L'artista mescola il sangue con la terra, per generare sempre nuova vita...

Sarà sicuramente potente, la vita. Piuttosto dolorosa, a mio avviso, a volte sorprendente, sicuramente intensa, vibrante, indubbiamente da vivere. Sempre e comunque.

Sara Tenaglia

Terra, Pioggia, Fuoco & Vento

Terra, Pioggia, Fuoco & Vento
Fire cup

lunedì 30 giugno 2008

Un evento medievale colorato come un giullare!

E anche l'ottava (!) edizione di Ludika è in archivio!

Ti accorgi del tempo che è passato da quando la manifestazione era a Piazza del Gesù e non a Piazza S. Carluccio, nel 2000, in cinque gazebi dalle pareti di plastica e non su banchetti di legno e in giro per le vie del centro storico (per non tacer del mitico chiostro di San Carluccio!) nel momento in cui vai a mangiare al Labirinto e ti rendi conto che il diciottenne che ti serve ai tavoli era quel bimbo cicciottello che, alla fine di quella lontana prima edizione, ti guardò tutto serio e compito e ti chiese se quella manifestazione l'avrebbero rifatta, perché
"è l'evento più bello che il comune abbia finanziato da anni".
E vi giuro che la disse anche più complessa e forbita di così.
Adesso non è più il paffutello sindacalista in erba di allora, e nemmeno Ludika 1243 è più la stessa. Più grande, più conosciuta... anche se una tipa ha contattato l'organizzatrice della manifestazione, Serenella, per chiederle come mai non ci fossero notizie sul sito riguardo all'edizione di quest'anno:
"Ma come, ci sono!"
"No, ho guardato: non c'è nulla su Ludika 1244."
Per fortuna la gente è sempre la stessa. ^__-

Più grande, sempre colorata e... meno finanziata.
Quei pulciari del comune ci hanno messo solo mille euro. Immaginatevi le spese che può avere una manifestazione di piazza di quattro giorni come questa e capirete da soli l'entità della micragnosità di certa gente.
L'impressione è quella che, una volta tagliati i fondi per una qualche ragione fondata un anno in cui ce n'era (forse) davvero bisogno, abbiano visto che Ludika era venuta bella comunque. E allora hanno preso il vizio: perché dare due lire se se la cavano bene con una? E via via, ogni anno si stringe la cinghia, sfruttando la nostra paura di non poter fare la nostra bella fiera medievale. Tanto, i maledetti bastardi pensano che se Ludika muore, che sia per un anno o per sempre, potranno sempre fare altro, per poi ricominciare col giochetto della cinghia pure con loro.
E dire che dopo la fiera Il Corriere di Viterbo ha scritto una mezza pagina di elogio alla manifestazione... magari un po' troppo 'lirico' per essere giornalismo, ma molto positivo.
Così, ogni volta che guardavo il maxi-gonfalone di Ludika con lo stemmino del comune tra i 'patrocinanti' mi veniva da vomitare e m'andava la saliva di traverso.
Anche perché una delle cose che più amo di Ludika ogni anno, ce l'hanno negata.
Case Rosse, un casale poco fuori Viterbo che ogni volta diveniva il nostro rifugio nel verde. Un accampamento di giullari festanti più ospiti variegati che proprio in quell'occasione si poteva conoscere (alcuni hanno avuto la fortuna di farlo anche in senso biblico), un luogo che ci veniva consegnato con tanto di chiavi e che restava esclusivamente nostro dal pomeriggio, quando i "minori a rischio" finivano la loro mattinata di campo estivo col loro educatore. Le virgolette sono sia perché il rischio, visti i minori, al massimo è nostro, sia perché rischiano a frequentare un simile pezzo di cazzo.
Una merda umana che non ci ha mai sopportato, fascista (nei comportamenti se non nella politica) fino al midollo dell'animo (una volta quei minori ci salutarono al grido di "Duce! Duce!"), un uomo (lo definisco tale solo per decenza) che gode nell'esercitare il proprio potere e che non vedeva l'ora di potersi permettere di sbatterci la porta in faccia. Beh, l'assenza per ferie di un assessore che poteva impedirglielo gliel'ha consentito questa volta, costringendoci a dormire per terra nei locali di S. Carluccio, coi bagni sì, ma senza doccia.
Privati di quella moltitudine di stanze, di uno spazio per le prove dove non rompi e non ti rompe nessuno, privati del nostro mitico spazio di rifugio, di riposo. Della nostra tana.
Niente gazebo in legno all'esterno. Niente notti sdraiati sul prato a fumare, chiacchierare e guardare le stelle. Niente salone comune con la playstation di Vania a giocare ai videogames o a vederci i dvd fino alle quattro del mattino...
C'è toccato dormire per terra a S. Carluccio, senza docce.

Capirete che, con simili premesse, tutto cominciava male.
Già che ti muovi da Roma con un caldo impossibile e diverse ore di ritardo sulla tabella di marcia perché ti devi ancora fare lo zaino (e scordi puntualmente qualcosa: quest'anno è toccato al pigiama - e 'sti cazzi, mutande e maglietta vanno benissimo e anzi possono persino dimostrarsi funzionali nel caso qualche fanciulla dorma da noi [=)P] - alla custodia degli occhiali, e un altro paio di cose) e hai davanti la prospettiva di un viaggio in solitaria fino a Viterbo...
Già, e a macchina vuota, perché le cose da prendere a teatro le doveva prendere Gabriele, ma la macchina poteva servire su nel caso ci fossimo smistati presso abitazioni altrui pur di farsi una doccia... e visto che Claudio saliva con Erika, e Federicone con la sua, io ero l'unico altro a salire con una macchina di mercoledì. Valentina sarebbe potuta venire con me, ma alla fine ha deciso di salire con Bober, che andava con più calma.
Ovviamente, poi, salire di mercoledì aveva la prospettiva implicita di mettersi a montare la manifestazione: fare i panchetti e le strutture per i banchetti di legno che servono ai commercianti per la vendita; coprire la segnaletica stradale; abbellire la piazza, montare lo stand gastronomico e tutti i tavoli... Venendo dritto dritto da una giornata di lavoro nel periodo de fuego delle richieste urgenti per il festival del cinema di Venezia (a proposito, quest'anno non ci vado) era una prospettiva davvero esaltante! ^_-
Così, già partivo sfavato, come tutti gli anni.

