L'artista mescola il sangue con la terra, per generare sempre nuova vita...

Sarà sicuramente potente, la vita. Piuttosto dolorosa, a mio avviso, a volte sorprendente, sicuramente intensa, vibrante, indubbiamente da vivere. Sempre e comunque.

Sara Tenaglia

Terra, Pioggia, Fuoco & Vento

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Fire cup

venerdì 9 marzo 2007

Vabbé, vi volevo dire... (idealmente recuperato)

Non riuscirò mai a riassumere così bene come avevo scritto in prima stesura perché Mastella è un imbecille.
Le mie elucubrazioni sopraffine se l'è mangiate il computer.
E poi, non è che ci volesse un granché a stabilire che è un idiota, dunque tutto il valore stava nella brillante argomentazione.
^__^

Per chi non lo sapesse ancora, ieri era ospite da Santoro alla trasmissione "Anno Zero" (che non ho visto ma di cui ho letto oggi), ed ha avuto la brillante alzata di capo di andarsene via dalla trasmissione strillando indignato, proprio nel momento in cui Vauro stava spezzando una lancia in suo favore.
Certo, le prime parole di Vauro lo avranno impressionato: "Sapevo che fosse una trasmissione di comunisti, non pensavo fossero pure FROCI...".
Poverino, il termine deve essergli sembrato troppo.
Qualunque psicologo, così, di primo acchitto, direbbe che Mastella è gay.
E' evidente: la propria sessualità repressa, il proprio lato omosessuale mai accettato - scommetto che è andato a scuola dalle suore, quindi la probabilità balza vicina al 100% - non ha potuto reggere il confronto con un simile concentrato sbandieramento di orgoglio omosessuale.
Quindi, ha coerentemente agito da checca isterica, abbandonando lo studio in lacrime (scommetto, di rabbia).
E' dura dover ingoiare la propria frustazione, essere scossi nel profondo di una propria mascolinità clericale costruita a tavolino.
Ma, orientamento sessuale a parte, il Clemente ha dimostrato di essere ben poco clemente: oggi, infatti, ha tuonato presso le autorità competenti affinché Santoro venga sospeso.

Già, perché Santoro non ha minimamente prova a fermarlo, anzi, quando è uscito è esploso, sfogando la sua rabbia nei confronti di tutti questi piccoli uomini arroganti della politica che non sono assolutamente in grado di ascoltare (i cittadini, aggiungeva, ma io direi ascoltare e basta). Quelli che oggi - alla luce del comportamento del mastellino nazionale - mi sembrano merde vaganti di salotto buono in salotto buono. Gente che il paese non se lo percorre nemmeno in campagna elettorale: passa direttamente dalla sala di un cinema a un convegno senza guardare le case, respirare i profumi, parlare alla gente. Solo claque. Vogliono solo claque, o politici come loro, dove possono far finta di saper fare almeno un mestiere.
E passano gli anni al potere parlando di aria fritta, perché di altre cose, quelle vere, non sanno parlare - dato che non le conoscono.
Del resto, da un posto che si chiama Ceppaloni, poteva venire solo una testa di...

Quindi, nell'arco di una serata, Mastella sì è dichiarato disponibile, aperto al dialogo, tollerante, e si è dimostrato represso, misogino, velenoso, meschino, gretto e chi più ne ha più ne metta.
Già questo da solo basterebbe a dargli dell'imbecille e a concludere l'argomentazione.
Ma la cosa che più mi fa incazzare, al di là della pochezza della persona e dell'insignificanza del politico che ha dimostrato, è la ripicca.
Hai fatto una figura di merda colossale, ed è tutta colpa tua. Non ti insultava nessuno, ti facevano domande, ti lasciavano argomentare. Certo, il clima non doveva essere dei migliori, perché se Vauro cominciava una frase in tua difesa a quel modo, si vede che eri stato un po' messo in minoranza, magari a bella posta. Può essere, è vero.
Ma, in altri tempi, altri politici, con un diverso senso dello stato, delle istituzioni, del ruolo che tu stesso - purtroppo e mio malgrado - sei chiamato a svolgere, avrebbero affrontato la situazione con la forza della chiarezza delle proprie idee, giuste o sbagliate che fossero. Politici che portavano sulle spalle il ricordo dei fazzoletti da partigiani, e chissà - forse persino Almirante, che è distante da me quanto l'ultimo buco di culo della galassia ancora da scoprire. Ma avevano qualcosa che tu evidentemente non hai. La dignità.
Personale e delle proprie idee.
Nessuno, nessuno di loro sarebbe ricorso come fai te alla sottana della mamma, alle forbici del censore. E sai perché?
Perché tu sei un piccolo uomo. Perché non hai idee, e non credi nella forza di quelle poche che hai. Perché evidentemente non fai la politica delle persone, quella che facevano loro, ma la politica delle poltrone; e spero tanto che questo colpo ti affossi, me lo auguro con tutto il cuore.
Perché quegli uomini si sarebbero inalberati, si sarebbero attaccati al ribadire le loro ragioni, avrebbero alzato la voce, discusso animati; avrebbero nel caso anche dato del fazioso al conduttore ed alla trasmissione in diretta. Ma non si sarebbero mai alzati e se ne sarebbero andati perché, vedi, per loro quella non era una qualsiasi trasmissione. Non era, come la vedi tu adesso, una puntata di un talk-show dove entri e ti mettono il cerone. Non era nemmeno un posto in cui il padrone di casa era il conduttore, come sublimamente pretende Vespa facendo suonare il campanello nella sua trasmissione. Non era un salotto qualsiasi.
No.
Per loro, che erano ancora coscienti del senso delle cose, andare in onda era - come dovrebbe essere, come è ancora - parlare alle persone.
Quelle a casa, che la tv la guardano.
Hai presente, i cittadini, gli elettori...

Ma tu no. Tu piccolo uomo vedi solo Santoro. Vauro. Chiunque ci fosse.
Pensi e ragioni in termini di marketing, convenienza, risposte.
E quando ti si cita in faccia il caso della cattolicissima Spagna che pur in quel senso è liberale, tu non puoi che arrampicarti nel fumo, di cui sei un buon navigatore, per sostenere che allora Pacs è come consentire la poligamia islamica.
Dimenticando che in Italia la poligamia è reato.
Dimenticando che in Italia, come in qualsiasi altro paese civile, la convivenza non lo è, e ci mancherebbe.
Dimenticando qualche sano principio della nostra Costituzione, tipo "senza distinzioni di sesso, razza, età, religione...".
E tu mi vieni a dire che sei un politico?
No, dai, su, non scherzare, sei un imbecille.

E poi, la censura.
La censura!
Ma dico io, e tu saresti anche uno della coalizione riformista?
Mio Dio - e non lo dico invano - ma pensa che riforme potrebbero uscire da uno come te! Da oggi tutte le donne col burqua! Tutti quelli che hanno 9 anni da oggi ne avranno 12! Tutti dovranno portare le mutande sui calzoni, e quelli coi baffi si chiameranno Tom!
Dai, siamo seri. Tu che nemmeno sai il paese reale da che parte è.
Anzi, tu che a dirla tutta nemmeno ci credi. Ti hanno raccontato di un 'paese reale' ma tu sei furbo, non hai dato retta a Lucignolo. Tanto Babbo Natale non esiste.
Gesù Bambino, ti prego, portatelo su in fretta... vabbé, senza esagerare, donagli la pace dei bambini, privi di pensieri, pieni d'entusiasmo... tanto basta solo abbassare di un tantinello la sua onda cerebrale, non è poi tutto 'sto sforzo.
E anche non volendo considerare l'appartenenza o meno ad un'ala riformista, e lo scarsissimo valore politico di una simile azione, non ti rendi nemmeno conto di cosa significhi quello che fai.

Perché ricorrere alla censura, è sempre dimostrare di avere piccole idee. Si soffocano le grandi, per far brillare le proprie.
Ma le tue sono talmente piccole che non brilleranno mai.
E così, dimostrandoti un bastardo censore (oops, scusa, m'è sfuggito il 'censore'), colto in fallo - pardon, non voglio urtare la tua sensibilità repressa - colto con le mani nel sacco dimostri, nel portare a sublime compimento questa colossale figura di merda, di
1. non avere alcuna statura politica, oltre che personale
2. non avere capacità di ascolto
3. non avere considerazione del pubblico, di chi ti ascolta comunque, faziosa o non faziosa la trasmissione
4. di avere la coda di paglia, perché hai pensato che il FROCI fosse anche per te, e
5. non avere capacità di comprensione, perché non lo era, e Vauro stava venendo a darti una mano
6. non avere lungimiranza politica, perché una simile scenata non ti fa comunque bene
7. non avere un'idea, un pensiero, una credenza anche religiosa che ti desse la forza di restare ad esprimerle combattendo per loro
8. di non avere valori, perché non ti è passato per l'anticamera del cervello d'infervorarti nella discussione, ma hai preferito scappare sconfitto (per quanto tu la possa montare il giorno dopo come cospirazione, Berlusconi docet)
9. di non essere affatto tollerante, e quindi di essere ipocrita, perché hai esordito dicendo che lo eri
10. di essere un omofobico gay (ma all'1% direi che resta ancora opinabile)
11. di non essere in grado di parlare, discutere e mediare le posizioni (ma allora che cavolo fai il politico a fare?)
12. di essere una vipera vendicativa con tracce di comportamento infantile (e allora è proprio una bellezza averti come alleato)
13....
...n. di essere un imbecille, cvd.


Ma smettiamo di parlare di Mastella, che era solo uno degli argomenti del post originale.
Già, perché volevo ricordare Gianfranco Valentini, amico di mia madre, che ci ha lasciato ieri, 8 marzo.
Cancro, e non un ambiguo e imbecille 'brutto male'.
Le cose hanno un nome, usiamolo. Se poi abbiamo paura che solo a nominarlo si diffonda, usiamo l'antica pratica romana della mano sulle palle e premettiamo "Dio ne scampi!". Che poi vorrei sapere, se quello è il brutto male, qual'è il bello? Sifilide? Aids? Scarlattina? Cos'è, un male che mentre ti ammazza almeno ti diverti?
Bah.
Gianfranco era professore, credo d'italiano al Seneca, o qualcosa del genere, ed era amico di famiglia di vecchia data. Uno di quelli sempre presenti mentre cresci.
Ed anche uno dei pochi che s'interessasse a quello che facevo, andando oltre le solite domande di rito. Anche un po' mettendomi a disagio, perché quando uno ti chiede dei tuoi studi, della tua vita, delle occasioni da prendere e non sprecare, ti senti a disagio. No, non per l'inchiesta cui ti sottopone: è che quando uno, come faceva lui, ti mette davanti allo specchio, è un po' difficile contare palle. E anche dopo che sei riuscito a glissare sugli specchi a quelle tre, quattro domande, ti resta comunque molto cui pensare.
Mi mancherà, Gianfranco.
Mi mancherà il suo fumare ed il suo bastone, cui si appoggiava per camminare.
E mancherà a mia madre, che non l'ha presa troppo bene.
E' il primo dei suoi amici veri, stretti, che muore. E per lei, che vive da quando è nata con la paura della morte, è un colpo duro da sopportare.
Per la prima volta, ieri sera, l'ho vista fare una cosa davvero tenera, senza scopo, perché la voleva fare.
Una cosa che ho fatto anch'io, per un'amica.
Ha scritto un sms a Gianfranco. Per ringraziarlo della sua vita, della sua amicizia.
Una piccola bottiglia con dentro un messaggio, lanciato nel mare senza spazio e senza tempo dell'etere.

L'altra cosa, che nel post precedente non era l'ultima bensì la prima, è stata una frase di Erica, oggi.
Benedetta donna (nonché lettrice del mio blog), che dopo avermi detto qualche tempo fa "Tu sei l'uomo della mia vita" oggi aggiunge "Se noi stessimo insieme mi sa che ti farei del male".
^__^
Come si fa a non voler bene a una così? Diretta e delicata.
Premurosa, evitando ogni scossone, con cautela.
Lei, normalmente drastica, capricciosa, permalosa (anche io non scherzo) pronta a prendere di petto le cose e ad impuntarsi, che improvvisamente dice una cosa del genere con un tono così dolce da lasciarmi quasi senza parole. Così lucida, da centrare in pieno una mia paura paralizzante e una propria profonda diversità dal sottoscritto che non ci rende incompatibili, ma promette burrasca. Così preoccupata nel riconoscere che tutti e due siamo simili anche se non ci becchiamo mai, entrambi preoccupati di farci del male e non solo, di farlo all'altro.
Gerusalemme liberata, siamo proprio due canne al vento, noi due.
Amiamo la nostra libertà e la nostra indipendenza, ci riconosciamo fragili, eppure... Eppure è così faticoso vedersi. Parlare. Nessuno dei due vuole forzare e lascia che le cose scorrano, col tempo che hanno. Se sarà una lunga o una breve amicizia, quanto sarà intensa, che strade prenderà, ci preoccupa, ma non ci determina.
Stiamo bene insieme le rare volte che usciamo, e la fase del sentirmi male con lei l'ho già affrontata. Quindi riesco sempre più a rilassarmi, anche se non mi trovo. Se attendo. Se non so cosa voglio. Se, in fondo, la lascio anche un po' appesa, trasformandomi - dal suo punto di vista - in un perfetto stronzo, categoria che (a causa del successo che ha con le donne) qualche volta mi son trovato ad invidiare.
Ma non sono uno stronzo completo. O meglio, canonico. Non pretendo, non prendo quel che voglio, non ricevo senza dare. Sono uno stronzo proprio nell'accezione di una vignetta che vidi una volta, in cui il protagonista diceva:
"Non sono né buono né cattivo. Sono una via di mezzo: uno stronzo."
Ecco, quindi, che mi fa così bene avere ogni tanto davanti quello specchio salutare sulla mia trasformazione, sulle mie azioni, sulla crescita del mio percorso vitale.
Sui miei presuntuosi atteggiamenti paterni, di 'consigliori' di tutti i generi, che sono solo l'ennesima maschera del crocerossino che subdolamente vuole perpetrare la sua esistenza. E rendere più difficile la mia. Sul mio attendismo, scusate, del cazzo, cui sto provando a rinunciare.
Con la semplicità di quella frase, e la tenerezza di quella voce.
Grazie, Erica.


GrimFang

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