L'artista mescola il sangue con la terra, per generare sempre nuova vita...

Sarà sicuramente potente, la vita. Piuttosto dolorosa, a mio avviso, a volte sorprendente, sicuramente intensa, vibrante, indubbiamente da vivere. Sempre e comunque.

Sara Tenaglia

Terra, Pioggia, Fuoco & Vento

Terra, Pioggia, Fuoco & Vento
Fire cup

martedì 2 giugno 2009

Ingannando il -9 a teatro

Sono tre giorni di fila che vado a teatro, a vedere spettacoli di amici.
Ho cominciato giovedì, con "Didi and Gogo", perché c'era Olivia. Non avevo la più pallida idea di quel che mi aspettasse, perché pur avendo letto il volantino di presentazione, non riuscivo a collegarlo in alcun modo con "Aspettando Godot", come poi in effetti era.
Il che era anche divertente, poiché si tratta di una pièce che non ho mai compreso sino in fondo, e che avevo già visto mettere in scena da Sara "l'ovindolese". Sono uscito con due conferme: continuo a non capire la pièce e continuo ad adorare il Teatro Sala 1, che ritengo uno dei luogi più splendidi dove qualcuno si possa trovare a far teatro. Io lì c'avevo visto un lavoro su Amleto di Alessandro Vantini, molto interessante, e forse persino qualcos'altro prima...
Quindi potete immaginare con che bocca io sia rimasto quando Olivia mi ha candidamente confessato che l'hanno avuto gratis... Ho fatto il gesto di guardarle il culo e ho detto "ce l'hai d'oro!".
^___^
Il giorno dopo, sarei dovuto tornare al Sala 1, ma per lo spettacolo che ne prendeva il posto, "Cronaca di una caduta", di e con Tamara, ch'è stata una bella cotta per me al liceo. ...pregasi i signori viaggiatori di munirsi di mappa per non perdersi tra le innumerevoli donne che hanno fatto perdere me... ^_^
Sapendolo, avevo anche fatto la battuta alla bigliettaia:
Io: "Quando scade la tessera?"
Lei: "A ottobre."
Io: "Ah, beh, tanto domani sto di nuovo qui..."
E poi, a fine serata, nella chiacchiera con Olivia, salta fuori che anche lei sarebbe venuta, perché conosce Tamara.
...il teatro è un mondo piccolo, non lo dimenticate.
Altro che sei gradi di separazione.
Così, mi dileguo rapidamente perché la mattina dopo, in ufficio, rubando una ventina di minuti al lavoro, avrei dovuto girare questo:

e visto che dovevo arrivare presto era meglio evitare di passare la serata in bella compagnia a ubriacarsi - nonostante ci fossero ben due ragazze che faranno il nostro spettacolo (quello dell'Inferno di Dante) con me, e assieme ad Olivia e alla sua coinquilina potevo dire di conoscere quattro persone e non correre il rischio di sentirmi un po' fuori luogo.
Comunque, il giorno dopo le mando un sms per sapere se sarebbe venuta veramente, che Sergio mi chiedeva di andare a vedere il suo spettacolo e Valentina ci sarebbe andata di venerdì se avesse trovato un passaggio. Lei tentenna, dice che non lo saprà fino alle venti per cui io taglio e le dico che vado a vedere lo spettacolo di Sergio.
Chiamo Valentina, lei mi dice che bisogna prenotare, ma se c'è posto viene; mi avvisa che Sergio non risponde, io provo comunque, poi chiamo Dodo (perché non mi va di mettermi a scartabellare su internet alla ricerca del numero che stava sull'evento di Facebook) il quale mi dice di chiamare direttamente il teatro. Oppure Susan.
Chiamo Susan, non raggiungibile. Attacco e richiamo, libero. I posti ci sono, si va.
"Il nostro ultimo brindisi", al Teatro dell'Orologio, Sala Orfeo, è uno spettacolo di un'ora, incentrato sulla vicenda di quattro personaggi, amici dai tempi del liceo, dopo una festa con tutti quelli che si conoscevano ai tempi, dodici anni dopo.
Semplicemente perfetto.
Oddio, sapete che per me la perfezione non esiste, però con questo intendo che lo spettacolo era davvero davvero bello - tanto che appena fuori ho mandato un sms a Boris per farci andare Eljana, se poteva - e dosato benissimo. Dosato benissimo vuol dire che i tempi c'erano tutti, la recitazione, la scenografia, i costumi anche... Insomma, non mi capita spesso ad esempio di andare a teatro e, per un rumore improvviso, sospendere i miei battiti cardiaci assieme a quelli (supposti) dei personaggi in scena. E di scendere con loro nella banale (e lasciarla 'banale' è cosa assai difficile) quotidianità di una vita fatta di dure scelte e non detti impressionanti.
Bravò, per dirla alla francese.
Stavolta, non avendo altri impegni l'indomani, sono andato con loro a bermi una birra a Campo de' Fiori - dove tra l'altro non riuscivo a staccare lo sguardo da una moretta con rossetto peccato e piercing accanto al labbro, per non tacer delle tette - ed ho passato una gradevolissima serata, riusceno tra l'altro a intavolare una conversazione sui racconti che sto scrivendo per la SFIDA 2009; conversazione che è stata interrotta dal nostro esodo verso casa, poco prima che mi abbattessero a fucilate i commensali. Salutati Sergio "ti tengo d'occhio per conto di Pam", Simone, il suo amico gay (con borsa di Betty Boop glitterata) nerdissimo che "mi fermo cinque minuti" ed è rimasto tutta la sera, Alessandra che era venuta a riprendersi Simone, Jacopo che ha fatto un salto tornando da Predappio (dove ha conosciuto la nuora [?] del Duce, proprio fuori la tomba) e non mi ricordo se c'era qualcun altro, accompagno Susan e Valentina di nuovo a teatro e poi solo Valentina a casa.
La sera dopo, sono andato a vedere lo spettacolo di Tamara.
L'idea era molto bella e spiazzante: partendo dal fatto che a novembre è caduta da una scala, si è rotta una costola e perforata un polmone (adesso sta bene, Sara tu che la conosci non ti preoccupare) è stata costretta all'immobilità e, in parte, a rinunciare a qualcosa del suo mestiere di attrice per un po' di tempo. Ma questo l'ha spinta a interrogarsi sul cadere come atto rivoluzionario, in un certo senso. Perché bisogna imparare a cadere per non farsi male, e non imparare a non cadere mai. Perché si cade, non c'è niente da fare.
Quindi solo chi cade, chi sa come lanciarsi in questo spazio buio dove le possibilità sono infinite, è possessore di quella conoscenza che ti rende migliore. Cadere dà degli indubitabili vantaggi.
E quindi ha messo su uno spettacolo, una sorta di jam-session tra le arti e un work-in-progress costante, in cui ha chiesto ad altri artisti amici suoi di provare a darle una mano sulla 'caduta'.
Alice che precipita all'infinito nel pozzo si mischia alla sua vita, storie del nonno, del padre, di se stessa donna, brani recitati da altri e tanta bellissima musica. Tra l'altro, a darle una mano c'è andata anche Sara (ahò, ma quante Sare conosco?!?) che stava nella classe parallela alla mia al liceo, e che ora è una musicista bravissima. E l'ho beccata col compagno lì a teatro.
Uno dice, meno male, così non te lo sei visto da solo; ma come vi dicevo il mondo del teatro è piccolo, e già fuori avevo beccato Giovanni, mio collega durante il corso di montaggio (io ero Mr. Grady, lui Mr. Torrance ^_-) che adesso fa l'attore regista e di cui recentissimamente ero andato a vedere il Mkbét, vero e proprio one-man show da spellarsi le mani, bellissimo.
Ah già, volevo parlarvene e non ve ne ho parlato...
Beh, l'ho visto intorno a metà maggio, a Garbatella, in un cortile di palazzi, grazie all'iniziativa Teatri di Vetro. Organizzata, guarda caso, anche dal teatro di Tamara.
Lui ha curato le musiche, la regia, la scenografia e i costumi (che a dire il vero quasi coincidevano) ed era l'unico attore in scena, per fare un Macbeth in cui ciascun personaggio era identificato da una diversa postura di ciò che indossava (o non indossava): manto rosso per i regali, manto nero per i nobili, manto indossato su entrambe le spalle per i più alti in rango, solo su di una spalla per i minori... e un cappello a larghe falde per Lady Macbeth. Una semplicità funzionale ed efficace, dei trucchi di recitazione (che ho sgamato tutti! ^__^) per aiutarsi col testo o col pubblico che però erano talmente ben pensati da fare testo anche loro... come il tartagliare le battute, che rendeva nevrotico il personaggio del potere, ma che lo aiutava anche quando s'inceppava con la memoria! =)P
Insomma, quindi ho visto la Caduta con lui.
Da cui sono uscito un po' più perplesso.
Un po' perché io sono uno che cerca di non cadere mai, ed è lì uno dei miei problemi maggiori. Vivo nell'ansia di farmi male, se si può chiamarlo vivere. E quindi ho tutta una serie di protezioni che mi rendono impermeabile. Un po' perché il 'fuoco' del testo, molto politico (e in una parte anche graditamente sarcastico nei confronti del potere, quando "cadere" viene dichiarato fuori legge perché, appunto, rivoluzionario) ma anche molto intimo in fondo esulava dalle mie conoscenze. Chissà, forse mi regalava qualcosa di più, che però non sono in grado di afferrare.
Così, me ne sono uscito a fumare, poi sono rientrato a salutare Tamara e Giovanni e sono sgattaiolato via.
Non sono uno che dice "mi è piaciuto" se non è vero, ma non ero nemmeno in grado di dirle perché, quindi meglio così.

In finale, un mese intenso di teatro visto e non fatto.
Già, perché noi andiamo in scena al Teatro Ygramul l'11, il 13 e il 14 giugno. Poi il 19 al Teatro Furio Camillo, il 27 sera a Ludika a Viterbo e infine il 5 luglio alla Casa delle Culture.
Tra l'altro il 13 io prima vado al matrimonio di mio cugino, a Capalbio... -__-'
E appunto, dicevo, non fatto: perché il sottoscritto col cazzo che ha mai studiato la sua parte per la messinscena de "3 pa(zzss)i all'Inferno" (così il titolo). [a proposito, prenotazione obbligatoria via sms allo 3922683003]
E mica solo questo: a Viterbo ogni sera ci dovrebbe essere lo spettacolo di un gruppo del laboratorio Ludyka, perché quest'anno ci siamo divisi in sei gruppi per preparare tre spettacoli degli anni scorsi, "L'amore degli Zanni", "I segreti di Viterbo" e un mix fra quelli degli ultimi due anni, "I giullari della vita Rotonda". Ed in questi gruppi, in due faccio l'attore, ed in uno il regista!

...mi sono assegnato delle parti nuove da solo e non le ho mai studiate!!!

^__^
Buona vita,


GrimFang

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