L'artista mescola il sangue con la terra, per generare sempre nuova vita...

Sarà sicuramente potente, la vita. Piuttosto dolorosa, a mio avviso, a volte sorprendente, sicuramente intensa, vibrante, indubbiamente da vivere. Sempre e comunque.

Sara Tenaglia

Terra, Pioggia, Fuoco & Vento

Terra, Pioggia, Fuoco & Vento
Fire cup

domenica 1 giugno 2008

Aghgha! Yuk! Yuk!

Avete aspettato a lungo, e adesso... mi tocca sforzare la memoria!

Sabato mattina, il tempo era splendido.
Ma provenendo da un venerdì ed un giovedì di pioggia l'aria era ancora fresca.
Che vestito mettere, quindi? L'abito di lino di mio nonno non sembrava più essere così indicato; forse era meglio optare per il completo beige, regalo di mia sorella, magari spezzandolo con un diverso paio di pantaloni. La cravatta?
Mmmh... sapevo che il Castagna non l'avrebbe indossata, ma ad essere sinceri del tutto me la sono proprio scordata: col caldo che faceva non era proprio il caso di stringersi il collo.
Suonata la sveglia, scelte le scarpe e risolto il problema del vestito, restava solo la doccia da fare e aggiustarsi un po' la barba. Suona il cellulare, e a cavallo con l'operazione doccia si sovrappone l'organizzazione del passaggio a Sara, cui si somma la memoria di dover fare benzina o si resta a piedi.
Le undici si fanno sempre più vicine.
Mi sento sicuro coi tempi, ma sul filo di lana; ed avverto anche una certa tensione che fa tanto "Quattro matrimoni e un funerale".

Il Deso si sposa...
Non so se ve l'ho già detto, ma la presa a male di un fatto così bello e felice, assolutamente naturale per tutti i single trentenni spostati che vedono sposarsi un caro amico più giovane e già professionalmente affermato, a me era capitata fra capo e collo giovedì o venerdì, piovosi e complici.
E' che di fronte a queste cose non puoi non fare un paragone, evitare di considerare quello che comunque è un fatto epocale. Maria che diventa la signora Deso. Il trasferimento a Ostia che, se prima forse era stato comunque vissuto come il trasloco di due amici, si colora comunque delle sfumature di un'esistenza in comune, della nascita di un nuovo nucleo-famiglia. Con tutto il suo peso.
Non è che Deso e Maria siano improvvisamente diventati degli alieni, anzi. Chi si sente un alieno sei tu. Trentatré anni non sono uno scherzo, e portare nel paniere dei bei successi, sì, ma pochi, e irrimediabilmente legati ad un'ottica edonistica di te stesso più che ad un reale valore pratico o di realizzazione socio-professionale... beh, è bastato a rendere un po' più cupo il pensiero.
Cupezza stracciata via dall'addio al celibato, il Deso resterà sempre l'adorabile minchione che conosciamo. E dal sole di quel sabato mattina.

Doccia, vestizione, recupero delle chiavi, portafogli con patente, tabacco... Telefonata di Sara, allarmata da attesa ed orario e giù in garage.
Via la Bimba dal box, saluto ad ETo, e via dal benzinaio. Traffico. Elemento non previsto.
Ritardo.
Ma insorge un'insolita serenità, sullo stile del 'ce la facciamo'.
Telefonata di Sara mentre faccio benzina, poi in moto e recupero la passeggera. E poi vai, alla cerimonia!
Ed eccolo lì, il vero problema: il parcheggio.
Quello sotto casa del Deso è pieno; porto Sara fino alla chiesa e scendo a cercare parcheggio, che trovo quasi subito, dall'altra parte della strada sotto casa del Deso. Quindi mi avvio, ma non ho fatto colazione, e vorrei prendermi un caffè e fumarci una sigaretta. Godermi la giornata, fin da subito, perché sarà speciale. E' nell'aria.
Curiosamente, nel bar deserto proprietario e barista stanno discutendo di qualcosa, e non mi va di disturbare. Aspetto che abbiano finito, poi la barista va al bancone, ordino il mio caffè e... insomma, mi sembra di metterci un sacco di tempo. Mi dispiacerebbe perdermi l'ingresso in chiesa e quelle chiacchiere che si fanno con lo sposo un attimo prima che tutto cominci.
Ma in fondo so che il Deso è in buone mani, e non avrà bisogno del sottoscritto per farsi coraggio.
O per sentirsi dire "fai ancora in tempo a scappare", un classico.
C'era già il Digia.

