L'artista mescola il sangue con la terra, per generare sempre nuova vita...

Sarà sicuramente potente, la vita. Piuttosto dolorosa, a mio avviso, a volte sorprendente, sicuramente intensa, vibrante, indubbiamente da vivere. Sempre e comunque.

Sara Tenaglia

Terra, Pioggia, Fuoco & Vento

Terra, Pioggia, Fuoco & Vento
Fire cup

lunedì 28 maggio 2007

"Un impegnato nonché piacevolissimo weekend"

Ipse dixit Biomaria.

Mi piace.
Mi piace cominciare questo post con una frase non mia. Il titolo, infatti, è preso paro paro da una mail della ragazza del Deso, la quale in questi giorni di vacanza ad Arezzo si è spesa - acquistando cibarie e prodigandosi in particolar modo nella cucina di una spettacolare amatriciana à la viterboise, ed in svarie tonnellate d'insalata (che lei bruca e rumina festosamente in quantitativi da mucca) - molto per il benessere altrui.
Al contrario di me, che, a detta di molti, non ho fatto un cazzo dalla mattina alla sera.
Concetto che mi è stato ribadito un po' in tutte le salse e ben più che sovente, a tratti in maniera quasi indiscriminata. Voglio partire proprio da qui, che è, forse, l'unica nota stonata che mi porto dietro da questo weekend, per certi versi molto più 'spettacoloso' di quello che vi ho precedentemente raccontato.

Il fatto è che io, in tutta onestà, in questo weekend sulle colline sopra Arezzo, in quella stupenda proprietà che si chiama Antecchia, oggi agriturismo (una volta villa familiare della genìa del Deso), mi sono riposato. Uno che ci va a fare un weekend in agriturismo, a stressarsi?
Posso capire il Deso, che - essendo l'agriturismo di famiglia - avrebbe dovuto rispondere di ogni cosa al suo augusto (nel senso di grosso) genitore. Chiaro che ad ogni rumore improvviso, schianto o battito d'imposte, avesse uno scatto... un po' meno chiaro il vederlo tendersi se qualcuno si avvicinava troppo a un soprammobile particolarmente fragile... oddio, se era il Digia posso capire.
Ma gli altri?
Ok, ok: se tutti si riposano chi cucina? Chi apparecchia? E non è giusto che gli altri si facciano il mazzo mentre tu riposi. Ma in sedici-diciassette quanti eravamo, di sicuro non c'era proprio niente da stressarsi!
Invece...

Invece capita che qualcuno venga ad avvisare che c'è da preparare il pranzo proprio mentre io me ne sto, da solo, sul fondo della piscina a nuotare in apnea. Quando riemergo, gli altri se ne vanno, con battute sul mio prendermela comoda. Io nemmeno so che quelli che aspettavamo erano arrivati.
Mi stendo, deciso a raggiungere gli altri quando si asciuga il costume.
Questa comitiva che è risalita lasciandomi solo l'avrò conosciuta da una ventina di minuti. Nemmeno ci ho parlato troppo. Eppure non mi offendo minimamente per la loro presa in giro, che prendo anzi come una battuta anche carina per sottolineare che il ghiaccio ormai è rotto.
Ma sopra, suppongo, lontano da me, ignaro, diventa un'etichetta per inquadrarmi. Prende piede e si fa pressante. Immagino che qualcuno faccia battute tipo 'io me ne sto qui a sudare e quello si fa i bagni'. Immagino, perché io non ero là.
E quando mi si viene a chiamare per il pranzo, mi si avvisa che stanno già a tavola, si rimarca che non ho fatto un cazzo.
Un po' stupito, mi vado a cambiare perché il costume non è asciutto e arrivo ancora dopo.
E vengo bersagliato.

Chi è senza peccato scagli la prima pietra.
Essendo l'unico ad aver peccato, vengo lapidato sul posto.
E' troppo tardi, ho la mia etichetta; e non me l'hanno messa i miei amici, ma quegli sconosciuti - ma sono i miei amici ad averla prontamente sposata. E' da loro che arrivano i rimbrotti.
Il range concettuale dei termini da loro espressi va ad inquadrarmi dal blando 'fancazzista' al bieco 'imboscato' all'iscarioteo 'mangiapane a tradimento'. Goliardicamente (ovvero ridendo nel dirlo, ma con un pelo di cattiveria) mi vien fatto pesare di stare mangiando praticamente a sbafo, non avendo contribuito in alcun modo. Eppure, la mattina ero sceso con gli altri a far la spesa. Per carità, non che avessi corso a destra o sinistra per negozi, ma di certo non ero rimasto in villa a farmi il bagno!
Invece, arrivati i colleghi di lavoro del Deso, tutto si era resettato.
Io ero il fancazzista, loro i lavoratori.
Nemmeno ero in grado di prendere qualcun altro come esempio di fancazzismo similare.

