L'artista mescola il sangue con la terra, per generare sempre nuova vita...

Sarà sicuramente potente, la vita. Piuttosto dolorosa, a mio avviso, a volte sorprendente, sicuramente intensa, vibrante, indubbiamente da vivere. Sempre e comunque.

Sara Tenaglia

Terra, Pioggia, Fuoco & Vento

Terra, Pioggia, Fuoco & Vento
Fire cup

mercoledì 20 novembre 2013

Se parli di scelta s'incazzano

Presupposto fondamentale di ogni blog, bello obrutto che sia, è che ci si scriva ogni tanto.

Non voglio neanche guardare a quando risale il mio ultimo post, né oso domandarmi quanti di voi saranno rimasti a leggermi, e men che mai voglio fregarmi di nuovo col cercare di raccontarvi tutte le cose che son successe negli EONI trascorsi fra un post e l'altro, che poi di riffo o di raffo non dico tutto e il post rimane incompleto.
Incompleto? Bene, cazzi suoi, cestino.
Facciamo un po' d'ordine.

Così, stasera (qui sono le 23.21, se mi leggete domani dall'ufficio NON sincronizzate gli orologi) ho deciso di parlarvi di scelte che non sono scelte.

Qualcuno di voi magari sa che da un po' di tempo a questa parte - ohì, son quasi nove settimane! - collaboro in un piccolo programmino, con uno spazietto, e qualche altro diminutivo per non dare importanza alla cosa, così, fate finta di nulla e fatela scivolare via, alla radio. Meglio, alla webradio. Questa qui.
In pratica, ogni martedì alle 20.30 (e sì, sto rischiando volutamente che qualcuno di voi nel tempo libero mi ascolti, ma è un prezzo che devo pagare per evitare la scocciatura di rispondervi se poi me lo chiedete ^_-) mi affaccio a far compagnia alla speaker ufficiale e gigioneggio un po' con lei, partendo sempre (o quasi) dallo spunto di un libro per poi cazzeggiare liberamente fino al mio spazio, il mio angolo di programma dedicato al cinema.
Parlo di cinema.
E mi sento un incompetente del cazzo, ma almeno - avendo un passato e un non-si-sa-per-quanto presente da archivista della materia - ho di sicuro i mezzi e la possibilità di prepararmi un discorso di massima e ho una certa versatilità attoriale nonché un'innata capacità di svicolare, glissare, arramnpicarmi sugli specchi che - fino ad ora - mi ha sempre parato le terga.
E, insomma, c'ho preso gusto.

Un po' come fare bene il proprio compitino di scuola.
Così, se la prima volta ero totalmente nel panico, rigidissimo, stridulo, sotto Valeriana (la pasticca da pianta medicinale, non il personaggio di Bisio o chi per lui) e in paranoia totale, ora sono molto 'scialla' e spesso vado proprio a braccio su quei titoli che mi ero preparato.
Per rendere l'idea:

Estratto dal file Word preparato per la prima puntata:
Veniamo all’argomento di puntata: le lacrime.
Le lacrime, assieme ai baci e alle risate, sono la cosa che ha fatto staccare più biglietti al botteghino, quindi potete ben immaginare quanto il cinema ne sia pieno. Ma, aspetta un momento: quali lacrime?
Ce ne sono di tutti i tipi: per piangere un lutto, un abbandono, una storia d’amore… lacrime di dolore, di gioia, di paura… lacrime dal ridere e lacrime di coccodrillo! E potete star certi che per ogni tipologia esiste almeno un film. Ecco qui, dunque, un breve excursus – considerare tutto è impossibile – con qualche suggerimento.

Estratto dal file Word preparato per la puntata di stasera (sì, ho appena staccato la trasmissione):

Better than chocolate”, di Anne Wheeler, 1999, commedia (la madre va a vivere con la figlia proprio quando lei si è trasferita dalla donna eccetera), coming out
Completo rovesciamento di punto di vista nella commedia brillante “A mia madre piacciono le donne”, di Daniela Féjerman e Inés París, 2002, con una superba Leonor Watling.
And then came Lola”, Ellen Seidler e Megan H. Siler, 2009 (scatenata Colonna Sonora rockettara tutta al femminile)

Giusto per chiarire.
Tanto che riesco a mangiare pure abbondante prima di andare in onda (la prima stomaco saldato e fame tossica da down d'adrenalina a fine trasmissione). Anzi, anche mentre vado in onda: la puntata da me dedicata alla scenografia, partendo dal libro "Il mio nome è Rosso" di Orhan Pamuk - finora la più bella rubrica che abbia fatto in trasmissione - è stata ospitata causa problemi tecnici* a casa di una mia amica, pure carina, che studia proprio scenografia al CSC: e mi ha preparato la pasta col pesto!!!
Me la sono mangiata in diretta webcam, dove solo la speaker (digiuna) poteva vedermi... ^_^

*problemi tecnici perché per andare in onda io ricevo la chiamata della speaker via Skype, e attraverso il suo computer l'audio va nel mixer e quindi in onda. Se ho problemi di connessione - come nelle ultime QUATTRO settimane (-_-) - son ca...
...zzi.

