L'artista mescola il sangue con la terra, per generare sempre nuova vita...

Sarà sicuramente potente, la vita. Piuttosto dolorosa, a mio avviso, a volte sorprendente, sicuramente intensa, vibrante, indubbiamente da vivere. Sempre e comunque.

Sara Tenaglia

Terra, Pioggia, Fuoco & Vento

Terra, Pioggia, Fuoco & Vento
Fire cup

venerdì 6 giugno 2008

Una giornata da raccontare

Non dovrei essere qui.
Dovrei essere qui, ma non dovrei stare a scrivere il blog, dovrei preparare l'avventura di On Stage! intitolata "Riunione di Elish" che dovrei giocare domani alle 15.00 a GiocaRoma.
Ma visto come si è chiusa una giornata simile, non potevo esimermi...

Vi siete mai chiesti come si riconosce una giornata di merda fin da quando ti svegli al mattino?
Non si può.
Certo, magari mille segnali si possono cogliere, ma anche la giornata che si preannuncia come la più merdosa della tua vita ha sempre tempo per sorprenderti. Ed è vero anche il contrario.
Stamattina mi sono svegliato benissimo.
Davvero. O almeno così mi pare.
Certo, dopo una giornata del genere, qualsiasi risveglio del mattino o si tinge di tinte fosche o di ricordi positivi. Diciamo che mi sono svegliato ignaro.
Però, una cosa va detta: come sono andato a dormire ieri sera.

Ieri sera sono stato attaccato al portatile a lavorare all'avventura - perché richiede una scansione precisa degli atti e delle scene, nonché la stesura del background dei personaggi (che siamo noi di Elish) - fino a quando ho potuto.
Considerato che oggi in ufficio avevo la sola incombenza di gestire due tipi di Rai International che si venivano a vedere un paio di film - avevo saggiamente bloccato la sala tutta per loro - m'ero detto che avrei potuto lavorarci a lavoro, scusate il bisticcio di parole, e quindi me l'ero spedita (su file) sulla mia casella email. Di più, visto che va stampata, m'ero detto "la chiudo e la stampo in diverse copie per i giocatori".

Quando sono arrivato al gabbiotto dei vigili per prendere la chiave, ho avuto subito ben donde per innervosirmi.
Dovete sapere che ci sono due mazzi di chiavi della videoteca, più quello della vigilanza: uno per me, ed uno per il mio collega Americo.
Ora, sbirciando quando prendono le chiavi puoi intuire se il collega - che viene prima di me - c'è o non c'è. Considerato che da martedì è in malattia, vedere l'assenza della chiave ha suscitato in me l'irrefrenabile gioia di dire "evvai, così posso lavorare all'avventura tranquillo!".
Tranquillo sappiamo tutti la fine che ha fatto.
La guardia mi getta in una vasca d'acqua gelata quando mi fa
"L'altra chiave l'ha presa il Servizio Tecnico".

Uno.
Ogni volta che quella cazzo di chiave la prende qualcun altro, per me sono rogne. Pessime rogne. L'aveva presa la mia responsabile le due volte che mi ha cazziato per il "ritardo", quando c'era gente fuori che aspettava. Quindi è lecito che mi roda il culo se quando arrivo mi dicano che qualcun altro, a qualsiasi titolo, la prende.

Due.
Il Servizio Tecnico cosa cazzo vuole per prendersi la chiave della videoteca se dentro non c'è nessuno? Visto che più che forti dubbi sono solide certezze quelle che impediscono gesti positivi - tipo l'arrivo di nuovi armadi - che proprio non possono aspettare il mio arrivo, l'unica alternativa erano i muratori.
Sul tetto della videoteca, infatti, stanno facendo i lavori. E ieri battevano, battevano a martellate, ed io sentivo, sentivo come se cadessero calcinacci all'interno, e per quanto abbia controllato pareti e soffitto non sembravano esserci crepe o cedimenti. Eppure, dopo aver spostato la sedia del collega sotto il lucernario per farmi spazio, l'ho ritrovata piena di polvere di calce fina come farina, caduta chissà da dove.
Nella mia mente quindi, si faceva largo l'emergenza che i muratori, avendo dato qualche colpo di troppo, fossero stati giocoforza costretti a chiamare aiuto... perché avevano sfondato il soffitto della videoteca!

Tre.
Questo ovviamente metteva in forse tutto il programma della mia giornata. E ciò era palesemente aggravato dal fatto che io, questa sera, non avrei potuto lavorare all'avventura.

