L'artista mescola il sangue con la terra, per generare sempre nuova vita...

Sarà sicuramente potente, la vita. Piuttosto dolorosa, a mio avviso, a volte sorprendente, sicuramente intensa, vibrante, indubbiamente da vivere. Sempre e comunque.

Sara Tenaglia

Terra, Pioggia, Fuoco & Vento

Terra, Pioggia, Fuoco & Vento
Fire cup

lunedì 30 gennaio 2012

E finalmente...

...dopo secoli, esco con una ragazza! ^_^

Sarò io, finalmente col piede sulla strada giusta, quella che non mi ha fatto mettere avanti troppe idee, ma giusto mettere in tasca la boccetta della Valeriana.
Sarà la regola dei cinque giorni, che vuole che io le abbia chiesto il numero martedì e l'abbia invitata solo oggi.
Sarà il caso begnigno, o il sano fluire nel fiume del mondo (non credo nel fato!) che ha spostato il pranzo di oggi trasformandolo in cena ieri sera, costringendomi a spostare il teatro da ieri sera a oggi e dunque a invitarla a teatro invece che a casa.
Sarà Elena che chiede un passaggio con un amico, ma solo da metà strada, interrompendo un bel clima facendone però restare la nostalgia, la voglia di riprenderlo più avanti - e dandomi il tempo di deglutire e far sparire la mia mancanza di saliva... Sarà Chiara (vi ricordate la ragazza sulla copertina di Travel) incontrata per caso dopo millenni, che rende tutto non esclusivo e più naturale... Saranno le miriadi di amiche che ho baciato, facendomi sentire che giocavo in casa...
Sarà tutto questo assieme.

Ma al di là di quel che sarà, mi sento un tantino a mille e me la godo, perché ho ragione ad esserlo.
^__^

Ah, indovinate?
Si chiama Chiara.
^______^


GrimFang

mercoledì 4 gennaio 2012

Epifania, o del mio Capodanno

Dopo aver scoperto, il 23, che passata la tornata di Natale si rientrava in ufficio - dal 27 al 30 - e che in teoria anche la prima settimana di gennaio sarebbe stata lavorativa, avevo preso una rapida decisione: a dicembre si lavora, ma a gennaio mi rivedono il 9. Anche perché il tipo di lavoro che si fa quando tutto è chiuso è il più utile, ma anche il più noioso che ci sia: scamazzarsi scatoloni su scatoloni di roba da inventariare, catalogare, etichettare e trovargli un posto - senza contare la creazione di schede di catalogazione infinite per ogni titolo... Insomma, mi sono dato quattro giorni per mettere a posto la coscienza e altri quattro per mettere a posto stress e altri impegni per iniziare 'scarico' il nuovo anno.
Così arrivo al 30 che in realtà non ho ben deciso che caspita fare per l'ultimo dell'anno.

Considerato il Natale in tre tranches, che potrei ricordare come il più brutto della mia vita se non avessi il sospetto che qualche volta - ormai rimossa - sia stato peggio di così, non mi andava proprio di passare anche un ultimo dell'anno sbiadito.
Cosa vuol dire Natale in tre tranches?
Beh, vuol dire che mia mamma è andata in urto con la compagna di mio zio e che quindi ha deciso di non fare il cenone usuale con tutti i parenti riuniti - anche perché sarebbe mancata mia sorella coi bimbi perché quest'anno la vigilia l'avrebbe fatta con l'altro ramo della sua famiglia. Quindi, s'è giocoforza celebrato diversamente: il 21 io, mia sorella e famiglia a casa di zio (con solo la famiglia di zio); il 24 coi miei e mio fratello; il 26 coi miei, mio fratello, mia sorella e famiglia e l'altro mio zio.
All'appello sono mancati quindi l'altra mia zia e tutti i parenti estesi della famiglia del primo zio di cui sopra - di cui in particolare mi son mancati i miei tre non-cugini (cioè cugini del figlio di primo letto della compagna di mio zio), Rebecca, Fabio e Marco, con cui di solito mi blindo in chiacchiere la notte della vigilia.
Peccato.

Ma torniamo al 30, quando mi arriva - inaspettata - la prima vera proposta di serata per Capodanno.
Un amico, Lele, che vive in Spagna ma che per le feste è rientrato a Roma, mi telefona per dirmi se voglio andare a passare la notte del 31 in Abruzzo.
Cavolo quanta gente va in Abruzzo a Capodanno - penso - il mio coinquilino è partito qualche ora prima.
Dove? - chiedo.
A Ortona. - risponde.
E dov'è? - chiedo (tutto via sms).
Mentre lui digita sui tastini e cerca di spiegarmi, a qualche decina di chilometri di distanza a me sovviene un ricordo: quest'estate il coinquilino in questione, Gab, mi aveva mandato un mms con una foto della casa della ragazza, Margherita, dicendo che bisognava girarci un corto. Una casa che, se la memoria non m'ingannava, era proprio a Ortona.
Arriva il messaggio di Lele, e si chiude con un "li conosci più tu che io me sa".
"Ma che a casa di Margherita?!?" - scrivo.
"Sì!" - risponde lui.
In effetti, i conti tornavano: quando andai a vedere un documentario di Lele conobbi quello che poi avrei presentato a Martina e che ora è il suo ragazzo, Simone. E visto che Martina è amica di Gab, e che Simone conosce la combriccola... insomma, era palese che passavano il Capodanno insieme!

L'idea di essere portato come ospite imbucato a casa di amici straconosciuti mi titillava parecchio. Immaginavo le facce, la sorpresa e mi pregustavo un po' la serata... ma nel contempo immaginavo anche che sarebbe stata la tipica serata "capodanno-fuori": casa di amici, qualche gioco (magari diverso dal solito, visto che la combriccola fa scuola di circo), tante salsicce alla brace, lenticchie, zampone... E un tour de force per tornare a Roma il giorno dopo, che mia madre aveva piazzato un pranzo di inizio anno con la famiglia riunita compresa la nonna dei miei nipoti dal lato paterno, Cora. Che a me piace tanto come persona e lei si trova bene con me, quindi mamma ci teneva alla mia presenza.
Preavviso? Mah, un paio di giorni.
Mosse le mie vibranti proteste, stile "Ma come te ne esci, io a capodanno faccio le cinque di mattina!!!" era già chiaro che ci sarei andato. Un po' perché faceva piacere, un po' perché risolveva l'equazione necessità del pranzo (e della cena) il 1 con frigo vuoto, un po' perché non volevo affrontare il risentimento di una mancata partecipazione.
Comunque, nell'immaginare il Capodanno a Ortona, fra viaggio, spese (ho il culo piuttosto a terra, da questo punto di vista) e altro, tutto perdeva attrattiva. Andava a finire che la cosa più piacevole che mi prefiguravo sarebbe stato il viaggio in macchina con Lele e la chiacchierata che ci potevamo fare visto che non ci si vedeva da tanto - in pratica da quando mi ha presentato Simone - e che... beh... che una certa tipa che mi piaciucchia me la presentò la stessa sera, ma avevo la mezza impressione che ci fosse qualcosa tra loro due.
Per inciso, durante la lunga telefonata del 31 che ci siamo scambiati, mi ha confermato che era la sua ragazza.
Era.

Ad ogni modo, mentre l'attrattiva Capodanno a Ortona si alzava e si abbassava come sulle montagne russe, complice in me la necessità di confronto col magnifico (a livello di contenuto) capodanno 2011, di chiudere e celebrare degnamente questo per me grande anno appena trascorso, mentre dicevo scarseggiava la voglia di sciropparmi tutto quel su e giù, mancavano in realtà proposte alternative.
Oddio, alla serata ludica del 30 delle Renne (Reindeer Corp.) Don Diego (che non è affatto un prete, ma un soprannome) mi aveva offerto di unirmi a loro ("Siamo già 21, uno in più...") e anche FedeMisi - che in quei giorni ospitavo io a casa - mi aveva proposto di unirmi al suo programma, che però prevedeva di andare a ballare (e forse rimorchiare) cosa che era abbondantemente fuori dalle mie corde.
Quindi rimandai la mia decisione su Ortona al 31 stesso, entro le 14.