Arrivo verso le nove e mezza, e trovo qualcuno in tana ("La Tana degli Orchi", la ludoteca di Serenella e Claudio, che con noi di Elish e La Roccaforte organizza Ludika); gli altri sono a cena al Labirinto e li raggiungo.
Nota a margine, ci sono lavori in corso sul palazzo nel vicolo della tana e la pizzeria Il Monastero (pizza enorme e buonissima) è chiuso - e questo mette ulteriormente a male la prospettiva.
Decido di non mangiare, ma poi ordino una pizza anch'io, perché l'appetito non vien mangiando, bensì guardando gli altri mangiare; e mi godo la presenza, l'amicizia e la simpatia dei giovani Ludykantes (il gruppo teatrale di Viterbo parallelo al nostro, sempre con Vania regista) e no. Sono cresciuti a forza di edizioni di Ludika e, detto fuor di denti, sono bravi, mannaggia a loro. Quasi bravi quanto noi. Magari su alcuni aspetti anche di più.
Ma sono e resteranno sempre "L'ultimo anello della catena alimentare dei giullari"! ^__^
Almeno finché non verranno sopravanzati da un qualche altro nuovo laboratorio che li spinga più in alto!
In particolare, mi godo la presenza di Polpaccini, il mio clone ufficiale.
Io e Max abbiamo diverse cose in comune, e mi ha scelto come 'maestro'. Mi sono adeguato e l'ho preso sotto la mia ala come discepolo. Furbo come una faina, logorroico come il sottoscritto, magro tanto quanto anche se mangia come me alla sua età, cioè come un bove, ha passato la serata a risolvere il cubo di Rubik sotto i nostri occhi invidiosi spiegando come si tratti solo di schemi algoritmici più o meno complessi applicati in ripetizione... mentre noi ricordavamo di quando lo smontavamo o provavamo a staccare le etichette per attaccarle poi tutte giuste e dire che l'avevamo risolto.
Grazie al cielo quella sera non si è montato nulla e siamo andati a dormire a Cura di Vetralla da Serenella. O meglio, nel camper di Serenella, dove ci hanno raggiunto Vale e Bober. Sei posti, sei persone.
Ci avevo già dormito nel camper, e sapevo che la mattina col sole diventa insopportabile. Perciò, visto che non mi sentivo proprio al 100%, mi sono preso un posto vicino alla finestra, sospettando che avrei dormito con Erika o al massimo, come ventilato poco dopo l'arrivo, col Cianna. Ma per una serie di giri e rimpalli è finita che ho dormito con Vale, Erika con Cianna e Federicone e Bober da soli sui posti "a castello". Infatti, questa disposizione tattica serviva meglio a tante cose, tra cui quella di provare a isolare i russatori, problemino che non avevo calcolato.
Purtroppo.
Fiaccato, stanco, maldisposto, di umore non proprio entusiasta e felice, con la pizza sullo stomaco (nonostante ne avessi passata a Fulvio, giovane colosso, quasi un quarto) e la necessità di andare di corpo inibita dalla compresenza in spazi ristretti dalle pareti non acusticamente isolate, e con in più quest'ultimo pensiero di una piacevole notte davanti, mi accingevo a provare ad addormentarmi quando mi giungeva la notizia che - dovendo Serenella trovarsi a piazza S. Carluccio la mattina presto per ricevere un fornitore - ci si sarebbe dovuti alzare presto. Tanto più che ben tre persone su sei stavano mettendo le sveglie, attrezzi infernali che generalmente detesto.
Così, immaginando il concertino di ben tre apparecchi digitali non in contemporanea, ma sfalsati alla giusta distanza che passa tra la veglia e il sonno, come sempre accade per farti rodere il culo meglio, mi sdraiavo alla ricerca del sonno prezioso.
Ma ti pare che cinque amici in un camper per passare la notte possano starsi zitti? Senza contare che Federicone ogni volta che si muoveva faceva oscillare tutto il veicolo. Così, solo verso le due c'è stata la buonanotte reale.
Freddo.
Spiffero dalla finestra che da piacevole diventa fastidioso, considerata anche l'occlusione intestinale e il processo di digestione probabilmente ancora in corso. Vince la stanchezza, anche grazie alla previdenza del sottoscritto che si era fatto dare una coperta oltre al lenzuolo.
Di nuovo freddo, non so che ore sono, ma dev'essere proprio un giro di vento fetente che mi ghiaccia il braccio sinistro. Per fortuna non russano, mi dico.
Erika emette un ruggito da tirannosauro.
Potevo starmi zitto anche col pensiero, mi dico.
Per venti minuti, saranno le quattro di mattina, impossibile addormentarsi. Guardo con odio la zona dove dormono Erika e Cianna e penso "Ma come!? Cianna prima di andare a dormire ha detto che lui uccide chiunque russa!!! E ora che fa, non si sveglia nemmeno? Strozzala, strozzala! O almeno sveglialaaaa!!!".
Alla fine svengo, e cedo di schianto ad un sonno per nulla rifocillatore.

