L'artista mescola il sangue con la terra, per generare sempre nuova vita...

Sarà sicuramente potente, la vita. Piuttosto dolorosa, a mio avviso, a volte sorprendente, sicuramente intensa, vibrante, indubbiamente da vivere. Sempre e comunque.

Sara Tenaglia

Terra, Pioggia, Fuoco & Vento

Terra, Pioggia, Fuoco & Vento
Fire cup

giovedì 12 giugno 2008

Embargo 2 - Ancora più restrittivo!

Sono seduto ad un tavolino di quelli da osteria di campagna, di quelli che tanti se ne vedono nei film ambientati nella bassa padana all'epoca dei partigiani, quadrati, a quattro posti, anche sono da solo. Dovrei essere nel mio bunker al primo piano, ma al momento mi trovo giù in sala mensa, con gli altri inviati di guerra.
Sala mensa...
E' una vecchia cantina riadattata ad osteria, le volte a botte e i mattoni a vista, e l'umido che non si sente per via del calore di tutte queste persone sudate ed il fumo di sigaretta. Una sorta di bettola, in cui non ti stupiresti di veder apparire Humphrey Bogart che fa il contrabbandiere in visita, o Frank Sinatra in divisa. Fuori, la situazione è critica, ormai bombardano chissà chi, da tutte le parti. Qui, la gente viene a cercare il piacere di una compagnia, a dimenticarsi la guerra.
Se non ci rimani troppo a lungo, è anche bello restare qui. Ma non è salutare: questo è un posto in cui uno deve venirci dentro e andarsene via quando è al massimo che ti piace. Se resti oltre, finirà per rassomigliare a qualsiasi altra bettola, con troppo fumo ed i suoi ubriachi. Così, quando esci fuori, nemmeno questo posto ti sembrerà qualcosa da salvare, in quest'orribile mondo.
Allora fidati, amico mio: esci quando sei assolutamente entusiasta di questo luogo. Ti darà forza e speranza per affrontare il domani. La vita fa sempre male se la vedi troppo da vicino.

La mia è una posizione privilegiata. Da questo tavolino in disparte, sul rialzo di una pedana troppo stretta per farci ballare o suonare qualcuno, osservo tutto il locale sotto di me: la bionda e riccia Melposa che ancheggia fra i tavoli facendo ondeggiare la gonna, bianca come il contrario della sua virtù, le divise marroni dei soldati, a tratti interrotto dallo scintillare dorato dei gradi. Le bottiglie vuote ed i bicchieri mezzi pieni. I piatti di coccio ancora sporchi di cibo degli imboscati nelle retrovie, ed i miseri resti di pane di quelli che tornano dalla prima linea, che l'hanno usato quasi tutto per raschiare l'ultima oncia di sugo. Una piccola salsiccia avvolta in un tovagliolo che qualcuno ha messo da parte per dopo, il mezzo bicchiere di lambrusco che un furiere solleva per brindare alla camicetta attillata di Nespasia, che lascia intravvedere la forma dei capezzoli.
Nespasia, che viene da me, mi porta il mio piccolo calice di porto - privilegio come il tavolino dell'amicizia con l'oste - poi si ferma, mi guarda stupita, poi stringe gli occhi, apprezza, e fa
"Stai da Dio."
Ci aggiunge un sorriso malizioso e se ne va.

Eh, già.
Oggi faccio davvero la mia porca figura.
Capita, che dei giorni in cui le previsioni del tempo danno pioggia di bombe e la radio passa canzoni suonate all'Organo di Stalin, mi vada di vestirmi elegante. E se questo si accompagna al restyling della mia fisionomia, divento un figo da paura. E ce lo so, che è la parte più bella e divertente. Mi metto praticamente in posa, aspettando i commenti - che, puntuali (ed esagerati), arrivano.
Non credo d'essere uno gnocco, ma quando si passa la visita medica stagionale contro i pidocchi mi s'impenna il fascino. Altri si lamentano, ma io ci godo quando ci danno giù di macchinetta.

