L'artista mescola il sangue con la terra, per generare sempre nuova vita...

Sarà sicuramente potente, la vita. Piuttosto dolorosa, a mio avviso, a volte sorprendente, sicuramente intensa, vibrante, indubbiamente da vivere. Sempre e comunque.

Sara Tenaglia

Terra, Pioggia, Fuoco & Vento

Terra, Pioggia, Fuoco & Vento
Fire cup

domenica 30 dicembre 2012

Iva è Partita? E' Partita Iva.

Nel 2013 non sarà come nel 2012.
I Maya avevano ragione.
E' finito un mondo, quello del mio contratto a progetto.

Otto anni, 1-1-1-1-1-3 per la precisione.
Cioè cinque contratti a progetto annuali e uno triennale.
Se qualcuno se lo chiedesse, no, non è legale. O meglio, non era.

Ci hanno chiamati, tutti e dieci (ma eravamo nove che uno era già in ferie), dopo gli auguri di Natale. Auguri durante i quali il Nuovo Presidente - ch'è un timido di prima fatta - non ha tolto gli occhi di dosso da tre persone, che evidentemente gli davano maggiore sicurezza.
Tra cui, me.
Nemmeno mezz'ora dopo, lui e il DG ci chiamano e ci comunicano le novità sui contratti.

Avevo chiesto un incontro al Nuovo Presidente, per tutti i precari, dopo il suo discorso d'insediamento.

I precari mi hanno un po' preso come portavoce/scudo dei loro interessi, e non m'è dispiaciuto.

All'incontro ho parlato con entusiasmo, ognuno s'è presentato e ha detto la propria. Lui ha preso un sacco d'appunti.

Mi è giunta voce che al DG la cosa è andata mezza storta perché s'è sentito scavalcato.

Un collega che si occupa dei contratti è passato e m'ha spifferato che andava bene, che gli avevano chiesto di rinnovarli tutti.
Non l'ho detto a nessuno, finché non c'è nero su bianco niente facili entusiasmi.

Incontro il Nuovo Presidente al bar, un giorno prima dei saluti. Gli domando
"Si sa niente dei precari?"
"Penso bene" - sorride e risponde.
Un bel sorriso.
Non dico niente a quasi nessuno, sempre per il motivo di cui sopra.

Tutto questo mi passa rapidamente in mente, mentre la gola mi si secca e lui e il DG ci propongono di passare a partita IVA.


E' questa la soluzione?
Detesto i cambiamenti, per me ogni volta che c'è un cambiamento il mondo crolla, perché io devo riassestarmi. Chiamatelo egocentrismo. Fate bene.
Tutte le volte che ho sentito parlare di Iva, mi hanno fatto capire che sarà una bella donna, però quanto è stronza. Dio, proprio un concentrato di stronza.
Tanto per cominciare, è completamente a carico tuo. Cioè, non è autosufficiente: sei tu a doverle prendere gli appuntamenti ogni tre mesi per andare a fare i versamenti, non è che s'organizza da sola...
Poi è esosa; certi amici ci spendono un sacco di soldi per farla felice. Ogni mese mezza busta paga parte per farla sorridere. Anche se, stranamente, sorride anche il tuo commercialista.
Viene il sospetto che se l'intendano.
E poi, ti lascia senza garanzie. Ti può mollare da un momento all'altro. Beh no, semplicemente la molli tu quando, se capita, non puoi più permettertela.
Una che tu le dai un'appuntamento, che so, fra sessant'anni, e lei potrebbe venire a dirti che quel giorno non c'era, che non sei stato attento nel darle appuntamento...

Ma io, di Iva, ne so poco.
E il dubbio è se la voglio conoscere.
Sia perché uscirci la prima volta ti costa quanto l'ultima, e costa mantenerla. Ma anche perché, se è vero che le piacciono i rapporti liberi, io sono giocoforza costretto a essere monogamo, non avendo spazio per altre relazioni.
E sarebbe una relazione che, per come si sono messe le cose, più di due anni non potrebbe durare.
Quindi, che strabicazzo mi si prospetta per il 2013?

La scelta è se fare vertenza o meno.
E' capire in che cavolo di situazione mi trovo, quali siano i miei diritti, ignorare l'amaro in bocca per essermi fatto il culo per otto anni - dimostrando al di là di ogni ragionevole dubbio che non solo lavoro bene, ma che ci tengo al mio lavoro - e ricevere una proposta peggiorativa rispetto all'impegno precedente, e cercare di dirimere la questione sul 'è vero o non è vero che se non contesto l'ultimo contratto entro 60 giorni dalla scadenza decade per me la possibilità di rifarmi legalmente sul mio datore di lavoro?'.
Che poi, anche volendo dar la massima fiducia al DG e al nuovo Presidente, che ci assicurano che in seguito si cercherà, quando possibile, di inserirci a pieno titolo nell'organico - assunti a tempo indeterminato - anche volendo affidarmi a loro, a febbraio ci sono le elezioni.
Il 16 luglio 2012 la spending review ci cancellava a tutti gli effetti dalla lista degli enti parastatali. Cioè, ci cancellava punto e basta, e io ho rischiato di perdere il posto di lavoro. In un'orribile situazione traballante in cui avrei dovuto da tempo essere integrato a tempo indeterminato, e di colpo, di punto in bianco, non avrei nemmeno più avuto una Fondazione a cui appellarmi, cui fare ricorso, con la quale aprire la famosa vertenza: con chi la apro se ormai non c'è?
E nel caso orribile in cui avessi dovuto, per esser passato magari a un ministero, sostenere un concorso, dove andavo io che non ho nemmeno una laurea?
Poi ci hanno salvato, ripensato, dato un'altra chance.
Chi mi garantisce che non ci tocchino ancora?
Chi mi garantisce che non rimettano mano alla disciplina del lavoro, cambiando ancora una volta le condizioni dei miei contratti?
Per quanto tempo devo restare ancora precario e in dubbio se l'anno prossimo lavoro o meno?

Ma aprire una vertenza è sempre un 'mettersi contro' i propri datori di lavoro.
Un ottenere con la forza qualcosa che dovrebbe essere una naturale conseguenza: è sempre stata una cosa che quasi per principio non avrei voluto fare, credendo saldamente fino in fondo che quello che ottieni coi risultati del tuo lavoro non può essere perennemente ignorato o negato, e che uno come me, il posto fisso, se lo è guadagnato. E' quasi un atto dovuto.
Quest'estate uno studioso americano che ha fatto ricerche da noi era allibito del fatto che potessi essere sostituito, privato del mio lavoro, o in qualsiasi modo smettere di lavorare lì; perché si era trovato evidentemente più che bene. E so che non è il solo.
Quando quest'estate presi parola per parlare con Borrelli all'assemblea, all'epoca era stato incaricato di traghettare la Fondazione verso lo scioglimento, decine di studenti mi hanno dato il loro sostegno.
Per quale motivo adesso devo pretendere qualcosa che mi si dovrebbe dare condiscendendo?
Mah...

Sarà per questo che mi è tanto piaciuto il video di Montecristo, "Buon anno".
Perché parla anche di serenità e lavoro...
Ecco.
A tutti voi, un Buon 2013.
Un anno di buon lavoro.


GrimFang


martedì 11 dicembre 2012

No, dico, Stephen King! Mica pizza e fichi! ^_^

Gh!
Hanno postato, sul sito di RiLL, le recensioni dell'antologia dell'anno scorso, Il Funzionario.
Per chi ce l'ha, per chi se lo ricorda e in finale per chi non lo sa, lì dentro c'è un mio racconto che mi piace molto, Il giorno che gli Amish presero il fucile.
Uno di quei racconti che - per questo mi piace tanto - si costruiscono da sé: l'ho scritto senza sapere bene dove andavo a parare, e pian piano le immagini si susseguivano e i personaggi agivano un po' per conto loro, fino a portare il tutto a quadrare nella conclusione.
Per questo ne vado orgoglioso.

Ma adesso anche di più: ho scorso rapidamente la lista, non ricordandomi nemmeno esattamente quale fosse il racconto che vi era pubblicato, fino a quando non sono incappato nel primo rapido cenno di una mia presenza in quell'antologia.
E poi, poco più sotto, ho beccato questa, che mi sono fiondato direttamente a leggere sul sito.

Vi posto il breve stralcio che mi riguarda, nel caso in cui non vi andasse di leggere la recensione di tutto il libro.

"Rilevante pure l’influenza di scrittori del calibro di P.H. Lovecraft e Stephen King. Si leggano, ad esempio, i racconti di Giulio Leoni, dove il solitario di Providence viene apertamente citato e omaggiato, Gordiano Lupi, ma soprattutto Enrico D’Addario, il cui Il giorno che gli Amish presero il fucile ricorda le pagine più drammatiche de I lupi del Calla."
Gh!


...anche se sbagliano il cognome... =)P


Non avendo la più pallida idea di che diavolo fosse I Lupi del Calla sono andato a cercarlo su wikipedia.

"I lupi del Calla è il quinto libro della serie La Torre Nera di Stephen King. Questo libro continua le vicende di Roland, Eddie, Susannah, Jake ed Oy e presenta al lettore la figura di Pere Callahan (vedi Le notti di Salem)."

...paragonato a King.
No, dico, stiam mica qui a fare i pois sui leopardi.
^____^


GrimFang



domenica 2 dicembre 2012

Non fare oggi quello che il Cosmo ti suggerisce di non fare

C'è una cosa, tra le forze che gestiscono l'universo, chiamata Cosmo.
Certo, si poteva anche chiamare Franco, o Cosma - fosse stata donna - ma questo avrebbe potuto ingenerare delle confusioni, perché Franco è già quello dell'ufficio paghe, e Cosma, per quanto strano, è un nome da uomo.