La mattina dopo sveglia presta, ma in fondo anche presa bene, contento di essere ancora in grado di reggermi in piedi.
Si va a Viterbo, e mentre ci organizziamo a piazza San Carluccio colgo un frammento di conversazione di Serenella, che si lamenta perché i fornitori che aspettava non sono venuti. "Andiamo bene", mi dico... E già immagino la gente che non può mangiare perché non c'è niente, e protesta... O perlomeno l'apertura posticipata della taverna medievale, con tutto il danno economico che comporta.
Si comincia a lavorare, ci sono i pali da montare per i banchetti d'esposizione, ma... Valentina, che è quella che da anni aiuta a fare nodi e legacci vari in queste occasioni, nota che molti - fate conto il 65% - di quelli già montati il giorno prima non vanno bene. I nodi sono deboli e addirittura quelli della struttura più difficile - cioè lo stand gastronomia, sotto cui c'è il grande braciere e i fornelli - hanno ceduto di una decina di centimetri. Imprecando e mettendo su il muso cattivo che ha Vale quando è contrariata da qualcosa, si comincia a rifarli; ed io le do pienamente ragione, perché se anche solo uno di quei pali cade i danni sarebbero comunque fastidiosi. Uccelli per diabetici, praticamente.
Pensa la scena se cede il piano in cui sono esposte in vendita delle sculture di terracotta.
Quindi si comincia a disfarli e rifarli più stretti.
Ma arriva Omar, che su queste cose magari è più spiccio e vede solo il fatto che così tutto il lavoro è rallentato e rischia di non esser pronto, e magari gli rode anche il culo che si stia rifacendo il lavoro che lui ha fatto il giorno prima perché non va bene. Scatta la polemica, e vola veleno tra Omar e Vale. "Di bene in meglio", mi dico...
Lucio, gestore del pub che ogni anno vende la birra in piazza col suo stand, nel frattempo aveva chiesto di allacciarsi col frigo dentro al chiostro perché fuori non gli avevano fatto l'allaccio di corrente. E già questo... Ma come se non bastasse, lo sento dire a Serenella che è passato dai vigili per non so quale questione ed ha scoperto che i permessi di occupazione del suolo pubblico ancora non sono arrivati, per nessuno.
NERO, immagino dietrologicamente (sapendo già la questione dei mille euro del comune) chissà quali complotti per mandare in vacca Ludika da quest'edizione. Anzi, già avevano cominciato da quella prima. Comincio ad essere avvelenato, e a sospettare che sarà la peggiore edizione di Ludika da quando esiste. "Che altro può capitare?!", mi dico... Ingenuo.
Vale e Omar si piccano di continuo, e in tutto questo, mentre noi ci smazziamo con corde e pali di legno sotto al sole, Erika se ne sta seduta all'ombra a leggere un libro. Ora, vabbè che è pigra ai limiti dell'indicibile, ma questa era piuttosto smaccante. Ad ogni modo, sapendo benissimo che tra pali e corde lei è come un pigmeo tra i watussi, non dico niente perché se è costretta a fare una cosa la fa anche male perché le rode, e ci mancava solo questo.
Solo che a un tratto le squilla il telefonino, mentre noi siamo alle prese con un rognosissimo palo centrale dello stand gastronomia, e praticamente siamo in otto minimo a reggere tutti gli altri pali della struttura mentre Valentina rifà il nodo, e la sentiamo rispondere così:

"Ah, ciao! ...Siamo qui a San Carluccio che stiamo lavorando"