Adoro le ausiliarie, e mi piace passare il tempo a guardarle.
Di solito è su quelle bocche quando sorridono che mi dimentico della guerra.
Prisma, Scintilla, Fatalità e Lubjana; e ancora, Magda, Iole, Eliana e Safina; e Hypni, Celios, Carmen e Luculla... Tutti nomi inventati, per le mie fate; cangianti ogni giorno come me e come loro.
Arriva Truschki, splendidamente abbronzata dal calore delle fucine di metallo per le bombe ed i cannoni, è ausiliaria in aviazione, con su il berretto kaki piegato sulla testa a seguire il flusso dei suoi lunghi capelli biondi accroccati sulla testa. Le sta da dio, quel cappello.
Si gira e mi vede, rimane di sasso.
Ci manca poso che resti a bocca aperta (giuro!). Mi fa
"Ma che hai fatto? Stai be-nis-si-mo."
E io penso
"Ma non filava con quello?"
Solo ora che scrivo mi ricordo che il 'quello' in questione l'ho visto scatenato a battere i pezzi alle nuove arrivate. Quindi Truschki è libera. Notizia fondamentale se non importante: questo pezzo l'ha rifatto di nuovo.
E come Truschki anche Moa, ed altre ausiliarie mi hanno fatto complimenti.
Mi tocca inventare i nomi, ma non i fatti!
Effetto secondario, ma non trasgressivo, dell'embargo cui sono sottoposto.
Embargo di notizie. Notizie che io scopro, perché ho buone fonti e sono un buon giornalista, ma che poi non posso rivelare: anche oggilo Stato Maggiore mi ha vietato di esporre le nuove di cui sono a conoscenza.
Oddio, lo Stato Maggiore... un Generale.
Già, perché quello che so io, stavolta gli altri generali non lo sanno.

Ma andiamo con ordine.
Giorni fa, mi si sono interrotte le comunicazioni con l'editore. Beh, a dire il vero pare che truppe nemiche abbiano fatto saltare la linea, ma in particolare l'apparecchio telefonico dell'albergo che mi ospita - questa stessa locanda da cui scrivo - ha fatto i capricci, e all'ultima bordata che c'è arrivata vicino ha anche deciso di staccarsi dal muro per protesta. Fatto sta che io, come chi mi circonda, ci siamo trovati praticamente tagliati fuori, e ormai l'unico modo di comunicare è di affidarsi al cartaceo di questa mia macchina da scrivere o farsi lunghe passeggiate fino al posto di comando dove c'è una linea funzionante.
E' stato dunque per dar seguito alla mia richiesta d'aiuto presso le conoscenze che ho tra le alte sfere che mi sono imbattuto - fresco di trattamento antipidocchi e in abito nuovo - nel Generale in questione. E sempre per lo stesso motivo, un do ut des, un apparecchio telefonico in camera in cambio del silenzio, sono stato messo a parte della notizia.
Roba top secret, roba grossa di cui siamo a conoscenza solo io e pochi altri. Uno di quegli scoop che ti svoltano la carriera. Si parla di un'alleanza, un stretta allenza, tra il Generale di cui sopra e un'esponente di una potenza straniera: roba che potrebbe dare un significativa svolta a questa guerra!
Un giornalista più cinico del sottoscritto avrebbe atteso di avere l'apparecchio telefonico in camera e poi l'avrebbe comunicata a voce al suo editore. Un generale furbo avrebbe mantenuto la promessa, ma non avrebbe garantito l'allaccio. Così ho scoperto che mi toccherà ancora attendere, forse la prossima settimana.
E nel frattempo, qualsiasi altro squalo potrebbe gettarsi sulla preda, mangiare la foglia e papparsi la notizia. E chissà che non l'abbia già fatto qualche mangialumache della potenza straniera.

