L'artista mescola il sangue con la terra, per generare sempre nuova vita...

Sarà sicuramente potente, la vita. Piuttosto dolorosa, a mio avviso, a volte sorprendente, sicuramente intensa, vibrante, indubbiamente da vivere. Sempre e comunque.

Sara Tenaglia

Terra, Pioggia, Fuoco & Vento

Terra, Pioggia, Fuoco & Vento
Fire cup

mercoledì 19 ottobre 2011

Questo blog non è morto.

...giusto per farvelo sapere.

^_-


GrimFang

mercoledì 28 settembre 2011

Complimenti

L'altro giorno m'hanno letteralmente coperto di complimenti.
Tornavo a casa da lavoro e mi sono imbattuto nella vicina di casa, che stava chiudendo il suo negozio di parrucchiera sotto al palazzo, e in una delle vicine del piano di sotto - vedova da 'poco' (quando il lutto è lutto anche un anno può sembrare poco) tempo - che per coincidenza avevo incontrato la mattina mentre uscivo.
Ora, quella mattina (come altre volte, due a stretto giro di recente) l'avevo sentita uscire di casa e - come mio solito - ero sceso di un solo piano con l'ascensore, per darle un passaggio.
Immagino di farlo perché detesto quando io stesso aspetto l'ascensore - settimo piano, mica bruscolini - e c'è gente che fa su e giù o ci si ferma a chiacchierare, oppure perché mi piace aver compagnia, o essere gentile. O tutte e tre le cose.
Fatto sta che lei, a quanto pare, ne è rimasta particolarmente e favorevolmente colpita; così, mi sono ritrovato fermo sul portone a sentirmi dire quanto sono cortese, gentile, ben educato, che è proprio un piacere eccetera, e che di ragazzi così ce ne sono sempre meno. Che poi uno dei pensieri che sicuramente mi passa per la testa è che - maledizione - se ne accorgono le signore sopra i sessant'anni, mentre per le ragazze questa cosa sembra non aver valore, ma vabbè... Insomma, i complimenti mi fanno piacere, come a tutti, ma considerando che a suonare il flauto erano in due - anche la mia dirimpettaia di pianerottolo ne ha avute da dire - è finita che sono persino arrossito.
Non pensavo.
E invece tac! Ho sentito le guanciotte farsi rosse e ci ho persino scherzato su.
Ho anche cercato di dare il merito a mamma, ai miei, ma mi è stato cortesemente risbattuto indietro: sì, certo, i genitori contano nell'educazione - mi hanno detto - ma non solo; e poi, è quello che uno recepisce di ciò che gli viene dato.
Secco.
Torpignattara, parrucchiera, over 60: una lezione che non mi aspettavo.
Diamo a Cesare quel ch'è di Cesare, e prendiamoceli 'sti meriti: la sensibilità è un orto che si coltiva in proprio. I semi puoi averli comprati da qualcun altro, ma se non ci metti l'acqua e non li curi possono andare a farsi benedire.
Così, mi sono sorpreso e sentito ancora meglio, mentre a supporto della tesi si lanciava il paragone - mai diretto - con la relativa progenie. E daje che cercavo di spezzare lance a loro favore (delle progenie), ma era difficile... Beh, era difficile anche semplicemente dire la mia, o parlare: quando due vecchie amiche - o conoscenti da trent'anni e passa, è uguale - cominciano a parlare dei rispettivi figli e figlie, è veramente difficile aprir bocca! ^_^

Però i complimenti a mamma (e papà) devo ricordarmi di rigirarglieli!
^_-

Buona vita,

GrimFang

PS: Il primo complimento poi, è stato pure rilevante: la parrucchiera m'ha raccontato che m'ha visto uscire, il sabato mattina del matrimonio tra K e Chichi, in perfetto tiro, con l'abito di lino e il cappello di paglia. Pare che mi sia corsa dietro, per dirmi quant'ero bello, ma che oramai ero già arrivato al bar...
^_-

PPS: Toh! Mi ha appena chiamato mia madre, da non crederci... 0_o'
^__^

"GrimFang!"

Quando passi stravolto alle due di notte davanti a un locale, e una ragazza si precipita fuori per chiamarti per nome, vuol dire che piaci.

...o quantomeno che non fai schifo! ^_-


GrimFang

mercoledì 21 settembre 2011

Eeeeeeeeeeeeeeeeee......

....ssssssssssssssssssssssssssssssssssssssssssssssssssssssìììììììì!!!

^____________________________________^


Sono sulla prossima antologia di RiLL !!!

^:___________________:^



GrimFang

domenica 18 settembre 2011

Urlo

Lei è giovane, bella, sensuale.
L'ho già vista a Ludika, in abito medievale. Inutile dire che le dona.
Mi strappa dal portafogli la carta d'identità, mentre sto pagando un debito a un amico; cerca di guardare la foto, maliziosa, ma s'impiccia perché pensa di doverla sfilare dalla plastica invece di limitarsi ad aprirla.
Sorrido.
Imbranata al punto giusto.
Poi ce la fa, la apre e divora il contenuto.
"Sei del '75!" - trilla.
Eccola lì - penso - guarda te se adesso non mi fa sentire più vecchio di lei.
"Hai tre anni di differenza con mia madre!"

...
Mi agito.
E' superiore a qualsiasi aspettativa.
Poi non reggo, mi volto e urlo.
Siamo tra amici, è scherzoso, lo posso fare. Ma urlo.

Solo dopo, uscendo, mi dico che invece potevo chiederle com'è sua madre.
^_-


GrimFang

martedì 23 agosto 2011

CONCORSO DEI LEMAI – Racconti per una biblioteca fantastica.

REGOLAMENTO:
Racconti brevi di non più di 4500 battute.
I racconti sono a tema libero e possono essere scritti con qualsiasi stile e tecnica, ma devono essere legati al mondo di Elish e al Dima.

Modalità di Partecipazione:
La partecipazione è gratuita. Il materiale deve essere inviato entro e non oltre il 15 Ottobre 2011 all'indirizzo info@elish.it con oggetto “CONCORSO DEI LEMAI” con allegati nome, cognome e un contatto telefonico del partecipante.
La premiazione avverrà durante la manifestazione Lucca Comics and Games (in data da definirsi) alla presenza del Gruppo di Elish e di Vincenzo Spina.

La giuria verrà composta dai membri del Gruppo Elish e Vincenzo Spina.

Primo Premio:
2 prodotti targati Elish (a scelta) e il nuovo libro Cyberpunk di Vincenzo Spina e Marco Modugno “Cedimento Strutturale”.

Secondo Premio:
1 prodotto targato Elish (a scelta) e il nuovo libro Cyberpunk di Vincenzo Spina e Marco Modugno “Cedimento Strutturale”.

Terzo Premio (o Premio della giuria popolare... vedi sotto):
Possibilità di giocare il proprio racconto all'interno di una partita dimostrativa di Elish (durante Lucca Comics & Games)

Premio della giuria popolare su Facebook
Verranno scelti fino a 10 racconti che verranno pubblicati sulla pagina ufficiale di ELISH su Facebook. Il racconto che riceverà più consensi avrà diritto al premio.


Importante.

Elish è un gioco di narrazione creato e autoprodotto da un gruppo di sperimentatori e appassionati di giochi. Esiste da ormai più di 15 anni e ogni sua pubblicazione, come ogni evento creato e gestito, è senza fini di lucro. Negli anni abbiamo stampato diversi manuali di gioco, un romanzo, un romanzo illustrato e varie fanzine.
Dunque a prescindere dal vincitore, i racconti ritenuti meritevoli, previa autorizzazione degli autori, potrebbero essere inseriti nelle prossime pubblicazioni di Elish.
Il Gruppo Elish si prende la responsabilità di non divulgare le informazioni personali dei partecipanti, di non divulgare il materiale inviato entro il 15 ottobre e che per le problematiche legate alle modalità di invio, di partecipazione o di voto, ha l'ultima parola.
Il partecipante ha diritto a ritirarsi sempre in qualsiasi momento, avendo conoscenza che inviando il materiale accetta che esso venga letto dalla giuria e che dopo il 15 ottobre venga pubblicato sulla pagina ufficiale Facebook di ELISH per partecipare alla votazione online.
Essendo questa un'iniziativa di stampo ludico, il Gruppo Elish non si assume responsabilità legali di alcun genere.

Per qualsiasi informazione inviare un'email a info@elish.it

martedì 2 agosto 2011

Tre racconti

E' decisamente un bel po' che non scrivo, e da tempo i post su questo mio pensatoio online si vanno diradando...
Un po' la colpa è di facebook, diciamocelo, ma in fondo è un buon segno.
Segno che sono stato pieno di cose da fare!