Sedici occhi l'hanno guardata voltandosi all'unisono.
"STIAMO?! ...Erika!"
Mi aspettavo una valanga di risentimento, odio, veleno, altri cazzi che non c'entrano niente ma che colgono l'occasione per venire fuori. Soprattutto da Valentina, che si stava facendo un culo quadro ed ha trascorsi di veleni, rivalità e risentimenti con lei in passato, di cui molti a causa della di lei pigrizia. E invece, vederla che si gira a guardarla solo con l'espressione di chi dice senza parole "ma ti rendi conto della cazzata che hai detto?", mi ha dato il primo momento di buonumore della giornata.
Durato poco, però.
Perché "gira e gira e va er citriolo sempre in culo al pignarolo". Ah, la saggezza popolare!
Considerato il numero di pali che mi toccano solitamente, ho un mestiere assicurato. Qualcuno sa esattamente in che consiste fare il pignarolo? ^__^
Difatti, Mr. Murphy, che per tutta la giornata deve essersi aggirato intorno a me, aveva in serbo altre sorprese.
Scopriamo così che Erika - che stava lavorando, dice, perché Serenella le ha chiesto di studiarsi quel libro per organizzare la mostra di abiti medievali...
Piccolo inciso. La sera prima Serenella a cena fa "domani dobbiamo andare a prendere i vestiti a Lipsia". Scuoto la testa, incredulo. Ovviamente aveva detto all'I.P.S.I.A. ...
Scopriamo, dicevo, che Erika è al telefono con Vania, e che
"Gabriele non ce l'ha fatta a caricare tutto in macchina. Qualcuno deve tornare a Roma al teatro a prendere il resto."
Matematica.
Cetrioli + me = vaselina.
Conoscendo Erika, la frase suonava implicitamente più o meno così:
"Ci sono solo due macchine, la mia e la tua, quindi TU devi sciropparti il viaggio, perché sai benissimo che non ho alcuna intenzione di farlo e conto su di te perché sei mio amico [che è un bieco ricatto morale cui mi sono abituata e non lo faccio nemmeno apposta, ma quanto mi fa comodo]".
Aggravante:
"Io martedì gliel'ho anche chiesto se serviva la mia macchina, e mi ha detto di no!"
Traduzione:
"DEVI andarci tu, perché per la mistica cabala del ragionamento femminile se lui mi ha detto di no quando gliel'ho chiesto è come se lo avessi fatto, e sarebbe ulteriormente pesante per me che sono pigra fare una cosa come se fosse la seconda volta che la faccio, anche se in realtà non l'ho mai fatta."
Ho detto subito quello che pensavo, al punto nero di disperazione da cui guardavo ai futuri giorni di manifestazione:
"Ci vai tu. Dì a Vania che se torno a Roma, ci resto."

"Uh-oh."
"Lasciami indovinare: una cascata?"
"A-ha."
"Con sassi e rocce appuntite?"
"Un classico."
"E andiamo!"

Era troppo.
Troppo tutto, troppe cose che andavano male e prospettavano di andare peggio, Ludika che si affossava, l'insopportabile pigrizia di Erika, i litigi di Vale e Momar, i permessi mancanti, i pochi fondi, il ritardo palese nell'allestimento...
In fondo cominciava a piacermi l'idea di tornare a Roma e scappar via di lì. Mi sarei evitato il montaggio e l'allestimento sotto il solleone e avrei tirato il fiato da quell'aria pesante. Erika si lamenta - a ragione - che lei glielo aveva anche detto a Vania se caricare o meno la sua macchina, ma che lui aveva detto che non ce n'era bisogno. Lei fa scena, e la faccio anch'io: tanto so che alla fine ci vado, e pure volentieri, ma è anche giusto che non sembri che gliela passo liscia, dopotutto il suo è un capriccio! Dico, ci stiamo facendo il mazzo tutti per la riuscita della manifestazione, se tocca a te scendere ti tocca punto e basta: mica puoi prendertela con me, pigliatela con Vania!!!
"Io martedì glielo avevo detto se serviva la mia macchina, ma lui mi ha detto di no!"
Faccio il democratico: monetina. Chi perde scende.
Lanciamo la monetina. Vinco.
Tanto a me andava bene uguale, ma vuoi mettere?
Erika è proprio la bambina che pesta i piedi e non ci sta alla sconfitta. Dentro di me, me la rido mentre lei continua i suoi "uffa!" e argomenta ancora le sue ragioni, chiamando in causa il lavoro che sta facendo per Serenella, i costumi, e qualsiasi cosa possa portare acqua al suo mulino. A un certo punto mi risulta fastidiosa la perdita di tempo e tronco con
"Vabbè, ci vado io. Mi devi un GROSSO favore" - e vado via subito.
Dentro di me, ghignavo come un assassino, ma reputo ancora sia stato giusto così.
Sono tanto buono e caro, ma non è affatto leale approfittarsene.
Che si senta pure in debito per una cosa che avrei fatto comunque: resta il fatto che l'ho fatta io e non lei, no?
Così parto.

Fino a quel momento, l'unica nota positiva della giornata - espressione di Vale a parte - era stato il fatto che Polpaccini mi aveva presentato la sua ragazza, Frasca, new entry dei Ludykantes.
Ora, il termine Frasca (che qui sta per Francesca, ovviamente) è da tempo immemore metafora d'altro; ed in tal senso è sempre usato da Lalla, del nostro gruppo di Ludyka (quando c'è la y intendo il nostro laboratorio teatrale), che lo usa spessissimo. Non è raro infatti sentirla candidamente affermare "la frasca!" e poi fischiare mentre si indica la parte in questione con due mani. Il fatto che lo faccia con un tale candore e puro spirito infantile è una cosa deliziosa che ci fa tornare tutti più giovani; quindi non vedevo l'ora di presentare 'la Frasca' a Lalla. Allo stesso modo non vedevo l'ora di presentare Momo a Polpaccini, vista l'immensa vitalità e apertura mentale della prima e l'umore pessimista e a volte chiuso del secondo.
La sera prima gliene avevo accennato a cena, al fatto che gliel'avrei presentata:
"Tu invece" - gli avevo detto - "devi solo che aspettare di conoscere Momo..."
"Momo? Chi è Momo?"
"Una che... per definirla, una volta le ho detto 'mi piaci perché sei sorda'. E quando m'ha chiesto perché ho risposto 'perché m'immagino Dio affacciato alle nuvole, rosso in volto, che grida Lo vuoi capire che mi stai sul cazzoooo!!! e tu sotto che fischietti allegramente, stirando, come se niente fosse'."
Polpaccini ne è rimasto molto colpito.

Così, mi sciroppo il viaggio fino a teatro, mettendo l'unica colonna sonora possibile per quella giornata torrido-sahariana: l'album Aquadia, di Lino Cannavacciuolo. E i miei giocatori di ruolo si astengano dall'ascoltarlo... ^__-
Posso dire che cronometro nell'ascolto della cassetta il tempo del mio viaggio. 53 minuti circa da fuori Viterbo a teatro. Caldo bestia, io in canotta e finestrini abbassati. Arrivo che Vania mi sta aspettando - il pazzo altrimenti se lo sarebbe fatto in Ape, il viaggio - e carichiamo con calma la macchina. Dovrei laurearmi in ingegneria degli spazi di un bagagliaio, perché a parte tre stecche di legno c'entra tutto. Mangiamo un po' di cocomero e poi via, di nuovo verso Viterbo.
Stavolta fa più caldo ancora e sono dal lato del sole: ecco perché se mi vedrete mi troverete con abbronzatura post-ustione sul braccio sinistro più che sul destro. Però, almeno, ho compagnia. Si chiacchiera, la macchina è più pesante, ci mettiamo di più.
Arriviamo, e ci accoglie la notizia che Cianna se n'è andato: la sua ragazza ha fatto il botto in auto sull'autostrada, e adesso è ricoverata all'ospedale di Lucca. Restiamo di sale, in attesa di altre notizie. La sfiga, ormai, è a livelli indicibili. Vedere nero è quasi essere ottimisti.
Finiamo il montaggio (appendere la juta sulla segnaletica, alzare il gonfalone di Ludika - guarda caso abbiamo appena fatto montare il banchetto di preziosi quanto fragili ninnoli proprio dove dobbiamo provare a far passare le corde tirandole oltre la merlatura del muro del chiostro, cha alla fine proteggiamo io e Momar coi nostri corpi - eccetera) e parte la fiera.

Arriva Lalla e le presentiamo Frasca: Lalla resta stranita, suppongo le paia molto brutto che la chiamino Frasca, ma Viterbo non è Roma. Comunque, non dà il gusto che speravo, le fa troppo strano per dare adito a una simpatia così, su due piedi.
Adesso non ricordo se anche Momo è salita giovedì, mi pare di sì, comunque, quando la presento a Polpaccini resto decisamente più soddisfatto. Lui sembra stregato e i due si pigliano subito. Del resto, con Momo è difficile altrimenti. ^__^
Il nostro spettacolo è previsto tutte le sere per le 23.
Partiamo con "L'amore degli Zanni", che è lo spettacolo che portammo in scena per primo, quattro anni fa, e che è un po' il nostro cavallo zoppo di battaglia. Dico zoppo perché continuiamo a sbagliarlo, nonostante il numero di volte in cui lo abbiamo messo in scena - anche con un numero decisamente minore di gente: a via Bertani eravamo sei!
Sarà perché lo prendiamo sottogamba, pensiamo di saperlo, toppiamo per disattenzione e così via...
Ad ogni modo, quella sera siamo dopo i Ludykantes, invertendo le parti rispetto allo spettacolo di due giorni prima a teatro. Quindi dobbiamo fare supporto a loro, e riempire qualora si creino dei buchi (inutile dire che siamo rimasti al nostro posto nonostante la larga presenza dei suddetti buchi: io, semplicemente, non me ne sono reso conto in tempo), e viceversa loro col nostro spettacolo (e ci han ricambiato il favore).
Facciamo riunione e, stranamente, non sono agitato.
Ormai sono anni, appunto, che faccio Fortunino, e anche quando faccio l'Uomo della Luna, salendo su una scala ruotata da quattro 'portatori' cui affido la mia salute ed integrità fisica se non la vita, da quando una volta stavo per fare un volo d'angelo all'indietro sono più fiducioso sul fatto che qualche scossone magari sì, ma non rischierò più altrettanto. Fiducioso e ingenuo.
Vania però deve filarsi di più i Ludykantes che sono al loro battesimo di piazza.
E affida a noi il compito di fare un filaggio.
Filaggio che nessuno ha completamente voglia di fare.
Ed io rimpiango amaramente la mia insicurezza che mi ha fatto ristampare il copione prima di partire, perché ora sono l'unico ad averlo e, indovinate un po'? Il cetriolo tocca a me.
Comincio a leggere e decido di fare prima un ripasso 'tecnico' che stabilisca solo l'ordine delle sequenze di scene. Arrivo a metà, tra continue altrui distrazioni, a fatica, e vengo interrotto. Questioni di metodo: facciamo un altro tipo di ripasso, leggi proprio le battute. Ragazzi, abbiamo venti minuti. No, facciamo così... E ricomincio da capo. Arrivo di nuovo a metà, altra interruzione di metodo. E altre distrazioni, battute... Sale una presa a male epocale. Cerco di passare il copione a Gabriele, che si sta ritagliando il ruolo di aiuto regista: col cazzo che si prende il pipparuolo. Comincio a sentirmi male. Vale e Federichino litigano a bestia, con cattiveria, e somatizzo tutto quanto, come se non solo stessero litigando con me, ma come se il loro litigio fosse in qualche modo colpa mia. Adesso sì che sono nel panico.
Nella riunione dopo lo spettacolo Vania l'avrebbe definito il peggior filaggio mai visto, se mai poteva essere definito tale.
Su di me, l'avere il copione in mano m'impedisce d'esercitare la memoria, non mi sento sicuro delle battute. Le domande degli altri mi mandano in confusione; l'aver stampato e portato il copione non vuol dire saperlo a memoria e tantomeno sapere le sfumature delle parti altrui, che non ho mai recitato. In più, c'è Alessio che l'ha fatto solo una volta, e Momo che non l'ha mai fatto... Feda non ce l'ha fatta a venire, ma il problema sarà relativo e solo per lo spettacolo dei due giorni successivi.
Esco per la parata che accompagnerà in scena i Ludykantes con un nodo allo stomaco ed un terrore sordo di cosa mai possa essere in agguato.
L'ultimo cetriolo ce lo dà Vania.

