L'artista mescola il sangue con la terra, per generare sempre nuova vita...

Sarà sicuramente potente, la vita. Piuttosto dolorosa, a mio avviso, a volte sorprendente, sicuramente intensa, vibrante, indubbiamente da vivere. Sempre e comunque.

Sara Tenaglia

Terra, Pioggia, Fuoco & Vento

Terra, Pioggia, Fuoco & Vento
Fire cup

giovedì 19 luglio 2007

Le tette, Biancaneve ed Anton Cechov - III - Anton Cechov

Le giornate calde si susseguono senza fine, ed io in ufficio schiatto, nonostante il condizionatore acceso (ma al minimo, per evitare scompensi troppo grandi).
Mi sono rasato la testa a zero - sudavo, complice la pesantezza del cappello che ho comprato da Jack Sbòrrows e che adoro - e a parte il dolore ai piedi per via delle scarpe nuove la sensazione che domina è quella della pausa.
Di aver tempo per me.
Vania è a Bali, a farsi il mazzo per farci il culo... ^__-
Io aspetto di avere due foto decenti di Niccolò da farvi vedere...
E il tempo scorre.

Chissà per quale recondita legge le scarpe fanno male solo dopo che le hai già comprate, mentre in negozio non succede quasi mai.
Il 'bello' è che in negozio io le avevo pure notate quelle due linguette bastarde che ora mi segano il tallone... Me lo ero anche detto che poteva finire così.
Me la sono tirata? Me la sono cercata?
Mah.
Fatto sta che le mie adorate All Star di pelle erano diventate un ebollitore.
E tutto perché non ho rimediato prima un paio di espadrillas...

Qui, con queste giornate e la collega con cui divido la stanza in malattia (contro ogni regolamento mi sto fumando una sigaretta in stanza in allegria) sembra molto di stare in vacanza.
Sarà perché non faccio un cazzo?
Può essere...
Ma oggi, tra l'altro, come del resto per tutto il mese, ci sono i provini per le aspiranti attrici...
^__^
Chiaro, mica solo loro, ma da lunedì, quando sono iniziati, oggi è la prima volta che ne vedo di molto carine. In particolare una è proprio stupenda, vestitino rosso leggero, a tubino, con su delle fantasie bianche; capello biondo raccolto sulla testa... non ricordo nemmeno molto altro, ma è l'impressione quella che resta.
A parte loro, qua l'edificio è animato solo dai colleghi che non sono in vacanza o in malattia e da quegli sparuti studenti che stanno armeggiando con i lavori che hanno in produzione. Cortometraggi, di fine anno o di fine corso.
Come quello di Dario - di cui mi sembra di avervi già detto qualcosa - che è ispirato ad un racconto di Philip K. Dick. Tempo fa ne avevamo discusso assieme, ragionato su eventi e personaggi, e gli avevo persino consegnato una sorta di soggetto-canovaccio.
Ero rimasto deluso dal fatto che poi avesse scritto una sceneggiatura lui con meno di un punto in comune con le mie proposte.
Però, ho capito che le nostre riflessioni assieme erano servite, e che è uno di quei registi 'ostici' per uno sceneggiatore: è un autore, a tutto tondo. Ragiona proprio per immagini. Sensazioni, impressioni. Raptus del momento.
Crea, insomma.
E così, accantonata quella bella idea di corto in soggettiva, ho accettato la sfida.
Sì, perché è una sfida a confrontarmi con un altro tipo di scrittura che non avevo mai prima preso in considerazione: una scrittura destinata agli attori principali per fornir loro impressioni, informazioni, creare dubbi sui loro personaggi. Per fare in modo, come deciso con Dario, che possano - volesse il cielo - mandare in vacca le battute del copione (che a mio giudizio erano un bel po' deboli) per tirare fuori quello che è il personaggio loro.
Se lo faranno, saranno grandi, ed io conto molto su Roberta, che conosco e che ho già visto due volte recitare.

E l'ultima di queste due volte è stato un venerdì, forse della settimana scorsa.
In una sala della John Cabot University a Trastevere, gli studenti del suo anno hanno messo in scena una serie di corti teatrali scritti da Chris, americano, che collabora qui con l'insegnante/regista Leonore (o Lenore).
La prima volta, invece, li avevo visti all'opera su "Il giardino dei ciliegi", di Anton Cechov.

