L'artista mescola il sangue con la terra, per generare sempre nuova vita...

Sarà sicuramente potente, la vita. Piuttosto dolorosa, a mio avviso, a volte sorprendente, sicuramente intensa, vibrante, indubbiamente da vivere. Sempre e comunque.

Sara Tenaglia

Terra, Pioggia, Fuoco & Vento

Terra, Pioggia, Fuoco & Vento
Fire cup

giovedì 11 dicembre 2008

Di gnocca, di tango e tsunami!

Calma, dignità e classe.

Questo avrebbe potuto dire il buon Aigor - cui da poco ho associato il mio profilo per questo blog - ma stavolta a ragione.
Perché io no, io non ho ceduto. Non ho profferito il 'mammaaa' sconsolato con cui il dottor Frankenstin viene portato via a braccio.
Anche perché di cose positive ne avevo pur avute...

Mercoledì 10 dicembre.
Il laboratorio era stato eccezionalmente spostato al mercoledì, per consentire un incontro speciale.
Stiamo lavorando sull'Inferno di Dante, per uno spettacolo complessissimo che dovrebbe, coi soliti rimaneggiamenti dell'ultimo momento, andare in scena a fine giugno al teatro Ygramul.
Rimaneggiamenti: perché come al solito col cavolo che riusciremo a fare proprio tutto tutto alla perfezione; quindi tutto ciò che per quella data sarà ancora una ciofeca, sarà cannato di brutto dal copione e sostituito con qualcosa di più facile e meno figo. Considerando che già parte con in testa idee folli prima che grandiose, probabilmente non metteremo in scena l'Inferno... tutt'al più l'Infernetto.
Però, visto che voi non sapete nulla di quello che stiamo facendo, se verrete a vederci sicuramente sarete entusiasti e vi brilleranno gli occhi: perché quell'alternarsi cadenzato di soffi e di grida vi avrà emozionato, ma non saprete che sopra dovevamo farci altre tre cose; perché quella canzone lì era tanto bella, ma ignorerete che ne avremo cannate altre due e che quella aveva tre strofe; perché i costumi erano poveri ma suggestivi, quando in realtà avremmo dovuto essere tutti vestiti di strass e paillettes solo che la sarta non ha fatto in tempo... ^__-
Perciò, godetevi questi accenni e rammentate: vi aiuteranno a piegarvi dalle risate quando possiederete il senno di poi.

Bene, questo spettacolo ha una caratteristica fondamentale, questa sì immutabile: sarà fatto da circa 50 persone.
Tre laboratori tre, tutti assieme.
Ciascuno prepara il suo pezzetto, ma abbiamo una serie di parti comuni. E ieri era la prima giornata di prove collettive.
Ludyka, Saltymbanco e Yogurt, ammischiati in una sola bolgia per preparare lo spettacolo. Il delirio.

Ma facciamo una premessa.
A lavoro, la mattina, era stata un po' pesante e, tra le altre cose, ho tirato tardi. Sono uscito non alle 17.30, com'è mio solito, ma più tardi.
Quindi, già in ritardo sulla tabella di marcia, mi sono sciroppato il viaggio in metro A - 22 fermate, 32'30'' di media - per giungere a casa. Per nulla infastidito dalla pioggerellina, appena uscito mi arrivano due avvisi di chiamata persa: Debora, della videoteca con cui stiamo trattando un grosso acquisto, e Valentina, di Elish, la cui chiamata poteva avere un solo significato.
C'eravamo sentiti prima perché a lei serviva un passaggio per andare a teatro, ed io non glielo potevo dare - almeno, non da casa.
La sua chiamata poteva solo voler dire che quel passaggio le serviva comunque.

Facciamo un inciso nella premessa: in questi giorni in cui il Diluvio Universale ha deciso di venir giù a rate, Valentina - che si muove in motorino - ha un po' di problemi ad attraversare Roma su due ruote. Non posso darle torto, abita relativamente vicino a me, e il teatro è dall'altra parte.
Però, visto che piove a vasche e non a gocce, capita spessissimo che lei chieda passaggi in giro. Magari un po' troppo spesso.
E che a volte non specifichi proprio bene le sue esigenze, come quando per andare alla riunione di Elish a casa di Federicone (Fidene) abbia chiesto a me (Aurelio) di passarla a prendere a lavoro (San Giovanni), ma abbia omesso di aggiungere che lei a lavoro c'era andata in motorino e che quindi lì dovevo riportarla, e che c'era una valigia che le doveva dare Erika da riportare possibilmente a casa sua (Monteverde).
Ora, se non siete pratici andate su Google Maps e guardate in cosa consiste Aurelio-San Giovanni-Fidene-San Giovanni-Monteverde-Aurelio...
Senza contare che proprio quel giorno la mamma del bimbo cui faceva da baby-sitter è arrivata in ritardo causa pioggia...
Ma: calma, dignità e classe.