Mentre sta per finire lo spettacolo dei Ludykantes e noi siamo in attesa dell'ingresso in scena, il nostro regista ha la brillante idea di non farci fare lo spettacolo lì, a piazza S. Pellegrino, con un'ottima acustica, bensì a S. Carluccio, che non ha acustica.
Lo spettacolo di cui parlo, comincia con tutti noi che deambuliamo sotto un grosso telo, steso su di una scala e sopra le nostre teste, dal quale io esco dopo l'introduzione di Vania, quando ci siamo fermati. Ve lo spiego per chiarirvi meglio la questione dell'acustica: io avevo difficoltà a capire quando dovevo entrare in scena, nonostante i rulli di tamburo, e a un certo punto qualcuno sotto la scala ha detto
"Ma quando esce GrimFang?"
Io ero già in scena da cinque minuti, ed aspettavo disperatamente l'ingresso in scena di Martino (Serenella).
^_^

E' stato un disastro.
Non ci sentivamo, abbiamo provato a far avvicinare il pubblico, abbiamo saltato dei pezzi, messo davanti cose che stavano dietro e dietro cose che stavano avanti... L'unica cosa che si salvava era l'energia. Disperata, e dettata dalla disperazione, ma viva. Non c'era tempo per permettersi di chiedersi quando sarebbe finita la tortura. E questo è stato un bene; ed è per questo che ha fatto bene Vania a spostarci di piazza, per quanto con un certo sadismo. A piazza S. Pellegrino non l'avremmo tenuto (forse) e avremmo ceduto di schianto.
Così, con la riunione inchiappettamento collettivo è finita la serata.
Annunciata la fine della giornata, chiusi gli stand, i giochi, baracca e burattini, ci siamo disposti in sala per dormire: io avevo un disperato bisogno di sonno, ed il sovraffollamento della stanzetta in alto non m'andava a genio, così sono stato l'unico - tranne forse Alessio, che s'è sistemato sul divano in sala cambio e attrezzeria - a mettersi nell'ampio salone principale. Sdraiandomi su di un materassino da mare gonfiato a mano con una pompetta minuscola per un bocchettone largo otto volte tanto (risolvendo questa discrepanza con un tappo di stoffa attorno al beccuccio della pompetta. Ci ho messo una vita.
Distrutto nell'animo e dopo questo anche nel fisico, sono andato a dormire.
E il resto lo racconto un'altra volta.
Ma non temete, come tutti gli anni, sono tornato spossato ai limiti del morto vivente, ma felice come un picchio.


GrimFang

PS: lunedì alle cinque mi capita in ufficio Angelo con una mia collega del settore produzione, perché devono vedersi un corto... quello in cui ho fatto la parte del videotecaro rapinato e ucciso. Ma non dite a nessuno che l'ho visto, che non si deve saperlo! ^__-

2 commenti:

mò... ha detto...

3 commenti

1)a proteggere i ninnoli con i corpicini c'ero anche io.Anzi, io e te.Momoar dirigeva.
2)Mezzo materassino l'ho gonfiato io.
Ci tengo alle mie prestazioni fisico-amicali!
3)Sei arrivato a giovedi notte dimenticando un nso
4)Te e polpaccini...vi amo e vi ammazzerei allo stesso momento!!!

smucc smucc

GrimFang ha detto...

Momo, capisco la foga, ma fai pace con l'italiano!!!
^__^
Che hai detto?
Sono arrivato giovedì sera? Dimenticando un nso?
Che vuoi dire?
Io sono salito mercoledì, poi sono risceso...
0__0'

GrimFang