L'artista mescola il sangue con la terra, per generare sempre nuova vita...

Sarà sicuramente potente, la vita. Piuttosto dolorosa, a mio avviso, a volte sorprendente, sicuramente intensa, vibrante, indubbiamente da vivere. Sempre e comunque.

Sara Tenaglia

Terra, Pioggia, Fuoco & Vento

Terra, Pioggia, Fuoco & Vento
Fire cup

martedì 16 settembre 2008

Stanco

Tra meno di mezz'ora andrò alla riunione del laboratorio di teatro.
Si tratta di decidere del nostro futuro, perché ci sono grossi e a quanto pare inevitabili cambiamenti all'orizzonte.
Siamo cresciuti, ma siamo anche pieni di vecchie dinamiche e vecchi problemi. Adesso abbiamo visto uno dei veri teatri di Commedia dell'Arte possibili, ad Avignone, e dobbiamo renderci conto di chi siamo, di quello che vogliamo.
Sarà una serata importante, dove dovremo decidere che fare.
Ed io ci arrivo stanco.

E' morto Stefano Rosso.
Ho lasciato un messaggio, il grazie spontaneo di chi s'accorge che, zitto zitto, qualcuno con cui non ha avuto molto a che spartire - praticamente conosco solo la sua canzone più famosa ("Che bello, due amici una chitarra e uno spinello... / E la ragazza giusta che ci sta, e il resto, ditemi, che importanza ha?") - gli è diventato come una presenza familiare. E ora m'accorgo che mi manca.
Un perfetto sconosciuto, e mi manca.
Ma non sono stanco per questo.

Oggi a lavoro ho riso, per delle meravigliose battute di Woody Allen trovate nella rete.
La più geniale, perché bisogna essere svegli a carpire il sottile riferimento, era
"Quel ballerino ha la calzamaglia così stretta che non si distingue soltanto il sesso, ma anche la religione!"
Io e il collega abbiamo riso per mezz'ora alle lacrime; l'ho rigirata a un sacco di gente.
Anche alla ex-collega, Francesca.
Mi ha ringraziato, e confessato che non se la passa bene. Stava meglio con noi.
L'ho salutata con un mio "bacio dove vuoi".
E in fondo mi sono sentito un po' solo.
Sia a farmi il mazzo in videoteca che sentimentalmente.
Ma non sono stanco per questo.

Continuo ad avere occasioni di dire 'pazhalste'.
Ieri ha telefonato un tizio, Max, nientepopòdimenoche dalla grande madre Russia.
Voleva sapere cosa avevamo in italiano di Andrei Konchalovsky, per un festival. La cosa carina era che lui parlicchiava italiano, mentre io scoprivo quanto cavolo s'è arruginito il mio inglese. Ogni volta che mi diceva un titolo, lo cercavo su Imdb, poi sul Cinematografo e infine nella banca dati della videoteca (ma non c'è niente di suo) e quindi su quella delle pellicole. E ogni volta mi divertivo a provare a pronunciare i titoli in russo - che a questo punto devo studiare, perché s'è complimentato per l'accento e la pronuncia.
Ho solo aspettato il suo "grazie" per rispondergli in russo!
Ed è un po' triste che io insista così tanto su una semplice parola, cercando di sfruttarla in ogni occasione.
Ma non sono stanco per questo.

Non ho fame.
Ma è perché sono stanco.

E dire che ce ne sarebbero anche di motivi per gioire.
Per il motivo del mio godimento, tutto è a posto, saprete a tempo debito.
Ma ho anche ripreso a lavorare al mio romanzo, riuscendo se non altro a compattare tre file in un unico capitolo. Eppure ieri lavorarci è stato faticoso; sarà il caldo, sarà il tempo, sarà che mi ci sono forzato.
Ma mi sa proprio che è perché mi sento stanco.

L'Oscar 2008 per la migliore battuta nei miei confronti (ai miei 'danni') va a Gabriele, che martedì alla riunione di Elish è riuscito a farmela talmente di fino, immediata e spontanea, che sono corso a stringergli la mano mentre ridevo.
Scena: siamo tutti a riunione, impegnati nella solita chiacchiera iniziale. Valentina deve festeggiare perché le hanno dato il suo primo lavoro come colorist di un cartone animato; io aggiungo di sottecchi che ho qualcosa anch'io da festeggiare. Scattano le illazioni: hai fatto questo, hai fatto quello...
Vania: "Hai trombato?!?"
Io: "Seeee! E te pare che se avevo trombato stavo qui co' voi?"
Gab (dall'altra stanza): "Stavi a postà sul blog!"
^_______^
Mi ha toccato, perché ultimamente in effetti sembra che la mia vita sia vissuta un po' anche per riempire di contenuti il mio blog.
E questo sì, un pochino mi rende stanco.

Ci sono volte in cui il cervello decide di piantarsi su di un'idea fissa.
Tipo oggi in metro, quando è salita e mi si è messa davanti una ragazza carina. Tutto di lei sembrava indicare la disponibilità sentimentale; a cominciare dallo smalto di quel certo tipo di rosso, dai colori scelti per il vestito, le scarpe... e a finire col fatto che si guardava tutti i ragazzi carini che aveva davanti.
Il che dovrebbe mettermi nella categoria.
Ma questo dava anche l'idea che ne avesse bisogno. Che in qualche modo stesse male senza.
Nicol m'aveva detto, in un messaggio su MySpace, il periodo che sta attraversando. Ed io, dopo averle girato Woody Allen, le avevo scritto una lunga, saggia risposta.
Sul fatto che perseguire un amore finito è solo un gesto narcisista. Che nel farsi del male si cerca l'affermazione della propria esistenza. Che il mondo non cambia per la fine d'un amore, e che dunque è impossibile perdere ogni punto di riferimento che si aveva in precedenza. Che amare vuol dire essere sullo stesso piano, non celebrare l'altro né dipenderne.
Quando ho premuto invia m'è uscito errore del server, siamo spiacenti.
Tutto cancellato.
Nicol è quella che vi dicevo di Ovindoli.
Non ho riscritto niente, perché ero stanco. E perché l'ho preso come un segno a non proseguire.
Quindi vedere quella ragazza, sentire il suo bisogno... d'amare ed essere amata; percepirne dapprima una somiglianza con Nicol, e dopo...
Dopo lo scherzo del cervello, che si convince che potrebbe essere Maria Teresa, di cui, chissà, vi parlerò.
Ed io che mi siedo accanto a lei, e poi aspetto, e poi quando il malessere che ho dentro dev'essere in qualche modo tirato fuori, il dubbio chiarito - o almeno un gesto in tal senso! - tiro fuori carta e penna e scrivo "Maria Teresa".
E lei si allontana da me, rannicchiandosi sul suo posto.
Spaventata?
Convinta che è il nome della mia donna?
E' lei, non è lei?
Non ho chiarito un cazzo.
Eppure, dopo, si riavvicina, si rilassa. Ha letto il resto degli appunti sul foglio? Ci sono quattro cose in croce sul mio corto...
E infine scendo, con tutto il peso del non chiarito addosso. Con tutto il peso del non chiesto, del non detto. Mi sento meglio, perché continuare così era insopportabile.
Ma è per questo che sono stanco.


GrimFang

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