L'artista mescola il sangue con la terra, per generare sempre nuova vita...

Sarà sicuramente potente, la vita. Piuttosto dolorosa, a mio avviso, a volte sorprendente, sicuramente intensa, vibrante, indubbiamente da vivere. Sempre e comunque.

Sara Tenaglia

Terra, Pioggia, Fuoco & Vento

Terra, Pioggia, Fuoco & Vento
Fire cup

mercoledì 28 aprile 2010

Ciao, Furio

Ciao, Furio.

È un sole sordo

Questa mattina.

Muovo il mio muro

Verso i bordi quotidiani,

Ma non è giornata da pensare.

Non è giornata da muovere

Celere le mie dita

Sui battibecchi quotidiani

Tutto il transeat mi appare noia

Vuota.

Sterile.

Come si può essere allegri

Se anche il cielo piange?

Danza morbido con le nuvole

Il suo minuetto

Lanciando scie di luce

Sull’azzurro e il grigio.

Il pomeriggio mite

Mi accoglie come può

Ma sono estraneo

Distante

E non riesco a spremere la mia anima

Al di là della notizia

Che non ci sei più.

Misuro le mie scarpe

Su piedi da bambino

E ricordo commosso

Nicco che ti chiama nonno Fullo

E no riesco

No, non riesco

A scacciare quest’immagine

Di te

Che tendi le mani

Verso la gioia della tua vita

E sollevi lo sguardo nell’aria a pensare

Saettando la lingua e le parole

Pacate

E il sorriso dietro ai tuoi occhiali.

Fa male.

Fa male non riuscire a mettere distanza

Fra te e me, che ti ho conosciuto così poco

E ormai ti avverto mancante.

Cerco una culla

In una canzone dolente,

Ma scorrono come neve

Al caldo del mio dolore.

A novant’anni

Sei stato il bastone della mia giovinezza

Non io il tuo della vecchiaia.




Stamani, all'1:00, è morto Furio Scarpelli.

Non era solo il più grande sceneggiatore italiano, per me era anche e soprattutto il nonno dei miei nipoti.


GrimFang

venerdì 23 aprile 2010

Shopping!

Dopo tanto procastinare, mi sono sfavato i cabasisi - per coniare un neologismo - e mi sono deciso a muovere quel culo pesante e comprare qualcosina delle miriadi delle cose che mi servono.

L'ho messo anche come status su gmail, gongolando all'idea che qualcuno, come Erika ad esempio, possa totalmente fraintendere il senso di una simile affermazione: lo shopping per i maschi non è per niente simile a quello delle femmine! ^_^

L'altra sera godevo come un riccio nell'ascoltare Prince Faster a Radio Rock discutere dell'assoluta irresistibilità, per un maschio, di un negozio di ferramenta.
E citavano pure un negozio che conosco - e chi non lo conosce, a Roma - cioè Ferramenta Candia. Saranno millant'anni che sta lì.
E discutevano amabilmente del passarci le ore e dell'assoluta impossibilità di entrare in un simile paradiso del fai da te e del bricolage per professionisti e neofiti ed uscire senza aver comprato niente. A me, a dire il vero, non capita di sicuro di comprare una filettatrice come ha fatto Prince, o qualcosa che certamente non userai praticamente mai; sarà che sono ancora troppo giovane o poco addentro alle necessità di una casa - tipo una levigatrice, un trapano elettrico a batteria, un set di dodicimila cacciaviti a tutte le punte possibili più una.
Ma quanto comprendo bene questa situazione.
E' come quando entri in libreria: difficile resistere e non portar via almeno un segnalibro o un libricino millelire.

Ma non sono andato per shopping in ferramenta, e, anzi, ho comprato un paio di scarpe!
Tranquilli, non sto smentendo la premessa.
A parte che una donna, se entra in un negozio di scarpe, certamente non esce con un solo paio, soldi permettendo. Conoscete la scena: entra, fa impazzire la commessa, ne prova seicento e poi... Poi resta indecisa.
Mai visto una donna che alla fine è sicura di un solo paio.
E quindi, finisce col comprarli tutti e due, per mettersi il cuore in pace; e al massimo per potersi dire, ripetendolo tra sé come un mantra, "però forse erano meglio quelle altre", riferendosi genericamente a tre-quattro altri modelli che per capienza di portafoglio ha scartato.
Chissà, probabilmente questo è uno dei motivi alla base della preferenza femminile per gli uomini ricchi. Potranno sempre dirsi "sì, è un completo niente, ma almeno posso comprarmele tutte, le scarpe!". ^_-

Un maschio no. Uno come me entra da Cisalfa - dopo esserci capitato davanti per caso - perché pensa che questa volta non può ignorare che gli servono un paio di ginocchiere da usare per i trampoli!
E non è che ha un'idea precisa, un modello... entra e vede quello che c'è, e se proprio non fanno cagare, sceglie.
Poi però magari si ricorda che sono due anni che gira con le scarpe da tennis con uno sbrego laterale, e che continuamente pensa che un giorno o l'altro lo lasceranno scalzo.
Scarpe che poi, tra l'altro, ha amato tanto, al punto da decidere di non buttarle, ma di inchiodarle sui trampoli. Troppo comode e resistenti, adatte a ogni stagione; altro che tela grezza.
A tale scopo ero passato anche da Footlocker, negozio troppo fighetto per avere modelli funzionali, ma non di moda. E che prezzi, poi.
E se poi, da Cisalfa, noti delle scarpe che non sono proprio quelle che volevi (e ti maledici perché all'epoca dovevi capirlo e comprarne due paia, di quelle che ti piacciono tanto) ma un buon compromesso per l'uso teatrale e artistico che ne fai, beh, cacio sui maccheroni. E speri che ne saranno contente le spalle di Omar, perché hai scelto il modello con la suola più piatta che esiste.
Per chi non lo sa, io spesso e volentieri salgo in torre sulle spalle di Omar.
Sì, in piedi sulle sue spalle.
Ho trovato un perché al fatto che peso 50 chili.

