L'artista mescola il sangue con la terra, per generare sempre nuova vita...

Sarà sicuramente potente, la vita. Piuttosto dolorosa, a mio avviso, a volte sorprendente, sicuramente intensa, vibrante, indubbiamente da vivere. Sempre e comunque.

Sara Tenaglia

Terra, Pioggia, Fuoco & Vento

Terra, Pioggia, Fuoco & Vento
Fire cup

venerdì 1 giugno 2007

Il primo Festival di San Cleto al Teatro Ygramul !

Ieri sera doveva esserci una sorta di cena degli ygramullini reduci da Granada... in realtà si celebrava la chiusura del primo anno di attività del Teatro Ygramul.


Per l'occasione, finalmente Pape (l'ennesimo Paolo) poteva sfoggiare il suo talento di presentatore e realizzare, decisamente in parte, il suo sogno di condurre Sanremo.

Infatti, la serata era dedicata al primo "Festival di San Cleto", non legato solo alla musica, ma - ovviamente - anche al teatro, agli sketch, alla poesia, alla lettura e quant'altro. Insomma, uno show quasi da contenitore televisivo.
Visto il livello di 'preparazione' dei numeri, all'80% improvvisati quasi sul momento, però, Pape ha dovuto abdicare all'idea di potersi confrontare con Pippo Baudo, anche se ci ha regalato intensi momenti d'ilarità grazie ai suoi commenti a mezza bocca debitamente amplificati al microfono. L'ironia è un'arte, e Pape sa essere caustico.
Quindi, più che il festival di Sanremo, sembrava La Corrida.


A me, per la verità, era arrivato un messaggio da Vania dai toni un po' generici, tipo "portate canzoni da cantare e vestiti da Sanremo", il che - considerato l'errore di NON consultare il programma del teatro - poteva andar bene anche per una serata goliardica tra di noi.

Però mi piaceva l'idea di andar vestito 'bene' - e infatti oggi in ufficio son vestito come ieri sera (tra l'altro Paola Minaccioni, oggi a tavola in mensa con me, raccontava di uno che "ha cominciato ad amarsi, e a curarsi di più nel vestire"...) - e magari di cambiar vestito a seconda della canzone che cantavo...
Così, siccome non mi andava di uscire di casa direttamente col vestito più 'scenico' (pantalone arancione, camicia rossa stile hawaiiano ma con su dei draghi cinesi, e giacca arancione - da abbinare ai miei occhiali da sole tondi blu) optavo per pantaloni grigi, camicia grigia e cravatta rossa, esattamente come sono vestito adesso.
Sì, ho la cravatta.
E sono un sacco styla. ^__-


Prima di uscire mi son fatto una bella doccia - a naso se ne sentiva l'esigenza - che però mi ha un po' fiaccato. Il traffico sulla tangenziale ha fatto il resto (un'ora buona di macchina da casa mia fin lì) e sono arrivato lì con le energie ridotte al lumicino.
In più, cantando sotto la doccia e poi sopra la radio in macchina, ho un po' sforzato la voce; senza contare che m'ero riempito la borsa di cd, con le canzoni che mi sarebbe piaciuto cantare e far ascoltare. L'idea che m'ero fatto era un po' quella della serata karaoke fra amici - una cosa che odio, ma che in quel frangente ero anche disposto a accettare, visto che ad ogni modo solleticava il mio istinto di prim'attore - ok, ok, la mia voglia esibizionista.
Ma quella che prospettavo essere una serata intima e tranquilla, con amici che si danno il cambio sul palco e si prendono cordialmente per il culo a vicenda, era destinata a ribaltarsi nell'esatto opposto.

Infatti, era una 'normale' serata di teatro, col pubblico (non credo pagante - a parte il contributo di un euro per finanziare il viaggio della compagnia ufficiale del teatro, "Ygramul Le Mille Molte" a Bali - dove andranno a far teatro e a 'vivere' il problema della prostituzione minorile) anche sconosciuto e con una scaletta delle esibizioni.
Appena arrivato, infatti, mi è stato chiesto "tu cosa porti?".

Mi sono agitato.
L'orribile impressione di essermi presentato totalmente impreprato si univa ad un'ansia più sottile, quella derivante dall'attendermi una cosa e trovarmi in un'altra situazione che non mi metteva a mio agio.
Almeno, il vestito l'avevo imbroccato.
I complimenti sull'eleganza si univano, poi, alla soddisfazione di aver deliberatamente scelto un tipo di look che veniva riconosciuto: a casa, davanti allo specchio, infatti, m'ero detto "ecco: un look alla Enrico Ruggeri". Perfetto: almeno due persone hanno fatto il paragone corretto.
L'altro look in valigia, che alla fine non ho affatto tirato fuori - se non per farlo provare a Graziella, che non si sentiva perfettamente a suo agio vestita normale (in mezzo a gente che sfoggiava anche cravattino a farfalla o abito da sera - ma anche in mezzo a gente vestita stranormale, che però non si è esibita, mentre lei sì) - l'altro look, dicevo, era un po' Daniele Silvestri (che sito carino!) in "Salirò" (qui c'è video con audio di merda).
Però, là fuori, ad aspettare che s'iniziasse questa serata che si rivelava tutt'altro dalle attese, soprattutto dopo aver visto Silvano parzialmente vestito da valletta Silva - una visione che resterà a lungo nei miei incubi - mi salivano l'ansia e l'inquietudine. E poi, avevo le energie di una formica.

Tanto per cominciare, si trattava di non poter più seguire l'onda del momento, buttarsi in scena quando si voleva, scegliere un cd piuttosto che un altro... No, c'era da scegliere prima, e subito.
Che fare?
Black out. Provo a percorrere la mia memoria alla ricerca dei brani che conosco a menadito, ma tutto mi sembra inadeguato; soprattutto senza base musicale.
"Wuthering Heights" di Kate Bush (video dell'epoca e video anni ottanta) o la pigli bene o non la pigli: steccare nel silenzio assoluto non mi andava. Spazio e tempo per preparare la voce, zero. In più, quel nodo in gola che non andava via non mi garantiva per l'emissione di fiato: avevo il panico dell'andare in scena. Stesso problema, più l'esatta memoria, per "Stairway to Heaven" dei Led Zeppelin (la traduzione con testo a fronte, la storia del brano ascoltato al contrario, ma soprattutto un sito che si chiede se l'avessero scritta i grandi della classica...): diciamocelo, ho la voce piuttosto alta che riesce a prender bene gli acuti; a coro ero un 'tenorino'. "Olwen", di Alan Stivell, un brano dolcissimo che canterò come ninna nanna ai miei figli, se e quando ne avrò, era certamente una scelta vincente, ma portare una canzone in gaelico al "Festival di San Cleto" non mi sembrava poi una scelta così con-vincente.

A proposito: volevo vincere?

Non so. Certamente volevo fare una bella figura.
Ormai è come se avessi un po' abituato me stesso a giudicare il campo del teatro Ygramul come quello delle vittorie. V maiuscola o di misura che sia. Insomma, quello spazio mi ha dato tanto, in termini di soddisfazione e anche di crescita su me stesso.


...ok, a chi la vogliamo raccontare, è anche perché c'erano tutte le yogurtine e le saltymbanchine che mi piacevano e che... beh, decisamente me la scoatto, quindi l'idea di fare brutta figura era decisamente pessima.

Quindi, vincere me ne fregava un cazzo. Ma assolutamente dovevo fare qualcosa di buono, se non di straordinario.
Così, di primo acchitto, per quanto senza chitarra (o con l'accompagnamento di Cicalo' Pittacci - che per quanto la sappia non è proprio affidabile) ho deciso di cantare una serenata romanesca, "Nina si voi dormite". La so, mi piace, è romantica e c'ha pure un certo impegno di voce.
Così, se mi riesce bene almeno 'strego' le ragazze.


Ma più andava avanti il tempo più sentivo di avere bisogno di altro.
Di qualcosa di diverso. Forse di una cosa meno seriosa.

