L'artista mescola il sangue con la terra, per generare sempre nuova vita...

Sarà sicuramente potente, la vita. Piuttosto dolorosa, a mio avviso, a volte sorprendente, sicuramente intensa, vibrante, indubbiamente da vivere. Sempre e comunque.

Sara Tenaglia

Terra, Pioggia, Fuoco & Vento

Terra, Pioggia, Fuoco & Vento
Fire cup

lunedì 7 maggio 2007

Madrid-Granada

Ok, sono dislessico.
C'ho messo tre ore a scrivere Madrid correttamente.
Siamo giunti alla seconda parte del mio racconto, e considerato quanto ho scritto per la prima - che era solo il volo Roma/Madrid - capace che ne esce fuori un romanzo a puntate... cercherò di esser più conciso, se mi è possibile.

Una volta sbarcati all'aereoporto, come vi ho detto, ci siamo ritrovati in pieni anni '70.
Voglio dire, avete presente il tipico aereoporto da film poliziottesco di quell'epoca?
Mi aspettavo da un momento all'altro che spuntasse un commissario violento ma biondo, coi baffi spioventi, l'eroe della storia che ci avrebbe comunque preso a calci in faccia prima di scusarsi per l'irruenza... un Chuck Norris dell'epoca, per dare l'idea.
Pavimenti color marroncino, di quelli a grossi quadratoni, muri color giallognolo, o bianco sporco, o verdino latte e menta... Separé di vetro trasparente per dividere gli ambienti, e cartelli pubblicitari gialli e neri come quelli di un tempo per pubblicizzare una marca di amaro o un qualche tipo di caramelle croccanti. Il neon quasi stonava per quant'era cosa moderna!
Vabbé, ce lo siamo fatto piuttosto di filato e siamo andati a prendere i bagagli, come vi ho detto.
Mi soffermo su questo punto perché è qui che è arrivata l'agognata sigaretta, la prima in terra iberica.
Ovviamente, non poteva essere che Alessio a condurmi nella zona adatta, che a me era completamente sfuggita. Trattavasi di area protetta, come in Italia o in un qualsiasi bioparco, MA con una fondamentale differenza.
Culturale.
L'area non era recintata: era libera.
Chiariamo. Il fatto è che, in questo cubo di vetro, una scatola, un box, non c'era porta.
Sissignore. Dieci persone dentro a fumare come turchi, l'ingresso - grande come due ante, diciamo, quasi una parete intera del box - semplicemente non c'era: vuoto, aperto, niente porte.
Eppure, non una spirale, una voluta di fumo riusciva ad uscire.
Aereatori in funzione e una maxipompa d'aria centrale risucchiavano ogni voluttuosa boccata che usciva dalle nostre labbra. Talmente tanto che lì dentro nemmeno puzzava di fumo!
Dico questo perché voglio affrontare qui la fondamentale differenza di atteggiamento verso i fumatori della legge spagnola a confronto della nostra.
In Spagna, se ho un locale dove voglio che si fuma, si fuma.
Metto un cartello, e i non fumatori sanno come regolarsi.
Se non si fuma, metto un cartello e i fumatori sanno come regolarsi.
Tutt'e due? Metto gli aspiratori in una parte del locale, la separo col vetro, anche se è aperta, metto fuori il cartello che indica che c'è una zona per fumatori e un altro cartello che segnala dov'è, e lì si può fumare.
Il locale di Florencia (guarda caso... che nome simile a Florence... vabbé), di cui vi dirò in seguito, era così: si poteva fumare solo sul fondo, nello spazio apposito. Aperto.
Niente gabbie.
Noi invece, per non discriminare i non fumatori - visto che nessun esercente si sarebbe mai sobbarcato la spesa degli aereatori - discriminiamo i fumatori.
Il Bel Paese...
Compatitemi, ho appena visto su Youtube il video di Grillo sul signoraggio... sono un po' avvelenato.

