L'artista mescola il sangue con la terra, per generare sempre nuova vita...

Sarà sicuramente potente, la vita. Piuttosto dolorosa, a mio avviso, a volte sorprendente, sicuramente intensa, vibrante, indubbiamente da vivere. Sempre e comunque.

Sara Tenaglia

Terra, Pioggia, Fuoco & Vento

Terra, Pioggia, Fuoco & Vento
Fire cup

giovedì 26 aprile 2007

Meno di 24 ore alla Spagna...

Questo post poteva intitolarsi in un milione di modi... Ad esempio, "23.536 caratteri" che sono quanti, alla fine, sono rimasti nel mio secondo racconto per il trofeo RiLL, che ho spedito stamattina dopo una simpatica fila alla posta... Oppure, "50 dilettanti allo sbaraglio", per non fare poi del tutto giustizia agli spettacoli di ieri sera... O ancora, "Lo strano sogno di Monsieur Magique", per raccontarvi di un sogno pazzesco che ho fatto l'altra notte.

Già, perché mi sono sognato, e vi racconto ovviamente solo i frammenti che ricordo, qualcosa che aveva a che fare con il teatro, la mente, la magia e la vita.
Per la gioia del Migliore, si è trattato di un sogno lucido. Il primo della mia vita.
Sapete che cos'è un sogno lucido? No?
E' un sogno nel quale tu sei perfettamente a conoscenza di star sognando, ma NON sei sveglio. Percepisci quello che ti accade intorno: le voci, i rumori, hai persino una percezione della stanza; ma stai a tutti gli effetti dormendo.
Bene, la prima cosa che ricordo è lo voce di Vania - solo la voce - che mi guidava dentro quello che sembrava un albergo anni '30 (o similia) fino a un salone laterale, fate conto un luogo poco frequentato vicino ad una di quelle grosse hall o sale d'aspetto... di quell'ambiente parzialmente di passaggio, quello che ricordo è che c'era una grossa colonna di pietra, tipo di quelle che possono anche sostenere uno scalone che va verso i piani di sopra, con accanto una specie di... diciamo cabina del telefono in legno massello laccato di un marrone scuro ma brillante. Dietro, tanta luce naturale veniva dalle finestre enormi, serrate. Non ho nemmeno fatto caso se ci fosse il telefono, lì dentro, perché seguivo la voce che mi guidava e mi portava a notare una minuscola fessurina al suo interno, tra il pavimento e la parete che toccava la colonna.
Questa fessurina, era... incorniciata da un particolare risvolto del legno, che formava una specie di arco. Una specie di... porta senza ante, ma minuscolissima. Solo una volta a ginocchioni sul terreno si riusciva a vedere che sul risvolto morbido che faceva il legno - che formava poi la "volta" di questo arco - c'era una lunga iscrizione, scritta a caratteri talmente minuscoli che era impossibile da decifrare. Per farvi capire, sembrava di guardare la scritta che c'è dentro l'Unico Anello.
La voce di Vania mi esortava ad entrare lì dentro, come si trattasse di una cosa della massima importanza.
Lo dovevo fare, e l'unico modo per riuscirci era quello di farmi piccolo. Minuscolo. Più piccolo ancora.
Quindi, carponi sul pavimento, comprendendo decisamente che con le leggi della fisica, razionali, non sarei mai entrato, le abbandonavo, e mi concentravo piuttosto sulla volontà, la concentrazione: la determinazione a diventare... atomico. Grosso come un'atomo.
Non so, forse errore di valutazione, forse non ho usato tutta la volontà necessaria.
Fatto sta che riuscivo, sì, a diventare più piccolo, minuscolo, ma non abbastanza.
Nello sforzo, riuscivo a rendermene conto, e provavo a sforzarmi di più per diminuire le mie dimensioni, confrontandomi sempre con l'ampiezza della porta (forse era questo l'errore), ma quando provavo a passare venivo ogni volta morbidamente respinto indietro.
Dopo tre o quattro... chiamiamole "pulsazioni" (in cui le mie dimensioni s'ingrandivano di poco nell'atto di ridurle ulteriormente con un nuovo sforzo da parte mia), cedevo per la fatica e tornavo a dimensioni normali. E mi voltavo, ancora carponi, per scoprire una figura alta, pelata, leggermente inclinata a guardare, sconcertato, che cavolo stessi facendo là dentro.
Si trattava di uno del personale dell'albergo.
Sentendomi "beccato", un po' tra la vergogna e l'imbarazzo, capivo che non avrei potuto insistere oltre. Così, mi alzavo, sorridendo di circostanza, e (forse) venivo da lui incoraggiato a rispondere al telefono, che si trovava su di un mobile di legno che correva lungo la parete bassa (il 'sottoscala' dello scalone che vi dicevo prima) in una zona un po' più in ombra del grosso salone (proprio di fronte all'ingresso della cabina del telefono).
Vdo, alzo la cornetta e sento una voce, disperata, spaventata: la mia.
Immaginate di poter prendere la vostra parte paurosa, paranoica, di poterle dar voce in una crisi d'ansia (non vero e proprio panico), che balbetta terrorizzata frasi scoordinate: insomma, un me stesso privo di certezze, di riferimenti. Ecco, quella era la voce che sentivo. E poi ne sentii altre, come la mia prive di corpo ma - mentre per la mia sembravo riuscire ad immaginare un corpo - queste le immaginavo come se fossero... proiezioni di una distante corporeità. Per chiarire, come se io che le ascoltavo al telefono sapessi che non erano là dove la mia voce terrorizzata si manifestava. Ascoltavo le voci di un luogo in cui c'era un me stesso e solo quelle altre voci, che parlavano da un altro luogo ancora. E dicevano a lui (ne ho associata una ad Antonio, uno dei ragazzi di Ygramul) che aveva fallito e non era riuscito a passare sotto la porta, nella fessura.
Adesso, chiaramente ero io nel salone a non esser passato là sotto, ma tra me e me/quello che si lamentava al telefono non c'era ovviamente differenza!
Comprendevo in quell'istante che il luogo che ascoltavo all'apparecchio era ciò che avrei trovato se fossi riuscito a passare nella fessura; non solo: se fossi riuscito a passare, mi sarei ricongiunto e fuso con quell'anima paurosa, ed avrei sconfitto in un istante le mie paure, perché avrei unito la parte instabile con la parte stabile che la poteva confortare, senza mai più far prevalere l'una o l'altra. Comprendevo il mio fallimento, la sua portata.
Ma le voci dicevano anche: se non sei riuscito a passare sotto la porta, ci toccherà farti volare.
Ed io, nel salone, mi sentivo afferrare da mani invisibili fatte di energia, potenti, una sulla collottola ed una sulla cinta, da dietro, e venivo sollevato in aria e portato verso le vetrate delle grandi finestre, che si spalancavano.
Ero perfettamente tranquillo (chiaro, non era la parte paurosa di me) e anche divertito, e mi chiedevo, con solo un accenno di preoccupazione, se una volta superata la balaustra mi avrebbero lanciato - e sarebbe toccato a me cavarmela e imparare a volare - oppure avrebbero continuato a sorregermi. Ad ogni modo, sapevo che lo facevano per il mio bene.
A questo punto, è cominciata la lotta per mantenere il sogno lucido.
Ho cominciato a sentire le voci dei miei nell'altra stanza, nel corridoio, credo, ed il sogno è cambiato.
Durante una delle prove a teatro, Vania ci ha fatto fare un esercizio di "discesa nel sé". Sdraiati, si visualizzano venti gradini, che scendono dentro di sé fino ai piedi. Ad ogni cinque gradini corrisponde un'età, dei ricordi per immagini. E' la memoria del corpo, non quella della mente.
Si tratta - tra l'altro - dell'unico esercizio di carattere, diciamo così, introspettivo che abbia avuto un qualsiasi effetto sul sottoscritto. Quando lo abbiamo fatto, in un lampo ho sentito la mia presenza nei piedi: in un anno di esercizi T'ai C'hi non ho mai ottenuto un effetto simile.
Ecco, mi son trovato a fare quell'esercizio.
E, anche partendo da alcune notazioni successive ad allora, questa volta mi son mosso quasi liberamente a piacere nel mio corpo. (Tra l'altro risalendo troppo lentamente la prima volta mi si è anche chiuso l'occhio sinistro: son dovuto ridiscendere dentro e risalire più in fretta per riuscire a riaprirlo - magari ve lo spiego meglio un'altra volta)
Il succo di questo momento, tralasciando i particolari, è che, per la prima volta (e di nuovo gongolerà il Migliore, con cui facevamo le 5 di mattina a parlare di esperienze extracorporee e cose simili) ho sentito aprirsi il mio terzo occhio.
Uno non ci crede davvero finché non gli capita. E non è nemmeno chissà che: è solo un tipo particolare di vista interiore. Diversa, più nitida. Non è che vedi veramente le cose che hai intorno, come con gli occhi reali, ma hai la sensazione di una facilità maggiore, di una visuale panoramica non vincolata agli ostacoli della tua carne, come ad esempio il naso, ben oltre i 180 gradi. Limpida, serena, senza sforzo, come se il tuo fuoco ottico fosse il centro del cervello. E santo cielo, ti senti proprio purificato. Ti dà un mare di serenità.
E quando s'è aperto, è stata una sensazione come... se la pelle si scartocciasse per lasciargli spazio. Come se... avete presente le animazioni in plastilina, quelle col pongo a passo uno? Ecco, la carne è di una materia simile, secca, come la carta, anzi, come i fogli di alluminio. Si ritira, si apre, lascia lo spazio a questo che non è un vero occhio, ma un'apertura mentale. Senti il tuo sguardo che si 'solleva', a posizionarsi un paio di centimetri più in alto, e manda gli occhi - organi non più coinvolti - a riposarsi. E questo lo immaginate da soli che è una vera goduria, considerato che li muoviamo anche nel sonno!
^__^
Infine, da non so quando, nel mio sogno, ho iniziato la lotta per mantenere il sogno lucido. So però che mormoravo come un mantra, per tenermi agganciato alla dimensione onirica, una parola.
Psicomagia.
Probabilmente ne ho parlato con Viviana a cena, lunedì, sì, ora me lo ricordo. Si parlava, appunto, di Jodorowsky, e di come volessi comprare il suo testo "Psicomagia" e me ne sia sentito spaventato, fino ad optare di non prenderlo. Ne avevo già sentito parlare, spesso, ma ancora oggi non so darvi una definizione esatta del termine. Cercatevela su Wikipedia.
Fatto sta che a marzo lo spettacolo sui tarocchi (basato su di un altro libro di Jodorowsky) che han fatto al B5 - e in particolare la descrizione del tarocco "L'Appeso", nel quale mi son visto ritratto - mi aveva messo una gran voglia di leggere cose di questo autore.
Insomma, la parte finale del sogno era sull'aereo per la Spagna.
Andava a fuoco un motore, e si diffondeva il panico.
Io mi alzavo, sempre mormorando "psicomagia" e mi portavo all'altezza di un oblò da cui potevo vedere le fiamme. alzavo un braccio con la mano rivolta verso l'alto, palmo aperto, e cercavo di convincermi di poterlo fare. Psicomagia.
Chiudevo il pugno e giravo la mano verso il basso, ed il fuoco si estingueva.

Sarà un presagio?
Di che tipo?
Come tornerò cambiato dalla spagna, se tornerò? ^__-
Una sola nota a margine.
Da qualche parte nel sogno c'era anche Valentina, del mio gruppo di teatro.
Ma era magra come si conviene, acchittata con un tailleur grigio e veramente, veramente una grandissima gnocca.
Gliel'ho detto - guarda caso lei ha proprio iniziato una dieta - e giustamente si è esaltata.
Staremo a vedere.
Ci sarà un perché, se mi chiamavano mago.
^__-


GimFang

lunedì 23 aprile 2007

Quei maledetti 21.600 caratteri...

Altro che "300".
Qua il vero numero in discussione è ben più alto.
Già, perché per spedire i miei materiali al trofeo RiLL bisogna stare entro i 21.600 caratteri, spazi inclusi. Ed io, alla sesta volta che riscrivo il mio secondo racconto, sono sempre sui 24 mila. Mica bruscolini...

Fare un taglio su di un racconto che, se non ti sembra perfetto, è perlomeno ok, è un lavoro estenuante.
Perché tremila e passa caratteri da scremare non sono frasi, non sono nemmeno paragrafi: son veri e propri pezzi di storia. Vuol dire riassestare tutto.
Se togli, che so, il momento dell'omicidio in un giallo, supponendo che sia la parte più sacrificabile, è tutto il resto a dover poi essere riaggiustato: quello che fornivi nella descrizione sacrificata dovrai comunque rimetterlo dopo, magari per accenni.
E così, come è successo a me, se non stai molto accorto va a finire che effettui il nuovo conteggio una volta che hai finito e... voilà, sono sempre 24mila caratteri. Non hai tolto nulla, hai solo spostato.
Il che non è proprio esaltante.

Ma siccome devo spedirlo entro il 30, e considerato che stasera esco con Viviana che sono anni che non la vedo, che domani sera ci sono le prove - e devo ancora mandare a memoria il copione - e così mercoledì mattina e tutto il giorno per andare poi in scena la sera, che giovedì devo preparare la valigia e ricordarmi i documenti, e cercare di andare a dormire da qualche parte vicino Ciampino perché venerdì mattina all'alba parto, considerato tutto questo o lo scrivo oggi - come sto provando a fare in ufficio - e lo posto domani in qualche modo, o mi attacco riccamente al cazzo.

^__^'

E' un po' che non ci sentiamo, e da più parti mi sono arrivate 'lamentele' e richieste di aggiornare il mio blog (una per tutti, grazie Deso). Ma come potete immaginare qua le cose anno precipitando rapidamente, e se non mi do da fare rischio di restare col proverbiale pugno di mosche. E non conosco ragni con cui barattarle per un rotolo di tela, che magari è più utile.
Purtroppo non conosco Tobey Maguire.
Anche se sarei contento se facesse un film cross-over per incontrare Cillian Murphy, nei panni dello Spaventapasseri! (e questa la capiranno in pochi... ^__-)
La vita scorre tutt'altro che lenta, tra una buona notizia e una crisi di panico da debutto all'estero e viaggio in aereo. L'ultima volta che ho viaggiato in aereo è stata per andare in Grecia coi miei, mi pare. La prima per andare ad Alghero, sempre coi miei.
In tutto due volte.
Gh!
La buona notizia, ad esempio, è che Angiolino (inventore del mitico Wings of War), cui avevo inviato la bozza di regolamento di Arkipélagon (uhm... mi sa che di questo non sapete nulla, perché quel post è andato cancellato...), non mi ha risposto perché non l'ha proprio ricevuta, e non per altri motivi. Devo a tutti i costi realizzare plancia e pedine per fare il playtesting, non devo lasciarlo morire lì in attesa di resuscitare, come ho fatto con altri (e l'elenco è mostruosamente lungo).
Un'altra buona notizia (ma con la confusione sentimentale che mi ritrovo sarà poi buona?), è che domenica mi ha fatto uno squillo Corinna, conosciuta sul set dello spot MetRo e amica, nonché attrice, di Sergio. Sulle prime volevo rispondere con un sms, poi fortunatamente mi sono scosso dal mio 'torpore' vampiresco e le ho telefonato. E' stata una chiacchiera breve e divertente, e chissà se sceglierà mercoledì di venire a vedermi piuttosto che andare a sentire il concerto di Sergio e dell'Anonima.
Le 'brutte' notizie invece sono tutte le scadenze.
Mercoledì andremo in scena con uno spettacolo che sapremo realmente come sia fatto solo mercoledì mattina.
La sfida è interessante, perché credo che più saremo in grado di muoverci 'a canovaccio', meglio verrà questo spettacolo.
Così, domani sera, quando faremo le prove per lo spettacolo di Ludika senza Vania, potrebbe essere fondamentale riuscire a capire come e quanto siamo in grado di muoverci in questo senso. L'idea di essere una 'vera' compagnia teatrale medievale credo sia l'unica carta che possiamo veramente giocare. Si vedrà.
E chi sarà al teatro Ygramul mercoledì sera, ne vedrà delle belle! ^__-

E a proposito di teatro Ygramul, ieri sera sono andato a vedere lo spettacolo di Massimo e Monica.
E' per lo più in veneziano, e tratta delle prostitute del 500 nella meravigliosa città lagunare. E si scopre che se venivano beccate in strada dopo una certa campana venivano bastonate a sangue e un determinato corpo di vigilanza, i 'Signori della Notte', potevano fargli quello che gli pareva. Delle vere bestie, i signorini.
Uno spettacolo intenso, a tratti amaro, molto bello. Capace anche di dare, nello stretto spazio del teatro, un'apertura, una... visuale ampia, come se vedessi letteralmente un panorama. E i palazzi, i balconi, il senso di una città viva, ma come ce ne sono tante: perché per chi vive a Venezia è così. Quello è il panorama usuale.
E allora l'amante ubriaco sotto al balcone, che litiga a colpi di coltello col rivale, è tale e quale al Rugantino, al Meo Patacca coevo romano; e tutto il mondo è paese.
E loro due, stanchi, soddisfatti, si son meritati i tre giri di applausi che gli son stati tributati.
E Masimo, ch'è romano (Monica è proprio di Venezia), alla fine non s'è riuscito a trattenere:

"Dedico questo spettacolo a Venezia... che m'a ha fatta conosce'!"

Massimo e Monica si sposeranno a giugno, il 23.
Poi partiranno per un breve viaggio di nozze, mi pare Parigi, e poi andranno col resto della compagnia Ygramul Le Mille Molte a Bali, per portare spettacoli di sensibilizzazione ed imparare sul campo cosa vuol dire la prostituzione infantile.
Quindi, vi toccherà aspettare settembre, credo, per poter rivedere "Mamole e Buli", questo meraviglioso spettacolo.
Stay tooned!
^___-


GrimFang

(Oggi la fiacca è devastante. Sembra che non abbia dormito da secoli. Ho due di pressione peggio di una formica, e non rivedrò il mio letto se non stasera, a tarda notte. E vado pure a mangiare fuori... se non collasso oggi è un miracolo.)

domenica 15 aprile 2007

Perché oggi

Devastation.
E' passata questa settimana e sono ancora vivo, roba da non crederci...
Veloce riassunto: dopo essere andato al lavoro giovedì mi sono visto con Sara per buttare giù qualche idea di massima per la sceneggiatura.
Ancora sto aspettando i files con gli appunti che mi doveva mandare. E dire che dovrei essere io quello che procastina le cose... (che finezza, eh? "procastina"... ma come mi vengono? ^__^)
Venerdì mattina invece, secondo e ultimo giorno di set.
Questa volta, un'ora più tardi e una sola fermata più distante: Cipro.
Riprese dalle 10 circa alle 15, previste.
Riprese reali, dalle 11 circa alle nove di sera, con tanto di corsa per acchiappare l'ultima metro!
Scene girate da me: una di massa alle 11, due individuali e una di massa alle 21. Nelle dieci ore di mezzo, fermo ad aspettare, in divisa della metro, che mi dicessero 'vieni che adesso ci servi tu'. Attività espletate nel frattempo: grattarsi la pancia, chiacchiere, farsi fare qualche foto con la mia macchinetta, tenere d'occhio la roba, e soprattutto guardare le belle ragazze che passavano, che a Cipro (la fermata, non l'isola! ...beh, anche all'isola, suppongo) sono sempre tante!
MA, soprattutto degne di nota sono state due cose: il cestino del pranzo, che contrariamente alla prima volta ho scofanato con ordine e costanza, rinunciando praticamente alla sola banana; e la scoperta che Corinna, folletto ventunenne mascherato da neoliceale, ha visto un sacco dei film che mi son piaciuti (anche le chicche!), e non vedo ovviamente l'ora di vedere con lei quelli che mancano!
Rientrato a casa a razzo, mangio un boccone veloce, preparo la borsa ed esco. Passo prima a casa di Jacopo dell'AnonimA (ho deciso di abbreviare così l'AnonimArmonisti) per beccare Sergio al quale mi ero dimenticato, nel pomeriggio, di chiedere indietro la macchinetta digitale che gli avevo affidato per le fotografie. E poi, fortemente stordito dalla giornata stressante (perché ci si stressa di più, a non fare un cazzo!), giù fino agli antipodi di Roma, dove sorge il teatro.
Prove, signori!
Le prove dello spettacolo per Ludika 1243 VII edizione, assurdamente con il copione finito!
Cioè, chiarisco, per tutti gli spettacoli fatti sinora a Viterbo, il copione ci arrivava tipo una mesata prima... Adesso, complice l'emergenza Granada, si è piottato sul copione e, visto altresì che alcuni se l'erano già letto martedì, le prove sono andate avanti in modo relativamente veloce.
Dico relativamente perché, cominciano intorno alle undici, alle due crollavamo tutti dal sonno e siamo andati a dormire a metà. Però il giorno dopo, dopo una colazione abbondante - anche se definirla abbondante, visti i miei scarni standard personali, è un crimine, perché dovrei quantomeno aggettivarla come luculliana! - ci siamo messi al lavoro e abbiamo addirittura fatto un filaggio!
Per chi non sa cos'è un filaggio, trattasi di una specie di prova generale dello spettacolo che si fa dall'inizio alla fine per evidenziare come siano collegate le scene e mandare a memoria il suo funzionamento: in pratica, come se uno stesse filando, appunto, tessendo le varie tessere tra loro.
Bene, questo massacro è durato fino a più o meno le due, quando - dopo aver avvisato che stavo scappando perché alle due e mezza dovevo essere dal Deso - ho terminato di fermarmi a chiacchierare dello spot anche con gli ultimi due. ^__-
Quindi, partito da lì verso le due e mezza, gh!, ho dato uno strappo anche a Federichino, e durante il viaggio si è parlato di:
io a lui - la trama della sceneggiatura che sto scrivendo con Sara, da lui molto apprezzata
lui a me - l'idea di un lungometraggio che vuole girare quest'estate perché vorrebbe che gli dessi una mano.
Si può fare, l'importante è che mi dica quando, per quanto tempo e quanto e quale impegno gli serve da parte mia... io i mesi estivi lavoro. E poi, me ne devo pure andare in Corsica!
Arrivo dal Deso sfinito, sfatto come uno straccetto.
Talmente sfatto che, pur avendo saltato il pranzo, non riesco a capire se ho fame o no.
Solo dopo aver sorseggiato un po' di latte riesco a capire che quello che volevo era proprio qualcosa di dissetante e fresco. M'ha detto bene, ho imbroccato cosa chiedere, ed era pure abbastanza nutriente da mettermi a tacere lo stomaco.
Impossibile giocare di ruolo, nada gana per i giochi da tavola... o si andava sulla Wii o sul film in dvd.
Ha vinto quel capolavoro che è "La Cosa" di Carpenter.
Anche e soprattutto perché Sara non l'aveva mai visto! (Incredibile... ancora capitano certe cose!)
Rivolgendomi ai presenti annuncio che è probabile che mi addormenterò, invece va a finire che di tutti il più sveglio resto io...
Vabbé, "La Cosa" è sempre un mito... e poi, l'inizio col cane che corre nella neve, è spettacolare!
Fatto sta che quando il film finisce mettiamo su il dvd dei contenuti speciali, il che, per quanto fossero interessanti ed il bravo 'Robottino' ci spiegasse perché era finito in ospedale alla fine della lavorazione, è stato piuttosto letale... diciamo che ci ha dato il colpo finale letargico. Così, ultima sigaretta col Digia e poi tutti a casa, che tra l'altro comincia a piovere.
Ergo torno a casa, parcheggio l'auto in garage anche se so che dopo poco la devo riprendere, vado su, e... devo decidere che fare. Dormire?
Ogni fibra del mio corpo dice di sì, implorando.
Mangiare?
Sarebbe una bella mossa tattica, perché dopo devo andare da Vincio e non è che sia proprio salutare la cucina da pub. In una simile condizione di stress mangiare un hamburger che trasuda salsa rosa con un contorno di noccioline e patate fritte confezionate... non è l'ideale, ne converrete.
Scrivere al computer e tutte le altre milleseicento faccende che prima o poi dovrò sbrigare inclusa quella di farmi la barba?
Insomma, alla fine riesco a fare un po' tutto tranne dormire.
Esco, vado all'Overtime, da Vincio.
E' un bel po' che non ci passo, perché non è proprio dietro l'angolo, da casa mia, ed è quasi sempre un impiccio parcheggiare. Senza contare che non navigo spesso nell'oro, e che andare tutte le sere al pub è un modo per non navigarci. Insomma, faccio qui un mea culpa per non esserlo andato spesso a trovare.
Perché sabato sera è stata l'ultima volta in cui Vincio era proprietario del locale. Si celebrava la sua... beh, gestione: tutto quello che ci aveva dato in questi anni di apertura, mandando avanti il posto per il piacere, manifesto, di farlo più che per la prospettiva di guadagnare.
E così è stato anche sabato sera, con tutto il ricavato in beneficenza ad un ospedale, accompagnato da una sua simpatica iniziativa per invogliare gli assidui vecchi frequentatori a continuare a frequentare il locale: per ogni euro che aggiungevi alla beneficenza tiravi il dado a sei facce di Formula Dé. Può fare solo numeri dal 2 al 4, e in euro era quanto ottenevi di sconto per le consumazioni da effettuarsi nel mese di maggio. Io ho 15 euro di sconto, quindi è assai probabile che ci torni. ^_^
La serata, poi, è stata una classica "à la Vinciò", per dirla alla francese. Gioco di massa, tre squadre, nessuno esente, un unico premio in palio: si trattava del suo gioco, Crash!, che ho sempre voluto avere... Inutile dire che abbiamo vinto noi, ma io non sono stato il fortunato che l'ha preso.
Però mi sono consolato facendo la conoscenza di Azzurra, all'uscita del locale. 'Picciotta vintina', per dirla alla Camilleri, simpatica, estroversa, si è fatta fare una 'lettura cromatica' di com'era vestita, e l'ho 'svestita' (metaforicamente ^__^) in pieno.
Tanto che lei, rimasta intrigata, si è presa il mio numero di telefono e il mio indirizzo email, nonostante, proprio negli ultimi minuti, mi avesse presentato il suo ragazzo. =(
Quindi, a nanna che erano le quattro e poi oggi dovevo essere alle 12.30 a Vetralla, a festeggiare la cresima di Chiaretta.
Ovviamente, ho fatto stramaledettamente male i calcoli, toppandoli di circa un'ora (ma anche di più). Morale della favola, mi sono trovato ad attendere il treno alla stazione di Valle Aurelia in una giornata spettacolare di sole con indosso una giacca di fustagno che mi aveva convinto a mettere mia madre e vestito elegante (e scoprivo lì per lì al telefono che si sarebbe trattato di pic-nic e non di giornata in casa), con borsone appresso (dentro c'era tanto di maglione e ombrello), a dover aspettare il treno per Vetralla delle 13.07. In seguito a una marea di telefonate apprendo che
1- si tratta di pic-nic
2- il posto dove si tiene è piuttosto assai distante dalla stazione di Vetralla
3- Mauro e Marty non sono ancora partiti
Quest'ultima notizia mi getta nello sconforto, perché avviene pochi minuti dopo aver scelto di NON salire sul treno per Bracciano ed arrivare quantomeno all'Olgiata, dove potevo telefonare al Degio (non Digia, Degio: sono due diverse persone) e farmi quattro chiacchiere con lui che non vedo da tempo. Ma soprattutto perché su quel treno erano invece salite tre giovani fanciulle ceche (credo, a giudicare dallo sproposito di consonanti c, z, e k e stavano su di un testo fotocopiato che stava leggendo una di loro) con le quali mi stavo facendo gli occhi dolci fino all'ultimo momento... e perdipiù lottando (erroneamente, col senno di poi) con il mio istinto che mi diceva di salirci comunque.
Fatto sta che prendo il treno delle 13.07 ma per andare fino a Giustiniana, dove poi mi han preso in macchina Mauro e Marty. (tra l'altro mi han telefonato che ero appena sceso dal treno per chiedermi se potevo prolungare fino a Olgiata, pensa un po'....)
Vabbé, dopo aver inutilmente girato a lungo alla ricerca del punto esatto del pic-nic (geniale Marty che si fa dare tutte le indicazioni esatte al telefono, poi mette giù e se le scorda immediatamente, facendoci prendere la strada sbagliata) arriviamo, e c'è ancora da mangiare! Cibo sul quale ci gettiamo come disperati, scoprendo anche di essere arrivati giusti giusti per la carbonara, servita dopo tutte le altre pietanze (dolci esclusi). Insomma, salsicce come antipasto.
^__^
Bella giornata, grandi partite a schiacciasette e... e presenza di Anna dai capelli rossi, una donna che mi fa sangue in maniera industriale, presente però con entrambi i figli e con il compagno, per cui "guardare, ma non toccare"! ^__^
Diciamocelo: se ho intignato così tanto per andare è perché immaginavo che c'era lei!
=)P
E poi saluti, baci, abbracci, e via tutti sulla strada per ritornare!
Quindi, dopo tutto questo sproloquio di fatti di cui vi può importare poco o niente... ebbene, capirete perché posto oggi, dopo non essermi fatto vivo nei giorni scorsi!
^___^
Un abbraccio di saluto,
vostro