E se nell'attesa che ti prendano le scarpe vedi una sweat-shirt del tuo colore preferito in offerta a 6 euro e 90, che fai, non la prendi?

E dire che tutto era partito in ufficio, dal ricordarsi che in edicola ho saltato un paio di numeri di qualche fumetto.
Metto in Google le parole "fumetteria, Roma" e guardo cosa c'è nelle vicinanze. Equivoco L'Olimpo del fumetto - dove poi ho rimediato l'1 di Valter Buio e il 6 di Rourke, ma non il 5 (che ora che vi scrivo mi accorgo di avere già, che culo), e confermato che non ho perso un numero di Cornelio - per il negozietto di fumetto nuovo/usato che in realtà dev'essere più verso Numidio Quadrato, scopro un negozio che non conoscevo e che puntualmente è chiuso, e me ne segno un altro paio. Già che ci sono, mi dico, vediamo se riesco a far percorso unico e raccattare un po' della roba che mi serve, tipo smalti e chine colorate per dipingere le miniature. Ma "miniature, Roma" tira fuori negozi d'arte che vendono icone, e devo precisare "miniature fantasy, Roma" e scartare i risultati che comunque mi parlano di fantacalcio e roba che sembra non entrarci un cacio.
Allora provo comunque con "articoli da disegno, Roma" e via così, segnandomi quello che esce in zona Tuscolana-Casilina-Torpigna.
E le scarpe proprio non le ho cercate!!!

Ma visto che uno comunque se la fa a piedi, ai negozi ci capita davanti.
E se no, chiede: a L'Olimpo del fumetto ho chiesto gli smalti per le miniature, e sono loro che mi hanno rigirato al me sconosciuto Gorla, praticamente dietro l'angolo. Un gran bel negozio di - guarda caso - articoli da disegno, che col ciufolo che mi era uscito su Google.
Sempre meglio chiedere! ^__^
Qui, gli ho ammollato, non senza un piccolo rimpianto nel cuore (e nel portafogli), 32 euro sull'unghia per dieci boccette di china colorata. Rimpianto, perché l'acquisto è dovuto solo alla perdita ormai conclamata della mia sacchetta grigia con tutte le chine (20 boccette), pennini e pennelli. CENSURA.
E meno male che mi sono trattenuto dal comprare gli smalti - almeno so che lì costano 4 euro a vasetto, e vasetto grosso, e posso fare il confronto col bilancino-braccino corto degli strozzini dei negozi di modellismo. E posso comunque chiedere consiglio a Gnottapan, che le miniature le decora, più che dipingerle.
Così come ho fatto da Cisalfa: in quella sede, divide il locale con ELDO, dove ho visto che con 120 euro ti porti a casa un hd esterno da 2 TB.
No, dico, 2 Tera.
Non credo di sbagliare se dico che l'hd Lacie da 500 GB che mi son fatto regalare a gennaio 2009 era venuto una cosa come 90. Poi dici come passa in fretta il tempo tecnologico. Dico solo che gli hd esterni da 500 GB che stavano in vetrinetta sui 50 euro, erano più piccoli del mio cellulare.
E avevano pure una linea di design migliore. -_-
Devo solo decidermi e sbrigarmi prima che entri in vigore la tassa Bondi - la simpatica tassa che ricade sull'uso possibile di qualcosa, non su quello reale.
Come a dire, ricarico sulla RCA il fatto che con l'auto potresti farci un incidente, buttarla a mare, darle fuoco, farci un attentato...
Evviva la genialità della gente al comando: vent'anni fa a Bondi gli hanno mandato un segnale radar, se ascolti bene la testa gli sta ancora suonando...

Quindi eccomi qui, soddisfatto (e sudato) per i miei acquisti sportivo-teatrali, fumettosi e hobbystici! Che poi, di miniature ne ho comprate altre (oltre le millanta già possedute e non colorate) un paio di mesi fa; oggi ho comprato le chine da passare sugli smalti (che mancano - quelli che ho più che secchi sono archeologia), i pennelli non so in che stato sono... ma poi mettersi sul serio a dipingerle, quella è tutta un'altra storia!
Un po' come la filettatrice di Faster...


GrimFang

mercoledì 21 aprile 2010

Una di meno

E' dura scendere dalla giostra e mettersi a guardare i propri sentimenti in mano.

Oggi, magari ancora stanco dalle nottate di poco sonno davanti al computer impallato o ai testi da scrivere per RiLL - spediti lunedì - per i quali non finirò mai di ringraziare Digia per la revisione, accuso ancora abbastanza quanto accaduto ieri sera, alle prove.
Con tutto che oggi sono anche andato dallo psicologo.

Ma è così. Quando di punto in bianco ti chiedi "Ma io cos'ho dato a questa persona? E lei che mi ha dato in cambio?" e la risposta è settanta a zero, allora c'è qualcosa che non va.
C'è qualcosa che t'impedisce, ti dovrebbe impedire di chiamarla "amica".
Pena lo snaturare completamente il senso del termine.
Non è nemmeno una buona conoscente, forse nemmeno una conoscente.