Per quanto riguardava Debora invece, la questione era più delicata: le avevo mandato un sms prima di salire in metro per spiegarle che il bonifico per l'acquisto a quanto ne sapevo doveva già essere stato emesso, e che era solo questione di giorni. Capirete, loro cessano legalmente di esistere il giorno 15...
Ma Debora non ha risposto quando l'ho richiamata, né ha scritto sms, quindi pace.

Arrivo a casa e noto con piacere che non c'è il passeggino di mio nipote.
Me ne rallegro perché penso che così non sarò tampinato dal pargolo e potrò sbrigare le faccende velocemente. Tanto che avevo cominciato a svuotare le tasche dei calzoni mettendo tutto nello zaino, visto che avrei dovuto mettere la tuta e andavo di corsa.
Entro e noto alcuni giochi di mio nipote in giro.
Poco male, penso, sarà stato qui oggi pomeriggio.
Vado in camera e me lo trovo che gioca con una torcia elettrica (le adora!).
E alé, vai col togli-spoglia-gioca col bimbo.
E avevo sempre più fretta, ma il fatto è che da quando è andato a casa sua, finalmente risistemata e lavori finiti, sono poche le occasioni che ho per spupazzarmelo un po'.

E facciamo un secondo inciso: io un mercoledì ogni due settimane ho l'appuntamento dallo psicologo.
Guarda caso, il 10 era proprio il giorno del mio unico appuntamento di dicembre.
E guarda caso, era un cicinino importante, visto che avevo ribeccato Chiara, che m'ero un pochino mosso sulla questione università eccetera.
Conoscendo Roma, e sapendo che con due gocce si blocca, dire che avevo il pepe al culo è un eufemismo.

Così, finalmente riesco a fiondarmi fuori dalla porta e a scendere in garage, tirare fuori la bimba e mettermi in marcia.
Non so perché, ma decido di passare per Via Candia e Giulio Cesare invece che fare le mura, ed ho anche l'impressione di averci inzeccato: pensando di aver svoltato mi ritrovo davanti al muro di macchine a piazzale Flaminio. Vabbè, ci posso stà.
Mi suona il telefono, è Vale, vuole il passaggio, va bene anche dalla Nomentana.
Penso che se dovrò riportarla a prendere il motorino sulla Nomentana, anche se dovessi avere a bordo Betta e Georgia - che poi ieri sera non c'erano - la strada è quella, quindi acconsento e ci diamo una punta.

Dallo psicologo arrivo in ritardo di quasi dieci minuti, tanto se si considera la tariffa oraria, e attacco subito discorso, perché ce ne ho di cose da dire.
Non mi sembra eccessivamente entusiasta delle mie riflessioni sul blocco universitario, certamente di più del senso di oppressione respiratoria che avevo in segreteria studenti. E anche per quanto riguarda Chiara non è che ci sia stata grossa argomentazione. So perfettamente che lì per lì Chiara non mi ha fatto l'effetto che potevo immaginare, nel bene o nel male o in entrambi.
E' invece dispiaciuto di non poter approfondire l'argomento Facebook, che esce negli ultimi minuti. Vabbè, sarà per gennaio.

Esco, e Valentina è alla punta, precisa.
Prendiamo la macchina, ci fermiamo a mangiare un po' di pizza, faremo tardi, 'sti cazzi.
Durante il viaggio mi legge un sms che ha ricevuto per sapere che ne penso e parliamo di Giulio, ragazzo che al momento la interessa assai, ma che non capisce cosa vuole da come si comporta. Copione già visto per Erika e tante altre.
Alla fine arriviamo e - come direbbe Martellone bucio di culo! - troviamo subito parcheggio nel muro di macchine per uno che davanti a noi se ne va. ^__^
Alé, entriamo che sono già tutti dentro e stanno già lavorando...

...stanno facendo qualcosa di canoro che sembra essere molto divertente.
Vado al bagno e quando ritorno dopo poco capisco che il 'gioco' funziona così: si propone un suono, una parola, che tutti devono fare, ma adattando il suono alla 'direzione d'orchestra' di un singolo che muove la mano, dirigendo gli altri. Ma badate bene, ciascuno interpreta il movimento che fa a modo suo. E' libero.
Si chiama improvvisazione vocale, e questa io l'ho anche studiata!
Tempo di inserirmi nel 'gioco' che vengo chiamato in causa io: devo andare al centro e fare il direttore d'orchestra. Mi gaso, chiedo se posso dirigere con due mani. Concesso.
Giro, faccio salti, mano alta mano bassa, mano che ondeggia mano ferma, eccetera eccetera. Mi sto domandando se vale la pena fare una ruota quando purtroppo il mio turno finisce.

Ripetiamo lo stesso 'gioco', ma stavolta divisi in due gruppi che si fronteggiano: uno fa il coro, l'altro dirige, con i singoli che si danno il cambio a vicenda.
Uhm, forse è il caso che vi spieghi perché sto continuando a virgolettare il termine 'gioco'.
A teatro, il nostro 'allenamento' (è il caso di chiamarlo così) si svolge con un susseguirsi di 'giochi'. Li chiamo così perché sono tutti divertenti, per quanto massacranti possano essere, o vengono resi tali. Magari l'unica cosa che non è un gioco è il riscaldamento iniziale, ma quello sappiamo tutti che è fondamentale farlo.
In più, ad accentuare il versante ludico dell'apprendimento, è che questi giochi vengono proposti, e poi complicati mano a mano: si parte con un piede, ad esempio? Si arriverà a muovere tutto compresi i capelli, per chi ce li ha. E poi, il fatto che il valore del singolo esercizio - buon sinonimo per 'gioco' - venga dapprima accennato e solo dopo approfondito ai fini della didattica attoriale, fa sì che l'esercizio venga recepito, appunto, come un gioco. la finalità è sempre frutto di un'elaborazione successiva, a posteriori.
Adoro questo metodo d'insegnare teatro! ^__^

Ed eccoci giunti al primo momento cruciale.
Dopo questo gioco, si passa alla quadriglia francese.
Sì, balleremo.
La quadriglia mi piace molto, ed a questo fascino non è indifferente il fatto che ci sia lo scambio di dama (o cavaliere). ^_-
Orbene, l'input/diktat che dà Vania è quello che si formino coppie uomo-donna di laboratori diversi. Ora, io conosco gran parte delle persone degli altri laboratori, ma avevo notato che c'era una fracca di gente nuova. Tra cui un congruo numero di ragazze. E anche carine!
Ebbene, Vania dà quest'ordine e una biondina - che a tutt'ora non ho capito di che laboratorio sia - mi si precipita incontro e mi chiede di essere il suo cavaliere.
Gh!
Si presenta, Sara, e ci disponiamo al ballo. E' allegra - al limite dello schizzato - campana, e mi piace subito, buona parte per via del fatto che abbia scelto me: vuol dire che ha gusto! ^_^
Confortato nel mio senso di autostima, cominciamo il ripasso dei movimenti, e trovo in lei una spalla perfetta visto che io cerco sempre di farlo con eleganza... il ballo, Paolino, il ballo... e lei si atteggia subito a damina. Ci ridiamo su, scherziamo, nelle pause accenniamo i passi di Flashdance (la corsetta sul posto) anche se lei ci va un pochino a ruota, e alla seconda pausa...
Lei scherza con la sua amica dietro di lei, la quale è anche assai carina, e questa seconda commenta le tette della prima (non grandi, a onor del vero) definendole con qualcosa come "d'acciaio". E gliele tocca, anche.
Guarda caso, il movimento successivo da provare è quello in cui ci avviciniamo ed il cavaliere la stringe in vita per ruotare scambiandosi di posto.
Acciaio puro.
Turgide, sode, piccole, ma una meraviglia.
Tutta la quadriglia procede così, per stop e ricomincia dal principio, per cui sì, cambio di dama, ma ogni volta riparto da lei. Ed è inutile aggiungere che son contento.
...anche se speravo mi capitasse pure la sua amica...
Vabbè, mentre riprendiamo per l'ennesima volta, e Sara sta ridendo perché la sto facendo spisciare (ero in forma), lei se ne esce con la seguente frase:
"Guarda, per me è un complimento, ma tu sei un clown!"
o giù di lì.
A questo punto Momo sei chiamata in causa, perché a) o la conosci, oppure b) dovrai dirmi tutto il rosa possibile perché, pur sapendo che era un genuino complimento, lì per lì non l'ho presa troppo bene, non sapendo in che consistesse.
L'ultima ripetizione è stata troppo bella.
Troppo perché siamo andati avanti, abbiamo cambiato i movimenti che ciascun laboratorio aveva fatto in modo a sé stante, s'è capito che razza di garbuglio ha in mente Vania, con gente che non dovrebbe scontrarsi nello spazio di venti centimetri che passa tra la schiena di una dama e il petto di un'altra... col fatto che poi si balla da misti a laboratorio per laboratorio, fase di cui ignoriamo le dinamiche (ed io quindi ballerò con Betta, con cui ho provato sinora, dal petto decisamente morbido e abbondante ^_^)... perché abbiamo provato i movimenti con il passo sotto l'arco di braccia ed il bacio simbolico, ma soprattutto, soprattutto, perchéc'è venuto perfetto! ^___^

Dopo, ci siamo divisi in gruppo A e gruppo B per il coro.
Tutti e tre i laboratori hanno studiato alcune canzoni, tra cui questa che - ignorandone il titolo - chiamo "Le parole" (dall'inizio del testo) del Quartetto Urbano. Ciascun laboratorio ha suddiviso il testo al suo interno in parti che canta uno o l'altro, e tutto questo sarà cantato durante, chiamiamola così, l'installazione del Dorè.
In pratica, prendendo ispirazione da una delle illustrazioni del Dorè della Divina Commedia (quella in cui incontrano Ciacco) i nostri gruppi la inscenano fisicamente per poi danzarci (secondo il concetto di Pina Bausch) su. Mentre cantano la canzone. Considerato che il concetto della Bausch è quello dello spezzare il movimento in frazioni per giocare nel loro accostamento, la cosa non è che risulti proprio facile.
Quello a cui risulta più comodo credo di essere io, perché, pur non sapendolo, non ho scelto movimenti troppo problematici per equilibrio o tensione muscolare. E, considerando il fatto che godo letteralmente a cantare questa canzone - perché mi tira fuori una voce proprio piena, è su tonalità perfette per me - ogni volta che anche solo la si accenna, è una delle cose che mi piace di più di quest'anno. Mi viene facile.
Anche se la signorina prugna Valentina deve sempre cacare il cazzo su tutto.

La parte di canto è dunque scivolata via senza problemi, anzi, è stata troppo corta per i miei desideri. E poi, pausa.
Si esce fuori per una sigaretta, si salda il mese di dicembre del laboratorio...
Mi passa davanti Sara, le metto le mani sulle spalle, si gira, le sorrido, lei mi sorride, si allontana. Esce, va a fumare, io pago il mese, esco anch'io e trovo Valentina che si prende le lodi sperticate di Sara per la bella voce. io mi fumo la mia sigaretta, chiacchiero con qualcun altro fuori, poi rientriamo.
Intuisco, a monte, che quel guizzo di Sara verso di me è stato figlio del mio 'essere guitto', intrattenitore, nel momento in cui ero stato chiamato a dirigere l'orchestra. Cosa che il buon Andrea, dei Saltymbanco, aveva rimarcato ricordando quando, ad Avignone, ero stato chiamato a dirigere l'orchestra di strada dei teatranti russi con una stampella per abiti, durante il loro spettacolo. ^__^
Sara dunque per me non esce dal gruppo delle ragazze carine 'opzionabili' per entrare in quello di coloro con le quali ci dovrei provare: ci andrei a letto all'istante, ma non mi ha rivelato altri motivi di interesse, tra i quali quello di essere lei interessata a me. Tant'è che per la prova successiva avrebbe scelto Omar per compagno.

E la prova successiva... era il tango!
^_______^

E sì, c'è pure il tango!
Perché la canzone di cui prima, finisce accennando al tango; e noi lo balleremo alla fine del testo!
Oh, yeah.

Ma visto che il post è già schifosamente lungo e che adesso come adesso sono le 2.22 della mattina ed io sono distrutto perché ho dormito cinque ora scarse, mi sa tanto che dovrete attendere la seconda parte...
Buona gno... ehm, notte a tutti/e!!!
^___^


GrimFang

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