GrimFang

mercoledì 11 aprile 2007

Che giornata... di cinema !

Ed eccomi qui!
Sono appena tornato dalla visione di un gran bel film, all'Alhambra.
Si tratta di "Le vite degli altri", noto alle cronache per due motivi: il primo è l'Oscar al miglior film straniero, il secondo ve l'ho già detto, è perché è un gran bel film.
Non un film perfetto, visto che io e SaraB, con cui l'ho visto, siamo stati concordi su alcuni dettagli o tratteggi che non ci hanno convinto, ma decisamente un film di grandissimo livello. E si tratta pure di un'opera prima, visto che il regista ha all'attivo quattro corti e un paio di episodi di una serie tv... Un film asciutto, toccante, con un bel ritmo e attori con facce che sembrano scolpite per la parte che hanno. Ed un finale (e che frase l'ultima frase!) che premia quella parte di noi che ha il cuore gonfio di sana, onesta umanità.
Insomma, a farla breve ho pianto come un vitello, ed è uno di quei film con cui, quando esci dal cinema, ti senti più ricco. Quindi, via il culo dalle sedie e andate al cinema, prima che lo facciano sparire, come tutte le cose belle.
Quello che mi è venuto in mente, uscendo dal film, è una frase riportata su di una lapide nel museo dedicato alle fughe dalla DDR alla Repubblica Federale Tedesca, in Friedrichstrasse, se non ricordo male. Di fianco al Checkpoint Charlie.
La lapide, e la memoria non mi aiuta molto, era un ringraziamento solenne ai cecchini sovietici.
Sissignore.
Diceva più o meno così
"A tutti quegli innumerevoli tiratori scelti che mostrarono così poca mira."
Il corsivo è mio, ma serve a chiarire che, conti alla mano, in effetti migliaia e migliaia di anonimi tiratori provetti - destinati alle torrette proprio per questa loro 'eccellente' capacità - salvarono coloro che provavano a scavalcare con la sola forza della disperazione semplicemente sbagliando mira.
E' una scritta, e una lapide, e un ringraziamento che adoro.
E' Stefano Accorsi in "Capitani d'Aprile", anzi, è l'altro capitano, quello che quando il generale gli ordina di sparare su Accorsi imbraccia il fucile, punta, poi lo mette giù e manda il generale a cagare.
E' soprattutto quella parola finale, gridata, vitale, del mio film preferito, "I due nemici".
Un film così, quindi, non poteva non piacermi.
Come non potevano non piacermi le due donne sedute alla mia sinistra in sala, con le quali ho scoperto che tirarsi su a sedere a fine proiezione e chiedere con cortesia un fazzoletto perché, è evidente, hai la faccia irrigata dalle lacrime, beh, è un modo per fare colpo.
Soprattutto se esci dalla sala giusto giusto in tempo per accendergli la sigaretta.
^__^

Ma veniamo a come è cominciata questa giornata!!!
Sveglia per stare alle 09:00 alla stazione Valle Aurelia, perché...

Giorni fa mi telefona Sergio, che nonostante per me sia un fratello non sento da una vita, e mi fa, più o meno, "c'hai da fare in questi giorni, sei libero, t'interessa..."
Si trattava di fare un casting per un promo della Met.Ro. e sembrava interessante. Va beh, mi son detto, oggi ho giusto giusto uno spazio libero, andiamo, conosciamoli, magari ti diverti.
Così vado, quand'era, giovedì scorso, mi riprendono, mi fanno delle foto, ci mettiamo a chiacchierare... ah, no... era quando dovevo andare a vedere la partita della Roma... mercoledì scorso...
(stendiamo un velo pietoso: un nuvolone grigio s'è addensato sul mio entusiasmo, e il '71 non è più una buona annata...)
Ok, torniamo a noi, qualsiasi giorno fosse vado lì e conosco un po' di gente. Gli mollo dei nomi e dei numeri di telefono tra i miei contatti (l'ho fatto, quindi amici comparsattori non rompete) che corrispondono più o meno alle descrizioni fisiche che stanno cercando. E poi vado.
L'altro giorno mi risento con Sergio per caso e scopro che m'hanno preso!
Non solo: ho avuto anche la parte che volevo!!!
^__^
Così oggi mi presento in lievissimo ritardo (no, lo so che quando dico lievissimo, detto da me, v'immaginate chissà che cosa... erano solo sette-dieci minuti) e trovo il resto della truppa. Il cast tecnico lo conoscevo già quasi tutto, ma è stato bello beccare come attori Biole, Egle, Gabriele (dell'Anonimarmonisti, che vi STRAconsiglio) e a mezza giornata anche Susi. Nonché conoscere le altre femmine del cast, ovviamente. ^__-
Veniamo forniti di passy con tanto di foto, e scortati da due della sicurezza - nostri angeli custodi fino alla fine - ci avviamo ai treni. Riprese di discese di scale e scale mobili, ingressi ai tornelli, salita sulla metro e poi giù verso Battistini con riprese a bordo. Qui, ci attende il treno RA329, con il quale ci facciamo fino a Anagnina e poi di nuovo su a Battistini per la prima volta. Nell'arco della giornata, lo abbiamo fatto almeno tre volte il percorso! Quindi non vi stupirete se vi dico che a fine giornata ho preso l'autobus per tornare a casa! ^__^
Nel primo percorso il 90% di noi viene fatto scendere strategicamente alle fermate per riprendere le discese dalla metro e poi riprendere le salite, al ritorno.
Come?
Semplice, lo spazio delle prime due porte del primo vagone era sempre il nostro, riservato - con gran giramento di bolas dei passeggeri delle ore di punta, i quali, invece di defluire dove il treno era comunque più vuoto restavano a far da tappo, stregati dalla telecamera, suppongo.
In tutto questo, io stavo vestito come vado al lavoro e - nella prima discesa di scale mobili in assoluto - mi sono preso per la seconda volta nella mia vita (la prima è stata per quel microsecondo di comparsata che ho fatto in "Conrad", cortometraggio di Marco Baldi) un grosso complimento per la recitazione!
Gh! ^__^
Il fatto è che, per tutta questa prima ondata di scene, io giravo senza occhiali!
E con la mia bella miopia non vedevo un emerito accidente!
^__^
Comunque, a me e un altro paio di persone non ci hanno fatto scendere - forse perché eravamo i più distanti - e quindi la tratta ce la siamo fatta tutta. Una parte anche con un cane che ha preso in simpatia Egle e Gabriele, mentre s'è messo subito ad abbaiare alla macchina da presa.
Una volta tornati a Valle Aurelia, e dopo un necessario caffé, ta-dah, eccomi pronto per il cambio.
Tornano gli occhiali, mi svesto, mi rivesto coi vestiti nuovi di zecca che mi son stati forniti (etichette ancora attaccate) e...
...e mi ricambio perché nel frattempo sono arrivati i cestini e non è il caso di sporcare giacca e camicia.
Pausa pranzo, quindi, e tra cestino B (Bianco), R (Rosso) e FF (Frutta e Formaggio), non ho dubbi e scelgo R.
La distinzione?
Allora, FF è per i vegetariani, B aveva pasta con le zucchine e scaloppina e R aveva ravioli al sugo e spiedini. Per il resto erano uguali: pane, insalata, banana, dolce e bustine da spremere con olio e aceto. Nel mio c'era anche una mosca defunta, ma visto che tutto era sigillato non m'ha fatto impressione.
Mangiamo, e stavolta sì che mi cambio.
Esco dallo stanzino messo a disposizione e sembro un uomo nuovo: già, perché solo ad indossare la divisa della Met.Ro. mi si sono drizzate le spalle e mi son sentito più alto di qualche centimetro!!!
Voilà, tornano gli occhiali ed ecco a voi il perfetto manovratore!!!
Perfetto?
Come prima cosa busso al gabbiotto all'ingresso. Entro e chiedo come sto.
"Che dite, sembro a posto?"
"Pari uno di noi!" - mi fa una, e poi dopo un attimo aggiunge - "Pure troppo!"
^__^
Ma... ma non potevo indossare quella divisa senza farlo!
^______^

Mentre eravamo davanti all'uscita, radunandoci per girare una scena d'ingresso, è arrivata una metro e la folla ha cominciato a riversarsi oltre i tornelli...
C'erano due ragazze carine...
Avevamo scherzato in proposito giusto un attimo prima...
Ve lo ricordate "Febbre da cavallo"? (mitico!)
"Ora ti mostro come non solo trovo i soldi, ma come un vigile finto si trasfroma in un vigile vero..."
^__^
Mi paro davanti alle due e faccio
"Biglietti prego."
^____^

Si fermano, sorridono, mi fanno vedere gli abbonamenti, ringrazio e passano oltre.
Io mi rigiro verso gli altri che se la tajano, e faccio
"Test superato! Direi che sono convincente!"
Nel frattempo mi fanno notare due poveracce che si sono fermate in preda al panico, e stanno rovistando nelle borse alla caccia di biglietti. Le tengo d'occhio, anche queste sono ragazze, e anche queste sono carucce. Mentre parlo con gli altri e faccio il vago le osservo, e quando queste decidono di passare - E SCELGONO I TORNELLI PIU' LONTANI - mi avvicino: so già esattamente che cosa dire, e infatti lo dirò.
Loro rallentano, mi elargiscono un sorriso incerto, di quelli che fai quando ti hanno beccato con le mani nel sacco e sta per arrivarti la tegola in testa: gli leggo negli occhi che sta pensando a suo padre quando glielo dirà.
LEI mi fa:
"Il biglietto, vero?"
Ed io:
"Sono un attore: filate!"

^____^

Sì, caro Diggia, puoi aggiungere anche questa alla mitica "Sono sceneggiatore e regista"!
^___^

Non potete capire quanto mi sono divertito stamattina e oggi pomeriggio.
Quanti visi spauriti mi sono trovato davanti, quanta gente correva o cambiava strada. Uno guardava per terra e poi me, poi per terra e poi me, mentre con gli occhi implorava aiuto... Un altro invece mi ha chiesto informazioni (che sapevo!!! Capirai, mi ha chiesto da Valle Aurelia come si arriva al Gemelli!) e gliele ho date... Ah, potenza della divisa!
Stavo bene: momento catartico dopo le multe che mi sono beccato perché ero senza biglietto!
Considerate che la prima me la stavano per fare in quinta elementare (viaggiavo a scrocco fin dalla terza), quando mi hanno tanato sul 46/ e mi sono inventato una storia pietosa (mio padre doveva venirmi a prendere e non c'era) tanto che un passeggero commosso mi ha offerto uno dei suoi... gh... peccato che sullo stesso mezzo c'era una mia compagna di classe, Antonella Mei, che era anche la più pettegola della scuola... il giorno dopo manco supero la soglia d'ingresso che uno sconosciuto mi fa "Così si viaggia in autobus senza biglietto, eh?".
^__^
Antonella... all'epoca la odiavo; dopo la cena delle elementari, oramai più di dieci anni fa, le voglio un gran bene.
Quant'è vero che le persone cambiano. (Vabbé, dalle elementari, bello sforzo, direte voi...)

Insomma, a farla breve, giriamo la parte in cui io entro nella metro e do il cambio alla guida al manovratore (che abbiamo sempre chiamato macchinista, tutto il giorno), salutandolo e dandogli una pacca sulla spalla.
Realmente non è per niente così veloce: devi per forza scambiarti due parole su come va la vettura, se ci son problemi, e anche un paio di sacrosante chiacchiere su com'è andata la giornata!
Così la rigiriamo tre volte, poi lui giustamente si rimette al posto di guida e...
...e visto che per altre riprese non servivo...
Mi son fatto tutta la tratta Battistini-Numidio Quadrato (tipo) in cabina!!!
AAaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaahhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhh!!!
Che figataaaaa!!!!
Mi son visto i tunnel finalmente frontali, tutte le stazioni, i percorsi, la gente sulla banchina... e mi son fatto spiegare un sacco di cose, l'ho subissato di domande.
Ad esempio, ho scoperto che il cavo appeso al soffitto delle gallerie è quello da cui prendono corrente i treni e sono circa 1500 volts. Abbastanza per friggere giusto l'incauto cretino che scenda tra i binari con in braccio una scala di metallo tenuta bella alta.
A terra, invece, ci sono i cavi a bassa tensione, che servono per l'elettronica.
Poi, mi ha spiegato la segnaletica (un po') ed ha chiarito cos'è una tratta pari (cioè che va da Sud a Nord) e per converso una dispari. Mi ha detto che noi compriamo questi treni dalla Spagna, e lo sapevo. Ma ha aggiunto che la Spagna compra i treni da noi!!! ^__^ Dalla Breda/Ansaldo. E ha notato come, se non ci fosse stato il trasporto marittimo, avrebbero dovuto percorrere come 'carico speciale' le tratte ferroviarie internazionali alla velocità di 30 km\h (ovvero: impossibile - nessuno è così scemo da paralizzare i trasporti in modo simile). Mi ha rivelato che i loro sono turni di 5 ore, che corrispondono su per giù a 4 viaggi andata/ritorno da capolinea a capolinea. Mi ha confermato che i binari morti oltre un capolinea si chiamano tronchini e servono a far cambiare binario alle vetture. Che poi un manovratore si deve fare tutto il treno a piedi per entrare nell'altra cabina. Mi ha raccontato come adesso la manutenzione della tratta sia data in appalto, e quindi non sia più accurata come una volta, che ogni sera due operai si facevano tutto a piedi a verificare la bullonatura delle traversine... E come l'umidità che si vede raccolta in pozze nei tunnel sia un problema di scarichi che da questi controlli dipende, e che può rendere più ostica la frenata. Come i tre segni gialli sulle banchine siano gli indicatori di fermata, per fare in modo che le porte si aprano in corrispondenza dei percorsi per non vedenti. Mi ha spiegato i limitatori di velocità, ed i via libera per andare a 80 Km\h. Ho visto le immagini (a colori, nitidissime!) delle telecamere a circuito chiuso interne al veicolo! Insomma, un sacco sacco sacco di roba.
Ed io questo angelo esplicatore non mi ricordo come si chiama!!! Mannaggia!
D'ora in poi se lo vedo lo saluto!
^__^