Anni fa, ho avuto modo di rigettare in faccia a Flaminia tutto il male che mi aveva fatto.
Mi sono sentito meglio, un uomo nuovo, diverso e migliore. Un uomo in grado di fare i conti con la propria cattiveria, anche con la propria cattiveria - volutamente ignorata fino a quel momento. Qualcuno che aveva imparato che rendere pan per focaccia - e non intendo occhio per occhio, ma quello sfogo che riesce a rendere la misura del proprio dolore - può toglierti un peso di dentro che altrimenti resterebbe lì, inamovibile. Un peso che lì non ci DEVE stare.
E, chissà, quella Flaminia rimasta in quella stanza dopo il torrente delle mie parole, ormai priva delle sue, ha anche trovato il modo di guardarsi nell'impietoso specchio che le avevo messo di fronte, e di diventare migliore.
Ma non è questo il caso.
Allora, io Flaminia l'amavo, o meglio, l'avevo amata fino a poco prima. Quest'altra no, nemmeno la considero. Allora, nella stanza in cui ci isolammo alla festa di Daniele, avevo voglia di sfogarmi facendole provare fino all'ultima stilla di dolore quello che avevo sentito io, di fronte alla sua sciocca presunzione, e presunzione d'innocenza. Ma Flaminia sapeva ascoltare.
Questa no.
E allora a che pro, parlare?

E quando quello stronzo del pub Overtime, che mi screziò per aver fatto notare alla di lui, diciamo così, bella che aveva il seno in mostra - evitando che qualcuno a parte me che l'avevo visto potesse insistere su quelle zone - perché non riusciva a pensar altro, nel suo cervello di tufo, che IO l'avevo visto, beh, persino con lui riuscii a trovare un aspetto positivo: devo a lui, al suo essere un pezzo di merda congenito, aver imparato ad apprezzare la vitalità positiva dell'odio, sull'altro piatto della piatta morsa mortale della frustrazione.

Ma qui no, nemmeno quello.
Sarà che sono stanco, che ne ho le palle piene di essere quello sempre buono e caro che non perde mai le staffe, che perdona tutto e tutti, che cerca di vedere sempre tutto bene, nel suo lato migliore. Basta dare alibi agli altri. Mi sono rotto il cazzo.
Se desideri aprire la testa altrui con una mazza da baseball finché materia giallastra sanguinolenta non ne scaturisca, c'è un problema. E non è un problema di martedì sera.
E' un accumulo, uno stillicidio di rotture di cazzo, di risposte sgarbate, offese, di favori richiesti e mai restituiti. E magari qualcuno a questo punto sa già di chi parlo o l'ha intuito.
Se vai in giro a petto scoperto a dare amore e ricevi indietro coltellate, no, questa persona non ti vuole bene.
Se quando anche solo per celia s'accosta l'immagine di noi non può fare a meno di denigrarti, non solo non ti vuole bene, ma nemmeno ti apprezza. Non ti stima.
Se chiede, chiede, chiede e non dà mai, non solo non ti vuol bene, non ti stima, non ti apprezza, ma ti usa.

E una che ti usa, non ti stima, non ti apprezza, non ti vuole bene, ma che cazzo la frequenti a fare?!?

Quindi basta, Valentina, adieu, io c'ho provato.
Scommetto che se ti chiedessi di nominare, ma anche solo di pensare, a una cosa che hai fatto per me disinteressatamente, non sapresti che fare. Ti guarderesti attorno smarrita, spaventata dal tuo stesso buio interiore.
Se ci arrivassi da sola, non ti sentiresti ferita e in dovere di reagire; forse smetteresti di ripetere sempre "IO, IO, IO" come un mantra nella tua vita, e forse, ma proprio forse, riusciresti a cagarti qualcun altro - non uno che conosci, non uno dei tuoi "amici", bada: uno chiunque. Uno che proprio non ti serve a qualcosa.
Ma a me non interessa, non più.
E se c'è una cosa che fa male è che non potrò fare a meno della tua presenza, perché, porcaccia la maledetta zozza lurida e finiamola qui prima di travalicare i limiti della decenza, te fai purtroppo parte degli aspetti migliori della mia vita.
Il teatro, Elish, e frequenti il mio migliore amico persino più di me.
E qui stendo un velo di censura pietoso per almeno quindici righe.

Non posso semplicemente tagliarti fuori dalla mia vita, come ho fatto con altri, magari col pretesto del non vedersi più, del non avere tempo: rischio di tagliare fuori quanto ho di più bello a parte la scrittura.
Quindi, mi tocca ingoiare rospi ogni volta che mi tocca di vederti.
Continuare a ripetermi io, come un mantra, che razza di merda di donna sei, per evitare di usare la mia pietà nei tuoi confronti, e ricadere nell'errore. L'errore di ritenerti una persona, degna di dignità.
Mi tocca stare male a me, nel forzarmi ad essere indifferente, nel sorridere di circostanza, in preda al terrore che - se non ti dico nulla, ma questo non è ancora detto - tu possa chiedermi "C'è qualcosa che non va?".
Perché corro il rischio di risponderti "A parte il fatto che sei una merda, stronza?".

