L'artista mescola il sangue con la terra, per generare sempre nuova vita...

Sarà sicuramente potente, la vita. Piuttosto dolorosa, a mio avviso, a volte sorprendente, sicuramente intensa, vibrante, indubbiamente da vivere. Sempre e comunque.

Sara Tenaglia

Terra, Pioggia, Fuoco & Vento

Terra, Pioggia, Fuoco & Vento
Fire cup

lunedì 17 dicembre 2007

Tredici giorni dopo

Dal mio ultimo post.
Un altro po' ed eguagliavo il titolo di un film che non ho visto, ma che non mi dispiacerebbe vedere in dvd, dicono che sia carino.
Di acqua sotto i ponti ne è passata, e ne son successe di cose.

In primis, mi si è rotto il cellulare.
Intendo proprio spaccato a metà mentre ero al telefono: era del tipo che si apre per parlare, flip, un pezzo mi è rimasto in mano e l'altro, il display, è volato in terra. Così, d'un bleu.
Credo che il signor Giubbolini, simpatico vecchietto ottantenne che mi vende i fumetti di Craveri, ci sia rimasto male. Anche perché ancora non ho avuto modo di scusarmi.
Poco male, ne ho un altro di cellulare.
Peccato che si sia scaricata la batteria, e che nel frattempo non abbia ancora trovato la benedetta scatola in cui si trova il dannato caricabatterie.
E' una questione di principio, oltre che di tigna: se devo provare a salvare in qualche modo i dati che sono sul vecchio telefonino - rubrica in primis - devo assolutamente trovare i cavi che consentono di attaccarlo al computer, sennò è un cazzo e tutt'uno.
Così, al momento, sono in gran parte isolato dal mondo. Simone, ad esempio, sta impazzendo a cercarmi a casa, non mi trova mai.

Già, perché, ad esempio, è la terza volta che mi capita, in due settimane, di uscire con la stessa ragazza.
Per alcuni dei miei lettori questa potrebbe sembrare una notizia bomba, se non fosse che a) mi è stato rivelato che appresso a lei ci muore anche un amico mio e b) per adesso siamo usciti da soli una volta sola e, insomma, è maledettamente presto per scannare il maiale.
Non so ancora quanto mi piace...
Però si chiama Chiara, un nome che per me è un destino.
Mi sembra una tipa molto dolce e vitale, il che sicuramente è un bene, ma visto che non voglio mettere il carro davanti ai buoi continuo a godermi il mio 'stato di grazia', come l'ha definito Katia quando... hey, siamo usciti insieme quattro volte, non tre! E da soli ben due! =)P
Vedi, la distrazione...
^__^
Ma andiamo con ordine, la prima volta che ci siamo visti è stata al mio spettacolo di venerdì.