Su Cechov, da "Tre sorelle", avevo visto un'altra "prova aperta", dell'anno prima del loro.
Era un paio d'anni fa, e tutto ciò che ricordo era l'entusiasmo che mi generò uno spettacolo tenuto in piedi da tutti con una cooperazione in scena splendida, ed un livello di prestazione alto e perfettamente omogeneo... specie sapendo i contrasti che esistevano tra loro. Infatti, dopo avrei scoperto che appena fuori scena si erano saltati alla gola, azzannati, scannati (beh, non tutti e non in questi termini, ma volarono parole assai pesanti) per poi rientrare in scena e - tac! - sorridenti e collaborativi come se niente fosse.
Non so se questo sia un valore reale, nel teatro, ma per me lo era.
Non si trattava solo di una questione automatica, di professionalità attoriale, di buona prestazione. Per me era qualcosa in più, legata allo sfogo, all'amore per ciò che si fa ed anche al legame affettivo.
In fondo, c'è tanta gente che ingoia e non dice un cazzo, piuttosto che sputarti in faccia quello che pensa. E magari lo trasforma in veleno da versarti all'orecchio alla prima occasione.

Cosa dite?
Non avete la più pallida idea di cosa sia una "prova aperta"?
Beh, gli studenti di recitazione qui, studiano e frequentano i loro corsi, ed hanno rare occasioni di confrontarsi col lavoro vero. A parte i pochi fortunati che vengono spediti o trovano per conto loro un set di quelli veri - più o meno scrausi, guardatevi Boris sulla Fox o vedetevi le pillole su YouTube (a proposito, Carolina è stata allieva qui, e, visto che le ho fatto un massaggio, posso dirvi che ha una pelle fa-vo-lo-sa ^__-) - dicevo, a parte loro, l'unica vera prova con cui confrontarsi sono i corrispettivi del "saggio di fine anno". Cioè le prove aperte.
Prove, perché così è chiaro che non si tratta di veri e propri spettacoli, che si tratta di studenti, che possono toppare così l'ansia si riduce un po'.
Aperte perché sono aperte al pubblico. Amici, parenti, ma soprattutto direttori di casting; questi ultimi affinché possano notare questo o quel bel culo, bel viso, belle tette o buon talento.
Non sono messi in ordine a caso. Non ho grossa stima dei direttori di casting, vé?
Noi dipendenti, di solito, siamo ammessi giusto se c'è posto, ma uno come me, non vincolato a un contratto indeterminato, si può permettere anche di prendersi le pause come vuole e quindi ho più occasioni di andarmele a vedere (ma non sempre).

Nelle prove esterne (evento raro, molto raro) alla John Cabot a Trastevere, di gente di casting ce n'era a bizzeffe. A vasche, a vagonate.
La prova aperta più piena di quel tipo di gente che abbia mai visto.
E siccome è stata molto bella e divertente, devo dire che sembrava - al di là di culi, visi e tette (dovrei metterci anche pacchi, per par condicio) - che avessero gradito.
Io, che ero lì soprattutto per gustarmi lo spettacolo...
Che c'è da ridere?
E' vero.
A parte che un paio di persone del gentil sesso - che tanto gentile non è - mi avrebbero fatto la pelle se non ci fossi andato, io ero lì soprattutto per guardare la recitazione.
...come sarebbe a dire che non ci credete?!? Scommettiamo?
Ok! Si dà il caso che io guardi alle prove aperte principalmente la recitazione, la resa dello spettacolo eccetera molto più che i culi e le tette, per il semplice motivo che quegli stessi visi, culi e tette ce li ho davanti diverse volte al giorno per tutti i giorni lavorativi, cioè cinque giorni su sette! Consentirete che li sappia a memoria, e che quindi possa concentrarmi su altro senza essere distratto (tranne rarissime eccezioni)!
...mi dovete un caffè.

