L'artista mescola il sangue con la terra, per generare sempre nuova vita...

Sarà sicuramente potente, la vita. Piuttosto dolorosa, a mio avviso, a volte sorprendente, sicuramente intensa, vibrante, indubbiamente da vivere. Sempre e comunque.

Sara Tenaglia

Terra, Pioggia, Fuoco & Vento

Terra, Pioggia, Fuoco & Vento
Fire cup

giovedì 3 maggio 2007

GRANADA...

Se volete un consiglio, stampatevi questo post, perché sarà davvero interminabile...
^__^
Scherzo, non riuscirei mai a dirvi tutto nemmeno con un simile papiello, quindi per ora vi dò un'idea generale, di massima, per farvi capire cosa è stato... e poi farò una serie di post, anche più di uno al giorno, per raccontarvi qualche fatto specifico.
Quindi, signori, state pronti, perché vi parlerò dell'Alhambra, di Noordin, delle ragazze spagnole e di quelle dei gruppi Yogurt e Saltymbanco, delle patate calde che non ho mangiato, dei viaggi in macchina, della notte a Madrid, di murales spattacolari, dei voli in aereo, del 5° Espiral, del Apeadero, degli spettacoli, delle parate in piazza, della scoperta della città, dei vicoli, dei leoni di pietra, del negozietto di Florencia, dell'Hagen-Dasz, della squallidissima stazione di servizio sulla strada, dei temibili calamaros fritos, dei massaggi e di tutto il mio repertorio (e qui so che qualcuno si sganascerà fino a finire sotto la scrivania) perché l'ho tirato fuori tutto, della vecchina panna e fragola, dei braccialetti di Vania, di Fatima, dei regali, delle attese, dell'unica notte di movida che mi sia concesso, dei miei compagni di stanza - Stefano in testa! - delle risate, dei quasi pianti, dell'assenza, della crescita, delle prese di coscienza... del cambiamento.
Insomma, vi parlerò di quel che è stato questo viaggio pazzesco a Granada, Andalusia, Spagna.

Per darvi un contesto, siamo partiti da Roma in 45.
Tre laboratori di teatro, il mio (Ludika) e altri due (Yogurt e Saltymbanco) più Vania, il regista, Antonio (aiuto regista, supporto, factotum, collaboratore e altro) e Fabrizio (in veste di fotografo ufficiale, ma con un preciso progetto di elaborazione teatrale in mente).
Cercare di tornare con la mente a prima della partenza è quasi difficile. Forse perché è ancora un'esperienza troppo vicina, troppo calda.
Qual'era l'obbiettivo?
Andare a Granada, in Spagna, per mettere in scena in due teatrini - scovati dal nostro agente sul campo, Alessandro, uno degli attori di Saltymbanco che studia lì in Erasmus - i nostri rispettivi spettacoli. Con la differenza che il nostro laboratorio (in spagnolo, taller) diversamente dagli altri non aveva realmente uno spettacolo. Cioè, noi siamo partiti senza sapere esattamente cosa dovessimo poi mettere in scena nel teatro... vabbè.
Già sapevamo che ogni serata avrebbe coinvolto due laboratori, ed il terzo avrebbe semplicemente fatto la parata promozionale per le strade, per portare gente la sera a vedere lo spettacolo degli altri due. E sapevamo che noi di Ludika avremmo avuto più tempo perché, appunto, saremmo andati in scena solo dopo, visto che la prima parata spettava a noi.
Come mi sentivo prima di partire, cosa mi aspettavo?
Beh, per la prima, la risposta è facile: sotto certi versi ero tranquillo, per altri, come al solito, ero nel panico.
Primo: paura di volare. Meglio, paura di aver paura di volare.
Era un sacco di tempo che non prendevo l'aereo, e visto che un mio parente ha recentissimamente avuto una crisi d'ansia che gli ha impedito di farsi il viaggio in Australia - con tanto di biglietto pagato! - ero vagamente nervoso all'idea di arrivare lì a Ciampino, alle sei e mezza di mattina e farmi prendere da crisi gastriche che, se non m'avessero impedito il volo, m'avrebbero reso il viaggio un vero inferno.
Secondo: la stessa idea di arrivare in aereoporto a quell'ora mi dava la nausea.
Io sono uno che si sveglia alle nove per andare a lavoro, e che quando dorme poco si sente uno straccio e sta da schifo. Non sapevo come avrei fatto - e a che ora mi sarebbe toccato svegliarmi! - per arrivare lì...
Fortuna che poi ci ha pensato Sara, che andava col fratello, a darmi uno strappo. Ah, nota a margine: io e lei (e Martina) siamo i ritardatari cronici del gruppo Ludika. Stavolta, io ero strapronto in orario, e lei è riuscita ad arrivare tardi! Con un aereo che parte! E poi ha avuto la faccia tosta (scherzando) di dare la colpa a me di fronte agli altri! Ma la cosa più assurda, è che Martina è arrivata dopo di noi!!! ^__^
Dico io, se dovete dare un appuntamento a noi tre insieme, è il caso che ce lo date per il giorno precedente...
Vabbè, terzo: le case in cui stare (due pensioni/albergo/quello che era) ce le aveva rimediate sempre Alessandro. Una da venti e una da ventiquattro posti.
Adesso, chiaramente, non è che avessi il panico di dove andare a dormire. No, il punto tre della mia lista dei nervosismi è che con noi partivano le ragazze di Yogurt.
Il gruppo Yogurt, al 70%, è composto da ragazze. E ce ne fosse una che non è almeno carina.
Questo mi dava preoccupazioni.
Ovvero: in una casa 'comune' con stanze da tre, da quattro... con chi mi capiterà di andare a dormire? O meglio, con chi devo fare in modo che mi capiti di dormire? O ancora, quale rito segreto sciamanico devo fare per ottenere di dormire in stanza con loro? ^__^
Perché, vedete, il gruppo Yogurt lo conosco da un pezzo, a differenza di Saltymbanco con cui ho stretto soltanto da poco. E quindi sapevo benissimo cosa mi aspettava... soprattutto per come Vania ha cominciato a 'vendere' le "bellissime ragazze di Yogurt" con tre settimane di anticipo, in particolare facendo riferimento al "devi darti da fare" rivolto alla mia persona.
Chiaramente, sono finito in stanza con Federichino e Starna (un uomo, un mito) che ovviamente non sono affatto due belle gnocche, ma che hanno arricchito la mia permanenza ispanica - secondo me - di un buon 60% di risate in più... alle lacrime, certe volte!
Non posso esimermi qui dal dargli un abbraccio e un grazie di cuore. Dovessero propormi nuovamente di dividere la stanza con loro non avrei esitazioni... ne prenderei un'altra! ^__- Scherzo...
Comunque, questo era il quadro che mi si affacciava alla mente. Priorità: caccia alla gnocca. Nostrana o autoctona. Dopo, il teatro.
Sugli spettacoli, in effetti, ero piuttosto tranquillo.
Sarà per questo che poi in scena ho fatto abbastanza schifo, ma ne parleremo... ^__-

Cosa è successo, quindi?
Granada è stata una delle esperienze più intense che mi siano capitate da un bel po'.
Mal di pancia, febbricitazioni, malesseri ne ho avuti, sì. Ma a volte anche per qualcosa di totalmente inaspettato.
Vi racconterò, più avanti, del 5° Espiral (che si pronuncia 'kintoespiral'), ma ad esempio, è proprio quello un caso in cui io mi sia sentito male non per un'ansia, una preoccupazione o similia, bensì per una cosa totalmente positiva.
Tirare le somme di un viaggio è sempre difficile. Le parole non vengono, o se vengono non bastano mai.
In un messaggio ad Erika, le ho scritto che qualcuno sarebbe tornato cambiato.
Lo sono, ma so che mi piace pensare di essere cambiato di più di quanto non sia.
Sento che qualcosa in me, ma non so dire di preciso cosa sia, mi ha reso più... ricco.
Non so, forse è solo una presa di coscienza, la mia. L'aver compreso che esiste una strada, non normativa, che posso percorrere da attore senza essere professionista, amatoriale, semiprofessionista, o un altro termine a caso, ma semplicemente attore: uno che si diverte a recitare. Che può farlo, magari anche per lavoro, senza essere inquadrato e stritolato in un ingranaggio industriale. E' stato anche, in parte, il riconoscersi negli altri. Negli alter ego spagnoli, più che in quelli italiani, che son comunque figli dello stesso teatro. Il sentirsi parte di un gruppo. Così grande, espanso, esteso. Poliedricamente differente.
La gioia di condividere. Tutto, l'entusiasmo, gli appartamenti, le pause, gli spettacoli, il pubblico, la strada, il pranzo, la cena... anche quella piccola insofferenza che alla fine ci spingeva a stare un po' da soli, e a dirci l'un l'altro che per un po' non ci si voleva più vedere... E invece oggi mi mancano.
Metterei su una comune per vivere assieme a loro.
La strana esperienza di un viaggio fatto non per vacanza, non turistico, non spensierato. Un viaggio di teatro. Sentire una città che ti accoglie, non come estraneo né come cittadino, ma comunque come una parte di sé da proteggere. Da tenere al caldo.
Ci sono stati almeno due momenti in cui stavo per piangere dalla commozione.
Allora, sono cambiato o no?
Non lo so più dire. So che a Ciampino, quando sono stato convinto di aver perso il cellulare - che poi ho invece ritrovato in una tasca apposita interna alla borsa - non mi dispiaceva nemmeno troppo.
Perché la convinzione che fosse altro la cosa importante era, ed è tuttora, radicata in me. Non nuova, ma riscoperta nel senso.
Ecco, il contatto umano, il vivere lo spazio in funzione del luogo, delle persone, e solo da ultimo del tempo... in una parola sola vivere: è questo che è stato Granada per me. Un'esperienza faticosa, per chi non è poi così abituato.
Avere così tanto in così poco tempo è spiazzante, anche in senso antropologico, come insegnava Canevacci.
E disorientato mi sto sentendo; quello che vi dico ora potrebbe non essere esattamente uguale tra cinque minuti, perché è così che funzionano le cose in processo. E la mia mente non smette di rimuginare, da molto prima che alle 9 di mattina il mio volo toccasse terra all'aereoporto di Ciampino.
Cambiare è un processo; a volte lento, altre veloce. Io credo di avere iniziato, vedremo come e dove si finirà, per cominciare che cosa.
In fondo, l'Appeso potrebbe scendere dalla sua forca.


GrimFang

1 commento:

Ygramul ha detto...

su molte cose mi trovo in perfetta armonia enri...so che possiamo parlarne anche a voce...ma mi sembra importante scriverti qui, dove nessuno ti dice che sei troppo lento, troppo veloce o troppo logorroico!!!
grande enri!!