OUT 2.
E' andata.
E' andata bene.
Col mio solito senno di poi, ma molto di poi, comincio pian pianino ad uscire dalla bolla di 'istupidimento' che segue ogni volta che finisco uno spettacolo. E comincio a vedere un po' meglio le innegabili verità che i miei amici sottolineano.
La prima: quando dopo uno spettacolo i complimenti vengono dagli sconosciuti, questo è un bel segno positivo. Quando poi si dà il caso che costoro ci tengano ad intrattenersi e parlare con te, tanto meglio. Se arrivano anche a darti consigli su cosa dovresti leggere/ascoltare, beh, allora vuol dire decisamente che qualcosa ha colpito nel segno.
La seconda: quando una tua amica ti scrive un sms il giorno dopo per ringraziarti, beh, allora dev'essere decisamente andato bene.
La terza: quando la tua ex ti scrive di essere felice per averti visto nudo sul palcoscenico, pronto a darti al pubblico, allora o ha fumato qualcosa di ottimo prima di venirti a vedere oppure lo spettacolo è stato eccellente. Sempre che avessi i vestiti addosso, ovviamente.
Certo, per chi conosce Fabiola - la mia ex - questo rientra nel suo modo un tantino esagerato di dire le cose.
Da ultimo, quando i complimenti vengono anche dall'amore delle elementari, che rivedi dopo secoli, beh... forse non sarà un indice di riuscita dello spettacolo, ma fa schifosamente piacere! ^__^
Già, c'era anche lei, Maria Laura.
Parlarvi di lei prenderebbe anche più di uno dei miei post-fiume, quindi qui mi limito a dirvi che la sua presenza mi ha stranamente calmato, invece di agitarmi come avrebbe dovuto fare, e che mi è stata parecchio di aiuto nel gustarmi quello che stavo facendo, mentre lo facevo. Cosa rara, per me, ma anche per un attore, che dovrebbe di norma essere maledettamente concentrato sulla parte. Invece lei, solo perché c'era, mi ha consentito, come dire... di gustarmi lo spettacolo che stavo facendo perché in certi momenti lo stavo facendo per lei. Come se fosse una chiacchierata in cui a lei stavo mostrando non tanto quanto sono bravo, ma quello che volevo dire con tutto il mio spettacolo. Come se il senso lo stessi un po' raccontando e contrattando con lei.
Per questo poi, il di lei amico che stava al suo tavolo - arrivato dopo senza aver visto niente - e che mi ha tempestato di domande sul perché io abbia fatto questo spettacolo, sul senso che voleva avere, mi ha messo a disagio, di brutto. Certo, anche la presenza del di lei marito - che non ci tenevo a incontrare per lo stupido desiderio di potermela continuare a immaginare single - avrebbe potuto complicare ulteriormente le cose. E invece mi stava simpatico. Un po' troppo più anziano di lei, forse, e totalmente diverso da come me l'ero immaginato.
Ma del resto, il panico provato prima di cominciare ci ha messo giorni a sparire.
Ed anche l'idea che lo spettacolo fosse venuto male, la coscienza di non aver detto quello che volevo dire, e di aver detto quel poco che ho detto in maniera confusa...
Già perché, nel caso lo aveste già visto altrove, questa volta lo spettacolo è stato diverso. Il panico no, quello mi ha seccato la gola e chiuso lo stomaco per un'intera ora prima di salire in scena, facendomi riproporre tutta la cena a scoppi altalenanti e costringendomi a combattere coi conati... Fino all'arrivo di Lisa, che un po' mi ha calmato, riconducendomi a doveri e intenzioni che avevo sullo spettacolo, come quella di accogliere tutti - uno per uno - con una poesia in romanesco presa a caso dal libro di Dell'Arco. Per riprecipitare all'inferno con l'arrivo di Fabiola che, al mio "sto malissimo" (esternazione di un 'compatitemi, ho paura, statemi vicini, riempitemi di coccole, convincetemi che il mondo non è brutto') ha risposto un secco "mavaffanculo!". Per riprendersi un pochino con l'arrivo di Maria, Deso, Digia e gli altri (grande Mirko!) che - pur essendosi proposti di venire con gli striscioni pronti a prendermi per il culo e a tirare uova marce - nel vedermi in quello stato hanno avuto pietà e un po' di comprensione. E per terminare, in gran parte, con la mia salita sul palco e l'inizio dello spettacolo. Dove tra l'altro avevo già giocato d'anticipo pensando che per cominciare avrei dovuto cantare smozzicandole alcune canzoni romanesche: quel tanto che bastava a inspirare lentamente e farmi passare il panico! ^__-
Diverso, infatti, dicevo.
Le altre volte era stata solo la lettura/recita de "La scoperta de l'America" di Pascarella.
Stavolta no, stavolta si trattava di toccarne tanti di autori: Belli, Trilussa, Dell'Arco, ma anche Zanazzo e Berneri - che grazie a dio ho lasciato fuori sennò era troppo.
Ma si trattava soprattutto di cominciare un viaggio.
Un viaggio attorno al romanesco, e ad un'idea: io chi sono? Chi è il romano, adesso, rispetto non tanto agli Antichi, di cui abbiam perso tutto, ma perlomeno a quelli dell'ottocento, di cui ancora un pochino rispecchiamo il linguaggio? Perché mi sento addosso questa inesprimibile appartenenza?
Ecco, quest'ultima domanda.
Cui attaccare, in fondo, anche il perché Pascarella e perché "La scoperta de l'America", che ho amato tanto.
La domanda è aperta, e necessiterà ben più di qualche altro spettacolo.
Per ora, il 17 gennaio ho imparato che lo posso fare. A febbraio, il 27, ho imparato come non lo dovevo fare, e la necessità di vedere sempre la faccia della gente; di potere, volendo, girare tra loro. Il 7 dicembre ho imparato che mi devo sempre portare la valigia, perché comincia sempre tutto da lì.

