L'artista mescola il sangue con la terra, per generare sempre nuova vita...

Sarà sicuramente potente, la vita. Piuttosto dolorosa, a mio avviso, a volte sorprendente, sicuramente intensa, vibrante, indubbiamente da vivere. Sempre e comunque.

Sara Tenaglia

Terra, Pioggia, Fuoco & Vento

Terra, Pioggia, Fuoco & Vento
Fire cup

lunedì 31 gennaio 2011

Prossimo Trofeo RiLL

E' arrivato il bando per il prossimo Trofeo RiLL.
Come sapete, la volta scorsa andavo per vincere tutto e non ho vinto un ciufolo.
Questo, oltre ad adombrarmi profondamente mentre mi aspergevo giocoforza in un'abluzione di umiltà, mi ha fatto riflettere sul prossimo Trofeo, cioè questo.
Qualcuno ha notato forse una minore spontaneità di scrittura: quando andai in finale con MiniMart, in fondo, l'avevo scritto di getto, con poche revisioni necessarie in seguito. E quello andò in finale proprio per la qualità della scrittura: ritmo, scorrevolezza...
Qualcun altro invece notava che invece mi hanno pubblicato (e per ben due volte) nel concorso collaterale, la SFIDA.

Traendo quindi lezione da questo bagno d'umiltà e dal fatto che - a parte il primo racconto - non sono mai andato in finale, ho deciso di provare a scriverne almeno uno per il Trofeo come se lo scrivessi per la SFIDA.
Cioè, coi vincoli.

Come sapete - o se non lo sapete ve lo dico adesso - SFIDA si basa su delle limitazioni imposte agli scrittori.
Vengono forniti cinque vincoli, cinque elementi di tipologie diverse, di cui lo scrittore deve fare uso. Non di tutti per forza, ma obbligatoriamente almeno tre.
Da qui, la sfida, appunto.
E a quanto pare, io a scrivere per SFIDA, coi vincoli, mi ci trovo bene. Sarà che mi vengono gli stimoli, le idee.
Le tipologie di vincoli, ormai classiche, sono le seguenti.

1. Una parola. Completamente inventata, priva di senso. A noi scrittori trasformarla - senza alterarla - in qualcosa che invece un senso, visibile o recondito, ce l'ha.

2. Un oggetto. Per lo più scelgono qualcosa di banale, di uso quotidiano, ma nulla vieta che forniscano qualcosa di più particolare. E' ovvio, però, che cercano di evitare cose come "l'acceleratore di particelle" perché trattandosi di racconto fantastico senza specifiche, questo costringerebbe per forza a racconti di fantascienza. A volte restano sul generico, tipo "qualcosa che serve a scavare".

3. Un luogo. Qualsiasi, dal piccolo al grande (l'uscio di casa come il continente), ma più generalmente si tratta di un'ambiente (il deserto, la foresta)... Evitando di orientare drasticamente la storia su di un genere (non la nave spaziale, per dire, ma la nave e basta).

4. Un personaggio. Cioè un'età, o una professione, o una descrizione generica... Un vecchio, un medico, una donna triste...

5. Una frase. Presa para para dal testo originale e immodificabile: nemmeno le virgole si possono spostare. A loro discrezione e abilità, ovviamente, scegliere una frase che ben si adatti e fornisca il "la" a tante variazioni.

Questi i cinque elementi.
Ed ora veniamo a noi: visto che ho deciso di scriverne uno in questo modo, non c'è molta sfida se gli elementi me li butto giù io. Pertanto chiamo voi, ciascuno di voi, a sceglierne uno e uno solo e a postarmelo come commento. Tipologia già scelta da qualcuno, tipologia bruciata. Solo cinque commenti, i primi cinque proposti per la tipologia mi daranno la chiave che devo/dovrei usare per scrivere questo racconto. Che farò leggere ai cinque commentatori appena finito.
Tutto questo, ovviamente, perché io non devo poter scegliere tra di voi! ^_-

