L'artista mescola il sangue con la terra, per generare sempre nuova vita...

Sarà sicuramente potente, la vita. Piuttosto dolorosa, a mio avviso, a volte sorprendente, sicuramente intensa, vibrante, indubbiamente da vivere. Sempre e comunque.

Sara Tenaglia

Terra, Pioggia, Fuoco & Vento

Terra, Pioggia, Fuoco & Vento
Fire cup

sabato 31 maggio 2008

San Cleto

Capita, di solito, che mia madre mi chiami col nome di mio fratello. A volte anche mio padre.
Oggi ci si è messa anche un'amica di vecchia data di mia sorella, per un totale di sei volte in un giorno.
Ora, sbaglio a soffrire di crisi d'identità?

Mi viene in mente la parabola del figliol prodigo.
Ci sono due fratelli: uno si fa il culo e l'altro invece si fa i cazzi suoi, litiga col padre e se ne va. Scompare, non da notizie. Il primo fratello continua a farsi il mazzo, poi un giorno torna l'altro, s'inventa la cazzata tipo "scusa papà, ho sbagliato" e improvvisamente il primo con conta più un cazzo, mentre per il secondo ammazzano il vitello grasso, fanno una gran festa e persino il titolo della parabola lo chiama 'prodigo'. De che? Prodigo de cazzate?
La parabola non racconta se in seguito il primo si sia incazzato coi suoi facendo notare di come si fosse fatto per anni un bucio così e manco un regalino di compleanno, se i suoi abbiano risposto stizziti "che c'entra non lo vediamo da anni" e se quindi il primo si sia allontanato di casa mandandoli a quel paese per poi fare ritorno dopo anni ed essere accolto a sassate quando invece si aspettava il vitello grasso.
Forse perché si avrebbe l'impressione che l'insegnamento è che il mondo è dei furbi. "Goditela, ma vedi di tornare in tempo per l'eredità".

Ovviamente, il mio non è questo caso: mio fratello è stato via per decenni nonostante abitasse a un paio di isolati di distanza, ed è stato parecchio male, anche mentalmente.
E se è naturale equivocare il nome di un figlio con quello di un altro (che in fondo un po' vuol dire "per me pari siete"), ditemi voi se vi è capitato, al massimo posso lamentarmi di quanto poco spesso accada il contrario.
Ma è pure legittimo che a me piaccia il mio, di nome. Anche perché ci sono abituato.
^__^
Se a questo aggiungete che oggi mi han chiamato al telefonino due volte cercando uno che si chiama Gianni (che non è il mio nome, né quello di mio fratello, grazie al cielo) e che al telefono di solito mi scambiano per una donna, senza contare le innumerevoli volte in cui amici e amiche mi hanno detto "brava"...
Insomma, problemi di identità ce ne sarebbero i motivi, non vi pare?

Ieri sera c'è stato il festival di San Cleto.
Vania era vestito in abito scuro, camicia bianca ed occhiali da sole. Era paro paro all'Agente Smith di Matrix; visto che anche Antonio era in camicia scura e occhiali neri e poteva passare per Neo, visto il fisicaccio, m'è venuto in mente che potremmo anche girare qualcosa su Matrix...
Come l'altr'anno (ma si possono usare due apostrofi in italiano, o solo in rock'n'roll?) la conduzione era affidata a Pape, ed il repertorio assai vario: dalla musica, agli sketch comici, ai brani di teatro, teatro-canzone, alle letture. E con ospiti e ospiti/concorrenti, Daniele Mutino e la sua fisarmonica uber alles. Un folletto danzante che riesce - anche questa volta l'ha fatto - a scioglierti il cuore in una dolente dolcezza sulle note e le parole de "Il suonatore Jones" di Fabrizio De Andrè.
L'anno scorso avevo vinto io con Nunzio, cantando "Fight da faida" di Frankie Hi Nrg; quest'anno non c'era trippa per gatti, e lo sapevo. Di idee di cose da proporre ne avevo tante, ma le scadenze prima di questo festival erano tante (Parco Leonardo, il matrimonio del Deso...) ed il tempo libero per organizzarle seriamente davvero poco.
Così, sono stato costretto ad accantonare il progetto di cantare una canzone con Valentina ed un terzo da trovare, pur avendola proposta a Vale, ma senza poi dare seguito. O ancora, non sono riuscito a trovare altri due che volessero 'suonare' con me un brano di Beethoven russando. Ed è persino saltata la scenetta in cui mi avevano coinvolto per fare la parte di Aigor, di Frankenstein Junior, perché si è rotta una corda del violino.
Il brano che avrei cantato mi è venuto in mente guidando, mentre andavo a teatro.
E a pensare a quello che ho fatto, direi che ci ho messo - finalmente! - una sana dosa di spensierata incoscienza. Perché poi, prima di esibirmi è salito, sì, il panico, ma mi era in fondo di conforto l'idea che comunque andavo lì... per perdere. Cioè, che se non avessi vinto non sarebbe stato affatto importante; che ci tenevo di più a far bene il brano che all'esito finale, e che forse era più questo a darmi ansie.
In effetti, affrontare il pubblico cantando "La pianta del tè" di Ivano Fossati senza la base musicale, è stato un vero e proprio atto di coraggio. Col panico che mi strozzava la voce ed era difficilissimo farla uscire corposa... farla uscire e basta! ^__^
Mi stupisco ancora adesso se solo penso alla tensione che avevo, e al tipo particolare di panico: era poco!!! Questo, mi stupisce. Certo, non avevo a che fare con qualcosa di completamente nuovo, e sapevo anche a grandi linee cosa ci si aspettava da me.
Ma se nel conto ci mettete la presentazione che mi è stata fatta - ovviamente ricordando che ero il vincitore dell'anno scorso - e anche che... beh...
Per alzare fondi per il teatro, che ieri era ad ingresso gratuito, hanno avuto la pensata di far pagare 1 euro a chi volesse avere un bacio a stampo sulle labbra da Antonio o da Daniele. E il momento clou di questo fatto è accaduto quando Federicone, Gabriele e Renato - soprattutto quest'ultimo, per chi ha presente di chi parlo - hanno sganciato 10 euro per baciare a stampo, tutti e tre Pape, il presentatore.
Beh, nella mia presentazione, hanno messo anche me tra quelli da baciare, ma a 50 centesimi. ^_^
Dicendo che sarebbe stato il caso sociale di farlo gratis, ma era pur sempre una raccolta fondi.
^__^
Tranquillizzante, eh? Ma non è finita qui. Qualcuno ha avuto la brillante idea di lanciare 50 centesimi per farmi baciare... Vania.
Così, prima di esibirmi, c'è stato un bacio a stampo sulle labbra sotto ai riflettori col mio regista.
Grazie a Dio non era Renato.
^_____^

Bene, chiunque al posto mio sarebbe stato una corda di violino, ma quella rotta della scenetta cancellata.
Così, semplicemente, introduco il brano chiedendo clemenza per la difficoltà di eseguire il pezzo senza la base musicale. Poi, visto che siamo in ballo, balliamo.
L'ho cantata. E' la mia canzone preferita, ma se non l'avessi ripassata nel tragitto in macchina l'avrei toppata in almeno tre punti diversi. Ed è andata.
Quand'è finita, ero zuppo madido, stanco e felice. Ce l'avevo fatta. E per contenere il panico avevo fatto attenzione ad una parte immobile di me, proprio come devo imparare a fare negli esercizi di teatro, per giocare col mio toro. Potrebbe darsi che l'esibizione di ieri sera sia stata il primo passo di una diversa crescita attoriale.
Speriamo!
L'ho cantata tutta ad occhi chiusi, dimenticando il pubblico e pensando, cercando di pensare soprattutto alla voce; ho persino usato un paio di gesti enfatici della mano che non reggeva il microfono, l'ho passato di mano, l'ho tenuto con entrambe sul finale. Guardate che riuscire ad avere attenzione per questi dettagli quando ti stai cagando in mano non è affatto facile. Ci sono riuscito perché mi ero detto che altrimenti sarebbe stato guardare uno stoccafisso, soprattutto senza una base.

Non ho vinto. Lo sapevo perché già vedendo Aida, Simoncione e Caschetto fare il mago Courmayeur e assistenti facendo il verso ai Bulgari di Aldo, Giovanni e Giacomo era uno spacco irresistibile. Perché quest'anno, oltre a Claudio Zilli, che c'era l'anno scorso, c'era anche un'altra aspirante professionista, di nome credo Valeria Celeste e il cognome non lo ricordo. Con canzoni sue.
AH, già.
Tra i progetti abortiti per l'esibizione c'era anche quella di duettare finalmente con Sergio, cantando la canzone che ho scritto per lui, "Saloon City". Finora, mi pare, l'unico mio testo che sia mai stato musicato durante un'esibizione (beh, più di una, forse). Parlo di esibizione perché un altro testo, "Il monte", venne musicato nel lontano '93, mi pare, da un ragazzo siracusano con la chitarra, a un campeggio.
Ovviamente, Sergio mi ha dato buca. Sarà per l'anno prossimo.

Così, la serata è trascorsa, fino al finale che ha visto premiati lo stesso Pape e Aida per un'altra esibizione: due angeli pantofolai che si animano e ballano con gioia su "Spaccacuore" di Bersani (nel link erroneamente attribuita alla Pausini, ne girano di ignoranti).
Nelle chiacchiere post-chiusura, Valentina (l'altra, la yogurtina) viene candidamente a confessarmi che il mio brano le piaciuto, ma che l'ha fatta spaccare dalle risate. E' un po' timorosa che io ci rimanga male, ma me l'ha detto, ed io che un po' ci sono rimasto male, ma non glielo dico, apprezzo comunque il gesto, ma non capisco perché. Ci pensa sua cugina Claudia a chiarirmi perché, quando mi confessa la stessa cosa a sua volta: è che senza la base uno tende a cercare di creare la melodia nella voce, a canticchiarla, a fare qualcosa per compensare la mancanza. Io cantavo come se ci fosse sotto la musica, che non c'era, e questo era grottesco e straniante. Buffo, secondo loro.
Beh, meglio questo che pensare che era ridicolo il testo, come sembrava dalle parole di Valentina.
Strano però: quando uno canta sotto la doccia o nell'ascensore la base musicale non ce l'ha. La mimiamo veramente altrimenti?
Claudia ha detto che sembravo uno che cantava con le cuffie nella metro.
L'immagine è decisamente un po' triste, no?
Però, almeno, contemporaneamente ricevevo i complimenti per voce e intonazione da parte di Antonio e Daniele, ch'è una soddisfazione.

Poi siamo rimasti lì a cincischiare, non avevo affatto voglia di tornare a casa, e nonostante le cinque ore di sonno mi sentivo bello sveglio.
Vincenzo s'era aggiudicato un passaggio fino a piazza Sempione, quindi non ero da solo in macchina, e siamo rimasti lì a parlare con gli altri, con Isabeau che ha anche fatto saltare un mio altarino - a suo tempo da me confessato nel ritorno in macchina da Granada... E quando s'è fatta l'ora, siamo andati via.
Ma in macchina abbiamo cominciato a parlare di Sergio, che conosce anche lui, dei suoi spettacoli e del teatro in genere. Gli ho raccontato ENCRE, e anche "L'eredità" su cui sto lavorando. Lui mi ha parlato del suo spettacolo che sta scrivendo...
Siamo scesi a prenderci un caffè, e quando siamo rientrati in macchina stava finendo di passare il brano che avevo richiesto in radio a Loredana, la mia djea preferita... Ovviamente, proprio "La pianta del tè".
Ridendo e scherzando, ma soprattutto parlando di teatro, del suo spettacolo, dandogli consigli e ottenendo anche qualche dritta importante, in un piacevolissimo scambio alla pari, è andata a finire che ci siamo separati alle 4.18 della mattina.
Ed io sarei rimasto ancora volentieri a parlare.
Adoro queste serate.


GrimFang

1 commento:

Anonimo ha detto...

Ahahaha
Te scrivi troppissimo, e io ahinoi , ho pochissimo tempo
Però quando entro qui, e leggo "visualizzando" te, per me son sempre momenti lieti

Quando ci vediamo però mi fai un sunto!hihihi

baci sparsi