E quindi, accuso.
Accuso di brutto, e mi dispiace. Per una sorta di senso di colpa esoindotto, mi sento in dovere di far qualcosa: penso che rimedierò mettendomi a lavare i piatti, come faccio spesso, ma l'occasione mi viene negata dalle due inservienti e dalla lavastoviglie.
D'altro canto, non condividendo l'accanimento che si manifesta su questo tasto, nemmeno mi va tanto di diventare formica operosa da ciciala canterina quale mi sentivo: il mio obiettivo era e rimaneva il riposo.
Così, il mio fancazzismo diventa leit-motiv in diverse occasioni nell'arco dei due giorni, e quando si alza mantiene un ritmo martellante: mi rollo una sigaretta e gli altri cominciano a sparecchiare; dò una mano per quel riguarda il mio tavolo, senza alzarmi, e finisco di rollare; arrivano a sparecchiare gli amici miei e sembra che si diano il cambio nel farmi battute.
Non hanno certo insistito gli altri, che mi conoscevano da poco: le staffilate sono arrivate tutte e sempre dagli amici di lunga data.
Che poi, nemmeno dev'essere stata così necessaria la mia presenza operativa: in diciassette, tolte le tre donne incinte (spero), non ci sarebbe stato poi molto da fare. Infatti non mi son venuti nemmeno a cercare.
Paradossalmente, invece, in altre occasioni al vedermi magari un po' assorto, tutti loro erano lì a dirmi frasi tipo "Che hai? Ti vedo un po' pensieroso...". Se mi dai del fancazzista come fai poi a stupirti se mi vedi che non sto facendo un cazzo?
Mah.

Il fatto è che mi era stato attribuito un ruolo.
E non solo a me.
Se io ero quello che scriveva questo blog - fra gli altri invitati a me allora sconosciuti c'erano due lettori saltuari del mio blog - AndreaB (non lo chiamo Barabba perché qualcun altro ha già l'onore di un simile soprannome, Marco) era il cazzone simpatico.
Eppure, per come si è presentato, non aveva poi molto di simpatico.
Per cominciare, è entrato subito in competizione con me: competizione che non ho accettato e che ho lasciato cadere. Poi, si è prodotto in una serie di gag a sfondo sessuale, anche quelle in fondo un po' fomentate dall'esterno. In altre parole, vittima di un'etichetta anche lui, obbligato a farvi fede dalle circostanze.
Invece, quando la sera abbiamo giocato a Lupus in Tabula, è uscito fuori davvero il suo lato migliore - forse anche figlio della maggiore confidenza con la parte di noi che non conosceva - quello istrionico, di buffone senza tristezza. Tristezza che magari aveva mostrato nel pomeriggio, quando - vittima di uno scherzo divertente (gli avevano messo un bocchettone per innaffiare il prato sotto l'ascella, mentre dormiva sdraiato sul prato dopo pranzo) - improvvisamente oggetto di spruzzi d'acqua fredda, invece di scattare ridendo all'inseguimento dei responsabili, o di mettere in atto successive vendette goliardiche, si era limitato a rimanere in piedi, sorridere, ingoiare la bile.
Entrambi dunque relegati da un'etichetta ad una parte da recitare, ciascuno dal suo proprio gruppo. E spero proprio che se c'era chi si aspettava, anche senza saperlo, fuochi d'artificio dall'incontro dei due buffoni di corte sia rimasto deluso.
Perché i momenti in cui io e AndreaB siamo davvero stati grandi, sono stati i momenti in cui abbiamo detto "non ci sto". Per me, il mio rifiuto a confrontarmi con lui. Per lui, il suo rifiuto ad incazzarsi o prendersela quando qualcuno gli ha fatto sparire il cellulare.
E a chi dovesse averlo giudicato male, o forse con troppa fretta, ricordo solo la sua dignità in quel momento ed il fatto che lui, e lui solo, sia stato quello messo in mezzo dagli altri del suo gruppo, sistematicamente. Provate sempre a mettervi nei panni dell'altro, prima di giudicare.

