L'artista mescola il sangue con la terra, per generare sempre nuova vita...

Sarà sicuramente potente, la vita. Piuttosto dolorosa, a mio avviso, a volte sorprendente, sicuramente intensa, vibrante, indubbiamente da vivere. Sempre e comunque.

Sara Tenaglia

Terra, Pioggia, Fuoco & Vento

Terra, Pioggia, Fuoco & Vento
Fire cup

lunedì 4 giugno 2007

Dire ti voglio bene

E' quasi pazzesco come, nella società moderna, per dirsi le cose in famiglia ci sia bisogno di andare tutti insieme dallo psicologo.

Chiariamo, non in tutte le famiglie è così, o non a questo livello.
Però è vero che in casa non si parla.
Meglio, non si parla delle emozioni.
Per dire a mia madre che non le sto comunicando più da anni informazioni sulla mia vita quali il teatro, la scrittura, i giochi di ruolo, le donne eccetera perché semplicemente non mi va di stare ad ammorbarmi mentre lei distrugge implacabile tutti i miei interessi, ho dovuto aspettare oggi pomeriggio. Quando siamo andati tutti insieme, io, ma' e pa', dai loro psicologi.
Il rovescio della medaglia è - ovviamente - non riuscire più ad avere la semplicità di dire 'ti voglio bene', anzi, soprattutto di sentirselo dire.
E' sempre problematico comunicare affetto ai propri genitori, soprattutto dopo una certa età; quando ci si pensa già grandi e si prova un po' d'imbarazzo a esternare i propri sentimenti e a mettersi in gioco senza protezione.
Problema che decade quando si diventa grande veramente.

Anni fa ero in Inter-rail, un modo di viaggiare che ho molto amato, a... Heidelberg.
Si dormiva in un campeggio vicino al fiume, un posto splendido, che per alcune vicende ha infoltito i miei aneddoti.
Ma in quel posto splendido, storie di canne e di cigni a parte, c'è stata una notte particolare.
Una notte che ho passato - beh, mica tutta, che a una certa il freddo e l'umido ti entrano nelle ossa - da solo, sdraiato sul tavolo di legno da picnic appena fuori la tenda.
Luci esterne vicine allo zero, visuale totalmente libera e un cielo di stelle sopra di me. Ad agosto. Verso San Lorenzo.
Credo sia stato quell'anno, quella vacanza, in cui ho mandato una cartolina a mia nonna in cui lo scrivevo a chiare lettere "Ti voglio bene". La vacanza in cui, guardando le stelle cadenti, ho espresso un desiderio per lei.

Mia nonna sta morendo, l'ho saputo poco fa al telefono.
Una notizia con la quale per ora ho deciso di non fare i conti.
Per questo non vi parlerò di mia nonna, della difficoltà e della distanza del mio rapporto con lei, della morte...

No, la pianto qua e vi parlo del matrimonio tra Anna e Beppe.

Sabato mattina sono partito per Forlì, per andare al loro matrimonio. Venerdì notte, anche a causa del mio essere uno che fa le cose all'ultimo momento, ero nel panico.
Panico nero, perché 1) dovevo ancora fare la valigia a mezzanotte passata e 2) per fare il regalo agli sposi (che non han fatto liste bensì contributi al loro viaggio di nozze in Messico) c'era tutta una cosa online da fare, un sito da visitare e... l'obbligo di lasciare una dedica.
Questa dedica mi ha tormentato per giorni.

Perché, vedete, Anna è l'ultima donna con cui... io abbia avuto una tresca sentimentale, anni fa.
Dopo di me, ma solo dopo aver scontato un po' d'immaturità, è venuto Beppe, suo attuale marito. E...
Beh, le cose tra me e Anna semplicemente non hanno funzionato.
Ma, per come sono andate, io mi son sempre sentito un po' un verme.
Continuando ad onorarmi della sua amicizia, e invitandomi al matrimonio, sia Anna che Beppe han dimostrato di aver capito che persona sono, e gli voglio un gran bene per questo.
Riassunto brutale dei fatti: ci conosciamo in fiera, a Romics, e ci pigliamo subito.
Era l'anno dello stand di Elish col paravento a far da quinta e a nascondere i nostri zaini e le nostre cose e... le persone in debito di sonno che lì recuperavano.
Io e Anna siamo rimasti dietro quel paravento un'ora, a parlare.
Parlare. Chiaro? Via quell'espressione dubitativa dalla faccia! ^__^
Poi - ma l'avrei saputo dopo - lei torna allo stand e subisce una filippica da parte degli altri (tra cui Beppe, conosciuto nella medesima occasione) sulla sua assenza che si rivela essere una vera e propria scenata di gelosia da parte di ben quattro su cinque dei suoi compagni (però, eh? Donna dal fascino micidiale!). Persino dai contenuti un po' infantili del tipo "c'ero prima io", che Beppe & Co. avrebbero dovuto penare tempo assai per dimostrare di aver imparato dall'errore...
Fatto sta che mi organizzo e pianifico le mie mosse: Ryo Saeba, ihgger (ovvero frequentatore del newsgroup it.hobby.giochi.gdr) toscano, il giorno della maxicena finale deve rientrare in caserma alla Cecchignola, che fa il militare. Il piano è semplice: proporre ad Anna di venire con me in macchina e poi - avendo preso una strada differente dagli altri - proporle di andarcene a mangiare per conto nostro.
MA il furgone del gruppo di Anna si accoda a noi invece che agli altri e ci scorta fino alla Cecchignola. Astuti quanto malefici, i ragazzi! Niente, si deve per forza raggiungere gli altri.
Però... però mi piglia una di quelle botte di franchezza, naturali, e le rivelo qual'era il mio piano. E lei, non me lo scorderò mai, mi mette la mano sulla mia, sopra la leva del cambio, e mi fa
"E io avrei accettato."
Insomma, non proprio colpo di fulmine, ma quasi!
Arriviamo al ristorante cinese, parcheggiamo e praticamente - approfittando del momento di distanza dai suoi 'angeli custodi' impegnati a parcheggiare l'ingombrante veicolo - ci saltiamo addosso; poi ci ricomponiamo e raggiungiamo gli altri a cena, durante la quale siamo rimasti tutto il tempo mano nella mano sotto al tavolo, senza che nessuno dei presenti (ovvero i di lei angeli) si accorgesse di niente...

Adesso che lo scrivo, mi viene un po' di magone per quei momenti così sinceri che una persona passa con una donna. Quelli in cui tenersi per mano sotto al tavolo è una cosa così naturale e semplice e al tempo stesso ti rende così felice.
Poi lei è partita, con indosso la mia casacca medievale di viscosa nera (di quattro capi similari di vestiario comprati in quel famoso Inter-Rail di cui sopra, proprio ad Heidelberg) che in capo a poco le avrei definitivamente ceduto. E io son rimasto a Roma.
Ci siamo scritti tantissimo, via email.
E poi, poi lei un giorno riceve una telefonata da Roma: è per un colloquio di lavoro, ma lei è convita si tratti di uno scherzo in cui c'entro io. Invece è vero, e la chiamano per una domanda che lei aveva fatto un botto di tempo prima, e s'era scordata.
Così scende a Roma, e si fa spostare il colloquio in modo da restare il più possibile.
Ospite a casa mia.

Lei il venerdì fa il colloquio, e l'accompagno.
Poi la rapisco, la porto prima a una festa a Sociologia - si vede che parlo di un po' di anni fa - e dopo in montagna, a casa mia.
L'intento è quello del lupo, ma lo stress e il freddo mi giocano un brutto scherzo e finisce che sto male da cani e lei mi fa da infermiera a forza di coccole per tutta la sera; e la mattina dopo tocca ripartire.
Tanto più che il sabato lo passerà col Gatto.