Sono stracontentissimo.
In settimana chiudiamo le riprese, quindi indosserò nuovamente la mia divisa da manovratore.
E poi...
Poi, incrociando le dita, vi potrebbe capitare di vedere il vostro amatissimo GrimFang sulla metropolitana, sopra ogni schermo, a ciclo continuato!
E con due ruoli: uno con e l'altro senza occhiali!
^____-


GrimFang

PS: due aggiunte dell'ultim'ora.
Mi sono anche aggiunto, a un certo punto, ai controllori veri! ^__^
Ci avevo parlato un po' prima, con uno di loro, e quando ripassando dopo poco mi son trovato davanti una "collega" in difficoltà le faccio
"Se vuoi anche se sono finto ti do una mano".
Credo non abbia ben colto il "finto", perché dopo mi è sembrata un po' confusa e imparpagliata, come i colleghi - a parte quello con cui avevo già parlato in precedenza che mi ha salutato dicendo
"Facce fà bella figura!" - gettando in una confusione ancora maggiore quelli che stavano con lui...
^__^
L'altra cosa sono le comunicazioni via radio all'interno della cabina.
Quando il famoso treno RA329 a Battistini non partiva per farci fare delle riprese, via radio s'è sentita una voce:
"Ma che cazzo ce frega a noi der cinema!"
^__^
Il fatto è che, come i camionisti, ogni conducente può parlare via radio con tutti gli altri treni in circolazione e con la centrale di controllo (all'occorrenza può escludere tutti e parlare solo con la centrale).
Bene, mentre stavo in cabina col mio angelo esplicatore, poco dopo aver appreso le tratte con la velocità di massima a 80 Km\h, dalla radio si sente un nitido, solare
"Waaaaaa-Hoooooo!!!"

^___^

E con questo è tutto.

giovedì 5 aprile 2007

Le tette, Biancaneve ed Anton Cechov - I - Le tette

(certo che scrivere questo dopo essere tornati dal cinema ed aver visto Un ponte per Terabithia...)

"Emergenza di tette"!
Virgolettato perché è una citazione!
^__^

Tempo fa, il mio amico F., di anni trentasei, in tal mirabile modo definiva, dando finalmente a me un senso compiuto a quella che era una percezione confusa, quella sorta di urgenza, di smania, che colpisce la gran parte della popolazione maschile; quella single anche più volte al giorno. D'estate o col caldo, poi, non ne parliamo nemmeno.
E qui, già potrei farvi notare che oggi era una bella giornata... ma sorvoliamo.
Concentriamoci invece su questo stato, che definirei di bisogno endemico: la 'palpatio urgens', nel quale si stabilisce l'equazione:
tette = pace

riferibile specialmente alla pace dei sensi.
Sotto diversi aspetti ha a che fare con quel concetto di 'obnubilazione dei sensi' di cui parlavo svariati post fa: ovvero il fatto che un paio di belle tette grosse riduce drasticamente la facoltà di ragionare in un maschio-tipo. La battuta
LEI: "Hey, la mia faccia è più su!"
LUI: "No, più su ci sono le tette."
è considerabile quasi un falso storico.
La tetta, la sua morbidità, accoglienza o la sua... come si dirà? Sodezza? Sodità? Vabbé, quello, è una parte anatomica importantissima per l'intero ciclo di riproduzione, proprio a partire dal fascino che emana, ipnotico, fondamentale alla seduzione. E' notizia recente che un matematico, credo inglese, abbia calcolato la formula che definisce la tetta perfetta.
Chiariamo: a ciascuna la sua tetta! Un seno che sta bene su una NON sta bene su un'altra, ed un seno grosso non vuole sempre dire che sia appropriato, per quanto statisticamente l'incidenza di un bel paio di bocce grandi sulla velocità di decadimento del pensiero maschile sia piuttosto elevata.
Quindi, donne dal seno piccolo o non troppo aggraziato, non disperate! Il vostro può essere un seno perfetto per voi, e la salivazione maschile (la quale ovviamente dipende molto dai gusti dei soggetti, i quali - grazie a dio - sono molto vari) potrebbe dimostrarsi comunque esondante anche se foste piallate. Senza che questo debba essere per forza di cose considerato un segnale di 'fame arretrata'. O atavica, addirittura.
Il seno come strumento per la seduzione, dicevamo.
Mi piace citare quanto disse Jacopo Fo, in uno dei suoi passaggi televisivi che riportava il contenuto di un suo libro.
Quando i nostri antenati discesero dai rami, iniziarono a comportarsi come tutte le scimmie di terra. Le relazioni, a quel tempo animalesche - è il caso di dire - prevedevano il tipico rituale dell'accoppiamento di tal fatta: la presa da dietro, oggigiorno nota come la pecorina. (Sarebbe interessante disquisire sul perché noi, primati, una cosa che fanno tutti gli animali in natura a cominciare dai cani la chiamiamo con un nome da ovini invece di, che so, la babbuina. Ma tralasciamo.) Tornando a noi, cioé a Jacopo Fo, è necessario chiarire un attimo la meccanica seduttiva dell'accoppiamento 'a pecorina' degli animali: la femmina, se non le va, non si sottomette, se vuole morde, e scappa. Prenderla di forza è difficile, perché bisogna sollevare le zampe e tenerla "inchiodata" al terreno - il che, considerato che i nostri antenati avevano le dita prensili, forse riusciva loro più facile. Fatto sta che, al contrario, quando il periodo era fertile e le femmine volevano essere ingravidate, tutto quello che dovevano fare era 'offrirsi'. Ovvero, mettersi prone e alzare il culo.
A questo segnale, fortemente visivo, il maschio intuiva che la giornata stava per migliorare e si prestava all'accoppiamento.
Le difficoltà cominciarono quando quegli antenati si trasformarono in homo erectus. (E sorvoliamo sui facili doppi sensi.)
Infatti, immaginate, i loro occhi non si trovavano più all'altezza del sesso femminile!
Generazioni di rituali di accoppiamento, radicate nel DNA, non avevano più valore: quando la donna era pronta ad accoppiarsi, continuava a mettersi prona e a mostrare il sedere, ma i rischi di non essere notata erano reali.
Dopo aver inutilmente tentato di sviluppare le proprie capacità di salto per portare il proprio culo all'altezza degli occhi degli uomini, l'intelligenza e la natura scelsero di fare un altro percorso. Fu così che le nostre antenate si misero a spingere, con intenzione, con forza, finché non uscirono fuori un bel paio di tette.
E fu allora che il primo uomo che se ne accorse, le fissò, ed indicandole esclamò
"Culo!"
fornendo continuità alla razza umana fino ai nostri giorni.
^___^

Fin qui Jacopo Fo, alla cui versione credo ciecamente.
Il fatto innegabile infatti è che ci sia un vero e proprio istinto animalesco verso le tette.
Non a caso, le tette grandi in particolare, stimolano l'istinto primario e primordiale in assoluto, l'aspetto animale profondo degli uomini, che è quello di mordere.
Non credo che qualcuno lo possa negare, forse i futuri sapiens sapiens sapiens lo trasformeranno in quello di palpare, ma per ora l'idea iniziale - fortemente correlata a quella di succhiare, cui siamo abituati da innata memoria dei nostri primi giorni - è proprio quella di addentare.
In emergenza tette, ti spuntano i canini da vampiro.
In fondo, le mani ti diventano come degli artigli, nello strizzare quell'abbondanza - e gli artigli sono fortemente correlati al mordere, atavico ricordo della caccia, del possesso della preda.
E' nella soddisfazione di questo istinto primordiale che la palpazione, più che la suzione, è rilassante.
Chiedetevi perché le cosiddette 'palline antistress' ricordano a tutti gli effetti morbide tette!
^__^
E' dunque una pulsione basilare, di sopravvivenza, essere attratti dalle tette.
Persino le donne, ogni tanto se le stringono tra di loro! (e a me va il sangue al cervello, ma questo è un altro discorso)
E sulle tette è dunque giusto dipingere, scolpire, scrivere poemi. Le tette contengono vasta parte della natura umana, nella sua radice profonda e animale. Sono uno specchio dell'inconscio.
Irresistibile calamita dell'attrazione maschile.
Chiedetevi ancora, in tal proposito, perché siano le tette della Paolina Borghese, ad essere scoperte, e non la coscia. Perché, nell'arte, la prima parte ad essere messa a nudo sia stata proprio il seno. Nella pittura, nella scultura, nella storia reale: le prime fotografie di nudo erano quelle. Le popolazioni dell'Africa, da millenni, mandano le donne in giro a seno nudo. Le amazzoni stesse erano chiamate "le guerriere dal seno nudo"!
Così, anch'io, nel mio piccolo, a suo tempo (al liceo) composi qualcosa per glorificarle.
Si era a lezione d'italiano, si studiava Dante in uno di quei giorni un po' afosi dal cielo coperto, che stimolano il sonno e la disattenzione. Quand'ecco che F.F., nel banco dell'altra fila alla nostra stessa altezza, compie il miracolo, e ci sorride, del tutto ignara del gesto appena compiuto. Io e il mio compagno di banco Valerio ci guardiamo strabuzzando gli occhi e cercando di trattenere le risate a valanga che ci venivano. Così, "in questo modo sollecitato", per dirla con Guccini, mi misi a scrivere il seguente testo.

