L'artista mescola il sangue con la terra, per generare sempre nuova vita...

Sarà sicuramente potente, la vita. Piuttosto dolorosa, a mio avviso, a volte sorprendente, sicuramente intensa, vibrante, indubbiamente da vivere. Sempre e comunque.

Sara Tenaglia

Terra, Pioggia, Fuoco & Vento

Terra, Pioggia, Fuoco & Vento
Fire cup

martedì 20 febbraio 2007

Non tesserò le lodi di Cesare...

Scrivo questo post sull'onda delle riflessioni.
Un caro amico, dopo la lettura del post precedente, ha dimostrato la propria sensibilità nel criticarmi forse un eccesso di cattiveria nei confronti della poverina che mi ha - per poco, a onor del vero - tampinato sabato sera.
Brevemente: ho esagerato?
Non so.
A onor del vero, sulle prime, dall'autoanalisi sono uscito immacolato.
Ma, essendo l'autoassoluzione uno sport preferito se non altro dalla gente come me, una seconda analisi a mente fredda era necessaria. Sempre tenendo da conto la mia tendenza a esagerare in melodramma.
Per questo ho voluto intitolare così questo post, citando - credo male - nientepopòdimenoche William Shakespeare. Per la tendenza all'autoassoluzione e il melodramma. In effetti, credo che quel bellissimo discorso, pronunciato da non so chi per ricordare Cesare al punto da far scaturire la condanna del Senato verso Bruto, contenga un bellissimo parallelo con simile argomento: nell'analisi di quelli che sono i difetti - i propri, in questo caso, non quelli di Cesare - si è veramente in grado di tratteggiare l'uomo e umanizzare il mito - in questo caso, sì, Cesare - dando, giusto per dire, a Cesare quel che è di Cesare.
=)P
Insomma, per prima cosa vanno piazzati i fatti.
Sabato, a una festa, una ragazza che proprio non mi attirava mi ha 'costretto' (ma in realtà mi sono costretto da solo) ad una conversazione banale.
E' stata una mia inferenza tutto il resto: il cogliere la sua difficoltà, la sua solitudine, il trovarmi a disagio per l'ennesima donna estremamente problematica che la vita mi ha messo davanti, il mio - sì - dolore nel percepirne grosso modo la condizione da me etichettabile come disperata.

E' interessante? Detta così, no. Detta come ve l'ho raccontata io, e nel contesto in cui l'ho fatto forse sì.

In parte, è questo il punto.
Si tratta di un blog, pubblico e non solo per gli amici.
Io so, ovviamente, chi conosce grosso modo l'indirizzo di questo blog. So che le probabilità per le quali la ragazza in questione potrebbe leggere questo blog sono dell'ordine dello 0,1%.
Ma so anche che non avrebbe dubbi sulla propria identità, così come non li avrebbero alcune delle persone - a me tutte tranne la festeggiata sconosciute, ergo improbabili miei lettori - intervenute alla festa, così come immagino che, per la sensibilità che suppongo dovrebbe avere, si sentirebbe molto ferita da quel che ho scritto.

Perché l'altro fatto è proprio questo: che ne ho scritto, ed in quei termini.

Prima di finire a ragionare sul perché e sul per chi scrivo, mi blocco da solo.
Il blog è uno sfogo. Coosì come è il modo di esternare i miei pensieri. E siccome il 90% di voi sa perfettamente chi sono io, mentre il blog è in forma anonima, è un modo di raccontare agli amici ed ai curiosi un po' quello che mi capita.
Presupposto questo, si entra nel merito del modo in cui l'ho fatto.
Ho parlato male di una persona.
L'ho fatto?
Non so, non credo. Ho esposto dei fatti, come li ho vissuti io, e probabilmente li ho leggermente esasperati (melodrammatizzati) come faccio sempre.
Le ho attribuito delle colpe?
No, le ho fatto un ritratto; e come ogni autore che si rispetti, colori e pennelli li ho scelti io.
E' un brutto ritratto? Liberi di non farvelo piacere.
Ma non per questo liberi di non farmelo fare.
La censura - in questo caso l'autocensura - non è mai stata tra i miei sport preferiti, la delicatezza sì. Ma l'ironia anche.
Io - e agli occhi di qualcuno potrebbe sembrare un'aggravante di colpa - ci ho pensato prima di scriverne. Ho deliberatamente scelto di costruirne in parte una macchietta.
Ho scelto di esprimere il mio stato d'animo a discapito di quella che era una sensibilità altrui.
In breve ho fatto un po' lo stronzo.
Però, perdonatemi, nemmeno a questa seconda analisi me la sento di condannarmi.
Sì, aleggia un vago senso di colpa, mitigato dalla quasi matematica certezza che lei non ne leggerà mai. Ma anche se lo leggesse, non sarebbero problemi miei.
Orribile a dirsi - odiosa conseguenza del mio tentativo di far fuori il crocerossino che è in me, suppongo - ma il problema è e rimane suo, se se lo fa. La colpa non è nel ritratto, nei colori, nei pennelli o nella tela. Ma nemmeno nella mano. Nemmeno nel soggetto.
Semplicemente, la colpa non c'è.
Si parla, si scrive e si racconta: della vita, delle proprie esperienze. E per forza di cose, è necessità, lo si fa dal proprio punto di vista. Per quanto gretto sia, o possa a volte diventare.
Se vi narro di lei, come di una qualsiasi altra, io vi racconto l'uomo o la donna che ho visto in lei/lui. Persino Edo potrebbe essersi incazzato per lo sputtanamento della cena (ma era telefonato che l'avrei fatto! ^__-), eppure non ho urtato la sua o la altrui sensibilità. Che dovrebbe dire Lisa che si è vista definire come un pozzo senza fondo (più o meno) a tavola? La fame è fame, ci sta. Anzi, è una cosa allegra.
Questa allegra non era, ma non per questo la vita si trasforma nel felice paese dei coniglietti saltellanti.
Non voglio scrivervi un blog in cui sono costretto solo a parlarvi di cose belle.
Passerei dei mesi muto.
Basta aprire il giornale tutte le mattine per perdere la voce.

Non è la prima volta che mi capita di 'sparlare' di qualcuno, che prima o poi si offende. Al momento mi viene in mente solo Marcella, al liceo, con cui feci una di quelle figure di merda che istoriano l'inferno sui pannelli riassuntivi alla voce 'prossimi clienti'.
Però mi è capitato, sì, di ferire qualcuno.
A parte Flaminia, sempre al liceo, per la quale ferirla mi diede un *immenso* profondissimo gusto. (leggere alla voce: *rendere pan per focaccia con gli interessi*)
E come in questo caso, deliberatamente, a una persona che magari non se lo merita.
E' che questo che dà - o almeno ha dato al mio amico - grande fastidio. Anche perché, parole sue, questa immagine di me che ne trapela non si concilia affatto col quadro che lui - e spero voi - avete di me. Il che, essendo amico, fa anche un po' girare le scatole, al pensiero di uno sconosciuto che legge il mio blog e pensa "ammazza che stronzo", e se scopre il mio indirizzo di casa mi viene a sparare con l'uzi.
Però io sto anche imparando il pensiero di quella scuola che dice che se ti puzza l'alito è mio dovere dirtelo, e non fare finta di niente. Quella scuola che dice che finché non ti si dice come ti si vede, quali sono i difetti che ti ritrovo - dal mio punto di vista - per errori di miopia tu potresti non vedere. O di autoassoluzione, come per me.
E infatti se capitasse a me di leggere quello che ho scritto di lei nei miei confronti starei male. Giustamente. Ma dovrei anche avere poi le palle di riflettere e capire quanto, di quella descrizione, è in problema che ho dentro; e quanto, invece, è un difetto di miopia nell'ottica di chi scrive.
Infatti, se il mio buon amico non mi avesse rimbrottato di aver forse raggiunto un eccesso, io non mi sarei mai posto il problema e non mi sarei accorto di niente.
Quindi, grazie. Grazie tante.
Ma adesso non mi subissate di critiche, che troppe e tutte insieme impediscono di focalizzare!!!

^__^

Sì, decisamente questo è un post di autoassoluzione. Deformato nel suo punto di vista: liberissimi - e invitati anzi - ad avere il vostro.

GrimFang

Nessun commento: