L'artista mescola il sangue con la terra, per generare sempre nuova vita...

Sarà sicuramente potente, la vita. Piuttosto dolorosa, a mio avviso, a volte sorprendente, sicuramente intensa, vibrante, indubbiamente da vivere. Sempre e comunque.

Sara Tenaglia

Terra, Pioggia, Fuoco & Vento

Terra, Pioggia, Fuoco & Vento
Fire cup

domenica 21 febbraio 2010

Roaring 30s e il Ginosaji

Adoro le feste in maschera.

Non il Carnevale in sé, che comunque sa essere gradevole, se non è strombazzmasspubblicizzato. Bel neologismo, eh? ^_^
Dico proprio le feste in maschera, a casa di amici, o quelle al Teatro Ygramul.
Sono le feste a tema: quelle in cui chi indice la festa spara lì un tema cui tutti si dovranno conformare. Tipo "Il Rinascimento" o "Film famosi", per intenderci.
Nel giro di una settimana, me ne sono fatte due.

Sabato 13 (febbraio) sera c'è stato il party "(Anti)Proibizionismo".
Una vita che aspettavo l'occasione giusta per vestirmi da Anni Ruggenti!
Ho sempre considerato quello un periodo splendido: per la foggia dei vestiti, il concetto attuale di retrò, il liberty, il Charleston, gli anni Venti... e Louise Brooks. L'altra sera ho visto Lulù (Die Büchse der Pandora), come fai a non amare una donna così... (e se guardate qui vedrete come Audrey Hepburn e Isabella Rossellini le assomiglino! Mentre qui c'è un video con una bella introduzione e immagini del film)
Gli anni del cinema girato in una settimana, delle slapstick comedies, quelli dipinti oggi da film come Gangster Story, La stangata, Gli intoccabili...
In pratica, il tema spaziava dai Venti ai Trenta, dando grande libertà di costume, ma anche una precisa chiave da interpretare: in fondo, uno poteva anche presentarsi vestito da bottiglia!
Nessuno l'ha fatto, però, e così il teatro si è animato di 'bulli e pupe', più qualche personaggio a tono come l'ubriacone di Mauro e i due distillatori clandestini usciti dritti dritti dalle zone rurali dell'America.
La musica, nonostante Simoncione come dj e il limitato numero di tracce a disposizione, era a tema: in pratica il cd di Lucio coi suoi Scaramanouche e un po' di tracce audio scaricate dalla rete, più qualche rifacimento moderno stile Sway di Bublé o in stile come Fever di Rita Moreno.

...datemi una parte in un film in costume d'epoca, e farò la mia porca figura! ^_^

E qui veniamo all'annoso "problema" - in realtà mi diverte un sacco - di queste feste: prepararsi il costume.
Normalmente, mi rode sempre il C perché sono un pigro di M, e finisce che il costume lo rimedio sempre all'ultimo secondo. E più o meno anche queste due volte è andata così.
Più o meno, però: per la festa anni Trenta, mi sono rivolto subito - con una settimana d'anticipo, appena saputo il tema - alla mia amica Alessia, che studia da costumista dove lavoro. Lei sulle prime m'ha illuso:
"Certo! Passa da me che rimediamo qualcosa, passo a chiamarti io."
Ovviamente, non s'è vista.
Del resto, poverina, era proprio un periodo in cui si doveva fare il mazzo.
Così, a tre giorni dalla festa finisco a parlarne con un altro studente di scenografia e costume, Adriano. Lui, con Andrea, Paolo e Michele - e Alessia, ovviamente - faceva parte delle poche persone, in verità, cui avevo sparso la voce della festa. Soprattutto, usando la frase-chiave "dieci euro, open bar" che sapevo avrebbe attirato l'attenzione perlomeno della metà di loro.
...ovvio, nessuno di loro è venuto, alla fine.
Però Adriano, m'ha dato la dritta giusta.
"Qualunque cosa fai, i baffi. Negli anni Trenta, portavano i baffi a punta. Alla Clark Gable."
Qualunque cosa fai era perché chiacchierando c'eravamo chiesti cosa potevo rimediare per vestirmi: bretelle, cinta, gilet, cravatta... E soprattutto c'eravamo chiesti per fare cosa c'avessi il fisico - zitti, voi due!
Bene, ora che i Paoli si sono zittiti prima ancora d'espeller fiato, vi dico che io avevo un'idea e Adriano ha concordato - solo che poi non l'ho fatta!.

Volevo vestirmi da mezze-maniche.
L'impiegato. Il broker, quello che raccoglie le scommesse.
Quello in gilet nero, visiera sulla fronte, camicia bianca con le maniche rigorosamente tenute su da due elastici neri.
Perfetto, vé?

Non ho trovato elastici e visiera.
Così, dopo aver ripiegato su quanto era possibile rimediare - a casa dei miei, con il supporto morale e anche reale, ma solo in rari momenti di lucidità, di una storditissima Valentina - mi sono vestito.
Cappello marrone di papà, che stranamente mi calzava bene, a tesa rigida.
Camicia bianca e bretelle blu, panciotto (gilet) quasi stesso colore.
Orologio da taschino.
Cravatta rossa, cinta nera, bretelle blu.
Scarpe di cuoio nero con suola dura e fibbietta laterale (sì, lo so, son più tarde, ma non sfiguravano).
Completo giacca e pantalone color avana.
Impermeabile stile spolverino blu notte con bottoni e cintura, ma senza fibbia.

Ero così.


Un figurino.
Quando sono entrato, m'hanno dato subito del piedipiatti.
C'era Gab che sembrava uscito dal Padrino, coi capelli impomatati, e Renato che se Marlon Brando fosse ancora vivo sarebbe andato da lui a strizzargli la guancia e sussurargli "Bravo, picciotto". Max che ha rimediato non so dove una macchina fotografica più o meno dell'epoca e un flash a parte, e s'è messo a fare il servizio a Katia vestita da diva.
Lalla in abiti maschili sfoggiava la custodia del violino, tipico nascondiglio da mitra, mentre Marty aveva l'aria del bullo da strada, quello che passa il tempo a sfangare la giornata con lavori più o meno puliti.
E poi c'era FranS vestita da starlette dei localini anni Venti, e due estranee - le uniche non già conosciute fra noi - vestite da cocottes. E la smetto qui, sennò non la finisco più.
Le due cocottes?
Diciamo così: in tempi di magra le si sarebbe potute giudicare passabili, se non fossero intervenuti alcuni fattori tipo
a) una era la "leader", fra le due, ma l'altra a una certa l'ha mollata per andarsene a un'altra festa
b) quella che se n'è andata era la più carina
c) quella ch'è rimasta stava fuori di cotenna
d) quella rimasta era anche un po' piattola
e) dio mi perdoni, ma ho lasciato che si appiattolasse al mio amico Lele, pur di non avercela io
f) Lele perdonami
g) hanno battuto lo sconto all'ingresso barattandolo con un balletto di Charleston
h) pietoso
i) davvero pietoso
l) e quando dico pietoso non avete idea di che intendo
m) finché è rimasta, quella che è andata via per prima aveva la stessa vita sociale di un orso polare in uno zoo
n) per la serie "dai, integriamoci!"
o) quando ha cercato di fare conversazione l'altra, ha tirato fuori i segni zodiacali (BRUTTO segno!)
p) varie ed eventuali.

Ad ogni modo, è stata davvero una gran bella festa.
Al momento in cui lo stereo ha passato Fever, le nostre ragazze - non le ciarlestone - si sono lanciate in un ballo stile-provocante a cavalcioni delle sedie: risultato finale, FranS ha alzato la gamba, arpionando quella di Marty davanti a lei e cappottandola all'indietro. ^_^
E alla fine, m'è preso il guizzo del fotografo ed ho voluto fare prima la foto-ritratto d'epoca a tutti e poi una vera e propria storia per il "fotoromanzo".
Ci sto ancora lavorando, ma viene su bene: le foto della festa sul faccialibro le ho messe, quelle del fotoromanzo - che fotoromanzo non è - le metto appena finito.


Per quanto riguarda l'altra festa, il 20 febbraio, altro sabato, il tema era più sfaccettato.
Sotto un cappello generalista, i "Pro e contro", c'erano in realtà tanti sottotemi: gli opposti, i contrari, le contraddizioni, i paradossi e le nemesi.
Fin dall'inzio su questo aspetto si è catalizzata la mia attenzione; ma visto che farsi l'armatura da Dottor Destino era improponibile, anche stavolta avevo bisogno di un'idea fattibile
Ora, in tutte le feste che propongono un tema simile, spesso si cerca una persona con cui fare coppia: Max e Katia erano vestiti da elettrone e protone, e avevano un neutrino che faceva un male cane quando te lo lanciavano addosso ^_^; Wandina e Vale da regina Bianca e regina Nera degli scacchi/Alice; FranS da inferimerina e Sborbs da degente (in accappatoio e ciocie!); e così via.