VIVA MADRE NATURA

Io stavo nei pensieri miei assorto

Quand'ella stirò le membra sue

E nel veder 'l grandor di quelle due

Mi ritrovai di subito risorto.

Ah ! Pienezza delle forme tue perfette !

Miraggio glorioso e innato

Delizia dell'infante assetato !

Ah ! Purezza delle candide tue tette !

Sì forti e prepotenti esse sorgean;

Di sotto la camicia tua, sì stretta,

Munifica e meravigliosa tetta !

Il telo e la giacchetta esse spingean.

Oh, altare dell'amore di materna déa,

Luogo di rito ed onorificenza resa,

Due mani a coppa non bastano alla presa

Di due siffatte a invidia di Poppea .

Lode sia dunque a te, gioiosa donna !

Sì ricca di sembianze sì alterate !

Si spargan le tue lodi sì annunciate

Per le due poppe tue della madonna !

(notare gli endecasillabi)
Ma torniamo all'inizio del discorso.
E sottolineamo l'altra metà della citazione, ovvero la parola "emergenza", caratteristica pregnante del concetto.
Ho citato l'autore del mio riferimento, e va detto che si trattava di persona oramai convinta, a trentasei anni, di morire vergine.
Sissignore. Vergine a trentasei anni, mica bruscolini.
E non è poi nemmeno così impensabile, o raro, visto che più uno resta vergine più si riempie d'incertezze e di vere e proprie cavolate. Fino a che, pur essendo impossibile mettersi il cuore in pace - vuoi per il bombardamento di stimoli mediatici cui siamo sottoposti, vuoi per il fatto che in ambito maschile gli argomenti di conversazione sono, solitamente
90% donne
50% calcio (raramente altri sport)
10% vari interessi personali
e il resto in tutto quel che rimane (il 50% del calcio è perché parli di calcio e donne o parli di calcio e interessi personali)
- ci si rassegna, dicevo, a metterci una pietra sopra. A dimenticarlo, a negare che quello sia uno scopo per la tua vita. E allora magari sviluppi altre passioni, anche maniacalmente se vuoi, come il giardinaggio o lo sport o la violenza negli stadi.
E allora, ta-dah!, riguadagni in un certo senso la verginità mentale: la serenità con cui porti verso le cose, per quanto con un carico abissale di timori. Però, in ogni caso, se quando ti si presenta una ragazza non le salti più addosso cercando di scopartela - obbiettivo segreto quanto quelli di Pulcinella, vista la luce infernale che ti brilla negli occhi mentre parli di potatura e di giardinaggio - hai già ritrovato un notevole vantaggio.
E ti può capitare di trovare quella giusta.
Io invidio molto il mio amico F.
Ho appena chiuso un'enorme telefonata, come ci capita sempre, dove mi sono spaccato dalle risate, divertendomi a sentire che sta bene, e che finalmente ha trovato la donna per lui. Ma non lo invidio tanto perché, andando per gradi nel corso dei mesi e dando ad ogni cosa il suo giusto tempo, a fine marzo ha finalmente perso la verginità, superando una enorme quantità di paure.
E nemmeno perché, nella sua prima volta, ha scacciato per sempre i dubbi di non essere capace o di non esserci tagliato semplicemente raggiungendo la ragguardevole cifra di ben 5 amplessi!
No, lo invidio per la donna che ha trovato.
Amorevole, paziente, in grado di aspettare e di aiutarlo a superare tutte le sue ansie. Senza correre.
Dite la verità, mie care lettrici, voi non sareste riuscite ad aspettare così tanto.
Torniamo quindi al termine emergenza.
Potrebbe colorarsi di un non so che di disperato, ma qui viene il bello: per quanto sia un termine che attiene più al bisogno che al desiderio (e questo è male), si colloca in una sfera, in una sorta di limbo, tra le due esperienze. Non è completamente un bisogno punto e basta. E', appunto, un'emergenza, un allarme che suona. Lo stato di emergenza, non inteso come "pericolo" reale, ma come livello di allerta.
Ha, sì, una componente di bisogno famelico, quello di prendere immediato possesso dell'oggetto del proprio desiderio, ma ha anche un carattere giocoso, perché implica - applicato su questo argomento, ovvero le tette - un completo coinvolgimento dei sensi: occhi spalancati, mani pronte al tatto, salivazione in aumento!
^___^
"Emergenza di tette", quindi. Per indicare quello stato in cui spesso cado, che accosta ad un marcato ritardo mentale (anche nel senso letterale, che a capire le cose ci arrivi più tardi) i canini del conte Dracula e la salivazione del lupo davanti ai tre porcellini (i quali potrebbero ben essere una metafora di tali rosee rotondità).
Uno stato comune che, in fondo, non fa altro che riaffermare la nostra animale umanità.
Buone tette a tutti


GrimFang

martedì 3 aprile 2007

Questa merita un post

(rollo una sigaretta prima che sparisca il sapore del caffé)

Nella vita, capita a tutti di fare grosse stronzate.

Specialmente in quei periodi in cui ti senti molto solo, sei incline all'autocommiserazione e, insomma, sei semplicemente imbecille senza possibilità di ricorso.
Anni fa - e dico anni - mi capitò di attraversare un simile periodo.
Non sono sicuro del quando, ma credo fosse prima dell'affaire Chiara di cui sapete. Sapete... beh, quantomeno qualcosa.
Passeggiavo lungo le strade della mia città, del mio quartiere, a farla breve tornavo a casa, quando m'imbattei in una ragazza carina - beh, costeggiai sarebbe più appropriato, perché andavamo nella stessa direzione.
Vi giuro, non mi ricordo come ho attaccato bottone, è passato troppo tempo.
Fatto sta che andavamo nella stessa direzione, facevamo la stessa strada, abitava vicino a me. E tra una chiacchiera e l'altra l'accompagnai a casa, o almeno, al cancello prima del suo portone. Insomma, era stata una bella chiacchierata in un periodo piuttosto nero, e qualsiasi cosa positiva finisce che ti sembra chissà che.
Quindi ero abbastanza imbelle da cedere a facili entusiasmi e fare una grossa cappellata.

Io m'innamoro a vista.
Capita.
Capita soprattutto quando ti senti un solo disperato. O perlomeno ti riferisci pensando a te in quel senso. In breve, ci ho messo cinque minuti, ma anche meno, a dipingere quella povera disgraziata come la mia probabile futura ragazza, a cucirle addosso abiti del tutto immotivati, prima che indesiderati.
Sì, sto decisamente parlando di un sacco di tempo fa.
Queste cose le facevo al liceo.
Vi ho detto che l'accompagnai al cancello - lei abitava nel palazzo dietro al mio, quello che si vede da camera di mia madre, dove di fronte ci abita una quattordicenne che d'estate ha la simpatica abitudine di girare nuda per camera sua (poi dici i genitori) - e lei entrò. Solo che io rimasi un po' lì fuori a crogiolarmi nell'idea malsana che mi ero fatto e finii per tirare fuori il pennarello nero che avevo in tasca, infilare il mio braccio dentro al cancello e scrivere (suppongo malamente) al contrario (cioè all'interno del cancello, su di una sbarra larga, dove non potevo vedere)
"Chiara ti amo"
(eh, sì, triste sorte, anche questa si chiama Chiara; a questo punto questo nome è una vera e propria tara genetica)
(il corsivo ha un suo perché, vi racconterò)

Ovviamente, dalla seconda volta che l'ho vista - era troppo facile fare 1+1 - lei ha cambiato strada.
La cosa che mi feriva di più era rendersi assolutamente conto della mostruosità della mia personale idiozia - ma è anche di questo, che si cresce - e non potermi scusare. Non si può avvicinare una persona che ti fugge, legittimamente, violando ulteriormente la sua privacy. Quindi, la scelta più consona era ignorarla.
In fondo, mi son detto, mica la si becca tutti i giorni; ma nemmeno tutte le settimane! E in effetti le nostre strade non s'incrociavano poi così spesso.

