L'artista mescola il sangue con la terra, per generare sempre nuova vita...

Sarà sicuramente potente, la vita. Piuttosto dolorosa, a mio avviso, a volte sorprendente, sicuramente intensa, vibrante, indubbiamente da vivere. Sempre e comunque.

Sara Tenaglia

Terra, Pioggia, Fuoco & Vento

Terra, Pioggia, Fuoco & Vento
Fire cup

mercoledì 19 settembre 2007

Non gira bene

Non gira affatto bene.

Domenica sera sono andato al cinema a vedere il film dei Simpson, con Erica.
Dopo ci siamo presi qualcosa da mangiare al cinese e siamo andati al Circo Massimo. Abbiamo mangiato davanti alla macchina, e poi siamo andati a cercare una fontanella per lavarci le mani.
Bastava che ci fossimo fatti dare dei tovagliolini, ed io al ritorno non avrei trovato il finestrino posteriore sinistro in frantumi, la macchina invasa da pezzi di vetro e la mia borsa mancante.
La borsa da cui non mi separo mai.
La mia borsa preferita, quella della 62.a Mostra del Cinema di Venezia - Rai Cinema.
La borsa che per un'unica, fatale volta, ho scordato da qualche parte.
Dentro c'era tutta la mia vita, simbolicamente parlando.
190 euro appena presi al postamat, la carta postamat, la patente, due tessere per affittare i video, il codice fiscale, la tessera magnetica sanitaria, un numero infinito di biglietti da visita, contatti, ricordi, promemoria... forse persino il plettro preso al concerto dei Blind Guardian (qui il sito ufficiale). E l'unica foto che avevo di mio bisnonno Gino, dietro alla macchina da presa.
Tutto questo era nel portafogli, ma c'erano anche il mio "quaderno dell'attore", con tutti gli appunti di teatro, le intuizioni, le scoperte, le annotazioni di Granada. C'era la mia preziosissima Moleskine sempre della 62.a Mostra, con sopra tutte le mie idee, frammenti di dialoghi, pezzi da sviluppare per il mio romanzo, le battute fulminanti raccolte dagli amici, gli appunti di riflessione su me stesso, filosofie esistenziali appena abbozzate, scoperte su di me, su chi sono, dove vado.
E infine il quaderno rigido che mio zio mi regalò tanto tempo fa, e sul quale io avevo deciso che avrei scritto un libro - e poi avevo cambiato idea trasformandolo nello stesso scopo della Moleskine, ma dedicandolo anche ad appunti per la mia eventuale tesi. Dove c'era anche il ricordo di quella notte in cui Sergio al suo concerto cantò la mia canzone, "Saloon City", che gli avevo scritto in un momento di grazia. In cui c'era la più bella foto di Elisa che avessi. In cui c'era anche la carta d'identità.
Lì per lì m'è anche venuto da ridere, e da piangere solo al pensiero che fosse tutto finito, assieme alla mia felpa grigia preferita, della Champion, col cappuccio, ed al mio ombrello, e ad alcuni pennarelli e a chissà cos'altro che non mi ricordo... tutto finito in un cassonetto.
Immondizia.
Macero.
Nemmeno utile più a nessuno, non destinata nemmeno alla curiosità di un ics chiunque che potesse trovarla e leggerla.
Questo mi dava, e mi dà, tristezza.

Ma non era finita.
No, non gira bene, per niente.
Sono usciti i risultati di RiLL, non ho vinto.
Non sono arrivato secondo, né terzo, né quarto. Sono con gli altri sei, nelle menzioni di merito per essere arrivato in finale. [E anche questa è una notizia vincolata al segreto - ah, visto l'elenco dei giurati almeno tre quattro li conoscevo e poteva pure capitare che mi squalificassero, quindi grazie di esservi tenuto tutto per voi, continuate a farlo]
Certo, è comunque un traguardo, ma perdonatemi, lì per lì - anche se dovrei dire qui per qui, perché l'ho scoperto adesso - è più la frustrazione. Il pensiero ossessivo di non saper scrivere bene, beh, non così bene come vorrei, come sognavo, come mi aspettavo.
Uno a questo punto si domanda cosa mi aspetta ancora.
Non gira affatto bene.

Persino i numeri del superenalotto mi sembrano familiari, ed io non ho giocato.

Così, alla pausa caffè, mi ritrovo a pensare a dove sto, che sto facendo, che cavolo sta accadendo della mia vita.
Ho anche finito i soldi sul cellulare.
E mi scopro a sorprendermi che la mia vita si sia arenata ancora una volta.
Che si sia fermata: sto qui, ho un lavoro, che in fondo non mi rende abbastanza, e ancora una volta mi sono arroccato a difendere le posizioni. Non mi sto guardando attorno in cerca di migliorare la mia situazione, anche economica.
Mi trovo bene qui, lo stipendio è decente, i colleghi simpatici, ma voglio veramente passarci la vita? Farne il lavoro a bassa qualifica (e alta libertà) che mi dovrà dare sostentamento?
Il posto è certamente l'ideale per chi, come me, oltre a guadagnare per vivere vuole fare altro: è un lavoro elastico, lascia spazi e orari per scrivere, creare, costruirsi nel tempo una seconda - vera - attività.
Ma in questi anni l'ho fatto?
Arrivo a casa stanco quasi sempre, e non riesco a impormi un metodo, non riesco a darmi delle scadenze e un orizzonte.
Arkipélagon, Escondida, D.N.H., il romanzo, Non maltrattate il Valhallasauro... sono centinaia le cose e le idee che ho avuto e che da me per primo hanno avuto scarso seguito. O meglio, un seguito da strategia della lumaca. Chissà, per cent'anni ci lavoro e poi forse pubblico qualcosa.
E' un maledetto scossone quello che mi si presenta.
C'è rabbia, che in parte si trasforma in voglia di fare, ora.
E questo sarebbe perfetto, se questa voglia non andrà a morire schiacciata dal tempo come mi capita sempre. Non è esattamente frustrazione, ma ci si avvicina.
E' voglia di piangere che non riesce a sgorgare, e cattiveria.
Tutta roba che rischia di andare in peritonite.

Adesso io non lo so che cosa devo fare.
M'è persino venuto in mente di scrivere questa maledetta/benedetta tesi. Ma poi?
Devo andare a vivere da solo, e aggiungere a questo carico di stress quello ulteriore di una vita realmente da single? O è solo una pia illusione quella di riuscire poi a gestire meglio i miei tempi?
Non lo so, sono confuso e nessuno di voi, putroppo, può darmi una mano: perché queste sono cose che uno deve trovare dentro di sé.
Come non siete mai riusciti a convincermi di fare questa stramaledetta/benedetta tesi.
Che se sarà, verrà come un gesto liberatorio.

Per ora, mi sento solo desiderando non esserlo, e ho voglia di stare da solo sapendo che mi farebbe dannatamente bene uscire.
E mi chiedo cosa significa tutto questo, simbolicamente, nella mia vita.
Che messaggio il flusso delle cose, lo zen insito nello ying e nello yang, mi vuole mandare. Cosa devo capire.
Dove devo andare.

Per la cronaca, nella borsa c'era anche la copia di Sara di "Psicomagia".


GrimFang

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