L'artista mescola il sangue con la terra, per generare sempre nuova vita...

Sarà sicuramente potente, la vita. Piuttosto dolorosa, a mio avviso, a volte sorprendente, sicuramente intensa, vibrante, indubbiamente da vivere. Sempre e comunque.

Sara Tenaglia

Terra, Pioggia, Fuoco & Vento

Terra, Pioggia, Fuoco & Vento
Fire cup

mercoledì 26 maggio 2010

Al semaforo. A Roma.

Solo a Roma ti capita che, mentre cerchi un accendino in macchina, fermo al semaforo, il motorino davanti a te arretri passo passo per chiederti a sua volta da accendere.
No, non solo questo: che una volta che abbassi il finestrino per far accendere e fai notare che guarda caso lo stavi proprio cercando anche tu, il tuo interlocutore ti inviti a una festa.
Sì.
"Vieni al Capodanno Bangla? Friggono tutto!"
Dove? Dietro l'angolo.
"E' qui dietro! Friggono tutto."

Non credo di avere la capacità narrativa per descrivervi il tono di quei "friggono tutto".
Era qualcosa di pacato e immenso, vicino alla divinità.
Evocava immagini di mucche, madri, sorelle, palazzi, nuvole infilati nell'olio per uscirne preziosi, dorati e croccanti.
Era il tono di chi sottintende "Non riesco a dirtelo, nun pòi capì".
Ma non era lo strillone, il claim pubblicitario, il chiasso della festa di paese: era l'essenza della frittura come atto mistico rituale. Festa sì, ma celebrazione vera. Friggono tutto, te compreso se ci vai diventi parte di un rito collettivo a base di roba che ti sublima il fegato prima ancora di devastartelo. Puoi immaginarti la terribile sofferenza di un attimo nello spasmo di una colica devastante, immediatamente rimpiazzata dal Nirvana della non-essenza: il tuo fegato non c'è più, non c'è mai stato, e ti resta solo da godere in eterno di quel sapore, dell'essenza di fritto non solo sul tuo palato, ma nelle narici, tutto intorno a te.
Un bagno rituale nel Gange della frittura.
Un'abluzione battesimale.
Non era il tono apocalittico, definitivo. Non c'era da pentirsi o da segnarsi che la fine è vicina. Non c'era un'imposizione di colpa per un'eventuale assenza. Ma si capiva che perderlo, mancare a questa ascesa mistica su carta oleata era peccato. Né mortale, né veniale; peccato e basta, colorato d'innocenza - quella del non iniziato, dell'apprendista, del sinora mancato adepto del fritto.
Si comprendeva l'asserzione semplice e assoluta che si dovrebbe avere nel pronunciare le parole "io esisto". La promessa di gioia, cui il tuo libero arbitrio può abdicare o che, accettandola, può declinare in varie forme, compreso il mal di stomaco. Compreso il mese di cagotto successivo.
"Friggono tutto."

Purtroppo avevo le prove di teatro.
Ma il 25 maggio è una data da appuntare, da queste parti!
Corro a mangiare che scrivendo m'è scoppiata la fame atomica.
Buona vit-oops, frittura,


GrimFang

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