L'artista mescola il sangue con la terra, per generare sempre nuova vita...

Sarà sicuramente potente, la vita. Piuttosto dolorosa, a mio avviso, a volte sorprendente, sicuramente intensa, vibrante, indubbiamente da vivere. Sempre e comunque.

Sara Tenaglia

Terra, Pioggia, Fuoco & Vento

Terra, Pioggia, Fuoco & Vento
Fire cup

lunedì 5 febbraio 2007

Metti una sera sul 46...

Tra le piccole soddisfazioni della vita può certamente annoverarsi quella di rendere pan per focaccia.
Per carità, niente di eccessivo: il semplice rintuzzare una provocazione, una risposta sgarbata, una presa in giro con - per dirla col mitico Igor di frankenstein Jr. - "calma, diginità e classe".
Già, perché è proprio il farlo con calma, dignità e classe che ti eleva al di sopra della mischia; e più è spietata la tua ironia, più lascerai i tuoi "avversari" privi di parole, annichiliti nella sconfitta. ^__^
Perché vi parlo di questo? Perché, per me, uno dei piccoli piaceri della vita è usare al meglio delle mie capacità la conoscenza, anche approssimativa della lingua. Come?
Bene, molti di voi hanno studiato più di una lingua, al liceo. O almeno l'inglese. Io invece ho fatto inglese, francese e poi spagnolo all'università. In più, ho arricchito il mio vocabolario con qualche termine dell'idioma germanico, del russo, del portoghese giusto per dirne alcuni.
Beh, diciamocela tutta, il motivo fondamentale è per rimorchiare. O quantomeno abbordare le splendide straniere che viaggiano per la capitale.
(Cosa poi avvenuta in treno per una francese che ho scarrozzato in giro per Roma e poi non ho più visto - Titi la colombiana non conta perché parlavo in italiano)
Ma può capitare appunto, di poter usare anche il talento del saper prendere, e poi dare alle parole, l'accento giusto, il tono quasi da madrelingua...
Ma vi state macerando dalla curiosità, spero.
Ecco, vi prego di tenere a mente, sullo sfondo del vostro cervello, le volte in cui siete andati all'estero voi. Perché in fondo, questa storiella ha anche una morale, o quantomeno una lezione.

Ho preso il 46 da Piazza Venezia, sedendomi nello spazio con quattro sedili, quello verso il fondo delle nostre care vetture Atac. Avevo l'ingombro della borsa per cui l'ho poggiata tra i miei piedi, per lungo - visto che i progettisti di simili veicoli per guadagnare spazio han progettato la zona tra quei quattro sedili come se vi dovesse camminare solo un equilibrista - lasciando spazio per i piedi del mio eventuale dirimpettaio.
Così, l'autobus è partito, ed io mi sono immerso nel godimento delle luci notturne di Roma. Ovviamente, trattandosi del 46, non potevo nemmeno provare a sperare che i posti vicino a me sarebbero rimasti vuoti fino alla fine.
Infatti, i tre restanti posti vengono occupati dalle tre femmine di una famigliola straniera di quattro persone, con l'uomo in piedi a parlottare con le due adulte più vicine, mentre la più piccola si godeva il tragitto interloquendo vivacemente con gli altri.
Il fatto è che - con la borsa in quella posizione - le mie gambe erano piuttosto larghe, e la matriarca che mi sedeva a fianco fin da subito ci si è praticamente appoggiata sopra. Visto che sembrava non dare affatto fastidio - dato il tono allegro della loro conversazione e la difficoltà di ripescare la borsa da quello che adesso era un meandro di gambe - ho fatto finta di niente ed ho ignorato.
Senonché, dopo pochissimo, sento da lei pronunciare il termine "nonchalantza".
Ora, è particamente identico al termine francese, e fin qui ci siamo, ed è più che plausibile che significasse la stessa cosa: anche noi abbiamo termini come "bar", eccetera, come lo stesso "nonchalance" anche se lo diciamo alla francese.
E questo ha attirato la mia attenzione. In più, puoi essere straniero in terra straniera, parlare ugrofinnico in terra aborigena, ma in te scatterà sempre per un micromillesimo di un istante il timore che quello di fianco a te possa capirti.
E cambi tono di voce.
Beh, forse devi essere allenato, ma io lo capisco.
Ed hanno cominciato a fischiarmi le orecchie. Ma ho continuato a far finta di niente, pregustando il momento (l'ho già fatto tre volte, 'sto scherzo: a tedeschi, olandesi e portoghesi) di una mia eventuale vittoria...
E loro hanno continuato a ciarlare, ciarlare, ciarlare, ridere e ciarlare. Una bella famiglia, dopotutto.
Ma io avevo il radar acceso: mi bastava una parola, una singola parola per capire di dove erano. Parlavano fitto, svelti, una lingua che non conoscevo. Di dove cavolo erano? E avrei conosciuto poi una parola utile al mio scopo in quell'idioma?
Ed ecco l'augusto genitore interloquire interrogativamente con una delle donne.
"Da?"
Russi.
Non parlo un ciufolo - e tantomeno lo capisco - di russo, ma avevo la mia parola.
Gongolante, continuo il mio tragitto pregustando l'arrivo della mia fermata. Calcolando come e quando pronunciare la mia parola.
E la mia fermata arriva.
Mi alzo, raccolgo strattonando tra i piedi la borsa, loro gentilissimi si fanno da parte - proprio quello che aspettavo - ed io, passando
"Spasziba"
[Grazie].

Provate solo ad immaginare la faccia che fareste dopo aver preso per il culo uno per tre quarti d'ora e poi scoprire che capisce la vostra lingua.

Ora capite, la piccola soddisfazione della vita?

Immaginate quanto gusto vi può dare il prendere tutta quella loro sicumera, la protezione dovuta alla certezza di non essere capiti e - con gentilezza, garbo (calma, dignità e classe) - stracciargliela davanti in piccoli pezzettini.

Calma, dignità e classe. ^__^

Certo, potevo essermi sbagliato.
Tutto ok, sarei stato forse un po' paranoico, ma ad ogni modo avrei risposto gentilmente nella loro lingua, con cortesia.
Potevano non essere russi, ma avrebbero pensato che il russo ero io, dov'è il problema?
Oppure potevano, e così è stato, ammutolirsi completamente e sbiancare, fino a diventare candidi come la neve.

Non è vendetta, badate bene, è rivincita. Non c'è cattiveria. C'è la soddisfazione di un tiro giocato bene.

Quando ho buttato un'occhiata con "nonchalantza" l'augusta matrona che mi aveva preso per il culo aveva la bocca aperta e gli occhi sgranati, e mi fissava, sbalordita. Quando sono sceso, passando davanti alla porta posteriore le ho sorriso e sono andato via, sentendomi leggero e felice...

La lezione?
Anche se siete in Lapponia, prima di parlar male di qualcuno pensate sempre che - per quanto assurdo - potrebbe capirvi!

^__^

GrimFang

1 commento:

Ygramul ha detto...

cento, cento, cento, cento, cento....^_^

Gab