Una nota a margine.
INTERNO GIORNO, MENSA del mio ufficio, il giovedì precdente. Al tavolo siedono il mio amico Joao, me e alcuni altri.
Joao:
"...e dove lo fai 'sto spettacolo?"
Io:
"Al Baffo della Gioconda, via degli Aurunci 40"
Joao (rivolto agli altri):
"Ahò, c'annamo domani sera a tirà le verdure? E' in via degli Aurunci..."
Io:
"...38...". ^____^

Chiara invece è arrivata dopo, assieme a Elena, la cugina.
Le ho conosciute entrambe a LuccaComics, dove facevano parte della squadra degli Immondi di B&B, alle Ruolimpiadi. Elena era venuta a trovarla perché il giorno prima era stato il suo compleanno. Venendo a Roma m'aveva chiamato ed io le avevo invitate a vedermi sul palco. Siccome Chiara vuole fare teatro, a Lucca l'avevo costretta a parlare con Vania e così sapevo che sarebbero state interessate. Anche perché, poi, volevano vedere il Teatro Ygramul, se ci riuscivano.
Elena non c'è riuscita, Chiara c'è venuta con me il martedì successivo, a vedere "Lettere a Theo", con Vania.
Comunque, prima che andasse via, siamo usciti tutti e tre più Marco (venuto giù anche lui a trovarla per il compleanno) e siamo andati in giro per Roma di notte, sabato.
E' stato parecchio divertente, e ci siamo sturati una boccia di Bailey's per scaldarci - a parte Marco che sta sotto farmaci e se beve alcolici muore. Che poi Marco è il ragazzo che mi stava più simpatico di tutta la squadra degli Immondi. A vedere il mio spettacolo si sarebbe sicuramente divertito, lui che aveva portato alle Ruolimpiadi un'avventura sulle Cinque giornate di Milano...
Li ho portati al Gianicolo, alla Quercia del Tasso, al B5, a Santa Maria in Trastevere, piazza Trilussa, poi il ponte e verso il Ghetto, all'Arco di Ghetto, poi l'isola Tiberina e di nuovo su al Gianicolo a riprendere la macchina.
E sia venerdì che sabato fino alle quattro in macchina a chiacchierare.
Martedì l'ho portata all'Ygramul e ha conosciuto Massimo, Katia, Mauro, Martina... è da lì che Katia mi ha chiesto se fosse lei il motivo del mio 'stato di grazia'.
Dovete sapere che il martedì prima, a laboratorio, lei mi fissò e poi mi chiese se ero innamorato. Sinceramente, no, almeno non di qualcuna nello specifico, e lei mi disse qualcosa tipo
"No, è da un po' che te lo volevo dire, è un po' di tempo che ti vedo più... brillante, positivo, in stato di grazia!"
E al di là che questa è una cosa che normalmente fa piacere sentirsi dire, nel mio caso è come se fosse una fondamentale e necessaria boccata d'ossigeno!
^__^
Comunque, è stata una gran bella serata, passata senza alcun tipo di panico o paranoia (risolta brillantemente quella del cibo - che se mangio poi prendo freddo e sto male - semplicemente posticipando entrambi la cena) e bevendo vino assai.
Anche lì, abbiamo tirato le quattro.
Infine ieri: vado in giro a far regali di Natale, passo dal suo negozio - non senza aver incontrato prima (miracolo!) il Degio con la ragazza, anche loro in shopping natalizio - la saluto e butto lì che se facevo in tempo andavo al cinema. Detto fatto, faccio i miei giri, finisco alle otto quando lei stacca e cerco di raggiungerla prima che vada via (io piazza Venezia, lei piazza del Popolo). Dubitando fortemente di arrivare in tempo, placco una coppia e scrocco una telefonata dal cellulare per avvisarla usando la leva sentimentale: la spaccio per la mia ragazza cui devo far sapere che mi deve aspettare. Funziona. ^__^
Piccola nota a margine su quanto detto sopra: il lettore non confonda il Digia e il Degio, poiché trattasi di persone diverse.
Andiamo a vedere "Sleuth" e poi a casa mia - solo per prendere la macchina, malpensanti! - dove però nell'androne è un andirivieni di gente che conosco e che le presento, di cui però non riesco a dirle molto. E ne avevo di aneddoti da vendere.
Ma, chissà, forse sono stati un po' anche i "consigli a brutto muso" (^_-) di Erika e Sara, elargiti dalla prima di ritorno dalla festa di Omar. No, era all'andata, perché al ritorno eravamo entrambi in coma. ^__^
Fatto sta, comunque, che ieri non abbiamo fatto tardi, e che forse è stato un po'... non so, più distante.
Ma sapete una cosa? Mica può andare sempre tutto a meraviglia!
^__^

Oh cielo, vi dovrei parlare anche del matrimonio di Fefé e del suo precedente addio al celibato, del mercoledì notte da leoni a casa di Valerio in cui si è quasi fondato il gruppo creativo "TerraPioggiaFuoco&Vento"... no, troppa roba!!! ^__^
Se riesco, vi parlerò un'altra volta di questo, dei regali di Natale, del primo vero sogno porno della mia vita (che rammenti, almeno) e, chissà, anche della mia ultima settimana di lavoro nella terza annualità di contratto precario, del saggio degli allievi su Shakespeare e di tanto altro ancora...


GrimFang

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