La paura di ritrovarsi con una canzone eseguita semplicemente, senza pretese, in mezzo a un casino di cose folli, inventate, sketch ridanciani o momenti veramente seri - come in effetti poi è stato! - e di farci la figura di 'quello che non ha capito niente di com'era la serata' era appostata in bella vista, pronta a scattare.
Così, ho cercato di mettere su qualcosa con Domenico e Gianluca, di Yogurt, ma senza alcun successo. E nessuna buona idea, veramente. Volevo, avevo bisogno di non essere solo sul palco, di poter dividere con qualcuno la scena e la colpa, in un'atmosfera di leggera goliardia.
Mi cacavo sotto.

Ma senza dare a vederlo.
E più le ragazze fuori mi chiedevano "e tu che porti?" ed io glissavo, nicchiavo, e loro facevano "ma come, qui tutti dicevano: dai, che adesso arriva... chissà che farà..." parlando di me, e più io...


...orpo...


...più io mi trovavo a fare i conti con il mito di me stesso.


Oh, Giesù.

E' vero.

Porca paletta, me ne rendo conto solo adesso.

E'... il personaggio di me stesso che ha preso piede più di me. Io quella sera avevo paura di non reggere il confronto con me!


O___ò'


Però è così: in tutto questo tempo, atteggiandomela, scoattandomela, gonfiandomi, pompandomi, rivendendomi, pubblicizzandomi... ho creato un mostro. Porca zozza, meno male che me ne sono accorto!
E' vero, sono l'uomo dei massaggi, della psicologia dei colori, quello bravo, quello saggio, quello... non umano. Gash! Chissà quanto c'è di bene e c'è di male in questo...
Ci rifletteremo! ^__^




Tornando a noi a bomba, in preda all'ansia da prestazione mi ricordo comunque che Nunzio (Saltymbanco) fa o faceva breakdance: ideona.

Lo prendo da parte e gli chiedo se gli va di ballare la break mentre io canto "Fight Da Faida" di Frankie Hi Nrg (ma quant'è fica Wiki?), che so tutta a memoria compresa la parte finale in dialetto.
Mi fa vedere il dito dove c'è un taglietto e mi spiega che si è asportato un pezzo di pelle con il coltello e se ci poggia sopra il peso urla.
Cacchio.
Progetto fallito.
Però, mi dice, sa fare la base vocale, quella che fanno i rapper quando non hanno gli strumenti.
Progetto riaperto.
Anche perché una delle cose che temevo sulla serenata era affidarmi solo alla voce (per quanto ci sarebbe stato Mario, 'ragazzo' handicappato che con una fisarmonica in mano ti genera meraviglie suonando praticamente su tutto - ma il suo forte sono le musiche popolari, un grande) ed essere giocoforza costretto a farla piuttosto filata senza potermi permettere le pause.
Insomma, temevo il fiato e la voce, perché a polmoni stretti non sarei stato in grado di cantare. E allora ecco! Nunzio mi fa da base e copre la mia voce. Grande. Geniale.
Posso permettermi qualche stecca.


Saliamo su in strada e ci mettiamo a provare. Giusto per trovare una buona base e fargli sentire a lui come fa il testo. E già che ci sto per accordarci sul finale.
Peccato però non riuscire a evitare d'impappinarmi su qualche verso, vabbè, me la ripasso.
Scendiamo, e tutto è appena iniziato: non c'è tempo per segnarci adesso sulla lista, dovremo aggiungerci dopo in un momento di calma, o arpionando il Pape-presentatore e buttarci in scaletta.
Io sono in lista ancora con la mia serenata, e non so quando sarò chiamato.


Spendiamo però due parole sul vestito di Vania.
Adesso, per chi non lo conosce, va detto che il suo look è sempre quello a metà tra un barbone e uno che gira piuttosto scaciato.
Maglione anche agli inizi d'estate, anfibi neri dipinti di blu con l'uni-poska, pantaloni lunghi come i capelli (sempre più pochi ed arruffati), e collane di osso e di legno regalo di qualche tribù amazzonico-sudafricana.
Ieri era in camicia blu e giacca scura, pantaloni in coordinato e, almeno quelle immancabili, scarpe da ginnastica. Come me, del resto.
A chiunque lo conoscesse quasi veniva un infarto a vederlo così. A me un po' meno perché un altro paio di volte almeno nella sua vita m'è capitato di vederlo acchittato. In finale, sembrava un po' un direttore d'orchestra invasato, di quelli che vedresti bene in una comica anni '30 o in un film di Nichetti. Al massimo, anche un po' folle scienziato.


Il primo pezzo proposto era interminabile.
Carino, ma interminabile. "La vispa Teresa" pezzo teatral-musicale pieno di medley e in nappolitano, con buona verve e humor, ma interminabile. La gente alla fine boccheggiava, anche perché era decisamente lento, anche se carino. Ogni volta ricominciava, e saranno passate almeno quattro volte in cui abbiamo creduto in un finale e invece, esasperante, ripigliava.
Grazie a dio i pezzi dopo sono stati più veloci.
E incasinati, perché, come ogni festival che si rispetti, c'era l'ospite in collegamento internazionale!


Eh già.
Grazie ai prodigi della tecnica e la manodopera di Gab e Roberto - e nonostante gli innumerevoli problemi tecnici che hanno devastato la scaletta - il nostro Federicone s'è collegato dall'Irlanda, dove sta a studià, per cantare con noi il testo di una canzone altrui (dei Saltymbanco) modificata: il nuovo testo parlava del viaggio a Granada e mi citava in qualità de "L'uomo dei Massaggi" (che "ha già le mani sulla testa e sul collo di tutte quante" o qualcosa del genere) e Stefano in qualità di "quello che torna alle quattro di mattino" e "Jack Sbòrrows" (che voi non sapete...).

^__^

Mentre le yogurtine chiamate in scena per riempire il vuoto di show glissavano, nicchiavano e rimandavano, costringendo al palcoscenico anzitempo il cantautore di San Cleto di cui non ricordo il nome e - a parte "Gli Alieni siamo noi" davvero bella - le canzoni, in me il panico saliva.
Nemmeno gli 'intermezzi' di Gab, che erano delle microesibizioni piuttosto divertenti - memorabile Silvia che grida "Nudo!" e Lalla (la ragazza di Gab) che da tre file di distanza grida "A bella! Càlmate!" - riuscivano a distendermi.
Un po' c'è riuscito Robertone di Saltymbanco, che ha recitato una filastrocca fichissima con 'Silva' che gli fungeva da asta del microfono e Mario che gli faceva la mimica a fianco (quando Robertone se n'è accorto quasi si strozzava dalle risate), e un altro po' c'è riuscito De Gregori, suonato al piano da un altro Saltymbanco, perché "La donna cannone" è quello che è... è scattato il coro.
Bober invece ha cantato "Testardo", sempre di Silvestri, e m'ha quasi fregato una buona idea.
Alla fine le yogurtine ce l'hanno fatta a cantare la Caselli con "Nessuno mi può giudicare", trovando coreografie e coraggio... Valentina, Claudia e mi pare Isa e Cristina a far da coriste/ballerine... Non so bene perché altre volte le coreografie le avrebbe fatte anche Maria Rosa e... beh, altre.


E poi...
Poi, in un momento di confusione tocca a me.
Era ormai abbastanza chiaro che non c'era molto tempo, e che bisognava stringere. Quindi decido che non s'incazza nessuno se facciamo "Fight Da Faida" invece di "Nina si voi dormite". Solo che Pape non lo sa.
Continua a chiedere chi è 'Righetto' (così m'ero segnato, tanto tutti avevano lo pseudonimo) e quando gli dico "cambio di programma" non capisce, glielo ripeto e sbaglia. Insomma, alla fine esce un
"Righetto... e Nunzio, in Nina se voi Dormite!"
E io
"No, cambiamo programma, il pezzo non è quello."
"Ah no? E che è?"
Ed io, prevenendo Nunzio,
"E mo' lo vedi."
Quindi ci hanno ascoltato senza sapere che avremmo fatto.
Avevamo un solo microfono, cosa per la quale ho ringraziato i santi, perché così lo davo a Nunzio che faceva la base ed era importante e mi avrebbe coperto di più gli errori. Magari avrei dovuto un po' strillare ma andava bene lo stesso.
Il vestito era quello di adesso, MA con il particolare degli occhiali, recuperati dalla borsa. In pratica, m'ero tolto i miei da vista e non vedevo un cazzo, pensando che questo mi avrebbe aiutato a meglio affrontare il tutto.
Col senno di poi, avrei voluto gustarmele, le facce.
Do il via a Nunzio, che parte, e mi atteggio. Apprezzano.
La base, intendo.
Mentre Nunzio fa due giri a vuoto e io mi calcolo mentalmente il tempo dell'ingresso, ripasso il testo a memoria, faccio gli scongiuri, stringo il culo e altro, cerco disperatamente di affondare il respiro, che non va più giù della metà dello sterno. Un po' più teso e vado in iperventilazione. Per una 'stronzata', poi!
Grazie a Dio la base la fa lenta come sopra, quando provavamo. Io invece di solito la canto a manetta, ma stavolta mi va proprio bene che sia giustamente veloce. Tanto poi mi sarei impicciato con le parole comunque: meno male che era abbastanza piano da consentire di riprendermi! ^__^
Fine secondo giro di base.
Parto.
"Padrecontrofigliofratellosufratellopartoritiinunavellocomecarnedamacello..."


^____^

Finisce la prima strofa, lascio fare alla base, mi manca il fiato. Gli faccio segno di continuare dopo le due a vuoto e dal pubblico si sente
"Nun se la ricorda..."
Ringrazio il simpatico osservatore.
Magari non l'ha sentito quasi nessuno, che non l'ha detto alto, ma io sì. Proprio simpatico.
Parto con la seconda, e m'incarto proprio su quella. Mannaggia! Io i giri di base a Nunzio li ho fatti fare perché non respiravo!
Un po' rabbioso perché finivo col dare ragione a quel simpatico tanghero e alla sua osservazione, devo dire che però sull'errore ho sorriso, perché era matematico, e me lo aspettavo. Questo deve aver fatto piacere, e sentivo che il pubblico era molto caldo. (sbòrrowsss) ^__^
Arriviamo alla terza strofa. La gente non se l'aspetta: è raro che ci si ricordi che c'è una terza strofa in dialetto siciliano, perché non la canta Frankie Hi.
E' il mio colpo basso.
Due giri - nei quali la gente si chiede che c'è, perché non finiamo o come finiremo - e parto.

"Tritritrisettefimminieuntarì..."

Boato.
Gente che urla, applausi a non finire, io che mi galvanizzo e ci prendo gusto e...
Non prendo fiato.
Tutta in apnea.
Veloce, più che posso, ma sempre - o quasi - nella ritmica.
Non ce la faccio e a "settifimminiel'antrina" prendo fiato, ma cade perfetto sulla metrica e ricomincio alla perfezione. Vado dritto al finale, spero che Nunzio mi segua e si ricordi quali erano le parole del finale, anche se aveva detto che non era un problema, al massimo chiudeva lui mentre io facevo qualche verso tipo 'Yo!'. Alzo la voce, così magari capisce che sto per terminare:
"...elumunnuètritritrisettefimminieuntarì!"
Silenzio.
Abbiamo chiuso in sincrono perfetto ed entrambi in posa.
Perfetto.

STANDING OVATION.

Non sto scherzando, standing ovation. L'unica della serata.
Nemmeno al fisarmonicista quello straordinario che prima del finale - oh, un festival serio, c'era pure l'ospite! - ha suonato da dio. Solo a noi.
Galvano, chi era costui... ^__^

Torniamo a sederci che io non ci credo.
Di avercela fatta, di avere - in fondo - toppato poco.
Dopo di noi, o forse prima, non ricordo, c'erano gli Ygramulliani quelli veri: Fabrizio e Antonio, il primo con poetiche riflessioni sul teatro nate anche dai quaderni di Granada, accompagnate da una chitarra elettrica ambient e dalla recitazione di Brasca; il secondo con letture interpretate di due brani di Piero Ciampi.

Poi, Pape si prepara a chiudere il concorso.
Vania lo blocca, perché non c'è tempo; ma Pape se lo magna, perché ha una carta segreta: c'è il fisarmonicista, un ospite serio, che deve suonare. E Vania non può che, contento, abbozzare.

Non mi ricordo come si chiama, so solo che ci ha fatto sognare.
Suonava e ballava, danzava e cantava, e la fisarmonica sembrava addosso a un folletto, mentre ci portava via trascinandoci con sé sulle note e le parole di Fabrizio De André e la magnifica "Il suonatore Jones" prima, e su quelle di Astor Piazzolla, del mio "Libertango"...