Vabbè, tornando a noi, stasera la puntata partiva dal primo romanzo che ha una protagonista dichiaratamente lesbica e la segue nel suo rendersene conto e nel suo accettarlo senza vergogna. Si tratta di "The well of loneliness" di Radclyffe Hall, 1928. Lo stesso anno in cui Virginia Woolf scriveva "Orlando".
Ora, la speaker del programma è lesbica, l'ospite in collegamento Skype probabilmente pure e metà delle ascoltatrici, amiche della speaker, anche - fra loro c'è anche la sua ragazza.
Nonostante il mio timore da auto-percezione di appartenente alla categoria 'eterosessuale cresciuto con la mente aperta ma non troppo a causa dei condizionamenti inconsci cui la società ci sottopone' e quindi la paura di far uscire una vena sessista che forse ho, nonostante le mie frequentazioni con gente di svariato orientamento sessuale, l'ho presa in maniera 'scialla' anche stasera.

E invece è arrivata in contropiede la sorpresa.
Parlando d'altro, m'è sfuggito il termine 'scelta' a proposito della sessualità. En passant, così, senza pensare.
E la speaker mi si è inviperita (non troppo, era pur sempre una diretta radiofonica, ma si sentiva che era punta sul vivo), con approvazione della ospite e anche un paio di commenti via web, sulla pagina FB della radio.
Tegola in testa. 
Da lì in poi, per tutta la mia rubrica, paura nella scelta delle parole, livello 'scialla' zero. All'improvviso.
Non so se la mia connessione è caduta prima o dopo, non riesco a ricordarmelo perché è irrilevante, ma non sono stato più libero di andare 'all'improvvisa' sull'elenco di titoli che avevo individuato.
E ho pensato.

Nelle pause, a microfono staccato, quando va in onda la musica, mi chiedevo perché era così tanto fuori luogo parlare di scelta.
Uno non può scegliere la propria sessualità?
Il termine scelta non implica forse una forza decisionale personale che sola ti mette in mano le redini del tuo destino? Non è orribile invece pensare che la scelta non c'è, che esiste un predeterminismo che in qualche modo s'impone dal di fuori di te?
Io sono contro qualsiasi concezione di destino, di volontà preordinata estranea alla mia persona. Poi, per la vostra, fate voi... ;)
Scherzo.
Comunque, mi sono reso conto di un punto di vista che non avevo ben valutato.
Ad esempio, sulla mia stessa pelle: c'è stato un periodo in cui mi dicevo di essere bisessuale - e scherzando aggiungevo che la mia metà femminile era lesbica. E che, razionalmente, non vedevo perché dovevo tagliare dal mio target il 50% della popolazione solo perché del mio stesso sesso. E poi, in fondo, unO che mi aveva fatto sbavare come una quindicenne in calore nella mia vita l'avevo anche incontrato. ^__^

Ma stavo soltanto definendo la mia identità: ora come ora non avrei dubbi a dire che sono completamente eterosessuale, anche se, come un vezzo, a volte quella battuta sulla metà lesbica la uso ancora.
Eccolo quindi, il ragionamento. L'identità sessuale non è tanto una cosa che scegli quanto una cosa di cui ti rendi conto.

E non c'è, in verità, giocoforza una natura preordinata: magari c'è scelta, solo che non è tua.
Magari dipende da come cresci, da dove vivi, da con chi vivi. 'Magari': non sto dicendo è così.
Tu al massimo 'scegli' dov'è che ti senti più a tuo agio, cosa trovi più confortevole. In genere però scegli solo se avallare o meno la tua inclinazione.

Mi sono trovato quindi a pensare a tutti i 'pericoli' dell'accettare l'identità sessuale come una scelta, ad esempio che una scelta, quale che sia, la puoi cambiare. Esiste, cioè, qualcosa di razionale, quindi agibile, dove il razionale non c'è. Nell'inagibile. La passione, per quanto assurdo sia, almeno come macrocategoria è preordinata.
Sto continuando a pensare.


GrimFang

PS: cercando tra i film da nominare nella puntata... ho finito col sovraccaricare il Mulo di roba da vedere!!!