Dopo, avrei scoperto che il Deso ha dormito poco e s'è svegliato prestissimo; s'è vestito con ore d'anticipo e quand'era pronto a cominciato a scalpitare come un cavallo irrequieto chiedendosi cosa cazzo fare per almeno un'oretta.
^__^

Eppure, avevo visto passare la macchina della sposa.
Due volte, mentre andavo a parcheggiare. Ed entrambe m'era sembrata vuota. Invece nella seconda doveva esserci dentro Maria, perché quando sono entrato in chiesa gli sposi erano già inginocchiati davanti all'altare.
Ho passeggiato un po' lungo la navata, cercando di cogliere dove fossero seduti i miei amici, o quantomeno di capire quale fosse il lato dello sposo. Si può dire che mi ci sia fermato davanti senza vederli, perché quando infine ho visto Sara, vicino a Luca, e l'ho raggiunta, solo poco a poco mi sono accorto che al banco a fianco al mio c'era Mirko, con Milo e Samia; al banco dietro al suo il Castagna con la ragazza, Nicoletta; al banco davanti a Mirko la mamma del Digia.
Davanti a me, un banco con dei ragazzi e una signora con un cappellino cinese - che avrei scoperto essere la zia del Deso, che deve vivere in Francia, credo, e che il giorno dopo avrebbe sfoggiato un altrettanto eccentrico cappellino, paro paro a quello nero che indossa Audrey Hepburn in "Colazione da Tiffany" o di quelli che si possono vedere alle gare di cavalli ad Ascot quando c'è la regina madre.
Già avevo dato uno sguardo al Digia, ovviamente, tutto compunto nel suo ruolo di testimone, ma guardando di nuovo, sono rimasto compiaciuto e ghignante nell'avere perfettamente azzeccato come si sarebbe vestito Gianluca, l'altro testimone, il Cupido che ha fatto conoscere gli sposi.
Ovviamente, era in un bianco abbagliante. Come ogni Cupido che si rispetti.
Poi, ho cominciato a prestare ascolto alla funzione.

Vi ho già accennato qualcosa su queste pagine rispetto al mio rapporto con la religione.
Diversi miei amici, come il Digia, Lyra, Maria, il Deso, sono religiosi praticanti o si sono riaccostati da poco alla religione cattolica. In particolare alla versione francescana.
Perdonatemi da subito per le inesattezze e il non essere aduso alla terminologia religiosa: per diversi anni ho frequentato più mangiapreti che altro, e sono cresciuto sostanzialmente ateo e bestemmiatore (un controsenso, lo so), quindi questo mondo in grandissima parte mi sfugge.
Però, una mia religiosità, un misticismo o che so io, lo sono andato scoprendo negli ultimi anni, diciamo nell'ultimo decennio. E quindi non sono insensibile ai temi del sacro.
Ho sempre disprezzato però la ritualità artificiosa, ed invidiato la fede a chi la possiede, perché deve dare un certo conforto. Per questo ho sempre molto apprezzato i preti che convivono serenamente coi propri dubbi e che questa serenità la trasmettono sui dubbi altrui, e quelli che trasmettono nelle funzioni la loro passione.

Don Mario, mi pare si chiami così, è uno di questi preti. E sono contento dieci, da uno a dieci, che li abbia sposati lui.
Già m'era arrivato un racconto su di lui, che riguardava una cosa che ha fatto al corso prematrimoniale.
Di punto in bianco, quando nessuno se l'aspettava, ha dato di matto con furia indicibile, rovesciando a terra un pesantissimo crocefisso, e poi sbattendo via tutto quello che occupava l'altare. Dire che ha ghiacciato la sala - lui è un omone non da poco - è un eufemismo; a qualcuno saranno venuti i capelli bianchi. Poi, come se niente fosse ha chiesto che lo aiutassero a rimettere a posto, soprattutto per il crocefisso che era davvero pesante, e ci sono volute quattro persone per risollevarlo.
Fatto questo, ha guardato i suoi aspiranti sposi e ha detto
"Il matrimonio è come quello che ho fatto. Avete visto quanto c'è voluto poco a distruggerlo? E quanto sforzo, e quanta pena, e non da soli per ricostruirlo?"
Una lezione che non dimenticheranno mai.
Un genio.

Io questo episodio lì per lì me l'ero scordato, ma è bastato fare attenzione al suo discorso per ricordarselo. Per ricordarsi chi era.
Un omo de còre.
Di quelli la cui umanità travalica i limiti del rito per parlarti direttamente al buon senso e darti una lezione, di vita, non solo di religione.
Il suo romanesco era spontaneo, intelligente, proprio nel senso di come questo dialetto si presta a rendere semplici le cose difficili o teoriche. Saranno stati i secoli di papato, ma questa lingua è speciale anche per questo: un termine come scaricabarile quant'è reso meglio anche nelle sfumature implicite da un'espressione colorita e metaforica come "gira e gira e va er citriolo sempre in culo al pignarolo"? ^__^
E allora, quando ci ha esortato a ricordare che siamo come il latte, sollevando il braccio a gru sopra la testa e dicendo "c'avemo la data de scadenza"; o quando, parlando del timore di pregare (mi pare) come se Dio si aspettasse qualcosa da te, ha detto "Lui, che vuole qualcosa da te?! ...se Lui che può tutto vuole qualcosa da te, sta messo male..."; e ancora...
Mannaggia al tempo, non riesco a ricordare e a focalizzare la marea delle cose che ha detto.
Anche perché Erika, che veniva da lavoro, per tre volte m'ha costretto a uscire mentre parlava per rispondere su "a che punto sta la cerimonia?" e sapere lei fra quanto tempo sarebbe arrivata. Ammetto che un po' c'ho rosicato.
Perché quando c'è intelligenza, quando c'è cuore che travalica il rito, a me piace! E' come quando passo una serata a chiacchierare con qualcuno dotato d'ingegno e di spirito: mi piace tirar tardi e sentirlo parlare. E quando il messaggio non è sterile, ma vissuto, anche l'intero impianto teologico è più vivo, e senti che ci si può ragionare. Non mi converto di certo al cattolicesimo, ma se fosse possibile quello che ci può riuscire è questo prete. O uno come lui.
Per abbondante merito suo, questo è stato il matrimonio più bello cui ho partecipato.
Fa quasi venire voglia di andar comunque a fare il corso prematrimoniale da lui anche se poi mi sposo in comune. Perché immagino che ti metta davanti al 'quanto conosci la persona che stai andando a sposare', per esempio. Getta le basi per un solido matrimonio.

La cerimonia è andata avanti a lungo, ma era un piacere. E le canzoni che intervallavano il rito sembravano quasi più uno stacchetto, per lasciarti soppesare le sue parole, più che un intervento piacevole e salvifico da un fiume di parole più o meno retoriche com'era stato altre volte.
Ho persino riconosciuto la voce di Lyra in uno dei brani, spiegandomi così dove cavolo fosse, visto che Luca era dall'altro lato della mia panca, da solo.
Ma non potevo certo immaginare chi ci fosse ad una delle due chitarre... ^__-
Ma non anticipiamo.

Stradegno di nota è stato il momento in cui la sorella del Deso prima, ed il fratello del Deso poi sono andati al pulpito a rendere la loro testimonianza/augurio del/al fratello.
Lei, ha fatto un discorso molto molto bello, e se era emozionata lo si è visto solo dai due cerchi rossi che via via le sia andavano ingrandendo sulle guance; lui ha affermato la propria superiorità a basket - strappando al Deso quel gesto d'approvazione ghignante che solo lui sa fare (quello che un po' significa 'giusto' e un po' significa 'dopo ti faccio vedere' o 'prima o poi ti straccio in un cnfronto diretto') e regalandoci lo sposo in tutta la sua travalicante gioia - e poi s'è impappinato in una serie di "insomma..." sul finale, che ha chiarito l'emozione come le guance rosse della sorella.
Poi è stata la volta del Deso di emozionarsi.
Al momento di mettere l'anello a Maria ha fatto tutto bene; al momento di farsi mettere l'anello da lei c'è stato un momento in cui ha inscenato il gioco delle tre carte: su la destra giù la sinistra, su la sinistra giù la destra, su la destra...
Ha risolto il prete con un pacato "la sinistra".
E il Deso è stato impalmato.

