L'artista mescola il sangue con la terra, per generare sempre nuova vita...

Sarà sicuramente potente, la vita. Piuttosto dolorosa, a mio avviso, a volte sorprendente, sicuramente intensa, vibrante, indubbiamente da vivere. Sempre e comunque.

Sara Tenaglia

Terra, Pioggia, Fuoco & Vento

Terra, Pioggia, Fuoco & Vento
Fire cup

lunedì 29 settembre 2008

Amarezza

Dov'è casa?
E' qui, nel mio ufficio, dove ho realmente la possibilità di trovare silenzio, tranquillità, pace per i miei pensieri? O è a casa, intendendo il luogo dove abito con i miei, dove non ho privacy, non ho tranquillità, non riesco a riposarmi dallo stress, ma ho comunque quel minimo sindacale di affetti di cui devi sudare sette camicie per rendertene conto? E' nel gruppo di Elish, dove andando a stringere le somme siamo rimasti paralizzati a come eravamo quando ci siamo conosciuti, o è a teatro dove tante belle soddisfazioni, tante condivisioni e bei momenti vengono regolarmente avvelenati alla prima incazzatura?
E anche se fosse qui nel mio ufficio, ora che Stefano si è trasferito a vivere a Torino, ora che sempre più spesso mi rendo conto della vacuità di alcune persone - che comunque, insieme a tutti gli altri allievi, soprattutto quelli nient'affatto vacui, prima o poi se ne andranno - ora che sono mesi che reggo lo stress di tre persone tutto da solo, anche se fosse qui, che razza di casa è?
Certe volte mi sembro giapponese, per quanto sono dedito alla mia azienda, quasi stachanovista. Altre volte mi faccio gli emeriti cazzi miei e mi sembra di trascurare tutto. Eppure so che se non lo facessi impazzirei.
E se la mia casa fosse il luogo dove abito, dopo mesi in cui il mio adorabile/detestabile nipote ci abita con la sua famiglia, dopo decenni in cui la mia indipendenza è quasi ignorata, dopo almeno un anno in cui tutti confondono il mio nome con quello di mio fratello e viceversa, in un luogo che è sempre più difficile sentire come 'mio' per il numero di volte in cui viene 'violato', in cui oramai ci sto anche stretto perché le mie cose non c'entrano più... Se fosse così, come potrei sentirmi a tratti estraneo nella mia casa?
Ponendo il caso che fosse nel gruppo di Elish, cosa potrei chiamare realmente casa in uno stillicidio di litigi più o meno periodici, d'incomprensioni, di mancanza di complimenti e pacche sulle spalle reciproche, negli altalenanti entusiasmi che basta così poco a distruggere? Come posso chiamarla casa se il padrone di casa non sono io?
Stessa cosa per il teatro. Se il diktat in ambito teatrale è e forse deve essere ben accetto, non mutano né le forme né la sostanza; e tutto ciò che è alternato, ciondolante, sbavato in Elish lo ritrovo anche fra quelle quattro mura. E sono stanco, stanco, stanco!
Ho voglia di piangere e vomitare.
Tutte le piccole meraviglie dei sorrisi di mio nipote, dell'orgoglio di aver fatto più che bene in ufficio il proprio lavoro, dell'aver partorito idee vincenti per il gruppo di Elish e l'entusiasmo di provare, costruire e mettere in scena - in qualche modo che ti stupisci di riuscirci sempre - qualcosa di unico perché vive nell'unica sera in cui accade... tutto questo muore contaminato dal veleno.
E più sto solo e mi sento solo e solo voglio e non voglio stare, più provo schifo per tutto e divento acido. Sto nero, sto proprio nero. Rispondo a cazzo a tutti, compresi quelli che mi vogliono bene, mordo chi mi tende la mano per chiedere consigli, sputo fiele e miro agli occhi di chi, in fondo, prova solo a cercare la mia guida e la mia compagnia.
Perché non ce la faccio più, porca puttana.
Non ce la faccio più ad essere sempre io a far da paciere.
Non ce la faccio più ad essere io quello che si mostra disponibile.
Quello che cerca di essere sempre presente.
Quello saggio.
Sto comportandomi senza volerlo completamente come un vero grandissimo figlio di puttana, e non ci godo affatto. Perché mi sono rotto il cazzo che nessuno mai cerchi da far paciere per me; che nessuno si mostri disponibile; che nessuno sia presente, saggio, quando la mano tesa è la mia. Perché nessuno fa mai lo sforzo di capire me.
Sono saturo, e sbotto.
E vorrei vomitarlo fuori tutto questo dolore che viene chissà da dove.
Tenuto dentro troppo a lungo, facendo finta che tutto va ancora abbastanza bene, e che posso ancora sopportare.
No, c'è un limite periodico a questa sopportazione e sbrocco. Non sono buono. Non sono cattivo. Sono una via di mezzo: uno stronzo; come diceva Allegra. Ed ho i miei momenti da stronzo.
Quindi signori, statemi lontani.
Oggi mordo.


GrimFang

1 commento:

mò... ha detto...

Va un pò meglio rispetto alla settimana scorsa?
Io non ci provo a tirarti su il morale, perchè tutto quello che ti direi lo sai già
Quindi aspetto che tu sbollisca, ricordandoti solo che tirar fuori è buono e giusto, e il blog un grnade amico, ma poi il sorrido "ha da tornà"
Altrimenti significa che il gioco non vale, e se così fosse, 'fnaculo alla candela, no?

baci baci