Insomma, morale della favola, sono stati i momenti in cui io e AndreaB eravamo liberi di essere come volevamo - quelli in cui non ci si aspettava forzatamente da noi qualcosa - quelli in cui ci siamo veramente divertiti, e abbiam fatto divertire. Spensierati. Liberi.
Non ci sto a fare per forza il brillante, l'allegro, a far parte di un cliché, a partecipare a sfide in arguzia, a stare per forza su di un palcoscenico: e lasciatemi pensare, se mi va.
QUESTO, mi è piaciuto del weekend, di Antecchia.
Pensare, in libertà.
Avere una cornice naturale stupenda, stupirmi nel vedere le lucciole, correre come un bambino sotto la pioggia che veniva giù a secchi. Essere collocato in una poesia di Pascoli, e in parte anche essere preso in giro per questo. Essere ispirato dal luogo, da certi dettagli; sentirmi vivo, chiacchierare con intelligenza e ricordare un po' di passato grazie ad Elena e Sara. Anche essere preso in giro sul blog, per quanto sarebbe bene non esagerare... ^__-
Ricordatevi sempre che questo qui sopra, scritto in caratteri elettronici, sono pur sempre io. O almeno, una parte di me. Che magari non conoscete, o non conoscete abbastanza.
E poi lo sapete che sono permaloso! ^__-
(A proposito, andate qui e cliccate su Circus Boulevard di Cristina Ferrian e Pierpaolo Rovero: guardatevi tutte e tre le parti, in particolare la seconda, e ditemi se 'Henry Morgan' non mi somiglia!)

Quello che ricordo volentieri, senza contare la bellezza naturale e quella architettonica del posto che son davvero le cose che mi han colpito di più, sono la chiacchierata venerdì notte attorno al tavolo, il momento tutti insieme nel salotto/biblioteca ad ascoltar musica (ah, il fado!) e legger libri (dico: avevo in mano un libro del 1772 e nessuno mi cagava di pezza, come se fosse normale!), il terrazzo, e poi la chiacchierata in stanza mia e di Paolo, quella con Paolo sabato sera prima di andare a dormire, la pioggia di sabato, le lucciole la notte e i miei due momenti notturni in solitaria (con Paolo che mi ha chiuso fuori casa sabato notte). E i messaggi con Corinna, ovviamente.
Ma adesso sono stanco, chissà, magari in un altro post.

So che questo non è il post che chiunque sia stato con me ad Arezzo si aspettava. So anche che forse non piacerà, e che magari qualcuno si sarà risentito. Ma grazie di aver ascoltato il mio sfogo e... forse a ben riguardare non ci sarà motivo di risentimento per nessuno.
Per me, l'importante è aver passato davvero un bel weekend, ed essere arrivato oggi a lavoro come se fossi nuovo. Riposato e ripreso da quello che, prima durante e dopo Granada, era stato un bel periodo stressante.
Adesso se ne prospetta un altro: non abbiamo testato Arkipélagon, e già questa settimana non ho più tempo. Nemmeno per andare al cinema a vedere I Pirati dei Caraibi 3... o La Città Proibita.
Ho avuto la pioggia, e la poesia. Ho avuto serenità ed allegria, calore, amicizia e qualche bello scambio umano, ad esempio con Paolo o Elena - che conosco dai tempi del liceo, ma non avevamo poi in fondo mai parlato. Ho fatto la mia prima nuotata dell'anno, dopo il primo ghiacciolo preso venerdì mattina, ed il mio primo paio di calzoncini corti della stagione, indossati lì. E la mia prima vera puntura di zanzara, adesso.
E quella cattiveria da bambini, scherzosa ma insistente nel rimbalzare di bocca in bocca, era quello che era: da bambini, innocente. E in quanto innocente, presto assolta.
Comunque (santo cielo, è la prima volta che riesco ad evitare il mio 'ad ogni modo'!) quello che resterà negli annali sarà sempre e soltanto il bel weekend ad Antecchia.


GrimFang

Nessun commento: