L'artista mescola il sangue con la terra, per generare sempre nuova vita...

Sarà sicuramente potente, la vita. Piuttosto dolorosa, a mio avviso, a volte sorprendente, sicuramente intensa, vibrante, indubbiamente da vivere. Sempre e comunque.

Sara Tenaglia

Terra, Pioggia, Fuoco & Vento

Terra, Pioggia, Fuoco & Vento
Fire cup

lunedì 10 settembre 2007

Back from Venice Days

Rieccoci qui, tornati da vacanze e trasferte veneziane.
Il festival è finito, ed è stato più o meno senza infamia e senza lode.

Qui, in ufficio, son tornati anche gli studenti del secondo e terzo anno; quindi ho rivisto Erica, Camilla e Priscilla.
Priscilla, abbronzata, è da sturbo fisico.
Una ragazza di un sensuale da farti venire il capogiro e annebbiare la vista. E, sì, non ve la presenterò.
^__^
Loro tre sono le uniche tre ragazze con cui abbia messaggiato quest'estate; in particolare Camilla, che si è lasciata col ragazzo.
Volevo esserle vicino, e farle sentire che c'ero, ma lei ha risposto solo poche volte ai miei sms. Quindi ci sono rimasto un po' male: al di là della solita storia della mia vita, quella che finisce col ritagliarsi la parte del miglior amico invece che quella del papabile prossimo ragazzo - cosa che ancora adesso non so se sia veramente nelle mie intenzioni (lo so, dovrei imparare a sbattermene, e quello che viene, viene) - è comunque frustrante lanciare messaggi nell'etere e non trovare risposta. Sembra di lanciare sassi nel nulla.
E aumenta il proprio senso di solitudine.
Così, quando oggi l'ho incontrata, non so da dove m'è uscita la forza di essere onesto e di dirglielo, che c'ero rimasto male.
Ha capito, le è dispiaciuto, ha anche insistito affinché rimanessi ancora un po' con lei invece di rientrare in ufficio (capirai, non me lo son fatto dire due volte).
(Anche perché son da solo in stanza che la mia collega ha avuto un lutto in famiglia)
E adesso, in pausa pranzo, siamo rimasti un po' a parlare, seduti su due sedie in giardino in una posizione assurda: la mia pianta del piede contro la sua e le nostre gambe a formare un arco...
Adesso come adesso potrei dirvi che mi sento innamorato di lei, chiaro.
Un gesto stupido come questo per me è una meraviglia, una cosa infantile e pura, quasi intima. Eppure così normale, quotidiana.
Lei è la ragazza che avevo accompagnato a cercar casa, e adesso che l'ha comprata ci andrà ad abitare a metà settembre. M'è uscito così, le ho chiesto se potevo andarci quando era ancora vuota. Mi ha risposto "quando vuoi", e poi mi ha detto che m'inviterà a cena e dovrò cucinare io. Mi piace, mi piace da matti tutto questo, ma non vorrei soffocare la spontaneità sotto torrenti di riflessioni.
Quello che viene viene, devo continuare a ripetermelo.
Devo smettere di pensare, e fare quello che sento.

Priscilla invece m'avrà risposto una volta, con lei non c'è storia. A parte l'indicibile desiderio sessuale che mi prende al solo guardarla.
Con Erica invece ci siamo scambiati qualche raro messaggio, ma quello che m'ha ferito un po' è stata la ricca serie di buche che m'ha dato quando ancora - almeno lei - era in vacanza. Oramai con lei si sta stabilizzando la situazione di amicizia, e m'è dispiaciuto l'aver perso il treno con cui volevo condividere la lettura di Jodorowsky assieme a lei.
Mi sono accorto però che forse è stato in parte un bene: mi volevo in effetti porre un po' come un 'maestro' (Digia non rompere, ho messo le virgolette) e so che lei, come me, rifiuta i maestri e in particolare rifiuterebbe me con un simile ruolo. Ed è giusto. La cosa deve essere più paritaria, e forse nascerà con una mia seconda lettura del testo e magari con la lettura del testo sui tarocchi, sempre di Jodorowsky.
Però a lei, a differenza di Camilla, non son riuscito a dirglielo che ci son rimasto male.

