ovvero, dal comando "Azione!" fino allo "Stop!" c'era tutta l'intera sequenza, tutte le cose che dovevo fare e tenere a bada, più quelle che mi ero preposto di fare (tipo far trasparire un'emozione più di un'altra... velleità, parlando di microsecondi!).
In pratica:
Le espressioni per 1) la pistola non spara! 2) perché non spara? 3) cazzo i proiettili! 4) cazzo mi è addosso! 5) questo mi uccide!!!
Singulto di disperazione.
Grido "No!". Anche ripetuto, volendo.
Poi:
Lui mi afferra per il collo (capelli non ce ne sono abbastanza - e m'ha detto bene, sennò ero calvo a chiazze) e a me cade di mano la pistola, mentre lo afferro per il braccio che mi tiene e allargo l'altra mano.
Lui mi comincia a menare sulla tempia mentre io grido, MA 1) grido ad ogni botta via via con minore intensità, fino al rantolo, al gorgoglio e al silenzio 2) quando mi colpisce (prima è molto meglio, ma non troppo sennò si vede) sposto la testa in direzione opposta al colpo MA NON le spalle, per simulare l'impatto...
...beh, quantomeno un impatto più forte 3) devo tenere il viso a favore di camera facendo in modo che sembri una posa naturale (!!!) quindi senza mai abbassarmi fino alla superficie del bancone 4) conto i colpi perché al secondo devo premermi la mano sulla tempia - dando modo al tipo degli effetti speciali di far sprizzare il sangue sulla mia faccia - e dopo altri tre la levo, per far vedere il mio volto insanguinato; il tutto evitando che qualsiasi cosa m'impalli (copra, si frapponga tra me e la camera) il viso.
E poi aspetto e spero e prego che Nausicaa abbia visto il segnale per togliermi Didier di dosso!!!
^__^
E questa è la versione finale, scritta bella ordinata! Nella realtà queste erano tutte indicazioni arrivate via via...

E tutta questa scena iniziava con un bel botto: perché Stefano, il tecnico degli effetti speciali, faceva saltare in aria una copertina di dvd a ogni ciak per simulare il mio sparo, come se avessi sbagliato mira!
Chiaro - tra questo e il sangue - che fossero necessarie un sacco di prove, no?
Quindi, ricapitolando:
[Prima parte] Didier entra per rapinarmi, mi costringe alla cassa, si prende i soldi, mi dà tre frontini ferendomi nell'orgoglio e spingendomi a prendere la pistola dal cassetto mentre fugge via e
[Seconda parte] gli sparo. Lo manco, lui si avventa su di me e mi massacra la tempia destra colpendomi col calcio della pistola, fino a farmi zampillare sangue a fiotti dal cranio.

E tutto questo, la seconda parte, intendo, con un tubo che mi entrava nei pantaloni, risaliva lungo la mia schiena, girava dietro la spalla e correva lungo il braccio sinistro fino al mio polso, da dove poi sarebbe uscito il sangue sparato a pressione!!!
Vagonate di sangue! ^__^

Stefano prima delle riprese m'ha spiegato come avrebbe funzionato.
Una bombola di ossigeno da sub, governata da un comando a pulsantino, spara aria in un contenitore di latta con dentro il finto sangue (qualcosa a base di amarena, come avrei scoperto più tardi) che viaggia nel tubo (neanche troppo stretto, tra l'altro) ed esce all'estremità opposta, sprizzando - in questo caso - dalla mia manica a mo' di fontanella. Se la mia mano fosse stata ben vicina al viso, sarebbe sembrato tutto normale. Suppongo che ci sia una sorta di regolazione della velocità a seconda di quanta pressione si esercita sul pulsantino.

Il primo ciak, dopo tutte le svarie prove fatte (tante, giustamente) è stata uno sbraco, con Lorenzo che alla fine ha detto "Tutto quello che poteva andare male lo ha fatto", ed io che - dopo la colluttazione con Didier, trascinato via da Nausicaa - ero scivolato sul sangue finito sul bancone, finendo per terra, dopo aver perso l'equilibrio sul rialzo. ^__^
Una volta a terra, la differenza di pressione tra sopra (dov'ero) e sotto (dov'ero finito) ha fatto sprizzare fuori anche tutto il sangue che era rimasto nel tubo, nonostante fosse cessata la spinta della bombola. Quindi, ho fatto un lago per terra, mentre la scenografa si affannava a tamponare la fuoriuscita con qualche kilata di scottex...
E via la prima maglietta!

Farsi truccare è stato molto piacevole, ma niente a che vedere con l'apoteosi di coccole che mi son sentito addosso ogni volta che c'era da ripetere la scena con gli effetti speciali!
^__^
Lì, uno deve essere veloce e professionale.
Nel tempo impiegato dal regista a rivedere la scena, io venivo preso, ritirato su, asciugato e pulito dalla scenografa, che poi passava a pulire la scena, mentre io venivo liberato dalla maglietta sporca dal costumista. Quindi, venivo amorevolmente lavato, asciugato e ritruccato dalla truccatrice, che mi faceva chiudere gli occhi e mi spruzzava delicatamente con uno di quegli spruzzini da giardinaggio, irrorandomi il viso con una pioggerella di goccerelline lievi lievi e piacevolmente fresche, per poi delicatamente passarmi lo scottex per asciugarmi, dare dei lievi colpi di phon e ripassare il trucco con fondotinta e tampone. Poi, venivo rivestito dal costumista con una maglietta nuova sistemata come la precedente e - tac! - ero pronto subito per seguire i consigli del regista e riprovarne un'altra! ^__^
Quando Valentina veniva a lavarmi via tutte le incrostazioni di sangue dal corpo e dal viso... Aspettavo con piacevole ansia la fine del ciak. Bellissimo.

Che poi, uno come me che è abituato ai set fai da te, rimediati, fatti in casa, dove la collaborazione di tutti conta come oro, ci resta pure male a sentirsi dire "non farlo, non spetta a te".
Mi riferisco al fatto che, quando navighi in una pozza di sangue finto, che si va allargando sul pavimento, ritengo quantomeno corretto - se non doveroso - cercare di metterci una pezza, soprattutto se hai dello scottex sottomano. Sentirsi dire che non è compito proprio, e proprio dalle persone che - diciamo così - hanno la responsabilità della cosa, è qualcosa che mi colpisce.
Certo, posso capire se si sta facendo riferimento, invece, al fatto che il mio compito in quel mentre è di farmi rapidamente truccare per essere pronto per la nuova posa in tempi brevi, ma capisco molto meno se si tratta di una questione di competenze.
Per me, il cinema - e soprattutto il corto - nasce dall'interazione coesa tra le persone.
Uno fa le cose perché gli va di farle. E non solo perché viene pagato.
Sono un illuso, un sognatore? Può essere, ma mi sta bene così.
Che la scenografa possa dirmi una cosa del genere perché ha 'paura' che se la aiuto possa sembrare che lei lavora poco, o ancora, che mi venga detto di non fare, di non dare una mano perché sennò viene in qualche modo 'delegittimata' una categoria... beh, mi sembra una cosa più che possibile, ma comunque triste.
Che non dovrebbe essere presente su di un set.
Nel mio fantastico mondo dei sogni, uno dovrebbe stare su di un set perché ci crede fino in fondo; perché crede nel progetto. Come la troupe scassona di "Ladri di cinema"... Mi manchi, Piero, mi manchi.
Niente, continuerà a venirmi naturale il fare una cosa se posso.
Come far rallentare il traffico quando facevano le riprese davanti al benzinaio, dalle 18 alle 21, quando me ne sono andato a mangiare a casa.

Vabbè, tornando a noi...
Il primo ciak, a quanto pare, al regista non andava bene. Peccato, perché io m'ero convinto che non fosse male. Si vede, mi pare di ricordare così, che nel saltarmi addosso Didier abbia spostato il bancone, come aveva già fatto altre volte - e anche di svariati centimetri, una volta per rimetterlo a posto ci si son dovuti mettere in tre - e così facendo abbia coperto il pestaggio per gran parte della scena.
In effetti quella volta era stato abbastanza irruento, visto che poi ero persino finito per terra, fuori equilibrio.
Comunque, indossata la seconda maglietta e fatto il possibile per far tornare i palmi delle mie mani di un colorito naturale e non amarena - ah, ecco cosa mi ero scordato dalla lunga lista: tra le altre cose c'era anche quella di non mostrare mai il polso sinistro, ovviamente, col rischio di far vedere spuntare il tubo del sangue! - si deve cominciare il secondo ciak.
Chiedo un po' di tempo per ripassare con Didier l'esatto ordine delle cose, e ricordarmi di reggermi a lui con la mano destra, con la scusa che lo afferro come se cercassi di togliermi dalla sua stretta (e invece è per non cascare una seconda volta dal bancone).
A bassa voce, uno di fronte all'altro, ripassiamo mentalmente la sequenza.
So di avere ancora la maglietta che ho addosso e altre tre sole possibilità (visto che una è già andata). E non ho affatto voglia di far sporcare cinque magliette senza che la scena vada bene per colpa mia. E' quello il tarlo che mi angoscia.
Si va, secondo ciak.
Avrò tempo per concentrarmi ancora, nel caso, nel tempo per la pulizia del sottoscritto, del locale e la sostituzione dell'ennesima maglietta più tardi.
Al massimo cinque ciak.

Fortunatamente è andata bene alla seconda!
^__^

Non so dirvi perché o per come, semplicemente Didier mi è saltato addosso e qualcosa l'ho fatta precisamente, qualcos'altra d'istinto, perché non ci capivo più niente.
So solo che lì ho scoperto che il sangue sapeva d'amarena, quando diversi e abbondanti fiotti mi son finiti dritti in gola, facendomi fare involontari gargarismi. Che qualche botta m'è arrivata, non troppo forte, ma nemmeno troppo piano, e che tra questo e il sangue che mi annegava m'è quantomeno uscita fuori un'espressione veramente sofferente, e in più spontanea perché non ci capivo un cazzo.
^__^
E in tutto questo, il regista s'è distratto, ed il segnale a Nausicaa per fermare il massacro è pure arrivato in ritardo! =)P

Almeno, posso consolarmi che ad Erica è andata peggio.
Più tardi ha dovuto girare una scena in cui sniffava, e nella finzione del cinema la 'coca' è realizzata con una medicina... fortemente lassativa. =)P
Cosa non si fa per il cinema!

Comunque, il secondo 'take' (Take two) è andato bene.
Lorenzo era entusiasta, e solo dopo s'è fatto quattro risate quando gli ho 'rivelato' che Didier m'aveva picchiato sul serio e che non ci avevo capito un cazzo davvero.
Non era andata esattamente così, ma non so perché gliel'ho detto.
Se non tendo a sminuirmi non sono io.
^__________________-
Ma forse è solo per sentirmi dire che sono bravo, come ha detto (e ripetuto) Erica.
Un po' come Bette Midler in quella battuta che parafrasava (credo) Mae West: "Ma basta parlare di me, parliamo di voi. Cosa ne pensate di me?"

E il 7 dicembre c'è lo spettacolo su Pascarella e dintorni, col Deso ed il Digia sul piede di guerra... ^__^
Ok, per ora.
Fuori uno.


GrimFang

martedì 27 novembre 2007

Out 1

Parafrasando una battuta - no, no: citando proprio - che ho avuto modo di fare una volta a Erika (e che inserirò di sicuro in qualche sceneggiatura),

"Certo che me la potrei pure scoattà... Anzi! Me la scoatto proprio!!!"

^____^

Torno fresco fresco (per modo di dire) dal set del cortometraggio (23' ca.) di Lorenzo Sportiello, studente in regia dove lavoro io. Ed è pure il suo saggio di diploma, ovvero il lavoro più importante dei tre anni che ha pagato - wops! lapsus ;) - passato lì dentro...
Come vi dicevo nello spazio del Promemoria (qui, guardate in alto a destra...) "Martedì si gira il corto, dalle 11.00 alle 21.00! Che il Grande Spirito me la mandi b(u)ona!".
Beh, il Grande Spirito non si è limitato a mandarmela b(u)ona, ma ha abbondato col numero! ^__-
Infatti non solo la deliziosa Francesca - aiuto regista molto molto carina che avevo già conosciuto ma di cui non vi ho detto niente perché siete delle malelingue malpensanti e gente di bassa lega e triviale che pensa solo alle cose sconce *passa un aereo* non come me che invece sono bello alto e fine, *serranda* porco *macchina* cannibale *gatto* elettrostatico *stadio* saponetta - ma anche la dolcissima Valentina - truccatrice che in qualche modo si è avvicinata a realizzare una delle mie fantasie romantiche: quella di avere una donna che mi fa la barba.

Sì, ho la fantasia di farmi fare la barba dalla mia ragazza, perché?
Possibilmente a cavalcioni su di me e con indosso solo una camicia larga e la biancheria intima.
^__^

Cmq, tornando a noi; Francesca è stata, ovviamente, estremamente indaffarata a stare appresso alle scartoffie, mentre - visto che recitavo una parte - ho passato più tempo al trucco. E la mossa di essere andato con Nausicaa (non proprio il mio tipo, ma comprendo di essere nell'1%) e Francesca al bar la mattina e lì comprare le sigarette (perché oggi ho fumato di brutto, ma soprattutto ho offerto! ^__-) e le mentine è stata parecchio azzeccata.

Ma andiamo con ordine.
Sono diversi giorni che sto appresso alla cosa, anche facendo la parte dell'apprensivo. Ma, capirete, l'indirizzo dove andare - via Tazio Nuvolari, dietro casa dei genitori di Fefé - e soprattutto come vestirmi me l'hanno detto ieri sera (tardi) al telefono...
Mal di stomaco lapalissiano.
Questa è la caga tipica della coscienza sporca: facciamo ancora un salto indietro.

