L'artista mescola il sangue con la terra, per generare sempre nuova vita...

Sarà sicuramente potente, la vita. Piuttosto dolorosa, a mio avviso, a volte sorprendente, sicuramente intensa, vibrante, indubbiamente da vivere. Sempre e comunque.

Sara Tenaglia

Terra, Pioggia, Fuoco & Vento

Terra, Pioggia, Fuoco & Vento
Fire cup

venerdì 24 agosto 2007

L'Apprendista Stregone

Sto leggendo Jodorowsky.

Me lo sto divorando, a dire il vero, ma in un modo tutto strano: non lo divoro in velocità di lettura, ma in attenzione. Lo leggo interessatissimo e poi mi soffermo, riprendo i paragrafi, rallento la lettura.
Altre volte, che so, quando intuisco dove sta andando a parare, cosa sta per dire, o dopo aver letto qualcosa di significativo, mi fermo per paura che dopo mi sveli troppo.
Lo leggo con la paura che possa in qualche modo essere troppo presto, il momento sbagliato per leggere questo libro, ma anche con l'entusiasmo di ritrovare tante cose di me stesso, comprese le mie paure, e di avere la possibilità di confrontarmi con la mia crescita, quella che sto attraversando in questo periodo.

Grazie al cielo ho un navigatore.

La prima volta che ho saputo di questo libro nemmeno mi ricordo più quand'è stata.
Probabilmente me lo consigliò Vania, oppure gliel'ho visto in giro per il teatro. Sono sicuro, infatti, che lui ne ha una copia.
Quindi, un bel giorno, mi diressi verso la Feltrinelli di Largo Argentina e mi presi la mia brava copia di "Psicomagia".
Eppure, qualcosa mi spinse, mi indusse ad aprire quelle pagine a caso e a leggerne un brano prima di comprarlo. Per decidere.
Ne avevo paura, in qualche modo.
Paura che venne straconfermata da quell'atto di apertura e che mi fece posare a razzo il testo di nuovo sul suo scaffale. Quel che avevo letto mi aveva profondamente disturbato, e so perfettamente che si trova nella parte che sto cominciando a leggere ora, quella che parla di magia e di Pachita, la strega (bianca).
Non ricordo bene cosa fosse, però.
Ricordo - ora - che certamente avevo letto, e mi aveva già un po' inquietato, la parte in cui loro due si sono conosciuti.
M'inquietava l'ipotesi che la magia esista realmente, suppongo. Anzi, l'idea che esista il paranormale.

L'idea che esistano i fantasmi e che le voci che Chiara sentiva potessero esser vere.

Ma questa volta, il libro non era solo un libro sullo scaffale di una libreria.
Questa volta non si trattava di un libro nuovo, ma di un libro letto e sottolineato, di un libro con dei commenti a bordo pagina, un libro abitato.
E fatto proprio da una persona che conosco e cui voglio bene, per di più: Sara.
Il mio navigatore.

Non si trattava più di essere da solo davanti a un libro difficile da affrontare (in qualche modo il fatto di non averlo più preso mi fece sentire in colpa e finì che comprai un altro suo libro "Quando Teresa si arrabbiò con Dio"), ma di avere accanto a me una compagna di strada, di lettura, per quanto - e cavolo, quanto c'è di magico in questo! - la lettura sia poi realmente avvenuta in due tempi diversi.
Leggere questo libro, e non una copia nuova di pacca, già ha avuto il suo primo effetto magico: al di là delle barriere immaginarie del tempo io leggevo assieme alla mia amica, che era accanto a me, e non dove si trovava fisicamente in quella che chiamiamo realtà, ovvero in Puglia e poi in Abbruzzo. E nemmeno dove si trova ora... diciamo così... 'culturalmente'.
Lei il libro l'ha letto tempo fa, sarà probabilmente cresciuta da allora. Ne avrà in qualche modo proprio fatto tesoro.
Eppure lei - la parte universale e metafisica di lei - era lì con me. Nei suoi segni magici, le parole vergate sulla pagina.

Non a caso, l'istinto più forte che ho avuto nell'andare avanti nella lettura sinora, è stato il voler condividere la lettura.
Ieri poi, volevo proprio da matti che Erica venisse a cena da me per leggerlo assieme e per parlarne.
Lo dico subito, non l'ho chiamata. Beh, perlomeno non come si chiama la gente normalmente... ^__-

Andare in un negozio per comprare una cosa e poi sentire che non va comprata... come se non fosse il momento giusto. Oppure sentire vicina una persona che non vedete da tempo e vedervela ricicciare fuori all'improvviso nei giorni seguenti...
Quante volte vi sarà capitata questa sensazione, nei più svariati campi di applicazione? Che so, ti invitano a uscire e tu senti che non è una buona idea; oppure il contrario: sai che devi stare tappato in casa, ma non sai resistere all'istinto di schizzar fuori. Ecco, l'istinto. quante volte vi sarà capitato di dire "ho agito d'istinto" a proposito di qualcosa che alla fin fine ha prodotto un risultato positivo per voi?
Questa è psicomagia.
Ha a che fare con lei.
E alla metà di voi che sta dicendo "sta diventando pazzo, ce lo siamo giocato", rispondo tranquillamente che può esser così, e questo significa diventare più lucido. Psicomagia è anche l'arte di scrollarsi di dosso concezioni ataviche e culturali della realtà che in fondo non ci appartengono: ci fanno comodo, ma non ci appartengono.
Altrimenti non staremmo così male nel nostro conflitto interiore con quei concetti.
Freudianamente, il nostro Es non farebbe poi così a cazzotti con il nostro Io e Superio.

Ma io, per quanto abbia fatto le mie belle esperienze negli ambiti di cui si parla, sono pur sempre un figlio terrorizzato della mentalità razionale.
Se devo intraprendere questo percorso, devo anche spogliarmi delle paure come delle certezze.
Smettere di affidarmi ogni volta al razionale e lasciarmi andare un po' di più al passionale, all'istinto, all'inconscio. Lasciarmi affascinare, lasciarmi andare.
Poiché sono un cagasotto, vi dico che la cosa mi tenta, anche assai, ma per ora c'è un po' di buona intenzione, e tutto il resto latita.

Per questo scrivo apprendista stregone.
Perché sto muovendo proprio i primi passi e sono un cecio ancora assai lontano dal diventare un'ottima zuppa, ma ho quella dose di buona volontà non male per uno che non è (più) incline ai facili entusiasmi.
E 'stregone' per due motivi.
Il primo ha a che fare con una sacralità, una dimensione sacrale che va comunque accompagnata a quest'atto, la psicomagia, che ha molto, molto a che fare con la morale. Lo stregone in qualche modo è uno sciamano, un attore, un sacerdote; un custode di rituale. E il secondo motivo è proprio questo qua: l'innegabile esistenza della necessità di una pratica magica. Di un'applicazione.
Posso andare in giro in lungo e in largo a riempirmi la bocca di parole sulla psicomagia; ma se voglio davvero imparare le cose, devo farle.
E questo, consentitemelo, è un principio che mi passereste a priori se fosse riferito a un qualsiasi altro argomento.

Quindi, non mi fregio del titolo di apprendista stregone, ma cercherò di diventarlo.
Cercherò di non andare in giro a sbandierare ai quattro venti le mie intenzioni - e vi prego di fare altrettanto - bensì di mettere a frutto quello che imparo. Di applicare eventuali talenti nel caso in cui dovessi scoprire di averli, come per alcuni ho già fatto (e lo dico in perfetta buona fede). ^__^
Il tutto, ovviamente, alla mia maniera. Secondo la mia sensibilità.
La crescita, è un processo personale.
La mia maniera, che mischia la psicomagia con la mia idea di religione, col Tao, con la possibile reincarnazione, con la trimagia elishiana e - a quanto mi dicono - con quel che ho in comune di pensiero con Schopeauer...
E contamina, contamina...

^__^


GrimFang

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