E' questo maledetto senso di... vuoto nelle mie relazioni sociali; quello che ogni tanto mi fa dire 'ma come, sei sempre presente per tutti e poi quando hai bisogno tu non c'è nessuno'... che è poi la vecchia storia del 'chiamo sempre io e a me non mi chiamano'.
So benissimo che non è così e che va a periodi, ma ti lascia un po' quella sensazione francese dentro, la malinconia, lo spleen...

Come al momento di partire da Venezia.
Un magone terribile, perché non volevo venir via. Perché ora che era finito il festival c'era la possibilità di restare, di godersi la città e gli amici che c'erano - beh, soprattutto Claudia - e di... di fare una vera vacanza, cazzo!
Ecco, non mi sento di aver fatto vacanza.
Di esser stato assente, altrove, sì, ma di essermi buttato in qualcosa di energizzante, divertente, nuovo... di aver ricaricato il mio entusiasmo! Questo no.
Ecco perché in quello spazio in alto a destra non c'è scritto niente. Perché nel mio 'Promemoria' non so che scrivere.
Perché non so dove sto andando: sto uscendo (spero) da una bolla che mi ha avvolto per un po' di giorni; che mi ha consentito - per carità - di ricaricare un po' le batterie, ma non di fare il pieno di energia vitale.
Dio solo sa quanto ho rosicato quando a metà agosto m'è arrivato l'sms di Stefano che mi diceva quanto si stava divertendo al festival di Berchidda, in Sardegna, dove m'aveva pure invitato...
Ricordo come stavo il giorno in cui sono andato in ferie: se avessi dovuto aspettare un giorno in più mi sarei licenziato. Stavo sclerando di brutto, non ce la facevo più, avevo un maledetto e urgente bisogno di un'oasi di pace.
Due settimane a casa mia in montagna sembravano perfette.
Ma in montagna da me non succede mai niente.
Gli amici erano 'addormentati' dalla gestione di questo pur lodevole progetto/impegno/spazio culturale che era sì vivo, nuovo, ce n'era bisogno, ma era pur sempre identico a se stesso. Giorno per giorno. Abitudine. Ripetitività.
A parte l'aver deciso che mi comprerò Runebound, gioco da tavola molto divertente, e l'essermi goduto un paio di serate jazz e un paio di partite a Quarto!, ho anche pensato che stavo spendendo abbastanza...
Noia?
Forse. Più che altro mancanza di attività.
Siano strabenedetti Fabrizio e Francesco che m'hanno staccato per due giorni dalla monotonia e m'hanno fatto divertire davvero.

Quindi Venezia.
Stefano m'ha fatto il favore d'accompagnarmi a Tiburtina alla partenza al posto di mio padre, ed io ho ricambiato ieri andandolo a prendere a Ostiense per poi andare a cena in quattro al ristorante Azzurra sulla Tiburtina.
Mamma quanto avemo magnato.
Il viaggio di andata per Venezia è stato gradevole: è un IC da napoli, quindi temevo di trovarmi in uno scompartimento pieno di chiassosi guaglioni dei quali sarei sempre stato in para se fidarmi o meno, supponendo di trascorrere la notte in dormiveglia per controllare i bagagli.
Invece salgo che la luce era già spenta, e dentro c'erano due ragazze carine sui trent'anni, un altro più o meno di quell'età e un signore anziano. Dopo un quarto d'ora ho capito che una delle ragazze era sposata con l'altro e che il vecchio forse era con loro. Restava la ragazza seduta al mio fianco, che ho accortamente spizzato per metà viaggio prima di addormentarmi.
Non ho realmente dormito: a Bologna la coppia è scesa e siamo rimasti nello scompartimento in tre. Nel frattempo, in cerca di una posizione più comoda ho fatto in modo di trovarmi con la gamba contro quella della ragazza e sono rimasto così.
Una ventina di minuti prima di Padova lei si gira e mi accavalla la coscia sulla gamba.
Non ho più dormito; un paio di minuti dopo, vista la mia evidente situazione fisica imbarazzante, il vecchio ha pensato bene di abbandonare lo scomparto: e siamo rimasti soli.
...

...

...e io non ho fatto niente.
Uno più smaliziato c'avrebbe provato. Io invece sono rimasto lì a chiedermi se farlo o non farlo fino a quando non dovevo scendere.
Lei s'è svegliata e c'ho anche parlato: trentenne, diretta a Treviso, napoletana d'origine, insegnante elementare.
Volevo morire.
La fantasia erotica della maestrina echeggiava ancora nella mia mente assieme a un gruppo d'inespresse ma sonore bestemmie mentre scendevo i gradini della stazione di Santa Lucia.

Uno potrebbe pensare (come ho fatto io) 'con queste premesse...', ma in realtà Venezia è stata avara d'occasioni. O meglio, proprio non le ho cercate.
A parte farmi battere il cuoricino per Elisa, di cui vi ho detto (un'amica con cui ci ho anche provato ma che, appunto, si sente solo un'amica), che io adoro, e per Claudia, non sono andato a feste, non ho conosciuto gente, non ci ho provato con la coinquilina francese (e non è stato solo perché pensavo stesse col coinquilino Davide), non ho - in effetti - mosso foglia in quel senso.
Ormai è talmente tanto che nemmeno mi propongo più, che non rischio, che non mi butto, che non sfodero fuori il mio fascino (anche, perché no, con l'ormai vetusto gancio della cromoterapia, dei masaggi, eccetera, che sono i miei cavalli di battaglia)...
Per una volta che c'ho provato - era una siciliana conosciuta in fila - Fabiola, con cui stavo, ha sclerato per una di lei affermazione ed è sceso il gelo. Poi avrei scoperto che uno dei due con cui stava era il ragazzo, ma lì per lì è stato quasi un incubo.

Già, Fabiola.
Matta come un cavallo come al solito, a volte preziosa, a volte insopportabile.
Preziosa perché s'è fatta il mazzo a pulir casa o a cucinare (ho addirittura cenato tre volte a casa!), preziosa quando s'è emozionata perché era finalmente riuscita a farsi autografare la tesi da Tim Burton... Insopportabile - ma tanto da aver voglia di menarla o andarmene via disgustato - quando ha dato di acido a un tizio che, involontariamente, l'aveva passata in fila dal fornaio o quando ha sclerato alla siciliana.
Fabiola infatti s'era svegliata all'alba per mettersi in fila alla biglietteria per andare a vedere la cerimonia di premiazione a Tim Burton (tra l'altro, 40 euro!), ma non era bastato a farle prendere il biglietto. In fila la sera, questa siciliana ha detto, anzi, ha sottinteso che - essendo lei riuscita a prenderlo mettendosi in fila la notte prima (!!! ma siamo pazzi?) - evidentemente Fabiola non era poi così fan quanto lei.
Questo perlomeno è quanto ha capito Fabiola.
Per me, era una che, avendo avuto il culo di prendere un biglietto prima che finisse, non vedeva l'ora di vantarsi e dirlo a tutti che c'era riuscita a sfangarla. E poi, se effettivamente s'era messa in coda dalla notte, si vede che ci teneva tantissimo. A Fabiola, semplicemente, non era venuto in mente. Altrimenti sono sicuro che si sarebbe messa in coda dal pomeriggio prima.
Ma questo 'affronto' per Fabiola era troppo, e della siciliana sarebbero rimaste solo le ossa ben spolpate se non si fosse trattenuta. Ma il gelo calato all'improvviso si sentiva, e la cosa che a me dava più fastidio era a) sentire che la siciliana aveva capito che c'era qualcosa che non andava e ne fosse in qualche modo dispiaciuta e b) capire quanto infantile e assoluto fosse il livore di Fabiola, che considerava Tim Burton una cosa sua e non era nemmeno ipotizzabile per assurdo che si ponesse anche solo un barlume di disponibilità verso l'altro.
Egoismo puro. Chiusura totale.
Vi giuro, ho provato disprezzo.
Disprezzo per la mia ex.
E son cose che fanno male.

E alla fine dei conti anche le attenzioni di cui son stato omaggiato da parte sua, come le cene, non son riuscito a vivermele proprio con tranquillità.
C'è sempre stata una parte di me che, pur consapevole che di tutti in casa conosceva solo me, che comunque siamo amici, che comunque le fa piacere cucinare eccetera eccetera, riteneva in qualche modo sbagliato il fatto che lei mi preparasse la cena. Comodo, ma sbagliato. E infatti lei ha insistito affinché una cena la preparassi io. Fallendo.
Anche perché mi sono accorto che sono secoli che non cucino perqualcuno, sento di aver un po' perso la mano e soprattutto lì avevo voglia di farlo meno di zero.

Ad ogni modo, aver ribeccato Peppe a Venezia, ripreso i contatti con Nicola (che a Venezia non c'era, ma che avrei ribeccato poco dopo alla Notte Bianca - di cui dico solo che ho visto Battiato e per sbaglio la fine di uno spettacolo ai Fori, e anche quella come il resto della vacanza è stata un po' senza infamia e senza lode), aver ritrovato una dell'università che conoscevo di vista per un caso fortuito (avevo detto a Peppe "mettiamoci vicino alla bionda" quando in realtà dovevo dire castana, e lui s'è messo a fianco alla bionda che era invece questa dell'università), scritto recensioni in 160 caratteri per Sergio che da Roma doveva scrivere articoli, e altre piccole cose m'han fatto godere questa settimana.
A partire dall'aver sbagliato autobus il primo giorno ed essermi ritrovato addirittura su di un'altra isola, Pellestrina. Mi son goduto l'imprevisto viaggio turistico (a scrocco) e mi son perso "The assassination of Jesse James..." eccetera eccetera che non era - dicono - poi niente di che.
Dei film, non vi dico molto.
Dei quattro premi principali (Leone, regia e le due Coppa Volpi) non ne ho visto nemmeno uno. Dovrei astenermi dai commenti, ma vedere Hollywood così premiata, soprattutto con Brad Pitt, mi fa stare un po' male. Del resto, se pure Gregg Araki (con cui mi son fatto una foto) mi va a premiare "Sügisball", che è l'unico film dal quale sia fuggito dalla sala (se si eccettua un documentario su di una conferenza fra dodici letterati cinesi a proposito della forma poetica in Cina)...
Comunque, non ci sono stati film davvero orribili e non ci son stati film davvero eccezionali, che abbia visto.
M'è piaciuto moltissimo "La zona", e ho adorato il protagonista col quale mi son fatto un'oretta di chiacchiera a manetta a proposito del film e di Città del Messico. Mi sono spaccato dalle risate sul film "Non pensarci", che probabilmente rivedrei al cinema, e tra l'altro sono riuscito a parlare al telefono con uno dei due sceneggiatori subito dopo la proiezione per subissarlo di complimenti (una mia amica, Ilaria, lo conosce e l'aveva chiamato). E me ne son piaciuti assai anche altri, come "Nightwatching", "Año uña", "The Darjeeling Limited"...
E qualcun altro proprio non mi ha detto niente.
Ho persino vinto una scatola di caffè Vergnano e una borsa grazie a una stroncatura ("En la ciudad de Sylvia"): a Venezia c'è il concorso "Aridatece i soldi" sponsorizzato dal Codacons e diretto da Gianni Ippoliti; non ho vinto io, ma essendo tra i finalisti m'han dato comunque qualcosa (ma la cosa più bella è stata l'aver fatto la vignetta e l'averla vista mettere immediatamente tra i finalisti - da cui poi l'hanno tolta e rimessa).

Comunque, anche sotto questo punto di vista, tutto senza infamia e senza lode.
Una palude.
Nel mezzo.
E' ora di scrostarsi dal guado e cominciare a camminare più spedito.
Per ora, chissà, potrei cominciare a leggere "Il mio nome è rosso" di Orhan Pamuk, che mi hanno caldeggiato quale seguito, del tutto indipendente, di "Q" di Luther Blissett...


GrimFang

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