L'artista mescola il sangue con la terra, per generare sempre nuova vita...

Sarà sicuramente potente, la vita. Piuttosto dolorosa, a mio avviso, a volte sorprendente, sicuramente intensa, vibrante, indubbiamente da vivere. Sempre e comunque.

Sara Tenaglia

Terra, Pioggia, Fuoco & Vento

Terra, Pioggia, Fuoco & Vento
Fire cup

lunedì 12 febbraio 2007

Flash

Flash 1. In metropolitana

Stamattina in metropolitana.
Primo giorno di lavoro della settimana dopo la malattia, levataccia. (Per me, che mi ero abituato a dormire fino a proprio tardi, è stata una levataccia - se sapeste a che ora mi alzo per andare a lavoro mi lincereste sicuro)
Prendo la metro come al solito, alla mia stazione. Non passa poi molto tempo, e si comincia a sentire la musica di una fisarmonica; inevitabilmente sai che si avvicinerà. Ti rassegni, come fai spesso, come fai sempre, e al massimo - quando sei di un decente umore - ti disponi ad ascoltare per qualche minuto un po' di musica: e una fisarmonica, è sicuramente una buona musica. Al massimo può darsi che sia sempre la stessa! Ma di solito mi mette un po' d'allegria. Anche perché capita diverse volte di sentire accennare canzoni di cui io conosco le parole, che ogni volta con gusto mi canticchio sottovoce...
Lo spettacolo dei bambini che fanno la faccia triste e vagano per i vagoni con appese al collo le tastiere elettroniche che suonano delle basi preimpostate, invece, mi mette di pessimo umore.
Ma stavolta erano due zingari - mai azzardarsi a intuire parentele tipo padre/figlio, perché con gli zingari spesse volte non è affatto così, anche se farebbe piacere pensarlo (oddio, dipende da come viene trattato il ragazzino) - tra l'altro già sentiti in altre occasioni. L'adulto molto bravo a suonare, il bimbo con le maracas, no. Suonano vicino a me come capita sempre (non chiedetemi perché, non lo so - vicino a me c'è sempre spazio: o puzzo che accoro o becco sempre la bolla di non-socievolezza dei vagoni) e io guardo rapito le dita sulla tastiera, la perizia e... in pratica stavo cercando di capire che cazzo ci fosse scritto sui tasti bianchi laterali.
Poi si allontanano e arriviamo a Flaminio, dove un signore appena salito comincia a urlare come un indemoniato. Penso nei loro confronti. Penso sia un razzista. Penso sia probabilmente un povero ignorante (senza mettere carichi sul termine). Penso che abbia qualche disagio per sbraitare così.
Penso.
Metto tutti questi penso perché ragionandoci dopo, mi sono accorto che sono pure e semplici inferenze. Nulla mi poteva avvalorare una di quelle ipotesi tranne il fatto di andare lì e chiedergli
"Scusi, lei un ignorante nel senso di bassa istruzione, con qualche problema mentale e possibilmente anche pratico nella vita che ha da ridire nei confronti di quei due zingari che suonano magari perché è razzista?" ^__^
Anche perché, poi, quello che stava sbraitando non si capiva. Strillava biascicando.
"E per caso è ubriaco?"
E fin qui, ordinaria vigliaccheria, non mi catamino da dove sto, per dirla alla Camilleri.
La prima onda nauseante è nata di lì a qualche istante, quando è volato il primo commento
"E c'ha raggione..."
E non era nemmeno razzista, poi, perché si commentava l'attesa della metro, il biglietto e il fatto che spesso e volentieri gli zingari entrano gratis senza pagare!!! Questo non è razzismo, al massimo è pressapochismo nel fare di tutta l'erba un fascio... Però è vero che un sacco di volte li ho visti entrare alla portoghese!
Ma ha dato il la.
E lo ha dato a un nauseante individuo di destra che, per dirla alla Gaber, era cretino prima che di destra. (Giorgio Gaber, Destra - Sinistra. Ascoltatevela. E' un ordine.)
Costui ha cominciato a sproloquiare contro il governo, con aria tutt'altro che intelligente e con argomentazioni - queste sì - razziste e talmente... talmente... BANALI. Dio mio, banali fino a morire. Ed ha attaccato un pippozzo a uno (grazie a dio stavolta non a me!!! Incredibile) che rispondeva con il minimale sforzo necessario ad essere cortese.
Il terzo fatto è avvenuto con perfetto tempismo, dopo che due o tre persone si erano esposte a favore del coglione di cui sopra. Ma non è stato carino. L'urlatore di prima - eravamo sempre fermi a Flaminio - ha cominciato a urlare davvero, e credo persino che si sia buttato a terra. L'effetto immediato è stata l'evacuazione delle sue immediate vicinanze a favore del nostro vagone, occludendoci la vista di quanto accadeva. Impietriti, ormai certi che le motivazioni scatenanti delle argomentazioni razziste che si svolgevano lì tra noi erano improvvisamente cadute, prive di valore: non sbraitava di razzismo esasperato; sbraitava di malessere psicologico, qualsiasi cosa glielo avesse scatenato.
E allora il problema improvvisamente diventava non più cosa fare con lo zingaro, il romeno, l'albanese immigrato. Il problema diventavamo noi. Cosa cavolo ci sta succedendo a tutti quanti per farci sbottare così? Cosa cazzo ci stiamo facendo da soli?
Questo avrebbe azzittito tutti. Solo il coglione di cui sopra avrebbe continuato per altre tre, quattro fermate. Ma a voce più bassa, cercando più l'appoggio delle altre persone. Rivelando che in fondo era solo uno che voleva essere approvato.
A pensarci adesso mi fa quasi tenerezza...
...
...quell'individuo di merda. (Scusate, la tentazione era irresistibile! ^___^)
Ma torniamo al fatto tre.
Quello che mi avrebbe fondamentalmente depresso fino a fine tragitto era un'altra cosa, avvenuta dopo una quindicina, una ventina di secondi, credo. Quale?
Questa. Che mentre si chiudevano le porte, solo uno, SOLO UNO si sia fatto venire in mente di correre a bloccarle, e di gridare aiuto, perché c'era qualcuno che stava male.
La cosa più umana.
Quella che dovrebbe essere la più semplice, la più banale.
Ed invece non è venuto in mente a nessuno, su tutto il treno. Solo a uno. E quell'uno, non ero io. Ecco qual'è stato il mio fattore deprimente.
Banalità + anestesia personale, per quanto condivisa, del mio senso... morale. Del mio senso reale, anche pratico. Della semplice accortezza necessaria a quella cosa stupida che è vivere bene nel mondo.
E la condivisione, quella stessa che pochi istanti prima al suo sbotto avevo provato nel comprendere appieno il disagio che certe cose suscitano e spingono ad allontanarsi, è stata il mio narcotico. Condividevamo tutti lo stesso disagio, la stessa paura e tutti insieme lo abbiamo emarginato. Se avessi condiviso il suo dolore, mi sarei sentito straziato: un lusso che il mio cervello non si può permettere. Quindi, porte chiuse.
Paradossalmente, sarebbe bastato guardarla senza coinvolgimenti quella situazione e probabilmente avrei pensato "Porca vacca, c'è uno a terra che sta male!". E forse sarebbe stato più facile farmi venire in mente di chiamare aiuto.

Flash 2. In ufficio.

Arrivo in ufficio dopo una settimana di malattia.
Mi hanno reintegrato a febbraio, quindi vuol dire che ho lavorato tre giorni, poi sono scomparso una settimana e ti riappaio quindi in ufficio. I primi tre giorni, io non ho lavorato. Perché il mio computer non era connesso alla rete: il mio lavoro è in rete, quindi, che facevo? Due giorni e mezzo a cercare i tecnici e a fare solitari, girando i pollici.
Sto via una settimana. Torno. Entro in ufficio.
Il computer aperto col tecnico che sta a lavorare.
Ora, o 1) avete i radar per sapere che mi è passata la febbre e sto per rientrare o 2) MA CHE CAZZO AVETE FATTO PER UNA SETTIMANA?!?!?
Fatto sta che, in cinque minuti, me lo chiude, me lo abilita e me lo avvia. E grazie al cielo mi ricordo di fargli collegare la stampante (in rete) che s'era scordato.
Dopodiché, rifletto.
A ottobre 2006, circa, il mio "superiore" si accorge che, nel corridoio della cineteca, c'è una stanza con un posto libero. Lavoro lì dal gennaio 2005, sono tre anni che quel posto sta lì, te ne accorgi adesso??? Vabbé, a ottobre mi fa "Ué" - è torinese - "tu ti sposti lì". Abbozzo. Non avevo molta voglia di cambiare stanza, per via dei riscaldamenti a cannone dell'area e per via del fatto che dove stavo c'era il sole tutto il pomeriggio ed era un bello spazio ampio. Quella stanza non prende mai il sole e in due diventa un bugigattolo. Ma tant'è... almeno la compagnia era buona. Ok, quindi: abbozzo.
A novembre, della cosa non si sapeva ancora un cazzo. Avendo abbozzato, ovviamente, per me era meglio.
A dicembre (il 31 mi scadeva il contratto), comincia la fanfara. E dirigente di qui, e dirigente di là, con molta cortesia, insomma si mobilita la macchina per spostarmi.
Viene fissata una data.
Poi un'altra. Poi un'altra ancora. Quest'ultima data va in buca, perché i tecnici non possono. Poi ne salta un'altra.
Alla fine, passa Natale, me ne vado in vacanza, mi scade il contratto e stavo ancora là.
A gennaio mi lasciano in stand-by. Passando nel corridoio, mi accorgo che lo spostamento l'han fatto e le mie cose sono già lì, nella stanzetta. Tutte ammassate alla rinfusa sul tavolo. (computer, schede, fogli, fogliacci, scolorina, scotch, floppy, brochures, persino il mio premio G.o.c.c.i.a. - Grande onorificenza cinematografica che ispira ammirazione, primo classificato)
Quindi:
Lo sapevate da ottobre.
Lo progettavate da novembre.
Lo mettevate in atto da dicembre.
Avete avuto tutto gennaio per farlo.
A febbraio ve la siete risolta il giorno 12.
Quattro mesi e mezzo per prendere un carrello, andare in una stanza, sbaraccare una scrivania, caricare il carrello, farvi trecento metri, arrivare a un'altra stanza, scaricare su una scrivania, mettere a posto il carrello, collegare un computer, accenderlo, configurarlo, spegnerlo.
"Amo" questi aspetti della burocrazia.
La cosa fantastica, tra l'altro, è che a inizio mese mi hanno disinstallato la scheda di rete wireless che avevo, per collegarmi a quella a muro (competenza settore informatico), che però non funzionava (competenza settore tecnico). Andato IO al servizio tecnico per far accelerare le cose - ma, badate bene, solo dopo essermi ben accertato che il servizio informatico avesse avviato la procedura spedendo l'apposita email - mi sento rispondere
"Eh, ma il tecnico è andato in vacanza OGGI, per quindici giorni..."
Morale della favola?
Stamattina erano venuti a rimettermi la wireless, perché - come è stato - poteva essere che riconfigurandola potevo beccare il segnale dalla stanza di una collega che sta due porte più in là...

