L'artista mescola il sangue con la terra, per generare sempre nuova vita...

Sarà sicuramente potente, la vita. Piuttosto dolorosa, a mio avviso, a volte sorprendente, sicuramente intensa, vibrante, indubbiamente da vivere. Sempre e comunque.

Sara Tenaglia

Terra, Pioggia, Fuoco & Vento

Terra, Pioggia, Fuoco & Vento
Fire cup

lunedì 19 maggio 2008

Valentina - non è vero che poi mi dilungo spesso...

Al di là dell'amarezza scudetto, ieri è stata una giornata stancante.
Dopo il sabato all-day a Parco Leonardo - manifestazione gdr, poi cena e cinema (finalmente ho visto "Iron Man").
Dopo il venerdì da solo a lavoro e poi riunione di Elish da Renato.
Dopo il giovedì a lavoro e poi cinema con Erika per "Alla scoperta di Charlie" (che non facevano un soldo di danno a lasciare il titolo originale "King of California").
Dopo il mercoledì da solo a lavoro e poi psicologo e poi grazie a dio casetta.
Dopo il martedì da solo a lavoro e poi laboratorio di teatro a proposito mi devo studiare il copione.
Dopo il lunedì a lavoro e poi esci prima vai alla laurea di Gab poi torna a casa prendi la macchina e vai al suo compleanno/festa di laurea.
Dopo tutto questo uno che, legittimamente, si sente a pezzi, si va a vedere la partita al pub col cibo ancora sullo stomaco e - nonostante lo sapesse benissimo che bastava anche solo un gol al novantesimo dell'Inter - c'ha creduto. E il cibo gli è rimasto sullo stomaco.

Uscito dal pub deluso, amareggiato, colpevole di aver anche finito - leggiucchiando qui e lì e durante l'intervallo - il romanzo che mi ha prestato Valeria, "Aspetta primavera, Bandini" di John Fante (che non mi è poi così piaciuto), sono rimasto in macchina a chiedermi se andare a casa, come volevo fare, oppure forzarmi ad andare a Via Bertani, per la festa del Bertani Day. Visto che sapevo che poi mi sarei divertito, sull'onda del cancellare quel momento infelice di natura calcistica, considerando che lì c'è sempre un pacco di gnocca e molti amici da salutare che non li vedevo da un po'... alla fine mi sono forzato e ci sono andato.
Ovviamente era tutto allegro e colorato, era anche bello godersi il sole di un bel pomeriggio romano... Ho persino incontrato una collega che era venuta a sentire le performances di una sua amica che poi è la sorella di Lou Castel, che io ricorderò sempre per la parte in "Quien sabe?" al fianco di quel dio che era Gian Maria Volontè (spizzatevi il sito ufficiale).
Poi becco un bel po' di amici, quelli del B5 ma non solo, anche quelli degli incredibili giri in comune che abbiamo. Becco anche Claudio, con cui faccio laboratorio di teatro, in compagnia di un suo amico. Il quale mi guarda e mi fa
"Ma non ci conosciamo?"
Insomma, salta fuori che non è altri che Vagnard, dei Cacciatori di Streghe e che, ridendo e scherzando, ci conosciamo da più tempo noi che lui con Claudio. Il quale ci resta male e spiega che lui è solito fare così, ma anche perché si scorda le persone che gli hanno presentato fino a quando non le frequenta regolarmente. Talmente tanto che la seconda volta che Claudio gli ha presentato la sua ragazza gli ha dovuto ricordare che già la conosceva, e la terza volta...
La terza volta Claudio gli è andato vicino, ha guardato la sua ragazza e le ha fatto
"Sì, anche a me pare di conoscerti..." - e per tre ore l'hanno menato per il naso in un continuo di suggerimenti tipo 'forse ci siamo conosciuti lì', 'forse ci siamo incontrati qua', fino a che Claudio prima di andar via guarda Vagnard e gli fa
"Ahò, quella è carina, quasi quasi ci provo." - va da lei e la bacia.
Pare che da quel giorno Vagnard non se la sia più scordata. ^__^
La cosa carina è che a quel punto arriva Pietro e Claudio gli fa:
"Ti presento..."
E Pietro
"Eeeh! Da mo' che ci conosciamo..."
Claudio ci guarda e fa
"Mavvaff..." - e se ne va. ^__^
E poi...
Poi devo fare outing.

Lo so che a voi forse non ve ne frega un cacchio, ma in fondo questo blog è un diario, pur sempre condiviso, ma un diario.
Il fatto è che parlando con un amico, mi pare assieme a Michele (con cui condivido il giorno del compleanno, che è il figlio della migliore amica di mia madre e lo conosco da quando era così, che ho ribeccato due volte in giro per l'Europa mentre facevo l'interrail - una a San Sebastian e una settimana dopo a Lisbona - e che ribecco lì perché per un paio di anni hanno fatto capodanno assieme con quelli del B5 e sono diventati amici - vedi che giri?), finisco a chiacchierare con questa Valentina, molto carina.
Ed è anche interessante chiacchierarci. E che mi da la medesima impressione di interesse nei miei confronti di quella che mi ha dato Anna quando ci siamo conosciuti, e che mi viene anche a cercare dopo un po' per continuare a parlare, del fatto che non piango da quando ero adolescente, della mia tesi, del teatro... Insomma, posso tranquillamente dire che ho rimorchiato.
Mi piaceva.
Eppure...
E' arrivato il panico.
Non so da dove; freddo, disagio... Il fatto di essere rimasto così a lungo senza una ragazza, la sensazione di disabitudine a tutto: a gestire una situazione così tranquilla, a non pensarci, a lasciarmi andare. Sia stata lei che diceva che stava provando a trasferirsi in Germania, o il fatto che mi contestava alcune cose di filosofia del teatro e il modo in cui lo faceva lasciava intuire (o arrivare empaticamente sottopelle) qualche suo problema... Non so, mi sono andate via tutte le energie.
Poi sono arrivati Stefano e Raffaella, che avevo invitato io - anche se non mi aspettavo venissero perché non m'avevano fatto sapere niente - ed anche i suoi amici che aspettava... L'ho lasciata andare. Con un qualcosa tipo "ci vediamo dopo".
E per il resto della serata non ho più avuto energie.
Siamo passati a salutare Lucio, poi ci siamo messi a cenare lì al ristorante L'Archetto II, ma mi si era chiuso lo stomaco, sentivo la fiacca. Sono riuscito a sbocconcellare un piatto di bucatini cacio e pepe, ma ero devastato, sentivo l'urgenza di trovare conforto nel sonno e nelle pareti di casa quotidiane, il mio rifugio.
Il colpo di grazia è stato reincontrare Emiliano, dopo secoli che non ci vediamo, e non sapere cosa rispondere alla banale domanda "E tu come stai? Come te la passi?". Gli ho detto del matrimonio del Deso - è stato lui a farci fortuitamente conoscere, a proposito, saluta tutti Deso, Digia, Sara... - del mio monologo finalmente finito, di qualcosa del teatro di Vania... e in tutto c'era un velo di amarezza per un periodo della mia vita finito. Per il fatto che molto nella loro vita è stato conchiuso, raggiunto: c'è chi s'è sposato (Angelo e Taiyo), chi ha figli (Simone: Margherita, Angelo: Iacopo), chi come Emiliano è pieno zeppo d'impegni di lavoro... Io solo mi sono sentito bloccato, senza una laurea e chiuso in un posto che a ben guardare mi mangia l'anima e non solo il tempo.
M'è presa un po' a male. Mi sono sentito troppo debole per continuare; senza una spalla su cui appoggiarmi (anche visto che Sara Santa Subito era stressata) e me ne sono andato. Alle dieci e mezza. Lasciando lì Valentina e tutto quello che poteva rappresentare.

Tornato a casa mi sono letto Rat-Man sperando che potesse restituirmi un po' di buonumore - non ha molto funzionato anche se è un gran numero - e sono filato dritto a letto.
Ho dormito male e c'ho messo un sacco ad addormentarmi. Sono persino andato a dormire con una felpa, per il freddo che mi sentivo nelle ossa; per la necessità di sentirmi coccolato e protetto, al caldo.
Stamattina mi sono alzato di malumore, chiedendomi ancora quel che mi chiedevo prima di addormentarmi: se oggi ci sarebbe stato il collega, se c'era gente prenotata per una visione e a che ora.
Sono arrivato in ufficio che fuori c'era uno che aspettava: niente collega, ma perlomeno questo non era uno prenotato, grazie al cielo. Poi tutta la mattina via a combattere cercando di capire cosa cavolo c'era nelle vhs che questo tipo voleva vedere, perché c'erano differenti versioni di diversi anni e anche in lingue diverse: a lui interessava una cosa che c'era solo in francese; e non capiva il francese. Nel frattempo dopo essersi perso un paio di volte per Roma era arrivato anche il ragazzo di Venezia, e segui che vuole...
E così via, pieno come un uovo per tutta la giornata.
Poi ci si mette anche Johnny, uscito da un anno dalla scuola che mi saluta chiamandomi "Frankie". S'è corretto subito, ma comunque un po' ti rode: quando lui aveva le crisi e voleva mollare la scuola, chi l'ha aiutato a tener duro e continuare?
Eppure...

Eppure Eljana ti riporta il copione di Encre che gli avevi dato e ti fa i suoi apprezzamenti; ti dice che è difficilissimo da mettere in scena per la totale mancanza di azione (o quasi), ma specifica che quello poi è lavoro del regista; ti dice che è molto interessante; ti da coraggio.
Eppure i due ragazzi venuti a consultare il materiale quando se ne vanno non la finiscono più di ringraziarti per la cordialità e la gentilezza; e tu capisci che in effetti tu non lo fai perché è parte del tuo lavoro, ma perché ti piace sentirti utile.
Eppure quando torni a casa sta a te decidere se buttarti sul letto, guardarti un film in tv o metterti a scrivere o studiare.
E pure ti sei scordato che domani viene una tipa a vedersi dei materiali che tu hai specificato a lettere rosse che andavano telecinemati entro il 15 maggio, e invece quelli se ne sono bellamente scordati. Quindi domani viene quella, tipo dal Friuli, apposta, e che se vede?
Eppure non vai nel panico e non la prendi sul fallimento personale come avresti fatto mesi fa; sai che quello che dovevi fare l'hai fatto; che forse non hai fatto tutto quello che potevi, ma che non ti è richiesto; e sai che domani, alle brutte - e saranno brutte - ti scuserai a nome della Fondazione e le farai vedere i materiali in moviola, o al telecinema.
E in fondo il tuo posto di lavoro non ti sembra poi così una prigione, in fondo.
Mai quanto lo sembrerà casa tua dal 24, quando tutta la famigliola di tua sorella attuerà il simpatico trasferimento causa lavori!!!
Buoni nipoti a tutti!
^__^


GrimFang

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