Ieri sera scadeva la Sfida di Rill.
Quest'anno, si poteva partecipare massimo con tre racconti, e gli elementi erano piuttosto tosti. [Per chi non lo sapesse, la Sfida consiste nello scrivere uno o più racconti fantastici usando almeno tre elementi da un set di cinque proposti dall'organizzazione. All'inizio, quando ancora non partecipavo, era diverso; "S.F.I.D.A." - che sarebbe la corretta dicitura - stava per "Sei Fantapersonaggi In Cerca D'Autore"]
Per uno come me, che si è sempre vantato di poter inventare una storia a partire da tre parole - un tempo la cosa mi veniva molto più facile (chissà, magari ora pretendo troppo da me stesso ^_-) - è stato un po' uno scorno fissare quegli elementi e non avere subito un'impressione, un filo, una storia, un racconto.
Molto è stato dato dalla novità a proposito del personaggio.
[Sempre per chi non lo sapesse, gli elementi sono sempre un personaggio, un luogo, un oggetto, una parola e una citazione da usare para para, senza poterla modificare]
Questo perché quest'anno il personaggio - di solito una categoria, tipo "un capitano", "un mago", eccetera - era un personaggio storico reale.
Giovanni Segantini, pittore italiano di fine ottocento, che ebbe una vita (e una morte) che, effettivamente, qualche spunto lo può anche dare. Ma che, per un racconto fantastico sui generis, è una bella rogna. Un vincolo reale.
Provatevi a scrivere un racconto fantasy con un pittore italiano del XIX secolo.
...Kruug il barbaro sollevò la spada, e Segantini lo dipinse.
^_^
Certo, può essere divertente, ma qualsiasi fantasy sarebbe giocoforza mischiato ad altri mondi. Di cui uno reale: leggendo le postille agli elementi, su questo era ben scritto che doveva essere proprio lui, non un suo alter-ego in un mondo medievale.
Poi è chiaro, se ne possono scegliere tre su cinque, quindi ignorare questo tranquillamente.
...ma visto che sono un megalomane perfezionista di merda che ogni volta prova a metterceli tutti e cinque, è stato frustrante! ^_^

Ad ogni modo, una novità c'era anche per la parola, che gli altri anni era sempre stato un termine inventato: quando mi pubblicarono Il segreto di Hervé De Ponsac, la parola Abofe aveva la sua bella parte centrale! ^_^
Quest'anno invece la parola era "patriarca", che è certamente molto suggestiva, ricca di spunti - uno dei quali ha generato uno dei miei racconti, in combo con altri due - ma, essendo reale, spinge un po' meno la fantasia.
Voglio dire, quando lessi abofe, all'epoca, mi chiesi subito cosa cavolo potesse voler dire! Con la differenza che ero io a doverle donare un significato adatto!

Gli altri tre elementi, a dire il vero, erano un po' più poverelli.
Intendo, il luogo si salvava, in parte: la Casa delle Bambole. Anche questo suggestivo - specie se si tratta di un luogo, non di un oggetto! - eppure assai meno evocativo di locuzioni quali "il deserto, quando c'era il mare". E, se vogliamo dirla tutta, decisamente indicante un genere gotico, all'interno dei generi del fantastico. Almeno per me!
L'oggetto, una capsula. Sì, fantascienza, il lem, i moduli lunari, le capsule di salvataggio delle astronavi; ma anche le capsule odontoiatriche, le capsule farmaceutiche, eccetera. Questo mi è sembrato decisamente l'elemento più povero di tutti, quasi banale. Almeno, finché non mi è venuta in mente un'altra declinazione mentre parlavo con Luca, alla serata mensile delle Renne. Ovvero venerdì scorso.
Tornato a casa, mi sono buttato sul computer e ho combattuto sui tasti fino a notte fonda, per tirarne fuori il primo racconto compiuto dei tre.
Beh, sarebbe stato il secondo, se non fosse che la Sfida ha il limite di 21600 battute spazi compresi, e alla terza volta che ci rimettevo mano, riscrivendo di sana pianta mezze pagine per ridurlo di dimensioni, ancora non ero riuscito a domarlo sotto quel limite.
Infine, la citazione.
Dire che è famosa è poco: è di Osho, ed è "ci sono molti insegnanti, ma pochi maestri".
Ora, dico, è un concorso di scrittura fantastica, avete perso voi la fantasia?
Oppure è un modo per metterci in brutale difficoltà per vedere chi davvero cava il sugo dalle rape?
L'anno prossimo datemi una citazione di Buzzati, o una dalla saga di Conan! O persino il celeberrimo "Un anello per domarli, un anello per ghermirli e nel buio incatenarli"!
Provatevi a metterla in un racconto di fantascienza, e vediamo! ^^

Ad ogni modo, domenica 31 ho cincischiato fino a tardi prima di mettermi a brutalizzare il racconto oversize, trionfando verso le due e quaranta di notte.
Ovviamente, tenendo conto che il giorno dopo - come tutta questa settimana - non solo lavoro, ma non c'è la collega e c'è da predisporre tutto alla chiusura estiva dell'ufficio! ^_-
Ieri, pensando scioccamente di poter scribacchiare qualcosa a lavoro - è stata una vera giornata campale, un delirio!!! - mi sono messo davanti al pc verso le 19.
Mi rodeva che il terzo racconto fosse rimasto a un paio di paragrafi e nulla più. Mi rodeva perché sentivo che sotto l'idea era buona, sfruttava delle belle potenzialità, e m'ero anche fatto un discreto mazzo per la ricerca. E in questo il buon Luca - che quest'anno è stato il mio "polo di lettura" al posto del buon Digia (ma la colpa è anche mia che mi son ridotto all'ultimo) - sembrava darmi ragione visto che protestava per la mancanza di quello che gli avevo accennato a voce, e gli era assai piaciuto.
E allora giù, all'opera, con un occhio alla tastiera ed uno all'orologio.

All'inizio non veniva. Niente.
Proprio non avevo voglia di cominciare. Continuavo a chiedermi cosa volevo dire: quali immagini m'erano piaciute da aver voglia di scriverle. E mi sono accorto che non ce le avevo!
Avevo l'idea di massima, avevo i fatti; mi mancava l'ispirazione, nel senso particolare di quel gusto che hai nello scrivere una bella scena. Nel passare non solo un'atmosfera, un'azione, ma una sensazione... nel suggerire sulla pagina quali eventi accadranno o sono accaduti al di fuori del racconto.
E quando me ne sono reso conto, la scena che volevo raccontare era là.
Ho preso a scrivere come una furia, di getto, partendo da praticamente un quarto del racconto. Il blocco era unico, in effetti, da lì fino alla fine: e più scrivevo, più i personaggi uscivano, più dovevo limare qualche battuta, qualche descrizione - direttamente in scrittura, perché il tempo della revisione temevo (a ragione) che non sarebbe stato disponibile.
Ogni tanto veniva un blocco: cosa cavolo ha dipinto Segantini, quell'anno? Dov'è che viveva? In che anno è morto? Cose così (non sono proprio queste quelle vere, non voglio che questo post, se lo legge la giuria, sputtani qual'è il mio racconto ^_-). E allora cerca di volare su internet, di aprire i files-moloch salvati sul mio pc.
E daje con Word che crasha, recupera il lavoro e riavvia Word, che è stato il liet-motiv della serata. -_-
Combattendo col pc, con internet, ripetendomi mentalmente le frasi che stavo per scrivere mentre aspettavo il ripristino del programma, e sempre di più in una montante corsa contro il tempo (le undici e cinquantasette, cinquantotto, cinquantanove...) allo scoccare della mezzanotte ero finalmente riuscito ad allegare il file e premevo "Invia".
Sono crollato sullo schienale, soddisfatto, compiacendomi del risultato e del mio sforzo.

Sette minuti dopo mi sono accorto che avevo spedito il file senza le correzioni.
Otto minuti dopo mi sono reso conto di non aver cenato.

Buona vita a tutti!


GrimFang

domenica 19 giugno 2011

E anche questa è andata!

Scrivo queste due righe giusto per farvi sapere che, con stasera, le repliche dello spettacolo "Mercanti si nasce" - un incrocio tra il Mercante di Venezia e i canovacci della Commedia Dell'Arte - in cui mi pregio di fare Arlecchino, per quel che riguarda Roma sono concluse.

Stanco, ma gioiosamente soddisfatto - specie per i molteplici complimenti da parte di tante procaci pulzelle - mi preparo per Ludika 1243, da lunedì a Viterbo (quivi il programma, ivi un'intervista all'organizzatrice).
Con questo stesso spettacolo saremo lì in scena la notte del 26.
E chi non viene o sta in Cina o sta altrove o è un puzzone!
^_^

Buona vita,


GrimFang

venerdì 27 maggio 2011

E' giusto, è molto tempo che non scrivo, col risultato che le cose importanti si accumulano, poi si scoprono non così importanti o comunque si sovrappongono e poi, beh, insomma, ecco uno non sa che scrivere. ^_^

Così, vi dico subito le cose che non vanno: papà non sta molto bene, e fa avanti e indietro dall'ospedale da circa un mese.
Vuoi per una bronchite-polmonite-chissà che cosa che s'è preso eoni fa da Luchino (il nipote più piccolo), vuoi, come adesso, perché un giorno ha cominciato a biascicare e a non riuscire a muoversi. E quindi sono un paio di giorni che sta alla Stroke Unit al Gemelli.
Che poi, queste notizie - ah, me cattivo figliuolo - ti arrivano sempre nelle forme peggiori.
La prima me l'ha scritta direttamente papà via email con un "Sono arrivati i risultati delle lastre, tieniti forte" seguito da quasi una riga di definizione tecnica di quello che c'era. Adesso via telefono da mio fratello che ha parlato di ricovero in seguito a un ictus.
Tutto generalmente seguito da telefonate che ridimensionano un po' l'accaduto - tipo che ho chiamato papà dopo le lastre e mi ha detto che non era poi così grave, spiegandomi il significato di quella riga di termini medici e chiarendo che la cosa più preoccupante non era ai polmoni, ma all'intestino, fastidioso assai alla sua età.
Per quest'altra a dire il vero, è stata la telefonata di oggi a ridarmi un po' di buonumore, perché in quella di ieri l'ho sentito preoccupato. E mio papà preoccupato per la sua salute - lui che è medico - non l'ho sentito mai. Invece oggi quasi se la rideva quando mi raccontava di come mia mamma abbia domandato all'infermiera se lo avrebbero dimesso sabato e quella le rispondeva "Della settimana prossima?".
Comunque, è sotto osservazione, in un buon ospedale. Bene così.

Ma devo giocoforza prepararmi.
Classe 1934, non è eterno.
E, beh, l'unica cosa che si può dire è che quando ci penso seriamente, prende a male. Molto male.