Flash 3. Stasera.

Torno a casa, vado al bancomat, non funziona, entro alla posta, faccio la fila, prelevo i soldi, ritorno a casa, riesco, vado dal medico, ritorno, riesco, faccio un favore a mio fratello, ritorno.
Il medico mi ha finalmente detto cosa pensa che sia questo formicolio sulla faccia.
"Ansia" - mi fa.
E io "Ansia??? De che?!!".
Ovviamente, molti di voi sanno che io sono un ansioso della MADONNA, tanto che San Giuseppe va in giro con una maglietta con su scritto
"Se GrimFang è ansioso io sono San Giuseppe"
per farsi riconoscere.
Però ero in buona fede, perché, in effetti, passare una settimana a casa senza far niente, e farsi venire una simile cosa quando stai guarendo, beh, sembrava un po' strano calcolare il fattore ansioso!!!
Comunque, mi fa: ansia. Ed io resto così, di stucco per il barbatrucco. Mi becco anche un pippozzetto volante sul fatto che si vada dal medico per simili banalità (banali 'sta minchia! Se ti senti mezza faccia di gommapane friccicante) ma mi spiega anche che è dovuta alla combinazione con l'impoverimento metabolico o roba simile, dovuto all'uso di medicinali e, aggiunge, al fatto che
"...lei ha fumato, mentre stava male, no?"
Cazzo.
Cazzo, stavolta si comincia a vedere un primo effetto negativo del fumo, e non è dove pensavo che fosse. Non è polmoni, ma nervi, cazzo. Brutta storia.
Perché se imbecillemente sui polmoni mi sento sano, sui nervi per niente. E scoprire che il fumo danneggia anche quelli... eh, no, cazzo.
Però è vero che sto esagerando.
E' vero che adesso, pur fumando tabacco, fumo più sigarette di una volta, e NON perché rollo più velocemente. E' che ho perso il limite. Spippacchio spessimo e per niente.
Cazzo.
Analisi di coscienza.
Poi torno a casa e mia madre, soprannominata dai suoi studenti al liceo "La Ciminiera" (perché sorpresa ad accendersi, durante una spiegazione, una sigaretta mentre ne teneva un'altra tra le labbra già accesa), mi fa
"Ah, non dirlo, anche a me rompe sempre i coglioni... mi fa una testa così!"
Ovviamente, il medico è anche il suo.
E voilà, la cattiva coscienza immediatamente è in grado di attribuire una personale crociata contro il fumo al mio medico, e a sminuire il 90% dell'importanza del suo discorso!
Addio buoni propositiiii, ciao ciao!
^__^


E con questo è tutto.
Prometto che domani o dopodomani vi posto le vignette di "Guide for the Art".
Baci ai pupi

GrimFang

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