Quindi, diciamo che è il Cosmo.
Ora, qual'è la mansione del Cosmo?
Principalmente, è quella di dare avvertimenti. 
Un esempio: se, come ieri sera, devi uscire per andare al compleanno del Digia a casa di Erika e, mentre stai per uscire, qualcosa ti fa passare per la testa che, nel caso piovesse, forse è il caso di perdere quei cinque minuti in più per cambiarsi il paio di Geox ("la scarpa che respira" - che da quando si sono consumate un po' troppo le suole sono diventate le "Geox - la pompa idraulica") con un bel paio di assai più consoni anfibi, be', quel qualcosa è il sussurro di Cosmo.
Non ascoltare Cosmo porta sfiga.
O meglio, questo è quello che si potrebbe dire se ci si limitasse a una visione superficiale delle cose: un'analisi approfondita dovrebbe necessariamente concludersi in un più prosaico e indubbiamente maturo "Nun l'hai voluto ascoltà? E mò so' cazzi tua".
Così, mentre ieri sera il Diluvio Universale timbrava il cartellino, e le mie scarpe ricordavano le falle dell'Arca di Noè, io tra me e me pensavo che forse non avevo ben afferrato la voce di Cosmo. Perché purtroppo Cosmo ha questo difettaccio: sussurra.
Non so, avrà avuto la tracheite da piccolo, ma davvero, quando parla, è capace che non lo senti.
In un certo senso, ti ci devi abituare. A forza di sentirlo, ascoltarlo, viene naturale se non altro capire che ti ha parlato. Allora basta fermarsi un attimo a riflettere su cosa possa averti detto per capirlo, perché - questa è una cosa che va detta - Cosmo è uno pieno di buon senso. Se dice qualcosa, è sempre un buon consiglio su qualcosa che stai per fare. Quindi basta pensarci un attimo ed eccoci lì a dire "Oh cacchio, scordavo le chiavi di casa!", "Ma dove vado senza regalo???", "...ecco, magari se il gas non lo lascio aperto...".

Quindi Cosmo è assolutamente una persona fenomenale.
Voglio dire, sta lì, come un compagnone, spessissimo in silenzio, a guardare. Ci sono volte in cui gli chiedi un aiuto, apertamente, un suggeruimento e lui invece sta zitto. Sta fermo lì, ti osserva e ti sorride. Lo fa perché vuole farti imparare. Mica sta lì a parlare a caso, come Ego; lui quella storia dei pesci e dell'imparare a pescare l'ha presa molto sul serio.
E non dare ascolto a una così bella persona, che in genere parla poco, beh, è un peccato.
Inutile dire quanto sia un'aggravante reiterare la disattenzione.

Però capita.
Ad esempio, dopo essere tornato a casa ieri coi calzini zuppi, il minimo che potessi fare era sbattere le Geox in armadio e mettermi gli anfibi.
Ma, mi sono detto, oggi tanto non esco, e gli anfibi sono così scomodi da allacciare...
Stamattina mi sono alzato (tardi) riposato, e con la strana voglia di fare - per quanto possibile - un po' di pulizie.
Se vi dico che camera mia è lercia, un vero cesso, non dovete prendermi in parola. Perché è un eufemismo.
Quindi era non solo salutare, ma necessario prima dell'emergenza sanitaria mettersi a pulire.
E credo, davvero, che Cosmo questa mattina mi stesse proprio dicendo di tirar su le maniche e poi mettermi a lavorare.
Ora, giuro, non ho la più pallida idea di quand'è che ha cambiato idea.
Cioè, non è che l'ha cambiata, ma forse - preso dal mio entusiasmo - mi è sfuggito il resto della frase, quello cioè che aggiungeva "...però non usare la tecnologia".

Il vero peccato - come dicevo - è la reiterazione. La reiterazione della sordità.
Se Cosmo, poveraccio, si sforza di farti sentire la sua voce, è proprio da stronzi, prima che da cafoni, non starlo a sentire.
Così, dopo aver dato una sonora spolverata ai mobili, ed essermi concentrato sul piano delle lavorazioni (scopa elettrica, in camera e corridoio, poi straccio e se avanzava tempo anche il bagno), mi sono detto che al limite, invece di farmi la doccia, era il caso di sbattere il cumulo di biancheria arretrata in lavatrice e magari fare un paio di lavaggi, di modo che al secondo potessi sbattere dentro anche la tendina della doccia che non era in stato "Ecce homo!" solo perché l'Homo in questione si sarebbe sonoramente rifiutato di farsi 'sindonizzare' da un simile telo. Va detto che adesso è lindo e pinto che non sembra nemmeno ricordare lontanamente l'immondezzaio che era, tanto che ora Malagrotta si sente orfana.
Comunque, faccio partire la prima lavatrice e annoto mentalmente che a breve toccherà andare a fare la spesa anche per quel che riguarda i detersivi, quindi mi accingo alla spazzolatura di camera tramite scopa elettrica, con particolare mira ad annientare i cumuli di terra che si sono avvinghiati al mio tappeto.

Il primo segnale, bellamente ignorato, è l'asse di legno del letto.
Dovete sapere che un'asse di legno del - uh... - della 'cornice' del mio letto (avete presente quelle di una volta, strutture indipendenti dal letto vero e proprio che reggono testiera e corrispettivo ai piedi?) be', si è staccato e ora penzola tristemente, attaccato da una parte sola e poggiato per terra dall'altra.
Il suggerimento di Cosmo arriva, ma non viene compreso appieno. Capisco sì, che così non posso passare la scopa elettrica come al solito, ma invece di sospendere il lavoro per trovare un'alternativa attacco il tappeto e poi lo spazio sotto l'armadio. E qui accade.
Va detto che passare la scopa elettrica sotto l'armadio è atto in tutto identico a passarla sotto al letto: ti devi chinare, inclinarla, farla muovere in ogni direzione.
Una botta fatale sul fondo dell'armadio sgancia il serbatoio pieno di polvere dal resto della macchina. Accorro prontamente a tenere il tutto unito con le mani e non spengo l'apparecchio per paura che se termina la trazione aspiratrice mi ritroverò tutto il contenuto proprio sul tappeto.
Quando ho una presa abbastanza salda mi sposto tipo ballerino, danzando con la scopa elettrica finalmente spenta fino alla presa di corrente e quindi - divelta la spina e raggiunto il secchio della mondezza in cucina, sempre in posa danzereccia - svuoto il contenuto del serbatoio prima che la casa diventi un casino.
Con qualche problematica fuoriuscita di polvere in forma di stratocumulonembi, e con la vigliacchissima azione della pulizia di fino fatta in balcone, dove il vento può portare il lercio sui panni stesi dei vicini, risolvo il problema inquinamento casalingo e mi accingo a rimontare l'attrezzatura.
E lì, scopro che è rotta.
Se non rotta, magari compromessa: è il pulsante di chiusura che non si alza più. O meglio, la levetta interna che assicura saldamente il serbatoio all'aspiratore.

E' lì che intigno.
Cosmo si sarà sgolato, ma con un certo qual masticamento di deretano prendo scopa e paletta e finisco di pulire camera. Poi il corridoio e quel pezzo di cucina che aveva subito lo smontaggio della scopa elettrica.
E mi accorgo che la linguetta di plastica dell'alzamondezza, quella che garantisce un buon contatto col terreno per sollevare la minuzia polverosa, s'è appena rotta.

Ora, chiedo: voi che avreste fatto?
Avreste capito che Cosmo stava urlando "piantala e smetti"?
Avreste preso del tempo per riflettere e usare il buon senso?
Io no, io ho caricato la seconda lavatrice.

A quanto pare, la nostra 'nuova' lavatrice - un salto di eoni avanti nella tecnologia, rispetto alla precedente (nel Mesozoico la consideravano un modello vecchio) - ha un sistema di codici di errore.
Ovvero, a un certo x punto del lavaggio, se c'è un problema, appare sul display la scritta "Err" seguita dal numero relativo al problema.
In questo caso il 2.
Il bello, è che blocca tutto e non termina il lavaggio.
E i panni, restano chiusi dentro.
A mollo nell'acqua.
Provo, ma il portello non si apre.
Cerco di cambiare programma (andare su risciacquo ed evitare la centrifuga), niente.
A questo punto, be', vado a cercare su internet!

Siamo in una grande era.
Talmente grande che per la lavatrice precedente c'era un unico sito in tutta la rete che riportava parte del manuale delle istruzioni. Peccato fosse tipo in olandese; ma questo modello qui, eh no, è più recente!
Trovo il sito della casa produttrice.
Il modello che cerco non figura.
Cerco a buffo su google: nella prima pagina ottengo già i risultati che cerco. Mi compaiono pagine con messaggi tipo "aiuto! I miei panni sono intrappolati nella lavatrice!" o "Sono rimasto coi panni a mollo in tre pollici d'acqua" e le soluzioni sono quasi sempre del tipo apri e smonta la lavatrice.
Cosmo parla.
Niente, sono troppo concentrato.
Arriva Gabriele, purtroppo solo di passaggio. Con maestosa flemma, ascolta il colorito racconto nel quale chiamo a testimoni alcuni santi e scomodo il boss in persona per venirmi ad ascoltare, e infine suggerisce un serafico "Spegni e riaccendi" che mi ricorda come la tecnologia meccanica moderna non sia spesso altro che informatica mascherata.
Spengo e riaccendo.
Nulla.

