L'artista mescola il sangue con la terra, per generare sempre nuova vita...

Sarà sicuramente potente, la vita. Piuttosto dolorosa, a mio avviso, a volte sorprendente, sicuramente intensa, vibrante, indubbiamente da vivere. Sempre e comunque.

Sara Tenaglia

Terra, Pioggia, Fuoco & Vento

Terra, Pioggia, Fuoco & Vento
Fire cup

venerdì 27 novembre 2009

BiZio

Sono BiZio!
No, non Fabrizio detto Bizio, sono proprio BiZio, nel senso Bi-Zio!
^_____^

Evviva Luca, fratello di Niccolò!!!

^___^


GrimFang

venerdì 20 novembre 2009

Ius primae noctis

Giustamente, come hanno insegnato anni di Scienze della Comunicazione buttati al vento, con questo titolo v'ho fregati: primo, perché ho catturato irrimediabilmente la vostra attenzione, secondo, perché non intendo affatto quel che pensate.
^_^

Infatti, la primae noctis a cui mi riferisco è la prima notte che ho passato a casetta nuova, nella mia bella stanzina affollata oltre ogni limite dalle scatole del trasloco ancora da finire. E lo ius nello specifico è alla inderogabile legge che prescrive "se vuoi farti aiutare nel trasloco, rifletti prima di scegliere l'amico che hai scelto". ^_^
Ma andiamo con ordine.

Sono settimane che sto impazzendo con questo spostamento.
E non mi sto riferendo affatto a tutto ciò - che pur è presente - che riguarda la svolta nella propria vita, il lasciare il nido protetto per confrontarsi (e sconfortarsi) col frigo vuoto, per dirne una. No, faccio esplicito riferimento solo a tutto quello che è "prendi, impacchetta, trasporta, spacchetta".
Ho decisamente preso sottogamba tutti gli amici che sul faccialibro mi dicevano "eh, ti capisco, sono solidale, le casse, i cartoni...". Ed io lì a dire "non è un trasloco vero, è solo una stanza...". Non pensavo che quello fosse un aspetto così importante. Mi dicevo: e che ce vò, infilo la roba nella scatola, impecetto, trasporto, riapro, sistemo...
Il fatto che il tavolino comprato da Ikea sia rimasto una settimana mezzo montato sul pavimento al centro della stanza la dice lunga. Il fatto che la sedia della medesima provenienza sia stata spacchettata venerdì mattina, pure.
Ma allora ero più concentrato sulle questioni esistenziali. Sui dilemmi generati dalle polemiche madre-figlio del tipo "Già vattene?" che costellano questo genere di passi nella crescita dei figli, specie se sono ritardatari e gli ultimi dei fratelli a compiere il passo. ...Dovrei aver fatto tesoro delle esperienze dei miei fratelli, ma mia sorella a 8 anni già andava da sola con la SIFD a studiare flauto dolce a Urbino, e da lì non s'è più fermata: globe trotter a tutto tondo, le manca solo l'Australia e l'Antartide, da vedere. E mio fratello, beh, lui se n'è andato sbattendo la porta ed ha fatto una vita di merda cercando di sopravvivere, quindi non è che sia un altro bel metro di paragone su cui prendere le misure. Quindi, niente (ma immagino sia così anche per chi ha una storia diversa) ogni storia è a sé stante, e solo la mia esperienza, con tutte le vaccate programmate, conta.
Le vaccate programmate sono quelle che non definisci, ma sai che dovrai mettere in conto.

Ad esempio, il non aver comprato il pane per cena, com'è successo lunedì, che è stato il mio primo giorno di 'pasto' a casa. E nella stessa lista di vaccate programmate c'era il non aver chiesto delucidazioni non tanto sul gas (è una di quelle cucine dove va aperto e chiuso prima dei fornelli), quanto sul fatto di togliere i rulli per verniciare dall'unico lavandino della cucina e sul dove metterli, su come spostare (e dove farlo) le cose che occupano gli stipi della cucina per far posto alla spesa che non va in frigo, a come fare altrettanto per la dispensa o per i mobiletti nel bagno, e così via.

Non fa parte delle vaccate programmate quella di pensare di fare l'ultima tranche di trasloco facendosi dare una mano da Edoardo e Simone.
Non tanto per Edoardo, che è un sòla e anche stavolta non si è smentito, quanto Simone. Gli voglio bene, quindi mi fa piacere vederlo, ma decisamente non sono stato in grado di valutare l'amico.
Lo dico perché Simone è pieno di buona volontà, ma anche di fisime. E pur di uscire con me e di vederci almeno una volta al mese, è il tipo che non fa problemi... al telefono.
Avrei dovuto sospettare che qualcosa non andava quando, dovendoci vedere sotto casa mia alle 21.15, alle 20.30 mi telefona per dirmi che lui uscirebbe 'fra poco' (e fin qui, ci sta tutta perché è assai ansioso, specie sulla puntualità), ma non per venire sotto casa mia, ma direttamente lì, alla casa nuova. Anzi, visto che ha paura di non saperci arrivare, a una punta lungo il percorso, a Largo Preneste.
Oddio, c'è sempre la buona volontà di dare una mano a scaricare, però... Però a caricare mi tocca farlo a me, con aiuto dal babbo e dal fratello. Ora, eravamo rimasti che ce la facevo a caricare in una macchina sola, e che comunque poi sarei rimasto lì a dormire - quindi doveva venire con la sua macchina se voleva tornare a casa - e che insomma la sua macchina non sarebbe servita per caricare, ma...
Simone tiene alla sua macchina più che a una qualsiasi parte del suo corpo. Qualsiasi. Forse così è più chiaro.
Dopo aver attaccato la cornetta, mi rispondo da solo, alla massima probabilità, che in questo modo aveva sfangato qualsiasi possibile emergenza dell'ultimo minuto stile "questo lo puoi mettere in macchina tua?".
Amici sì, ma non toccarmi la coreana.
^__^

Vabbè, ci rido su, carico la macchina di tutto e parto (con circa mezz'ora di ritardo, ma se l'è cercata lui, se veniva partivamo assieme).
Ma quando arrivo, lui la macchina l'ha parcheggiata, e sale sulla mia.
Qui, devo dire, un pochino mi girano; perché so che dovrò riaccompagnarlo alla macchina, e perché sembra insistere per andare a un pub che conosce lui in quella zona lì, e so già che finirà così. Però, riconosco che essendo la frase più volte ripetuta da Gab, futuro coinquilino nonché 'padrone di casa', "è facilissimo trovare parcheggio" equivale all'affermazione "mi chiamo Samantha, sono bionda, senegalese ed ho sedici anni" fatta dal sottoscritto, non posso dargli tutti i torti se la lascia lì. Infatti poi avrò bisogno di quindici minuti per trovare un posto per la mia.
[NB: Gab insiste che è così, c'è posto; a me invece piange il cuore spostarla stasera da dov'è parcheggiata... - n.b.2: ci sono tornato con Gab e s'è trovato parcheggio... mi sa che dipende dalla sua presenza]
Però, sono solo un uomo che vuole illudersi.
Quando una vaccata non è programmata, non è programmata, e non finisce di stupirti.


Scena: fermo la macchina in doppia fila e sollevo il portellone del portabagagli.
"Prendo lo zaino e fermo la porta" - dico - "non ci sono cose pesanti, a parte queste due".
Quando torno sta ancora traccheggiando davanti al portabagagli, a mani vuote, non sapendo che fare. Mi vede arrivare e prende la prima cosa leggera che capita. Vabbè, mi dico, intanto una pesante me l'accollo io. Quando torno alla macchina, lui ha in mano una busta. E basta. Capisco l'antifona e prendo l'altra pesante. Torno dentro, esco fuori, lui è dentro. Torno dentro. Lui è dentro con la busta in mano. Non la molla. Sembra un personaggio dei videogiochi quando entrano in una zona non gestibile dall'intelligenza artificiale - non so se avete presente - per cui da dove siete li vedete muoversi e agitarsi, ma se non fate un passo in avanti rendendovi visibili loro non escono.
Insomma, scarico tutto io.
E quando rientro, lui è ancora lì, con la busta in mano.
Solo allora mi rendo conto dell'errore madornale che ho fatto. La supermegavaccata da principianti.
Ho scordato che Simone ha la fobia della polvere.

Immaginatevi la gioia e il tempo che ha passato nel bagno a lavarsi le mani - per aver tenuto una busta e caricato due scatole!!! - ed avrete il quadro corretto della rappresentazione.
Sì, rappresentazione, perché sembrava un film à la Bunuel.
Diciamolo: già m'era presa a male per dover fare tutto da stressato e coi tempi contingentati; e m'era pure presa la gran voglia di levarmi le scarpe e buttarmi a quattro di bastoni sul letto, regalando tutto all'oblio fino al risveglio il mattino successivo. Ma dovevo uscire e andare al pub con Simone, e la cosa mi stava via via andando di traverso.
Avete presente quella figurazione fantastica che vi capita di fare quando le cose non vanno come volete e voi v'immaginate la situazione perfetta per poi fare il paragone, come una foto mentale su cui attaccate il cartello "Situazione ideale" per poi confrontarla con quanto vi mandano i vostri occhi sotto il cartello "Situazione reale"?
Beh, io in quel preciso momento ho avuto la sensazione nettissima di cosa mi sarebbe piaciuto avere in quel momento. L'aiuto da parte di un amico di quelli con cui stai bene anche senza parlare, seduti nella cucina anche senza scarpe, una birra in bottiglia in mano a testa, a riposarsi per il mazzo che entrambi ci siamo fatti per quel fine positivo che è il primo, forse vero segnale d'indipendenza che un uomo affronta nella vita. Di quelli che si guardano intorno approvando e confortandoti con l'aiuto dei loro stessi sogni:
"Lì potresti metterci una mensolina" - diceva il mio amico immaginario - "e sopra metterci tutte le boccettine tipo pepe, chiodi di garofano... sai, quelle lì, tipo così, no?"
"Ci starebbe bene." - aggiungeva, dopo un sorso di birra.

Simone l'unica cosa che ha detto è stata
"...vecchiotta, 'sta casa, eh?"
Se non gli date un appartamento luminoso arredato in acciaio e vetro gli compaiono pustole sulla pelle ed è preda di un terribile attacco d'orticaria.
Ve l'ho detto, odia la polvere.
Lui le mani non se le lava, le scarnifica.

Per chiudere, usciamo e andiamo al pub, e sinceramente non vedo l'ora di levarmelo dai piedi.
Lo so, è brutto, terribile a dirsi, ma anche l'amico più caro, se sei a pezzi, è di troppo. Solo che certa gente - tipo Simone - queste cose proprio non le capisce.
Nel senso che non le coglie: gli fa troppo piacere stare con te, parlare e confrontarsi, per rendersi conto che ti sta succhiando l'ultima briciola di energia che ancora ti regge in piedi.
Poi la serata è stata ovviamente piacevole, e grazie al cielo breve.
Al rientro a casa, c'eravamo solo io e lei, confortevole, piccola, confidente.
E non fredda, inospitale, estranea, come temevo.
Qualche gesto rituale nel togliersi i vestiti, qualche pensiero positivo rivolto al tavolino che ancora giaceva mezzo montato in mezzo alla stanza... e poi via, cedendo dolcemente al sonno del gentile Morfeo.
Senza problemi...


...il primo giorno.


GrimFang

sabato 7 novembre 2009

Trasloco!

Oggi, era il giorno prefissato (seee, dopo cinquemila rinvii) per cominciare a spostare seriamente la roba nella nuova stanza.
A dire il vero, già da parecchi giorni si sarebbe potuto cominciare, cioè da quando Gab m'ha dato le chiavi. Ma tra una cosa e l'altra, Lucca Comics e i gomiti che fan contatto col piede, soltanto oggi alla fine si era pronti a farlo.
Perché?
Beh, tanto per cominciare perché per lungo, lungo tempo, mi ero soltanto limitato a guardare le cose nella mia camera ed a valutare cosa fosse d'uopo trasferire e cosa no; e quali cose sì, ma in un secondo momento. Ad esempio, tutte le miniature da dipingere e i materiali per fare dei plastici possono tranquillamente attendere che mi sia ambientato e soprattutto che abbia la certezza di un rinnovato contratto.
Detesto l'idea di dovermene andare da lì in quanto novello disoccupato, ma, visto anche che la mia collega a marzo va in maternità, a quanto pare il rischio è minimo.
In secondo luogo, l'altro ieri sono cominciati i lavori a casa.