MA, c'è un ma.
Non posso tenere tutte e cinque le categorie immutate. Questo perché, scrivendo non per SFIDA, ma per il Trofeo, non ha molto senso citare para para una frase di un libro forzandola nella storia. Allo stesso modo inventarsi una parola a buffo. Mentre lì è un elemento obbligatorio, e si capisce il come e il perché lo si usa, qui no!
Quindi gli elementi 1 e 5 devono cambiare.
Per la parola, basta indicarmi una parola reale, ma poco usata. Desueta, ma assolutamente legittima (quindi trovabile) in un vocabolario. Chiaro che la difficoltà sarà tutta nel significato del termine! ^_^
Per la frase, invece, ero più dubbioso... Pensavo a citare il titolo di un film, o uno scambio di battute, preso paro paro purché breve. In fondo, in un racconto si può ben omaggiare il cinema... Ma non mi ha convinto del tutto. Quindi per ora resto aperto alle vostre proposte, la migliore vince! ^_^
Per le altre tre cose non c'è problema.
Su, Ciancio alle Bande! Chi primo arriva, prima sceglie!
Buona vita,


GrimFang

venerdì 14 gennaio 2011

Faster than the speed of date

La velocità della luce è 300.000 km/sec.
200 secondi sono invece all'incirca 3 minuti e 20 secondi.
E con questa proporzione risibile tu dovresti conoscere una donna.
Più o meno alla velocità della luce.

Prima che l'intero orbe terracqueo e ancora oltre ne venga a conoscenza da altre fonti, preferisco spararlo subito qui io. Per chi ancora non lo sapesse, Vincio ed Erika mi (ci - a me e a GabrieleT) hanno fatto uno strano regalo di Natale.
Mi/ci hanno regalato uno speed date.
Giovedì.

Mentre aspettiamo che il Digia recuperi dallo svenimento e il Degio la smetta di ghignare, spieghiamo ai profani cosa sia esattamente uno speed date.

Innanzitutto, uno speed date è un modo di fare soldi.
Prendi un locale vuoto in un giorno di magra, tipo di giovedì, e ci organizzi un incontro di coppie. Poi stai a vedere quanta gente prenota, ti tieni un margine di gente che darà buca (ad ogni modo hai il loro numero di carta di credito) e se ne prevedi tanta cambi locale con uno più grosso, tipo il il Crystal, a via Conca d'Oro 352.
E a ognuno di loro, a inizio serata, fai pagare una bella cifra: gli uomini più alta, ma anche la donna paga, così sei sicuro di avere gente motivata (e guadagni comunque di più) e ci infili due o tre stragnocche con la scusa dell'invito gratis. Già che ci sei, per farli un po' contenti, nel biglietto ci metti anche una consumazione.
Se sei proprio paraculo, ci metti in mezzo anche un paio dei tuoi, in "disguise" per animare la situazione.

Lo scopo?
Beh, cercare di creare una valanga di single tutti desiderosi di formare delle coppie. Anzi, delle amicizie, se non altro.
- Ah sòr Matté, che me ce mette pure mezz'etto de trita?
- E come no, signò? 'Sta carne è 'n succhero!
...in fondo non è poi così dissimile.
In tre minuti e spicci è come scegliere al supermercato.
Neanche: lì puoi fermarti a leggere l'etichetta. Quanto ti pare.

Insomma, perché qualcuno dovrebbe pagare per avere a disposizione 200 secondi con una persona del sesso opposto? A parte il mantenere l'economia nazionale, intendo.