Tra l'altro - breve excursus - ne avevo parlato con Wanda per vedere se trovavamo un costume a tema per un trio, e aggregarmi a lei e Valentina.
Ne abbiamo parlato marted' grasso, in macchina, dopo la di lei disavventura da me, cavaliere senza macchia e galantuomo, risolta.
Dopo una giornata bestiale, poche ore di sonno e delirio in videoteca, poi di corsa a casa, una mangiata - anzi, sbocconcellata, al volo e via a teatro per le prove - pioggia, pioggia, pioggia - dopo essermi trattenuto un po' a teatro e finalmente arrivato a casa; dopo aver cercato parcheggio mezz'ora, e averlo trovato stretto fra due macchine che per uscire son dovuto scivolare in uno spazio microscopico dalla parte del passeggero; quando finalmente avevo richiuso l'ombrello e il portone del palazzo dietro di me, squilla il telefono.
A Wanda s'era fermata la macchina, batteria a terra, e sperava in un salvatore.
Ero a casa, cazzo.
Non vedevo l'ora di trovare sotto la mia schiena il letto.
Sperava di trovare qualcuno ancora a teatro.
No, Wanda, sono a casa. Quella nuova. Dove sei.
Al Qube.
Beh, mi dico, dai è vicino. Ed ho i cavi.
Che culo che hai, ho i cavi.
Insomma, parto al salvataggio della fanciulla: riapri l'ombrello, ritorna alla macchina, richiudi l'ombrello, riscivola in macchina, manda un sms a Radio Rock giusto per farti approvare dal popolo notturno (e fare ancora una volta la figura del tombeur de femmes con la speaker ^_-) e vai.
Arrivo da Wanda, truccata da angioletto, e dalle sue due amiche, una truccata da diavoletto e un'altra che non mi ricordo da che era vestita. Tutte pronte per andare a ballare al Qube, alla festa di martedì grasso. E sotto la pioggia, ridi, scherza, collega i cavi, e dai che la macchina parte.
Ok, Wandina, ora però tiella un po' accesa. Guarda che dopo comunque rischi che non ti parte comunque, eh? Se te ne vai a ballare, non ti stupire se ti si riscarica. Comunque ora spegnila e prova a riaccenderla da sola, vediamo se parte.
No.
Ridiamo, ripiglia i cavi, ricollega, ricarica, scatta foto ricordo, ridi ancora, ristacca i cavi, decidi che cavolo fare. Alla fine è meglio se pisci la serata e torni a casa.
Ridono, affermano che hanno conosciuto più gente lì fuori con la macchina in panne che quanta ne avrebbero conosciuta dentro. Torni a casa?
Ah, già. E se le si ferma la macchina di nuovo?
A quel punto già sapevo, e mi s'intravvedeva l'aureola.
Ti scorto fino a casa.
E vai, io su una macchina e lei davanti a me sulla sua, dal Qube all'Eur - ed io abito a Torpignattara. Intanto mando sms di aggiornamento a Radio Rock e mi tajo a sentirmi definire "Ufficiale e gentiluomo" da Dj Loredana, e a guardare cosa fa Wanda nella macchina avanti a me.
Alla fine, Wanda accosta prima di casa sua, sente odore di bruciato, meglio non andare avanti. Fa benissimo, il meccanico poi le ha detto che si poteva incendiare. -__-
Quindi l'ultimo tratto se lo fa in macchina con me e poi, piacevolissimamente, siamo rimasti a chiacchierare fino a un orario indicibile. Abbiamo ballato White Wedding in macchina, da seduti, ci siamo tajati come dei pazzi, abbiamo fatto un sacco di foto e passato un bellissimo martedì grasso. ^___^

Avete notato il mio concetto di "breve" excursus? ^__^

Tornando alla festa, mi viene in mente un'idea geniale, e un'altra di scorta.
Il bello è che quella di scorta, poi, l'ho suggerita a Simoncione e poi l'ha fatta Martina - che manco aveva sentito Simoncione! ^_^
Era vestirsi da satanasso con un'ampolla al collo e fare il Diavolo e l'Acquasanta! ^_^
Invece, quella primaria, che poi ho fatto, era una cosa fantastica, ma che non tutti avrebbero capito. Però ero sicuro che quei pochi che lo conoscevano avrebbero riso, riso a crepapelle.
Mi sincero quindi di poter essere truccato in viso da Erika, e poi, il giorno stesso, via i baffi.
Devo ammettere che erano secoli che non mi toglievo tutto, anche i baffi. Che poi erano quelli della maschera anni Trenta, quindi erano pure bellini, ci tenevo. Io ci tengo ai baffi! ^_^
Con tutto che, adesso che sto senza, un sacco di ragazze dicono che sto meglio.
Macchècciufolo, io non mi ci trovo molto, senza niente! =)P
Vabbè, la faccio breve anche perché un'altra pagina ed entro in concorrenza con la Bibbia.
Vado da Erika che m'invita a cena prima di truccarmi la bocca e rendermi impraticabile la cibazione. Così si fanno le dieci e mi finisce di truccare che sono quasi le undici.
Ma sono preciso al Ginosaji (guardatevelo coi sottotitoli, anche se sono sballati!).
^____^

Arrivo alla festa che sono le undici e qualcosa. Tipo e mezza.
Visto che non piove, e memore dell'ingresso scenico di Max e Katia - che s'erano cambiati fuori - la settimana prima, poso tutto e finisco di mascherarmi.
Ho le mani pittate di bianco sopra e sotto, e per guidare senza rovinare il trucco, Erika mi ha fatto mettere dei guanti di lattice. Tra l'altro, con la dipinta di bianco e gli occhi di nero, nel traffico mi s'è affiancata anche una volante: fortuna che è bastato voltarmi leggermente dall'altra parte. Vai a spiegargli che andavo a un festa in maschera dopo la fine di Carnevale, coi guanti di lattice. Facevo prima a inventarmi che tornavo da una reunion di fan dei Kiss.
Mi tolgo i guanti, saluto una coppia di sconosciuti che esce, ed entro.
Nei due giorni precedenti, mi ero studiato (si fa per dire) la postura e i movimenti del Ginosaji. Tiro fuori il cucchiaio, e faccio il mio ingresso.
Erika (l'altra) si schianta a terra dalle risate, e con lei Irene e il suo ragazzo. La cosa fantastica è che non tutti mi hanno visto subito, per cui ho avuto modo di apprezzare le reazioni di ciascuno. Quando sono entrato nella sala è stato come lanciare una biglia di metallo in una cristalleria: qualcosa è rimasto intonso, il resto ha fatto il botto. Si è alzato un boato di risa e applausi, e mi sono beccato un reiterato "Tu sei un genio! Tu sei un fottuto genio!" da Gab.
Il secondo "Tu sei un fottuto genio!" - stesse parole - me lo sono preso sul faccialibro, da Olivia (ve la ricordate, Olivia?). Il che mi rende parecchio orgoglione.
La misura del successo del trucco e dell'idea - la mia immagine di profilo sul faccialibro è ovviamente diventato me da Ginosaji - è stata data dal quantitativo impressionante di foto con me che tutti si sono voluti fare, e dal fatto che tutti quelli che non sapevano da cosa ero vestito rosicavano al punto che mi hanno fatto promettere di mandargli il link al filmato.
^_________^

Beh, signori, si è fatta una certa, ed io domani lavoro.
Sono stanco perché stamattina ho fatto una levataccia per girare un corto. Uno dei ragazzi di scuoa.
Facevo la parte di un montatore in sala montaggio che, col giornalista, commenta la bellezza della tipa intervistata da lui nel servizio che sto montando. Due battute:
"Certo che è proprio fregna...." e
"E chi la butta? Questa la MANDO IN ONDA!"
^_^
Eh già, proprio cucita per me, eh?
La settimana prossima ne ho un altro, che mi prenderà due mezze giornate.
E quella dopo un altro ancora.
^___^

Che dite, sto a sfonnà?