Adesso, bisogna aprire una parentesi.
Il Gatto e io siamo amici da tempo, entrambi ihgger del tempo che fu, e con la caratteristica di avere gli stessi gusti - o profondamente simili - in fatto di donne. Solo che arrivavo sempre prima io: lui provava a fare il filo a una, io ero già lì che le facevo massaggi. Eppure questo non ha mai incrinato la nostra amicizia, anzi, in alcune occasioni ci forniva materia per incrementarla grazie alla complicità.
Come quando ci fu un famoso quanto clamoroso errore d'invio sms.
Ovvero lui mi mandò un messaggio (chiaramente non per me) il cui tenore più o meno era "le sere con te sono sempre così speciali" cui io risposi qualcosa tipo "lo so, ma te ti sei comunque sbagliato, a proprosito me la presenti?" e lui propose un lapidario "NO. Fossi scemo".
Ad ogni modo, nessuno dei due poi era fortunato con le suddette - per quanto io con Anna ci sia andato molto vicino - e quindi si restava a bocca asciutta in due.
Questo ha portato ad esempio ad una (per noi) famosissima frase, che porto scolpita nel cuore e cito non appena ne ho l'occasione (e fa già parte della stesura di una mia sceneggiatura ^_-). Era un bel po' che non ci si vedeva, e a una cena a casa di Helker Hill ci siamo ritrovati e io gli faccio "Quanto tempo!" e lui "Infatti! Fammi pensare... l'ultima volta che ci siamo visti pioveva a dirotto... e c'era un vecchio con la barba bianca che ci diceva <>".
^_____^

Quindi, quel sabato, io lo passai a casa a sfebbrare, lei in giro col Gatto. Ma ero comunque arrivato prima io.
Dei tre giorni che Anna è rimasta a casa mia, non ha mai dormito nel letto che le aveva preparato mia madre - che l'ha sempre apprezzata - anche se non abbiamo mai fatto sesso.
Già.
Mai.
Non dubitate.
Infatti, il mio pornoromantico fairplay (a proposito, libro appena finito già prestato. A chi? Ma al Gatto ovviamente!) mi ha fatto retrocedere in una situazione in cui non era ben chiara la di lei disposizione a farlo. Non so se col senno di poi dovrei mangiarmi le mani o ringraziare, visto che lei e Beppe sono una coppia perfetta.

Lei è stata l'ultima delle mie tentazioni, del mio 'supplizio di Tantalo' sulla via dell'ascetismo forzato da altrui decisioni.
Après elle, le deluge, praticamente.
Ma all'epoca io proprio non volevo una storia - dimostrato dai fatti, non dalle dichiarazioni o intenzioni di allora.
Altrimenti, quando poi Anna il lunedì seguente fece un secondo colloquio e venne assunta, e si trasferì a Roma, e - poveretta - andò ad abitare con... vabbè, quello, beh, me la sarei filata di più.
Invece, zero.
In un anno che sarà rimasta a Roma, ci saremo visti un paio di volte. Beh, su quell'ordine di volte lì.

Ed io son sempre rimasto a chiedermi se pensasse quello che tutto sembrava emergere dalla mia figura barbina... ovvero, il da me odiatissimo concetto "lei non te l'ha data, tu non te la fili", perché proprio così mi sono comportato, nei fatti.
Ovviamente, al di là dei fatti, non era così. Era l'assenza di volontà di affrontare una storia da parte mia - cosa su cui ero stato con lei molto chiaro ed onesto fin dall'inizio (in fondo venivo dalla storia con Fabiola, che per me era stata lunghissima) - ed il preciso opposto da parte sua. E lei era molto più matura di me, al di là dell'età, e questo un po' m'inibiva. Era pronta ad affrontare il lavoro e la vita, a breve lo sarebbe stata a farsi una famiglia.
Eravamo distanti.

Ecco, questa cosa io non so se lei l'abbia mai capita.
Perché abbiamo continuato a sentirci ogni tanto, sempre con lo stesso calore, ma pian piano allontanandoci da quello che era stato un momento comune, passionale, del nostro passato.
Ora, comprenderete che per me era importante scrivere quella benedetta dedica.
Che, immaginando la loro lettura a posteriori del mio messaggio, io potessi in qualche modo chiarire e chiudere la vicenda che in fondo per me era ancora un po' rimasta sospesa, mai affrontata con Anna.
E con Beppe, che ho sempre reputato un amico, ma da cui non sapevo come potesse essere stata del tutto vissuta e recepita la mia... 'storia' con la sua donna.
Ora, sono fisime da ragazzino perché loro ormai già convivono da diversi anni e non li ho visti praticamente mai, fiere a parte. Però, ecco, era anche l'occasione buona per fargli vedere che li considero una coppia di amici, e non una mia in qualche modo ex e il suo ragazzo (vabbè, marito, quanto siete prugnosi).

E poi, il vero panico era in realtà nascosto.
Era l'età davvero adulta, il matrimonio: il metter su famiglia, i figli. Io che attorno al 15 luglio diventerò zio, era tutto solo lo specchio riflesso della mia vita a confronto con la loro, che se non son coetanei son più piccoli. E che comunque condividono con me un certo passato e degli importanti interessi.
E infine, la paura di partire. Di lasciare il nido anche per un paio di giorni e di immergermi nel mondo. Quindi, santissimoiddio, mi si consenta, ho fatto davvero bene a partire.
E alla fine a scacciarmi dalla testa tutti i miei discorsi e a scrivere quella benedetta dedica (ch'è uscita lunga due pagine, ovviamente) in maniera semplice e sentita, con tutti i miei dubbi sul matrimonio, ma anche con tutti i miei migliori (almeno tra quelli che mi son venuti in mente all'una di notte devastato dal sonno) consigli.

A parte la fantozziana scena di me che arrivo in stazione giusto in tempo per vedere l'Eurostar che parte davanti al volto sconsolato del mio compagno di viaggio Psyco, e all'assurdo giro di biglietti e trasporti secondo il quale abbiam preso un Eurocity in prima classe col biglietto di seconda dell'Eurostar e poi un interregionale al posto del regionale col biglietto del secondo (e al ritorno Malpi ha premuto 1a classe invece di seconda facendoci viaggiare in prima sull'intercity Forlì-Bologna), tutto è stato molto bello e divertente.
Affrontare le giornate devastato dal sonno, dormire in tre in un matrimoniale col Gatto che russava e Psyco che fregava la coperta... Il Gatto e io che ci tagliamo entrambi i baffi alla James Hetfield prima di vederci, Malpi ubriaco come una pigna, la cerimonia...

Sono conscio che il post è già chilometrico, ma un paio di cose ve le devo dire.
Ad esempio, il regalo per Beppe che mi ero portato da Roma.
Visto che Anna ha la mia casacca di viscosa, volevo in qualche modo riequilibrare, come da intento dedica. Quindi ho preso i due anelli supposti in legno che avevo comprato a Granada (scriverò un post su Noordin, state pronti, la storia è uno spacco - dopo averlo letto capirete di più sul 'valore' di quei due anelli ^_-) e li ho infilati in valigia. (A proposito, ma perché diavolo anche se vado via un paio di giorni la valigia è sempre piena all'inverosimile?)
Una volta lì, mentre con Beppe ci si preparava alla cerimonia (inizio ore 16.00), lo prendo da parte, un po' impacciato, e gli spiego la vicenda. Tiro fuori i due anelli mentre dico "Ecco, scegline un-" e patatrac! Uno dei due casca per terra e si sfonda. Restiamo un microistante in silenzio a fissare il terreno poi solevo lo sguardo e riprendo "Dicevo, questo anello è per te...".
Gli ha fatto molto piacere.

Altra cosa: la cerimonia si è svolta alla Pieve di San Donato, a Polenta, sulle colline sopra Forlì. Una chiesetta stu-pen-da, a tre navate e con l'altare in cima a una rampa di una decina di gradini. Su ogni colonna un capitello antico diverso, e sopra il capitello una croce di ferro di disegno templare, incastonata nel muro. Le colonne tutte sbilenche per via di chissà quale cedimento di un tempo, che davano l'impressione che volesse collassare tutto verso l'uscita. Fuori, persino una targa a ricordare il passaggio di Dante Alighieri.
Celebrazione con musiche sacre moderne (un bellissimo brano in portoghese) o latine, cantate da un piccolo coro in un angolo della navata laterale; e chiesetta invasa da fiori: rose bianche e girasoli. Molto, molto bello.
Un po' meno, ovviamente, il rito.
Tra l'altro, per una fortuita casualità (see, come no) i cinque peggiori non credenti mangiapreti del gruppo - tra cui me - sono finiti sui primi due banchi della navata di sinistra, quando di solito si resta verso l'uscita in modo tale da defilarsi a razzo. Magari non eravamo i soli, visto che anche il fondo era gremito, ma di sicuro eravamo noi quelli che facevano battute sul pretino che avrebbe poi fatto funzioni da chierichetto per la cerimonia, che aveva una faccia assurda e sembrava vestito come Neo di Matrix.
Però, io rispetto la pregnanza di un'attività religiosa, quando la sento. Ad esempio, mi piace un sacco quando si dice "scambiatevi un segno di pace", perché lo trovo spiritualmente giusto. Quindi, su alcune cose con cui concordo non ho minimi problemi a dire un amen o che so io. Solo, non sono cattolico, affatto.
E poco mi sta simpatico il papetto di adesso. Molto, molto poco.
Per cui, quando si sono lette le invocazioni e si è augurata lunga vita al pontefice, beh... io che avevo il libretto della funzione in mano e sapevo cosa avrebbero risposto in coro, ho alzato gli occhi al cielo e ho mormorato il loro esatto contrario: "Non ascoltarli, Signore".

Lo so, per molti di voi non sarà divertente, ma per me lo è stato tantissimo. ^__^
Rivolgersi al dio cattolico come se fosse il vicino di sopra mi fa sempre piacere.
Magari in qualche post potrò spiegarvi il mio pensiero religios-filosofico...

E poi, dovevate vedere il Gatto.
E' abbastanza brizzolato e tondeggiante senza essere affatto grasso, ed era salito un giorno prima per fare l'autista della sposa. Auto: Fiat 500 quasi primo modello. Strada per la pieve: tutta curve in salita per ben più di un paio di chilometri, con pendenza anche del 15%. Ma il motore di quel tipo di macchina le salite così, in prima, se le magna: non per niente era fatta col motore degli elicotteri!
Lui, camicia bianca in stile orientale e giacca scura, e baffi alla Hetfield su richiesta esplicita della sposa. L'auto, bianca e infiocchettata a festa, con dei fiori agganciati sul cruscotto.
Che spettacolo...
Io poi, mi son tagliato anch'io i baffi come lui (cioé mi son limitato a togliermi la mosca) perché, se non siamo il Gatto e la Volpe poco ci manca... Infatti per tutti loro io sono il Lupo, Lupo Grigio per la precisione, perché questo era il mio soprannome (beh, a dire il vero è ancora il mio nickname maggiore...).
Ed ero in completo scuro e camicia rossa.

So che devo chiudere, prima che il post diventi abissale.
Ci sono tante e troppe scene che meriterebbero di essere raccontate...
Ad esempio l'usanza di animare il ricevimento matrimoniale da parte degli amici più cari. Niente discorsi alla cena, bensì vere e proprie attività ludiche al limite degli scherzi bastardi, cui i malcapitati sposi dovevano, consenzientemente, sottostare.
La prima prova è toccata a Beppe, bendato e costretto a riconoscere la sua sposa tra cinque cercando di farle indossare la 'scarpetta di Cenerentola', ovvero... una pinna. ^__^
Il bello è che tra le cinque ci si è messo anche il Panta, altrimenti detto Mantogrigio (che con me era uno dei quattro ihgger 'grigi', con Gandalf il Grigio e Angel Gray), che di fetta ha tipo il 45, ed ha proposto il piede senza calzino!
Ma quello che era ancora più bello è che Anna porta il 36, e la pinna che gli han dato per misurare era del 34!!! E gliel'han detto dopo, i bastardi! ^___^
Cmq, ha toppato: di poco, ma ha toppato.
Poi è stata la volta di Anna, che ha dovuto riconoscere il talento del marito nell'imitare Stitch (talento risaputo) tra tre. La bastardata è che è stato sempre Beppe a parlare per tre volte, impostando diversamente la voce. Si può dire che Anna ha toppato anche lei, in quanto quando Beppe ha impostato basso lei ha detto "Questa proprio no". ^__^
Terza prova, prova comune.
Mesi prima, qualcuno di loro - gli amici, intendo - se n'era uscito dicendo che al matrimonio avrebbero fatto il tiro alla fune. Al che Anna aveva risposto "Ma figurati!". Claro que sì.
Venticinque metri di fune sono stati portati davanti a loro; una sacca con delle palline di gomma è stata porta ad Anna e una bacinella a Beppe, che è stato posto a svariati passi di distanza. Ad Anna è stato detto
"Ogni pallina è un nome che chiami prima di lanciare. Nel tiro alla fune voi partite da una parte e tutti noi dall'altra. Per ogni pallina che insacchi nella bacinella di Beppe senza che lui la faccia cadere, la persona che hai chiamato passa dalla vostra parte; vedi un po' che devi fare".
E' stato uno sbrago.
Tutti hanno barato: intercettando le palline in volo o portandole direttamente nella bacinella, come quando Malpi - passato dalla parte degli sposi - ha intercettato quella che chiamava Jack (fratello colossale di Beppe - e quando dico colossale mi contengo) lasciandolo a tirare contro, o quando sempre lui è corso a prendere e a mettere la pallina nella bacinella degli sposi quando han chiamato il suo capo a lavoro (dicendo "no, io lui proprio non lo voglio contro!")...
E alla fine, baro generale: scatta il tiro alla fune e alla fine viene chiamata la patta.
Perché da noi Psyco era corso a legare la fune al cancello (dopo aver esitato sul legarla al gancio di traino di un suv), mentre da loro Velio, papà del Panta, l'aveva legata a un albero!
^____^

Infine, ultimo siparietto.
Datsoi che i due piccioncini sono al momento in Massico, e che avevano l'aereo alle 04:00 da Bologna, i simpatici amici - che gli avevano per tempo sequestrato i passaporti - han trovato bene di cementargli i passaporti in una struttura di polistirolo e vinavil, di quelle che si usano per giocare tridimensionale (per chi sa di che parlo, cose tipo Warhammer).
Beppe bendato e 'brigliato' veniva condotto verso questa specie di microversione del Monte Fato da Anna, seduta sulla 'seggia del papa' fatta da Malpi e Jack, i due più grossi. Una volta lì, tolta la benda, veniva informato del compito: con la forza delle sue sole braccia e l'ausilio di una spada (che tutti ci chiedevamo "a che cazzo servirà, quella?") doveva riuscire a estrarre il passaporto dalla roccia.
E noi tutti intorno a goderci la scena.
Visto che entrambi gli sposi fanno scherma per la rievocazione storica rinascimentale, è stato anche piuttosto elegante nel colpire: una volta che la lama ha strusciato per terra è partita una scintillona che ci ha bloccato tutti, fermi a guardare là dov'era. Poi è arrivato Malpi che s'era appena rollato una sigaretta, si è piegato sul pavimento e fa: "se me lo rifai la accendo". ^__^
Ma quell'accrocco di è rivelato mostruosamente ostico. Tanto che Beppe si gira verso la moglie e gli fa "e tu, aiutami!" e lei "è vero! Forza Beppe! Vai che ce la fai!" e s'è messa a fare il tifo.
^____^
Alla fine, l'ha aperta con le mani.
E chiunque dopo, passando, sfilava la spada dal polistirolo per provare a darci un colpetto anche lui... come la vera spada nella roccia nessuno ha saputo resistere.

E così...
Con Malpi risvegliatosi indenne dalla colossale sbornia della sera prima che ci riaccompagna alla stazione, io che metto fuori uso una delle due emettitrici di biglietti automatiche, lui che fa il biglietto sulla seconda, io che pago, noi che scopriamo che ha premuto 1a classe...
E infine, col ritorno a Roma ed io che mi preparo per uscire la sera ed andare a ballare alla festa di Erica...

Ma questa è un'altra storia.


GrimFang

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