Ciao, Furio.
È un sole sordo
Questa mattina.
Muovo il mio muro
Verso i bordi quotidiani,
Ma non è giornata da pensare.
Non è giornata da muovere
Celere le mie dita
Sui battibecchi quotidiani
Tutto il transeat mi appare noia
Vuota.
Sterile.
Come si può essere allegri
Se anche il cielo piange?
Danza morbido con le nuvole
Il suo minuetto
Lanciando scie di luce
Sull’azzurro e il grigio.
Il pomeriggio mite
Mi accoglie come può
Ma sono estraneo
Distante
E non riesco a spremere la mia anima
Al di là della notizia
Che non ci sei più.
Misuro le mie scarpe
Su piedi da bambino
E ricordo commosso
Nicco che ti chiama nonno Fullo
E no riesco
No, non riesco
A scacciare quest’immagine
Di te
Che tendi le mani
Verso la gioia della tua vita
E sollevi lo sguardo nell’aria a pensare
Saettando la lingua e le parole
Pacate
E il sorriso dietro ai tuoi occhiali.
Fa male.
Fa male non riuscire a mettere distanza
Fra te e me, che ti ho conosciuto così poco
E ormai ti avverto mancante.
Cerco una culla
In una canzone dolente,
Ma scorrono come neve
Al caldo del mio dolore.
A novant’anni
Sei stato il bastone della mia giovinezza
Non io il tuo della vecchiaia.
Stamani, all'1:00, è morto Furio Scarpelli.
Non era solo il più grande sceneggiatore italiano, per me era anche e soprattutto il nonno dei miei nipoti.
GrimFang
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