L'artista mescola il sangue con la terra, per generare sempre nuova vita...

Sarà sicuramente potente, la vita. Piuttosto dolorosa, a mio avviso, a volte sorprendente, sicuramente intensa, vibrante, indubbiamente da vivere. Sempre e comunque.

Sara Tenaglia

Terra, Pioggia, Fuoco & Vento

Terra, Pioggia, Fuoco & Vento
Fire cup

mercoledì 24 ottobre 2007

Shukkumuflutzu!!! (Küss mich)

Come prima cosa, andatevi a vedere questo e poi ne riparliamo.

^___^

L'altro giorno ho seguito questo link, mandatomi via email, e m'è uscito questo.



You are The Sun
Happiness, Content, Joy.

The meanings for the Sun are fairly simple and consistent.

Young, healthy, new, fresh. The brain is working, things that were muddled come clear, everything falls into place, and everything seems to go your way.

The Sun is ruled by the Sun, of course. This is the light that comes after the long dark night, Apollo to the Moon's Diana. A positive card, it promises you your day in the sun. Glory, gain, triumph, pleasure, truth, success. As the moon symbolized inspiration from the unconscious, from dreams, this card symbolizes discoveries made fully consciousness and wide awake. You have an understanding and enjoyment of science and math, beautifully constructed music, carefully reasoned philosophy. It is a card of intellect, clarity of mind, and feelings of youthful energy.


Non ve lo sto a tradurre, ma è una gran bella carta.
Soprattutto per me, che sono lo specchio de "L'Appeso" (anche se non proprio in questa accezione).
Che sia la volta buona di cambiar numero?
Pensare che proprio ieri sull'ultimo 'romanzo a fumetti' della Bonelli ho letto "la pigrizia è nido di violenza" (S. Agosti). Ecco, magari stessi lasciando il nido...

A proposito dei miei ragguardevoli sabati, stanno scemando. A parte il precedente, passato col Deso e Diggia a vedere un gran bel film, "Drunken Master" (che è Jui Kuen, e non Once upon a time in China, come speravo), col Deso che è andato a dormire prima della fine, come al solito, QUESTO sabato l'ho passato in compagnia di altri due vecchi amici: Trentottemmezzo e Trentotteuno.

Ma non è stato un sabato, bensì un giovedì - l'altro ieri - che mi ha piacevolmente colpito!

Tanto per cominciare, che il Diggia non venga mai più a piangere miseria perché è single e senza donne, e che noi non gliele presentiamo mai.
Sia scritto negli annali e meso agli atti!
Ha perso il diritto di lamentarsi.

No, dico: lo invito - con zero preavviso, come mi si addice e come faccio sempre - a una cena (a scrocco, capite? A scrocco!!!), con me ('sti cazzi), un mio amico filosofo ('sti cazzi, ma è filosofo pure lui quindi è quantomeno una garanzia sull'ambiente e la serata), la sua ragazza che è tedesca (e pure qui 'sti cazzi che è fidanzata e col fidanzato presente), una sua amica tedesca che poi se ne riparte (e qui invece comincia a farsi interessante, anche se c'è da contare che comunque ci sono anch'io che cercherò la mia parte), un'altra amica romena (e allora la cosa è davvero interessante) e la cugina del mio amico (e la cosa si fa interessantissima che c'è anche la scelta!!!)!!!
Riassumo, affinché sia ben chiaro e di facile comprensione. Acciocché tutti capiate bene.
1) invito il mio amico Diggia detto anche Dazio, a una serata a scrocco.
2) questa serata è una cena, e per chi lo conosce (o sa che Dazio è relativo anche al mangiare e che lui è decisamente 'una fogna' in termini alimentari, un pozzetto nero, un buco dove puoi scartare tutti gli avanzi, ma anche quello che non avanza, visto che dopo di lui di sicuro non avanza nulla) questo da solo varrebbe un automatico 'sì'.
3) questa cena a scrocco è una serata che si prospetta interessante, ma soprattutto è piena di donne.
Non solo!
4) lo andrei a prendere io con la macchina (assurdo!) - e nemmeno l'ho detto dopo per convincerlo: l'ho detto subito perché stavo uscendo!!!
5) lo riaccompagno a casa - a Testaccio (!!!) - quando io abito sull'Aurelia! Questo in effetti sì, gliel'ho detto dopo per convincerlo
6) come garantito dal mio amico - anche se poi non è stato affatto così - si finisce e si torna presto.

Tutto questo, e lui rifiutaaaa?!?!?!?!?!?!
0__O'

E perché?

Scarso preavviso? No. Quello era naturale, l'invito viene da me, lo metti da conto, non è un problema. Anche perché:
Era fuori Roma? No, era nella capitale.
Era già a casa, magari in pigiama? No, stava uscendo in quel mentre dall'università.
Aveva già cenato? No, stava andando a cenare.
Perché era il compleanno di una sconosciuta? No. Io mica gliel'avevo detto che era la festa della ragazza del mio amico.
E allora che cazz...?

No no, motivo principale "devo fare la tesi di dottorato". Quando ce l'ha? A febbraio. Quante altre volte ci potrà lavorare? A sentir lui, mai. Giorno perso, mai più recuperabile. Dico: "recuperi domani", ed emerge una prima verità - il giorno dopo ci sarebbe stata un'altra cena, da un'altra donna, che gli piace.
E sono onesto, che non dico il nome di quella tua collega con cui credo a volte dividi la stanza, con gli occhiali, che guida un furgone perché ha un botto di parenti e fratelli e che comincia e finisce per la lettera M. ^__-
E questa - per quanto non addetta come ragione - è stata l'unica cosa plausibile, visto e considerato che il "ti piscio" definitivo è arrivato sulle note de
"Dov'è 'sto posto?"
"Appena fuori il raccordo, sull'Ardeatina".
Se ti piglio e ti riaccompagno io, che cazzo mi significa 'ndo sta 'sto posto?! O__O'

Niente, non c'è stato verso, nulla da fare.
Il ragazzo sta male, non è più lui...

Senza contare che, in effetti, io sono tornato a casa alle quattro, e lui si è perso una gran serata.
Magari non una gran cena, che è stata molto informale e modesta. Risotto ai funghi, patate lesse con cipolla, insalata...
Certamente s'è perso le ragazze!
Anka, la romena - anzi, per la precisione transilvana - era la meno carina, ma è decisamente una ragazza spigliata, divertente e brillante nella conversazione. Si è portata appresso Gianluca, suo amico, gayo nei modi, divertente e brillante pure lui. Maria, la ragazza del mio amico Lele, è decisamente una bella ragazza, molto simpatica e alla mano. Fa la fotografa e scrive poesie: brava fotografa - una delle fotografie che tiene appese in camera è raccapricciante (un viso di donna con un cerotto biadesivo sulla bocca sul quale sono appiccicate un sacco di mosche) ed efficace - ma anche brava poetessa - alcune che mi ha fatto leggere erano splendide. In più, non so cos'altro faccia, soprattutto per tirare a campare. Poi c'era Moni, l'amica di Maria, sua ex coinquilina e collega in Germania, tedesca di Amburgo. Decisamente bella, delicata anche se magra, seno piccolo e portamento pacato, classico. Capello corto a caschetto, nero come la pece. Infine, per chiudere, Tiziana, la cugina di Lele, che a dire il vero ha fatto una comparsata iniziale e poi se n'è andata a un'altra cena, ma che è indubitabilmente una gran bella ragazza al di là di ogni ragionevole dubbio, e che è una de còre, caciarona, alla mano senza mai essere volgare. Il tipo di donna che ti mette allegria e che vuoi assolutamente rivedere.

Quindi, caro il mio Dazio, nel tuo piccolo puoi sorriderti ed essere felice: avresti fatto le quattro - tu, le cinque io - non avresti mangiato tanto e non ci sarebbe stato troppo spazio per dedicarsi all'attenzione femminile: tolta Tiziana ch'è andata via subito, Maria ch'è fidanzata e Anka che non è troppo carina, rimaneva solo Moni da circuire!
Ma guarda tu.
Mi tocca pure ringraziarlo!
^___^
Solo in questo modo mi sono potuto dedicare a Moni senza essere interrotto, o doverla dividere con qualcuno... =)P

Prima di tutto però vi devo chiarire chi è Lele.
Lo farò usando lo stesso aneddoto che ho raccontato quella sera a cena.
Marcia della pace Perugia-Assisi, l'anno in cui il governo di centro sinistra aveva appena avallato l'uso delle basi italiane in appoggio alle truppe Nato che dovevano bombardare la (allora) Jugoslavia. I partiti di governo decidono di partecipare e sfilare con le bandiere. Tra i partiti di governo, c'è il mio.
Alla marcia, ci fischiano e ci insultano.
Sfiliamo tra due ali di contestatori, stringendo le nostre bandiere, aggrappandoci a quello che ci fa sentire ancora pacifisti e al contempo appartenenti al partito in nome di quella che è una emergenza umanitaria. Ai nostri lati la rabbia, il livore anche furioso e la veemenza degli altri 'pacifisti' quelli del no alla guerra senza se e senza ma. Io sfilo, al bordo del fiume di gente del mio partito, della mia sezione. Al mio fianco, a pochi passi di distanza, mi si insulta con rabbia. Cammino, li guardo. Mi sorprendo: "Oh, Lele! Bella!"; dall'altra parte "Oh, ciao!!!".
E in quel metro e mezzo di spazio vuoto che separa le due file di persone che sfilano o insultano, io da una parte Lele dall'altra c'incontriamo, ci abbraciamo, ci facciamo le feste e poi ci salutiamo: io torno a sfilare con la mia bandiera, lui a insultarci.
^__^
Una scena così umana e al tempo stesso così grottesca e surreale... proprio come la nostra amicizia.
Ci conosciamo da anni e ci vediamo pochissimo, ma ci vogliamo un bene dell'anima. E sulla politica proprio non ci pigliamo. Lui è troppo più a sinistra di me, e certe volte molto intransigente. Ma questo lo sappiamo, fa parte di noi.
Al punto che, quando col Deso si tornava nella mia macchina da una due giorni Todi-Monteriggioni-Pienza-San Gimignano, mi bastò far scattare la discussione politica per farmi a 150 km/h di notte il ritorno sorpassando i camion in curva, ignorando bellamente la raccomandazione di Lele "non superare i 100 che ho paura": lui non si rese conto di nulla.
Quindi, ribeccarmi con Lele - che spunta fuori ogni tanto nelle situazioni più disparate, tipo Venezia, perché ha un fratello regista - specie dopo che lui aveva provato a cercarmi per ben quattro volte durante l'estate (quando ero a Ludika, quando ero a Pescara, quando ero a Ovindoli e quando ero a Venezia - con un tempismo che manco la Svizzera) mi faceva già da solo immensamente piacere.

E poi, in più, la serata è stata splendida.
Sua cugina mi ha fatto una fantastica impressione e prima che ci mettessimo a tavola per la cena è sparita.
Anche se non ho cenato affatto, poi, per via di quel senso d'inquietudine e di stretta allo stomaco che mi prende quando mi trovo in situazioni come questa in presenza di persone sconosciute - specie se trattasi di ragazze carine - la cosa non mi è affatto pesata, e la conversazione è stata buona, di alto livello e per niente galante (inframmezzata com'era di espressioni italiane, francesi, tedesche, inglesi e romene): spontanea senza essere troppo sacrificata.
Infatti Moni non parlava minimamente l'italiano, ma oltre al tedesco capiva qualcosa di francese e l'inglese. Lele, però, parla francese e italiano, ma non mastica bene l'inglese, che capisce ma non parla troppo. Maria invece è piuttosto ok con il francese e l'italiano, l'inglese e - ovvio - il tedesco; quest'ultimo solo più di me, che invece me la cavo bene con francese e inglese, spagnolo (che non ho usato) e ovviamente italiano. Qualche espressione in tedesco però la so - come sapete anche voi (^__-) e l'ho debitamente usata. Anka andava bene su inglese, italiano e romeno, mentre Gianluca bene su italiano e francese, mentre il resto per lui era arabo.
Parlare, però, mi aiutava a dimenticare che stavo saltando il pasto, quindi mi sono intrattenuto con tutti su argomenti diversi, tutti piuttosto interessanti come: lo spiegare che cavolo di tesi fosse quella che dovevo fare, senza però ritrovarmi a dover spiegare come mai non ho fatto la tesi; farmi spiegare che facoltà frequenta Gianluca, che si occupa di storia antica per la cooperazione internazionale adesso; il mio breve soggiorno ad Amburgo, in Reeperbahn Strasse (tanto per chiarire); ma anche argomenti più di livello, come la politica.
Il caso - o Lele che ha scambiato il posto - ha voluto che sedessi a fianco a Moni, con la quale però non mi sono molto intrattenuto, presa com'era a farsi spiegare da Lele quali filosofi valeva la pena di leggere, o a chiacchierare con Maria che le sedeva vicino dall'altro lato.
Beh, comunque, in mezzo a questa commistione di suoni, la serata è volata veloce in allegria, fino a quando poi Anka e Gianluca non sono andati via. E siamo rimasti in quattro.