Torno da Lucca, e mi ritrovo mio padre in camera, a dormire.
No, dico, torno alle 5.20 di mattina e mi trovo non tanto mio padre che russa, quanto mio padre che russa sul suo letto, trasferito nella mia stanza! Quando mia madre mi aveva chiamato per avvisarmi, la sera stessa, la comunicazione era disturbata, ed avevo capito che ci avrei trovato dei mobili.
Comunque, fatto sta che dormire in camera con mio padre che russa è un po' una prova di nervi e determinazione. Che si fa più interessante quando alle otto di mattina cominciano a martellare gli operai nella stanza a fianco. Ora che ci penso, sembra un videogioco: sei riuscito a dormire, livello 1, ora sei pronto per il livello 2, gli operai!
Ovviamente, anche solo tre giorni così, e desideri ardentemente che il letto nella tua stanza nuova, a decine di chilometri da quel martellare sia al più presto possibile pronta! Specie se consideri che potresti dormire un quarto d'ora in più, perché la casa è più vicina all'ufficio!
Ad ogni modo, non è solo questo.
E' che sembra che i tuoi ti sbattano fuori di casa, e al tempo stesso cerchino di non farti andar via. Se mi estranio dalla situazione vedo come ciò sia perfettamente plausibile, ed umano. Non è certo facile veder andar via anche l'ultimo dei figli e restare da soli. Scappa via anche l'unica valvola di sfogo, tra l'altro. E sono pure uno che non puoi chiamare al telefono per lamentarti, e sono uno che non chiama... insomma rischio di sparire.
Quindi da una parte sei contento, dall'altra ti spaventa l'idea di restare da solo. La valvola di sfogo ovviamente, è invece ben felice di sfuggire alla pressione. ^_^
Insomma, a parte i cinque turni di lavaggio piatti che devo a mio fratello prima di sparire, la mia voglia di levare le tende è aumentata anche dal fatto che - a quanto pare - da martedì prossimo o poco dopo - iniziano a pittare la mia, di stanza.
Sulle prime ha fatto, e fa ancora, un pochino, l'effetto di chi fa i conti in tasca al defunto mentre è vivo; poi intuisco che è la scelta più razionale, dovendo rifare l'impianto elettrico a norma, approfittare della presenza degli operai in una botta sola.
Però mi fa un sacco triste sapere che tutte le scritte che ho vergato negli anni della mia vita su queste pareti bianche verranno sepolte da una mano anonima di vernice. E mi da anche un pochino di culo che tocchi ritirare giù i poster che ho appena appeso (quest'estate), facendomi un B di C non indifferente. E infine mi lascia basito il fatto che, dopo il mazzo del trasloco - e speriamo sia dopo e non durante - mi tocchi farmi anche quello dell'inscatola-e-leva-tutto-dalle-mensole-e-dai-tavoli che era forse l'unica cosa su cui contavo per risistemare la bolgia pregressa di camera mia.

A conti fatti, quindi, è dal ritorno da Lucca che pianificavo con maggiore attenzione la mia traslazione in altro sito abitativo (fuga e dipartita suonavano malissimo). ^_^
A proposito di Lucca...
Anche quest'anno, il XVsimo anno di esistenza di Elish, il XIIIsimo della sua presenza a LuccaGames, quest'anno nel di lei XVIsimo anno di vita (ci siete ancora?), dicevo, anche quest'anno, siamo andati a LuccaComics&Games.
E abbiamo fatto filotto.
Come?
Non abbiamo sempre presentato una squadra alle Ruolimpiadi - le olimpiadi del gioco di ruolo - e qualche anno l'abbiamo proprio saltato. Abbiamo variato nome e composizione della squadra (Elish, Elish Mirage, quest'anno Elish Boosta), e ci siamo piazzati per due volte di fila primi, poi secondi, poi di nuovo primi e forse c'è anche un terzo posto nel nostro palmares.
L'edizione 2009 delle Ruolimpiadi ha visto
- Federicone prendersi una signora Menzione per la preparazione della partita di Star Trek in cui ogni tavolo (di due) aveva tre laptop con le schermate in power point delle postazioni di controllo dell'ufficiale tattico, del navigatore e del primo ufficiale (0__0 un lavoro assurdo!)
- Vania prendersi la targa per il Miglior Evento presentato, cioè una partita ad Elish con quattordici giocatori (due per squadra)
- Vania aggiudicarsi il trofeo del Mastering, cioè il premio dato al miglior master (e che ve lo dico a fà?)
- Elish Boosta alzare la coppa dei vincitori, la quarta.
Nessun premio per gli altri, scusate, abbiam preso tutto noi! ^___^

Tornando all'argomento principe, ieri sera mi decido a riempire le scatole di cartone che m'ero fatto portare su da papà. Tre belle scatole capienti, più qualche scatola da scarpe.
Una, parte solo coi vestiti.
Una seconda, con lenzuola, asciugamani, tappeto e nello spazio che avanza ci butto una scatola di scarpe coi giochi da tavolo più piccoli, quelli di carte, poi i tarocchi, gli altoparlanti nuovi del computer - che sarà l'ultima cosa che sposterò, lì non c'è ancora internet - e un po' di fuffa varia.
La terza...
La terza libri.
Crispio come pesava! -__-

Oggi ero intenzionato a fare gli spostamenti di mattina, che magari sì ci sono più rogne per parcheggio e traffico, ma almeno c'è il sole! Anche perché c'era il materasso e un mobile da portare, che, essendo da caricare sul portapacchi, era bene si traslocassero in un momento non dico di sole, ma asciutto.
Invece nada, perché il culo mi pesa e la mattina voglio dormire, ma anche perché stamattina c'era mio nipote e poi anche i genitori a pranzo. =)P
Quindi si opta per farlo più tardi e, già che ci siamo, si aspetta anche che si liberi mio fratello così ci dà una mano. Meglio.

Alle sei circa iniziamo a caricare le macchine: nella mia vanno le casse, sul portapacchi di papà il materasso e il mobile.
Quando si apre il garage, mi sovviene che lì dentro cìho lasciato anche il mobile in ferro che m'ha dato zio Massimo, perché avevo scaricato la macchina in vista del carico per Lucca. Merde, per dirla alla francese.
Butto giù i sedili, controllo se le aste di questo mobile possono entrarci distese e per fortuna così è. Carico i ripiani, mio papà si ricorda della busta con i fermi e poi posso caricare le casse - che per fortunami entrano tranquillamente, due sul posto del passeggero e una dietro. Anzi, mi ritrovo con un sacco di spazio. La piccola cassetta con altri dvd occupa un miserrimo spazio, ma nel garage trovo anche un bustone coi vhs di mia sorella (per la serie "io non posso prenderli, lei non vuole tenerli, tu non puoi buttarli") e una busta con una scorta di stampelle per l'armadio.
Apro una parente, come dice Totò.
Tuo figlio se ne va di casa ad abitare per conto suo.
Gli daresti le stampelle di cui ha bisogno, o ne approfitteresti per svuotare gli armadi da quelle insulse stampelle in ferro ripiegato di cui ogni casa italiana non ricca (loro le hanno in platino) abbonda?
Almeno un po' e un po' eccheccazzo!
^__^

Ma lasciamo perdere e torniamo a noi.
Dopo aver provato senza successo a infilare la parte piccola nella mia auto, appare chiaro a tutti che il mobile - in due pezzi - in un solo viaggio non si può caricare. Primo, perché non ho il portapacchi. Secondo, perché abbiamo solo due corde elastiche per il fissaggio e due corde non elastiche attaccate insieme per farne una terza, di soccorso. Terzo, perché il materasso è già sulla macchina, ed entrambi i pezzi sopra non ci possono stare.
Si tratta di una libreria, in mano abbiamo già l'angoliera, si monta quella.
E poi via, si parte.
Non senza aver salutato per tre volte la tipa carina che hai beccato all'ascensore, poi in garage, poi di nuovo in garage, ma questa volta accompagnata dal simpatico vicino del terzo piano (o del secondo? Secondo, al terzo c'è il papà, ma lui ora vive da solo) che solo ora mi sovviene essere sposato con quello schianto di bionda per la quale molleresti carriera e lavoro - si fa per dire - e che quindi quest'altra che invece è moretta chi caspita è?
Comunque, palletta, palletta, Y e B contemporaneamente e si va.

Flashback.
"Pronto?"
"GrimFang? Sono Gab."
"Ah, ciao, dimmi!"
"Ma voi volevate venire oggi?"
"Sì, guarda, papà s'è messo a dormire adesso, quando si sveglia... Stanotte non ha dormito molto, volevo farlo riposare che è stanco."
"Ah, no, volevo solo avvisarti che qui stanno bloccando il traffico perché c'è la processione... sai Stefano Cucchi quello che..."
"Sì."
"...ecco, la famiglia vive qui, in questo palazzo, e quindi stanno facendo i funerali. Volevo avvisarti che adesso stanno bloccando il traffico, ma se venite fra un'oretta dovrebbe essere tutto finito."
"Sì, non ti preoccupare, mi sa che prima di un'ora non siamo certo là."
"No, volevo dirtelo, che se devi scaricare le cose... Ma tra un'ora finisce tutto."
"Grazie!"

Sono in macchina.
Accendo Radio Rock, sperando ci sia qualcuno di ascoltabile perché di attaccare l'mp3 non mi va.
Mi dico che potevo prendere il pacchetto di sigarette prima di bloccare irrimediabilmente il cruscotto con la cassa dei vestiti. Mi dico poco male, ce ne sono solo due, ne comprerò un pacchetto.
In radio c'è Vanessa la diggeiessa.
Vanessa dice
"...ecco sì, c'è confusione a Torpignattara per gli scontri con la polizia..."
Scusa?
Scusa?
SCUSA!?!
Sbarro gli occhi. Primo pensiero: le immagini degli scontri che ho visto io, macchine e cassonetti dati alle fiamme, lacrimogeni e sanpietrini che volano. Secondo pensiero: papà non ha il cellulare, come cazzo lo avviso?! Terzo pensiero: ma porca puttana che cazzo se lo comprano a fare il cellulare se poi rimane a casa??? Quarto pensiero: emmaccheccazzo, ma tutte a me mi capitano? E quando cavolo affitto co' sto trasloco???

Nonostante la notizia, cerco un bar tabacchi per prendere sigarette e caffè.
Mi fermo nel bar più gayo di Roma, almeno a giudicare dai gestori. Il caffè è ottimo.
Sempre detto che hanno più gusto.
Risalgo in macchina, e per circa tre chilometri cerco di comporre un sms per la radio. Più o meno dice "mi fai sapere meglio che succede a TorPigna, visto che sto facendo il trasloco ORA?".
Sono quasi arrivato quando giunge la risposta: non lo sa, l'ha letto in rete; ai funerali di Stefano Cucchi - che per chi non dovesse saperlo, è il ragazzo morto per le lesioni subite nel ramo carcerario dell'ospedale Pertini - ci sono stati scontri con la polizia, giudicata responsabile della morte del giovane (anche se al massimo è la polizia penitenziaria, ma ci vuole niente a fare di tutta l'erba un fascio).
Neanche un minuto dopo imbocco via di Torpignattara.
All'incrocio con la Casilina, sette camionette sette della mobile. Con un po' d'agenti a far da contorno. Dall'altra parte dell'incrocio, la municipale.
Per i primi cento metri non c'è nulla, forse qualcosa sparsa per terra e qualche sbuffo bianco tipo estintore sull'asfalto. Poi, devo fare lo slalom fra tre cassonetti in mezzo alla strada. Uno sbuffo di fumo mi mostra che almeno uno è stato incendiato, e quando lo passo mi accorgo dell'autobotte dei pompieri sull'altro lato. Poi svolto sulla parallela alla strada mia e tutto torna normale.
Però, quando imbocco la mia strada, nemmeno un'auto è parcheggiata davanti al palazzo, ed una striscia gialla e nera della municipale sostiene i cartelli di divieto di sosta. Mi accorgo di sguincio della fila di lumini davanti a tutto il palazzo, e solo dopo un attimo dell'immenso striscione per Stefano che sovrasta il portone.
Solo allora realizzo che Stefano viveva lì, dove vado a vivere io.
Solo allora capisco cos'è che Gab mi ha detto.
E mi sale l'ansia.