Gabriele fa spallucce e se ne va, "prima che ritorni a piovere".
Niente, a questo punto Cosmo ha perso la voce. E magari anche le speranze.
Ci ha provato, a indicarmi quelle pagine internet; ma a me è rimasto chiaro solo cosa s'intende per "Err2", ovvero che qualcosa ha intasato il filtro.
Ma io non posso mica lasciare lì il mio bucato a macerarsi, non tanto per la tendina della doccia, ma per l'altro capo che è il mio coprimaterasso. E non voglio dare a Malagrotta false speranze.
Così, mentre dispero, paventando un'operazione oltre le mie capacità, ovvero staccare tutto l'ambaradan, trascinarlo in balcone, inclinarlo alla ricerca della slot del filtro o della pompa, eccetera, mi cade l'occhio su uno sportelletto in basso.
Lo apro; porca pupazza è l'alloggiamento del filtro.
Cosmo mi guarda sconsolato. Sa che imparerò, ma forse gli rode un po' il culo per quanto sono duro d'orecchi.

Piazzo gli stracci che ho sotto la bocchetta. Apro.
Esce un fottìo d'acqua. Chiudo.
Spaludo con gli stracci e strizzo.
Risistemo. Riapro.
L'acqua esce a vagonate. Reitero l'operazione infinite volte, mi spezzo la schiena. L'acqua sembra non finire.
A una certa, verso la ventesima volta, mi sorge un dubbio e vado a chiudere la valvola dell'acqua.
Cosmo lì sono sicuro che non aveva parlato.
Del resto, come dargli torto.
Le pompe idrauliche che porto ai piedi mi hanno definitivamente dichiarato che il loro posto è l'armadio.

Il bagno è una palude.
Sono quasi sicuro d'intravvedere delle canoe di garibaldini farsi largo nei canneti, ma forse è solo suggestione, visto che a pranzo stavo guardando "Il Gattopardo".
L'acqua è ovunque; mentre numerosi santi vengono a trovarmi perché sto spargendo la voce tra di loro, essa dribbla gli ostacoli e giunge in corridoio. I santi hanno questo di sbagliato: li chiami, vengono, e non danno mai una mano. Sono così attaccati alla forma...
Dopo un'ora e mezza di apri e chiudi o giù di lì l'acqua cessa di uscire.
Sono a pezzi, nervoso, incazzato, sudato come un muflone e non ho più le mani, perché sono state talmente a mollo che le unghie appena tagliate la mattina adesso tirano perché la pelle si è ristretta. Me le sarò lavate una decina di volte, per potermi togliere la camicia, per toccare oggetti puliti che mi servivano di quando in quando. Le mie scarpe fanno ciac-ciac ogni passo, cercando di aspirarsi anche il terreno asciutto.
Sfilo questo cazzo di filtro e l'oggetto fantomatico che bloccava tutto, stando ad internet, mi cade in mano.
Lo guardo, attonito.
Non capisco.
Come fa un coso come quello a impedire il funzionamento di una lavatrice?
E soprattutto

"Come CAZZO c'è finito un plettro dentro al filtro?!?!?!"


GrimFang

lunedì 22 ottobre 2012

7 Storie






Et voilà.
In stampa, da oggi pomeriggio. Poi, sul nostro banco vendita a Lucca Comics. ^_^
Sette racconti, in sette variazioni del fantastico - dal fantasy elishiano alla fantascienza degli alieni, dallo steampunk delle 'biblioteche universali' al cyberpunk dei viaggi nella memoria, dalla fantascienza delle intelligenze artficiali ai panorami distopici di un mondo apocalittico, al fantastorico del nostro medioevo.
In rigorosa sequenza, il libretto (una cinquantina di pagine) contiene: 

  1. Il segreto di Hervé de Ponsac
  2. Outremer
  3. Abhra
  4. Jebediah Jonze
  5. In nomine DEV
  6. Direttiva
  7. Il Tempo degli Sh'Ti
Con piccole illustrazioni di Andrea Santopietro, Valentina Crisante e del sottoscritto. ^_^
Prezzo politico di sette euro, un euro a racconto.
Che volete di più? Li vale solo la copertina di Francesca Mazzani! =)P

Quindi, signori, è ufficiale: ho pubblicato un libro!


...e se l'ho fatto io, voi che aspettate?!?
^_-

Buona vita,


GrimFang

martedì 9 ottobre 2012

Dopo il deserto...

Dopo il deserto c'è il mare.
Anche nella vita.

Quindi capita che quando la fortuna si ritira, e parecchio, dopo ritorna, come la risacca, a lenire un po' i danni provocati dalla sua assenza. Cosa di cui sono sempre stato più o meno profondamente convinto.
Così capita che nel breve spazio di pochi giorni capitino delle belle cose.

La prima, è che sono in finale.
Quattrocento mini-racconti, solo tre prescelti e uno è il mio.
Non solo: i tre prescelti saranno stampati e appesi su dei cartelloni in giro per la fiera Lucca Comics & Games, e sarà il pubblico a votarli, allo stand di RiLL. A decretare il vincitore.
E forse era questa la cosa cui tenevo di più; essere letto dal pubblico della 'mia' fiera, dove in un certo senso mi sento di giocare in casa - data la mia frequentazione quasi ventennale.
Però, visto che si arriva dal deserto, la bocca è asciutta, impastata di sabbia; l'acqua è salata.
Insomma, difficile apprezzare bene la cosa, salvo quando la condividi con gli amici. Lì ti rendi conto di quanto sia effettivamente bella. Lì per lì, invece, l'unica cosa che riesci a pensare è che ti hanno trombato agli altri due (questo e questo).

E qui, intervengono imprevisti gli amici: riunione di Elish, organizzazione pre-fiera per capire come si va a Lucca e cosa si va a fare, idea buttata lì.
Da Vania.
Visto che hai (ho) scritto tanti racconti, e sono già pronti, perché non stampiamo una piccola raccolta da vendere in fiera?
Sissignori, avete letto bene.
E' sembrato di una semplicità disarmante: stampa digitale, un centinaio di copie, chi può fare la copertina - Frans, ce l'abbiamo - chi può fare l'editing - Giacomo, ce l'abbiamo - quanto tempo ci serve per mettere su baracca e burattini - una quindicina di giorni, ce li abbiamo.
Remore, istinti a tenere tutto nel cassetto? Nessuno.
Oh, tre me li hanno già pubblicati, uno stava per esserlo, uno - il mio migliore - non l'ho mai mandato a concorsi di sorta perché era troppo lungo e me stava bene così... Quindi, avverti Frans, senti Giacomo, vedi la disponibilità e - soprattutto - guarda che hai scritto.
Di quelli da me ritenuti decenti e degni di una selezione per la pubblicazione (non da parte mia, ovvio, ma da quella di Giacomo, che lo fa per professione e - mi dicono - è una scheggia), sono ventisei, ne sceglieremo sette. Lo sapete quanto amo questo numero.
E per ora, così, semplicemente, voglio chiamare la raccolta: "7 racconti".
Per quelli di voi che hanno letto qualcuno dei miei scritti, questo è il momento di esprimere eventuali veti o preferenze - poi sarà troppo tardi per farlo! ^_^

Così, mi ritrovo a pensare che non è più "tempo di sprecar tempo", e nel momento in cui - finalmente - pare che Saturno sia tornato benevolo per il Capricorno, e farraginosamente cerco di uscire dalla specie di letargo apatico in cui ero piombato, sento che sto forse ingranando la marcia.
E spero che il motore smetta di grattare.
E dal mare che ho davanti arriva aria fresca che aiuta a lenire l'arsura del deserto.

Poi, ti aiutano le piccole cose.
Le 'coincidenze' - che non esistono - il 'destino' - che non esiste - i semafori di San Giovanni.
Se ero ancora nel deserto, non avrei avuto la forza di mettere le quattro frecce, aprire lo sportello e chiamare a gran voce la ragazza che mi aveva appena attraversato davanti. Avrei piuttosto pensato che la mia macchina era troppo ridotta un cesso per farci salire una creatura simile.
E invece, le posso persino dare un passaggio, allungando un po', e passo mezz'ora a conversare di 'caso' - che non esiste - profezie di Celestino, incontri 'chiamati' dalle nostre essenze affinché avvenga uno scambio che possa far crescere entrambi.
E poi, giocare la carta con nonchalance
"Siamo a ottobre. Ho perso la scommessa."
"E' vero! Me n'ero dimenticata!"
"Ma io no."
Difficile dimenticare che hai detto a una ragazza, dopo aver saputo che è fidanzata con un attore più grande di età, "Ne riparliamo a ottobre". Specie se lo hai detto più di sei mesi fa.
Specie se ti risponde
"E infatti è un mese che litighiamo di brutto..."
Specie se lei è questa qua


Buon semaforo a tutti


GrimFang

martedì 2 ottobre 2012

Tu chiamale se vuoi... rimozioni

Oh shitty day
Oh shitty day
Oh shitty shitty day;
Oh shitty dayWhen Jesus walked
Oh when he walked
When Jesus walked
They took my car away!
Oh shitty day
Oh shitty day
Oh shitty day
Oh shitty day
When Jesus walked
Oh when he walked
When Jesus walked
And let them take it away!
Oh shitty day
Oh shitty day...
 
 
Ok.
Già è difficile.
Ma questa è veramente SFIGA.
 
Giorni fa, circa una settimana (beh no, di più, era il 14 settembre) sono andato dal barbiere per tirarmi a lucido per il matrimonio. Nell'attesa, leggo Il Messaggero e - toh - c'è un occhiello in prima pagina che parla del Capricorno. Curioso che sia in prima, mi dico, e vado a leggere.
Annunciava un culo strepitoso, nel periodo che andava dal mezzogiorno del 15 in avanti per tre giorni. Tre ricchi giorni di culo.
Quanto deve contare l'ascendente...
Ora, suppongo che per chi sta da un mese immerso nella merda fin sotto gli occhi riuscire ad alzare il mento e prendere boccate d'aria con la bocca per ben tre giorni possa in effetti essere definibile come 'un culo strepitoso'.
Ma a me non pareva - e riflettendoci non credo - di essere in una simile situazione. Allora.
Per cui non posso definire tre giorni di assoluta assenza sia di fortuna che di sfortuna come tre giorni di buona sorte.
Nemmeno in confronto ad adesso, che sono settimane che mi sento fiacco e malaticcio, sono spesso molto rincoglionito (tutti i sintomi del repentino cambio di clima, a parte i sintomi reali tipo la febbre), non concludo molto, trascino le mie giornate e mi sono ufficialmente reso conto di essere dislessico.
 
Ma, direte voi, questa per me è la solita routine.
Verdade.
Ci aggiungiamo sul pacchetto le piccole amarezze della vita - tutte riassumibili con il simbolo del freno a mano tirato - le ansie, le paure eccetera eccetera, la vicina di casa in depressione (ce la vogliamo mettere? E mettiamocela!), i nipoti in America, i miei che li vado a trovare poco... su, a lamentarci siamo tutti bravi.
 
Ma quando ieri sera sono andato a prendere la macchina e non ce l'ho trovata, allora è stato proprio brutto.
 
Brutto perché io ieri sera nemmeno ci volevo andare a laboratorio (di teatro - quest'anno portiamo in scena l'Ubu - tutte e tre quelle elencate).
Perché ero in linea con la precedente settimana, per cui la definizione a cui rispondevo maggiormente era 'scazzato'. me ne sarei rimasto tappato in casa, ad abbrutirmi al pc, a dire che sarei andato a letto presto senza poi farlo veramente... insomma, DOVEVO uscire. ^_^
Quindi, con il solito ritardo e scarsa buona volontà, mi sono preparato, sono uscito (ricordandomi le chiavi, miracolo!) e sono andato dove ricordavo di aver parcheggiato la mia macchina. E dove ho trovato un tizio che aveva appena parcheggiato la sua.
Lì dove avrebbe dovuto essere la mia.
 
Ora, dovete capire che sotto casa mia, il 90% delle volte il parcheggio lo trovi in due parole: "col cazzo".
E' una jungla, macchine messe di traverso con le portiere che sfiorano le cortecce degli alberi, che ti chiedi come hanno fatto a uscire dal finestrino visto che ci passa il palo del cartellone pubblicitario. Poi capisci che devono essere usciti dal portellone del portabagagli, ma poi noti che è stata tamponata anni fa, forse per un altro parcheggio un po' troppo in carreggiata, e che quindi non si può più aprire. Allora guardi dentro e infatti sono ancora là, che dormono in macchina piuttosto che rinunciare a quel posto.
Ecco, questo è cercare parcheggio dalle parti di casa mia.
 
Una settimana.
Io la macchina non la prendo sempre, ma l'avevo presa lunedì scorso quindi è una settimana.
La prima cosa che fai, in questi casi, è chiederti "Dove cazzo ho parcheggiato?", e di conseguenza "Aspetta, che cazzo facevo l'ultima volta che l'ho presa?".
Ricostruire visivamente dove l'hai parcheggiata, ricordare da dove venivi, con chi eri e quanti eravate e un fiorino. Sforzo immane per un decerebrato come il sottoscritto, specialmente in considerazione del fatto che ogni volta trovi posto in un punto diverso. E che l'estate fa malissimo a questo tipo di memoria - non tanto perché esci tutte le sere (non è stato così per me), ma perché incredibilmente il parcheggio lo trovi nello stesso punto! La memoria s'impigrisce.
Quindi, il primo istinto è quello dell' "allora non l'avevo messa qui".
Conseguenza: giro a piedi per il quartiere senza una meta, cercando di trovare la macchina parcheggiata nei posti in cui più o meno usualmente ti capita di lasciarla.
Ma se più cammini più ti convinci che invece era proprio lì dove ti sei diretto a colpo sicuro, ti passa prima o poi per la testa l'interrogativo "E se me l'hanno inculata?".
Nel mio caso, è un interrogativo che dura più o meno un paio di minuti, contando i secondi in cui ci pensi in tutto nell'arco dei dieci minuti della tua ricerca.
Opel Corsa immatricolata 1997, piena di graffi e di bozzi e senza uno specchietto = conclusione "macchiselancula".
Solo e soltanto in questo caso, cioè quando potresti mettere la mano sul fuoco che non hai subito un furto e - assai più inquietante e convincente - che non stai sul cazzo a nessuno del quartiere al punto che ti hanno preso la macchina per darle fuoco, solo allora (e dopo che il tuo coinquilino e amico s'è prestato a scarrozzarti in giro col motorino per facilitare la ricerca) ti viene in mente di verificare quell'idea pruriginosa che la razionalità ha sempre messo in conto, ma che te, Cavaliere di Sfiga, hai cercato di non considerare.
 
Ovvero che te l'abbiano rimossa.
 
Entro nel bar in chiusura a sette metri da dove l'avevo parcheggiata.
"Mi scusi, che per caso in questi giorni hanno rimosso un'auto qua all'angolo?"
"Che auto era?" [brutto stronzo, lo sai benissimo se l'hai vista portare via, mica capita tutti i giorni]
"Un Opel Corsa. Rossa." [ah, il colore è determinante, eh?]
"Sì."
 
In felpa leggera, sto comunque sudando.
Non so che fare, tornare a casa e restare lì, recuperare la macchina ora, usare quella che Gab mi sta offrendo per andare alle prove... e non ho cenato.
Troppe scelte proprio nel momento in cui non mi va di farne una.
Torno su a casa, telefono. Prima al numero per sapere che numero chiamare, poi al deposito.
Ok, la mia auto è lì.
Per riprendermela devo solo andare lì col documento, il libretto di circolazione (da prendere nel cruscotto) e 118 euro.
Alla fine, sempre sudando e sentendomi sempre più in una sgradevole situazione, decido che
a) è molto meglio prenderla adesso prima che la quota lieviti ancora e
b) non mi va di farmi frenare in questo modo (testardo) e voglio comunque andare alle prove, fosse solo per sedermi e ascoltare.
Quindi - grazie a Santa Margherita che mi offre l'appiglio di un passaggio - mi accingo al recupero.
 
Mentre andiamo a prendere la macchina, incrociamo Rosa che stava andando a cena da noi (e non lo sapevo, quindi se restavo a casa almeno stavo a cena con Gab, Marghe, Rosa e Ale), la quale mi percula sollevandomi un po' il morale, quindi ci muoviamo per far tappa alle poste e prelevare.
Salto giù dalla macchina e corro al postamat: ad accogliermi c'è uno schermo totalmente nero.
Dico: normalmente se mi dice sfiga lo stronzissimo postamat (perché gli capita spesso) ha la simpatica scritta "sportello momentaneamente non disponibile eccetera calcolatore centrale". O alle brutte il bastardo mi fa perdere tempo per inserire prima la tessera, codice e tutto, e poi dirmi "prelievo fuori servizio, vuoi continuare lo stesso?".
...
Ma, non so per quale folgorazione del cervello, mi viene in mente di provare comunque all'altro, che è interno. C'è ovviamente una maledettissima porta chiusa, e una plancetta laterale per aprirla inserendo la tessera.
Incurante della figura barbina che ci sto a fare, vi dico che almeno un paio di volte ci ho provato senza successo a inserire il mio bancoposta lì dentro per aprire la dannata porta, e ho fallito.
Ieri, chissà perché, ci sono riuscito: è che la fessura per la tessera non è affatto in orizzontale come sembrava, ma obliqua. La tessera va inserita infilandola inclinata di 45° verso l'alto.
Intuitivo, non c'è che dire.
Vabbé, la stramaledetta porta si apre, entro, una voce preregistrata dice qualcosa e sembra come se invece all'altoparlante ci sia veramente qualcuno per cui faccio ancora la figura del cretino guardandomi intorno e domandando "come?" ad alta voce. Meno male che dura un paio di secondi e basta. Vado al postamat, tessera, codice e...
"Prelievo non disponibile, vuoi continuare?"
 
Ci sono diversi indizi, nella vita, che tendono a dirti "Hey amico, guarda, oggi non è giornata".
Solo non pensavo arrivassero fin quasi a tatuartelo in fronte.
Mentre rivolgevo frasi mentali inappropriate alla sorella e alla mamma del postamat, mi dirigevo verso l'auto con Marghe, pensando di metter su una faccia funerea pronunciando sentenze 'abissali' tipo "non è giornata". Invece è finita che sono entrato ridendo e siamo andati alle poste più vicine.
Dove grazie al cielo non ci sono stati problemi.
 
Il resto, è stato piuttosto facile, per quanto possa essere facile sborsare un centone e passa per ricevere in cambio la propria macchina e un paio di multe.
Ah, le multe.
Ovviamente - la macchina me l'hanno prelevata il 26, quindi le multe sono una del 25 e l'altra del 26 stesso - le multe hanno preso sia la pioggia che il sole.
Un altro po' e sbottavo a ridere davanti all'impiegato del deposito, perché erano tutte completamente bianche oppure, visto che il conto corrente è in un involucro di plastica, completamente sbavate dalla pioggia.
Risultato?
Se voglio pagarle prima che arrivino a casa, con il ricarico aggiuntivo, devo andare di persona al VI gruppo di via di Torre Annunziata a chiedere
"Scusate, come vedete si sono completamente cancellate. Non è che me le ristampate così la prima ve la pago e la seconda provo a contestarla?"
Giusto, al deposito ho anche scoperto il perché della rimozione - da un tratto di strada dove tutti parcheggiano. Perché quella striscia bianca in terra per loro delimita un passaggio pedonale e non una zona di parcheggio. Avranno ragione loro, ma è del tutto identica a quella di un parcheggio libero, e sarebbe gratificante scoprire la differenza.
Ad ogni modo la cosa divertente è stato aprire il verbale di rimozione a casa. Ti elencano lo stato del veicolo prima della rimozione, affinché non sia ascrivibile a loro qualche danno pregresso (bella forza, posso prima prelevartela e poi riempire il verbale con tutti i danni che t'ho fatto).
Beh, se uno non vedesse la mia macchina e leggesse solo quella descrizione  domanderebbe se il prelievo è stato fatto da uno sfasciacarrozze. ^_^
 
Ad ogni modo, dopo aver salutato Santa Marghe e ripreso possesso del mio fedele veicolo (ricordandomi che oltretutto mi sarebbe servito oggi, giorno di sciopero), mi sono finalmente recato - digiuno - a laboratorio.
Prima di entrare ho avuto l'accortezza di spararmi un pezzo di bianca alla pizza al taglio vicina e di portarmene dei pezzi per dopo. Sono entrato comunque piuttosto nervoso, bloccato, negativo e desideroso (o quantomeno dubbioso) di non essere lì.
Il senso di nervosismo e di negatività non è sparito. Beh, affrontare l'Ubu significa discutere di parecchie cose, a cominciare dal come ti sta andando la tua vita. Discorsi su cosa stai facendo del tuo percorso, sulla tentazione di una libertà che forse non è poi così libera o quantomeno è distruttiva, sulla facilità di scelte giuste o sbagliate, di ritmi del tempo della vita, cose che sfuggono, che restano dietro... paure... freni a mano tirati.
Mangiare di corsa altri due pezzi di pizza nella pausa prima dell'esercizio fisico non è che abbia proprio fatto bene. E dopo aver festeggiato Alessio coi pasticcini e lo Zibibbo il mio stomaco non è stato nelle migliori condizioni.
Quindi alla fine mi sono dato più o meno di fretta e cavandomela con solo un paio di fitte durante il percorso ho finalmente fatto riparo a casa.
Dove, guarda un po', ho mangiato gli ultimi due pezzi di pizza ed è passato tutto.
 
 
GrimFang
 
PS: nello scrivere questo post sono tornato indietro 137 volte per invertire le leettre.

domenica 23 settembre 2012

-_-

Beh, wow, due su due.
Che dire, ci resto male: un altro anno in cui mi ero detto di aver partorito lavori quantomeno di buon livello, e invece resto a bocca asciutta.
Sicuramente, dopo la delusione della notizia errata di essere in finale al Trofeo RiLL (post precedente), sapere di essere fuori anche da SFIDA non è che sia proprio eccezionale. Specie dopo aver visto la lista dei 400 titoli che partecipano all'ultimo concorso di RiLL per quest'anno, lista che non lascia ben sperare per i miei quattro cavalli, per tre posti soli al photofinish.
Certo, dopo un poco passa, per tanti motivi.
A cominciare dal fatto che ho altri impegni: stasera ricomincio gli incontri per La tempesta, e la pseudo-decisione che se non mi sbrigo a finire il romanzo fantasy che sognicchio da anni rischia di restare tagliato fuori da un'ordine di pubblicazione che io stesso ho contribuito a sancire.
Quindi, eccomi già qui a pensare ad altro.
Come suggerisce Gab, anche se lui intende in un senso più pieno, ovvero mollare RiLL dalla posizione di mio unico referente. Effettivamente non si può dargli torto, ma per come sono fatto è sempre difficile buttarsi in qualcosa di nuovo.
Specie se ti tagliano le gambe alla confidenza in te stesso (ovviamente dovrò leggere i vincitori per giudicare da me se erano migliori) il che smorza non poco l'entusiasmo.
Vabbè, devo smetterla di cincischiare e mettermi al lavoro.

....Non fosse per la vocina "è bravo, ma non si applica" che risuona nel retro della mente con la voce di tutti i miei docenti... ^_-


GrimFang

mercoledì 1 agosto 2012

Non so che titolo volevo metterci, ma mi aveva sfiorato l'idea di fare un titolo lungo per poter dire "Hey! Questo è il post con il titolo più lungo tra i miei post!"

Fa un po' male.

Fa un po' male farci la bocca per una soffiata di un amico che poi si rivela inattendibile. Peccato, perché sembrava sapesse il fatto suo.
E il fatto in questione poi non era suo, ma mio.
Ovvero che il mio racconto fosse passato alla selezione di RiLL; e invece non è vero.
E dire che, a quanto pare, s'erano pure informati, cioè, domandati, se alla fine la creatura fosse un lupo mannaro - cosa che ovviamente non era. E che fa nascere il dubbio che, quando scrivo, nessuno mi capisce. [Brutto trip - so che non è vero - non fate così - ok ok ho fiducia, ho fiducia nelle mie capacità...]
Anche se, come al solito (ma và? comincio a pensare che se per tre volte di fila succede, ci sarà una cifra di fondo che, almeno per loro, non vale), anche questo era stato discusso, in bilico, ripescato. Beh, e anche ricestinato, a quanto pare.
Se non altro, la cosa che mi conforta è che li faccio discutere. E questo, dal mio punto di vista, è un bene: voglio dire, se sei bravo a scrivere, ti leggono, gli piace, passi oltre e buonanotte; ma vuoi mettere far scannare i giurati sul fatto che il dialetto sia o meno italiano, farli accapigliare per un sofisma, un cavillo, impazzire schiumando bava sul regolamento? ^_^
Dai, ammettiamolo, questa è classe.
Il bravo scrittore fa il compitino, il vero scrittore sfranga le regole.
Giusto?
No?
Me la sto raccontando per farmela prendere a bene?
Comunque, non è questo il punto.
Il punto è che quello che davvero mi rode è che questa è una selezione per POI poter essere letti dalla giuria, quella vera. Quello che mi rode - ne consegue, elementare Watson - è che mi rode che nessuno di questi miei racconti abbia mai nemmeno raggiunto lo sfiorare di uno sguardo di almeno uno dei membri della suddetta giuria - ovvero, di non essere stato realmente letto. Giudicato.
"Non all'altezza."
Si potrebbe riassumere così.
Però, però, però, stiamo pur sempre parlando di un concorso di genere, e che il genere ha regole micidiali che lo definiscono, senza mai definirlo davvero. E che, pertanto, per fare un esempio, viene meglio visto lo scrittore tecnico che commistiona due generi incommistionabili piuttosto che lo scrittore più, diciamo così, 'de core' o 'de panza' che s'inventa di sana pianta termini come 'incommistionabili'.
Non che io scriva col cuore o con la panza; sono un freddo razionalista calcolatore, che scrive col cervello e/o spesso e volentieri coi piedi. Potrei minacciarvi puntandovi addosso l'alluce, o imbruttendovi d'ipotalamo.
Comunque sia, ormai è inutile piangere sull'iper-nutrimento grasso animale ad altissimo contenuto proteico ormai non più nel suo contenitore, ma ahimè scivolato nel suo naturale stato liquido altrove.
Tanto più che l'altro racconto, quello per la S.F.I.D.A. l'ho spedito, sì, ma circa una ventina di minuti dopo la scadenza. Che era ieri notte, a mezzanotte.
Quando il pc fa i capricci.
Invoca il Signore *Grazia mode-on* halleluja! *Grazia mode-off*.
Beh, insomma, potrebbero cannarmi per non aver consegnato in tempo - in fondo su quella email risulterà 1 agosto e non 31 luglio. Dovrebbero veramente accorgersi che si è trattato di una manciata di minuti, e avere pure un occhio di riguardo.
E, ancora, tutto questo senza contare che quest'anno, per il ventennale, i concorsi indetti da loro (col patrocinio di LuccaComics&Games) sono tre!
E che per questo terzo, di una pagina sola al massimo, ancora deve venire la scadenza...

Com'è che si chiamava?
Ah, sì.
Tigna...


Buona vita,
GrimFang

venerdì 6 luglio 2012

Futuro prossimo disoccupato

"La Fondazione Centro Sperimentale di Cinematografia di cui al decreto legislativo [...] è soppressa."; "I contratti di consulenza, di collaborazione coordinata e continuativa, di lavoro autonomo, di lavoro subordinato a tempo determinato [...] cessano di avere effetto ove non confermati dal Direttore Generale per il cinema entro novanta giorni...".

Alé.
Non scrivo molto, cioè, non spesso, ma quando arrivano le mazzate scrivere qui è il minimo. Per sfogo, conforto, vicinanza.
Sì, è assai probabile che il qui presente precario a progetto con cinque contratti per otto anni di lavoro per il medesimo posto con mansioni praticamente identiche, prima della fine dell'anno si trovi a spasso. Culo per terra.
Nessun titolo, una discreta esperienza purtroppo difficilmente rivendibile, nessuna idea alternativa su come potersi pagare le spese e l'affitto. L'idea che dà i brividi di esser costretti a tornare a casa dai tuoi.
Forse adesso maledico di brutto qualsiasi cosa sia quella che non mi ha fatto laureare. Almeno, avrei mezza chance in più. Lo spettro di finire a fare qualcosa di orribile per tirare a campare - tipo il tizio al banco da McDonald's - basta a darmi la nausea.
Ma ora ho le vertigini, a dire il vero.
Tremo, anche se continuo a ripetermi che oggi è un giorno come un altro, che la tempesta che s'avvicina passerà, o quantomeno che sarò in grado di affrontarla e sopravviverle.
Ma basta un attimo per farsi venire in mente un altro lavoro, un altro ufficio, gente e colleghi diversi per farsi tornare la nausea.

La mia collega, sindacalista Cgil, mi ha subito telefonato per chiedermi come sto, per dirmi che faremo tutto il possibile, per mandarmi un abbraccio. Le voglio davvero bene, per un momento è riuscita a distrarmi dall'ansia.

Per adesso, limito qui questo primo (speriamo unico) bollettino di guerra.
Sono leggermente scosso per scriverne oltre...


GrimFang

giovedì 19 aprile 2012

Cose a caso

Assurdo come diventi complicato ritagliarsi un momento di calma. Intendo uno di quelli in cui ti fermi - ti stacchi dal faccialibro - e torni a scrivere sul tuo blog.
Cacchio, ma quante cose non dette, quanti mezzi post abortiti?
Ad esempio, non vi ho postato nulla - uno che sia uno - sulle ben QUATTRO repliche de "La Tempesta" a Ygramul, con me nella parte del Re Alonso. Non vi ho detto niente. Imperdonabile. Beh, così, a bruciapelo, posso dire che sono state quattro serate intense, in cui in almeno tre lo spettacolo al pubblico è piaciuto - mentre al sottoscritto se non hanno fatto proprio schifo, quantomeno si meritano giusto la sufficenza. Che poi, la cosa che mi fa più strano è proprio il pensare mentre sei in scena che proprio non ti sta venendo, che sei fuori parte, giù di energia, di morale, di corda, e a fine spettacolo ricevere commenti come "Mi hai commosso", "Sei bravissimo" o (0__o) "Lo spettacolo mi ha messo una forte ansia". Considerato che la parte più drammatica è la mia (ho perso un figlio e quando me ne rendo conto tento il suicidio), e considerato che lo dice una cui batterei volentieri i pezzi... beh, in parte glieli sto già battendo, ma non in esclusiva, ovviamente.
Nel senso di non solo a lei.
Comunque, le conclusioni inevitabili sono due.
La prima, è che devo essere davvero bravo, se con il minimo sindacale mi porto a casa emozioni del genere.
La seconda, è che se reazioni simili le provoco quando mi sento finto, che cacchio può succedere se mi dovesse venire 'vero'???
Mah, temo la risposta.
Di sicuro, tutto il lavoro che mi sono riproposto di fare è sempre stato rimandato, per inerzia E non volontà a procedere. Ergo, tutto quello che non è uscito fuori - e la cosa che fa rodere è che invece era uscito in prova - se non è uscito è responsabilità mia. Il pubblico inibisce una cifra.

Un'altra cosa, molto meno seria, di cui però vi volevo parlare a Pasqua (Pasquetta passata a casa a non fare un cazzo in attesa che la tipa di cui sopra mi facesse sapere che cavolo faceva - ma non è andata poi così male) è che il pomeriggio sono uscito con Simone, ricordate, l'amico delle elementari, e siamo andati a farci una passeggiata - c'eravamo già stati, ma mai così a fondo - per la pineta Sacchetti.
Ed ho scoperto che è un posto magnifico!!!
Fichissimo, con scorci e anfratti da paura! C'era, tra l'altro, una gianna polare, un cielo plumbeo e un sacco di corvi sulla collina (da cui si vede dalla Trionfale al Vaticano, all'Aurelio) che facevano tanto Game Of Thrones.
A proposito, sembro un tossicodipendente. Aspetto le puntate con la bava alla bocca, e se sono andato più avanti col libro quando poi vedo la puntata mi resta l'amaro in bocca come se fosse una dose tagliata male. Ma non smetterò mai di ringraziarti Sara per avermi rotto le palle così a lungo (anche se poi i libri li ho cominciati con la serie HBO).
Comunque, pineta Sacchetti era meravigliosa, sciabordata dal vento che tirava via da chissà dove sotto di noi centinaia di minuscole foglioline secche, che sembrava il polline di Nausicaa di Miyazaki. Fico fico fico. E ci siamo fatti un bel pezzo, scendendo verso il basso - pensando di scendere verso Valle Aurelia per poi risalire a Trionfale, e invece siamo sbucati praticamente di nuovo sulla via di Pineta Sacchetti, prima della caserma militare. Insomma, pranzo a casa e poi passeggiata digestiva con bella e lunga chiacchiera, davvero una bella Pasqua.

Poi, che altro ancora?
Ah, sì. Non l'ho ancora visto, ma il corto del CSC "Egidio", con me protagonista (ma forse ha cambiato titolo) nel ruolo da cui il nome, è ufficialmente finito. Aspetto la proiezione in sala cinema a maggio. ^_^
E ancora, ho partecipato a Ygramul a un corso di scrittura creativa (mentre rosico troppo di non aver avuto i soldi per fare quello di Commedia dell'Arte con - porca pupazza - Carlo Boso, il signor numero uno!) per racconti e drammaturgia teatrale. Mi sono divertito, ho conosciuto bella gente, ed ora stiamo un po' continuando con un racconto a più mani via email. Carino!
E a proposito di scrittura, la prossima settimana scade il bando di RiLL, dove vorrei partecipare, ma l'unico racconto che sto scrivendo non quaglia ancora, e il tempo stringe. Come le finanze, che dopo aver pagato l'RCAuto sono di nuovo col culo per terra, come ogni anno. Anche stavolta, colpa mia che non ci ho pensato prima a cambiare assicurazione, e mi sono ridotto a oggi con la RCAuto che mi scade domani.
Saltando di palo in frasca, sabato vado a fare un murder party per l'addio al celibato di un amico di Vincio: farò un rumeno evaso dal carcere, che in passato era stato prete, si è spretato per amore e sposato, poi ha beccato la moglie che lo tradiva ed ha scannato lui e annegato lei... tipino simpatico, no? ^_^

Che altro?
Il primo aprile sono stato a Milano al compleanno della sorella di mia nonna, l'ultima rimasta di tutti i fratelli e sorelle, che faceva novanta anni. Al di là del fatto che come regalo ha chiesto le stecche di sigarette perché fuma come una turca, è stato un weekend stile raduno dei parenti da tutta Italia: così ho non solo rivisto i miei cugini di 5° grado - che per me sono sempre stati come di primo, dato che un altro po' e ho visto più loro che gli altri - e conosciuto le rispettive figliolanze (quello di Manuela addirittura di un paio di settimane!), bensì ho conosciuto parenti che non ho mai visto né saputo che esistevano. E - sorpresa sorpresa - di tutti i presenti (e parlo di più di una cinquantina di persone) solo due avevano lo stesso nome: io e il figlio di un cugino di 'x' grado di mia madre, calabrese di Polistena, che ha diciassette anni e...
E un'altra parente che esce sul balcone dove stiamo si sofferma, ci guarda in silenzio e fa "Ma lo sapete che voi due siete uguali, sì?". ^_____^
E se vi dico che lui è alto, magro, biondastro e con gli occhi tendenti all'azzurro, probabilmente capirete che non è al fisico che si fa riferimento!
Nota a margine: dopo il pranzo al ristorante - dove è stata fatta cantare "Bella ciao" ai suonatori che ci hanno allietato per un momento, in 'omaggio' al lato torinese della famiglia, a quanto pare fascista militante - scrocco un passaggio da uno dei parenti, che mi fa scendere vicino perché deve tornare a prendere altri, così attraverso la strada... e la macchina cui passo davanti mi suona e accosta. Alla guida, uno degli studenti del mio posto di lavoro, con accanto la madre.
Assurdo.
Altro che fazzoletto.

Va bene, vi ho aggiornato su un po' di cose a caso, e mi sono rimesso la coscienza a posto.
Non potrò fare altrettanto col portafogli, per un po' di tempo, ma almeno mi comprerò un po' di giochi / manuali di gdr al 70% di sconto e mi andrò a vedere "The avengers" il 25 aprile.
In 3D, purtroppo...


GrimFang

martedì 6 marzo 2012

Fili invisibili

Mi è arrivato l'appello contro la chiusura della libreria Amore e Psiche.

Dove chiude una libreria c’è sempre il dolore della consapevolezza che i soldi non vengano più spesi in libri. Mantenerle aperte, allora, dove possibile, diventa un segnale per tutti – che leggano o meno – che ci sono cose, come la lettura, la cui importanza è tale non solo da superare le leggi di mercato, ma da costituire un diritto garantito. Sostenerle pubblicamente, un segno di civiltà.

Tra i commenti, qualcuno citava Bradbury:
Capite ora perché i libri sono odiati e temuti? Perché rivelano i pori sulla faccia della vita. La gente comoda vuole soltanto facce di luna piena, di cera, facce senza pori, senza peli, inespressive.
Fahrenheit 451Ray Bradbury

e, poco più sopra, la pagina web mostrava un commento preso a caso

"Siam fatti della stessa materia che è dei sogni,
Ed i sogni spalancano gli occhi come
Bambini piccoli sotto alberi di ciliegio,
Dalle cui chiome il corso d’oro pallido
Del plenilunio si leva a traversare la grande notte.
…Non altrimenti i nostri sogni affiorano –
Sono lì e vivono come un bambino che ride,
E non è meno grande nella sua parabola
Del plenilunio che si sveglia da chiome d’alberi.
Quel che in noi è più fondo è al lor tramare aperto;
Come mani di spiriti in camera sbarrata
Sono di esse a noi, ed hanno sempre vita.
Le tre sono una: creatura, cosa, sogno.
"
Da “Canto di vita”
Hugo von Hofmannsthal

Dove von Hoffmasthal inizia citando a sua volta Shakespeare, e guarda caso, proprio La Tempesta. L'opera che sto mettendo in scena, che esattamente questa mattina mi ha tanto fatto patire per una email cazziata/sprone a reagire del regista, Vania.
Nell'arco dell'intera giornata lavorativa, in barba al lavoro da fare, ho elaborato una mail di risposta, un po' sfogo, un po' attenta riflessione su quanto sto vivendo, teatralmente parlando. E mi è arrivata, come prima reazione, la mail di supporto morale di Francesca/Calibano, che contiene la seguente perla di saggezza, che trovo stupenda.

"Nel fuoco di uno stress di vario genere, possiamo scegliere se essere cenere od oro, e se ci son state riconosciute delle qualità, non ci appartengono, ma vanno ridonate al mondo, mettendole al servizio degli altri."

C'è molto su cui riflettere.
E sono sorprendeti i fili invisibili su cui scivola il mondo, pronti a intessere un preciso percorso nell'apparente 'ordine casuale' degli eventi...


GrimFang

lunedì 30 gennaio 2012

E finalmente...

...dopo secoli, esco con una ragazza! ^_^

Sarò io, finalmente col piede sulla strada giusta, quella che non mi ha fatto mettere avanti troppe idee, ma giusto mettere in tasca la boccetta della Valeriana.
Sarà la regola dei cinque giorni, che vuole che io le abbia chiesto il numero martedì e l'abbia invitata solo oggi.
Sarà il caso begnigno, o il sano fluire nel fiume del mondo (non credo nel fato!) che ha spostato il pranzo di oggi trasformandolo in cena ieri sera, costringendomi a spostare il teatro da ieri sera a oggi e dunque a invitarla a teatro invece che a casa.
Sarà Elena che chiede un passaggio con un amico, ma solo da metà strada, interrompendo un bel clima facendone però restare la nostalgia, la voglia di riprenderlo più avanti - e dandomi il tempo di deglutire e far sparire la mia mancanza di saliva... Sarà Chiara (vi ricordate la ragazza sulla copertina di Travel) incontrata per caso dopo millenni, che rende tutto non esclusivo e più naturale... Saranno le miriadi di amiche che ho baciato, facendomi sentire che giocavo in casa...
Sarà tutto questo assieme.

Ma al di là di quel che sarà, mi sento un tantino a mille e me la godo, perché ho ragione ad esserlo.
^__^

Ah, indovinate?
Si chiama Chiara.
^______^


GrimFang

mercoledì 4 gennaio 2012

Epifania, o del mio Capodanno

Dopo aver scoperto, il 23, che passata la tornata di Natale si rientrava in ufficio - dal 27 al 30 - e che in teoria anche la prima settimana di gennaio sarebbe stata lavorativa, avevo preso una rapida decisione: a dicembre si lavora, ma a gennaio mi rivedono il 9. Anche perché il tipo di lavoro che si fa quando tutto è chiuso è il più utile, ma anche il più noioso che ci sia: scamazzarsi scatoloni su scatoloni di roba da inventariare, catalogare, etichettare e trovargli un posto - senza contare la creazione di schede di catalogazione infinite per ogni titolo... Insomma, mi sono dato quattro giorni per mettere a posto la coscienza e altri quattro per mettere a posto stress e altri impegni per iniziare 'scarico' il nuovo anno.
Così arrivo al 30 che in realtà non ho ben deciso che caspita fare per l'ultimo dell'anno.

Considerato il Natale in tre tranches, che potrei ricordare come il più brutto della mia vita se non avessi il sospetto che qualche volta - ormai rimossa - sia stato peggio di così, non mi andava proprio di passare anche un ultimo dell'anno sbiadito.
Cosa vuol dire Natale in tre tranches?
Beh, vuol dire che mia mamma è andata in urto con la compagna di mio zio e che quindi ha deciso di non fare il cenone usuale con tutti i parenti riuniti - anche perché sarebbe mancata mia sorella coi bimbi perché quest'anno la vigilia l'avrebbe fatta con l'altro ramo della sua famiglia. Quindi, s'è giocoforza celebrato diversamente: il 21 io, mia sorella e famiglia a casa di zio (con solo la famiglia di zio); il 24 coi miei e mio fratello; il 26 coi miei, mio fratello, mia sorella e famiglia e l'altro mio zio.
All'appello sono mancati quindi l'altra mia zia e tutti i parenti estesi della famiglia del primo zio di cui sopra - di cui in particolare mi son mancati i miei tre non-cugini (cioè cugini del figlio di primo letto della compagna di mio zio), Rebecca, Fabio e Marco, con cui di solito mi blindo in chiacchiere la notte della vigilia.
Peccato.

Ma torniamo al 30, quando mi arriva - inaspettata - la prima vera proposta di serata per Capodanno.
Un amico, Lele, che vive in Spagna ma che per le feste è rientrato a Roma, mi telefona per dirmi se voglio andare a passare la notte del 31 in Abruzzo.
Cavolo quanta gente va in Abruzzo a Capodanno - penso - il mio coinquilino è partito qualche ora prima.
Dove? - chiedo.
A Ortona. - risponde.
E dov'è? - chiedo (tutto via sms).
Mentre lui digita sui tastini e cerca di spiegarmi, a qualche decina di chilometri di distanza a me sovviene un ricordo: quest'estate il coinquilino in questione, Gab, mi aveva mandato un mms con una foto della casa della ragazza, Margherita, dicendo che bisognava girarci un corto. Una casa che, se la memoria non m'ingannava, era proprio a Ortona.
Arriva il messaggio di Lele, e si chiude con un "li conosci più tu che io me sa".
"Ma che a casa di Margherita?!?" - scrivo.
"Sì!" - risponde lui.
In effetti, i conti tornavano: quando andai a vedere un documentario di Lele conobbi quello che poi avrei presentato a Martina e che ora è il suo ragazzo, Simone. E visto che Martina è amica di Gab, e che Simone conosce la combriccola... insomma, era palese che passavano il Capodanno insieme!

L'idea di essere portato come ospite imbucato a casa di amici straconosciuti mi titillava parecchio. Immaginavo le facce, la sorpresa e mi pregustavo un po' la serata... ma nel contempo immaginavo anche che sarebbe stata la tipica serata "capodanno-fuori": casa di amici, qualche gioco (magari diverso dal solito, visto che la combriccola fa scuola di circo), tante salsicce alla brace, lenticchie, zampone... E un tour de force per tornare a Roma il giorno dopo, che mia madre aveva piazzato un pranzo di inizio anno con la famiglia riunita compresa la nonna dei miei nipoti dal lato paterno, Cora. Che a me piace tanto come persona e lei si trova bene con me, quindi mamma ci teneva alla mia presenza.
Preavviso? Mah, un paio di giorni.
Mosse le mie vibranti proteste, stile "Ma come te ne esci, io a capodanno faccio le cinque di mattina!!!" era già chiaro che ci sarei andato. Un po' perché faceva piacere, un po' perché risolveva l'equazione necessità del pranzo (e della cena) il 1 con frigo vuoto, un po' perché non volevo affrontare il risentimento di una mancata partecipazione.
Comunque, nell'immaginare il Capodanno a Ortona, fra viaggio, spese (ho il culo piuttosto a terra, da questo punto di vista) e altro, tutto perdeva attrattiva. Andava a finire che la cosa più piacevole che mi prefiguravo sarebbe stato il viaggio in macchina con Lele e la chiacchierata che ci potevamo fare visto che non ci si vedeva da tanto - in pratica da quando mi ha presentato Simone - e che... beh... che una certa tipa che mi piaciucchia me la presentò la stessa sera, ma avevo la mezza impressione che ci fosse qualcosa tra loro due.
Per inciso, durante la lunga telefonata del 31 che ci siamo scambiati, mi ha confermato che era la sua ragazza.
Era.

Ad ogni modo, mentre l'attrattiva Capodanno a Ortona si alzava e si abbassava come sulle montagne russe, complice in me la necessità di confronto col magnifico (a livello di contenuto) capodanno 2011, di chiudere e celebrare degnamente questo per me grande anno appena trascorso, mentre dicevo scarseggiava la voglia di sciropparmi tutto quel su e giù, mancavano in realtà proposte alternative.
Oddio, alla serata ludica del 30 delle Renne (Reindeer Corp.) Don Diego (che non è affatto un prete, ma un soprannome) mi aveva offerto di unirmi a loro ("Siamo già 21, uno in più...") e anche FedeMisi - che in quei giorni ospitavo io a casa - mi aveva proposto di unirmi al suo programma, che però prevedeva di andare a ballare (e forse rimorchiare) cosa che era abbondantemente fuori dalle mie corde.
Quindi rimandai la mia decisione su Ortona al 31 stesso, entro le 14.

Ed è stata la mattina del 31 (mattina vera, mi sarò alzato alle 10.30), che è arrivata l'Epifania.


Epifania, non è solo la festa. In italiano il termine corrisponde ad 'apparizione', 'manifestazione'.
Beh, la mattina del 31, guardando con occhio 'novellamente innocente' camera mia ho avuto una vera e propria epifania, una rivelazione divina:
"Questa non è una camera, è un magazzino".
Più o meno contemporaneamente al parallelo significato:
"Non farei mai entrare una donna in questo cesso".
Il quantitativo di roba poggiata e mai messa a posto, ammassata sul pavimento in scatoloni in cui è più o meno buttata alla rinfusa mi fece orrore, ed avevo immediatamente capito come avrei passato il giorno del 31: a fare le sacrosante pulizie, rimandate troppo a lungo.

E con un'inspiegabile, somma gioia e senso di rinnovamento, ho cominciato a tirare fuori in corridoio masse e masse di roba che dio solo sa perché stavano lì (anche io, ma solo dopo averci dato un occhio) per sgombrare il pavimento e dare finalmente una sonora ripassata di scopa, aspirapolvere e infine lo straccio! E quindi poscia poter rimettere a posto in ordine - per quanto possibile - il luogo dove vivo.
Vivere nel caos e nella sporcizia abbrutisce anche l'animo.
Spero che valga il viceversa.

Giocoforza, il capodanno a Ortona era saltato: non c'era tempo, al di là dei dubbi e delle tentazioni, per andarci. Passato un gran tempo al telefono con Lele per spiegargli i perché e farmi una bella chiacchiera, riprendevo a darci giù di brutto con la pulizia.
A questo punto, FedeMisi, tornando a casa, mi fornisce l'unica alternativa che, chiarita, suona anche bene. Passare la cena a casa di Ale, zona San Gallicano, Zagarolo, insomma, campagna fuori Roma; poi da lì raggiungere per il brindisi di mezzanotte Dagon - amico di FedeMisi ma che conosco anch'io - zona Arco di Travertino (dentro Roma) e poi ancora loro a ballare reggae e altro e io...