GrimFang

PS: ah, ero vestito così

martedì 16 febbraio 2010

SPOILER

Attenzione: quelle che seguono sono le recensioni online dell'antologia in cui compare il mio racconto! Beh, ho estratto solo quelle sul mio racconto! ^_^'

Se non l'avete letto, possono fregarvi del tutto la gioia di leggere quello che ho scritto! Quindi, NON PROCEDETE OLTRE!

E ci sono anche i link alle recensioni complete.

Si parte da Daniele Barbieri, omonimo di un mio docente di semiotica, nonché avido lettore di SF e quindi esperto. Ed è un po' brutta!
Da "Carta":

"Se posso fare il vecchio zio consiglierei a [GrimFang] di riaggiustare il suo «Jebediah Jonze»: la sua idea di fondo era eccellente ma la scrittura non è all’altezza."

Se consideriamo che poi gli ho scritto un commento, e lui mi ha risposto via mail e io gli ho risposto a mia volta e lui non mi ha risposto più... forse perché gli ho detto che quel "scrittura sciatta" che mi ha messo nell'email non m'era andato tanto giù... beh, insomma, fa male.
Ma consoliamoci e guardiamo invece con quella di Intercom, storico sito italiano di fantascienza:

"-"Jebediah Jonze", di [GrimFang] (pagg. 125-132) - in un futuro, un uomo è alle prese con un guasto al suo archivio alla Time2Travel, che fornisce "… l’archiviazione completa della memoria, ricordi parziali o sgradevoli compresi." (pag. 130). Avendo visto un suo ricordo rimosso, ha creato una sorta di cancro, che si stà ora propagando a tutti, i suoi ricordi archiviati.
È proprio la ricerca della causa di quel fenomeno che lo porta a capire ciò, e a ricordarsi quell’avvenimento. Cosa che, ovviamente, lo farà stare molto male.
Evidentemente è un monito sulla pericolosità di simili archiviazioni, che potrebbero, un giorno, diventare possibili."

Le altre sono invece generiche sull'antologia, ma vi riporto il link a quella di WebTrek, che vi spiega esattamente di che sto parlando.
Beh, una buona una cattiva, palla al centro, no?
^___^
Oddio, anche se a ben guardare questa seconda è neutra... -__-

...almeno, domani viene la nuova collega per la sostituzione di maternità: so solo che è giovane e si chiama Valentina.
...una bòna, una cattiva... ^__-

Buona vita!


GrimFang

mercoledì 10 febbraio 2010

Avevate ragione!

Oggi, mentre tornavo dallo psicologo, sono stato folgorato da un pensiero.
Più o meno era formulato così

"Cazzo. Avevano ragione!"

Il riferimento, è a tutte quelle persone che, venute a visitare la mia nuova magione, tra i primi pensieri avevano espresso il consiglio (o commento) seguente:

"Beh, ora, letto a una piazza e mezzo, no?"

sottolineando come, al posto del mio letto singolo, fosse il caso di passare ad un giaciglio di diversa natura.

Ora - a ben giudicare dalla faccia del Degio e dal sopracciglio inarcato del Digia - è d'uopo una precisazione.
No.
Non è successo niente, calmatevi.
E' solo un post filosofico-esistenziale, non c'è sugna gossippara.
=)P

A costoro, comunque, avevo opposto il mio rifiuto: il letto a una piazza e mezzo non mi sembrava logico, e razionalmente non lo è ancora, tanto che in effetti, non credo che lo comprerò.
Le ragioni sono prettamente economiche, prima che di spazio.
Un letto costa, tanto per cominciare, ma non è da solo: una volta che compri lui, devi comprare un materasso - sennò che letto è - e col materasso il coprimaterasso, almeno un paio di set di lenzuola, quindi coperte e piumone. Fosse solo il letto...
Il secondo corollario, è che io qui, sto in affitto. Ospite. Non è uno spazio mio. Visto quello che costa, non è che uno lo compra per lasciarlo al momento di andarsene. No?
Certo, voi direte, te lo porti via. Lui, il materasso, il coprimaterasso, le lenzuola, le coperte e il piumone.
Col trasloco hai fatto trenta, perché non fare trentadue.
Vero. Ma se torno a casa dai miei quella roba non avrebbe collocazione: nella mia ex-stanza, ora parco giochi dei nipotini, c'è già un letto, ed è doppio: uno sopra e un altro estraibile da sotto. Assai più comodo e funzionale di una qualsiasi piazza e mezzo.
Sara avrebbe la soluzione più ovvia, immagino: semplice, non torni dai tuoi.
Ma se anche fosse possibile - pecunia docet - immagino che se trovassi una stanza sarebbe già ammobiliata e con letto, e i padroni di casa potrebbero non avere nessuna voglia di spostare il loro per farci mettere il mio, che magari manco ci entra. O mi ammazza lo spazio.
Quindi no, quel letto, appena fuori di qui - e qui non ci starò in eterno, per ora sono garantito per un anno - andrebbe a ingrossare le fila dei materiali ammucchiati nei garage, in attesa che un giorno possa avere una busta paga fissa tutta mia, e magari una casa, probabilmente con un mutuo sulle spalle a forma di corno piccolo del K2.
Nel qual caso si potrebbe effettuare il rituale per risvegliarlo, disseppellendolo dal sudario di plastica in cui sarebbe rimasto avvolto per anni.