Venerdì, come vi dicevo, sono andato a fare le prove col coordinatore stunt - che poi non è che oggi sia servito molto, come vi dirò - e poi, dopo, siamo rimasti a chiacchierare, cercando di trovare tutti i movimenti adatti per il pestaggio finale, che gireranno domani Davidone, Frankie, Marco e Didier e che non credo riuscirò a vedere. (Buh.)
Venerdì è salito il fomento: tre fascistelli che gonfiano di botte uno spacciatore, fino a lasciarlo sul selciato in una pozza di sangue. Immaginatevi noi lì, in questo buco di culo di Roma (nel senso che arrivarci è stata un'Odissea al quadrato, alla fine ci sono arrivato prendendo una strada contromano, ci abbiamo messo un'ora e mezza a trovarlo), davanti al cancello di questa autorimessa - zeppa di auto della polizia e veicoli dei carabinieri - in cui avevamo fatto le prove e da cui oramai se n'erano andati via tutti lasciando liberi i cani, noi tre che - in mezzo alle nostre auto - provavamo fisicamente i movimenti del pestaggio!
"Tu sposti lui e gli dai un cazzotto in bocca, così... poi lui gli dà un pugno sull'altro lato..."
"E io che faccio, scusa, mi faccio menare e basta?"
"No, vero, provi a reagire."
"Oh, ma se stanno così gli sta troppo vicino, al massimo gli può dare una spallata."
"Perfetto! Allora lui mi dà la spallata perché sta mirando all'altro che gli ha menato, ma appena mi passa vicino gli dò una capocciata!"
"Fantastico! Ma poi ce lo troviamo sulla sinistra!"
"Già, ma posso sempre dargli un pugno così... gira sulla destra!"
"Scusa, ma tu la camera dove la metti?"
"Qui. Così."
"Ecco, allora quando si gira sulla destra è perfetto per farti arrivare uno spruzzo di sangue."

^__^
Questo era il tono della nostra chiacchierata mimata.
E al tutto ho dato, devo dire, un certo contributo. ^__-
Ma la cosa più spettacolare per me - non volevo dirvela, ma c'è gente tra voi che non lo vedrà mai... E c'è gente che lo vedrà, per cui mi darà più gusto sapere che sanno che questa battuta è mia (se la mettono così) - è che a un certo punto il morituro, che sa di essere spacciato e non riesce ad alzarsi, deve pronunciare la sua ultima frase. Una frase di quelle indelebili, in cui a mo' di testamento si porta almeno appresso nella tomba (metaforicamente) un avversario: una frase in cui rivela una terribile verità sul suo principale aggressore. Una frase... che non c'era!
Così, noi cinque lì a pensare a che frase può dire: il concetto è quello, ma gira che ti rigira escono solo frasi lunghe, troppo verbose. Soprattutto per uno che ne ha prese come una zampogna, per cui non è che abbia tutta questa capacità e voglia di parlare!
E a me fumano le meningi: ho voglia, maledettamente voglia di trovarla io quella frase. E' importante fare la mia gran porca figura.
Dimostrare quello che valgo.
E viene.
Cazzo se viene.

"Qualcosa tipo: ...Ce godi, eh? Come quanno te sbatti tu' sorella."

^__^
Grevissima.
Corta.
Coatta.
Amore a prima orecchia e applausi a scena aperta. Tutti fomentati.
Ci siamo praticamente salutati lì, ma prima Lorenzo ci ha dato due dvd da studiare. Trattavasi di scene di violenza tratte da un sacco di film famosi di cui - ovviamente - praticamente non ne ho visto manco uno.
Ed erano da studiare, per me in particolare una scena da "Goodfellas", quella in cui Ray Liotta scende dall'auto e va a fracassare la testa al vicino di casa che ha avuto a che fare con sua moglie (non so, credo ci abbia provato). Questo perché, in quella scena, il tipo viene ripetutamente colpito alla testa dal calcio di una pistola, come è successo in scena oggi a me.
^___^

La mia parte, infatti, è quella di un proprietario di videoteca (abbiamo girato a VideoMax su via Tazio Nuvolari) che viene rapinato da tre balordi mascherati (indossano delle maschere da wrestlers) e reagisce, sparando un colpo.
Purtroppo per lui, sbaglia mira.
Invece di colpire quello con la pistola (che poi è finta) va a vuoto, e ne segue che viene preso da questo e fa una gran brutta fine a forza di botte in testa.
Tutto per settanta euro e un po' di dignità.

Beh, ovviamente i compiti per casa non li ho fatti.
Ho passato tre giorni a grattarmi la pancia, e il dvd l'ho visto ieri sera un paio di minuti prima di andare a dormire, cercando la scena che, a dire il vero, è talmente banale che l'avevo già mandata a memoria. (C'ho la memoria fotografica io... ^__^)
E invece di passarli a studiare bene le mosse, le motivazioni, le espressioni facciali (fare quello che, con tutta buona volontà, era il 'mandare in automatico l'essenziale per non doverci pensare dopo' cioè lì per lì - cosa che è ovviamente accaduta), li ho passati a far altro. A restare indeciso se dovevo prepararmi per questo corto, scrivere un racconto per un concorso o prepararmi lo spettacolo del sette. Senza fare nessuna di queste cose, ovviamente...
Di più, invece di passarli a far ginnastica, perché i movimenti simulati vengon bene solo se hai i muscoli sciolti, sennò rischi pure di farti male, beh, non li ho nemmeno mossi oltre il normale. Anzi, dovrei ringraziare quando si è rotto l'ascensore domenica, perché almeno mi son fatto quattro/sei volte a piedi quattro piani di scale (cinque dal garage)... E in effetti questa mancanza di stretching la sto un po' accusando.

Bene, veniamo a noi.
I rapinatori erano Didier - conosciuto venerdì a quell'incontro - Erica e Nausicaa.
Erica Erica, lei.
Apriamo la parente: è stato molto molto bello lavorare con lei. Perché è un'amica e perché non c'eravamo mai visti recitare. O meglio, io sì a lei, lei a me no. E quindi sul set c'era una tenera aria di complicità anche quando ognuno se ne stava per i cazzi propri.
E poi, era bello perché si lavorava insieme.
Si condivideva qualcosa.
Ragazzi, ve lo dico subito: a fine serata, quando sono andato via (avevo già finito da un bel po', ma son rimasto a dare una mano - loro dovevano ancora rapinare il benzinaio, ma io crepavo di fame, fatica e sonno, e necessitavo una doccia) lei mi ha detto
"Sei un grande. Reciti benissimo. Recitavi meglio di me, Didier e Nausicaa messi insieme."

Adesso, al di là del fatto che mi vuole bene, qualche cosa vorrà dire.
^___^
E fatemela scoattà!!! =)PPP

E no, Deso, è troppo per essere solo il 'rincuorare una persona' o dar di sprone. ^__-

Anyway, stamattina sveglia presto e colazione leggera (che poi è il solito té con i savoiardi di Sardegna, i Pistoccheddos - qualcuno di mia conoscenza sarebbe estremamente contento di questo mio link ^__-) e convocazione alle 10:15 sulla scena.
Non avendo in tasca una lira ch'è una, passo prima al bancoposta, e passo la giornata in para che mi sfondino il finestrino della macchina - ormai è un retaggio atavico.
Non avendolo previsto nella pianificazione della sveglia, arrivo per le 10:26 (ahò, da casa mia con traffico di mattina è una specie di record, specie non sapendo dov'è la via - a tal proposito è geniale la telefonata di Erica sette secondi dopo che ho chiuso il Tuttocittà: "Come cazzo si arriva a 'sto cazzo di posto?!" [comprendetela, venerdì era in macchina con me] e sono pure riuscito a sbagliare le indicazioni!!!) e riconosco immediatamente il capannello di gente.
Per bucio di deretano c'è anche un parcheggio vuoto là dietro.

Arrivato sul set, sono accolto cordialmente.
La cosa più bella sarebbe stata da lì a poco, nell'inizio mattinata: tutte le facce conosciute come studenti che invece erano lì a lavorare. Riassumo tutto col candido commento di Filippo, fonico: "Bella XXX! Che ce fai quì?"
"Eh, me faccio corcare de botte!"
"Aaaah!" - s'illumina - "Allora sei tu quell'XXX che devono picchià! So' contento!" - e poi aggiunge - "So' tre anni che te volevo menà, nun te l'ho mai detto. Ma oggi me torgo 'sta soddisfazione!"
^__^
Il caffè ai Granai è stato quasi subito. Nausicaa: "Qualcuno vuole il caffè?"; io: "Io!" - e, rivolto a Francesca - "Vieni anche tu?". ^__^
Ormai credo abbiate capito che questo post va per le lunghe, quindi vi dico due parole su Francesca. Mi piace, come mi piacciono le donne solari, ma in più qualcosa di lei mi ha colpito; al punto da restare a congelarmi in giardino, tempo fa, quando ci hanno presentati, pur di restare a parlare con lei. Non so di preciso, forse è il suo sorriso. O il modo di arricciarsi i capelli, che le ho visto fare oggi (e che lei ha negato di aver fatto) in contemporanea con Valentina, che ha anche lei un bel modo di arricciarsi i capelli, ma li ha molto più lunghi. E stanno cercando casa insieme, queste due!
(!!!!!!!*silenzioso alzo le braccia al cielo e agito le mani, con gli occhi quasi alle lacrime*!!!!!!)
Tra l'altro, c'è una nota curiosa a riguardo di Francesca.
Beh, il fatto che sia 'colpa' sua se io ho fatto questo corto.
Intendiamoci: Alex (altro assistente di regia/produzione) mi ha fermato una volta dicendo che l'idea era stata sua, ma a me è sempre stato detto (e una volta credo anche da lei) che era stata proprio lei a indicarmi. E considerato che è stata appiccicata ad Erica un sacco di tempo, e lei può averle parlato bene di me... è probabile, no? E poi...

E poi la sera prima ero al pub col mio amico Simone e la sua ragazza Nicoleta a bermi del porto, e ridevo, ridevamo, ridevamo, un po' brillo molto allegro, mi giro e tac! Non ti scopro che era mezz'ora almeno che stavo seduto a fianco a Sportiello? ^__^
Così lo saluto, un po' alticcio e lui mi fa
"Cosa ti porta nel peggiore pub di Caracas?" e mi piglia bene, ci scambio due parole e...

...e non ti finisco col dirgli, così, danblé (d'un bleu) "Comunque nel tuo cortomeraggio ci stanno due ragazze bellissime; una è la tua aiuto regista, Francesca. L'altra è una delle scenografe..."?!?!
E il giorno dopo faccio parte del cast!!! Incredibile, eh?
^______^

[No, Digia, non è un errore: mi piacciono anche due delle scenografe, Arianna e Anna Maria, quest'ultima bellezza timida un po' verso l'opposto di Francesca... ma mi ricorda da matti Claudia, una delle bambine che mi piacevano alle elementari.]

Scarpinata andata e ritorno fatta, e mi metto in disparte, al sole, sull'altro lato della strada con Erica, dietro di lei proposta: voleva scaldare la voce, quindi ci siamo messi lì ed abbiam cominciato a ridere, poi gli scioglilingua, gli esercizi...
Io le ho spiegato l'apnea alta e quella bassa che ci ha spiegato Vania la volta scorsa, lei ha provato a farmi pronunciare a raffica cose tipo bi-be-bé-ba-bo-bò-bu dove le accentate sono le vocali aperte o chiuse... mi sono tristemente e ignominiosamente incastrato nel tentativo di ricordare l'ordine e focalizzare le lettere, la lingua accartocciata sul palato. Miseramente.

Il bello è che passa uno mentre saltiamo emettendo "He! He!", ci guarda e fa "Ma dovete andare a sincrono!". ^____^

Poi, squilla il telefonino. E' Francesca. Devo andare al camper (sì, c'era un minuscolo camper per tutte le esigenze) per il trucco. Arrivo mentre sta ancora al telefono, si spaventa e mi fa: "Ma dove stavi?!?" ed io "...dall'altra parte della strada!". ^__^

[segue nella parte seconda - Take two]

giovedì 22 novembre 2007

Questo post va in onda in edizione collage per limitate disponibilità di tempo.


1. Per chi non lo sapesse, il primo è Ingvar Kamprad della fattoria Elmtaryd vicino al villaggio di Agunnardy (I-K-E-A, dice niente?), con cui condivido un po' di dislessia; il secondo è l'inventore polacco dell'esperanto; il terzo andate a studiare cinema se non lo sapete; il quarto (ho dovuto vedere il morphing tra la mia faccia e la sua per scoprire le somiglianze!) non credo esista chi non lo conosce, ma nel caso guardatevi "Ghost" che ripassano in tv per la nonsoqquantesima volta (che palle); il quinto è un architetto, inventore e visionario cui è dedicato il nome dell'isotopo del Carbonio 60 (Buckminsterfullerene), con cui condivido una certa gestualità nel parlare, e il parlare parecchio; il sesto è uno scrittore di fantascienza (che somiglia più a Lucio che a me), con il quale è inutile sottolineare cosa condivido (no, non la moglie... è single); il settimo (di cui condivido il fascino) e l'ottavo (di cui condivido... beh, NON condivido l'espressività grazie a dio) non han bisogno di spiegazioni...
E dire che son stato costretto a lasciar fuori Elisha Cuthbert (veniva dopo Swayze!) e il batterista dei Rolling Stones!

[Nel frattempo: Ta-ta, ta-ta, ta-ta, Tàn! Ta-ta, ta-ta, ta-ta, Tàn! Ave-vo salva-to i li-ìnk! Ave-vo salva-to i li-ìnk! ^____^ Eh, già, sulla pennetta, quando ho cambiato computer avevo salvato tutti i bookmark di Explorer... Non ho perso nulla! ^__^]

2. Ho apprezzato tantissimo il video "Falling Down" dei Duran Duran... sarà perché l'ho visto senz'audio?

^__^

M'è piaciuto soprattutto come finisce.
Guardatevelo e fatemi sapere cosa ne pensate.

3. Giorni fa, a casa del Deso, vengo accolto dal Digia, che mi fa:
"Ho una ferale notizia da darti" e mi mette la mano sulla spalla.
"Ho smesso di fumare".

Io rido. "Embé?" - gli faccio - "Anch'io!". ^__^

Al di là della bellezza del fatto che una simile cosa sia capitata in quasi contemporanea (io son diverse settimane, lui son giorni) e della diversità intrinseca del concetto 'smettere di fumare' (lui ha proprio smesso, io mi concedo qualche sigaretta ogni tanto, per cui sarebbe più corretto dire che ho 'sospeso'), quello che vorrei qui sottolineare è che nessuno se n'è accorto.

Intendo, quando hai un amico che fuma parecchio, dovresti farci caso se d'improvviso non lo vedi fumare.
Da un certo punto di vista è confortante, vuol dire che non fumavo poi così parecchio. Da un altro, beh, dà sempre un po' fastidio che nessuno, proprio nessuno ti faccia "oh, come mai è da un po' che non ti vedo fumare?".
Ma in un certo senso c'è il trucco, perché non m'è capitato spesso di uscire con le stesse persone, per cui il notarlo era in certo senso difficile.

Ma fa specie che non se ne siano accorti in famiglia!!!

Per chiarire, e chiudere l'argomento, la prima volta che smisi fu per una ventina di giorni. In seguito ad un terribile mal di gola, semplicemente mi scordai di fumare. Giuro. Non ci pensai più, fino all'avvicinarsi di un esame all'università che mi rimise addosso abbastanza ansie da ritrasformarmi in una ciminiera.
Come allora anche questa volta è in conseguenza di un mal di gola, ma non del mal di gola in sé quanto del fatto che quel sabato - pur sapendo quanto una sigaretta di tabacco avrebbe irritato da morire la gola - io semplicemente non riuscivo a fronteggiare la smania desiderante di una sigaretta.
Era sabato; la sigaretta successiva è stata il giovedì successivo. Ma ero con Monika davanti alla macchinetta delle fototessera, e in quel momento una sigaretta ci stava talmente bene che nemmeno Dio avrebbe potuto negarmela... ^__^

Ma già nel primo periodo mi sono reso conto di svariate cose: in primis di come il desiderio di una sigaretta è al 99% un riempitivo. E quando ti accorgi che fumi ad esempio per riempire silenzi che potrebbero rivelarsi imbarazzanti, ti fai veramente schifo.
Davvero siamo così poveri di intenzioni, di capacità comunicative, o non sappiamo arrenderci ai silenzi a tal punto da abituarci al gesto (e non all'idea) dell'accendere una sigaretta per riempire le pause vuote con una boccata?
Davvero siamo così schiavi del tempo, del pieno, da non sopportare il vuoto? Solo perché non lo sappiamo/proviamo a conoscere?
Le implicazioni filosofiche sono molteplici e definitive, ai posteri l'ardua sentenza. Ma scoprire che la resistenza più difficile al fatto di non fumare non viene - come mi aspettavo - dal bere un caffè (facilmente superabile e soprattutto via via che lo fai ti abitui a non fumarla, dopo) bensì dal guidare?!
Quel giovedì, inoltre, mi ha fornito la chiave 'per il mio successo'.

Quando parli, e sei intrigato in una conversazione, e fumi, la sigaretta non te la godi. Non te ne accorgi nemmeno.
Quante volte capita di dare un tiro, guardarla e poi dirsi tra sé e sé "cazzo, già finita?". Non te ne accorgi, ti sembra di averci dato solo un tiro. E' aspirazione automatica, inconscia, febbrile. In fondo non voluta, come tonnellate di sigarette.
Io quella sigaretta di giovedì l'ho voluta, ma proprio tutta, e me la sono gustata tutta, attimo per attimo, boccata per boccata. E non le ho dedicato attenzione! Semplicemente, mentre ero concentrato sulla conversazione, il sapore mi arrivava piacevolmente al cervello, condendo la chiacchierata senza sparire, ma senza nemmeno diventarne il padrone. Come quando parlando pacatamente sorseggi un buon bicchiere di Porto.
^__^
Eccolo lì il segreto.
Io non smetto di fumare. Non combatto contro me stesso cercando di scacciare la voglia di fumo, drastico, definitivo, contro i mulini a vento.
Io sospendo. Rarefaccio (!!! Si dirà così? Possibile?).
Proprio per il sacrosanto gusto di fumare godendomele tutte! ^__^

Ovviamente, ci sono state delle sospensioni.
A Lucca, dopo averci provato ed aver ceduto due volte di seguito ho capito che non ce l'avrei fatta a resistere alla tentazione a) di scaricare le tensioni fumando e b) di andarmi a fumare una sigaretta con la ragazza di turno su cui posare le mie attenzioni! ^__-
Eppure, in quattro giorni di fiera, mi son limitato a finire il mio pacchetto già iniziato: 15 sigarette.
Per una situazione come Lucca, è un record.

Poi, un giorno m'è passato vicino un tizio con un sigaro aromatizzato e m'è venuta voglia di un Moods. Come li fumavo con Gabriele (che ha smesso), Sergio (che fuma pochissimo e solo quando gli va) e Alessandro (che questi li fuma solo con noi).
Così ne ho comparto una scatola, specie visto che incontravo Sergio di lì a breve e, morale della favola, Sergio non ha fumato mentre ne ho diviso uno con Dodo e due me li son fumati io.
Un altro un paio di sere più tardi. E stasera, tre sigarette, forse quattro, ma anche perché ero sovraeccitato da quanto stavo facendo. Perché

4. Mi hanno preso per una piccola parte in un corto.
Il ruolo di un videotecaro che viene rapinato. Sparo, poi scatta la colluttazione e vengo massacrato di botte. E stasera c'era l'incontro con il coordinatore stuntman, che ci ha spiegato un po' di trucchi del mestiere.
Ma è dopo che mi sono fomentato: quando siamo rimasti noi a buttar giù le idee e costruire le coreografie non solo del mio, ma di altri pestaggi del corto, ed ho anche partorito - io - una delle battute più importanti (se non LA più importante) del protagonista! ^_________^
Adesso ho un dvd con degli spezzoni da guardare, le idee più chiare ed un personaggio credibile con movimenti realistici da costruire e provare.
Perché si gira martedì, ho quattro giorni di tempo!!!

^_________^


GrimFang

giovedì 15 novembre 2007

Evvvvài!

Ieri mattina vado in ufficio e -tac!- accendo il piccì.
E lui -tic!-, -tic!-, -tic!- distrugge l'hard disk.
Ed io -porc'-, -ev'-, -tsots'- maledico il criatore in aramaico; ma poi ghigno.
Eh già, mi dico, ma io il ditino su quel post (email, ma mi andava di chiamarlo così) così importante ieri ce l'ho messo!
Controll' controll' e -zac!- voilà, era lì.

Eh eh eh sorris' beffard' d'ingegn', "t'ho freghét!".
Chiamo il tecnico, lui mi sentenzia che basta così, deve scollegarlo perché si è fottuto l'hard disk (e considerato quel che c'era sopra quell'hard si tinge di porno - cioè, volevo dire, di core) [tranquilli lo spacciatore è cambiato] e che trasmetterà la notiziuola alla Dell, perché il computer è il loro - e tra l'altro, nuovo di pacca (manco un mese).
E aggiunge che se siamo fortunati risolviamo tutto con un hard (ho-oh-oh-hhoooohhhh...) disk nuovo. [mio dio, ma sto così male, stasera?]

Ebbene, ta-dah!
Il computer nuovo / harde diske nòvo / tecnico della Dell (parente di Della Street, nemico di Chyna Doll) che ascolta Dalla in baby doll, è venuto questa mattina e tutto, entro il pomeriggio, è stato ripristinato.
Tutto-tutto?
Beh, ovviamente non ci sono più i files che avevo sul pc.
Niente più sfondi per il mio desktopo - ma tanto me li ero già pappapostati - niente più flies, ehr, files di lavoro _

...

_ ma tanto il file dei miei OTTO mesi di lavoro l'avevo già postato ai colleghi, vero? VERO? ^__^
Niente più accozzaglie, roba scaricata dalla mia stessa mail per essere re-inviata ad altri, niente files doppioni da casa che poi non si sa più qual'è la versione aggiornata...

...certo, via anche quelle due mail in cui due o tre battute di "Non maltrattate il Valhallasauro" me le ero appuntate.
E via anche quei due appunti di bozze di soggetti e/o sceneggiature di cortometraggi o fumetti che stavo - appunto - scrivendo o, a punti, appuntando.

Via tutte le zozzerie che si ammassavano nella cartella denominata "Fuffazza". Che è meglio non ricordarsi che c'era o potrebbe salirmi la nostalgia anche per la mondezza, che tanto poi lo so che mi prende così.
Come ogni volta che scendo in garage.
^__^

Via anche le altre cartelle, di scritti, poscritti, riscritti, criceti, coscritti, descritti.
Criceti?
Prescritti.
Insomma via tutto e una bella ventata d'aria nuova!!! ^_________^

...come dici?
Ah, è a posto? Funziona? Bene, allora rimettimi la rubrica della posta... Sì, tanto è uguale, c'avevo aggiunto solo un nome. Sì, me lo ricordo. Come? La password della posta? No, non la so... non me la ricordo. Aspetta, prova: busuddu. Non funziona? Usuppumegulotto? Neanche? Pitrofèllaso? Sapporio? Nigosumelarosonimelide?
Come dici? La cambi? Fai prima? ...beh, sì, hai ragione.
Ecco, mettiamo 'dado'.
Bene. Ok, ciao.
Sì, in questi due giorni non potevo lavorare al piccì, quindi ho fatto lavoro d'archivio... Sì, nel senso che mi sono smazzato gli archivi cartacei, quelli veri. Sì, questi qui con gli spigoli in ferro... che ti devi continuamente alzare e abbassare per pulire i cassetti. Oh! Scusa, ho detto 'pulire', volevo dire confrontare. No, è un lapsus perché oggi invece ho spolverato... sì... sono usciti fuori reperti del paleozoico... guarda, questo è un celenterate... Eh? Ah, confrontare! Le schede, sì...
Vedi questo cassetto? Ecco, l'ho svuotato tutto ed ho smistato le schede che c'erano, perché siccome stiamo lavorando su questo - i cortometraggi degli allievi - faceva un sacco comodo separare le schede già fatte da quelle da fare... capirai, sono centinaia... sì, tutte in ordine alfabetico... in due gruppi, sì... eh... no, non ci ho messo poi tanto: basta la buona volontà... sì, sono uscito un'ora prima, per il mal di schiena... capirai, sono andato in giro per negozi a comprare camicie... sì, belle... tre... e una giacca, perché quel commesso era davvero fenomenale nel suo mestiere... ah, guarda, le cose che ho comprato in quel negozio sono le più belle... una giacca e una camicia nere... eh, poi una bianca da sostituire - ho sbagliato misura - e poi una violacea cangiante, una figata... e un paio di bretelle.
In tutto?
Mah, credo intorno ai 320 euro...
No, non chiederti quanto prendo di stipendio.
Vabbé, ciao, ci vediamo domani, mi finisci di settare...

Ah, allora, al lavoro! Apriamo la banca dati [online] della cineteca!
Opporcazzozza, l'indirizzo dov'è?!?!

Circa una cinquantina di siti scovati a fatica in tre anni di mestiere per reperire informazioni a proposito dei materiali audiovisuali di tutto il mondo sembrano irrimediabilmente perduti. A memoria è possibile recuperare solo i più sputtanati, e i principali. Dai colleghi qualche link alle cineteche del resto del mondo, il resto, amen.
Curioso, di tutte le banche dati sul cinema - eccetto appunto le due più sputtanate - a memoria ricordavo solo le tre porno.
^__________^


Baci ai pupi,
GrimFang

PS: abbiamo una nuova lettrice in comunità! Evviva Momo!!! Signori, un bell'applauso a Momo, che fa teatro con me, è folgorata come me (oddio, dopo un post come questo, decisamente meno di me) e che si è letta questo mio blog senza dirmi nulla! E, visto che il blog è anonimo, riconoscendomi dal me stesso simpsonizzato qui sulla destra!! Su, un bell'applauso per Momo che ascolta Radio Rock Italia e che mentre chiacchieriamo mi risponde sicura che ho trentadue anni perché l'ha letto sul blog lasciandomi a bocc'aperta e con un'espressione acc'azzo!!! Un applauso sulla guancia a Momoooo!!! ^___^
Grrr... ^____-
Dai, tutti in coro "Benveeenuuuta Momoooo". E tu, dai: "Ciao a tutti. Mi chiamo Momo, e sono cinque minuti che non..."
^____^

giovedì 8 novembre 2007

"Ed è sAbAto sera"...

...parafrasando il poeta.

Lo so, lo so.

Dovrei postarvi le cronache di Lucca, ma in realtà ho accumulato così tanto arretrato che mi tocca provare a fare dei mini-post per argomenti, per provarvi a spiegare come si evolvono le cose.

Tanto per cominciare, mi sto scrivendo con Monika, dalla Germania. E la cosa non può che - ovviamente - farmi piacere.
Sebbene non ci si sia più visti dopo quel magnifico giovedì, lei ripartiva il lunedì successivo, c'è in ballo la promessa di un ritorno, a maggio, e qualcos'altro di sospeso.
Adesso so anche come fa di cognome e ho fatto una ricerca su Google immagini, così ho anche una sua fotografia.
Mentre le scrivevo avrei voluto dirle quanta voglia avevo di baciarla mentre parlavamo davanti alla macchinetta delle foto, ma poi ho rinunciato. Le ho scritto solo che avevo qualche rimpianto... ^__-
Più delicato.

Ma intanto, il sabato dopo quel giovedì è stato un altro sabato col botto.
Adesso, lì per lì vi scrivevo di sentirmi un po' come Djurdjevdan, ovvero San Giorgio come viene chiamato nella tradizione Rom. Ovvero "col fuoco nelle mani..." (una volta feci una sessione improbabile di montaggio a Videoambiente, di un documentario sulla festa del djurdjevdani; questa era una delle frasi di un'intervista).
Col senno di poi non me la sento più così calda, anche per via della stanchezza che mi tiro appresso da Lucca, ma di sicuro non mi posso lamentare.
Se ogni occasione capitata fosse andata fino in fondo, mi potreste separare la testa in due parti, per via del sorriso a 360 gradi... ^__-

Che è capitato quel sabato?

Beh, la mia 'non-cugina' Rebecca m'ha invitato a una festa a casa sua. C'ha tenuto a puntualizzare: "Eleganti".
La famiglia di mia 'non-cugina' è gente bene, quindi era chiaro che il messaggio voleva dire "occhio a come ti vesti e a che figure mi fai fare perché a questa festa sarà strapieno di gente tutta in tiro".

Generalmente, a me queste cose un po' deprimono.
Infatti sono entrato subito accampando scuse sul non sapere quanto potevo restare e sull'andar subito via.

Cambiato idea in meno di un minuto.

Ero vestito col completo beige, la camicia di lino tra il grigio e l'avana e soprattutto - per la prima volta in vita mia da che mi ricordi - con una cinta diversa da quella mia storica in cuoio.
Addirittura, questa era pitonata.
Quando mi ci metto so essere uno gnocco, ma l'effetto maggiore lo faccio a chi è abituato a vedermi girare trasandato come al mio solito. Comunque alla fine mi ci sento bene, nei miei panni, quando mi metto in tiro.
Beh, di sicuro ho ringraziato la provvidenza ed il tempismo di quell'avviso di Reby: mi sarei sentito un pesce fuor d'acqua in mezzo a quelle vagonate di gente in tiro!!!

Ragazzi, la gnocca...
Pieno.
Gonfio, capillare.
Alcune da starci male. E tutte generalmente dell'età della mia 'non-cugina' ovvero poco sopra i vent'anni.
C'era anche quella bionda che studiava giurisprudenza con cui avevo chiacchierato la festa scorsa, una col culo a mandolino... Era fasciata in un vestito nero che nulla lasciava all'immaginazione, e lasciava una scia di ferormoni suoi e altrui.
Però, visto che non m'aveva riconosciuto - e visto che non è che mi fosse sembrata 'sta gran cima (e in più era fidanzata, almeno all'epoca ^__-) - ho lasciato stare.

Anche perché, credetemi, lì non sapevo più da che parte mi dovevo girare.
In più, Andersen - che è il ragazzo di Reby - e gli amici, che sono uno spacco, più il mio "non-cugino" Marco, mi hanno offerto piacevoli conversazioni e un mare di risate, più un invito ad andare a fare soft-air con loro.

Ma - in assoluto - ce n'era una a far saltare le coronarie, facendo ballare il chachacha ai vasi sanguigni.
Giulia.
Una pantera dal viso d'angelo, multabile per eccesso di sensualità.
Tradotto in termini terreni, significa che qualsiasi posizione assumesse, ogni singolo movimento che metteva in atto era un distillato di poesia e inviti al sesso brutale al tempo stesso, e il TUTTO - non sto scherzando - senza realmente provocare. Senza l'intenzione di farlo.
Sapeva di essere provocante (doveva saperlo!), eppure il suo viso era il ritratto dell'innocenza. Se lo faceva apposta, beh, merita l'Oscar della Finta Ingenua.
L'incrocio perfetto fra la macchina da sesso e la ragazza acqua e sapone.
Una Mata Hari della sensualità.
Creatura fantastica, fatata.
Lei lasciava una scia di rantoli e singulti altrui, mentre noi s'ingoiava noi stessi sudando freddo pur avendo le caldane...

Dite che sto esagerando?
Un po', è vero, ma qualsiasi posa prendesse era mostruosamente sexy!
Coronarie.
Davvero.

Vedete, aveva il viso decisamente acqua e sapone, con i capelli corti - forse un pelo più lunghi - castano rossicci tenuti su da un'ampia fascetta scura. Il vestito leggero, di colore scuro, sembrava quello che indossano le divinità simil-greche tipo Diana, avete presente, come quelle romane che compaiono nei peplum e nelle pubblicità della Tim con De Sica (stile tunichetta tubino a minigonna, per capirci), sorretto da una cinta larga. A dirla tutta, sembrava quasi un negligee (come questo o questo). Sotto, un paio di attillatissimi fuseau, con fiocchettino laterale lì dove finivano, poco sopra la caviglia. E sotto, santissima concetta incoronata, un paio di scarpe a punta tonda col tacco largo e alto e cinturino sottile attorno alla caviglia!
Sbav'! Ghag!
Ed ecco la spiegazione: con un paio di scarpe del genere, per questioni di equilibrio, una donna è costretta a spingere il culo in fuori e inarcare la schiena, mentre i polpacci si gonfiano e diventano tondi e rigidi, belli pieni.
Una scultura!
Ogni benedetto istante, qualsiasi posizione assumesse, era una scultura.
Il ritratto di Diana dea della caccia...

Comunque, il sottoscritto si è direttamente messo il cuore in pace: una così, anche se fosse, ti tira il naso dove vuole lei e poi ti molla a bocca asciutta quando vuole.
Beh, oddio, magari non così direttamente... sicuramente non prima di tanti grossi sospironi, e mancamenti fisici, barcollamenti, ogni volta che nella calca le passavo vicino.
A chi potesse interessare, studia Scienze Politiche alla Terza.
Certo, l'idea che mi aveva dato di ragazza che fa la sostenuta un pochino me la sono rimangiata vero le tre e un quarto, quando l'ho vista seduta - dolorante per le scarpe - e poco dopo, quando l'ho vista tornare a casa in motorino...
Ma in quel momento io ero comunque tornato alla festa dopo aver riaccompagnato a casa Francesca...

Francesca è stata la professoressa d'italiano di Reby ed è tuttora la sua migliore amica; una splendida quarantenne (che la quarantina l'ha passata da un po') della quale avevo immediatamente notato - son sincero, come il vino - le bocce clamorose. A essere carina è anche piuttosto carina; la professoressa porca è un sogno erotico di tanta gente, compreso me e da come ci siamo poi conosciuti si può dire che... ci stava tutta!
^__^

Stavo parlando con Reby quando lei ci raggiunge e le fa: "Ti dovrei picchiare: fai una festa con tutti questi bei ragazzi ventenni, io mi sto sentendo male!", o qualcosa del genere.
Ci sono rimasto secco. Questa attenzione per il 'maschio giovane e ruspante', esplicitata in maniera così naturale e - se non son rimbecillito, già da prima m'era sembrato che fosse 'in cerca' e interessata (anche) a me (forse pure mia cugina mi deve aver presentato in qualche modo) - niente affatto casuale, la buttava di diritto non solo tra le papabili, ma tra le paLpabili.
...scusate, non ho resistito alla battuta! ^__-
Bocce grandi, carina, molto probabilmente porca: nun c'ho visto più.
Ho sparato a razzo un "Eh, siamo in due: anche io mi sto sentendo male con tutte queste splendide ragazze!" che voleva dire "Sì, sono libero, su piazza, e persino in cerca, come te", ed abbiamo chiacchierato a lungo, in particolare divertendoci a commentare la gente, gli invitati.
Siamo andati in giro, spesso trovandoci a... contatto, e quella sua affermazione così 'carnale' e allegra ha praticamente fatto sì che lei monopolizzasse la mia festa.
Anche quando mi son fatto ancora per un po' i fatti miei - spizzando ad esempio il quartetto 'sex&the city' (gossip, chiacchiere e in cerca di maschi) - in fondo stavo valutando come dove e quando provarci un po'.

Classico dei classici: la vedo andar via dalla festa sul presto, penso 'cazzo, se ne va, magari ha la macchina e non posso darle un passaggio!'. Voi già sapete che gliel'ho dato.
Mi fiondo, "ma come, già te ne vai?" e da lì si ottiene che resti e riprendiamo a parlare. Incollati tutta la sera.
Ci siamo vicendevolmente un po' sequestrati.
Così ho scoperto che lei è solita uscire coi suoi studenti, ed ha anche avuto qualche relazione con qualche ex-allievo, che è figlia cadetta di una contessa, che s'interessa di tarocchi, che abbiamo un fottìo di cose in comune che adesso nemmeno ricordo (ma è stato un continuo tutta la serata), e un sacco di altro che ci siamo detti lì alla festa, e poi in macchina, e poi durante il viaggio, e poi sotto casa sua - dove vive con le due figlie di diciassette e diciotto anni (niente battute sul 'farsi una famiglia', please) - dove l'ho mollata, alla fine l'ho lasciata andare, alle 2:45 di mattina.
Dopo averle detto, mentre scendeva, "e so anche fare i massaggi".

Lei è rientrata in macchina.
"Questo è un colpo basso", ha detto.

Lo sapevo benissimo. ^__-
Dopo, sono tornato alla festa, che era ancora in piedi e piena, dove come vi dicevo ho visto Giulia andar via, ed ho conosciuto un certo quantitativo di altre ragazze, tra cui due siciliane che erano uno sbrago, e poi si è fatta ora di andarsene.
Sono arrivato a casa alle cinque di mattina.

Francesca m'ha chiamato mentre guidavo sull'autostrada per andare a Lucca.
Le ho detto che non le potevo parlare, giustamente, ma dopo un bel po' le ho mandato un messaggio. Dicevo, più o meno, "...siccome sono bastardo ti saluto con un bacio sulla noce del collo, sperando che il fantasma delle mie labbra ti perseguiti a lungo".
Esplicito?
M'ha richiamato a bestia immediatamente, ma io non ho risposto.
L'ho richiamata solo lunedì, una volta tornato.
Ci siamo fatti quattro chiacchiere a lungo, e non mi sembrava affatto dispiaciuta del contenuto del messaggio. ^__-
Tanto più che sono stato drasticamente chiaro: relazioni no. Alla sua domanda in proposito del mio status sentimentale, le ho detto "io sono di tutte, sono di chi mi prende".
Che stia imparando ad essere uno stronzo?
Beh, funziona...
=)P
Stiamo a vedere.


Nel frattempo, ieri sera sono andato al Rialto Sant'Ambrogio, per una proiezione di un film indipendente in cui una mia amica fa il ruolo principale.
Per parcheggiare, sono arrivato tardi, e m'è toccato aspettare crollando dal sonno.
Rimarco dunque solo due cose: la prima è Rosaria, che in seguito avrei scoperto essere amica della mia amica e collega di Fiammetta, un'altra amica del liceo (toh! Mi accorgo solo adesso che sia la prima che la seconda amica risalgono al liceo!). Si presenta lì dove la cortesissima ragazza del Rialto ci aveva richiesto di aspettare la fine delle proiezioni (per non dare disturbo agli spettatori) e, quando viene fatta oggetto della medesima richiesta, sclera. Una cosa che aveva il tono del "lei non sa chi sono io", ma che in effetti diceva "non è possibile, ogni volta che vengo qui c'è un problema e non riesco a entrare", ma effettivamente ne veniva fuori un "ma quanto siete stronzi, tutte le altre volte col casino che c'è non fate problemi o ne fate di assurdi e adesso che non c'è nessuno me li fate peggiori"... insomma, non si è ben presentata.
C'era un che della ragazza che capisce da sola di stare usando le parole sbagliate per dire qualcosa di corretto (che avrebbe detto dopo, una volta più calma: "se lo sapevo prima, la pigliavo con comodo"), ma anche qualcosa della ragazza con cui è dura, davvero dura stare.
Come presentivo, era amica della mia amica, e siamo anche rimasti dopo a parlare.
Carina, molto; ma troppo nevrotica. In un momento in cui non aveva niente da fare, s'è messa a grattare via lo scotch da una finestra...
^__^

La seconda cosa, invece, è che mentre sorseggiavo la mia birra nella festa post-proiezione, mi si avvicina un tipo e mi fa "scusa, sei un attore?".
Ammetto - immodestamente - di aver pensato mi avesse visto da qualche parte, in qualche corto o che so.
Poi però ho accennato un sì, ma con riserva, definendomi "un mezzo attore", e spiegando poi i vari perché. lui mi spiega che fa il regista, che sta girando un corto e che gli sembravo molto adatto per una scena che deve girare, una cosa ad una festa. Ovviamente, la cosa mi fa molto piacere e mi spaventa al tempo stesso, ma decido che è una sfida e va accettata, per cui parliamo di disponibilità, dei giorni, e gli do il mio numero di telefono e la mia email. Dopodiché ci presentiamo; lui si chiama Gianni.
E già dalla seconda frase mi aveva sfiorato il sospetto che fosse forse 'gaio' e che la cosa si risolvesse come un mezzo abbordo. Però con lui c'era una specie di lacché/assistente, quindi, chemmefrega?
Vado, vedo e poi... poi si vedrà. Si fa sempre in tempo a dire no, no?
E poi, domani, è sabato di nuovo!
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Vostro,


GrimFang