E quindi non ci penso.
Scellerato? Ingrato? Degenere? No, fondamentalmente vigliacco, credo.
Ho l'istinto di dire a mio padre quanto cavolo gli voglia bene, e il terrore di avvicinarmi alla morte, anche solo col pensiero. Anzi, la repulsione. Istinto disperato alla vita, direi.
Di cose per cui buttarmi giù ne ho avute fin troppe.
Ad ogni modo, amici miei che mi leggete, rispolverate i cucchiaini. Perché quando accadrà, ho la vaga impressione che mi comporterò quasi da disturbo bipolare - lunatico come un gatto, irrequieto e schizofrenico, privo di pace.
E per riassestare il timone sulla rotta ce ne vorrà di lotta col temporale.

Ma non sarà quest'anno.
Spero, lo spero forte. Perché questo è il mio anno, l'anno delle mie fatiche e delle mie vittorie. Lo sento, l'ho deciso, è così.
Perché da tre settimane è cominciato il percorso di teatro su "La tempesta", di Guglielmo Scuotilancia. Sempre nell'ambiente protetto del Teatro Ygramul e per la regia di Vania, ma con cinque compagni su sei nuovi, mai visti né conosciuti.
Beh, Vito abbiamo scoperto che è amico di Valentina, per cui un giorno gli ho firmato a buffo il visto d'uscita a lavoro, da me, perché la era venuta a trovare (ma quant'è minuscolo il mondo!), e Alessio, beh, Alessio sono anni che facciamo laboratori assieme o paralleli. Mi ci sono fatto anche una pessima notte in tenda.
Ma le altre quattro...
Eh, sì, sono tutte donne, e una anche assai carina.
Piatta, quasi la retromarcia, ma carina.
Mentre quella con cui sentivo maggiore diffidenza, valutazione, rivalità, snobismo, o che so io, qualcosa di queste quattro immagino, s'è rivelata assai più alla mano di quanto pensavo. E credo di aver intuito, sotto una maglietta sudata in pieno allenamento di gruppo, che ha dei capezzoli enormi.
Suvvia, signorine, non scandalizzatevi: l'ho detto, istinto alla vita.
...ma non voglio darmi obbiettivi, specie sull'accoppiamento.

Allenamento, dicevo...
Per darvi l'idea della cosa, in cinque anni di laboratorio teatrale non mi sono mai fatto il mazzo in un singolo incontro come in questi qui. Se si toglie il primo incontro che abbiamo praticamente fatto a tavolino per conoscerci, non sono MAI tornato a casa ILLESO.
L'altra volta era la caviglia - che poi ho scoperto che invece era la gamba, vabbè - che in un esercizio ho mosso in maniera un po' troppo "vivace" e ha deciso di farmi sapere che si sentiva incomodata. Ma l'ho presa bene: in fondo l'esercizio consisteva nel muovere fronte, gomiti, ginocchia e, appunto, caviglie come se fossero dotate di propria volontà e volessero semplicemente schizzare via da noi.
Poi, Vania lo ha declinato in maniera specifica per ogni ruolo. Il mio, guarda un po', era quello in cui le parti volevano scappar via di brutto. ^_^
Beh, una volta a letto ho capito che non era la caviglia a non farmi dormire, ma che la caviglia risentiva del fatto che da lei in su, fino al ginocchio, non avevo muscoli, ma un ciocco di legno. Mezz'ora di massaggi per scioglierla prima di riuscire a dormire. -_-
Stavolta invece, due ore di capriole avanti e indietro sulla mia noce del collo - in salita e in discesa, quasi lo scordavo - più altre simpatiche pratiche quali il trapezio, la capriola lenta partendo da mezzo metro d'altezza fino a terra (all'indietro, ovviamente) e la ruota a due in coppia con Alessio (e chi conosce Alessio immagina di cosa parlo) mi hanno fornito:
- numero uno di collo bloccato
- numero due di spalle bloccate
- numero uno di fastidiosissima spellatura al polso, o ferita poco profonda, ma in un punto in cui tutti i cerotti si staccano o si sollevano dalla carne (rendendo inutile la loro natura di cerotti)
- varie ed eventuali, che accuserò domani mattina, cercando di andare a lavoro.

Nel frattempo, la sceneggiatura versione 4.infinito è pronta e in mano al produttore. Quale, non lo so: mi sono perso nei meandri di chi era intrigato/coinvolto/interessato. Suppongo sia in quelle di Guglielmo, che io mi sono ostinato per mesi a chiamare Angelo.
Forse perché mi veniva in mente Angelo Guglielmi, quello della RAI.
Mah.
Comunque, Marco (il regista) dovrebbe essere partito per una quarantina di giorni, su un cargo battente bandiera liberiana. Scherzo, sta facendo il cammino di Santiago.
Il che è un bene, perché ha smesso di chiamarmi tutti i giorni - il che mi ricordava che a) non ho una fidanzata, ed è molto triste che sia un amico a farne le veci (e neanche il mio tipo!) e b) se avessi una simile fidanzata l'avrei mollata.
Quindi posso con totale tranquillità ripensare alla nuova versione che ho fatto e... farmi assalire dai dubbi di aver fatto una cagata. Di aver rovinato quanto di buono c'era prima. Di essere un fallito. Di avere bisogno di bere una birra. Possibilmente in un pub. Possibilmente vicino a una donna, che mi chieda
"Perché bevi?"
Ed io
"Per dimenticare."
E lei
"Che cosa?"
Ed io
"Che bevo."
Ah ah ah!
Bella. Vecchia, ma sempre gustosa.
Il che si applica anche a un certo quantitativo di donne, sto notando.
O forse è astinenza.

In più, è uscito il bando di Sfida, già da un po'. [Ostia Peppa, sono citato su Wikipedia! 0_o]
Ho i cinque elementi - difficilini 'sta botta - e un paio di idee, ma non scrivo.
Prima, era anche perché la sceneggiatura, diciamolo, mi ha un po' succhiato la vita. La vita e le energie. E la creatività. C'è stato un momento in cui pensavo che non avrei più avuto un'idea. Poi mi sono accorto che quella era un'idea, e ci ho ripensato.
Geniale.
Il fatto è che la creatività mi è richiesta su più fronti, tipo i giochi di ruolo - ho il gruppo in astinenza, che si droga (come me) a forza di puntate di "Game of Thrones" - o le sceneggiature per fumetti che mio fratello vorrebbe realizzassi per un suo progetto per provare a far soldi nella vita. E visto che potrebbe aiutarlo ad uscire dall'alibi che si è autocostruito - cioè quello di non essere capace a fare un cazzo - e non è nemmeno un'idea del tutto imbecille - come quella di aprire una partita Iva per mettersi a fare e vendere acquari - mi piacerebbe dargli una mano.
Ma senza impegno.
Beh, senza troppo impegno. Non posso e non voglio chiudermi per altri mesi su una sceneggiatura, almeno non prima che questa sia definitivamente finita e in lavorazione: ha la priorità.
E poi, è che proprio non mi piacciono gli impegni.
Non li rispetto. Non rispetto le scadenze, c'è qualcosa di implicito che mi fa rodere il culo, e non c'è verso, non li mando giù. Non so se è perché la gente si aspetta qualcosa da te, e resta delusa se non la fai, e non vuoi che la gente sia delusa da te... e quindi è meglio non fare un cazzo e non prendere impegni.
Ma se non è questo siamo lì.
Lì, in fondo a destra.
Saluta.
"Ciao, Rat-Man!"
[se non l'avete ancora letto, l'ultimo numero - terzo di una quadrilogia - è SPETTACOLARE]

Responsabilità.
Sono come le bollette, quando arrivano ti rode sempre il sedere (culo l'avevo già detto) (alla prossima, deretano) (accidenti, così l'ho già usato).
Ho passato la vita a scansarle.

E invece adesso, voilà! Mi ci butto a piene mani.
C'è quasta cosa da fare, ci sei? No!
Ah ah ah!!! E' che non mi resta più troppo tempo!
Già il lavoro in ufficio mi stramazza, come certe signorine che ci girano ogni tanto, che ci sono giorni che voglio solo tornare a casa e mettermi a letto... e a seconda dei casi non da solo.
E a volte lo faccio! ...sempre da solo.
La pennica poimeridiana sta diventando un vizio. Operazione Recupero Forze Fisiche. ORFF. Suona bene.
[Eh? Eh? Col doppio senso! No, dico! Fuochi d'artificio, stasera!]
Ma è anche che, quando sto a casa, deovrrooei (esce cosi quando stai per scrivere devo, poi t'accorgi che è una cazzata perché finisce che non lo fai mai e quindi cerchi di correggere in dovrei) lavorare sui copioni, sui testi. Studiare, provare, scrivere e riscrivere.
E appuntare le idee geniali che ti vengono, tipo un corto in cui un tizio ascolta notizie terribili alla tv, e sembra interessato, ma non toccato affatto. Poi va in balcone, vede che è spuntata una rosa ed è terrorizzato, schifato, manco stesse guardando un omicidio; quindi rientra in casa raccoglie un bastone e colpisce il fiore selvaggiamente. Inspira a fondo, si calma e guarda la rosa maciullata. Solo allora si sorprende, addolcisce lo sguardo e mormora "Bellissima...".
Se non s'è capito ho approfittato proprio per appuntarmi l'idea. ^_^

E non da ultimo, ci sono una fracca di cose che aspettano da mesi di esser fatte.
Ad esempio, ho una svranga di foto da ritoccare di una festa di due anni fa. Ho promesso che l'avrei fatto in tempi brevi, figuratevi un po'. E un altro mare di foto da discernere e postare su Facebook. Persino Facebook lo trascuro da un po'. Non faccio nemmeno il giochino che mi piace tanto (quello delle isole coi tesori, non la fattoria) per rilassarmi.
Ecco, non mi rilasso.
Cioè, non molto.
M'ha sconocchiato bene il collega di Alessandro, quando sono andato all'inaugurazione del loro centro di fisoterapia - che se La tempesta continua così prima o poi un salto dovrò farcelo di nuovo - e credo sia l'ultima volta che mi sono in un certo senso coccolato.
Anche perché andare dal barbiere, vera fonte di coccole autorizzate per un uomo - ultimamente una certa ansia economica non me lo fa permettere. Eh, già, l'RC auto ha saputo costringermi a chiedere un mese di affitto ai miei... Dura, dura ammissione del fatto che da solo non riesco proprio bene a campare...
Ma speriamo che i miei sogni diventino tutti realtà.
Per ora volano alti.


GrimFang

venerdì 4 marzo 2011

Egidio e le pornostar

Restare colpevolmente indietro con i post sul blog ha il difettaccio infame di far accumulare notizie bomba.

Quella che ho ricevuto adesso, che mi galvanizza (nel senso elettrico del termine) e mi terrorizza al tempo stesso, però, è una di quelle notizie che richiede di sapere altre cose a monte, qualcosa tipo, ad esempio, sapere chi è Egidio.

Egidio ha calcato le scene del teatro.
Aveva un suo spettacolo, uno spettacolo che portava il suo nome, di cui era l'unico attore. Ora è finito a fare le pulizie in quello stesso teatro, l'unico modo che gli resta per calcare di nuovo la scena, con una scopa in mano, quando non c'è nessuno.
A spazzar via i resti della gloria degli altri, appena consumata. E nemmeno del tutto meritata.
Ma Egidio ha trovato un modo per diventare - a modo suo - di nuovo protagonista. Per avere la sua vendetta, e allo stesso tempo purgare i banalotti, gli stolti, gli spettacoli/spazzatura.
Per pulire più a fondo il teatro.
Lui disturba.
Si fa pagare per farlo: ha messo su la ditta Raffreddori, cui si rivolgono le comparse per essere certe di ottenere fragorosi colpi di tosse nei momenti topici dello spettacolo. Per vendicarsi della tirannia dei primi attori.
Ed Egidio è un maestro, che esegue alla perfezione.
Ma un giorno, qualcosa va storto...

Egidio sono io.
E' la mia parte.
La mia prima parte da protagonista in un corto che porta il mio nome, cioè, non il mio, quello di Egidio. E' un lavoro di un regista del secondo anno di regia, qui, alla scuola.
Le riprese sono durate quattro giorni - anche se avevo dato la disponibilità per tre: morale della favola, il quarto giorno ho rubato il tempo in ufficio, chiudendo a razzo per andarmi a vestire, truccarmi, girare, dismettere il tutto e ripiombare in videoteca.
E' stato bello. Ma devastante.
Ho scoperto ad esempio, che a forza di tossire viene da vomitare.
E che persino la tosse, se persistente, può essere contagiosa. Prima di alcuni ciak anche le comparse dietro di me tossivano: sarà perché l'ambiente ispirava il pensiero della polvere, e nel sentire la tosse brutale di un altro (me) il cervello manda gli input relativi, così, per cautelarsi...
E ho scoperto che c'è un certo modo di chiedere le cose a quelli della produzione: la richiesta timida di caramelle per la gola e succo di frutta non funziona. Quella un po' convinta e accompagnata da un colpo vero di tosse nemmeno. Quella un po' implorante, accompagnata da uno sguardo di supplica, beh, neanche. Quella minacciosa, leggermente velata d'incazzatura, ti consente di ottenere delle mentine.
Quella "ti prendo da parte, ti guardo negli occhi, col tono di voce ti faccio capire che mando a puttane tutto se non mi dai quello di cui ho bisogno ma senza dirti niente a riguardo in maniera diretta, e con la totale franchezza dell'insieme ti faccio capire che è un'esigenza reale e non un capriccio velleitario" ti fa ottenere le mentine di prima.
Però ti aiuta a far sì che nella testa di qualcuno aleggi qualcosa per la quale, andando a far la spesa per le provviste sul set gli venga quasi istintivo scegliere del succo di frutta pastoso, tipo alla pera, piuttosto che una bottiglietta d'acqua.
O forse è stata la tosse contagiosa. Mah.
^_^

Comunque sia, il corto è stato fatto, ed ora lo stanno montando.
Quelli che lo vedono mi fanno i complimenti, mentre il montatore - che a me comunque i complimenti li fa - è un po' scettico sull'ensemble. Ma ci sta. E' lì. Nel mio curriculum. ^_^
E poi il regista adesso ogni volta che mi vede s'illumina. Ed era uno che prima non mi si filava di pezza. =)P
Adesso attenderemo di vederlo in sala cinema...
...dove ho visto il corto che ha partecipato al RIFF, in cui facevo il minuscolo ruolo (ancora più minuscolo nel montato, giusto un flash) di un analista delle urine cui veniva versato in testa il contenuto delle sue analisi. Dopo averlo pestato, devastando il laboratorio. ^_^
Sì, a quanto pare se non mi menano o non mi fanno morire/soffrire non mi prendono in questi corti... =))PPP
Ad ogni modo, alla fine è carino. Si chiama "Hai in mano il tuo futuro".
Curiosità: il protagonista di questo corto è il regista di quell'altro!
...che mi abbia notato su quel set? ^_^
Peccato che nei titoli abbiano sbagliato il mio cognome, accomunandomi alla più famosa (ahimè) Patrizia.

Hey.
Ora che ci penso, avrò il mio nome su IMDb! 0__o'

Gh!

E quindi - restando sulla recitazione - adesso potrete forse capire di più la botta della telefonata di Vania, il mio regista.
Ho appena attaccato, con lui.
A teatro stanno facendo i provini per allargare la compagnia, quella vera, insomma, quella ufficiale. NON il gruppo Ygramul vero e proprio, ma una seconda pseudo compagine comunque professionista, e lui mi aveva chiesto di farlo sapere qui a scuola, perché cercano attori sì, ma anche scenografi e drammaturghi.
E insomma, io ho cominciato a darmi da fare, cercando di farlo sapere soprattutto a Eljana, la docente con cui mi trovo meglio e insomma non sto qui a farla lunga. Quindi, quando mi chiama Vania, suppongo che sia per questo.
E invece candido candido, papale papale, mi specifica che in realtà gli farebbe piacere se questo provino lo facessi io.
Da attore.
Per una cosuccia come "La tempesta" di un certo signor Shakespeare.
Nella messinscena di Vania, dove volano tavole di compensato in aria e si schiantano a terra a pochi centimetri di distanza dagli attori.
"La tempesta", che fu il lavoro di diploma di Vania all'Accademia.
"La tempesta", che fu il mio secondo lavoro pagato, perché feci una ricerca per Vania e mi pagò l'Accademia.
"La tempesta" che è, semplicemente, l'ossessione del mio regista.
-_-

Mi sto * in mano.
Sono terrorizzato all'estrema potenza; e ancor più perché dei sei attori richiesti, uno sarà Alessio che conosco, un'altro forse Federichino (e dio solo sa quanto ci stiamo pigliando poco a teatro sulla Commedia dell'Arte, che è scattata una sorta di competizione - da parte sua). Gli altri/e, nada. Chi sa chi sono.
Chi sa se sono bòne.
=)P (non ci posso far niente, son maschio e single!)

E qui, potrei parlarvi delle pornostar del titolo.
Il riferimento è stato il mio stato impostato su gmail per un po', quindi qualcuno già lo sa, e magari - come Maria - ha fatto la faccia schifata. ^_^
Ma mi è capitato, in maniera totalmente assurda perché - una volta tanto - stavo usando google per cercare un'immagine fantasy, d'imbattermi in un'immagine porno. "E grazie al cazzo" - già vi sento - "come se non capitasse mai!".
No, non è questo. Il fatto è che l'ho aperta - e fin qui tutto nella prassi - e mi sono trovato in una directory, non su una pagina web. E di files di immagini ce n'erano tanti, così ne ho aperto uno. Il primo.
E c'era il primo piano di questa pornostar con in mano, ben visibile...

...la sua patente.

Non sto scherzando.
La sua patente, e in un'altra foto la sua tessera sanitaria.

Forse non vi sono chiare le implicazioni.
Avevo davanti Leah Luv, e leggevo che in realtà si chiama XY, ed *abita* in WZ.
Con l'indirizzo.
In pratica, io potrei presentarmi in due posti in California, uno in Florida e uno nel Montana, suonare al campanello e dire salve [nome di pornostar] volevo dirti che c'è un buco grosso così... nella tua privacy.
I puntini di sospensione sono con dedica al Digia. ^_^
Quindi non solo un contatto, ma persino una scusa per conoscerle.
Poi, sul perché vorrei conoscere delle pornostar, sono cose che ben poche donne e assolutamente tutti i maschi capiscono. E non servirebbe parlarne qua.
In parte è qualcosa di affine a quello che proverebbe un sosia se gli dicessero "Vieni, che ti presento Elvis".

Ora, è rimasta fuori solo un'ultima cosa-bomba di tutte quelle che mi son successe in quest'ultimo periodo.
Ma in fondo, forse, quella merita un discorso a parte...
Buona vita,


GrimFang

lunedì 21 febbraio 2011

...Amore 2, 3, 4...


Per chi si domandasse come può essere una giornata che comincia con il "Cristo Compagnone" (di cui potete vedere l'immagine qui sopra), la risposta è non so voi, ma la mia è stata bella. ^_^

Ora, il 95% di voi - il che, avendo quattro lettori, vuol dire che il quarto è quasi convinto - potrebbe pensare che sono pazzo.
Potrebbe, se non si trattasse di una verità già assodata.

Il fatto è che svegliarsi la mattina perché le tue braccia si sono distese in una posa che, dal sonno alla veglia nella frazione di un attimo, è indubbiamente quella del Cristo Compagnone, non è una cosa che capita a tutti.
...e a tale proposito, preferisco essere definito "un amico speciale", grazie.

Ora, lucido in un istante, le reazioni possibili sono due - specie se non ti ricordi un tubo di quello che stavi sognando - o la prendi a ridere o ti spaventi.
M'è uscita la prima, e se cominci una giornata piegato dalle risate non può che cominciare bene.
...nonostante la teoria espressa dal mio amico scozzese Piers a metà mattinata, secondo la quale se cominci così bene non puoi che andare a scendere.
Del resto, in Scozia fa freddo.

Ad ogni modo, aspettare venti minuti l'autobus non mi è minimamente pesato.
E una volta tanto la canzone nel lettore mp3 era talmente bella che l'ho riascoltata più di un paio di volte, accennandola con fischiettii sommessi, privi di pudore.
L'ho anche fatta ascoltare alla ragazza delle pulizie, mentre entravo. Sì, io e la moretta caruccia che fa le pulizie distante dal mio ufficio e che incoccio in quell'unico momento della giornata ogni tanto scambiamo due chiacchiere. Non è bella, è ciaciona, ci farei sicuramente del sesso e sì, suppongo sia quello il motivo per cui ho cominciato a parlarle la prima volta; ma in fondo un bacetto sulle guance appena entri nell'edificio fa prendere meglio la giornata, no?
Quando incontro Mafalda che fa il cambio turno a quell'ora, a volte mi capita anche di avere il bacio all'ingresso, o addirittura fuori! ^_-
Com'era quel film... "Grimfang bacia tutte" o qualcosa del genere... ^_-

Ad ogni modo, la giornata è volata, o quasi.
Beh, quando gli occhioni verdi della studentessa di scenografia del primo anno ti chiedono qualcosa il tempo rallenta.
O quando il simpatico, ma strambo signore con cui hai avuto venerdì una lunga conversazione telefonica tipo la seguente
Lui - "...allora vengo lunedì, e porto il lettore blue-ray così il signor Luca [un collega] può vedere il filmato che volevo fargli vedere..."
Io - "Va bene, a lunedì!"
Lui - "...ma forse lunedì non posso, magari martedì..."
Io - "Guardi, la settimana è tutta libera, se viene lunedì o martedì va bene uguale."
Lui - "...oh, sa, è solo un mio problema di ansia..."
ti aspetta al bar perché gli hanno detto che ancora non ci sei, e da lì ti chiama al telefono perché gli sei passato davanti, ma non vi conoscete; ed esordisce dicendo qualcosa a proposito di un problema che ha con suo figlio - del quale tu vorresti ovviamente non sapere nulla o quantomeno il minimo possibile - per poi, per fortuna, precisare il pensiero nella formulazione , che sa molto più di razionale e ti evita la crisi d'ansia che sentivi montare, beh, in quel caso il tempo scorre un po' più veloce.
Anche se si dimentica l'ombrello e comunque prima o poi deve tornare.
Anche se il filmato che voleva far vedere a Luca consiste in una lunga, lunga serie d'inquadrature fatte con la macchina da presa storta. Dal suo balcone.
Già più interessante quella fatta dal treno, almeno qualcosa si muove.
Che poi magari faccio un'ingiustizia, perché ascoltando frammenti di conversazione tra i due, mentre Luca si girava verso di me con sguardo vagamente in cerca d'aiuto, la ripresa era comunque pensata - come la ricerca di un nuovo punto di vista. E in fondo anche lui rivedendo la parte ripresa dal balcone mormorava
"Era più veloce..." - accorgendosi che magari dopo due minuti quell'inquadratura aveva già sfrantumato le palle.
E poi c'era la documentarista dall'aria svampita e carina che guardava materiali sul 150° (madonna che cosa stiamo passando per l'Unità d'Italia... -_- e dire che nemmeno siamo uniti come italiani...), insomma di cose belle ne sono passate, oggi!

Ma la più bella è successa al bar.
Ogni tanto becco un collega di cui - fino ad oggi - non sapevo di preciso l'occupazione, che mi sta simpatico a pelle. Ma tanto! Uno che proprio lo guardo e mi viene voglia di volergli bene. Faccio a gara per riuscire a offrirgli il caffè prima che lui riesca a pagarlo e ci scherzo sempre sopra.
E' un individuo bassetto, con gli occhiali e un occhio velato d'azzurro, ma soprattutto l'aria PERENNEMENTE - e merita il maiuscolo - allegra.
Un uomo felice della vita, anche nelle amarezze.
Oggi ero talmente di buon umore che, nel tentativo di scoprire senza chiederglielo sia il nome (che mi son scordato) che l'occupazione, gli ho chiesto:
"Su che state lavorando?"
Lui aggrotta le sopracciglia, scuote leggermente la testa e risponde
"Amore 2... Amore 3, 4 come cazzo era?"
Credo non mi abbiano mai sentito ridere così forte al bar.
Si stava riferendo a "Tutti pazzi per amore 3", ma la spontaneità, l'innocenza, il cuore di questo piccolo grande uomo avevano rivelato, in una battuta involontaria, che il re è nudo.
Dico, ma quanti di voi sentendo una cosa del genere non si rendono improvvisamente conto di avere le palle piene? Di non poterne più di guardare da vent'anni la stessa roba, di sopportare che da un quarto di secolo ci rifilino sempre le stesse cose!
E' sempre la stessa storia: amore, amore, amore, amore ovunque. E 3, e 4, e 5 e 6... Lui ama lei, ma viene ingannato dall'altro che gli fa credere che lei l'ha tradito, ma lei invece era fedele e visto che lui non la caga allora il cattivo ha spazio per provarci...
"I promessi sposi" è del 1827.
E a Manzoni ancora gli rode che non gli paghino mai i diritti.
Così, di chiacchiera in chiacchiera m'ha portato dove stanno loro - sono in tre - cioè il reparto tappezzeria. Sono i tre tappezzieri del Centro. E lì, nel lungo edificio dove da cinquant'anni si trovano - cioè da quando ci lavora lui, la tappezzeria saranno settanta anni che c'è - ammassate tutte le stoffe che hanno ornato la vita dei corti del Centro come dei lunghi - mi citava alcuni registucoli che le hanno usate, tipo Visconti, Rossellini... - m'ha fatto da Virgilio accompagnandomi per i corridoi, mentre la televisione accesa, impietosa, mi ricordava com'è finita la partita della Roma col Genova e m'informava che Montella s'è offerto di prendere il posto di Ranieri.
La prima di tutte le cose viste era questo grosso gonfalone con lo stemma papale, appeso in cima al soffitto, in fondo al corridoio. Lui, mi conduceva indicando, raccontando, spiegando cosa stavo guardando, come la guida di un museo. Dice che avranno fatto qualcosa come dodicimila film le cose che stanno là dentro. E mi faceva scorrere fra gli scaffali di broccati, lenzuola, coprilampade, anni settanta, cinquanta, inizio secolo, ottocento... le nappe delle tende, i tessuti sontuosi papalini. Persino una culla di vimini, appesa al soffitto.
Ed io lì a domandarmi come mai nessuno se li incula i tappezzieri del cinema.
Perché nessuno ha mai fatto un documentario su un posto così pieno di storia del cinema, così pieno di gente vera, che il cinema l'ha fatto. In disparte, magari. Ma l'ha comunque visto fare, e crescere, e l'ha nutrito con la sua opera. Nessuno ha fatto un documentario su di lui.
E fallo tu, dite. E c'ho pensato.
Magari appena scopro come si chiama.
Senza chiederglielo, però!


GrimFang

lunedì 31 gennaio 2011

Prossimo Trofeo RiLL

E' arrivato il bando per il prossimo Trofeo RiLL.
Come sapete, la volta scorsa andavo per vincere tutto e non ho vinto un ciufolo.
Questo, oltre ad adombrarmi profondamente mentre mi aspergevo giocoforza in un'abluzione di umiltà, mi ha fatto riflettere sul prossimo Trofeo, cioè questo.
Qualcuno ha notato forse una minore spontaneità di scrittura: quando andai in finale con MiniMart, in fondo, l'avevo scritto di getto, con poche revisioni necessarie in seguito. E quello andò in finale proprio per la qualità della scrittura: ritmo, scorrevolezza...
Qualcun altro invece notava che invece mi hanno pubblicato (e per ben due volte) nel concorso collaterale, la SFIDA.

Traendo quindi lezione da questo bagno d'umiltà e dal fatto che - a parte il primo racconto - non sono mai andato in finale, ho deciso di provare a scriverne almeno uno per il Trofeo come se lo scrivessi per la SFIDA.
Cioè, coi vincoli.

Come sapete - o se non lo sapete ve lo dico adesso - SFIDA si basa su delle limitazioni imposte agli scrittori.
Vengono forniti cinque vincoli, cinque elementi di tipologie diverse, di cui lo scrittore deve fare uso. Non di tutti per forza, ma obbligatoriamente almeno tre.
Da qui, la sfida, appunto.
E a quanto pare, io a scrivere per SFIDA, coi vincoli, mi ci trovo bene. Sarà che mi vengono gli stimoli, le idee.
Le tipologie di vincoli, ormai classiche, sono le seguenti.

1. Una parola. Completamente inventata, priva di senso. A noi scrittori trasformarla - senza alterarla - in qualcosa che invece un senso, visibile o recondito, ce l'ha.

2. Un oggetto. Per lo più scelgono qualcosa di banale, di uso quotidiano, ma nulla vieta che forniscano qualcosa di più particolare. E' ovvio, però, che cercano di evitare cose come "l'acceleratore di particelle" perché trattandosi di racconto fantastico senza specifiche, questo costringerebbe per forza a racconti di fantascienza. A volte restano sul generico, tipo "qualcosa che serve a scavare".

3. Un luogo. Qualsiasi, dal piccolo al grande (l'uscio di casa come il continente), ma più generalmente si tratta di un'ambiente (il deserto, la foresta)... Evitando di orientare drasticamente la storia su di un genere (non la nave spaziale, per dire, ma la nave e basta).

4. Un personaggio. Cioè un'età, o una professione, o una descrizione generica... Un vecchio, un medico, una donna triste...

5. Una frase. Presa para para dal testo originale e immodificabile: nemmeno le virgole si possono spostare. A loro discrezione e abilità, ovviamente, scegliere una frase che ben si adatti e fornisca il "la" a tante variazioni.

Questi i cinque elementi.
Ed ora veniamo a noi: visto che ho deciso di scriverne uno in questo modo, non c'è molta sfida se gli elementi me li butto giù io. Pertanto chiamo voi, ciascuno di voi, a sceglierne uno e uno solo e a postarmelo come commento. Tipologia già scelta da qualcuno, tipologia bruciata. Solo cinque commenti, i primi cinque proposti per la tipologia mi daranno la chiave che devo/dovrei usare per scrivere questo racconto. Che farò leggere ai cinque commentatori appena finito.
Tutto questo, ovviamente, perché io non devo poter scegliere tra di voi! ^_-

MA, c'è un ma.
Non posso tenere tutte e cinque le categorie immutate. Questo perché, scrivendo non per SFIDA, ma per il Trofeo, non ha molto senso citare para para una frase di un libro forzandola nella storia. Allo stesso modo inventarsi una parola a buffo. Mentre lì è un elemento obbligatorio, e si capisce il come e il perché lo si usa, qui no!
Quindi gli elementi 1 e 5 devono cambiare.
Per la parola, basta indicarmi una parola reale, ma poco usata. Desueta, ma assolutamente legittima (quindi trovabile) in un vocabolario. Chiaro che la difficoltà sarà tutta nel significato del termine! ^_^
Per la frase, invece, ero più dubbioso... Pensavo a citare il titolo di un film, o uno scambio di battute, preso paro paro purché breve. In fondo, in un racconto si può ben omaggiare il cinema... Ma non mi ha convinto del tutto. Quindi per ora resto aperto alle vostre proposte, la migliore vince! ^_^
Per le altre tre cose non c'è problema.
Su, Ciancio alle Bande! Chi primo arriva, prima sceglie!
Buona vita,


GrimFang

venerdì 14 gennaio 2011

Faster than the speed of date

La velocità della luce è 300.000 km/sec.
200 secondi sono invece all'incirca 3 minuti e 20 secondi.
E con questa proporzione risibile tu dovresti conoscere una donna.
Più o meno alla velocità della luce.

Prima che l'intero orbe terracqueo e ancora oltre ne venga a conoscenza da altre fonti, preferisco spararlo subito qui io. Per chi ancora non lo sapesse, Vincio ed Erika mi (ci - a me e a GabrieleT) hanno fatto uno strano regalo di Natale.
Mi/ci hanno regalato uno speed date.
Giovedì.

Mentre aspettiamo che il Digia recuperi dallo svenimento e il Degio la smetta di ghignare, spieghiamo ai profani cosa sia esattamente uno speed date.

Innanzitutto, uno speed date è un modo di fare soldi.
Prendi un locale vuoto in un giorno di magra, tipo di giovedì, e ci organizzi un incontro di coppie. Poi stai a vedere quanta gente prenota, ti tieni un margine di gente che darà buca (ad ogni modo hai il loro numero di carta di credito) e se ne prevedi tanta cambi locale con uno più grosso, tipo il il Crystal, a via Conca d'Oro 352.
E a ognuno di loro, a inizio serata, fai pagare una bella cifra: gli uomini più alta, ma anche la donna paga, così sei sicuro di avere gente motivata (e guadagni comunque di più) e ci infili due o tre stragnocche con la scusa dell'invito gratis. Già che ci sei, per farli un po' contenti, nel biglietto ci metti anche una consumazione.
Se sei proprio paraculo, ci metti in mezzo anche un paio dei tuoi, in "disguise" per animare la situazione.

Lo scopo?
Beh, cercare di creare una valanga di single tutti desiderosi di formare delle coppie. Anzi, delle amicizie, se non altro.
- Ah sòr Matté, che me ce mette pure mezz'etto de trita?
- E come no, signò? 'Sta carne è 'n succhero!
...in fondo non è poi così dissimile.
In tre minuti e spicci è come scegliere al supermercato.
Neanche: lì puoi fermarti a leggere l'etichetta. Quanto ti pare.

Insomma, perché qualcuno dovrebbe pagare per avere a disposizione 200 secondi con una persona del sesso opposto? A parte il mantenere l'economia nazionale, intendo.

Devo ammettere di essere partito piuttosto prevenuto.
E di aver trovato ancora una volta saggia la lezione di San Tommaso.
Quando me l'hanno regalato ci sono rimasto male, molto male.
Era un po' che Vincio ed Erika mi/ci presentavano amiche loro, una anche assai carina, e in fondo mi faceva piacere: il mio stato atavico di singletudine aveva (ed ha) bisogno di una smossa, e mi faceva piacere la premura discreta con cui si prendevano cura di me, ricordandomi che in fondo, là fuori, c'è un mondo da scoprire. Un delicato tentativo di farmi uscire dal guscio.
E funzionava, perché questo benedetto guscio ho iniziato a percepirlo: e a fine 2010 mi sono detto che, cavolo, era proprio ora di abbandonare questa sorta di lutto che mi porto appresso da più di dieci anni.
Ma lo speed date... beh, sparivano gli aggettivi come "discreta" e "delicato"...
Che c'è di delicato in un mercato della carne, mi dicevo? In un bancone di sentimenti andati a male?
Diciamolo - ditelo - l'idea di uno speed date è vicina al concetto di "ultimo rifugio degli sfigati".
E magari in parte è pure vero: giovedì ce n'erano di sfigati.
Ma quasi tutti maschi.

Io avevo paura delle sfigate donne.
Già mi vedevo a piegarmi in due dal mal di stomaco, a vomitare in un angolo col sudore freddo. Già paventavo di trovarmi in un locale pieno di Chiara che urlavano chiedendo amore e tenendo un tono gentile nella voce... Ma non era quello.
Ad una seconda analisi temevo la fiera del finto.
Come cavolo vuoi che mi presenti in 200 secondi se non presentando di me quello che disperatamente voglio che si capisca? Cioè il lato più costruito di me?
Ma era una sfida.
Se a fine 2010 ci sono arrivato dicendo "eccheccazzo è pure ora", questo era proprio un ostacolo da superare, una sorta di prova. E il lato testardo di me che cerca la "guarigione" aveva già deciso di accettare la sfida. Nicchiando, recalcitrando, mettendo le mani avanti e lasciando spazio alla paura - quella dell'ignoto; ma procedendo a mento alto.
...e contando sull'effetto della Valeriana. ^_-
Prova ne è che, quando mi hanno telefonato per confermare, dopo un momento di stordimento in cui mi sono detto "ma questa che cazzo vuole?", una volta compreso che diceva "speed date" ho proclamato la mia presenza, e richiamato l'attenzione sul fatto che eravamo in due: prontamente fornendo il nome del mio canotto di salvataggio.
^__^

Da ferito - un po' nell'orgoglio, un po' dal fatto che Vincio ed Erika da cupidi sembravano trasformarsi in mezzani (:)P) - iniziavo a diventare combattivo.
In più, ci si è messa Marty - e figurati se.
Ah, voi non lo sapete, perché non l'ho scritto. Marty è stata mia coinquilina, nel periodo in cui era vagantes causa crisi sentimentale.
E visto che mi legge, e che il suo ego è proporzionato alle dimensioni di una scimmia cresciutella che aveva l'abitudine a scalare i palazzi, devo dire che non è stata affatto impicciona, che non vuole essere zia a tutti i costi e che ha dormito nel mio letto, aveva i capelli blu, ha avuto una storia col mio coinquilino, ed ha comprato a Gab un letto nuovo.
Tutte cose false tranne una. ^_^
Insomma, Marty che si fa tanto mamma e tanto zia e poco li ... sua, ^_^, appena l'ha saputo è andata in fibrillazione. Avreste dovuto vedere quanto le brillavano gli occhi.
^_^
E quindi mi ha minacciato di venirmi a prendere sotto casa se non ci andavo e di venire a controllare se mi stavo preparando o no. Fortunatamente non ha le chiavi.
Ad ogni modo, è e resta la migliore coinquilina che ho mai avuto.
E l'unica, per ora.
Ti voglio bene, Marty. ^_^

Mh, dopo questa digressione, che stavo dicendo? Ah, sì, che anche visto che avevo gli amici addosso, non me la sentivo di fare la figura del, scusate il francesismo, cagone.
Palla lunga e pedalare.
In relatà mi cagavo un po' sotto all'idea di incontrare una marea di donne bisognose di essere amate. Intendo quel bisogno che io somatizzo, per via della mia fottuta natura di crocerossino, in simpatiche nausee, sudori freddi, accenni di conati di vomito non appena lo percepisco; e che spesso e volentieri mi fa fare delle SOLENNI cazzate di cui poi mi pento.
Ecco, forse avevo un po' più paura di queste.
Di cedere al mio senso di bisogno e attirarmi una serie di micidiali piattole, dei vampiri d'affetto, trascinandomi in una possibile catena di situazioni penose... e non nel senso del 'pene'.
O anche in quello, purtroppo.
Brrr... questo sì che mette paura.
-_-

E poi, non avevo la più pallida idea di come fosse o funzionasse uno speed date.
La discreta urgenza con cui desideravo sfogare i miei ormoni in una brutale sequenza di francesismi mentali poteva condurmi ovunque. La mia mancanza di chiarezza nel distinguere cosa realmente voglio ("Chi si guarda nel cuore sa bene quello che vuole e prende quello che c'è" canta Fossati - ma io sono miope) tra amore e sesso ("Nun t'abbastava, no!?" cantano Lillo & Greg), tra storia o stand di una notte (one night stand ^_-) poteva condurmi ovunque.
Con maggiori chances verso il Clivo della Perdizione, e residui piovaschi.
^_^
Quindi forse era così, mi sentivo chiuso in un angolo.
Partecipare a questo speed date mi metteva davanti a uno specchio, obbligato a guardarmi in faccia e a capire quello che voglio. Chiuso fra il desiderio e il bisogno.
Costringendomi a fare chiarezza, almeno in parte, su bisogni e desideri, desideri e bisogni. Inchiodato alle mie contraddizioni: volere amore, ma anche tonnellate di sesso; cercare una relazione stabile e volerne un mare non impegnative. Una donna e insieme mille.
Un confronto con una data, improcastinabile.
E le cose improcastinabili mettono sempre un gran nervoso.
Forse perché è un parolone difficile.

Ad ogni modo, giovedì ero già meno nervoso.
Mi sono preparato poco, perché mi dava un po' fastidio l'idea di acchittarmi di tutto punto per un simile non-appuntamento. Ma allo stesso tempo non mi andava di fare brutta impressione.
Insomma, mi sono un po' ridotto all'ultimo ed ho messo su le scarpe e la camicia buone, ma ho tenuto jeans e maglione.
In macchina mi chiama Gab.
- Stai sulla Roma-Firenze o stai venendo?
- Roma-Firenze!, rido.
Poi mi chiama Marty, che rinuncia proprio quando rispondo.
Arrivo praticamente spaccando il minuto, mentre Gab è al telefono con Marty e appena mi vede le dice "Hai perso la scommessa". Tempo di cercare parcheggio e lo trovo a parlare con un tizio assurdo.

Simone.
Come dirà Gab, da solo vale la serata.
Prendete tre quarti di coatto, e aggiungeteci una bella dose di simpatia. Prendete una busta di machismo e coloritela con una buona spruzzata di praticità spicciola, altrimenti chiamata "volgarità complice da maschi in questa situazione". Aggiungete la pretesa che sia la prima volta che va a uno speed date, mentre fissate bene lo stivaletto col tacco, il pantalone e la giacca scura, il rivestimento in pelle scura marca Solarium, la coda di cavallo le basette sottilissime che finiscono a punta e - uber alles - la camicia verde scuro allacciata sotto lo sterno e aperta sopra a mostrare l'opera dello scultore Palestra. Inarcate il sopracciglio al fatto che ha una fidanzata - che lo chiama al telefonino! - cui racconta una calla inverosimile ("Sto cercando parcheggio", quando non c'è rumore di macchine, ma di gente che parla) salvo poi giurare che si è iscritto allo speed date quando si erano lasciati, ed ora sono tornati insieme; inarcatelo maggiormente sapendo che ha appena detto che gliel'hanno confermato pochi giorni prima e quando mostra l'sms di conferma all'ingresso visto che il suo nome non lo trovano dicendo "me l'avete mandato ieri".
Infine piazzateci due begli occhi verdi e l'aspetto gradevole di uno gnocco senza che sia esagerato. Se non altro di uno che può piacere.
Condite col senno di poi quando, parlando con una delle ragazze (anche questa ricavata da un bel blocco di marmo, ma del modello Interiors, quella che esordisce dicendo che lavora per un'altra agenzia di speed date salvo rimangiarsi tutto quando le chiedi uno "sguardo clinico sulla sala") lei lo indica come "quello stronzo lo conosco ha già la ragazza", salvo poi vederli in amabile chiacchiera a fine serata.
E avrete il tizio che ci si accolla per la serata. ^_^
E che si prende il numero di mezzo fra i tre, il 27, piazzandosi fra me e Gabriele.

Ma come funziona praticamente?
Entri, paghi, ti danno un numero tipo il 28, una penna, un volantino con le regole e lo spazio per gli appunti e la scheda da compilare a fine serata (stampata a cazzo che è facile sbagliarsi). più un buono per la consumazione.
Poi ti battono altri euro al guardaroba.
Accedi alla sala, dove centinaia di persone (beh, no, un po' meno di cento) danno l'assalto al bar per le consumazioni gratuite e probabilmente per perdere un po' di controllo nervoso - ma non servono niente di tanto alcolico. Ne dovresti prendere tre, del mio Tequila Sunrise, e berli di un sorso. Se non hai cenato, come invece ho fatto io cercando di stare leggero per non avere l'istinto a sentirmi male e ridare il commesto all'aria aperta, ci sono anche delle tartine scamuffe e accenni di tramezzino o pizza; se sei abbastanza svelto ad acchiapparli.
Quindi, dopo un bel po' di tempo in cui non sai cosa cavolo fare, a parte sorbire un po' di chiacchiera e farti colpire il bicchiere di Tequila in un clamoroso impatto con uno degli organizzatori - e quindi andarti ad asciugare la mano perché per il lato dei pantaloni non c'è scampo - gli addetti di sala vanno in giro a piazzare biglietti numerici in successione, da 1 al numero delle ragazze iscritte. Alcune delle quali non verranno mai, lasciando grosse lacune.
A questo punto le donne si siedono dove c'è il loro numero, e resteranno sempre lì; gli uomini si siederanno dove c'è la ragazza col loro numero - il 28 dov'è la "scartata a vista" 28 e così via, ad esempio - e quando scatta il tempo scaleranno di uno - il 28 dalla "stranamente spigliata e simpatica amica della 28, che dopo averci parlato decidi di segnare un sì a fine serata e ti stupisci che hai già messo un sì alla seconda, ma che sicuramente si consulta con quell'acida della 28 a fine serata e quindi tu ricevi un no" numero 29. Sempre ad esempio.
Sulla carta ti sono garantiti 25 "incontri", perché dopo 25 turni si chiama lo stop e tutti a casa.
Peccato che dalla 37 in poi ci sono tipo tre posti vuoti e, visto che c'è da scalare uno a uno e i maschi sono più delle donne, ti tocca aspettare che quelli che all'inizio avevano un posto vuoto finiscano con la prossima libera... In più, se le donne sono in totale facciamo 37, e tu hai un numero tipo il 28, è matematica che con la 26, ad esempio, che magari è una donna da urlo, no, sempre ad esempio, non ci parlerai mai: il gioco finirà prima che ci arrivi. Mentre invece se tu avessi un amico che ha il numero 26 sarebbe la prima con cui parla, e visto il resto considererebbe chiusa la serata, no? Specie se poi per scherzo si sono proprio messi a riempire la scheda di fine serata mettendo platealmente un Sì tutti e due.
Non so se ho fatto bene i conti...
Dici che sono giusti Gab?
Tu che sei un fortunello infingardo, viemmi in aiuto con la matematica...
^_^

Ora, che volete che accada in 200 secondi?
In 200 secondi si può segnare un gol pesantissimo in una partita di campionato. Si può battere un record. Si può allungare la mano sulle cosce della popputa ragazza che lavora al 187 appena cominci a parlare, mentre ti siedi accanto te, che con quella ci hai appena parlato. Si può arrivare a più di 50 metri di profondità. Si può rompere il muro del suono, o se non proprio quello almeno i maroni. Si può millantare per diverse volte di aver scritto una sceneggiatura o di essere uno sceneggiatore, riproponendosi mentalmente ogni volta di non rifarlo. Si può persistere in questo e iniziare a millantare il proprio amico come regista, specie con una ragazza che ti ha appena detto di fare l'attrice o con una ragazza che fa l'aiuto regista. Si può fare, si può fare, si può vendere e comprare. Si può correre i cinquecento metri, piano. Si può nicchiare ogni volta che ti chiedono del tuo lavoro fino ad odiare in seguito questa domanda. Si può distogliere lo sguardo da una accompagnatrice turistica bruttina facendo finta che si guardi l'infinito con una certa concentrazione, mentre le rispondi. Si può impallidire di fronte al primo "roito cingolato" che qualcuno fuori, nella pausa, ha appena detto essere presente in sala in numero superiore a uno e tu non avevi notato. Si può rimpiangere l'accompagnatrice turistica e pensare di regalarle un sì, a patto che ti sia garantito che mai per nessun motivo quest'altra che hai davanti abbia un tuo contatto. Si può rivelare l'esatto posto dove si lavora salvo poi mordersi la lingua pensando che è un luogo aperto al pubblico dove ti possono rintracciare. Si può fissare intensamente il vuoto mentre la tua bocca parla e mentalmente conti fino a 200.
Insieme si può.

Si può non avere la più pallida idea di che dire e che fare.
Specie se la tizia che hai davanti l'hai capita al primo sguardo: tipo "zitella acida e amica velenosa che soffre per la gioia degli altri, porta i capelli in un'acconciatura che neanche Doris Day nel ruolo della perfetta madre di casa e ha l'aggressività neanche troppo repressa di un cucciolo di caimano all'ora del pasto", ad esempio.
Specie se sei cosciente che lei ti ha già giudicato al primo sguardo - cosa che dev'essere non solita fare, ma sospetti ne abbia depositato il copyright. O forse l'ha fatto sua madre.
E dire che la sera di Capodanno, quando siamo stati omaggiati con tale regalo, avevano anche fatto delle prove. L'acuta Anna, amica di Fedemisi, d'intelletto mirabile quanto di algida relazione (sul genere delle ostriche sotto assedio, nonostante l'apparente affabilità), si è prestata a fornire la spalla femminile, davanti cui Gab, Valerio, lo stesso Fedemisi e forse anche Vincio si sono cimentati. Con perle tipo
Lui - "Cane o gatto?"
Lei - "Di chi?"
oppure
Lui - "Hai mai fatto l'albero di Natale?"
Lei - "Una volta. Alla recita delle medie."
Esercizi in cui ci si è resi conto che 200 secondi possono essere un'eternità. E le domande, cattive come un torchio. E a nulla vale il racconto di un amico di Vincio che una volta ci ha incontrato "due pornostar di fama nazionale"; specie dopo il dubbio insinuato da Simone: "non puoi mica escludere che ci siano delle tipe che fai e poi... [gesto di valore pecunia]".
E in effetti... chi lo vieta?
In pratica non sai e non saprai chi hai davanti.
Non sai cosa vuole e cosa cerca. Non sai se ti sarà risposta verità o fantasia, non sai e non saprai niente. A parte un'impressione ed un aspetto fisico.

Questa è verità sacrosanta.
L'intelletto acuto e la risposta pronta di Anna sono un miraggio solare in questa landa.
Quello che invece regna, però, non è nemmeno la disperazione desolata che pensavo. C'è spazio per domande e risposte sincere. Per umano calore. Sta a te imparare a (o sapere) discernere.
Perché può capitarti una ragazza che si chiama, ad esempio, Angela con cui fai una tranquilla chiacchierata e decidi che sarà un no. Poi esci fuori e in pausa sigaretta cambi idea, perché la vedi muoversi, ti ricorda un tipo di donna che conosci e che ti piglia bene. Poi magari scopri che sul taccuino magari ha messo sì non al 28 ma al 26, che neanche se la ricorda. Magari, sempre per esempio. Lo stesso 26 che magari ha avuto un sì dalla 26 spettacolosa.
Ma anche qui coi numeri la mia matematica fa acqua, fortunato bastardello... ^_-

O, per dire, ti capita la ragazza ingegnere informatico che si è lasciata ad agosto e che adesso ha un parente stretto che sta male. E che quando le domandi cosa desidererebbe per sé, nel futuro, ti dica convinta "Pace". E che tu non ti renda affatto conto che è proprio quello che ti sei detto te, per anni e mesi, salvo non riconoscerti in un ritratto che più che altro ti fa pietà, ti spinge a darle conforto... ma non il tuo indirizzo email. Magari solo perché è troppo giovane.
E quando il 27 "mano sulla coscia" dietro di te la lascia sola dopo neanche una decina di secondi che ti sei alzato, ti viene vicino e sentenzia che è troppo giovane - proprio quando tu vorresti fare finta di non conoscerlo, proprio quando tu hai pensato esattamente lo stesso ma non ti sei comportato da cafone, proprio quando quello stronzo ha esattamente la tua stessa età e proprio quando per tutto questo lei resta sola e la vedi spalancare la bocca sbalordita e iniziare quasi a ridere e vorresti alzarti e andare là e continuare un po' la conversazione perché non si lascia sola una che sta così - resti inchiodato alla sedia, senza fare nient'altro che sorriderle, e scuotere anche tu la testa. Se ti fossi alzato magari avresti preso un sì. E una ragazza ventitreenne molto carina.
Invece hai solo la coscienza che "pace" è un termine troppo generico per inquadrare un problema.

Ma allo stesso modo può capitarti una che esordisce, diciamo, dicendo "Mi chiamo Dorothy e sono laureata in psicologia. Ho portato qui gli amici e non cerco niente", e poi magari scopri che si chiama Dorotea e trovi che si addica al suo aspetto. Salvo essere parte del gruppo di Angela, che la precede, e Francesca, che la segue e che è piuttosto carina. E fanno parte del gruppo scanzonato dell'inventore del termine che indica i carri armati ributtanti.
O la tipa che esordisce duramente con la sua professione di architetto, che già alle prime parole ti fa segnare mentalmente no sul tuo taccuino e rende interminabili i restanti 190 secondi.
O una napoletana vissuta all'estero e da poco trasferita a Roma che non conosce nessuno, piuttosto carina, ma non abbastanza da meritarsi un sì.
O una tipa che accompagna la cognata, che però sta nell'altra sala per lo speed date dai 35 agli over 50. E che abbastanza viva da meritarsi un bel sì.
O due tipe passabili del 187 che hanno più circonferenza di seno che materia grigia, che ritieni socialmente troppo distanti da te, ma che ti impegnano per un totale di 400 secondi a cercare di non pensare a tutte le possibili posizioni del Kamasutra.

O ancora può capitarti di fare una pausa sigaretta col coatto e di trovarti a parlare con un altro tizio che, e pulisco di parecchio le parole, vuole attuare la pratica del cunnilinguo quale esigenza primaria e cerca una esponente del sesso femminile con la quale dedicarsi alla pratica della permuta di accompagnatrice in locali a tal senso adibiti, scopo - è il caso di dirlo - per il quale si adopera (senza evidente successo) in questo appuntamento veloce (fraintendendo il termine "appuntamento" con "attività sessuale").
E cercare di evitare di pensare che la medesima pratica effettivamente riempie il primo posto anche della tua personale lista di attività ginnico-relazionali preferite, grazie al cielo mai espressa in toni così squallidi.

O che un amico con cui sei andato allo speed date ti dica, durante la pausa, che
- Tanto ce ne andiamo adesso, no?
Al che tu magari lo guardi e con un sorriso beffardo gli dici
- Non pensarci nemmeno. Sai quanto ti percula Martina se lo viene a sapere?
E che il tuo amico immaginario faccia un sorriso dal quale comprendi che capito l'idea.
E chissà, magari che tu ti senta anche meglio per questo. Pensando magari che prendere la Valeriana in fondo è stato eccessivo.
Cauto, ma eccessivo.

Insomma, alla fine mi sono divertito.
Imparando una sana lezione - almeno spero di averla imparata e di non scordarmela. Quella di aver dato, da pesce, uno sguardo all'acquario.
Questa forse è la vera, unica utilità di uno speed date.
Darsi un'occhiata in giro. Non per creare una coppia con qualcuna delle presenti, dalle quali al massimo può nascere un contatto e un'amicizia (sempre che i risultati lo consentano).
Ma per rendersi conto che là fuori c'è un mondo, un mondo interessato a fare nuove amicizie. A cercare nuove relazioni, magari dopo una che è finita particolarmente male, come per la numero 3 che era stata tradita da tanto poco che sembrava avere il cartello "vernice fresca" per quanto era incazzata. Anche se ne parlava amabilmente. E che era lì dopo aver visto il film "La doppia ora", che mi ha consigliato caldamente.
Rendersi conto di essersi un po' chiuso nelle solite cerchie; in cui sì ogni tanto entra un elemento nuovo come uno spiraglio di luce, a volte molto carino (come le ragazze ammesse al primo anno, a lavoro), ma che non è che una goccia, mentre fuori scorre il mare.

Quindi non Chiara, la 29 dall'amica Valentina acida e supponente; non la 31, Angela; non Serena, la 1 che accompagnava la cognata assente; non la 2, Federica, con cui il discorso s'interruppe proprio quando ho scoperto che faceva l'attrice e le ho rivelato che sono sceneggiatore nel cassetto, amica cicciotta dell'incazzata e carina 3 (che sempre ad un sulla cresta Gab ha detto sì). Queste erano i miei quattro sì, che, ridendo e scherzando, ho messo sulla mia scheda (stampata tanto male da poter tranquillamente far incorrere in errori). Tutte e quattro con praticamente nessuno scopo di relazione, bensì il desiderio di continuare conversazioni interrotte.
Ma la 12 e la 13, le ultime due, a cui, rispettivamente, ho rivelato forse la parte più sincera di me.
Alla 12 la fantasia, esordendo con
- Non dirmi il tuo nome vero! Per carità non ne posso più, qualsiasi cosa, ma non dirmi il lavoro che fai. Anzi, inventatelo! Dimmi, che lavoro fai?
- ...sono un'acrobata, in un circo. Faccio l'equilibrista! E tu?
- Io sono... un capitano di ventura! Solco il mare coi miei mercenari e ogni tanto faccio il pirata!
Salvo poi scoprire nome vero, Giada, e reale professione: l'aiuto regista, guarda un po'.
Alla 13 la gentilezza.
Non era carina, Laura, era sovrappeso, e il tempo era finito. Tutti si alzavano, lei restava seduta, un po' in disparte. Ed io l'ho guardata, e mi sono seduto comunque a parlare.

Fantasia, dolcezza, gentilezza.
Queste sono le mie carte vincenti.

E oggi, al ritorno degli studenti, quando Alessia mi ha fatto gli auguri appena mi ha visto mi si è allargato il cuore, e mi sono sentito felice, e basta, vicino a lei. Dandole il bacio sulla guancia con più sentimento che io le abbia mai dato.
Ma non c'è speed in questo date.


GrimFang

venerdì 7 gennaio 2011

Quasi non ci credo...

Pazzesco.
Dopo un paio di giorni a dicembre e una settimana di chiusa...

Ho scritto la mia prima sceneggiatura.

Di un lungo.

0__o

Quasi non ci riesco a credere!!!
^___^

Se mai vedrete in sala un film che si chiama "SoloPerTe", saprete a chi attribuire la copla!
...ehm... colpa. ^_^
Buona vita!


GrimFang