Tornando a noi, tra le due versioni di Cechov che ho visto c'era un'abissale differenza.
La seconda, era disomogenea nelle singole performances attoriali, c'era un divario fortissimo nei livelli di bravura, per cui, ad esempio, Roberta, brillava come un apice inarrivabile quando altre (Priscilla, Giulia...) avevano dato in fondo una prestazione anonima.
L'anno di Roberta, Erica, Arianna, Giulia, Camilla, Priscilla eccetera era un po' scoordinato, allo sbaraglio: una partita di battitori singoli e pressocché nessun gioco di squadra.
Era il loro primo anno, e anche l'emozione del primo saggio non giocava a loro favore.
Eppure, nel lato positivo delle cose, c'era la bella impressione dei più bravi; a volte la lieta sorpresa di scoprire talenti, come quello di eniamino, che non avevo mai visto recitare, o anche una certa verve di Federico, o di altri. Ed era bello, per me, riconoscere il talento - poter dare a Cesare quel ch'è di Cesare, anche a persone che fin lì non m'avevano dato motivo di godere della mia stima.
Ovviamente, il ricordo di Cechov è distante.
Ed è anzi curioso quello che resta nella mia memoria: ad esempio, l'interpretazione di Veronica di una delle tre sorelle, fragile e nevrotica, ferita e disillusa. In parte simile a lei, che tuttora reputo una gran persona e un'ottima conoscente, purtroppo, più che amica. O i flash che ho di Davidone, o Johnny... Riccardo, e gli altri.
Anche loro han fatto un'altra prova aperta, quest'anno. L'ultima, per loro, credo.
Un gran bello spettacolo, non mi ricordo tratto da dove - ah, sì, "La signorina Julie", di Strindberg. Bravi.
Però, proprio a partire da Veronica, torno allo spettacolo di venerdì.

Premetto, devo farlo, che venivo dritto dalla tesi di laurea di Corinna - il cui festeggiamento post discussione era consistito in un bel boccale di Menabrea a stomaco vuoto, per cui ero, per così dire, un po' allegramente alticcio.
Ero quindi nel migliore stato d'animo possibile, almeno al momento, vista l'attuale mancanza di 'presupposti' per stare ancora meglio.
La serie di scene, gli episodi, erano decisamente ben scritti (quasi tutti) ed erano decisamente divertenti. La gente ha iniziato a ridere ed applaudire, il pubblico si è sciolto e non si è più fermato. Loro - gli attori - si son divertiti, anche, e quindi tutto è sembrato filare nel migliore dei modi.
Dico 'sembrare' perché, dopo, quando siamo andati a cena, si è rivelato che almeno per l'episodio di Priscilla è stato zompato a pié pari almeno metà corto: ma questo non si è visto e quindi vale come se fosse andato tutto bene.
Alcuni episodi - come quello della crisi 'niente sesso' in una coppia coniugale, con Roberta e Piero - sembravano usciti dalla penna di Woody Allen.
Altri, come quello tra Ciccio e Camilla, avevano la verve delle commedie anni cinquanta, o del tocco pulp - Astrid, Roberto e Claudio - di un gusto un po' più vicino.
Tutti avevano in comune un tema: il rapporto tra uomini e donne.
E bisogna dire che Chris ci ha preso assai nel delineare un bel po' di aspetti (magari quelli 'più visibili' da parte maschile) femminili in modo ironico, riuscendo a trasmetterci in pieno il gusto di vedere 'il re nudo' in palcoscenico. Ci ha fatto fare grasse risate, ma - va detto - soprattutto grazie alle interpreti femminili che a quei ruoli sono riusciti a dare freschezza e verità.
Alcuni momenti sono stati indimenticabili.
Il primo:
Erica è la donna di Marco, una volubile solo apparentemente insicura discinta sensuale donna, dall'intelletto volpino. Marco è totalmente succube: qualsiasi cosa dica sbaglia, e lei lo usa a suo vantaggio. Dopo aver resistito l'intera scena ad evitare di esporsi, lei dopo una serie di logiche conseguenze gli formula un'ultima domanda. Lui ci riflette. La scena diventa buia, a parte un'unico cerchio di luce sulla sua faccia.
Lui: "...E' una trappola?"
Lei (dall'ombra, con voce trillante di gioia): "Sì!"
^___^
La seconda:
Federico è il ragazzo di Giulia, sono usciti a cena con una coppia di amici, lui si è lasciato sfuggire un commento sul fatto che secondo lui quell'altra coppia non dura, lei si è fatta prendere le ansie sul fatto che è evidente che Federico non la ama (e già questo... ^__-). In questo corto una battuta storica a testa: quella di lei - lui fa un'affermazione cercando di arrampicarsi sugli specchi e lei (apocalittica): "Risposta sbagliata" - quella di lui - sempre cercando di arrampicarsi sugli specchi si trova di fronte una (il)logica ferrea femminile e, solo muovendo inequivocabilmente le labbra senza suono emette un muto, gigantesco, plateale "CAZZO!".
La terza:
Non è una battuta, ma un movimento in scena. Camilla sta parlando con Ciccio, per cercare di fargli capire che il suo ex è una cosa cementificata, da quanto è distante da lei - e tutto perché lui ha trovato nel portagioie di lei una ciocca dei capelli di lui, e si chiede perché lei la conservi. In un particolare momento, mentre lei pronuncia la battuta, Ciccio gli porge l'oggetto in questione tre volte: per ciascuna volta lei saltella per allontanarsi dall'oggetto, e come se fosse la puntina di un disco riprende la battuta da dov'era quando ha iniziato il saltello. Il tutto velocissimo. Immaginatevi una cosa come "...e ti dico che non è affa-non è affa-non è affatto come pensi!"
E potrei continuare davvero per molto, ma mi fermo qui.

