L'artista mescola il sangue con la terra, per generare sempre nuova vita...

Sarà sicuramente potente, la vita. Piuttosto dolorosa, a mio avviso, a volte sorprendente, sicuramente intensa, vibrante, indubbiamente da vivere. Sempre e comunque.

Sara Tenaglia

Terra, Pioggia, Fuoco & Vento

Terra, Pioggia, Fuoco & Vento
Fire cup

mercoledì 9 gennaio 2008

Il post che tutti attendete (da troppo)



Scena: esterno notte, periferia di Roma, zona tra l'Anagnina e la Tuscolana subito fuori il raccordo, ore 23.56 circa del 31 dicembre 2007.
Mentre gli abitanti delle villette della zona e anche di alcuni palazzi si dispongono ai bordi delle strade mentre alcuni di loro fanno da fuochisti per la sarabanda di fuochi d'artificio che si scatenerà da lì a poco, una A112 argentata fa due volte il giro di una rotatoria, esita, si fa di nuovo avanti ed infine parcheggia in uno spiazzo adibito a parcheggio, ma piuttosto ricolmo di polvere di calcinacci.
Sembra Beirut.
Quattro ragazzi escono in fretta e furia dalla macchina: i più attenti tra gli osservatori può notare che uno di loro regge in mano un tom-tom, come se fosse uno specchietto di quelli da trucco.
Corrono, sembra che abbiano parecchio fretta: via Cropino è interrotta dai lavori, ma c'è un modo di svicolarli camminando dentro quello che, al buio, sembra un terreno incolto. I quattro passano quindi davanti alle villette a schiera, dove - come detto - ci sono famiglie e comitive di amici in festa riversatesi in strada per vedere i fuochi. Li ignorano, tirando dritto verso l'incrocio con via Gasperina.
Arrivano all'incrocio e... si fermano. Guardano a destra, a sinistra, accennando qualche passo, forse per sincerarsi che sia davvero quello il luogo. E dev'essere così, perché tirano fuori una bottiglia di spumante e armeggiano (almeno in due) per aprirla.
A mezzanotte scatta il delirio, e adesso che c'è anche il rumore di botti in quantitativo spropositato per un angolo periferico di Roma (in sette, otto isolati avranno fatto pari coi fuochi del comune a piazza del Popolo) sembra Beirut sul serio.
Uno dei ragazzi viene colpito in pieno, a tradimento, da un getto copioso di spumante proveniente dalla bottiglia - debitamente shakerata - che è in mano a una delle due ragazze. Ridono, si fanno gli auguri, baci, abbracci, festeggiano. Si fanno un sacco di foto e fanno anche foto al cartellone che segna l'incrocio. Dev'essere stato un luogo importante della loro vita.
Telefonano, fanno videochiamate, si godono i fuochi artificiali e poi si fanno fare una foto da uno dei ragazzi del posto, mentre dietro di loro, non visibile, scoppia l'equivalente di una bomba a grappolo in fuochi artificiali: un rombo continuo che sembra infinito di scoppi di petardi, come una cascata. Personalmente non ho la minima idea di quale fuoco artificiale possa fare un rombo del genere.
E poi, così come sono arrivati, ripercorrono via Cropino - stavolta facendo gli auguri a tutti - evidentemente felici, e risalgono sulla A112, sparendo all'orizzonte.

Nessuno gli chiede come mai quel luogo sia così importante per loro.
Peccato.

Si sarebbero sentiti rispondere: "Ci siamo persi!".

^_____^

Così ho passato la mezzanotte, e ad innaffiarmi - perché ero io il bersaglio dello spumante - ci ha pensato Erika.
Alla quale devo dire grazie per questo, perché mi ha strappato al mio tipico immusonimento che insorgeva (cose tipo "ecco che piglio freddo" di certo non mi preoccupava minimamente il fatto che ci fossimo persi, anzi!) con la sua risata e la sua gioia di vivere. Ero fradicio, con la giacca a vento buona che costa un occhio della testa fresca di spumante, che mi colava sulla sciarpa fatta a mano da mia cugina (praticamente ci tengo una vita) eppure non c'era più niente di cui potessi preoccuparmi: le cose erano tornate al loro giusto posto.

Mi sono divertito un casino. E se non così tanto ci sono comunque andato vicino.
Di questo devo ringraziare invece Giulia, e Luca - il suo ragazzo - che ci ha scarrozzati in giro in macchina.

Il programma originario prevedeva di andare a Terracina a passare il Capodanno con Vania (a casa sua) e altri del teatro, più amici di Vania.
Però Erika doveva lavorare alle 3.30 del primo mattina, e sinceramente le pesava assai di dover andare via prima, sciropparsi cento chilometri per tornare a Roma e - in caso di traffico assai probabile - magari rischiare di non arrivare in tempo a lavoro.
Per quanto riguarda me, non ero stato bene di stomaco la sera prima, sciropparmi tutta la strada da solo, magari subire il freddo, lasciare da sola Erika, non avere un cellulare per chiedere aiuto o indicazioni, insomma anche a me pigliava male.
Per fortuna che le cose che capitano all'ultimo momento sono le migliori (se capitano). Perché non sono mai guastate dall'aspettativa, magari troppo alta. Non hai niente da perdere.

Così, chattando, alle quattro del pomeriggio abbiamo ottenuto l'invito di Giulia a casa sua per il cenone. La festa era del fratello, che conosco, ma Giulia s'era "imbucata" (a casa sua) perché essendo stata male per tutto il periodo precedente non s'era potuta organizzare nulla, anzi, aveva dovuto rinunciare a una trasferta fuori Roma.
Così, una volta stabilito che basta portare da mangiare per evitare che al fratello prendano le paranoie tipo "non c'è cibo per tutti", io ed Erika ci organizziamo e vado a casa sua per cucinare.

Abbiamo preparato due teglie di pasta al forno, un magnifico gattone (gateau) di patate con all'interno mozzarella e mortadella a profusione con abbondanti tocchetti di salame (sono stato eletto Mastro Tocchettatore) e verdure al gratin, più due bei bottiglioni da un litro e mezzo di lambrusco. Se era una festa per conto nostro ci mangiavano in quindici. E abbiamo pure speso poco! ^__^
In questo modo armati pesantemente siamo giunti a casa di Giulia, che abita al centro, a fianco al Viminale. Casa di fine ottocento, soffitti a quattro metri di cui due con pitture originali. Casa enorme, piena di stanze, ma solo un'ala destinata alla festa.

Ora.
Ho detto che conosco il fratello di Giulia, ed è gay. Quindi ero più o meno consapevole che avrei trovato una festa assai gaia, in cui gli eterosessuali si contavano sulla punta delle dita. Quindi, per me, la serata di Capodanno ormai aveva la croce sopra per quanto riguardava l'obbiettivo "conosci ragazze carine".
Non mi aspettavo però di trovare un sacco di donne, la maggior parte lesbiche, e comunque un sacco di gente della mia età o superiore! Il fatto è che il ragazzo del fratello di Giulia è un bel po' più grande di lui, e molta di quella gente era amica sua.

Ad ogni modo, ci mettiamo dove troviamo posto, poi ci spostiamo nella stanzina dove c'è il tavolo del buffet, e ci sediamo su di un divanetto di quelli antichi, un po' spartani, e scopriamo di lì a breve, su candida ammissione di Giulia, che siamo seduti su uno dei quattro divani rimasti di quel tipo da quando l'han fatti nel Settecento.
Una volta ero a casa della mia amica Marta e guardavo un quadro appeso alla parete, sforzandomi di ricordare dove l'avevo già visto. Poi l'illuminazione: "Ehi, questo è un quadro famoso! L'hanno anche riprodotto in una storia di Dampyr!" e lei "E' 'L'isola dei morti' di Böcklin. Ne esistono diverse versioni: una è al museo di Berlino, una andò perduta... Una ce l'aveva Hitler appesa nel suo studio" e io "Cazzo! Come mai ne tieni una copia nello studio?" e lei "Non è una copia, è un originale. Böcklin era il mio trisnonno".
Poi dici che gente frequenti...
Del resto, un altro amico mio mi raccontava che da piccolo giocava a pallone vicino al garage della casa del nonno in campagna, o qualcosa di simile. E come pali della porta usavano due vecchie sedie dipinte...
...da Salvador Dalì, che era stato amico del nonno.
^_______^

Comunque, non si preventivava di restare al cenone per sempre: saremmo scappati in seguito per andare alla festa di un mio amico, Diego detto Il Papa (Giovanni Olmo I, e chi becca il doppio senso è bravo), che conosce anche Giulia, e fare il brindisi di mezzanotte.
Questo già s'era detto dal pomeriggio e mi faceva molto molto piacere, perché Diego, oltre che ihgger (frequentatore di ihgg, ovvero il newsgroup it.hobby.giochi.gdr) dei bei tempi andati e mio compagno di calcetto, è anche, appunto, Il Papa, e in quanto tale custode dell'antica usanza ihggera di tirare i dadi da Tokio a Capodanno per stabilire quale fosse il punteggio dell'anno a venire.

Ve lo dico subito: ho fatto rinverdire la tradizione, ed il Papa ha lanciato i dadi.
4-4.
Coppia di quattro.
Sarà un anno veramente difficile da battere!!! ^____^

Ad ogni modo, ero davvero contento di andare là, tanto più che, nel tempo trascorso a casa di Giulia - fratello Guido a parte - non è che ci fossimo sentiti particolarmente integrati; insomma, chi si conosceva chiacchierava se no ognuno pe' li cazzi sua. E anche quando un paio di ragazze carine han chiesto di chi fosse la pasta al forno, dopo uno scambio di complimenti la cosa è morta lì.
Il mio massimo è stato usare la scusa di andare a controllare Giulia che faceva il nodo alla cravatta di una ragazza - questa sì davvero gnocca - per spizzarmela per benino. Era una biondina verso il castano, bellissimo viso e soprattutto bella mise: stivale floscio in pelle morbida, minigonna (mi pare), giacchetta con le paillettes rosse in tema capodanno e poi cravatta rossa larga. Decisamente carina. Ma anche questa è morta lì, perché era arrivata assieme al ragazzo e stavano incollati assieme.

... Giorni dopo avrei guardato Giulia sgranando gli occhi e tirandomi su a sedere avrei detto:
"Vuoi dire che QUELLO NON ERA IL SUO RAGAZZO?!?!"
E lei: "Stai scherzando? Sono amici, quello è gay!"
^___^'
...maledizione...

Ad ogni modo, alle 23 usciamo da casa di Giulia e ci dirigiamo alla A112 di Luca per raggiungere casa di Diego.
La storia la sapete: prima l'errore umano - abbiamo imboccato l'Anagnina convinti che fosse la Tuscolana - e poi quello tecnico, seguendo le bizzarre indicazioni del navigatore satellitare che un momento segnava distanza 80 metri e un attimo dopo 400.
E così la mezzanotte, almeno per la seconda volta in vita mia - la più sensazionale fu nel viaggio a Ururi (CB, Molise) per recuperare Vania che faceva il servizio civile - l'ho passata in strada dopo essermi perso.

Il resto della serata a casa di Diego, che come avrete capito abita in Culandia, è stata molto piacevole e rilassata. Certo, a parte quelle due macchine in fiamme che uno degli invitati mi ha raccontato di aver visto mentre parcheggiava. Strana concezione dei 'fuochi di Capodanno', suppongo...
S'è parlato, brindato e c'è scappato anche un momento per fare una mano a Grass, prima d'andare via.

Questo è quanto, per il mio Capodanno.

Resterebbe da riflettere sulla simbologia, di aver passato la mezzanotte, l'inizio del nuovo anno che ho davanti, ad un INCROCIO.
Ma questo posso farlo da solo, con calma... ve ne racconterò eventuali sviluppi più avanti.
Ancora buon anno, e...

...buona Coppia di Quattro a todos!
^___^


GrimFang

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