Io non dirò cosa ha scatenato tutto.
L'evento è piccolo, minimale, e magari in quel preciso momento aveva anche ragione. Ma i pesci in faccia tutte le sante volte fanno male, e chiamano, urlano, necessitano in te che tu restituisca una tantum il piacere, ma a colpi di Capodoglio.
Anche se non è un pesce.
Quello che importa è togliersi dalla testa un'idea che si è scoperta semplicemente finta.
Io e lei abbiamo fatto questo e quello insieme, eravamo qui, lì, abbiamo un sacco di foto... Un sacco di foto. Ricordi zero.
Massì, qualcuno. Anche con gli sconosciuti capita di star bene.
Però, così com'è vero che l'amicizia si nutre di un passato comune, di avvenimenti condivisi, di pezzi di vita in cui ci si è accompagnati assieme, è pure altrettanto vero che condividere avvenimenti, avere un passato comune o essersi trovati a condividere dei pezzi di vita non significa amicizia automaticamente. Ci frequentiamo.
Come frequento il barbiere.

Certe cose fanno crescere, anche se fanno male.
A me, fa male e cresco. A te, se e quando te lo dirò o capirai, probabilmente ferirà solo la tua facciata, il tuo amor proprio: "come osa farmi questo!?". E romperai il cazzo come l'hai rotto e lo rompi a Gabriele - che ha avuto il senno di mandarti affanculo morbidamente eoni fa.
E questo mi conforta, perché a parte l'Anonima, anche lui condivide Elish e il teatro con te.
Lui ce l'ha fatta. Ce la fa.
Spero di farcela anch'io.


GrimFang

lunedì 12 aprile 2010

Stanotte ho sognato gli zombie

Non so se capita anche a voi, di iniziare la settimana convinti che sia venerdì.
Oggi è successo a me, al mio collega Americo e anche a Sergio - cosa notata grazie a una sbirciata su Facebook in orario d'ufficio.
E' quel tipo di 'cervello in bolla' che o si rifiuta di pensare che una giornata come il lunedì possa esistere, o che ha cancellato in simpatia tutto il weekend agganciando l'oggi all'ultimo giorno lavorativo della settimana scorsa. Il che è piuttosto brutto...
Oppure, come fa notare la barista Alessia, ho semplicemente dormito per 48 ore e quindi il cervello non ha avuto niente da registrare fra quando me ne sono uscito venerdì e il mio ingresso stamattina.

MA ne ha avute di cose da registrare.
Ad esempio, io venerdì sono uscito di qui ai limiti del deliquio.
Tanto per dirne una, era una giornata vuota, senza postazioni prenotate, da dedicare semplicemente alla chiusura, diciamo così, della settimana.
Giusto un paio di lavorazioni da controllare e comunicare, un paio di dvd da fare per le pre-visioni necessarie alla selezione del programma della Biennale di Venezia... facile.
Invece mi sono trovato alle quattro del pomeriggio con la collega che andava via e sei postazioni su cinque (!), ovverosia inclusa anche quella di servizio, occupate da gente intenta a vedere materiali; con un dannato dvd che non si voleva masterizzare (due copie frullate nel secchio); con un dvd inventariato male ("Sturmtruppen 2" al posto di "Sturmtruppen") che mi costringeva a inserire un riversamento da pellicola in fretta e furia per l'inizio settimana a venire, che a sua volta significava rifare daccapo tutto il calendario perché ero costretto a spostare due lavorazioni-Moloch che fino ad allora ero riuscito ad evitare; e, ciliegina sulla torta, a combattere anche con la pulizia della banca dati in vista della migrazione nella nuova - una cosina da 14700 righe per una ventina di colonne di foglio Excel che dev'esser pronta al meglio possibile per il 3 maggio... il tutto col computer rallentato dai programmi per la masterizzazione, ovviamente.
Ho visto una chiocciola doppiare l'hard disk per due volte...

Quindi, giustamente, dopo aver postato il secondo calendario delle lavorazioni - come da tradizione l'ho dovuto cambiare proprio subito dopo aver premuto il tasto invio a tutti - nell'arco della medesima giornata, corredandolo come di consueto del mio informale sarcasmo per cui sono inviso ad alcuni e ben visto da molti colleghi, sono uscito dall'ufficio con in testa ben chiaro che volevo arrivare alla mattina di sabato completamente immemore del venerdì.
E forse è per questo che sono convinto che oggi sia il giorno sbagliato.
Comunque, l'agenda degli impegni per venerdì non finiva lì.
Ore 21: riunione di Elish a casa nuova di Vania.

Casa nuova di Vania e Valentina (la sua ragazza) è, semplicemente, fantastica.
Al Pigneto, dietro un moderno cancello si trova una recinzione in metallo che ha tutto l'aspetto del ranch, dietro il quale un ameno giardinetto accoglie un barbecue e due sedie e conduce sino a una veranda - da cui parte una scala a chiocciola strettissima che porta sul tetto - e alla porta finestra che conduce in casa.
Dentro, arredamento modernissimo.
Subito a destra, sotto alla finestra, la scrivania coi computer e il router. Poi a destra una lunga parete con libreria a scaffali e un divano letto a metà e una seconda scrivania / tavolo da lavoro. A sinistra invece una libreria colorata, e poi, dove il muro rientra di parecchio, il 'vano' cucina - lungo tipo un metro e ottanta... anche lì, tutto moderno, con piano cottura in acciaio, ampio spazio sui fornelli eccetera. Sulla parete di fondo, invece, un tavolo tipo bancone da bar, molto alto e con gli sgabelloni davanti - anche qui, legno e ferro.
Poi in fondo un micro corridoio che portava a destra al bagno e a sinistra alla camera da letto, larga come mezzo salone, con un letto a due piazze e due grossi armadi sistemati uno di fronte al letto e l'altro dietro, di modo che fra i due si creasse la zona guardaroba... 0__0'
E da lì c'era pure una porta finestra che dava su di un 'balconcino' (a pian terreno?) che non ho visto.
E ora, la chicca.
Salendo la scala a chiocciola all'esterno, si arriva sul tetto, che è piatto e piastrellato, dove c'è un tavolo e un ombrellone, e dove la sera d'estate si sta sicuramente da dio!!!
Una casa spet-ta-co-lo-sa.
E il tutto senza considerare che hanno 4 ragazze 4 come uniche vicine!

^__^

La riunione non è stata molto fruttuosa - eravamo tutti stremati, ed in più distratti dal fatto che il buon Renato era stato messo da Vania a combattere con la connessione internet del suo computer, perché quello di Vale si connetteva e il suo no.
Morale della favola, alla fine non si connetteva nessuno dei due, e gran parte della serata è passata ridendo all'idea che l'unica cosa detta da Vale prima di andare a cena con un'amica era stata
"Mi raccomando, guai a voi se mi perdete la connessione!"
Quindi, ridendo come pazzi della sfiga, e sinceramente cercando di riparare al danno commesso, abbiamo passato gran parte del tempo aspettando il ritorno di Vale per goderci la scena.
Ed il bello è che quando è tornata si è rimessa a sedere e si è connessa!!! ^__^
Ma la cosa assolutamente geniale è che non avrebbe dovuto connettersi.
Non era possibile.
Perché se tu hai un abbonamento flat con Libero, non puoi connetterti usando il link e la password di Alice. Che valeva a casa tua precedente, a svariati chilometri di distanza! ^_^
Davvero, avreste dovuto vedere la faccia di Renato, mentre cercava di spiegare alla serafica Valentina che continuava a indicargli lo schermo, che semplicemente, non è possibile. E quando poi anche la connessione di Vania ha funzionato, un attimo prima che alzasse le mani e dichiarasse la casa "La Lourdes dell'informatica" e prospettasse frotte di pellegrini col modem in mano uscire miracolati da lì.
Ad ogni modo, la battaglia per le connessioni vedeva me e Federicone in disparte - lui perché stava svaccato sul divano, io perché mi dedicavo alla pulizia e formattazione del vecchio 486 sul tavolo di lavoro - sparare cazzate a manetta usando i termini che ogni tanto volavano fra Gab e Renato, sotto lo sguardo preoccupato di Vania: così, ad esempio, "...inserisci il MacAddress" diventava per noi lo spunto per inventare la faida western fra la famiglia McAddress oriunda scozzesse e il clan O'Router, irlandesi, che si battevano da secoli per l'accesso alla Fonte; e per i furti di bestiame, dato che i primi marchiavano le vacche con la mela della Apple [Gab ha chiarito che Mac sta per machine e non per Macintosh, ma il computer di Vania era un Mac, quindi...] e i secondi ci mettevano sopra la @ che mascherava il marchio avversario... e poi Net O'Work che come Clint Eastwood in "Per un pugno di dollari" si vendeva da una famiglia all'altra...
Cazzeggio puro.
E cibo, cibo, cibo.
Renato aveva portato una mozzarella di bufala del Caseificio a testa, poi c'era la pizza bianca e ripiena, la pasta al pesto, la pastiera portata da Vale dalla sua patria natia... e i coglioni di mulo di malta cioccolatosa che grazie a dio non ho assaggiato, sennò col cavolo che stavo qui a scrivervi.
^_^

Il sabato, invece, era la giornata destinata a concludere la partita di ruolo.
Due parole per chi, fra i miei lettori, non lo sapesse: si tratta di quella che reputo una fra le migliori storie che abbia creato. E' una derivazione di Elish, possibile futura nuova ambientazione, che io e Federichino abbiamo creato in una notte di tanti anni fa e che, per assoluta colpa e negligenza di entrambi, ci siamo poi parzialmente scordati.
In una sera, avevamo tirato fuori tutto il manuale, almeno, per quanto riguarda l'ambientazione. Pieno di dettagli poi perduti, ma ben fisso e vivido nell'immaginazione da restare lì ad assillarci, a chiederci di essere fissato, giocato.
Cosa che, appunto, è sgorgata da sola quando ho ascoltato la musica giusta: il doppio cd dei Nightwish, "Dark passion play". La prima traccia, 11 minuti, era la descrizione perfetta per la chiave di volta di un'avventura - le altre sono scivolate leggiadramente al loro posto senza troppa fatica, e il tutto in accordo col ritorno pasquale del Digia.
Purtroppo - come al solito - nemmeno questa, giocando due volte, siamo riusciti a finirla. =(
Galeotta, stavolta, la macchina di un'amica di Surya, che è venuta a giocare la sua prima partita di ruolo proprio sabato. Il fatto è che la doveva restituire alla legittima proprietaria, e siccome era in macchina con me non è che potessi costringerla a dar buca all'amica.
Così, sabato sera abbiamo chiuso la seconda parte.
Ed ora, a maggio, si giocherà la terza, che va a finire che mi tocca rimpolparla un minimo, sennò ci sediamo e finiamo quasi al volo (anche perché molti dei punti salienti sono andati con questa).
La storia - e lo chiedo a quanti di voi hanno giocato o letto il riassunto - è degna di un romanzo.
Di quelli che vendono. ^_-

...ma a me mi pesa il culo... =)PPP

Sabato, tra l'altro, il mio cellulare era defunto, per cui non ho letto i tremila messaggi di mia madre (che quando le dici "forse vengo" lo interpreta come "vengo non so a che ora" e se non rispondi non è il cellulare che è scarico, sei tu che sei morto) né quello di Gab che mi avvisava che veniva a dormire a casa.
Quindi, quando mentre dormivo ho sentito la porta che si apriva, ho visto fuori la luce ed ho pensato che fossero le nove ed era arrivato Gab chissà perché. E quando verso mezzogiorno l'ho sentita di nuovo, ho pensato che se ne fosse andato.
Invece la prima volta era Gab che arrivava alle cinque e mezza di mattina, e la seconda erano i suoi genitori, che mi sono trovato davanti mentre andavo al bagno e Gab se la dormiva della grossa.
Insomma, casa invasa per lo sgombro definitivo di materiali accumulati nella stanza, in vista a) del trasferimento ivi di Gab (era ora) e b) dell'arrivo dell'amico americano del fratello di Gab, che si fermerà un po' da noi.
Tra l'altro, c'era pure il fratello di Gab.
Quindi, la mia sacrosanta doccia l'ho fatta lo stesso, mi sono rasato e vista l'ora che s'era fatta, mi sono messo a sentire la partita alla radio, mentre giro su web.
Leggo: "L'inter pareggia 2-2". Capisco perché Simoncione m'abbia cercato alle 23 della sera prima.
Sento: "Gol di Vucinic!" (oviamente non così calmo, Rete Sport fa delle cronache passionali).
Penso: "Oddio, siamo primi, se vinciamo così siamo primi!"
Sento: "Gol di Cassetti!".
Penso: "OMMIODDIO!!!".
Sento: "Gol di Tiribocchi!".
Penso: "Cazzocazzocazzocazzo..." e mi gioco le coronarie per quindici minuti.
A fine partita mi sento leggero e felice come una Pasqua: siamo primi, e possono riprenderci come e quando gli pare, e alla Lazio non gli sembrerebbe vero di batterci domenica prossima nel derby e magari di finire pure in B, ma avendoci tolto lo scudetto. Ma 'sti cazzi, ora siamo avanti noi e tocca agli altri inseguire, e a noi non sbagliare. E se reggiamo fino alla fine...
SE...

Così, la domenica vola senza far nulla, solo riposo.
Niente impegni, niente scadenze (che ci sono, ma non le ho volutamente considerate, RiLL in testa), mi sono preso tempo per me senza pensare.
E la sera, io e Gab ci siamo sparati pasta al sugo e arrostino di Pasqua (io) dritto dritto dal pranzo con mio zio, bello croccante... gnam! Il tutto mentre vedevamo quel gran film che è "Non si uccidono così anche i cavalli?" di Sydney Pollack.
Poi cazzeggio su internet fino a orario limite - sempre sei maledette ore di sonno se il computer s'impalla - e quindi ninne...

Ninne...
E proprio non mi spiego perché, sentendo caldo sotto al piumino, quando mi sono agitato tornando alla veglia, per mettermi qualcosa addosso e dormire SOPRA alle coperte, io mi sia reso conto che stavo sognando zombie.
Meglio, stavo sognando una macchina, con una donna bionda e qualcun altro, che tornava a un palazzo, percorrendo viali alberati deserti, ma proveniendo da una zona un po' più caotica, e questa donna che entrava nel palazzo - sapendo che lì c'erano gli zombies. Tra cui c'era suo marito. E tra cui c'era suo figlio, che zombie non era!
Perché i miei zombies erano assai più terribili di quelli che ci fanno vedere.
Perché questi si nutrivano di carne umana, sì, ma non perdevano del tutto intelligenza e sentimenti: il bambino stava col padre, come normalmente si starebbe in una famiglia separata. Ma assieme a lui stava col branco di zombies... E magari il padre gli preparava il latte mentre a tavola si mangiavano una gamba umana... E lui se ne stava a disegnare su un tavolo mentre gli zombie ondeggiavano in salotto senza sapere che fare.
E questo favoritismo, certo non lo facevano alla moglie - vuoi perché lei cercava di recuperare il bambino, e quindi era una minaccia, vuoi perché semplicemente era l'estranea, o la preda, o non c'erano buoni rapporti col marito neanche da viva.
E poi non so, la donna entrava, gli zombie uscivano da porte e ascensori, lei finiva sul tetto, vedeva il bambino dalla velux, cercava di tirarlo via, il padre se ne accorgeva e andava a fermarla...

Poi non so.
La razionalità della semiveglia ha preso il sopravvento e tra l'altro ha fatto finire la cosa in maniera più plausibile e assai, assai peggiore di quanto avrebbe potuto farlo il sogno - che in genere salva tutti.
E m'ha lasciato così, con l'impressione cupa di qualcosa andato a male.

E la secca sensazione di aver già fatto un sogno simile - stessa donna, macchina, palazzo, ascensori, scena sul tetto - ma probabilmente SENZA gli zombies...


GrimFang

sabato 3 aprile 2010

Era da un po' che non mi capitava...