Mario ha provato ad accompagnarlo, e se sulle prime non si son molto trovati è stato molto bello vedere il 'professionista' che lo avvicinava per suonarci insieme, armonizzarsi, e infine per ringraziarlo.
E se non ci siamo alzati per la standing ovation, è perché eravamo davvero stanchi.
Grazie, grazie davvero per quello che ci hai suonato.

Infine, Pape si è scusato in anticipo per quello che sarebbe stato il finale.
Io l'avevo già capito... e anche voi potete capire di che parlo. Basta che vi ricordiate il post sul viaggio Madrid-Granada...

Bober è entrato in scena, con la giacca.
Bober non è piccolo.
S'è guardato attorno, poi ha fatto finta di stringere l'auricolare ed ha fatto cenno di via libera alle sue spalle.
Quando Brasca è entrato in scena, qualcuna delle yogurtine ha cominciato a gridare
"Tiziano! Tiziano!" - e sono partiti i lanci di fiori.

^____^

Eh, già, la grande chiusura è stata l'imitazione di Brasca di Tiziano Ferro (scusate se non metto link ^__^) per ben due brani. La stessa con cui ha sfrantumato i maroni a me e a Crocco negli ultimi, temibili, 100 km verso Granada!!!
E - chicca delle chicche - aveva i ballerini!
PAPE stesso e Isa (sì, quella Isa) si lanciavano in evoluzioni stentate, ma piuttosto precise: si vede che stavano improvvisando le mosse, ma devono aver fatto danza entrambi. Nonostante la bella ciccetta che ha (rowl) Isa che balla è decisamente leggiadra. E... vabbè, lasciamo stare, và, che domani alle sette c'ho il treno... (growl)
Nonostante, però, le seguenti cose che ha fatto a Pape:
1) gomitata nell'occhio
2) pestone clamoroso
3) calcio nelle palle

e altre simili cose, e tutte senza rendersene minimamente conto!!!

Noi eravamo alle lacrime, tutti a gridare, spisciandoci per terra, sul pavimento...
Che finale.
Puro delirio. Alla fine ci s'è messa pure 'Silva' che s'è attaccata a Brasca/Tiziano Ferro come fanno i cani... ^__^
Per la cronaca, Silvano ha la barba. Folta.
Bleah.

Bene, dunque, festival finito.
Tutti a casa?
Ah, no, c'è la premiazione.
Il sindaco (Gianluca) e la sindachessa (Doriana) - autoproclamati dagli altri - della serata devono comunicare chi ha vinto.
Parlottano.
Ah, no, devono ancora decidere. Fa Pape "ma non potevano decidere quando stavano seduti, che c'avevano tempo?!". Niente, si va per le lunghe.
Provano a far fare delle imitazioni a Gianluca, che è bravo. Niente, non se la sente.
Alla fine complottano, ma pare che... sì... si sono scordati il nome dei vincitori, non sanno come chiamarli... chiedono aiuto... sì, ecco... stanno dicendo... chiedono come si chiama...

"...QUELLO CON GLI OCCHIALI"


Indovinate un po' chi ha vinto?


You gotta fight da faida!



GrimFang

Postilla aggiunta: il primo e unico premio consisteva di un paio uno di mutande (a striscie bianche e azzurre... BLEAH! ^__-) rimediato nel retro del teatro.
Visto che eravamo in due e non si poteva smezzarle, e che era anche il caso di fare una figura dignitosa, da gente superiore, si è deciso con Nunzio di etichettarle a pennarello con la scritta
"I° Festival di San Cleto - Primo premio"
ed autografarle, per poi destinare il tutto alla beneficenza, ovvero al viaggio a Bali del gruppo Ygramul Le Mille Molte.
Al fine di sincerarci che questo premio venisse poi effettivamente usato a scopo benefico, abbiamo nominato due 'supervisori', nelle persone di Massimo e Monica, con l'incarico di fotografare a più riprese l'uso che sarà fatto del prezioso premio da noi devoluto, di modo che noi si possa poi a Roma vedere le testimonianze fotografiche del bene che abbiamo fatto.
Siamo star con una coscienza sociale, noi!
Bono docet!
^____-

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