A quel punto, Lele mi accenna al fatto che la sua ragazza vorrebbe fare/ci delle foto.
Moni l'ha già usata come modella: all'inizio della serata ci avevano fatto vedere delle bellissime fototessera di quelle a quattro scatti diversi, fatte in maniera creativa. Ad esempio, Moni aveva la faccia e il decolleté tutto dipinto di oro e c'erano delle foglie secche sospese a mezz'aria.
Ecco, il piano era andare a fare delle foto così, alla macchinetta delle fototessere che stava lì vicino.
Così, si comincia ad organizzare, la cosa sembra divertente, cominciamo a pensare a come possiamo farci le foto e a cercare il materiale di supporto in giro per casa.
E, mentre loro si danno da fare, capita che Moni già pronta ed io restiamo a parlare da soli in cucina.

Definirla una chiacchierata magnifica è riduttivo.
Per la terza volta - e ben la seconda volta con una ragazza che volevo abbordare - nella mia vita ho parlato di Dio e come la vedo io sull'argomento. Chiara di Milano l'avevo decisamente impressionata.
Anche Moni.
E abbiamo continuato a parlare, di religione, filosofia orientale, scienza, Satana e Giudizio universale, libero arbitrio, peccato originale... e anche facendo attenzione a lasciar parlare lei, di fermarmi ad ascoltare e non solo a lasciar sfogare la mia voglia di essere ben compreso su quei temi. Abbiamo continuato anche uscendo, poi in macchina, poi al Sidis o cosa fosse quel posto lì dove abbiamo scavalcato per arrivare alla macchinetta fototessera...
Persino il tizio di colore che s'era perso e che ha aspettato pazientemente almeno un'oretta che noi finissimo le foto per poi essere da noi riaccompagnato a casa, è riuscito a distrarci.
E l'aria era calda e meravigliosa, tirava un vento frizzante e peccato solo per l'umidità, e quel poco di pioggia che ogni tanto ci teneva a cadere.
Me la ricordo così, mentre parliamo seduti sulla ringhierina di metallo, illuminati dalla luce al neon, fumandoci una sigaretta con la schiena colpita da qualche goccia di pioggia. Maria e Lele nella cabina ad armeggiare con la di lui scenografia, noi fuori ad aspettare. Fuori dal piazzale, oltre la ringhierina, il tizio che ci aspetta per il passaggio. Lei col viso dipinto bianco, lo sguardo assorto, anche sognante, mentre riflette sulle sue implicazioni di quello che dico, mentre parla, racconta, si espone. E il suo piccolo seno intravisto mentre si metteva di nuovo la giacca dopo la fotografia.
Gran bei momenti.

E' stato uno spiscio, erano anni che non mi divertivo facendo una cosa così.
Gratuita, bella e fuori dell'ordinario.
E il carrello della spesa che si toglie dalla fila senza bisogno di spicci ed io e Lele che cominciamo a pattinarci così tutto il piazzale dei parcheggi...
Quelle sedici fotografie in quattro serie da quattro, resteranno un gran bel ricordo.
E mi saranno spedite via email, dopo la scansione.
Saranno utilizzate, con altre, per riempire gli interstizi tra le foto grandi nell'ambito di una mostra, di Maria, ovviamente.
Ed io e Moni probabilmente ci scriveremo, perché ci siamo scambiati le email. Lei ha insistito molto.
Parte lunedì, ma ha specificato che tornerà in primavera.
Ed io ho specificato cos'è il B5, e che giorno ci sarà il Bertani Dai... e lei ha capito che è il caso di scendere allora. Il 16 maggio. Ma anche prima, per quel che mi riguarda.
E quando ci siamo salutati, ci siamo cercati nuovamente coi corpi, ma eravamo impacciati, bloccati.
Vederla che si gira a guardarmi ancora, mentre è ormai già lontana con Maria, mi suona proprio come
"...anche stavolta hai fatto una cazzata".
A non provarci fino in fondo, a cuor leggero. E non ho scusanti, io, per quanto questo sia un periodo stressato.

Alla luce di tutto questo,
Caro Dazio, sei tornato in te stesso? ^__^


GrimFang

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