Devo ammettere di essere partito piuttosto prevenuto.
E di aver trovato ancora una volta saggia la lezione di San Tommaso.
Quando me l'hanno regalato ci sono rimasto male, molto male.
Era un po' che Vincio ed Erika mi/ci presentavano amiche loro, una anche assai carina, e in fondo mi faceva piacere: il mio stato atavico di singletudine aveva (ed ha) bisogno di una smossa, e mi faceva piacere la premura discreta con cui si prendevano cura di me, ricordandomi che in fondo, là fuori, c'è un mondo da scoprire. Un delicato tentativo di farmi uscire dal guscio.
E funzionava, perché questo benedetto guscio ho iniziato a percepirlo: e a fine 2010 mi sono detto che, cavolo, era proprio ora di abbandonare questa sorta di lutto che mi porto appresso da più di dieci anni.
Ma lo speed date... beh, sparivano gli aggettivi come "discreta" e "delicato"...
Che c'è di delicato in un mercato della carne, mi dicevo? In un bancone di sentimenti andati a male?
Diciamolo - ditelo - l'idea di uno speed date è vicina al concetto di "ultimo rifugio degli sfigati".
E magari in parte è pure vero: giovedì ce n'erano di sfigati.
Ma quasi tutti maschi.

Io avevo paura delle sfigate donne.
Già mi vedevo a piegarmi in due dal mal di stomaco, a vomitare in un angolo col sudore freddo. Già paventavo di trovarmi in un locale pieno di Chiara che urlavano chiedendo amore e tenendo un tono gentile nella voce... Ma non era quello.
Ad una seconda analisi temevo la fiera del finto.
Come cavolo vuoi che mi presenti in 200 secondi se non presentando di me quello che disperatamente voglio che si capisca? Cioè il lato più costruito di me?
Ma era una sfida.
Se a fine 2010 ci sono arrivato dicendo "eccheccazzo è pure ora", questo era proprio un ostacolo da superare, una sorta di prova. E il lato testardo di me che cerca la "guarigione" aveva già deciso di accettare la sfida. Nicchiando, recalcitrando, mettendo le mani avanti e lasciando spazio alla paura - quella dell'ignoto; ma procedendo a mento alto.
...e contando sull'effetto della Valeriana. ^_-
Prova ne è che, quando mi hanno telefonato per confermare, dopo un momento di stordimento in cui mi sono detto "ma questa che cazzo vuole?", una volta compreso che diceva "speed date" ho proclamato la mia presenza, e richiamato l'attenzione sul fatto che eravamo in due: prontamente fornendo il nome del mio canotto di salvataggio.
^__^

Da ferito - un po' nell'orgoglio, un po' dal fatto che Vincio ed Erika da cupidi sembravano trasformarsi in mezzani (:)P) - iniziavo a diventare combattivo.
In più, ci si è messa Marty - e figurati se.
Ah, voi non lo sapete, perché non l'ho scritto. Marty è stata mia coinquilina, nel periodo in cui era vagantes causa crisi sentimentale.
E visto che mi legge, e che il suo ego è proporzionato alle dimensioni di una scimmia cresciutella che aveva l'abitudine a scalare i palazzi, devo dire che non è stata affatto impicciona, che non vuole essere zia a tutti i costi e che ha dormito nel mio letto, aveva i capelli blu, ha avuto una storia col mio coinquilino, ed ha comprato a Gab un letto nuovo.
Tutte cose false tranne una. ^_^
Insomma, Marty che si fa tanto mamma e tanto zia e poco li ... sua, ^_^, appena l'ha saputo è andata in fibrillazione. Avreste dovuto vedere quanto le brillavano gli occhi.
^_^
E quindi mi ha minacciato di venirmi a prendere sotto casa se non ci andavo e di venire a controllare se mi stavo preparando o no. Fortunatamente non ha le chiavi.
Ad ogni modo, è e resta la migliore coinquilina che ho mai avuto.
E l'unica, per ora.
Ti voglio bene, Marty. ^_^

Mh, dopo questa digressione, che stavo dicendo? Ah, sì, che anche visto che avevo gli amici addosso, non me la sentivo di fare la figura del, scusate il francesismo, cagone.
Palla lunga e pedalare.
In relatà mi cagavo un po' sotto all'idea di incontrare una marea di donne bisognose di essere amate. Intendo quel bisogno che io somatizzo, per via della mia fottuta natura di crocerossino, in simpatiche nausee, sudori freddi, accenni di conati di vomito non appena lo percepisco; e che spesso e volentieri mi fa fare delle SOLENNI cazzate di cui poi mi pento.
Ecco, forse avevo un po' più paura di queste.
Di cedere al mio senso di bisogno e attirarmi una serie di micidiali piattole, dei vampiri d'affetto, trascinandomi in una possibile catena di situazioni penose... e non nel senso del 'pene'.
O anche in quello, purtroppo.
Brrr... questo sì che mette paura.
-_-

E poi, non avevo la più pallida idea di come fosse o funzionasse uno speed date.
La discreta urgenza con cui desideravo sfogare i miei ormoni in una brutale sequenza di francesismi mentali poteva condurmi ovunque. La mia mancanza di chiarezza nel distinguere cosa realmente voglio ("Chi si guarda nel cuore sa bene quello che vuole e prende quello che c'è" canta Fossati - ma io sono miope) tra amore e sesso ("Nun t'abbastava, no!?" cantano Lillo & Greg), tra storia o stand di una notte (one night stand ^_-) poteva condurmi ovunque.
Con maggiori chances verso il Clivo della Perdizione, e residui piovaschi.
^_^
Quindi forse era così, mi sentivo chiuso in un angolo.
Partecipare a questo speed date mi metteva davanti a uno specchio, obbligato a guardarmi in faccia e a capire quello che voglio. Chiuso fra il desiderio e il bisogno.
Costringendomi a fare chiarezza, almeno in parte, su bisogni e desideri, desideri e bisogni. Inchiodato alle mie contraddizioni: volere amore, ma anche tonnellate di sesso; cercare una relazione stabile e volerne un mare non impegnative. Una donna e insieme mille.
Un confronto con una data, improcastinabile.
E le cose improcastinabili mettono sempre un gran nervoso.
Forse perché è un parolone difficile.

Ad ogni modo, giovedì ero già meno nervoso.
Mi sono preparato poco, perché mi dava un po' fastidio l'idea di acchittarmi di tutto punto per un simile non-appuntamento. Ma allo stesso tempo non mi andava di fare brutta impressione.
Insomma, mi sono un po' ridotto all'ultimo ed ho messo su le scarpe e la camicia buone, ma ho tenuto jeans e maglione.
In macchina mi chiama Gab.
- Stai sulla Roma-Firenze o stai venendo?
- Roma-Firenze!, rido.
Poi mi chiama Marty, che rinuncia proprio quando rispondo.
Arrivo praticamente spaccando il minuto, mentre Gab è al telefono con Marty e appena mi vede le dice "Hai perso la scommessa". Tempo di cercare parcheggio e lo trovo a parlare con un tizio assurdo.

Simone.
Come dirà Gab, da solo vale la serata.
Prendete tre quarti di coatto, e aggiungeteci una bella dose di simpatia. Prendete una busta di machismo e coloritela con una buona spruzzata di praticità spicciola, altrimenti chiamata "volgarità complice da maschi in questa situazione". Aggiungete la pretesa che sia la prima volta che va a uno speed date, mentre fissate bene lo stivaletto col tacco, il pantalone e la giacca scura, il rivestimento in pelle scura marca Solarium, la coda di cavallo le basette sottilissime che finiscono a punta e - uber alles - la camicia verde scuro allacciata sotto lo sterno e aperta sopra a mostrare l'opera dello scultore Palestra. Inarcate il sopracciglio al fatto che ha una fidanzata - che lo chiama al telefonino! - cui racconta una calla inverosimile ("Sto cercando parcheggio", quando non c'è rumore di macchine, ma di gente che parla) salvo poi giurare che si è iscritto allo speed date quando si erano lasciati, ed ora sono tornati insieme; inarcatelo maggiormente sapendo che ha appena detto che gliel'hanno confermato pochi giorni prima e quando mostra l'sms di conferma all'ingresso visto che il suo nome non lo trovano dicendo "me l'avete mandato ieri".
Infine piazzateci due begli occhi verdi e l'aspetto gradevole di uno gnocco senza che sia esagerato. Se non altro di uno che può piacere.
Condite col senno di poi quando, parlando con una delle ragazze (anche questa ricavata da un bel blocco di marmo, ma del modello Interiors, quella che esordisce dicendo che lavora per un'altra agenzia di speed date salvo rimangiarsi tutto quando le chiedi uno "sguardo clinico sulla sala") lei lo indica come "quello stronzo lo conosco ha già la ragazza", salvo poi vederli in amabile chiacchiera a fine serata.
E avrete il tizio che ci si accolla per la serata. ^_^
E che si prende il numero di mezzo fra i tre, il 27, piazzandosi fra me e Gabriele.