Perché quello che volevo raccontarvi, in questo mio piccolo spazio di diario, sono invece tre cose.
La migliore in scena quella sera, il trucco di Camilla e il messaggio di Priscilla.
La farò più breve che posso perché il post è già abissale.
Come mi capita spesso, a fine spettacolo elargisco giudizi - anzi, critiche rigorosamente personali - a chi dimostra interesse. beh, a dire il vero anche a chi non lo dimostra, ma in particolare lo faccio alle persone con cui sono più a contatto o cui voglio bene. E in generale alle ragazze.
Beh, non è vero, di solito lo faccio ai ragazzi, perché le donne non si sa mai come la pigliano. Astrid, ad esempio, non mi è sembrata affatto felice delle mie critiche.
Fatto sta che, quella sera, la prima che mi è capitata sottomano è stata Erica.
Come sapete, con lei ho più rapporto che con le altre (dovevo andare a vivere con lei!) - in generale, nell'ordine dovrebbero essere lei, Camilla e Roberta quasi ex-aequo e poi Priscilla le persone che conosco meglio.
Quella sera, era proprio lei che volevo beccare.
A parte il fatto che i di lei genitori nell'arco della singola serata mi hanno invitato cinque volte a cena da loro - e quando ho detto per l'ennesima volta ok, aggiungendo "Quando m'invita Erica" mi hanno risposto "Ma non stare ad aspettare lei!" - ero proprio desideroso di dirle quel che si meritava.
Erica non è mai stata troppo convinta del fare l'attrice. Sa suonare il piano, e vorrebbe far quello nella vita, e questa scuola la presa né più né meno come una scuola, comportandosi (sbagliando) a volte come un'assenteista. Ma fare l'attrice le piace, e parecchio. Quella sera sul palco era indemoniata - in senso artistico positivo - e doveva avere il suo premio. Così, quando l'ho fermata al volo per dirle un po' dello spettacolo non le ho porto il premio come un qualsiasi complimento, ma l'ho fatto pesare.
Le ho detto che a mio giudizio c'era un attore che era stato più bravo di tutti. No, non maschio, una femmina (quanto so essere bastardo, a volte ^__-). Roberta? No, brava ma stavolta non era lei. Giulia (che è stata decisamente uno spacco e una sorpresa), ma non era lei. Camilla? No.
"E allora chi è?"
"Tu."
Mi guarda, dura.
"Mi stai prendendo per il culo?"
...ma è mai possibile che le donne non arrivino a conoscermi al punto da risparmiarsi simili frasi? Vabbè. Smentisco.
E lì, per la prima volta da quando la conosco, vedo la Erica vera, quella senza le maschere che indossa. Quella fragile e indifesa, fiera ed immensamente dignitosa. Splendida. Spettacolare.
Vi potrei dire che me ne innamoro, se voi non sapeste che una cosa del genere la posso dire ogni cinque minuti così. Con la stessa intensità.
Ad ogni modo, cerco di conservare quell'immagine di Erica - così rara - nella mia memoria, per ricordarmi sempre che splendido angelo ci sia, sotto tutte quelle foglie.

