L'artista mescola il sangue con la terra, per generare sempre nuova vita...

Sarà sicuramente potente, la vita. Piuttosto dolorosa, a mio avviso, a volte sorprendente, sicuramente intensa, vibrante, indubbiamente da vivere. Sempre e comunque.

Sara Tenaglia

Terra, Pioggia, Fuoco & Vento

Terra, Pioggia, Fuoco & Vento
Fire cup

domenica 30 dicembre 2012

Iva è Partita? E' Partita Iva.

Nel 2013 non sarà come nel 2012.
I Maya avevano ragione.
E' finito un mondo, quello del mio contratto a progetto.

Otto anni, 1-1-1-1-1-3 per la precisione.
Cioè cinque contratti a progetto annuali e uno triennale.
Se qualcuno se lo chiedesse, no, non è legale. O meglio, non era.

Ci hanno chiamati, tutti e dieci (ma eravamo nove che uno era già in ferie), dopo gli auguri di Natale. Auguri durante i quali il Nuovo Presidente - ch'è un timido di prima fatta - non ha tolto gli occhi di dosso da tre persone, che evidentemente gli davano maggiore sicurezza.
Tra cui, me.
Nemmeno mezz'ora dopo, lui e il DG ci chiamano e ci comunicano le novità sui contratti.

Avevo chiesto un incontro al Nuovo Presidente, per tutti i precari, dopo il suo discorso d'insediamento.

I precari mi hanno un po' preso come portavoce/scudo dei loro interessi, e non m'è dispiaciuto.

All'incontro ho parlato con entusiasmo, ognuno s'è presentato e ha detto la propria. Lui ha preso un sacco d'appunti.

Mi è giunta voce che al DG la cosa è andata mezza storta perché s'è sentito scavalcato.

Un collega che si occupa dei contratti è passato e m'ha spifferato che andava bene, che gli avevano chiesto di rinnovarli tutti.
Non l'ho detto a nessuno, finché non c'è nero su bianco niente facili entusiasmi.

Incontro il Nuovo Presidente al bar, un giorno prima dei saluti. Gli domando
"Si sa niente dei precari?"
"Penso bene" - sorride e risponde.
Un bel sorriso.
Non dico niente a quasi nessuno, sempre per il motivo di cui sopra.

Tutto questo mi passa rapidamente in mente, mentre la gola mi si secca e lui e il DG ci propongono di passare a partita IVA.


E' questa la soluzione?
Detesto i cambiamenti, per me ogni volta che c'è un cambiamento il mondo crolla, perché io devo riassestarmi. Chiamatelo egocentrismo. Fate bene.
Tutte le volte che ho sentito parlare di Iva, mi hanno fatto capire che sarà una bella donna, però quanto è stronza. Dio, proprio un concentrato di stronza.
Tanto per cominciare, è completamente a carico tuo. Cioè, non è autosufficiente: sei tu a doverle prendere gli appuntamenti ogni tre mesi per andare a fare i versamenti, non è che s'organizza da sola...
Poi è esosa; certi amici ci spendono un sacco di soldi per farla felice. Ogni mese mezza busta paga parte per farla sorridere. Anche se, stranamente, sorride anche il tuo commercialista.
Viene il sospetto che se l'intendano.
E poi, ti lascia senza garanzie. Ti può mollare da un momento all'altro. Beh no, semplicemente la molli tu quando, se capita, non puoi più permettertela.
Una che tu le dai un'appuntamento, che so, fra sessant'anni, e lei potrebbe venire a dirti che quel giorno non c'era, che non sei stato attento nel darle appuntamento...

Ma io, di Iva, ne so poco.
E il dubbio è se la voglio conoscere.
Sia perché uscirci la prima volta ti costa quanto l'ultima, e costa mantenerla. Ma anche perché, se è vero che le piacciono i rapporti liberi, io sono giocoforza costretto a essere monogamo, non avendo spazio per altre relazioni.
E sarebbe una relazione che, per come si sono messe le cose, più di due anni non potrebbe durare.
Quindi, che strabicazzo mi si prospetta per il 2013?

La scelta è se fare vertenza o meno.
E' capire in che cavolo di situazione mi trovo, quali siano i miei diritti, ignorare l'amaro in bocca per essermi fatto il culo per otto anni - dimostrando al di là di ogni ragionevole dubbio che non solo lavoro bene, ma che ci tengo al mio lavoro - e ricevere una proposta peggiorativa rispetto all'impegno precedente, e cercare di dirimere la questione sul 'è vero o non è vero che se non contesto l'ultimo contratto entro 60 giorni dalla scadenza decade per me la possibilità di rifarmi legalmente sul mio datore di lavoro?'.
Che poi, anche volendo dar la massima fiducia al DG e al nuovo Presidente, che ci assicurano che in seguito si cercherà, quando possibile, di inserirci a pieno titolo nell'organico - assunti a tempo indeterminato - anche volendo affidarmi a loro, a febbraio ci sono le elezioni.
Il 16 luglio 2012 la spending review ci cancellava a tutti gli effetti dalla lista degli enti parastatali. Cioè, ci cancellava punto e basta, e io ho rischiato di perdere il posto di lavoro. In un'orribile situazione traballante in cui avrei dovuto da tempo essere integrato a tempo indeterminato, e di colpo, di punto in bianco, non avrei nemmeno più avuto una Fondazione a cui appellarmi, cui fare ricorso, con la quale aprire la famosa vertenza: con chi la apro se ormai non c'è?
E nel caso orribile in cui avessi dovuto, per esser passato magari a un ministero, sostenere un concorso, dove andavo io che non ho nemmeno una laurea?
Poi ci hanno salvato, ripensato, dato un'altra chance.
Chi mi garantisce che non ci tocchino ancora?
Chi mi garantisce che non rimettano mano alla disciplina del lavoro, cambiando ancora una volta le condizioni dei miei contratti?
Per quanto tempo devo restare ancora precario e in dubbio se l'anno prossimo lavoro o meno?

Ma aprire una vertenza è sempre un 'mettersi contro' i propri datori di lavoro.
Un ottenere con la forza qualcosa che dovrebbe essere una naturale conseguenza: è sempre stata una cosa che quasi per principio non avrei voluto fare, credendo saldamente fino in fondo che quello che ottieni coi risultati del tuo lavoro non può essere perennemente ignorato o negato, e che uno come me, il posto fisso, se lo è guadagnato. E' quasi un atto dovuto.
Quest'estate uno studioso americano che ha fatto ricerche da noi era allibito del fatto che potessi essere sostituito, privato del mio lavoro, o in qualsiasi modo smettere di lavorare lì; perché si era trovato evidentemente più che bene. E so che non è il solo.
Quando quest'estate presi parola per parlare con Borrelli all'assemblea, all'epoca era stato incaricato di traghettare la Fondazione verso lo scioglimento, decine di studenti mi hanno dato il loro sostegno.
Per quale motivo adesso devo pretendere qualcosa che mi si dovrebbe dare condiscendendo?
Mah...

Sarà per questo che mi è tanto piaciuto il video di Montecristo, "Buon anno".
Perché parla anche di serenità e lavoro...
Ecco.
A tutti voi, un Buon 2013.
Un anno di buon lavoro.


GrimFang


martedì 11 dicembre 2012

No, dico, Stephen King! Mica pizza e fichi! ^_^

Gh!
Hanno postato, sul sito di RiLL, le recensioni dell'antologia dell'anno scorso, Il Funzionario.
Per chi ce l'ha, per chi se lo ricorda e in finale per chi non lo sa, lì dentro c'è un mio racconto che mi piace molto, Il giorno che gli Amish presero il fucile.
Uno di quei racconti che - per questo mi piace tanto - si costruiscono da sé: l'ho scritto senza sapere bene dove andavo a parare, e pian piano le immagini si susseguivano e i personaggi agivano un po' per conto loro, fino a portare il tutto a quadrare nella conclusione.
Per questo ne vado orgoglioso.

Ma adesso anche di più: ho scorso rapidamente la lista, non ricordandomi nemmeno esattamente quale fosse il racconto che vi era pubblicato, fino a quando non sono incappato nel primo rapido cenno di una mia presenza in quell'antologia.
E poi, poco più sotto, ho beccato questa, che mi sono fiondato direttamente a leggere sul sito.

Vi posto il breve stralcio che mi riguarda, nel caso in cui non vi andasse di leggere la recensione di tutto il libro.

"Rilevante pure l’influenza di scrittori del calibro di P.H. Lovecraft e Stephen King. Si leggano, ad esempio, i racconti di Giulio Leoni, dove il solitario di Providence viene apertamente citato e omaggiato, Gordiano Lupi, ma soprattutto Enrico D’Addario, il cui Il giorno che gli Amish presero il fucile ricorda le pagine più drammatiche de I lupi del Calla."
Gh!


...anche se sbagliano il cognome... =)P


Non avendo la più pallida idea di che diavolo fosse I Lupi del Calla sono andato a cercarlo su wikipedia.

"I lupi del Calla è il quinto libro della serie La Torre Nera di Stephen King. Questo libro continua le vicende di Roland, Eddie, Susannah, Jake ed Oy e presenta al lettore la figura di Pere Callahan (vedi Le notti di Salem)."

...paragonato a King.
No, dico, stiam mica qui a fare i pois sui leopardi.
^____^


GrimFang



domenica 2 dicembre 2012

Non fare oggi quello che il Cosmo ti suggerisce di non fare

C'è una cosa, tra le forze che gestiscono l'universo, chiamata Cosmo.
Certo, si poteva anche chiamare Franco, o Cosma - fosse stata donna - ma questo avrebbe potuto ingenerare delle confusioni, perché Franco è già quello dell'ufficio paghe, e Cosma, per quanto strano, è un nome da uomo.

Quindi, diciamo che è il Cosmo.
Ora, qual'è la mansione del Cosmo?
Principalmente, è quella di dare avvertimenti. 
Un esempio: se, come ieri sera, devi uscire per andare al compleanno del Digia a casa di Erika e, mentre stai per uscire, qualcosa ti fa passare per la testa che, nel caso piovesse, forse è il caso di perdere quei cinque minuti in più per cambiarsi il paio di Geox ("la scarpa che respira" - che da quando si sono consumate un po' troppo le suole sono diventate le "Geox - la pompa idraulica") con un bel paio di assai più consoni anfibi, be', quel qualcosa è il sussurro di Cosmo.
Non ascoltare Cosmo porta sfiga.
O meglio, questo è quello che si potrebbe dire se ci si limitasse a una visione superficiale delle cose: un'analisi approfondita dovrebbe necessariamente concludersi in un più prosaico e indubbiamente maturo "Nun l'hai voluto ascoltà? E mò so' cazzi tua".
Così, mentre ieri sera il Diluvio Universale timbrava il cartellino, e le mie scarpe ricordavano le falle dell'Arca di Noè, io tra me e me pensavo che forse non avevo ben afferrato la voce di Cosmo. Perché purtroppo Cosmo ha questo difettaccio: sussurra.
Non so, avrà avuto la tracheite da piccolo, ma davvero, quando parla, è capace che non lo senti.
In un certo senso, ti ci devi abituare. A forza di sentirlo, ascoltarlo, viene naturale se non altro capire che ti ha parlato. Allora basta fermarsi un attimo a riflettere su cosa possa averti detto per capirlo, perché - questa è una cosa che va detta - Cosmo è uno pieno di buon senso. Se dice qualcosa, è sempre un buon consiglio su qualcosa che stai per fare. Quindi basta pensarci un attimo ed eccoci lì a dire "Oh cacchio, scordavo le chiavi di casa!", "Ma dove vado senza regalo???", "...ecco, magari se il gas non lo lascio aperto...".

Quindi Cosmo è assolutamente una persona fenomenale.
Voglio dire, sta lì, come un compagnone, spessissimo in silenzio, a guardare. Ci sono volte in cui gli chiedi un aiuto, apertamente, un suggeruimento e lui invece sta zitto. Sta fermo lì, ti osserva e ti sorride. Lo fa perché vuole farti imparare. Mica sta lì a parlare a caso, come Ego; lui quella storia dei pesci e dell'imparare a pescare l'ha presa molto sul serio.
E non dare ascolto a una così bella persona, che in genere parla poco, beh, è un peccato.
Inutile dire quanto sia un'aggravante reiterare la disattenzione.

Però capita.
Ad esempio, dopo essere tornato a casa ieri coi calzini zuppi, il minimo che potessi fare era sbattere le Geox in armadio e mettermi gli anfibi.
Ma, mi sono detto, oggi tanto non esco, e gli anfibi sono così scomodi da allacciare...
Stamattina mi sono alzato (tardi) riposato, e con la strana voglia di fare - per quanto possibile - un po' di pulizie.
Se vi dico che camera mia è lercia, un vero cesso, non dovete prendermi in parola. Perché è un eufemismo.
Quindi era non solo salutare, ma necessario prima dell'emergenza sanitaria mettersi a pulire.
E credo, davvero, che Cosmo questa mattina mi stesse proprio dicendo di tirar su le maniche e poi mettermi a lavorare.
Ora, giuro, non ho la più pallida idea di quand'è che ha cambiato idea.
Cioè, non è che l'ha cambiata, ma forse - preso dal mio entusiasmo - mi è sfuggito il resto della frase, quello cioè che aggiungeva "...però non usare la tecnologia".

Il vero peccato - come dicevo - è la reiterazione. La reiterazione della sordità.
Se Cosmo, poveraccio, si sforza di farti sentire la sua voce, è proprio da stronzi, prima che da cafoni, non starlo a sentire.
Così, dopo aver dato una sonora spolverata ai mobili, ed essermi concentrato sul piano delle lavorazioni (scopa elettrica, in camera e corridoio, poi straccio e se avanzava tempo anche il bagno), mi sono detto che al limite, invece di farmi la doccia, era il caso di sbattere il cumulo di biancheria arretrata in lavatrice e magari fare un paio di lavaggi, di modo che al secondo potessi sbattere dentro anche la tendina della doccia che non era in stato "Ecce homo!" solo perché l'Homo in questione si sarebbe sonoramente rifiutato di farsi 'sindonizzare' da un simile telo. Va detto che adesso è lindo e pinto che non sembra nemmeno ricordare lontanamente l'immondezzaio che era, tanto che ora Malagrotta si sente orfana.
Comunque, faccio partire la prima lavatrice e annoto mentalmente che a breve toccherà andare a fare la spesa anche per quel che riguarda i detersivi, quindi mi accingo alla spazzolatura di camera tramite scopa elettrica, con particolare mira ad annientare i cumuli di terra che si sono avvinghiati al mio tappeto.

Il primo segnale, bellamente ignorato, è l'asse di legno del letto.
Dovete sapere che un'asse di legno del - uh... - della 'cornice' del mio letto (avete presente quelle di una volta, strutture indipendenti dal letto vero e proprio che reggono testiera e corrispettivo ai piedi?) be', si è staccato e ora penzola tristemente, attaccato da una parte sola e poggiato per terra dall'altra.
Il suggerimento di Cosmo arriva, ma non viene compreso appieno. Capisco sì, che così non posso passare la scopa elettrica come al solito, ma invece di sospendere il lavoro per trovare un'alternativa attacco il tappeto e poi lo spazio sotto l'armadio. E qui accade.
Va detto che passare la scopa elettrica sotto l'armadio è atto in tutto identico a passarla sotto al letto: ti devi chinare, inclinarla, farla muovere in ogni direzione.
Una botta fatale sul fondo dell'armadio sgancia il serbatoio pieno di polvere dal resto della macchina. Accorro prontamente a tenere il tutto unito con le mani e non spengo l'apparecchio per paura che se termina la trazione aspiratrice mi ritroverò tutto il contenuto proprio sul tappeto.
Quando ho una presa abbastanza salda mi sposto tipo ballerino, danzando con la scopa elettrica finalmente spenta fino alla presa di corrente e quindi - divelta la spina e raggiunto il secchio della mondezza in cucina, sempre in posa danzereccia - svuoto il contenuto del serbatoio prima che la casa diventi un casino.
Con qualche problematica fuoriuscita di polvere in forma di stratocumulonembi, e con la vigliacchissima azione della pulizia di fino fatta in balcone, dove il vento può portare il lercio sui panni stesi dei vicini, risolvo il problema inquinamento casalingo e mi accingo a rimontare l'attrezzatura.
E lì, scopro che è rotta.
Se non rotta, magari compromessa: è il pulsante di chiusura che non si alza più. O meglio, la levetta interna che assicura saldamente il serbatoio all'aspiratore.

E' lì che intigno.
Cosmo si sarà sgolato, ma con un certo qual masticamento di deretano prendo scopa e paletta e finisco di pulire camera. Poi il corridoio e quel pezzo di cucina che aveva subito lo smontaggio della scopa elettrica.
E mi accorgo che la linguetta di plastica dell'alzamondezza, quella che garantisce un buon contatto col terreno per sollevare la minuzia polverosa, s'è appena rotta.

Ora, chiedo: voi che avreste fatto?
Avreste capito che Cosmo stava urlando "piantala e smetti"?
Avreste preso del tempo per riflettere e usare il buon senso?
Io no, io ho caricato la seconda lavatrice.

A quanto pare, la nostra 'nuova' lavatrice - un salto di eoni avanti nella tecnologia, rispetto alla precedente (nel Mesozoico la consideravano un modello vecchio) - ha un sistema di codici di errore.
Ovvero, a un certo x punto del lavaggio, se c'è un problema, appare sul display la scritta "Err" seguita dal numero relativo al problema.
In questo caso il 2.
Il bello, è che blocca tutto e non termina il lavaggio.
E i panni, restano chiusi dentro.
A mollo nell'acqua.
Provo, ma il portello non si apre.
Cerco di cambiare programma (andare su risciacquo ed evitare la centrifuga), niente.
A questo punto, be', vado a cercare su internet!

Siamo in una grande era.
Talmente grande che per la lavatrice precedente c'era un unico sito in tutta la rete che riportava parte del manuale delle istruzioni. Peccato fosse tipo in olandese; ma questo modello qui, eh no, è più recente!
Trovo il sito della casa produttrice.
Il modello che cerco non figura.
Cerco a buffo su google: nella prima pagina ottengo già i risultati che cerco. Mi compaiono pagine con messaggi tipo "aiuto! I miei panni sono intrappolati nella lavatrice!" o "Sono rimasto coi panni a mollo in tre pollici d'acqua" e le soluzioni sono quasi sempre del tipo apri e smonta la lavatrice.
Cosmo parla.
Niente, sono troppo concentrato.
Arriva Gabriele, purtroppo solo di passaggio. Con maestosa flemma, ascolta il colorito racconto nel quale chiamo a testimoni alcuni santi e scomodo il boss in persona per venirmi ad ascoltare, e infine suggerisce un serafico "Spegni e riaccendi" che mi ricorda come la tecnologia meccanica moderna non sia spesso altro che informatica mascherata.
Spengo e riaccendo.
Nulla.

Gabriele fa spallucce e se ne va, "prima che ritorni a piovere".
Niente, a questo punto Cosmo ha perso la voce. E magari anche le speranze.
Ci ha provato, a indicarmi quelle pagine internet; ma a me è rimasto chiaro solo cosa s'intende per "Err2", ovvero che qualcosa ha intasato il filtro.
Ma io non posso mica lasciare lì il mio bucato a macerarsi, non tanto per la tendina della doccia, ma per l'altro capo che è il mio coprimaterasso. E non voglio dare a Malagrotta false speranze.
Così, mentre dispero, paventando un'operazione oltre le mie capacità, ovvero staccare tutto l'ambaradan, trascinarlo in balcone, inclinarlo alla ricerca della slot del filtro o della pompa, eccetera, mi cade l'occhio su uno sportelletto in basso.
Lo apro; porca pupazza è l'alloggiamento del filtro.
Cosmo mi guarda sconsolato. Sa che imparerò, ma forse gli rode un po' il culo per quanto sono duro d'orecchi.

Piazzo gli stracci che ho sotto la bocchetta. Apro.
Esce un fottìo d'acqua. Chiudo.
Spaludo con gli stracci e strizzo.
Risistemo. Riapro.
L'acqua esce a vagonate. Reitero l'operazione infinite volte, mi spezzo la schiena. L'acqua sembra non finire.
A una certa, verso la ventesima volta, mi sorge un dubbio e vado a chiudere la valvola dell'acqua.
Cosmo lì sono sicuro che non aveva parlato.
Del resto, come dargli torto.
Le pompe idrauliche che porto ai piedi mi hanno definitivamente dichiarato che il loro posto è l'armadio.

Il bagno è una palude.
Sono quasi sicuro d'intravvedere delle canoe di garibaldini farsi largo nei canneti, ma forse è solo suggestione, visto che a pranzo stavo guardando "Il Gattopardo".
L'acqua è ovunque; mentre numerosi santi vengono a trovarmi perché sto spargendo la voce tra di loro, essa dribbla gli ostacoli e giunge in corridoio. I santi hanno questo di sbagliato: li chiami, vengono, e non danno mai una mano. Sono così attaccati alla forma...
Dopo un'ora e mezza di apri e chiudi o giù di lì l'acqua cessa di uscire.
Sono a pezzi, nervoso, incazzato, sudato come un muflone e non ho più le mani, perché sono state talmente a mollo che le unghie appena tagliate la mattina adesso tirano perché la pelle si è ristretta. Me le sarò lavate una decina di volte, per potermi togliere la camicia, per toccare oggetti puliti che mi servivano di quando in quando. Le mie scarpe fanno ciac-ciac ogni passo, cercando di aspirarsi anche il terreno asciutto.
Sfilo questo cazzo di filtro e l'oggetto fantomatico che bloccava tutto, stando ad internet, mi cade in mano.
Lo guardo, attonito.
Non capisco.
Come fa un coso come quello a impedire il funzionamento di una lavatrice?
E soprattutto

"Come CAZZO c'è finito un plettro dentro al filtro?!?!?!"


GrimFang