L'idea m'era venuta la mattina del 31.
Che male c'è a farsi Capodanno in solitaria? Ammettiamolo, il capodanno festa caciara amici giochi notte fonda è il capodanno 'tradizionale', quello dello zampone e lenticchie, del countdown alla tv; io, invece, dopo una simile epifania ero molto attratto dall'altro capodanno, quello che Ale a cena avrebbe in parte richiamato con le parole di Gramsci 'io odio il capodanno'. Quello che vede in ogni giorno un capodanno, un nuovo inizio, un nuovo mondo da scoprire e con cui fare i conti. Pieno.
Volevo un capodanno intimo, e lo volevo con Roma, la mia città.
Beh, in realtà li volevo tutti e due, perché una cucchiaiata di lenticchie gliela volevo dare, e mi faceva un sacco tristezza l'idea di restare chiuso in casa ad ascoltare i botti altrui in giro per il quartiere, dopo una cena magra e raminga in cui non avevo nemmeno le lenticchie (finite una settimana prima).
Così la proposta FedeMisi sposava appieno le due, e dopo avrei fatto la mia metà di serata: in tranquillità, senza frette, ancora vaga e indefinita tranne nella sua essenza - cioè non sapevo dove andare, ma sapevo che sarei andato, in giro per Roma, di notte, da solo.
E se capitava d'incontrare qualcuno... beh, ben venga!

Arrivare da Ale per cena è stata una cosa un po' frenetica, perché ero ancora un po' in arretrato con la pulizia di camera (sì, ci stavo sopra dalle undici della mattina) e alla fine, con tutto che FedeMisi mi dava una mano a stendere i panni e a preparare secchi di acqua calda e saponata per lavare il pavimento, siamo usciti con ancora tutta la mia roba nel corridoio e il mio letto disfatto.
In un certo senso mi piaceva la prospettiva di tornare a casa alle quattro e di mettermi a rifare il letto per poter andare a dormire! ^_^
La cena è stata buona e tranquilla. Battute indimenticabili almeno tre, prontamente finite sul mio taccuino elettronico (non vi sforzate, è il cellulare).
La prima, nonché migliore battuta del 2011, è stata di FedeMisi.
Si parlava di correttori automatici di Word, e di come cambiano le parole che vuoi scrivere.
"Io il correttore ce l'ho nella testa.
Infatti ogni volta che voglio dire 'Amore' esce 'Cara'."
^_^
Poi è toccato a me con il motto
"Nel momento del periglio
non lo dongo e non lo piglio!"
E infine è stata la volta di Marco, marchigiano, ex-collega di studi e coinquilino di Ale che ora vive (per non si sa quanto) in Brasile, con la saggezza popolare
"Il buon vino si vede dal mattino" [dopo].
Celebrando di gusto quel vinello che picchiava come un fabbro, ma che ci avrebbe lasciato il risveglio col sorriso il giorno dopo.

Quindi la corsa al brindisi.
Anche questa volta, come precedenti capodanni, rush per non finire alla mezza con la bottiglia in strada: trovata la via parcheggiamo, ma è un errore tattico perché siamo al civico 129 e dobbiamo andare al 12. Quindi tutti su una macchina, corsa con Rosa alla guida, jimcana per bombe carta con fuochisti in mezzo alla strada pronti ad appicciare, parcheggio miracoloso davanti al civico - costringi Rosa a non parcheggiare perfetta - tutti dentro l'androne ma non si trova il citofono.
"E' il 12?" - chiedo.
"Sì!" - mi rispondono.
FedeMisi chiama Dagon.
"E' il 12?" - chiedo.
"Sì!" - mi rispondono.
FedeMisi spiega che gli deve aprire il portone.
Esco fuori dall'androne e guardo il civico.
"E' il 18!" - grido. Fuggi fuggi al successivo, rampa di scale, porta aperta e abbiamo trenta secondi per versarci da bere! ^_^

E poi, dopo un po' di auguri e chiacchiere, saluti e via.
Alla mia macchina, da solo. Questo è il momento della mia parte di serata.
Se c'è una cosa che so di voler vedere e passarci del tempo è il Gianicolo. Ormai è quasi l'una, già se ne sentono e vedono meno di fuochi d'artificio, pazienza. Vorrà dire che quest'anno non ne vedrò.
Ma sentirò Roma.
Nell'aria, nella gente, magari anche molesta. Ma vera.
Un Capodanno da osservatore, che scivola sullo sfondo guardando la felicità altrui, gustandosela, magari sperando di essere notato, magari no, magari sperando d'incontrare qualcuno... magari no.


A essere del tutto onesti, non lo so bene che cosa ho fatto.
Fisicamente sì: ho lasciato la macchina vicino viale Trastevere, mi sono buttato verso Piazza san Cosimato e da lì mi sono inerpicato su per il Gianicolo. Ho notato come la memoria mi abbia sempre fatto sovrapporre un finestrone di un palazzo più sotto all'edificio che sorge dietro al fontanone; e mi sono fatto tutti i belvedere. Ho augurato buon anno ai militari vicino alla camionetta di piantone a chissà che, e mi sono rallegrato di quegli auguri semplici, asciutti, fatta a perfetti sconosciuti che magari un giorno mi manganelleranno in piazza, ma che quella sera erano comandati all'addiaccio, lontani da amici e parenti. Ho mandato un mms ad Alessia con una foto credo indecrittabile di Roma di notte - Alessia che mi ha fatto degli splendidi auguri di Natale, tanto splendidi quanto inattesi. Non ho cercato di sapere cosa faceva Erica, se stesse passando il capodanno in strada, a Roma o a Parigi. Anche se avrei avuto voglia d'incontrarla. Ho tolto quasi subito la musica dalle cuffie, perché ho capito che non era quello che volevo: volevo ascoltare Roma e i suoni di Roma. Non so, essere parte/non parte di tutto.
Sono sceso dalla parte della Quercia del Tasso, e mi sono gustato quello spazio tutto per me: le gradinate alla teatro romano, lo scorcio sugli unici, piccoli fuochi d'artificio che ho visto. E poi giù per la salita di Sant'Onofrio, via di Sant'Onofrio giù fino al vicolo di Sant'Onofrio (fantasia da quelle parti,  eh?) e quindi a destra per via della Lungaretta. E...
E beh, proprio su via della Lungaretta, proprio sotto al lungotevere dove si vedevano i lampeggianti di una macchina dei vigili o della polizia, vedere una coppia che... beh, lei mani sul muro e lui che se la sbatteva da dietro. ^_^
Capita anche questo a Capodanno. Come capita d'incocciare un gruppo di tre ragazzi venire in senso inverso su quel lato del marciapiede, avere l'idea d'avvertirli e lasciarla morire pensando a quanto diventerà speciale il loro capodanno venti metri più avanti... ^_-
Gustarsi il lato deserto di quelle viuzze, di un capodanno che si sente nell'aria grazie all'eco del concerto ai Fori che arriva fino lì, ma che qui, nella Trastevere 'off' è fatta solo di piccoli gruppetti che vanno a casa o a una festa... compresa la coppia con l'americana di cui vedo solo i quattro metri di coscia che barcolla e dice "I'm almost sure it's this way".
Passare a Piazza Trilussa ormai preda dei resti di fuochi d'artificio enormi e ancora ricca di gente, tra quello che vomita assistito dal gruppo di amici a quelli che proprio non gli va di separarsi in quella serata. A quelli che infestano il bar che detesto e dove mi rifiuto persino di andare a comprare le sigarette, a quelli che riempiono via del Cinque fino all'inverosimile; ma tiro dritto per vedere se Marco è a casa, che gli faccio volentieri un saluto. Non c'è, torno indietro e, aspetta, ma quello non è Federico?
"Federico!"
Sono loro, i due fratelli figli di un più che noto cantautore, che non vedo da... beh, secoli.
M'aspettavo un saluto veloce, e invece insistono, sono molto affettuosi, forse ubriachi, di sicuro spesso 'distratti'. Mi invitano a bere qualcosa con loro, penso di sbrigarmela presto, invece resto incastrato al Molly Malone. Dove tra l'altro c'è anche un discreto quantitativo di femmine acchittate e a naso totalmente single. I fratelli mi offrono un porto, forse dovrei restare, provare a rimorchiare; ma il mio programma di continuare il giro, di andare a piedi a Via dei Serpenti, di provare a vedere il Colosseo dopo il concerto... sono le tre e quaranta, in pratica è andato a farsi benedire.
A casa ho il letto da fare, la conversazione con loro è giocoforza tutta sulle donne e su un compagno di classe molto amico loro che avevo al liceo... capisco che per me la serata è chiusa. Gli ho già spiegato la situazione camera-letto da rifare, capiranno; in più gli do il numero di telefono, magari, chissà quando, si esce a mangiare qualcosa. E chiedendomi se in realtà non sto fuggendo dalle ragazze nel locale invece che da loro che mi hanno appolipato, mi avvio verso la macchina, cercando di eliminare tutte le ansie da me.
A partire da quella se ritroverò o meno la macchina, perché quando ho parcheggiato ronzava lì attorno un tipo con la faccia poco raccomandabile...

Quando sono rientrato a casa, mi sentivo parzialmente soddisfatto.
La parte che mi mancava, probabilmente, era non avere realmente capito cosa volevo da quella serata. E quindi non aver spinto in una direzione precisa affinché accadesse, o quantomeno essermi affidato alla corrente senza problemi, senza paura di cadere.
Di sicuro, una grande gioia è arrivata quando ho messo insieme i pezzi ed ho visto di nuovo la mia camera, quasi fosse riarredata. Mi piace immensamente, con quei due piccoli spostamenti che ho fatto, ma che me la fanno sembrare nuova.
Come se tornasse a respirare.
E io con lei.

Buon anno a tutti.


GrimFang