E qui interviene il destino cinico e baro.
Già, perché la suddetta si trasferisce a vivere altrove. E dove?
Nel mio palazzo, chiaro!
^__^
Almeno, si trasferisce nell'altra scala, così non mi è mai capitato di dover prendere l'ascensore insieme a lei.
Ma è capitato, talvolta, di trovarci davanti al portone chiuso assieme, o di incrociarci nell'atrio davanti alle scale.
Dilemma: che fare?
Salutarla? Non salutarla? Ignorarla?
In ordine inverso, ho fatto tutte e tre le cose.
E in fondo mi son messo in pace, dato che la situazione sembrava essersi messa a posto, riazzerata a livello normale.
Beh, cazzo, son passati diec'anni! Quale donna è in grado di tenersi dentro un campanello d'allarme per un'esperienza simile per tutto questo tempo? (oddio, una volta scritta non sembra poi così impossibile...)
^__^
Ma senza dare il beneficio del dubbio, costituito dalla possibilità di crescita dell'altra persona, poi! Santo cielo, la gente matura!

E così arriviamo a oggi.
Complice lo stesso orario di metropolitana, complice la pioggia leggera, complice la di lei mancanza di ombrello e la mia al contrario opportuna presenza di catorcio parapioggia. E, più che complice, strategica invece la mia calcolata ascesa sulle scale mobili, come il mio posizionamento tattico pochi passi avanti a lei ed il mio saluto prima che affrontasse la pioggia da sola.
"Hai l'ombrello?"
Alla risposta negativa, proposta di viaggio assieme, chiacchiera sotto le gocce e silenzi imbarazzanti evitati con calma, dignità e classe (sul serio, però ^__-).
Talmente tanto che, parlato del lavoro - lei lavora in un'agenzia che gestisce viaggi-pacchetto soprattutto dalla Spagna - lei si è mostrata interessata al mio e, mentre parlavo, giunti sotto casa...
...è scattato l'invito a bere un caffè al bar, prontamente accettato.

^____^

E così, dopo decenni di guerra fredda, è giunto il disgelo.
Adesso, finalmente, se la incontro per strada o sul portone, la potrò salutare come merita.
Vostro,


GrimFang

lunedì 2 aprile 2007

Radio GF

Eeeeed eccoci tornati in ascolto, cari amici!
Qui l'orologio segna le ventiezzerocinque, in compagnia del vostro Grimfa N.G., sulle frequenze di Radio GF che non sta per Grande Fratello!
Aaallora, qualche news bruciante prima di calarci nella nostra top ten dei brani più ascoltati.
La prima, brucianta notizia, è che è naufragata l'ipotesi del vostro diggèi di andarsene da casa a vivere in una barca sul Tevere in compagnia di Erica!
Già già già, avrei dovuto aspettare un po' prima di dirlo in giro perché adesso sarà un casino spiegare i perché della notizia: anche se si riducono semplicemente al fatto che i genitori di lei non vogliono!
Peccato, amici ascoltatori, ci avevo fatto la bocca, e in finale se non altro quanto accaduto mi ha messo ad ogni modo nell'ottica di lasciare questo nido da cui ciabattando di computer in computer vi sfodero fuori le mie playlist! Ma non vi preoccupate, amici, continueranno comunque le mie messe in onda perché - almeno per ora - non la mollo questa radio!
Eee quindi il vostro diggèi se non altro ha ancora l'intenzione, ma non i soldi, per cercarsi un'altra sistemazione!
Maaaa passiamo alla seconda news, ovvero la gnocca!
Già, devo ringraziare Sara (tra le tante, quella con cui recito) per avermi fatto passare una gran bella serata venerdì ed avermi fatto conoscere Alessia, Adriana, Sara (ancora un'altra!) e Daniela! Yeeeaaahhh. Peccato che Alessia, la più interessante (e DAVVERO interessante) sia STRAfidanzata con uno di nome Arcangelo! Come puoi competere coi cherubini, dall'alto dei cieli, quando tu hai almeno tre gironi prenotati all'inferno?
L'unica è sperare nei fenomeni di overbooking!
Passando invece ad Adriana, che delle quattro è la più gnocca sul piano fisico - e pare molto intrigante su quello del fascino - beh, chi di voi verrà a Viterbo a Ludika 1243 potrebbe avere il piacere di conoscerla, visto che pare intenzionata a prendersi un banchetto per vendere le sue collane!
E infine Sara e Daniela, con le quali ho tirato le quattro e mezza di mattina giocando a Tokio Vite Precedenti, sono sicuramente ragazze alla mano e di piacevole compagnia: la prima più bassa e giunonica (mora) e l'altra più esile ed alta (bionda)!
Sissignore, venerdì sera ce n'era per tutti i gusti al B5 di via Bertani 5!!! Quindi non fatevi sfuggire le attività di questo magnifico posto che consiglio a tutti!
E se andate lì, salutatemi tutti, che sono miei amici, e dite che vi mando io, Grimfa NG diggèi!
Sabato sera, invece, cena ufficiale d'inaugurazione di un nuovo locale trendy a Monteverde vecchio, vicino a quelle mura da cui Mazzini entrò in Roma nel 1848... Addormentati in storia? Sissignore! Si tratta della "Casa della Gnoma", dove il vostro ha potuto assaggiare il famoso tiramisù alla fragola di Kulo, il noto chef-pasticciere! Ed era veramente buono nel nome dello chef! Il localino è piuttosto ampio e confortevole, un quarto piano studio-cameramatrimoniale-duebagni-atrio-cucina con finestre esposte a ovest e parquet nella maggior parte dello spazio, per soddisfare le curiosità dei miei ascoltatori architetti... Lì ho potuto mettere su i miei piatti, ovvero la "Mousse di ricotta e miele al peperoncino+finocchi e carote da usare stile pinzimonio"-sound ed il famoso "Accrocch'àLaKàsdekàn"-system, che fa l'effetto di un timballo di salsiccia-pepe-uovo-mozzarella-pangrattato! Ovviamente il vostro diggèi è stato molto apprezzato, più per il system che per il sound!
Ma la vera kikka in casa erano tre statuine della serie Spawn (spin-off) di McFarlane dritte dritte dalla favola del mago di Oz (cose così o così, per intenderci) o, beh, quantomeno da una versione piuttosto cupa.
(Tra l'altro, nella ricerca di notizie in proposito mi sono imbattuto in questo, questo, quest'altro e quest'altro ancora, Chuck Norris e quelle di Lost, persino questa, o questa, curiosità come questa o quest'altra senza contare i siti come questo, questo e infine quest'altro!)
Comunque, il clou della serata non è stata opera del sottoscritto, ma di una parrucca multicolore di proprietà dello chef Kulo - al posto del tradizionale cappello - e dell'accesissima discussione/dibattito tra Erika e Gab su "Second Life" e i perché della vita, nella quale si sono sostanzialmente scontrati un "perché no?" e un "perché no!". Impagabile il riassunto a beneficio dei non presenti, in quanto accortamente autoesiliatisi nelle cucine, da parte della responsabile dell'animazione, Miss Lalla.
Beeeeene!
Siamo dunque arrivati al momento della top ten della settimana?
No, dite voi?
Infatti!
Sorvoliamo sul pareggio tra Roma e Milan, e passiamo a parlare di qualcos'altro d'interessante!
Roma - Manchester?
Noooo.
Parliamo del notevole entusiasmo espresso dal Digia dopo aver letto il mio racconto RiLLico ("...carino...")?
Noooo.
Parliamo del ritorno in patria del suddetto, con annessi frizzi e lazzi e partite a Wii chez Deso?
Noooo. Anche se un plauso certamente va ai pasticcini portati da Sara che si è presentata con un'ora d'anticipo visto che io mi ero scordato di chiamarla per avvertirla che tutto era stato posticipato di un'ora!
Niente di tutto questo!
No, cari amici, il vostro diggèi, prima di propinarvi la solita top ten dei brani più ascoltati vi parlerà
di
cinema porno!
No, scherzo, quello riguarderà un post più avanti! Ooops, pardon, una trasmissione futura!
Per ora voglio parlarvi brevemente di


GrimFang