No, stavolta non è l'ansia che tutti pensate.
E' un'ansia più piccola e banale. C'è anche l'ansia di prendersi una multa mentre scarico - perché, controllando, sono in pieno orario di divieto di sosta - ma c'è soprattutto l'ansia di disturbare.
Insomma, hai perso un figlio, cavolo, e tornare a casa trovandoti l'androne invaso da scatole e casse varie più un carrello da trasporto e quattro pali di ferro... insomma, sta male!
Cerco di chiedere informazioni a una vecchina che sta entrando. Due secondi prima stava dicendo a un'amica che questi gli abitano di fronte, ma non li incrocia mai. Magari sa qualcosa.
Provo a chiederle se sa a che ora finisce la messa, quanto tempo ho. Lei sulle prime non capisce, e immaginando che mi preoccupo per la macchina si offre persino di starmi a guardare la roba mentre parcheggio. Poi mi dice che non sa nulla, perché lei non li ha mai sentiti entrare o uscire. Vicini discreti insomma, brava gente. Oppure lei è sorda, il che per me andrebbe assolutamente bene, visto che poi ho scoperto che è quella che mi abita di sotto! ^_^
La saluto e corro a posteggiare - cosa che per fortuna riesco a fare in pochi minuti netti.
Corro indietro e cerco di far sparire nel modo più veloce la roba dall'androne. In preda a una sacra furia carico tre casse sul carrello e inizio a tirarlo su per le scale... verso l'ascensore. Rischio di slittare seriamente solo all'ultimo gradino, ma ce la faccio. Porto su tutto il resto vicino alla cabina, così sarò più rapido a fare su e giù.
Uno sbattere di portiera sospetto mi fa uscire prima di aver fatto il primo carico: è come sospettavo, è arrivato papà con mio fratello.
Apro il portone e poi salgo a razzo mentre scaricano.
Un viaggio. Scarico. Scendo. Secondo viaggio, mentre carico i ripiani della libreria scivolano, pesano l'ira di dio. Sono sudato come un muflone, non mi sono tolto il capotto. Papà non capisce perché ho così fretta, si domanda perché cerco di caricare tutto insieme. Non ha torto, ma voglio togliermi di torno prima d'invadere in maniera sgradevole l'intimità di un dolore familiare. Ed evitare di sentirmi uno straniero all'ennesima potenza.
In fondo, mio padre mica ci va a vivere là. Io sì.
Con il secondo viaggio riesco a portar su tutto, e mi chiedo se poi loro ce la faranno a far entrare l'angoliera nell'ascensore, oppure dovranno farsi a piedi sette piani di scale.
Ma alla fine va tutto bene.
Entro, sistemo le casse e comincio a pensare che sia il caso di dare una sistemata: la stanza è già invasa dalle casse - troppe, tantissime - di vhs e dvd che ci ho portato la prima volta che son venuto con papà e mio fratello a darmi una mano. Ma prima, c'è un'impellenza da sbrigare al cesso. ^_^

Quando è tutto su, spiego meglio a papà - che nulla sapeva degli scontri, e poi gli suggerisco l'immagine di mia madre che guarda il telegiornale e scopre che ci sono state scene di guerriglia urbana proprio sotto casa mia. Ci facciamo grasse risate insieme, poi loro vanno ed io inizio a sistemare.
Gli ho detto che volevo anche recuperare un po' di casse di cartone - che sono state un dito al deretano da riportare, specie perché qualcuno ha lasciato socchiusa la porta dell'ascensore al terzo piano - ma la realtà era un'altra.
Me la volevo coccolare.
Godermi da solo per un po' quella stanza, che sarà, è già un pochino, la mia.
Così, ho svuotato la cassa dei vestiti e li ho messi nei cassetti dell'armadio, divisi per magliette, intimo, maglioni, calzoni, mutande e canottiere, pigiami e calzini. Ho messo tutte le stampelle al loro posto, ho messo lenzuola di ricambio e asciugamani nel ripiano sotto. Ho tolto il materasso dall'imballatura e mi sono fatto il letto, mettendo su il piumone. E infine, ho fatto sparire dalla circolazione le casse di vhs e dvd, mettendo i secondi nella libreria che c'era già, e le prime ancora nelle casse sopra la stessa. Infine, ho sistemato il tappeto al centro della stanza.
E poi, dopo aver contemplato il tutto, ho aperto la finestra e mi sono fumato una sigaretta, la prima in quella casa, in quella stanza.
Non potete capire che vista c'è, da camera mia.
Buona vita,


GrimFang