Viva gli sposi, viva gli sposi!
Tutti fuori dalla chiesa, ma... Ehm, hanno chiesto di non lanciare il riso proprio sul vialetto straperfetto; magari se possiamo tirarlo fuori dal cancello, sui gradini...
Ecco che vedo passare facce conosciute di ricordo o non ricordo il nome... i saluti... Mosé, in tunica africana doc del suo paese natale, puramente bianca nel più classico contrasto con la sua pelle; qualcuna che non riconosco che mi saluta, come a quasi tutti i matrimoni (beh, al funerale di mia nonna una parente prima mi ha salutato e poi si è presentata al motto di "non ti ricordi di me, immagino"); due parole con Gianluca per comunicargli che avevo indovinato come si sarebbe vestito; un bacio a Samia e Milo, che oltre ad aver giocato tutto il tempo con una macchinina e una moto in chiesa è riuscito a fare il verso ad Andersen col suo "il re è nudo" (in un momento di assoluto silenzio dopo che il prete ha borbottato qualcosa d'incomprensibile lui, candido candido fa "che ha detto?"); un abbraccione gigante al Migliore che era un boato che non vedevo, il quale mi presenta la sua lei Nicoletta (giusto?); e poi...
...poi mi passa davanti con una chitarra in mano Mimmi.
Ci salutiamo, io mai mi sarei aspettato non solo che fosse lì, ma che ci avesse pure suonato col coro e coi musicanti, e poi passa oltre.

Ora, sapere chi è Mimmi è d'obbligo.
So già che il Digia in questo momento sta sudando freddo.
Ho una cugina che chiamiamo Mimmi come diminutivo di Maria, ma in questo caso lo è di Miriam. Miriam è la ragazza per il quale il buon Paolo, testimone di nozze, sbava senza ritegno da svariati anni. E quando dico svariati è un eufemismo, perché anche se fossero relativamente pochi, sbava con una tale intensità da concentrare il tempo.
Ma non si limita a sbavare, no: rompe anche i maroni! E anche questo fa concentrare il tempo.
Già, perché l'eterno pargolo indeciso (applicate l'aggettivo al sostantivo che volete) questa 'storia' se l'è vissuta in maniera travagghiata.
Adesso non sto a darvi tutti i particolari, però all'inizio lui era un po' no e lei forse, poi lui sì e lei no, poi lui sì, l'amico pure e lei no, poi lui sì e lei forse, poi lui no e lei boh, poi lui sì e lei non so... Insomma, un tira e molla di questo genere.
A questo punto il sudore del Digia è muto, come in una canzone di Fossati.
Immaginerete cosa significava per me - per tutti noi! - vedere Mimmi a quella cerimonia! Col Digia tutto in tiro in quanto testimone di nozze! Col suo giusto mix pronto come l'asso nella manica, perfettamente a suo agio!

...ma Mosé impone un passo indietro. O uno zompetto...
Già perché come antefatto va messo anche ciò che il buon Mosé ci avrebbe raccontato il giorno dopo...

Immaginatevi la chiesa prima dell'inizio della funzione.
Fervono i preparativi, il Deso da qualche parte sclera ed i testimoni si danno da fare affinché tutto sia pronto. Il Digia è al centro della navata, Mosé un po' più distante, e può osservare tutto...
Fuori c'è il sole, il sole di uno splendido mattino di maggio, e la luce abbondante entra dalle vetrate, ma soprattutto dalla porta... Quand'ecco, in quel mirabile mare di luce s'intravede una figura.
E' un miracolo? Un miraggio?
Ma no! E' Mimmi!
La gioia, racchiusa nel petto da troppo tempo come un uccello triste in gabbia (abbiate rispetto della poeticità del tutto e ignorate i doppi sensi) felicemente sgorga nel cuore di quest'uomo: oh gioia, oh gaudio, oh tripudio d'ebbra gaiezza! Il nostro Digia non si muove, galleggia, fluttua correndo leggiadro per la navata - e, come al rallentatore, ci piace immaginare che anche Mimmi lo veda improvvisamente avvolto da quella luce scintillante che il Signore, col suo perfetto senso scenografico, non avrà certamente fatto mancare, mentre corre attimo per attimo, con la delicata grazia e l'armonia del movimento che è propria di quest'essere umano.
Come corre Candy Candy nella puntata finale.
E quando quest'eternità fatta istante cessa il suo divenire, finalmente i due s'abbracciano, coronando questo bel sogno.

E una volta salutatala (ricordate che il termine 'ciao' deriva dal veneziano 'sciavo' cioè 'schiavo' nell'accezione di 'servo vostro'?), il buon Digia-servo-della-Mimmi l'ha condotta in giro, mostrando il suo ruolo e il suo fascino come i pavoni mostrano la coda, e conducendola al loco della di lei performance a venire parato (in latina accezione) e prono ad ogni suo desiderio...

A questo punto, è oltremodo chiaro quanto ci sia rimasto secco, più che basito.
Noooooo, mi son detto, il Deso s'è sposato!!!
E adesso con chi mi metto a servare (dal verbo 'fare le chiacchiere dei servi') che lui è braccato!?
Osservando sconsolato lo sposo, circondato da tutti per le felicitazioni, lasciavo vagare inutilmente lo sguardo alla ricerca di spiegazioni o consolazioni. L'assenza di ultimissime notizie a riguardo mi costringeva a rimandare la mia ricerca d'informazioni.
Quindi, visto che per il rituale del riso bisognava uscire oltre il cancello e farsi tutto il vialetto, anche io mi sono diretto ad abbracciare gli sposi. E a stringere la mano e salutare i genitori del Deso - più tardi avrei incrociato quelli del Digia, assenti i numerosi fratelli (anche Mimmi non scherza in quanto a fratelli) - scoprendo così che la mamma del Deso è piuttosto sensibile al sentir chiamare Maria con l'appellativo che da adesso le spetta, cioè col cognome.
Noi risolveremo col chiamarla signora Deso.
Fatte le dovute congratulazioni, mi sono andato a raggranellare due manciate di riso e mi sono piazzato a lato del cancello.
Mentre mi venivano in mente le secchiate di riso che ho lanciato altre volte su altri sposi - ad Anna e Beppe si può dire che abbiamo davvero rovesciato una cesta di riso in testa - e la povertà del mio armamentario in quel momento, ho visto Sara, la collega del Deso, dall'altro lato della massa.
E' stato l'unico momento in cui l'ho vista, apparsa e sparita come una nuvola di profumo.
Poi sono usciti gli sposi ed è cominciato il delirio: pioggia di riso, risate e fotografie col flash per portarsi a casa il ricordo degli sposi felici. Le mie due manciate sono volate una sulla testa di ognuno, ma il sacchetto versato proprio sulla testa del Deso è stata opera del Digia.
Poi ancora foto, allegria, saluti e...

E il lancio del bouquet.
Ora, conosco una marea di gente - di sesso femminile - che quando viene lanciato il bouquet fa un passo indietro o scarta di lato. Raramente ho visto donne sgomitarsi per prenderlo (ma mi è capitato) ed ho visto che sanno essere delle jene. Di più, ho visto le facce dei loro fidanzati ingrigirsi e prendere anni all'istante quando la loro 'dolce' metà veniva in possesso del mistico oggetto.
Sarà per questo che poi non ho visto nessuna di quelle promesse-del-bouquet-della-sposa realizzarsi. Ma questa volta...
Questa volta, non so perché, m'ero preoccupato della coreografia del lancio. Nel senso che avevo visto la sposa che scendeva dai gradini per avvicinarsi alle donzelle in attesa, mentre sarebbe stato più bello, anche da fotografare, se lei si fosse voltata in cima ai gradini e poi l'avesse lanciato. Certo, era da far avanzare piuttosto le ragazze per farle venire più sotto ai gradini... non avevo minimamente capito che lei s'era fatta avanti perché invece avevano tutte spontaneamente arretrato. ^__^
S'erano fermate dov'erano perché dietro avevano altre persone, e più di così non potevano andare!
Per via di questa mia preoccupazione, io ero venuto a trovarmi sulle scale, in alto, proprio di fronte alla sposa, ed avevo quindi una sgombera, perfetta, visuale totale. Non sapevo nulla, allora, delle celie del Deso. Non sapevo nulla delle velate minacce d'indirizzare Maria - che invece era ignara del tutto - a lanciare su una certa persona...
Zompetto...
Io ero lì, in cima, e non dimenticherò mai questo momento. L'ho vissuto al rallentatore, e così ve lo racconto.
Io ero lì, con la faccia non convinta. Maria si prende lo strascico e lo solleva, si volta a guardare per non mandarlo proprio per campi. Flette il braccio, lo alza in aria. Io penso che non ho la macchina fotografica, che non faccio nemmeno in tempo ad armare il cellulare. Il braccio di Maria è in aria, il bouquet comincia a volare. Il tiro è storto, va a sinistra. Lì c'è solo una persona, tutte le altre sono staccate, a destra o centrali. Penso che se il bouquet finisce in terra è una figura bestiale. Ma lei si stacca, per fortuna, fa uno zompetto.
Uno zompetto.
Allegro. Felice.
I muscoli che flettono le gambe, le spingono a raddrizzarsi, staccano i piedi da terra e hop!
Uno zompetto e prende il bouquet.
Metto a fuoco, l'ha preso Mimmi.
Realizzo. L'HA PRESO MIMMI.
Volto la testa di scatto: il Digia ha spalancato occhi e bocca, sembra che la nazionale ha vinto i mondiali. Un rigore-scudetto segnato al 93esimo. Lui si volta a guardare me, ma la mia testa si sta già voltando di scatto. Guardo il Deso, mi accorgo che sto esultando senza ancora aver realizzato perché. Lui si accorge che sto esultando, ma non capisce perché stava parlando, ha lo sguardo ancora confuso. Basta un cenno del capo verso Mimmi, sto già correndo e non me ne rendo conto. Il Deso realizza e anche lui esulta stile Italia-Francia sette a zero. Gli salto in braccio mentre ridiamo sguaiati e complici del fatto che nessuno ha capito nulla, a parte me, lui e il Digia.
Ci giriamo a guardare il Digia, che scuote la testa come se dissentisse, ma ha la faccia che ghigna dentro, perché è al settimo cielo.
In ascesa per l'ottavo.
Io e il Deso sembriamo Beavis & Butthead, mentre il Digia quasi esplode per la porca soddisfazione che cerca di celare mantenendo un contegno. Qualche attimo dopo, come due poli opposti di una calamita, lo vedo accompagnare la pulzella alla macchina, gongolante come Pippo quando riceve un complimento... Aghgha! Yuk! Yuk!
E continua a mandarci silenziosi moniti di disapprovazione, falsi come una moneta da 7 centesimi...

E avrebbe continuato anche il giorno dopo e in quelli a venire, perché non c'è modo più bello per riportare quell'evento alla mente che ricordarsi dello sfottò degli amici, di quanto gli vogliamo bene e siamo cazzoni, e lasciar partire un bonario, orgoglioso, rimbrotto.
E con questo vi saluto qui, perché il post è già lungo, io sono stanco e devo preparare una partita di ruolo per GiocaRoma... giochiamo a On Stage! una riunione di Elish.
Io faccio da master mentre qualcuno interpreterà me... comprenderete quanto debba essere preparata.


GrimFang

2 commenti:

Unknown ha detto...

Cmq è don Fabio, non don Mario XD

GrimFang ha detto...

^___^

Grazie!
Lo vedi che col tempo che passa la memoria fa cilecca?

=)P

GrimFang