Bene, nell'attesa che i pochi sbrighino la fila alla Europcar - una volta ritirati i bagagli e raggiunta una zona dell'aereoporto un po' più moderna (diciamo anni '80, su!) - io e Federichino ci defiliamo alla svelta per colazione+sigaretta.
Mi sparo un dolce spagnolo ed un caffè, ed ho il primo approccio con questa mitica bevanda fatta in Spagna. Lo fanno lungo. E quando dico lungo, intendo che qualsiasi italiano in terra iberica deve imparare al più presto a dire cortito, quando vuole il caffè. Non solo, scusate il gioco di parole, deve anche imparare cosa intendono con solo.
Perché tu vai lì e gli fai
"Dos cafès"
E lui/lei
"Solos?"
E tu pensi, "perché, che altro cazzo mi dovrei piglià?"
Poi tutto si chiarisce quando loro ti spiegano
"Solos o con leche?"
Solo vuol dire normale (e questo darebbe la stura ad una gran riflessione filosofica), perché in Spagna si pigliano bibitoni con latte.
Quindi, per chiedere un caffè più o meno delle giuste dimensioni - ovviamente non del sapore, per quanto in spagna siano diffusissime la macchine italiane, specie Gaggia e Illy - bisogna dire
"Un cafè muy cortito, solo."
Il muy è d'obbligo perché pure se gli dite cortito vi arriva quello che da noi è un caffè molto lungo... Rovesciando il punto di vista, pensa quanto s'incazzano gli spagnoli quando vedono cosa gli arriva quando han chiesto un caffè.
Per quanto riguarda il dolce, il modo migliore per descriverlo era stendere la mano destra tesa in orizzontale e posizionare la sinistra, anch'essa tesa allo stesso modo, poco sotto il polso destro, a mo' di taglio.
Lo sfilatino.
Una bomba di pastasfoglia che trasudava zuccheri da tutte le parti. Li potevi vedere lì, i contenuti calorici, che danzavano attorno a te la danza del colesterolo. Come gli indiani per la pioggia.
Federichino s'è preso una ciambella glassata di cioccolato, quindi forse dovrei starmi zitto...

Alé, macchine prese, si va ad imbarcarci!
Passiamo sotto una statua bronzea di Botero (!) anonimamente collocata lì davanti, raffigurava una donna su un toro, e arriviamo al parcheggio. Scatta l'operazione sistemazione, ovvero il concorso: con chi mi siederò per condividere i prossimi 433 km della mia vita?
In realtà, in me (ma non solo) era scattato il gioco de "in quali macchine si può fumare?".
La Omar-mobile, bontà mia, era già piena. Avevo ceduto il posto a mezzo gruppo Saltymbanco che aveva l'aria di aver bisogno delle tossine della nicotina per respirare. I posti macchina erano sette ciascuna, guidatore compreso, più una da quattro - e già su due era imperativo non fumare.
Comprendendo che la vera esigenza primaria era piazzare i miei bagagli, mi premuravo di sistemarli e di sistemare tutti quelli che dovevano per forza di cose entrare nelle macchine. I bagagli più grossi e ingombranti, quelli coi trampoli&Co., venivano spacchettati e smistati per auto: alcune di loro divenivano da sei posti e non da sette.
Compresa la mia, ovviamente.
Solo che il settimo posto era il mio.
Eccola là, resto a piedi.
Bagagli caricati su di una macchina, disposto a farmi il viaggio anche su un'altra, no problema, scopro che però il posto su di un'altra non c'è.
Cazzus.
Il buon Vania si prodiga per risolvere il problema, ma ecco che la macchina su cui ho caricato i bagagli mi chiama: ci si può entrare.
Beh, diciamola tutta... la fila da tre posti si può stringere. Si vuole stringere. E' da loro che parte l'iniziativa.
Da Isabella, Elena e Cristina.
^_-
Ed è proprio accanto a Cristina che mi siedo, ringraziando quanto sono smilzo io e quanto lo è lei, nonché la mia forte capacità di adattamento... alle femmine! ^__^
Adesso, in tutta onestà avevo scelto la Yogurt-mobile perché a bordo c'era Andrea detto Brasca, il che comunque la dice lunga sulla possibilità di fumare in auto, che è la persona di Yogurt (Sara a parte - lei fa parte, come Alessio, sia di Yogurt che di Ludyka; mentre Stefano sia di Ludyka che di Saltymbanco) che conosco meglio nonché un ragazzo davvero spiritoso. Giuro che alle ragazze non ci avevo pensato... beh, oddio... ci avevo pensato poco!
E poi, l'altro motivo fondamentale è che non volevo stare in macchina con solo gente del mio laboratorio. Cazzo, fai un viaggio in 45 e ti chiudi su quelli che già conosci?
Tenetelo a mente: questa è stata la cifra del mio viaggio a Granada. Socializzare. Fare gruppo.
E ci sono riuscito, devo dire. Ma ne parleremo poi.
Salgo dunque sull'auto. Alla guida Andrea Crocco - che credo sia il cognome. Navigatore, Brasca. Dietro, Isa, Elena, Cri e me. In piccionaia - il posto dietro di me, schiacciatissimo tra i bagagli e che si deve impiccare per uscire dalla mia portiera, Carlotta - immediatamente ribatezzata 'il cagnolino'. Ancora si stava ripigliando dall'effetto delle gocce antipanico prese per l'aereo (che, a giudicare dal comportamento in auto, dovevano fare l'effetto di qualche buon litro di Frascati).
Si parte.
Arriva il primo sms di Vania con le indicazioni.
Sbagliamo.
Ovvio.
Ritorniamo al punto di partenza e riprendiamo quella giusta, ma oramai la cordata di macchine ce la siamo persa.
Con la scusa di star più comodo, passo il braccio dietro le spalle di Cri fino alla spalla di Elena, quasi fino a toccare Isa. Di lì a poco avrei fatto di peggio.
Imbocchiamo la strada giusta e osserviamo Madrid, la parte popolare vicino all'aereoporto. Sembra Roma, Cinecittà o giù di lì. Alcuni palazzi sono dei veri e propri casermoni.
Il cielo è coperto e c'è un botto di traffico.
La macchina ha il lettore cd. La mia mossa di portarmi il cd col best of dei Simple Minds pur non avendo lettori si rivela vincente. Peccato che a) sarà l'ultimo cd che ascolteremo prima di Granada e b) o è rimasto in macchina o ce l'ha Brasca.
Si ascolta, invece, il cd con le musiche del loro laboratorio (Vania fa fare una compilation a ogni laboratorio coi brani che 'servono' per lo spettacolo). Non l'ho mai sentito, è molto bello. Ne avrei avuto la nausea, per quante volte mi sarebbe toccato sentirlo (tra l'altro ho scoperto che sta nel registratore che mi ha ammollato Vania nello zaino al ritorno, e me lo sono pure risentito... c'è un brano degli Area - quelli di Demetrio Stratos - da paura, "Cometa rossa").
Arriva un altro sms da Vania: punta al primo autogrill.
Dopo un bel po' ci arriviamo, ma sbagliamo a imboccare l'uscita (e te pareva), ma per fortuna non era quello. Ci viene indicato come l'autogrill dove c'è un grosso cartellone nero a forma di toro, non si può sbagliare. Scoprirò più avanti che l'Andalusia e la Mancha sono tappezzate di simili cartelloni, anche a forma di torero o di Don Chisciotte (se non sbaglio).
Bingo.
Ci fermiamo, troviamo gli altri già a tavola.
Per carità, sarà una spesa, ma bisogna anche metter da conto che bisogna pur arrivare in forze, a Granada, quindi... vinello rosso a bottiglioni, una saggia scelta come primo (zuppa di pollo), una pessima scelta di secondo (uova fritte con bacon e patatine, fritte, naturalmente) e una terribile scelta di scambio (quel che avanza a me contro quel che avanza a te) col Brasca, che aveva preso i calamaros fritos. Il loro sapore l'avrei sentito in ogni rutto fatto fino al momento di andare a dormire.
Almeno, c'era anche l'insalata...
Ma l'effetto più devastante, mentre partiamo alla spicciolata, l'avrebbero fatto a breve.
Prevedendo poche soste usufruivo del cesso, ma una volta fuori il tempo era cambiato: dal sole, piovigginava. Freddo.
Blocco gastrico.
Sto male.
Si riparte: tutti in macchina.

Vi avevo detto che avrei fatto di peggio... beh, poco prima di raggiungere l'autogrill, io e Cri avevamo raggiunto una posizione più comoda...
^__^
Semplicemente, io avevo passato la mia gamba dietro di lei, e lei sedeva nell'incavo delle mie. Avendo davanti la sua schiena, era scattato immediato il massaggino, il contatto fisico.
E finché stavo bene, non era certo un problema, anzi!
Senza contare che si stava realmente più comodi entrambi.
Certo, quando le mie braccia erano in posizione di riposo stavano o sulle sue cosce o sui suoi fianchi, ma vista la posizione sarebbe stato innaturale il contrario, no?
=)P
Vabbè, a questo punto però, necessito di un rapido flashback.
Non mi ricordo esattamente come io, sull'aereo, sia finito a fare massaggi a Isa (ieri ho un po' tagliato corto perché crollavo dal sonno)... suppongo per una di lei affermazione in proposito relativa a quanto le piace ricevere massaggi.
Fatto sta che, immediatamente dopo essere atterrati, in un momento di complicità, mi si è avvicinata Lalla, del mio laboratorio, per dirmi
"Oh, ammazza! Ti stai dando subito da fare, eh? T'ho visto con Isabella a far massaggi, sull'aereo..."
Il tono era quello del "Vai! Siamo tutti con te!", e mi ha fatto parecchio piacere, anche perché a Lalla, che è la ragazza di Gab, le voglio veramente bene. Una ragazza pulita pulita, sembra la Monna Lisa, che certe volte - diciamo pure il 70% delle occorrenze generali - si scafa talmente da proferire affermazioni in grado di far impallidire un camionista. ^__^

Bene, detta questa premessa, mentre io sto in quella posizione, col sole che batte sul mio finestrino, si affianca a noi una delle altre macchine e, indovina un po', Lalla mi vede con Cri fra le gambe.
La sua faccia con gli occhi strabuzzati e la bocca spalancata e poi lo scuotere la testa come per dire "sei incorreggibile" sono un altro dei ricordi mitici di questo viaggio. Le ho risposto con la mimica internazionale per dire "Eeeh... che ce vòi fà?" e poi le macchine si sono allontanate.

Il resto del viaggio l'ho fatto in preda alle fitte di mal di stomaco, con sudorazione lenta ma inesorabile, scarsa attitudine al dialogo.
E' migliorata quando ho fatto cambio di posto col Brasca - che per gli ultimi 100 km ha deciso di imitare Tiziano Ferro, fino a diventare insopportabile - e quando Crocco, col mio pieno, assoluto, abnegato consenso ha imposto - fallendo ripetutamente e ogni volta imponendosi nuovamente - che fino al bivio per Granada non si doveva cantare più.
Anche perché stava insorgendo pure il mal di testa.
A dire il vero abbiamo entrambi abbondantemente barato perché abbiamo continuato pure dopo averlo imboccato da un pezzo, ma almeno siamo riusciti ad arginare i cori indiscriminati.
E' migliorata anche quando han messo il cd dei Simple Minds - perché mi son sforzato di cantare "Belfast Child" e perché poi si son voluti sentire diverse tracce - e perché le ragazze da dietro regolarmente mi chiedevano se mi sentivo meglio, quindi mi son sentito coccolato.
Però, una volta dentro Granada, al parcheggio dove avevamo appuntamento, faceva un freddo becco, ed è risalito su tutto.
Meno male, nota a margine, che ben tre ragazze di Yogurt facciano medicina (in particolare Doriana, ma era Cri a stare in macchina con me - oddio, forse anche Isa... non ricordo qual'è la terza) e che quindi mi sia sentito schifosamente parato sotto questo versante.
No, non giocavo a fare il malatino per farmi visitare dal medico...
...malpensanti.
^__^
Insomma, con me in uno stato comatoso che non mi è affatto nuovo, imbocchiamo pure un'avenida vietata al traffico privato e ci fermiamo in zona pedonale per aspettare l'arrivo di Alessandro, il basista.
Di lì a poco sarebbe diventato per tutti Capitan Torrieni, più che Alessandro, ma allora dovevamo ancora andare in scena.
Nel tempo dell'attesa, arriva un'ambulanza della Cruz Roja, che si mette a montare un banchetto proprio lì.
Quando arriva, si scende dalle macchine, si scaricano i bagagli, i guidatori le vanno a posteggiare (alla fine dei conti, 80 euro di parcheggio a macchina, per tutto il periodo) e noi si segue, a piedi, il buon Alessandro fino a casa della vecchina. Victoria, della pensione Cinco Gatos (cinque gatti, ma suppongo ne avesse di più), ribattezzata a razzo 'panna e fragola', per via dei colori che abitualmente ha avuto indosso: rosa, bianco e grigio.
Con chi sarei finito in stanza?
Sarei andato a finire nel letto doppio di Cristina? In camera con Isa? A letto con Alessio? O banalmente coi miei del gruppo Ludyka?
Ma questo ve lo racconto nella terza parte...


GrimFang

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