...oops.
L'ho detto?
Nooo, vero?
Vabbè, tanto non l'avete capito.

Ok, insomma, io ero nude-look in testa e ben vestito, cosa che capita di rado qui dove tutti indossano le divise.
C'è tutta una serie di motivi per cui indossare le divise conviene: tanto per cominciare se ti macchi una divisa in guerra, nessuno ci fa caso. E poi, se ti sono finiti i cambi d'abito nessuno lo noterà se indossi sempre quella. Ah, sì: anche perché se indossi quella eviti che qualcuno all'altro capo della strada ti tiri una fucilata nel sospetto che tu possa essere una spia nemica.
E il Generale, dopo essersi furbescamente garantito il mio appoggio con la concessione del telefono che ancora non funziona, mi confessa candidamente che s'incontra regolarmente con un'agente segreto che proviene direttamente dalla capitale straniera, e che hanno già avviato le trattative tra di loro. Siamo ancora agli inizi, ma lui è ottimista, e senza fretta: la guerra procede stabilmente, e non c'è motivo di contare su di una conclusione a breve.
Come si dice, finché c'è vita c'è speranza.
Questa persona è alle dirette dipendenze del governo straniero e, pur se ospitata sul nostro suolo patrio - come mi ha piacevolmente esplicato il Generale, chiarendomi le idee in proposito - gode della più ampia libertà: certo, non ai massimi livelli, ma può sempre far carriera. E gode dell'autorità per concludere col Generale.
E con questa frase so di aver raggiunto i massimi picchi della mia arte sul senso.

Così, dopo aver poggiato la cornetta al suo posto sul telefono muto, ho deciso di scendere dabbasso, a farmi un bagno di gente. E a consolarmi col mio calice di porto.
La sala è piena, quasi tutti hanno in mano o poggiato sul tavolo un bicchiere di vino o un boccale di birra. C'è un gran vociare, e rumore di stoviglie, ma tutto si attutisce - o così sembra - tranne la musica. Sarà che stanno passando un vecchio classico del jjààzzzz (con la pronuncia stirata che tanto gli si addice): "Take five", nella versione di Dave Brubeck con la splendida voce di Carmen McRae... Il vecchio grammofono gratta, e fa sentire le note e le armonie che salgono a confondersi nelle volte di questo locale, dense come lo volute di fumo.
E' strano come quante volte si possa ascoltare una canzone in lingua straniera senza mai chiedersi cosa diavolo dica il testo, salvo poi chiederselo - e scoprirlo - proprio quando in qualche modo quel testo tocca la tua vita... o quella di qualcun altro, di cui non puoi parlare.
Qualcosa come perché non ti fermi ed esci un po' con me, prenditi appena cinque minuti, ferma con le giornate superimpegnate e prenditi il tempo che basta a notare che sono vivo, giusto cinque minuti... Nonostante mi sciroppi un bel pezzo di strada deviando dalla mia giusto per passare da queste parti ogni volta che ci vediamo non ci diciamo nulla, cazzo è una pantomima invece di una commedia; però so che i nostri occhi s'incrociano spesso, ed io mi sento friccicare i piedi nelle scarpe, quando sorridi quello è troppo discreto e mi mandi a casa: non sarebbe meglio smetterla di essere così educati, dammi una luce di speranza, iniziare uno straccio di conversazione adesso, non c'è problema, prenditi appena cinque, appena cinque, appena cinque...

Ma la censura alla stampa colpisce ancora, ed il Generale - quello coinvolto nello "scandalo" - è stato ben chiaro. Sapete come sono questi alti papaveri politicanti: prima fanno un'ammissione e poi se la rimangiano. Putroppo, però, ho le mani legate: lui quel telefono me l'ha concesso.
E poi, in fondo, è anche più divertente raccontarlo così.
Ooopss, pardon, NON raccontarlo così.


GrimFang

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