...di fare le 4.40 di mattina e di svegliarmi alle 15.46.
^_^

Galeotta è stata la decisione di andare comunque alla festa del CSC a Le Carrozzerie, locale di merda con musica conseguente.
Le feste del CSC fanno praticamente sempre cagare, si beve, in genere si chiacchiera fuori dal locale - perché dentro è impossibile - e si tappezzano di ormoni i vestitini eleganti di tutte le numerose belle figliole presenti; in generale, rimediando poi un mal di testa di discreta entità, un vuoto nel portafogli di cui avresti fatto volentieri a meno, e un eccesso di testosterone col quale si può rifoderare il cofano della macchina corazzando la testata.
Quindi, perché andare?
Non avevo voglia di ballare, né di bere, né di farmi il sangue amaro sulle giovani puledre che paccano con i tizi più insipidi su cui tu abbia mai posato gli occhi. Però...

Però Paolo L (la L sta per L'ennesimo, ma il soprannome è Pablito) e Andrea avevano già avuto una buca da me martedì per andare al cinema.
Però Pablito, Andrea e pure Michael avevano insistito, e, insomma, ci sarebbero andati non dico tutti, ma veramente tanti. E di sicuro non tutti per la musica.
Però Valentina, la mia collega, mi aveva chiesto se io andavo (poi non è venuta).
Però ci sarebbero stati un sacco di 'novellini' che non mi hanno mai visto fuori dal lavoro, e poteva essere l'occasione di togliermi l'etichetta di "quello che sta in videoteca".
Però tra loro ci sarebbe stata forse Chiara, bellissima ragazza acqua e sapone (che c'era - ma avvinghiata ad un tipo per tutta la sera), e forse Teresa che quest'anno finisce (che non c'era).
Però da quel giorno partivano tutti per le vacanze e non li avrei beccati per un mese.
Però non potevo continuare a dirmi che non li conosco e non li vedo fuori dal centro, se poi non vado nemmeno alle loro feste.
Però era veramente troppo tempo che il culo pesante mi teneva a casa senza farmi uscire. Ma proprio uscire di casa punto e basta.
Senza per forza dire "mi vado a divertire".

Insomma, vaffanculo - decido - stasera ci vado, e all'inferno tutte le remore su quello che devo ancora fare, oggi o domani!
E se è una festa di merda, non faccio un cazzo tutta la sera e mi sento pure male, pazienza!

Era proprio una festa di merda.
Iniziava alle 23, ma stavolta mi son ben guardato dall'arrivare in orario. Tra l'altro, ho traccheggiato tantissimo perché - giuro! - non avevo niente da mettermi.
Lo so, è allucinante, è tipicamente femminile, ma in fondo son convinto che in questo sia avvenuta la mia lotta col lato pesante di me stesso che voleva farmi rinunciare.
Quaranta minuti per scegliere un cazzo di vestito.
Vabbè.
A mezzanotte e mezza ero lì fuori, piuttosto deciso a non entrare: 'sti cazzi del bere e del rumore, tanto se resto fuori li becco tutti uguale.
E in effetti c'era un boato di gente fuori: arrivo, saluto, vengo salutato, combatto con me stesso sul se darmi un tono o fottermene allegramente - e grazie a dio vince la seconda.
C'è una chiazza di sbratto vicino al muro, e uno dei ragazzi di produzione - proprio il classico ritratto del bravo ragazzo educato, e anche un po' presuntuoso - appoggiato al muro con lo sguardo estraneo da sé, come se guardasse la Madonna senza capire chi lei sia. Dopo ho saputo che il rigurgito era suo, ma a priori sarà da me perculato a morte al suo rientro dalle vacanze! ^_^
Comunque, ce n'era più di uno decisamente alticcio. E fuori girava una boccia di buon Carrettiere.
La cosa più bella è stato un dialogo tra Pablito e una ragazza di fotografia di cui al momento mi sfugge il nome: lei si lamentava di una giornata, quella di giovedì, passata tutto il tempo a lavorare, poi la sera a casa sua c'era una festa che aveva giocoforza dovuto accettare e durante la quale aveva passato il tempo a reggere la testa dei vomitanti - ovunque in giro per casa. Tra l'altro, di 8 anni più piccoli, visto che lei ne ha 28 (considerata un'aggravante per quel che riguarda sia la capacità di reggere l'alcol che per quel che riguarda le sue scarse possibilità di divertimento). Tutto questo per alzarsi il giorno dopo presto a tornare al lavoro, per poi, al rientro a casa, essere accusata dai coinquilini di 'scarsa collaborazione' alle pulizie.
No dico, faceva lei, non volevo la festa e ve l'ho fatta fare. Ho passato il tempo a pulire gli sbratti. Ho delle giornate di merda e voi mi cazziate pure???
Non so da dove mi sia venuta:

"Ma di che ti preoccupi? Lo diceva pure Dante 'non ti curar di lor ma guarda e passa'... Se loro hanno una testa piccola così, il problema mica è tuo. Perché farti il sangue amaro?"
"Ma che cazzo" - risponde - "sono i miei coinquilini! Sono andata a vivere da sola..." - e aggiunge qualcosa sul vivere con la famiglia, che ora non ricordo bene.
"E perché, in famiglia non era lo stesso?" - ribatto, angelico. E mi godo lo spettacolo delle sinapsi che scattano e della sua espressione interdetta.
"Ottimo argomento!" - afferma Pablito, e mi godo soddisfatto il successo.

Irene, seduta col ragazzo - lui veramente brillo - mi chiede a bruciapelo una barzelletta sconcia. Mi prende in contropiede. Davvero non me ne viene in mente nessuna, e sì che ne so.
Alla fine, racconto quella del bordello coi due "lo famo strano" e il passante.
Lei ridacchia - e ringrazio l'alcol che ha bevuto, perché l'ho raccontata malissimo - lui proprio si vede che sorride e non afferra, mentre ripete a bassa voce l'ultima parola, cercando di capire.

Dopo aver cincischiato ancora un po' fuori, Pablito mi convince ad entrare. Ero un po' preoccuopato perché i tizi all'ingresso avevano la lista degli invitati e io non avevo confermato; e siccome avevano tutta l'aria degli stronzi... Ma Pablito mi fa passare come "+1" dopo il suo nome.
Dentro, 8 euro con consumazione - prenderò un vodka lemon che mi durerà per la serata - e poi 3 euro di guardaroba per mollare la giacca.
Tra la cassa e il guardaroba, tre tizi sconosciuti mi mettono in mezzo scambiandomi, davvero o apposta, per qualcun altro: mi accerchiano, mi sciacciano tutti entusiasti e parzialmente bevuti, e alla fine uno di loro insiste pure a chiedermi com'è andato l'esame di statistica.
Vorrei cordialmente ucciderli.
Del tipo scusi-permesso-coltellata-c'era prima lei.
Sarebbe abbastanza per farmi prendere a male la serata, ma dalla mia c'è il vantaggio di non avere scientemente aspettative, a parte quella di farmi due chiacchiere se possibile.
Dentro, è impossibile.
La musica - di merda - è elettro-bombapesante-noise-swaap-accennodibranofamosodeturpatodalsequencer-friiz-bzooow sparata a volume allucinante. E dopo un po' scopro il criminale chi è, sempre il solito diplomato in regia del centro - con cui ho anche fatto uno dei miei corti migliori - ma che dal punto di vista musicale dista da me quanto il mio culo da Betelgeuse.
Quindi la chiacchiera, dentro, si riduce a commenti brevi urlati all'orecchio.
Ma c'è subito una nota positiva: c'è Tambu, amico e studente di regia, perennemente single per sfiga, direi, visto che ha un carattere dolcissimo. Certo, non è un Adone, ma ha il suo perché. E' un po' che cerco di presentarlo a Momo - non tanto per fare la mezzana, quanto perché gli piacerebbe sicuramente come persona. E poi c'è Valeria, Yael, Alessia, Mauro... insomma, la compagnia è buona.
Pablito e Andrea me li perdo quasi subito; invece becco Trotti e Trotti: la prima mi fa un sacco di feste, la seconda conferma di possedere ancora il più bel culo su cui abbia mai posato gli occhi. Un culo che, quando lei cammina, non parla: scrive encicliche.
E in quattro e quattr'otto, finisce che ballo pure.
Sapete com'è, quando non hai un cazzo da fare e c'è la musica - per quanto brutta...

E capita persino il momento del cerchio in cui si viene tirati a turno al centro - grazie a dio su di una tripletta di Fatboy Slim non remixato - e faccio i miei due passi senza nemmeno accusare troppo il fiatone.
E poi, le feste che mi fa Valentina la rossa che corre a buttarmi le braccia al collo, e non solo lei, che fa dire a qualcun'altra dietro di me (non ricordo chi fosse)
"Però. E' bello essere accolto così!"
"Bellissimo!" - rispondo sorridendo voltandomi un momento.
E in fondo, ma anche in superficie, sono contentissimo che mi vogliano bene. Magari non declinato al meglio, ma mi vogliono bene. ^_-

Insomma, alla fine mi diverto.
Nonostante la musica, l'orario, il costo, l'alcol, il ballo, mi diverto e non mi sento male.
E quando ci buttano fuori, ci buttano fuori. Carlo mi chiede di riportare a casa Valentina - un'altra ancora - e Antonio mi chiede uno strappo. Antonio prima o poi ruberà il posto a Ghezzi, lo so; se non si metterà a produrre cinema sperimentale di contenuto.
A me non andrebbe ancora di tornare a casa. Si staziona fuori, la gente è ormai poca, ci intimano di non far caciara.
Martina la bionda se n'è già andata, e un po' mi maledico chiedendomi perché non ci provo con un amore come lei - che tra l'altro mi fece un bel po' di fotografie che non mi ha mai fatto vedere - e che era anche il direttore della fotografia del penultimo corto (o l'ultimo?) che ho fatto.
Su Alessia, più o meno dovrei metterci una croce sopra, con rimpianto; mentre Ilaria, chiacchierandoci assieme a un altro, ha rivelato di trovarsi sentimentalmente libera. Persino Valentina la rossa sembra avere un mezzo qualcosa con Francesco, che è un amico e quindi piedi di piombo.
Insomma, tonnellate di donne e, sì. Come mi aspettavo ho corazzato la testata della macchina.

Riaccompagno a casa prima Antonio (Pigneto), poi Valentina (Subaugusta).
E lei mi sorprende. Mi chiede come va a teatro. Io non ricordavo di averglielo detto.
La chiacchierata è piacevole, resto a guardare che entri nel cancello senza pericolo. Una sana abitudine che ho preso e che mi fa sentire galante.
Poi torno tranquillo a casa, alle 4 e tre quarti.

Il giorno dopo mi sveglio alle 15.46, coll'urlo di quelli del piano superiore per il gol della Roma.
Mi ascolto a razzo il resto della partita, e già che ci sto controllo la posta e facebook.
Ho una richiesta di amicizia.
Valentina.


GrimFang