No, per questi motivi credo che sia una scelta giusta non pensarci proprio a comprarlo.
Ma resta il fatto che avevate ragione.

Come fai a darci ragione se dici che non lo compri? - voi dite.
Di che caspio abbiamo ragione se ci hai appena argomentato dandoci torto? - continuate.
...mi piacciono questi dialoghi.
^_^

Il fatto è che non solo quel letto ci starebbe bene, e questo è un punto a vostro favore, ma è il significato di quel letto ad essermi diventato chiaro.

Non sono ancora così rincoglionito da riferirmi a quel significato, Paolo, sto parlando del significato simbolico.
Il letto singolo, è una prigione.
Una prigione dorata, per carità, dove ti accoccoli quando ti senti freddo e solo e ti prendi cura di te stesso. Ma è a un posto. E anche se può ospitare due persone, il suo problema è che è nato per un posto.
Ed eccolo lì, il simbolo della mia vita in questa casa, e di come l'ho affrontata. Una gara di resistenza con me stesso, da solo.
E' un po' di tempo, infatti, che m'interrogo sugli alti e bassi della vita da single, trovandoci gioie infinite come l'obbligo alla cura di se stessi e torture tormentate, come l'aumento delle sigarette per combattere i momenti di vuoto. O i piccoli momenti di panico quando ti senti un po' troppo solo. Il piacere di dominare il tuo tempo e l'affanno di sprecarlo. La goduria peccaminosa di governare (o meno) i tuoi spazi, contro lo smarrimento nella loro gestione.
In particolare, mi chiedo quanto mi sia lasciato andare sul binario della vita da single che dovrò poi sacrificare nel momento in cui il mio coinquilino verrà veramente ad abitare con me. Cosa che, tra l'altro, sembra farsi sempre più prossima. Un timore che avevo già due mesi fa, prima di entrarci, e che a guardarmi indietro mi sembra di avere bellamente scordato in tutto questo tempo. Sottovalutato.

Ed ecco che, oggi, tutto mi è sembrato chiaro.
In questi mesi, se da una parte mi sono rilanciato in avanti - io, sempre recalcitrante davanti a tutto - con una spinta autoinferta verso la necessaria autosufficenza, dall'altra mi sono barricato, difeso, perché troppi attacchi contemporaneamente non li potevo subire. Per paura; per governare le mie paure. Insomma, in soldoni mi sono fatto un po' più orso.
Non dico che ho ridotto la mia vita sociale, ma che ho rinchiuso il mio spazio vitale: prima non avevo che una stanza coi miei, che non era nemmeno mia - da piccolo la dividevo con mio fratello, poi comunque non ho avuto privacy. Adesso che ce l'ho, ho segnato il territorio. Non dico che c'ho pisciato, ma quasi.
Prendere possesso, abitare, colonizzare: sono due mesi che mi trovo qui e ancora non ho attaccato poster e quadri alle pareti. Solo dopo questa riflessione ho trovato la voglia di farlo. Può sembrare una contraddizione, ma è la differenza fra abitare ed essere abitato.
Io finora con questa casa ci sono sceso a patti.
Io non faccio male a te, tu non lo fai a me. Io, poi, sono un abitudinario, quindi mi riesce anche facile. Ma così non va bene: non è lo spazio a vivere sui miei ritmi, a prendere vita da me. Non l'ho minimamente caratterizzato, mi sono limitato a qualche tocco personale - non a caso, la cosa che mi dà più gioia è il tavolinetto di Ikea, la lampada... le cose che ho comprato per me. Per la mia stanza.
Ovunque essa sia e sarà.
E di conseguenza, mi sono stupito a notare come non abbia affatto voglia di attaccare molti dei poster o dei quadri che mi sono portato. Non rispecchiano più me. Non sono adatti a questa stanza, alla vita che voglio avere in questa stanza.