Digressione: è almeno un anno e mezzo che cerco, ogni tanto per la verità, di far riprendere quella sana abitudine di giocare a calcetto il venerdì sera coi miei vecchi amici dei tempi di ihgg (it.hobby.giochi.gdr, un newsgroup che frequentavo col mio nick di Lupo Grigio), cioè Storm, FdP, il Papa... Abitudine che, guarda caso, era cessata proprio quando m'ero comprato un paio di scarpe adatte che avevo giurato - e ho mantenuto sinora - di usare solo per le partite.
Così, sono rimasto per un anno e mezzo con un paio di scarpe nuove nell'armadietto, che un invito miracoloso di Storm avrebbe permesso d'inaugurare questa sera... jella permettendo.
In più, ieri sera il compagno di mia sorella mi ha portato dal Messico una t-shirt fichissima, tutta verde con un grosso disco del sole maya disegnato sopra, e, considerato che a calcetto la tinta unita fa riconoscere avversari da compagni di squadra, avevo proprio deciso di inaugurare anche quella così.

Tornando a noi, quindi, e sapendo che non avrei mai rinunciato al calcetto - cause di forza maggiore permettendo - potete immaginare con quale stato d'animo mi dirigevo al mio ufficio.

Aperta la porta, una prima consolazione: il tetto c'era, sembrava. E la porta chiusa faceva comunque spazio all'idea che sì, il Servizio Tecnico aveva preso le chiavi, ma poi col cazzo che era venuto: cosa estremamente plausibile.
Ma consolazione deve aver fatto la stessa fine di tranquillo.
Giro dietro al bancone, poggio le mie cose e... sento
"plic... plic..."

Inizio a sudare freddo.
Mi giro, alzo lo sguardo. E' indubitabilmente rumore di acqua che cade. E vicina, maledettamente vicina.
Con un'intuizione geniale abbasso lo sguardo e... la vedo. Una pozza d'acqua. Non eccessivamente grande, ma significa un disastro.
Perché il plic plic viene dalle scale.
E noi sulle scale teniamo tutti i materiali in uscita.
E noi sotto le scale teniamo casse di cartone piene zeppe di vhs.
E tutti voi immaginate cosa fa l'umidità al cartone che avvolge le vhs...
Tiro giù qualche divinità induista in sanscrito mentre mi fiondo a controllare le condizioni delle cose sulle scale, tra cui preziosissimi cofanetti digipack di dvd, o edizioni dvd di lusso con copertina cartonata, che un docente ha fatto mettere lì e non s'è mai preso...
Bagnate!
Qualche goccia, magari, ma che richiede d'essere asciugata subito, e forse farà i bozzi, le grinze...
A me, che mi viene il patema d'animo quando qualcuno allarga troppo le pagine dei fumetti!
Non so che fare, resto rabbioso e indeciso, devo recuperare una pezzetta da qualche parte, fortuna che siamo dietro al bar, avrò dei tovaglioli; però devo anche avvisare di quel che sta succedendo, e stavolta che non è colpa mia la responsabile mi sente!
Così, appena finito di posare le mie cose, alzo la cornetta e compongo l'interno: quando mi risponde le faccio un pezzo al vetriolo, affinché faccia un culo così a chi di dovere (convinto che fossero quelli del Servizio Tecnico, che magari erano venuti a trafficare con qualcosa, o al limite i muratori - nel qual caso se il Servizio Tecnico era venuto e non s'era accorto di nulla erano proprio delle bestie rare).
Metto giù, pieno di malevola soddisfazione.
E anche la malevola soddisfazione ha fatto la fine di consolazione e tranquillo, perché appena metto giù mi accorgo da dove viene la perdita: dal condizionatore.
Acceso.
Quello che IO ho scordato acceso ieri.
Comincio a sudare freddo, e mi assale la sgradevole sensazione di essermi dato la zappa sui piedi.
Questa la pago, mi dico.
Però, per il momento, niente panico: punto primo, si spegne l'attrezzo; punto secondo, si evacua l'evaquabile da sotto la doccia e si rimedia un panno per asciugare. Vado al bar e rimedio uno straccio e dei tovaglioli di carta (che ora che ci penso avevo già in ufficio, vedi il panico...). Come un certosino comincio a spostare tutto e ad asciugare sistematicamente: quello messo peggio è l'etichetta di un beta della Titanus, ma la custodia è in plastica dura. Soffro per la copertina di "Un maledetto imbroglio", cartonata, prima della pila, che si è presa tutti gli schizzi dai gradini superiori.
Ma il peggio deve ancora venire.
Controllo la piccola cassettiera di metallo sotto le scale - quella coi documenti - e grazie al cielo è salva. Ma l'acqua le esce da destra e sinistra, sotto. E questo vuol dire che una o più scatole di cartone sono rimaste compromesse. E vai di facchinaggio!
Tiro via la bellezza di sei casse, per scoprire che una s'è proprio ciucciata tutta l'acqua. E, peggio del peggio, è quella contenente le donazioni (vhs e dvd) ancora da inventariare di Testi, Baldi e D'Amico.
L'ex direttore generale, l'ex direttore della cineteca e l'ex preside della scuola.
Robetta, insomma.
Ululando la mia disgrazia mi dico che non c'è che una cosa da fare: togliere via tutto a razzo da lì e sperare che i danni siano contenuti. Asciugare l'asciugabile, buttare la scatola e inventariare l'inventariabile, facendolo sparire negli armadi, in un'altra scatola, dove possibile.
E questo vuol dire che il programma di lavorare all'avventura va a puttane.

Disperato, tracimo la roba via dalla scatola. Per fortuna, le donazioni sono divise in pacchetti, ed è più facile stare attenti a non mischiare la provenienza. Testi, ad esempio, ha una busta... di carta.
Tiro su il manico e la busta viene via, mentre tutto il resto resta là.
In mano ho solo una busta di carta asciutta, senza il fondo.
Thor mi viene a trovare chiedendo perché l'ho insultato.
Svuto, svuoto, svuoto, e con lo straccio spaludo, spaludo, spaludo... e mi fa anche un po' schifo quindi non asciugo proprio tutto, che dietro quelle casse c'è la morchia di sette anni. Sono sudato da fare schifo, e non vedo l'ora di lavarmi le mani...
Perfettamente presentabile per quelli di Rai Internional che dovrebbero arrivare.
Ma tardano. Nel frattempo arrivano due colleghi che devono visionare del materiale per conto del Direttore Conservatore. E quindi, oltre a dovergli dare spago e quello che necessitano, almeno mi sfogo un po', ma senza eccedere perché potrebbe essere colpa mia.
Mi viene in mente che se si scopre che è colpa mia, ed io che me ne sono accorto sono stato zitto non ci faccio bella figura. Così, nei ritagli di tempo, comincio a scrivere una email alla responsabile in cui cerco di far presente che... ehm... è il condizionatore, e che l'ho lasciato acceso...
Io di condizionatori non ne capisco un cavolo, ma mi pare un po' eccessivo che se uno lo lascia acceso 24 ore quello automaticamente si sfonda, no? Vabbè che è vecchio...
Comunque, parli del diavolo... e mentre sto scrivendo mi chiama la responsabile per dirmi che ha spedito una email-cazziatone a quelli dell'ufficio tecnico, e che ho fatto strabene ad avvisarla...
Deglutisco.
Cincischio. Non dico niente.
Qualche siciliano sarebbe stato fiero di me.
Ma io non sarei stato fiero della stima di quei siciliani.
In tutto questo, non ho fatto colazione e - essendo solo come in tutta questa settimana - non posso allontanarmi, almeno finché non arrivano e si sistemano questi della Rai.
In risposta alle mie preghiere, arrivano. Ma ho pregato troppo presto, perché non ho tenuto conto che le postazioni sono occupate dai miei colleghi: in particolare quella doppia che serve a loro!
Chiedo ad Anna Maria se può spostarsi, ma loro, gentilissimi, prendono tempo per un caffè. Loro.
A me invece, chiedono se posso risolvere il problemino della ricevuta della visione della volta scorsa, che è rimasta nei pantaloni anche quando sono andati in lavatrice. No problema: loro vanno a prendersi il caffè, ed io a fare le fotocopie della matrice.
Ormai Shiva, Dio, Allah, Visnù e tutti quelli che conosco fanno salotto nel mio ufficio.
Torno di corsa in videoteca, e mi auguro che non arrivino proprio adesso che mi sto facendo il mazzo a mettere a posto le cose per fare spazio a tutti i materiali che m'ingombrano il banco. E soprattutto non tornino prima che Anna Maria abbia finito di vedere quello che sta vedendo.
Chissà perché, questa volta le mie preghiere non sono ascoltate.
Ok, mi dico, posso gestire il delirio.
Nonostante la scarsità di cuffie. Si può gestire la situazione.

A quel punto entra uno studente che si deve vedere un film.

Lo fulmino con lo sguardo, poverino, ed intuisce che non è il caso.
Ma ha un'aria così... così... non lo so nemmeno io, che i due della Rai si offrono di cedergli le cuffie, perché loro hanno le proprie.
Che cazzo di figura...
Meno male che la volta scorsa gli avevo accennato dei problemi di tempi tecnici fra la richiesta di una fornitura di cuffie nuove ed il loro acquisto...
Ma che figura comunque.
Vabbè, le postazioni oramai sono tutte occupate, tranne una. Ma quella è solo per i Beta.
Arriva Carla che deve vedere dei Beta.

"MA CHE E', IL DELIRIO?" - mi dico.
Sembro Buster Keaton quando fa il factotum, in una delle comiche del muto.
Muto, perché se apro bocca...

Finalmente, riesco a prendermi il caffè.
Decaffeinato, ovviamente.
La sigaretta me la fumo uscendo dopo un altro paio di minuti, e piano piano ricomincio a respirare.
Domenico se ne va, arriva Erica a vedersi "Taxi Driver". E io mi scordo del pranzo.
Mangio un risolatte alla vaniglia, per il caffè aspetto Erica, che la mattina mi aveva comunicato che le hanno offerto la parte di Puck nel Sogno di una notte di mezza estate, in uno spettacolo con degli anziani a Bari. Lo avevano offerto alla Cucinotta, ma lei glielo ha passato. Potrebbe essere un bel debutto in grande, per lei.
In pausa caffè vedo una faccia conosciuta a fianco a me (ed a fianco della bionda popputa molto carina che vedo girare da un paio di giorni), e riconosco Stefano Sarcinelli. Ho adorato la trasmissione "Fiori di zucca", che passavano su Odeon, con lui, Covatta e Paolantoni; così lo avvicino e lo ringrazio. Lui è molto contento che io l'abbia riconosciuto, attacca a parlare, chiacchieriamo, mi presenta Claudia (la taglia forte di reggiseno) e mi spiega che stanno cercando tre ragazze per la trasmissione StraCult. Stanno facendo provini, ma gli serve anche che siano ragazze che s'intendano di cinema, e storia del cinema. Io suggerisco qualche nome di quelle che ritengo adatte e passano spesso in videoteca.
Purtroppo dobbiamo cannare dalla lista quelle del primo anno.
Mi allunga il suo biglietto da visita e mi dice di mandargli una mail o un sms se me ne vengono in mente altre.
Cosa che ovviamente faccio.
Ma mentre siamo là, così, come se niente fosse, mi spunta a fianco Roberto Herlitzka, che sta girando un corto di uno studente, e - considerato quanto l'ho apprezzato ne "I demoni di San Pietronurgo" di Montaldo - non ho potuto esimermi dal ringraziarlo. Et voilà, c'è stato un siparietto: io che gli dico che il film collassava su di lui quand'era in scena, lui che ringrazia e fa il modesto dicendo però
"Io adesso dovrei dire grazie, sono sciocchezze..."
e io che gli rispondo
"Ed io dovrei rispondere ma si figuri... facciamo finta che abbiamo già fatto tutti i convenevoli e a posto così".

E poi sono rientrato in ufficio, non prima di aver richiesto il nome alla molto dotata fanciulla bionda.
^__^