L'altra cosa è il trucco di Camilla.
Sì, perché Camilla esce, dopo la prova, senza essersi struccata, coi capelli ancora nell'accrocco anni cinquanta con cui li portava.
Sembra più adulta, più bella e mantiene la propria freschezza gioviale. Anche qui potrei dire m'innamoro, visto che avrei passato volentieri tutta la serata con lei (Erica e Priscilla se ne erano già andate da sole), se non fosse che di Camilla nell'ultimo periodo mi sono innamorato già svariate volte, sempre cedendo al ricordo di quanto sia attaccata al suo ragazzo.
Però, è un commento di una delle sue insegnanti, che dice "Camilla è uscita così com'era: è una di quelle attrici che escono col trucco", che mi ha fatto pensare a riguardo.
Un'attrice che se la tira, che pensa ai fan, una star non si degnerebbe mai di fare un'azione del genere. Così si possono comportare le tranquillone. Le Paola Cortellesi, per dirne una.
Era un segno di una bella premessa per l'evoluzione della sua carriera: Camilla continuerà ad essere fresca, alla mano, distratta, leggera, e sarà un bene per chi si troverà a dividere con lei la scena.
Certo, ci sono altri aspetti di lei che contrastano con questa cosa: una certa durezza, pragmaticità di stampo genovese. Ma dietro questa postura culturale, c'è Milla, che se ne frega.

Da ultimo, Priscilla.
Priscilla è sensuale. Priscilla è bòna, senza mezzi termini.
Ha un sedere da favola, bei fianchi, un bel visetto incorniciato da una cascata di capelli ricci castani e un bel paio di bocce sode.
Ma non è solo questo, affatto.
Ad esempio, Priscilla ama la musica medieval-elettronica.
Le piacciono i libri, le favole, la musica, la narrativa e, avrete capito, è intrigata dai giochi di ruolo. Priscilla ha l'aria un po' superficiale. Non è svampita, ma sbarazzina.
Priscilla s'è abituata a portare una maschera che non è la sua: quella della frivola, un po' oggetto d'arredamento. E per questo le è così pesante non riuscire ad essere quello che è.
Una persona ricca d'interessi e maledettamente curiosa, anche se insicura fino al midollo.
Con l'insicurezza diventa dura.
E purtroppo (di sicuro per me) gioca a sedurre, ad essere sexy: perché ha un maledetto bisogno di sentirsi apprezzata. Ed essere bella, a questo scopo, rende il gioco facile ma ripetitivo, e riduttivo. Se sei sempre e solamente apprezzata per la bellezza, ti viene il tarlo che non ci sia nient'altro. E allora son guai, specie se fai recitazione; specie se, come quella sera, toppi la parte.
E gli altri ti si mangiano.
E allora alzi le aspettative, non ti confidi e cerchi andare avanti, mentre tutto sembra trascinarti giù. E più le alzi, meno sei capace di far loro fede.
E peggio è.
Quella sera Priscilla se n'è andata via a razzo con le amiche, e non è nemmeno detto che abbia avuto modo di sfogarsi. Ha fatto una cazzata, perché da queste cose c'è da imparare: è resistendo alle offese, e al contempo accettando le critiche con modestia, che avrebbe avuto un serio confronto con gli altri - un punto di vista diverso dal suo.
E' con lei che quel giorno mi son reso conto di quanto siamo fortunati noi che facciamo teatro con Vania.
Noi, dopo lo spettacolo, abbiamo sempre una riunione, dove chi si deve prendere lodi le ha, chi si deve prendere la cazziata, la prende. Ma soprattutto sappiamo dalla sua voce cosa si è visto. Noi, dal 'palcoscenico' non possiamo rendercene conto. E' impossibile.
Quello che per te è un errore insormontabile, come l'aver saltato una battuta, può non essere minimamente percepito dal pubblico. O se è percepito, il pubblico certamente non sa di chi sia la colpa: la battuta non viene detta!
Pecchiamo di miopia.
E lo facciamo anche su tante altre cose, della nostra vita quotidiana.
Così, Priscilla ha rifiutato il confronto, ed è andata via. Il giorno dopo, alla replica, le è andata meglio: suppongo perché fosse totalmente concentrata e perché nel recitare abbia sfogato tutta la rabbia che certamente aveva dal giorno prima.
La voglia di dimostrare che vale.

Io, un paio di giorni dopo, le ho mandato un sms.
Le ho detto che non si era notato nulla dal pubblico, che era naturale beccarsi lo sfogo del compagno di scena e che - avendola già vista in Cechov - mi sembrava in fondo comunque migliorata.
E che non sapeva ancora darsi un valore.
Già, come me.
E la sua risposta, un messaggio inaspettato quanto bello, era l'ultima delle tre cose che vi volevo raccontare.
Buona vita,


GrimFang

Nessun commento: