L'artista mescola il sangue con la terra, per generare sempre nuova vita...

Sarà sicuramente potente, la vita. Piuttosto dolorosa, a mio avviso, a volte sorprendente, sicuramente intensa, vibrante, indubbiamente da vivere. Sempre e comunque.

Sara Tenaglia

Terra, Pioggia, Fuoco & Vento

Terra, Pioggia, Fuoco & Vento
Fire cup

martedì 27 maggio 2008

Addio al celibato (o del perché NON andare a vedere Indiana Jones)

OK.
Com'è fatto un addio al celibato che si rispetti?

L'immaginario collettivo di tutti noi non ha esitazioni: vengono in mente scene che magari nemmeno c'entrano, come quelle di "Full Monty", "Risky Business", "Animal House"... ma tutte col minimo comun denominatore di 'festa pazza'.
Donne che escono dalle torte, spogliarelliste, trans, scherzi crudeli (più o meno) ed il malcapitato sposo irrimediabilmente messo alla berlina.

Di addii al celibato nella mia vita - questo compreso - ne ho fatti tre.
Il primo, in ordine cronologico, è stato quello di Stefano, l'anno scorso.
Al di là del fatto che ha passato i quarant'anni ed era un deciso "trombeur de femmes" (con la r, Digia, con la r...) - cosa che per l'appunto mandava tutti i suoi amici e conoscenti in fibrillazione ("ma che davvero si sposa?!", "chi è la pazza/genio che l'ha incastrato?", eccetera) - e sembrava avviato verso lo status di single a vita, c'era da tener presente che, comunque, si tratta pur sempre di una persona che, legittimamente, era terrorizzata all'idea del suo addio al celibato.
'Conosci i tuoi amici', sembra essere la regola che spinge tutti gli sposi a temere questo momento.
Saggiamente...
Indi per cui, paventando l'idea di ritrovarsi all'improvviso in un locale pieno di trans o, molto peggio, in una sala piena delle sue ex, ha deciso con incoscienza (^__-) di imporci qualcosa di organizzato da lui. Aveva talmente tanta paura che non siamo nemmeno andati a ballare.
Sembrava facesse molta attenzione al motto di Wilde "posso resistere a tutto tranne che alle tentazioni".
Così, come tradizione vuole, abbiamo passato una serata senza l'ombra di una donna. Programma: cena in pizzeria e poi un salto al Caffè Letterario che stava un paio di civici dopo. E poi tutti a casa.
Almeno, trattandosi di una cena con tutti gli amici, conosciuti o sconosciuti tra loro, di vecchia e di nuova data, ci siamo spaccati dalle risate. Sono saltati fuori un quantitativo di aneddoti impressionante e sono saltati in aria un sacco di altarini, mentre lui, tutto contento, era costretto ad indossare una t-shirt preparata ad hoc dal sottoscritto, con scritto a caratteri cubitali rossi "Domani mi sposo".
Però, mi ricorderò sempre di Sergio, amico di Stefano conosciuto quella sera, molto simpatico, che scuoteva la testa sconsolato.
"Nemmeno una spogliarellista... Almeno un puttan-tour... Dai..."

All'addio al celibato del Deso, quello che scuoteva la testa ero io.
Immemore, per fortuna (altrimenti avrei protestato di più), dell'addio al celibato di Federicone - che è stato rapito il pomeriggio, costretto ad ascoltare sempre e solo la stessa canzone, portato a sera a casa di Vania, costretto ad ascoltare un rituale chtulhuoide (che a lui fa impressione) e quindi pucciato nella vasca da bagno piena di purea di patate e polipetti nascosti ad arte per dargli l'idea dei tentacoli, che è stato depilato e rasato e truccato da donna, e che ha dovuto ascoltare una telefonata alla futura sposa fatta da un'amica a lei non nota che parlava con accento francese, e che infine è stato ricoperto di scritte col pennarello, solo per citarne alcune - immemore di tutto questo, cedevo al diktat del testimone dello sposo, DIGIA, che, nel totale rispetto della volontà (e della strizza nera) dello sposo DESO, mi imponeva una serata pizza più cinema.
Quanto di più banale e piatto possa esserci, per una 'serata da ricordare'.
Ma il fatto è che al Deso la torta con la ragazza dentro l'avevano fatta altri amici la sera prima, a quanto pare... =P
Comunque, vabbè, mi rassegno.
Mi rassegno fino a venerdì mattina, quando un volantino affisso da uno studente qui a lavoro coglie la mia attenzione: questa sera festa in via taldetali, dopo cena, eccetera... Nome della festa: "ALLUCINOGENO PARTY".
Folgorazione.
Addio al celibato + alto tasso alcolico (e probabilmente non solo) + studentesse di recitazione disinibite e (sicuro come la morte una volta detto "il mio amico qui si sposa domani") altamente troieggianti. Uguale: serata perfetta.
Vado in fibrillazione, ma dal tono pantofolaio che tradisce l'essere pantofolaio di quel pantofolaio del Digia mi fa capire che primo, sarà dura e secondo, sarà impossibile.
Come vincere l'essenza letargica di questa coppia di sciamannati, in cui uno si trincera dietro la supposta volontà dell'altro?
Comprendo che è un problema da rimandare. Per aggirare la montagna de sonno Digia dovrò attendere che ci si riunisca la sera, ed operare affinché la mia trama si tessa e la tela si stenda: in pratica, convincerlo all'idea o attirare il Deso in trappola.
Ma sono solo, e dopo un paio di minuti si capisce che mi mancheranno le forze.
Nemmeno lo status di single affamato che il Digia AVEVA fino a quella sera... fino a un certo zompetto... una certa apparizione... ma non anticipiamo; nemmeno lo status di single in caccia + festa di donne strafighe (tutte future attrici) poteva funzionare.
(...e adesso mi spiego anche perché...)
Per quanto riguarda l'invitare anche Erika, che ci teneva, era stato stabilito dal Digia - ma io aggiungo a ragione, come anche lo sposo era d'accordo - "niente donne". Come da tradizione.
Potrebbe obiettare che la tradizione impone anche di fare cose diverse da pizza e cinema, ma questo è un altro discorso.
Fatto sta che quando ci riuniamo siamo io, il Deso, il Digia, Tata e Leo.
Troppo pochi anche per fare un festino come si deve, non proprio dei festaioli riuniti, e soprattutto massacrati dagli orari di lavoro di un'intera settimana, come si evince dalle facce.
E' andata, mi dico. Peccato. Era una bella combo l'Allucinogeno Party.
Così, ci dirigiamo al Risky Point.
Causa fame atavica terribile esplosami all'arrivo a casa di fronte alle costolette (no, punta di petto) al forno con contorno di patate arrosto che mi si erano palesate davanti dapprima come intenso profumo e poi come visione paradisiaca, avevo già cenato. Per cui, mi sarei limitato a una birra - Menabrea in bottiglia - e a spiluccare un'oliva ascolana.
Il colpo di genio mi viene subito: siamo ad un tavolino d'angolo e il Deso si è preso un posto a sedere per il quale dà le spalle all'intera sala dietro di noi. Presto fatto: mi alzo con la scusa di ordinare subito le birre, vado al bancone e mi faccio dare l'occorrente. Torno a posto e agisco.
"Allora, tre medie chiare, una Menabrea e..." - faccio.
Poi mi siedo e dopo poco avverto Tata, che siede all'altro lato del Deso, per evitare che si sorprenda e rovini tutto. Anche il Digia coglie che c'è qualcosa di strano, mi guarda preoccupato, ogni tanto ci scambiamo delle occhiate, ma per fortuna - pur essendo pantofolaio - sta al gioco.
Il resto della cena scorre via facilmente, tra un eccesso di caldo, una voglia di fumare una sigaretta e un ridersela sotto i baffi per via del fatto che il Deso è completamente ignaro. Dal resto della sala ogni tanto scorgo sguardi e risatine: il tavolo dietro di noi è occupato da una famigliola, e la madre è lì che gongola guardando la schiena del Deso.
A un certo punto spengono pure le luci per un istante, ed io mi preoccupo che abbiano agito di testa loro; invece c'è un compleanno dall'altro lato del locale...
A fine cena ci alziamo, anche perché si sta facendo una certa e, come d'accordo, abbiamo deciso di andare al cinema a vedere Indiana Jones...
...purtroppo...
...e siamo anche riusciti a convincere Leo, che proprio non aveva interesse a vederlo.
Quindi facciamo per uscire quando, passando vicino a una cameriera, il Deso viene apostrofato più o meno così
"Allora tu sei quello che domani si sposa? Perché fai st'errore?"
Il Deso s'illumina come un abat-jour. Giuro, spandeva luce. La guarda e le fa
"Sì. Te l'ha detto lui?" - indicandomi.
"No." - fa lei.
Un po' confuso il Deso ribatte (si scoprirà dopo che gli è venuto l'orribile sospetto di conoscerla)
"E allora come lo sai?"
E lei, un VERO GENIO, risponde
"Guarda... te lo si legge addosso."
Il Deso s'illumina di più, come gli abbaglianti allo xeno. Risponde "Grazie!" ed esce, il foglietto con su scritto <> ancora attaccato alla maglietta sotto la giacca.
Io passo vicino alla cameriera e le faccio
"Capito adesso perché si sposa?"
E lei
"Perché è un completo minchione?"
Ed io, già alle sue spalle, gongolante
"Esatto!" - e le mollo un bacio sulla nuca per quant'ero felice.
Una volta fuori, comunico al Digia tutta la scenetta e cominciamo a spaccarci dalle risate. Il Deso non capisce, ci guarda, è sinceramente convinto che il suo amore per Maria e la felicità di sposarla trasudino dai suoi vestiti a tal punto che la gente lo guardi passare e faccia "hey! ma quello domani si sposa!". Io e Digia siamo alle lacrime, il Deso s'incaponisce che vuole sapere, e sta ridendo anche lui perché immagina ci sia qualcosa dietro (AH! Quant'era vero! ^__^') e la nostra allegria e presa per il culo è troppo contagiosa.
Passiamo tutto il tragitto fino al Gregory come se si trattasse di un indovinello. Io l'ho detto a una cameriera, ma non era lei e garantisco che questa non gliel'ha detto. Quindi come ha fatto a saperlo? Il Deso parte in quarta con le domande, e noi ci spacchiamo ad ogni risposta plausibile, ma totalmente ingenua che ci da.
Il massimo è quando gli garantiamo che una volta a casa lo capirà da solo, e ci abbarbichiamo su questa constatazione - avendo fiducia nel fatto che il Deso non sarà così imbecille da non accorgersi del biglietto una volta che si sarà tolta la maglietta - senza concedere nulla di più. Ma la sua curiosità è fortissima, e siamo quasi al cinema quando imbrocca qualcosa.
"Gliel'avete scritto?" - ci fa.
A questo punto io faccio finta di non aver sentito, che stiamo attraversando la strada, il Digia nicchia, ma non è più divertente se non gli si svela la verità. Io sono quello che si è fatto dare carta, pennarello e skotch e gli ha poggiato la mano sulla schiena con la scusa del ricapitolare le birre: tocca a me svelare la verità.
Il Deso si toglie il bigliettino lo guarda e scoppia a ridere come un matto; io mi becco del 'genio' (grazie), ed il Deso è così contento del bigliettino e dello scherzo che se lo attacca sulla giacca e continua ad andarci in giro.
^__^
Dopo un'escursione-gelato ci rechiamo al cinema, e paghiamo questi fatidici 7,50 per andare alla prima, spettacolo delle 22.
Che dire?
Ormai lo sapete che a me, questo Indiana Jones, ha fatto cagare.
Come a Digia, Deso, Tata. Mi pare che a Leo, in fondo digiuno di Indy, non fosse totalmente dispiaciuto. A lui faceva cagare in genere.
Momar lo difende: dice che lo è andato a vedere con aspettative basse e con gli occhi di un ragazzino e si è divertito. Non so, o sono i 7 euro che bruciano e non vuole ammettere di averli spesi così, o è andato a vederlo aspettandosi un film dei Vanzina.
A metà del film, il Digia aveva già cominciato a chiedere perdono, e a mormorare dispiaciuto
"Allucinogeno Party... perché non siamo andati all'Allucinogeno Party?"
Già dai titoli - non c'è nessun titolone scritto come quelli dei film precedenti, c'è un titolo pro-forma che sembra scritto a macchina, anonimo - si capisce che qualcosa non va. Non c'è una intro, si parte praticamente già con la vicenda. E che vicenda. Dove nel primo e nel terzo c'era ricercatezza dell'ambientazione, dei costumi, delle luci, qui è tutto 'smarmellato' (per fare omaggio a quel serial fichissimo che è "Boris") e pieno zeppo di citazioni di se stesso. Ci sono le mummie che fanno tanto sotterranei di Venezia, ci sono le scene nella foresta e in un improbabile cimitero (difeso in maniera totalmente ingiustificata da un paio di comparse) che fanno stile Tempio Maledetto, ci sono i cattivi stile nazisti capeggiati da una che sembra tarata sulla bionda de L'Ultima Crociata, ma senza l'aspetto se(n/s)suale perché questo è un film per famiglie... c'è persino l'Arca dell'Alleanza, che sembra messa lì a dirti "ti ricordi quanto eravamo bravi una volta?". E poi giù a sciropparti un mattone in cui il giovane fa il giovane, Indy sembra superman, ci sono un quantitativo industriale di pallottole e mai nessuno che se le becca, dove il protagonista dice "Non collaborerò mai con voi! Dov'è una mappa?" e tu, povero spettatore, ti devi bere qualsiasi bojata (tipo il ragazzo ribelle che sa tirare di scherma come un maestro di spada provetto, o come indigeni di stirpe millenaria che vivono in statue intatte da millenni solo per romperle quando passano loro ed avere l'effetto sorpresa sullo spettatore - che quando lo vede al massimo fa "ma dai?", e non per lo stupore) uccidendo con le tue stesse mani il tuo senso critico se vuoi arrivare alla fine del film.
Fino al punto in cui Shia LaBoeuf (che vuol dire 'Il Bove', giustappunto) non dice
"Cosa stiamo facendo seduti qua?"
e il Digia
"Me lo chiedo da due ore"
Fino al punto in cui il Deso dice
"No, io mi alzo e me ne vado"
ed io rispondo, ricordandogli le sue responsabilità
"M'avete imposto di venire qua, e adesso restate fino alla fine dei titoli di coda"
Fino all'interminabile, prolisso, insopportabile finale al termine del quale l'unica cosa possibile per riprendersi era comunicarci gli uni con gli altri l'assoluto stupore per questa vaccata pazzesca. E riderne, finché si può. Aspettando Indiana Jones e la Maledizione del Catetere Fantasma...
Così, si è spento l'addio al celibato del Deso; memorabile a suo modo, sotto certi punti di vista.
Tutti ci siamo imposti come dovere morale di non far andare la gente a vedere Indiana Jones, per non dare anche stavolta una montagna di soldi a quegli imbecilli come se c'avessero imbroccato, mentre invece campano ancora di rendita...
E poi, sempre scuotendo la testa, ci siamo salutati. Che qualcuno, il giorno dopo alle 11, aveva da fare.
...e qualcun altro anche prima.
^__-


GrimFang
"Oggi alle ragazze di 16 anni gliene dai venti, e a quelle di venti, 16... Anzi, a quelle di quaranta, gliene dai 16..."
"No, scusa, diciamo le cose come stanno: le ragazze di 16 anni vorresti che ne avessero venti, ma te lo sai che ne hanno 16, lo senti!"
"Mi correggo. Le ragazze di 16 anni pensi che ne abbiano venti; e te te ne prendi 16."

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