Stare in solitaria è bello e gratificante, ma non si può vivere, così. Va bene per dei periodi, ma alla lunga ti porta a chiuderti.
In un letto singolo.
Dove gli altri possono anche esserci, ma non sono previsti.
Sono temporanei.


Il letto singolo è lì.
Mi guarda, dall'angolo opposto della camera, e ghigna, cattivo.
Sa che non lo sostituirò, ma sa anche che ora è guerra aperta.


GrimFang

lunedì 1 febbraio 2010

SBAM!

Dovrei raccontarvi di come mi sono procurato quel bel taglio sulla fronte di cui alcuni di voi già sanno, ma col passare del tempo le cose sembrano sempre meno interessanti.
Soprattutto dopo che ogni persona che incontri, da quel fatidico sabato in cui ho clamorosamente impattato contro un supporto in ferro, ti rivolge solo una domanda - in più declinazioni:
"Che cazzo hai fatto?!?"

Alle prime trecentosessanta rispondi con la versione - sempre meno accurata - realmente accaduta dei fatti:
"Sono andato a vedere lo spettacolo di Marco al Teatro Sala Testaccio: la sala era bassa e piena di sedie, con la volta a botte. Stavo scegliendo il posto, uno a lato corridoio, quando ho pensato che forse era meglio quello accanto, a lato muro. Ora, avevo un proiettore sparato negli occhi, visto che davo le spalle al palco, e stavo sistemando la giacca sullo schienale; quindi quello che c'era accanto a me era tutto in ombra! Vado per spostare la giacca e SBAM! C'era un altro proiettore, spento, e la sedia accanto al muro ci stava proprio sotto. Ci ho dato una capocciata clamorosa: Pelé in Brasile sta ancora applaudendo. Un istante dopo mi sono ritrovato seduto al contrario sull'altra sedia: mi avevano ceduto le gambe ed ero finito col culo preciso sul pianale. Mi sono fatto un taglio netto e sottile, tanto che dopo, quando mi medicavano, il farmacista m'ha chiesto se l'avevano fatto col bisturi..."
Col passare delle persone diventava:
"Ho sbattuto." ^_^

Il taglio, quasi di dieci centimetri, me l'hanno prima fatto disinfettare e poi tamponare con la carta igienica bagnata, "come quando ti radi" ha detto il signore che m'ha convinto a far così.
Solo che poi resta appiccicato tutto; ma almeno mi ha fatto vedere tutto lo spettacolo.
Povero Marco, era preoccupatissimo; ma è la faccia di Gianni (altro studente CSC) quando m'ha visto, appena ha saputo che avevo impattato con un proiettore... lui si occupava delle luci!
Quando l'ha saputo s'è affrettato a dire:
"Non l'ho sistemato io!"
Adesso aggiunge anche che lui voleva toglierli... sarà perché teme ripercussioni sul prestito dei dvd? ^_-

Comunque, c'era anche Erica con la madre, che è medico, e a fine spettacolo mi vedono e - seconda delle innumerevoli spiegazioni (la prima era a Marco, Gianni e tutti quelli che m'hanno dato subito una mano) - una volta saputo mi accompagnano in farmacia, dove mi disinfettano, impomatano e bendano.
Oggi mi sono tolto il cerottone bianco che mi prendeva mezza fronte, finalmente, ed ho visto che in effetti, oltre a scamparmi i punti, mi sono scampato anche la cicatrice. Che fosse stata una di quelle che potevano diventare fiche, tipo quella che ti taglia la faccia passando su un naso o su un occhio, avrebbe anche avuto un valore estetico, magari... Ma questa al massimo mi avrebbe reso strana la fronte quando la corrugavo.
Molto meglio così! ^_^

Quindi anche quest'avventura è passata.
Al momento, la ricordano giusto un paio di crosticine.
Fletto i muscoli e sono nel vuoto,


GrimFang