Ed è stata la mattina del 31 (mattina vera, mi sarò alzato alle 10.30), che è arrivata l'Epifania.


Epifania, non è solo la festa. In italiano il termine corrisponde ad 'apparizione', 'manifestazione'.
Beh, la mattina del 31, guardando con occhio 'novellamente innocente' camera mia ho avuto una vera e propria epifania, una rivelazione divina:
"Questa non è una camera, è un magazzino".
Più o meno contemporaneamente al parallelo significato:
"Non farei mai entrare una donna in questo cesso".
Il quantitativo di roba poggiata e mai messa a posto, ammassata sul pavimento in scatoloni in cui è più o meno buttata alla rinfusa mi fece orrore, ed avevo immediatamente capito come avrei passato il giorno del 31: a fare le sacrosante pulizie, rimandate troppo a lungo.

E con un'inspiegabile, somma gioia e senso di rinnovamento, ho cominciato a tirare fuori in corridoio masse e masse di roba che dio solo sa perché stavano lì (anche io, ma solo dopo averci dato un occhio) per sgombrare il pavimento e dare finalmente una sonora ripassata di scopa, aspirapolvere e infine lo straccio! E quindi poscia poter rimettere a posto in ordine - per quanto possibile - il luogo dove vivo.
Vivere nel caos e nella sporcizia abbrutisce anche l'animo.
Spero che valga il viceversa.

Giocoforza, il capodanno a Ortona era saltato: non c'era tempo, al di là dei dubbi e delle tentazioni, per andarci. Passato un gran tempo al telefono con Lele per spiegargli i perché e farmi una bella chiacchiera, riprendevo a darci giù di brutto con la pulizia.
A questo punto, FedeMisi, tornando a casa, mi fornisce l'unica alternativa che, chiarita, suona anche bene. Passare la cena a casa di Ale, zona San Gallicano, Zagarolo, insomma, campagna fuori Roma; poi da lì raggiungere per il brindisi di mezzanotte Dagon - amico di FedeMisi ma che conosco anch'io - zona Arco di Travertino (dentro Roma) e poi ancora loro a ballare reggae e altro e io...

L'idea m'era venuta la mattina del 31.
Che male c'è a farsi Capodanno in solitaria? Ammettiamolo, il capodanno festa caciara amici giochi notte fonda è il capodanno 'tradizionale', quello dello zampone e lenticchie, del countdown alla tv; io, invece, dopo una simile epifania ero molto attratto dall'altro capodanno, quello che Ale a cena avrebbe in parte richiamato con le parole di Gramsci 'io odio il capodanno'. Quello che vede in ogni giorno un capodanno, un nuovo inizio, un nuovo mondo da scoprire e con cui fare i conti. Pieno.
Volevo un capodanno intimo, e lo volevo con Roma, la mia città.
Beh, in realtà li volevo tutti e due, perché una cucchiaiata di lenticchie gliela volevo dare, e mi faceva un sacco tristezza l'idea di restare chiuso in casa ad ascoltare i botti altrui in giro per il quartiere, dopo una cena magra e raminga in cui non avevo nemmeno le lenticchie (finite una settimana prima).
Così la proposta FedeMisi sposava appieno le due, e dopo avrei fatto la mia metà di serata: in tranquillità, senza frette, ancora vaga e indefinita tranne nella sua essenza - cioè non sapevo dove andare, ma sapevo che sarei andato, in giro per Roma, di notte, da solo.
E se capitava d'incontrare qualcuno... beh, ben venga!

Arrivare da Ale per cena è stata una cosa un po' frenetica, perché ero ancora un po' in arretrato con la pulizia di camera (sì, ci stavo sopra dalle undici della mattina) e alla fine, con tutto che FedeMisi mi dava una mano a stendere i panni e a preparare secchi di acqua calda e saponata per lavare il pavimento, siamo usciti con ancora tutta la mia roba nel corridoio e il mio letto disfatto.
In un certo senso mi piaceva la prospettiva di tornare a casa alle quattro e di mettermi a rifare il letto per poter andare a dormire! ^_^
La cena è stata buona e tranquilla. Battute indimenticabili almeno tre, prontamente finite sul mio taccuino elettronico (non vi sforzate, è il cellulare).
La prima, nonché migliore battuta del 2011, è stata di FedeMisi.
Si parlava di correttori automatici di Word, e di come cambiano le parole che vuoi scrivere.
"Io il correttore ce l'ho nella testa.
Infatti ogni volta che voglio dire 'Amore' esce 'Cara'."
^_^
Poi è toccato a me con il motto
"Nel momento del periglio
non lo dongo e non lo piglio!"
E infine è stata la volta di Marco, marchigiano, ex-collega di studi e coinquilino di Ale che ora vive (per non si sa quanto) in Brasile, con la saggezza popolare
"Il buon vino si vede dal mattino" [dopo].
Celebrando di gusto quel vinello che picchiava come un fabbro, ma che ci avrebbe lasciato il risveglio col sorriso il giorno dopo.

Quindi la corsa al brindisi.
Anche questa volta, come precedenti capodanni, rush per non finire alla mezza con la bottiglia in strada: trovata la via parcheggiamo, ma è un errore tattico perché siamo al civico 129 e dobbiamo andare al 12. Quindi tutti su una macchina, corsa con Rosa alla guida, jimcana per bombe carta con fuochisti in mezzo alla strada pronti ad appicciare, parcheggio miracoloso davanti al civico - costringi Rosa a non parcheggiare perfetta - tutti dentro l'androne ma non si trova il citofono.
"E' il 12?" - chiedo.
"Sì!" - mi rispondono.
FedeMisi chiama Dagon.
"E' il 12?" - chiedo.
"Sì!" - mi rispondono.
FedeMisi spiega che gli deve aprire il portone.
Esco fuori dall'androne e guardo il civico.
"E' il 18!" - grido. Fuggi fuggi al successivo, rampa di scale, porta aperta e abbiamo trenta secondi per versarci da bere! ^_^

E poi, dopo un po' di auguri e chiacchiere, saluti e via.
Alla mia macchina, da solo. Questo è il momento della mia parte di serata.
Se c'è una cosa che so di voler vedere e passarci del tempo è il Gianicolo. Ormai è quasi l'una, già se ne sentono e vedono meno di fuochi d'artificio, pazienza. Vorrà dire che quest'anno non ne vedrò.
Ma sentirò Roma.
Nell'aria, nella gente, magari anche molesta. Ma vera.
Un Capodanno da osservatore, che scivola sullo sfondo guardando la felicità altrui, gustandosela, magari sperando di essere notato, magari no, magari sperando d'incontrare qualcuno... magari no.


A essere del tutto onesti, non lo so bene che cosa ho fatto.
Fisicamente sì: ho lasciato la macchina vicino viale Trastevere, mi sono buttato verso Piazza san Cosimato e da lì mi sono inerpicato su per il Gianicolo. Ho notato come la memoria mi abbia sempre fatto sovrapporre un finestrone di un palazzo più sotto all'edificio che sorge dietro al fontanone; e mi sono fatto tutti i belvedere. Ho augurato buon anno ai militari vicino alla camionetta di piantone a chissà che, e mi sono rallegrato di quegli auguri semplici, asciutti, fatta a perfetti sconosciuti che magari un giorno mi manganelleranno in piazza, ma che quella sera erano comandati all'addiaccio, lontani da amici e parenti. Ho mandato un mms ad Alessia con una foto credo indecrittabile di Roma di notte - Alessia che mi ha fatto degli splendidi auguri di Natale, tanto splendidi quanto inattesi. Non ho cercato di sapere cosa faceva Erica, se stesse passando il capodanno in strada, a Roma o a Parigi. Anche se avrei avuto voglia d'incontrarla. Ho tolto quasi subito la musica dalle cuffie, perché ho capito che non era quello che volevo: volevo ascoltare Roma e i suoni di Roma. Non so, essere parte/non parte di tutto.
Sono sceso dalla parte della Quercia del Tasso, e mi sono gustato quello spazio tutto per me: le gradinate alla teatro romano, lo scorcio sugli unici, piccoli fuochi d'artificio che ho visto. E poi giù per la salita di Sant'Onofrio, via di Sant'Onofrio giù fino al vicolo di Sant'Onofrio (fantasia da quelle parti,  eh?) e quindi a destra per via della Lungaretta. E...
E beh, proprio su via della Lungaretta, proprio sotto al lungotevere dove si vedevano i lampeggianti di una macchina dei vigili o della polizia, vedere una coppia che... beh, lei mani sul muro e lui che se la sbatteva da dietro. ^_^
Capita anche questo a Capodanno. Come capita d'incocciare un gruppo di tre ragazzi venire in senso inverso su quel lato del marciapiede, avere l'idea d'avvertirli e lasciarla morire pensando a quanto diventerà speciale il loro capodanno venti metri più avanti... ^_-
Gustarsi il lato deserto di quelle viuzze, di un capodanno che si sente nell'aria grazie all'eco del concerto ai Fori che arriva fino lì, ma che qui, nella Trastevere 'off' è fatta solo di piccoli gruppetti che vanno a casa o a una festa... compresa la coppia con l'americana di cui vedo solo i quattro metri di coscia che barcolla e dice "I'm almost sure it's this way".
Passare a Piazza Trilussa ormai preda dei resti di fuochi d'artificio enormi e ancora ricca di gente, tra quello che vomita assistito dal gruppo di amici a quelli che proprio non gli va di separarsi in quella serata. A quelli che infestano il bar che detesto e dove mi rifiuto persino di andare a comprare le sigarette, a quelli che riempiono via del Cinque fino all'inverosimile; ma tiro dritto per vedere se Marco è a casa, che gli faccio volentieri un saluto. Non c'è, torno indietro e, aspetta, ma quello non è Federico?
"Federico!"
Sono loro, i due fratelli figli di un più che noto cantautore, che non vedo da... beh, secoli.
M'aspettavo un saluto veloce, e invece insistono, sono molto affettuosi, forse ubriachi, di sicuro spesso 'distratti'. Mi invitano a bere qualcosa con loro, penso di sbrigarmela presto, invece resto incastrato al Molly Malone. Dove tra l'altro c'è anche un discreto quantitativo di femmine acchittate e a naso totalmente single. I fratelli mi offrono un porto, forse dovrei restare, provare a rimorchiare; ma il mio programma di continuare il giro, di andare a piedi a Via dei Serpenti, di provare a vedere il Colosseo dopo il concerto... sono le tre e quaranta, in pratica è andato a farsi benedire.
A casa ho il letto da fare, la conversazione con loro è giocoforza tutta sulle donne e su un compagno di classe molto amico loro che avevo al liceo... capisco che per me la serata è chiusa. Gli ho già spiegato la situazione camera-letto da rifare, capiranno; in più gli do il numero di telefono, magari, chissà quando, si esce a mangiare qualcosa. E chiedendomi se in realtà non sto fuggendo dalle ragazze nel locale invece che da loro che mi hanno appolipato, mi avvio verso la macchina, cercando di eliminare tutte le ansie da me.
A partire da quella se ritroverò o meno la macchina, perché quando ho parcheggiato ronzava lì attorno un tipo con la faccia poco raccomandabile...

Quando sono rientrato a casa, mi sentivo parzialmente soddisfatto.
La parte che mi mancava, probabilmente, era non avere realmente capito cosa volevo da quella serata. E quindi non aver spinto in una direzione precisa affinché accadesse, o quantomeno essermi affidato alla corrente senza problemi, senza paura di cadere.
Di sicuro, una grande gioia è arrivata quando ho messo insieme i pezzi ed ho visto di nuovo la mia camera, quasi fosse riarredata. Mi piace immensamente, con quei due piccoli spostamenti che ho fatto, ma che me la fanno sembrare nuova.
Come se tornasse a respirare.
E io con lei.

Buon anno a tutti.


GrimFang