Ma come funziona praticamente?
Entri, paghi, ti danno un numero tipo il 28, una penna, un volantino con le regole e lo spazio per gli appunti e la scheda da compilare a fine serata (stampata a cazzo che è facile sbagliarsi). più un buono per la consumazione.
Poi ti battono altri euro al guardaroba.
Accedi alla sala, dove centinaia di persone (beh, no, un po' meno di cento) danno l'assalto al bar per le consumazioni gratuite e probabilmente per perdere un po' di controllo nervoso - ma non servono niente di tanto alcolico. Ne dovresti prendere tre, del mio Tequila Sunrise, e berli di un sorso. Se non hai cenato, come invece ho fatto io cercando di stare leggero per non avere l'istinto a sentirmi male e ridare il commesto all'aria aperta, ci sono anche delle tartine scamuffe e accenni di tramezzino o pizza; se sei abbastanza svelto ad acchiapparli.
Quindi, dopo un bel po' di tempo in cui non sai cosa cavolo fare, a parte sorbire un po' di chiacchiera e farti colpire il bicchiere di Tequila in un clamoroso impatto con uno degli organizzatori - e quindi andarti ad asciugare la mano perché per il lato dei pantaloni non c'è scampo - gli addetti di sala vanno in giro a piazzare biglietti numerici in successione, da 1 al numero delle ragazze iscritte. Alcune delle quali non verranno mai, lasciando grosse lacune.
A questo punto le donne si siedono dove c'è il loro numero, e resteranno sempre lì; gli uomini si siederanno dove c'è la ragazza col loro numero - il 28 dov'è la "scartata a vista" 28 e così via, ad esempio - e quando scatta il tempo scaleranno di uno - il 28 dalla "stranamente spigliata e simpatica amica della 28, che dopo averci parlato decidi di segnare un sì a fine serata e ti stupisci che hai già messo un sì alla seconda, ma che sicuramente si consulta con quell'acida della 28 a fine serata e quindi tu ricevi un no" numero 29. Sempre ad esempio.
Sulla carta ti sono garantiti 25 "incontri", perché dopo 25 turni si chiama lo stop e tutti a casa.
Peccato che dalla 37 in poi ci sono tipo tre posti vuoti e, visto che c'è da scalare uno a uno e i maschi sono più delle donne, ti tocca aspettare che quelli che all'inizio avevano un posto vuoto finiscano con la prossima libera... In più, se le donne sono in totale facciamo 37, e tu hai un numero tipo il 28, è matematica che con la 26, ad esempio, che magari è una donna da urlo, no, sempre ad esempio, non ci parlerai mai: il gioco finirà prima che ci arrivi. Mentre invece se tu avessi un amico che ha il numero 26 sarebbe la prima con cui parla, e visto il resto considererebbe chiusa la serata, no? Specie se poi per scherzo si sono proprio messi a riempire la scheda di fine serata mettendo platealmente un Sì tutti e due.
Non so se ho fatto bene i conti...
Dici che sono giusti Gab?
Tu che sei un fortunello infingardo, viemmi in aiuto con la matematica...
^_^

Ora, che volete che accada in 200 secondi?
In 200 secondi si può segnare un gol pesantissimo in una partita di campionato. Si può battere un record. Si può allungare la mano sulle cosce della popputa ragazza che lavora al 187 appena cominci a parlare, mentre ti siedi accanto te, che con quella ci hai appena parlato. Si può arrivare a più di 50 metri di profondità. Si può rompere il muro del suono, o se non proprio quello almeno i maroni. Si può millantare per diverse volte di aver scritto una sceneggiatura o di essere uno sceneggiatore, riproponendosi mentalmente ogni volta di non rifarlo. Si può persistere in questo e iniziare a millantare il proprio amico come regista, specie con una ragazza che ti ha appena detto di fare l'attrice o con una ragazza che fa l'aiuto regista. Si può fare, si può fare, si può vendere e comprare. Si può correre i cinquecento metri, piano. Si può nicchiare ogni volta che ti chiedono del tuo lavoro fino ad odiare in seguito questa domanda. Si può distogliere lo sguardo da una accompagnatrice turistica bruttina facendo finta che si guardi l'infinito con una certa concentrazione, mentre le rispondi. Si può impallidire di fronte al primo "roito cingolato" che qualcuno fuori, nella pausa, ha appena detto essere presente in sala in numero superiore a uno e tu non avevi notato. Si può rimpiangere l'accompagnatrice turistica e pensare di regalarle un sì, a patto che ti sia garantito che mai per nessun motivo quest'altra che hai davanti abbia un tuo contatto. Si può rivelare l'esatto posto dove si lavora salvo poi mordersi la lingua pensando che è un luogo aperto al pubblico dove ti possono rintracciare. Si può fissare intensamente il vuoto mentre la tua bocca parla e mentalmente conti fino a 200.
Insieme si può.

Si può non avere la più pallida idea di che dire e che fare.
Specie se la tizia che hai davanti l'hai capita al primo sguardo: tipo "zitella acida e amica velenosa che soffre per la gioia degli altri, porta i capelli in un'acconciatura che neanche Doris Day nel ruolo della perfetta madre di casa e ha l'aggressività neanche troppo repressa di un cucciolo di caimano all'ora del pasto", ad esempio.
Specie se sei cosciente che lei ti ha già giudicato al primo sguardo - cosa che dev'essere non solita fare, ma sospetti ne abbia depositato il copyright. O forse l'ha fatto sua madre.
E dire che la sera di Capodanno, quando siamo stati omaggiati con tale regalo, avevano anche fatto delle prove. L'acuta Anna, amica di Fedemisi, d'intelletto mirabile quanto di algida relazione (sul genere delle ostriche sotto assedio, nonostante l'apparente affabilità), si è prestata a fornire la spalla femminile, davanti cui Gab, Valerio, lo stesso Fedemisi e forse anche Vincio si sono cimentati. Con perle tipo
Lui - "Cane o gatto?"
Lei - "Di chi?"
oppure
Lui - "Hai mai fatto l'albero di Natale?"
Lei - "Una volta. Alla recita delle medie."
Esercizi in cui ci si è resi conto che 200 secondi possono essere un'eternità. E le domande, cattive come un torchio. E a nulla vale il racconto di un amico di Vincio che una volta ci ha incontrato "due pornostar di fama nazionale"; specie dopo il dubbio insinuato da Simone: "non puoi mica escludere che ci siano delle tipe che fai e poi... [gesto di valore pecunia]".
E in effetti... chi lo vieta?
In pratica non sai e non saprai chi hai davanti.
Non sai cosa vuole e cosa cerca. Non sai se ti sarà risposta verità o fantasia, non sai e non saprai niente. A parte un'impressione ed un aspetto fisico.

Questa è verità sacrosanta.
L'intelletto acuto e la risposta pronta di Anna sono un miraggio solare in questa landa.
Quello che invece regna, però, non è nemmeno la disperazione desolata che pensavo. C'è spazio per domande e risposte sincere. Per umano calore. Sta a te imparare a (o sapere) discernere.
Perché può capitarti una ragazza che si chiama, ad esempio, Angela con cui fai una tranquilla chiacchierata e decidi che sarà un no. Poi esci fuori e in pausa sigaretta cambi idea, perché la vedi muoversi, ti ricorda un tipo di donna che conosci e che ti piglia bene. Poi magari scopri che sul taccuino magari ha messo sì non al 28 ma al 26, che neanche se la ricorda. Magari, sempre per esempio. Lo stesso 26 che magari ha avuto un sì dalla 26 spettacolosa.
Ma anche qui coi numeri la mia matematica fa acqua, fortunato bastardello... ^_-

O, per dire, ti capita la ragazza ingegnere informatico che si è lasciata ad agosto e che adesso ha un parente stretto che sta male. E che quando le domandi cosa desidererebbe per sé, nel futuro, ti dica convinta "Pace". E che tu non ti renda affatto conto che è proprio quello che ti sei detto te, per anni e mesi, salvo non riconoscerti in un ritratto che più che altro ti fa pietà, ti spinge a darle conforto... ma non il tuo indirizzo email. Magari solo perché è troppo giovane.
E quando il 27 "mano sulla coscia" dietro di te la lascia sola dopo neanche una decina di secondi che ti sei alzato, ti viene vicino e sentenzia che è troppo giovane - proprio quando tu vorresti fare finta di non conoscerlo, proprio quando tu hai pensato esattamente lo stesso ma non ti sei comportato da cafone, proprio quando quello stronzo ha esattamente la tua stessa età e proprio quando per tutto questo lei resta sola e la vedi spalancare la bocca sbalordita e iniziare quasi a ridere e vorresti alzarti e andare là e continuare un po' la conversazione perché non si lascia sola una che sta così - resti inchiodato alla sedia, senza fare nient'altro che sorriderle, e scuotere anche tu la testa. Se ti fossi alzato magari avresti preso un sì. E una ragazza ventitreenne molto carina.
Invece hai solo la coscienza che "pace" è un termine troppo generico per inquadrare un problema.

Ma allo stesso modo può capitarti una che esordisce, diciamo, dicendo "Mi chiamo Dorothy e sono laureata in psicologia. Ho portato qui gli amici e non cerco niente", e poi magari scopri che si chiama Dorotea e trovi che si addica al suo aspetto. Salvo essere parte del gruppo di Angela, che la precede, e Francesca, che la segue e che è piuttosto carina. E fanno parte del gruppo scanzonato dell'inventore del termine che indica i carri armati ributtanti.
O la tipa che esordisce duramente con la sua professione di architetto, che già alle prime parole ti fa segnare mentalmente no sul tuo taccuino e rende interminabili i restanti 190 secondi.
O una napoletana vissuta all'estero e da poco trasferita a Roma che non conosce nessuno, piuttosto carina, ma non abbastanza da meritarsi un sì.
O una tipa che accompagna la cognata, che però sta nell'altra sala per lo speed date dai 35 agli over 50. E che abbastanza viva da meritarsi un bel sì.
O due tipe passabili del 187 che hanno più circonferenza di seno che materia grigia, che ritieni socialmente troppo distanti da te, ma che ti impegnano per un totale di 400 secondi a cercare di non pensare a tutte le possibili posizioni del Kamasutra.

O ancora può capitarti di fare una pausa sigaretta col coatto e di trovarti a parlare con un altro tizio che, e pulisco di parecchio le parole, vuole attuare la pratica del cunnilinguo quale esigenza primaria e cerca una esponente del sesso femminile con la quale dedicarsi alla pratica della permuta di accompagnatrice in locali a tal senso adibiti, scopo - è il caso di dirlo - per il quale si adopera (senza evidente successo) in questo appuntamento veloce (fraintendendo il termine "appuntamento" con "attività sessuale").
E cercare di evitare di pensare che la medesima pratica effettivamente riempie il primo posto anche della tua personale lista di attività ginnico-relazionali preferite, grazie al cielo mai espressa in toni così squallidi.

O che un amico con cui sei andato allo speed date ti dica, durante la pausa, che
- Tanto ce ne andiamo adesso, no?
Al che tu magari lo guardi e con un sorriso beffardo gli dici
- Non pensarci nemmeno. Sai quanto ti percula Martina se lo viene a sapere?
E che il tuo amico immaginario faccia un sorriso dal quale comprendi che capito l'idea.
E chissà, magari che tu ti senta anche meglio per questo. Pensando magari che prendere la Valeriana in fondo è stato eccessivo.
Cauto, ma eccessivo.

Insomma, alla fine mi sono divertito.
Imparando una sana lezione - almeno spero di averla imparata e di non scordarmela. Quella di aver dato, da pesce, uno sguardo all'acquario.
Questa forse è la vera, unica utilità di uno speed date.
Darsi un'occhiata in giro. Non per creare una coppia con qualcuna delle presenti, dalle quali al massimo può nascere un contatto e un'amicizia (sempre che i risultati lo consentano).
Ma per rendersi conto che là fuori c'è un mondo, un mondo interessato a fare nuove amicizie. A cercare nuove relazioni, magari dopo una che è finita particolarmente male, come per la numero 3 che era stata tradita da tanto poco che sembrava avere il cartello "vernice fresca" per quanto era incazzata. Anche se ne parlava amabilmente. E che era lì dopo aver visto il film "La doppia ora", che mi ha consigliato caldamente.
Rendersi conto di essersi un po' chiuso nelle solite cerchie; in cui sì ogni tanto entra un elemento nuovo come uno spiraglio di luce, a volte molto carino (come le ragazze ammesse al primo anno, a lavoro), ma che non è che una goccia, mentre fuori scorre il mare.

Quindi non Chiara, la 29 dall'amica Valentina acida e supponente; non la 31, Angela; non Serena, la 1 che accompagnava la cognata assente; non la 2, Federica, con cui il discorso s'interruppe proprio quando ho scoperto che faceva l'attrice e le ho rivelato che sono sceneggiatore nel cassetto, amica cicciotta dell'incazzata e carina 3 (che sempre ad un sulla cresta Gab ha detto sì). Queste erano i miei quattro sì, che, ridendo e scherzando, ho messo sulla mia scheda (stampata tanto male da poter tranquillamente far incorrere in errori). Tutte e quattro con praticamente nessuno scopo di relazione, bensì il desiderio di continuare conversazioni interrotte.
Ma la 12 e la 13, le ultime due, a cui, rispettivamente, ho rivelato forse la parte più sincera di me.
Alla 12 la fantasia, esordendo con
- Non dirmi il tuo nome vero! Per carità non ne posso più, qualsiasi cosa, ma non dirmi il lavoro che fai. Anzi, inventatelo! Dimmi, che lavoro fai?
- ...sono un'acrobata, in un circo. Faccio l'equilibrista! E tu?
- Io sono... un capitano di ventura! Solco il mare coi miei mercenari e ogni tanto faccio il pirata!
Salvo poi scoprire nome vero, Giada, e reale professione: l'aiuto regista, guarda un po'.
Alla 13 la gentilezza.
Non era carina, Laura, era sovrappeso, e il tempo era finito. Tutti si alzavano, lei restava seduta, un po' in disparte. Ed io l'ho guardata, e mi sono seduto comunque a parlare.

Fantasia, dolcezza, gentilezza.
Queste sono le mie carte vincenti.

E oggi, al ritorno degli studenti, quando Alessia mi ha fatto gli auguri appena mi ha visto mi si è allargato il cuore, e mi sono sentito felice, e basta, vicino a lei. Dandole il bacio sulla guancia con più sentimento che io le abbia mai dato.
Ma non c'è speed in questo date.


GrimFang

venerdì 7 gennaio 2011

Quasi non ci credo...

Pazzesco.
Dopo un paio di giorni a dicembre e una settimana di chiusa...

Ho scritto la mia prima sceneggiatura.

Di un lungo.

0__o

Quasi non ci riesco a credere!!!
^___^

Se mai vedrete in sala un film che si chiama "SoloPerTe", saprete a chi attribuire la copla!
...ehm... colpa. ^_^
Buona vita!


GrimFang