Il resto della giornata lavorativa è trascorso con rade pause e lavoro, lavoro, lavoro che per un venerdì è proprio uno sfregio.
E a un certo punto mi chiama Storm.
"Ciao Lupo, come va?"
"Guarda, se mi chiami per dire che stasera è tutto annullato peggio di così non poteva andare."
Per fortuna chiamava per confermare: alle 21 a un campo di calcetto vicino alla Tiburtina, che per trovarlo - nonostante la stampa della mappa di Google - c'ho messo un sacco.
A casa, preparo la borsa e tutto quanto, avrei un'oretta da godermi per me, ma in casa siamo solo i maschi - io, papà, mio fratello e Niccolò - e stare appresso al pupo è un'impresa. Stavolta è riuscito a raggiungere la zona sotto il pc ed ha tirato giù una fracca di cd, dietro al mobiletto. Un bucio de culo, a riprenderli...
Comunque, mangio sano - assai raro che ci faccia attenzione - con una banana, lattuga e pomodori poco conditi e una fetta di prosciutto, un terzo di rosetta e uno yogurt alla nocciola, e poi esco.
Un anno e mezzo che non tocco palla e che la mia attività fisica è limitata ai martedì di laboratorio a teatro e rarissime uscite di altro tipo, senza contare la mia accanita attività di fumatore. Sarà la quarta sigaretta mentre scrivo 'sto post.
Arrivo lì, finalmente, e mi tocca cambiarmi in campo che sono già tutti pronti e gli spogliatoi son chiusi. Con tutto che c'è una bimba, sarà la figlia di qualcuno... Quella ragazza ha un avvenire: non ho mai visto nessuno con simili riflessi, è riuscita a schivare due pallonate che gli si sarebbero stampate in fronte con la grazia di un serpente che danza. Una delle due è stata una scena alla Matrix, perché lei era seduta e s'è tirata in piedi in un lampo, mentre la palla le rimbalzava dietro e la sfiorava anche al ritorno...
Comunque, entro in campo e vedo qualche faccia che non vedevo da tempo, Emanuele, FdP, Storm... e uno che mi chiama per nome e mi abbraccia, che so di non vedere da eoni e non comprendo come cacchio faccia a stare lì e chi conosce di loro, la cui faccia è maledettamente familiare. E fa il portiere nella squadra mia che, come al solito, diventa l'avversaria: siccome siamo dispari, la schiappa viene ceduta agli avversari visto che gli altri hanno il vantaggio di avere un portiere fisso.
In realtà è lui il motivo per cui a quest'ora sto qui a scrivere il post invece di lavorare all'avventura.

La partita l'abbiamo vinta 12 a 10. Era calciotto, e noi eravamo in quindici.
Qualche azione degna di nota, un fallo da me fatto in quanto atterrato sul pallone (manata piena sull'occhio dell'attaccante avversario in area di rigore, ma del tutto involontario) e un fallo subito da Storm che dice di avermi dato una gomitata allo stomaco, quando io ho avvertito solo il pestone sul piede, che mi ha fatto perdere l'equilibrio facendomi fare proprio un bel ruzzolone all'indietro, con tanto di capocciata sul terreno e capriola. Mi chiedo come mai mi faccia male il braccio sinistro, però.
Di sicuro, a parte le continue lamentele e indicazioni contraddittorie dei compagni di squadra (preferivo l'altra) che una volta dicono marca stretto e l'altra dicono segui la palla, e una volta dicono marca il verde e l'altra marca il giallo (in contempoanea) e una volta dicono sali e l'altra copri gli spazi, per cui il vaffa ce l'avevo sulle labbra, di sicuro ero troppo concentrato sul respirare bene e non sentirmi male per godermi appieno la partita. Ero sicuro che avrei perso il fiato e la pompa dopo dieci minuti, e invece sono arrivato a fine partita. E quando ero in porta - miracolo! - non ho preso neanche un gol. Una volta che m'avevano battuto l'attaccante libero non è riuscito a prendere la palla.
E mi son comunque dato più pacche sulla spalla con gli avversari che coi compagni. Mah.
E' anche per questo che è bello il calcetto.

Chi fosse il portiere avversario l'ho capito appena l'hanno chiamato per nome.
Negli spogliatoi ci siamo cambiati e fatti la doccia assieme, scambiando quattro chiacchiere. Lui adesso lavora in una specie di associazione o impresa che si occupa di riciclaggio. E' molto più piazzato di come me lo ricordavo, e completamente sbarbato. Gli ho chiesto dove fosse il 24 maggio, lui ha guardato l'agenda e ha risposto
"Ero a letto, ammalato".
Gli ho detto che il Deso s'è sposato, lui ha chiesto con chi, ho risposto Maria, lui fa
"Mi sa che non la conosco"
"Da quant'è che non lo vedi il Deso"
"Dal '93!"
"No, non la conosci".
Così gli ho raccontato un po' del Digia, del Tolu, del Castagna. Mi ha anche chiesto
"E quella spilungona, quella alta alta?"
Ed io e Storm
"Chi Sidhel?"
"Aveva i capelli neri..."
"Aaah, Sara! Fa la sceneggiatrice in Inghilterra, ma ogni tanto torna"
Così, ci siamo cambiati, siamo usciti a saldare il conto, ci siamo presi un Gatorade o quel che sia e poi ho accettato uno strappo da Storm alla macchina.

Prima però, abbiamo ridato lo shampoo al Luppi, che se l'era scordato.


GrimFang

2 commenti:

Anonimo ha detto...

Grande Partita.

GrimFang ha detto...

Guà che me commuovo!
^__^